*Ecco
un altro capitolo. Qua succede e non è niente di romantico e
sentimentale, è qualcosa di molto crudo e primordiale, quasi. Perchè
sono convinti che sia l'ultima volta, che poi i giochi finiscano
davvero, che questo sia il capolinea. Ma non sanno che di convinzioni
così ne avranno molte altre ancora, perchè per loro non sarà mai
l'ultima volta. Però oggi qualcosa scatta in Jerry. Buona lettura. Baci
Akane*
15. L’ULTIMA E L’UNICA
"Sì l'ho fatto e lo rifarò ancora
Non importa se sono il tuo migliore amico
Io non lo penso
Non sei così sveglio
Ripetutamente mi spezza il cuore
Il ciclo continua, tempo per il tuo crimine
Il dolore ritorna in una brutta forma
Il suo make up sbava
Le lacrime che versa
Ripetutamente ogni notte"
- Time and time again -
Jacoby mi sta dietro e
mi fissa in attesa di qualcosa che in questo momento non so nemmeno
cosa sia. Però mi asciugo il viso frettolosamente con delle salviette e
le butto via rabbioso, vorrei controllare di non avere ancora
l’erezione prima di uscire, ma ovviamente se lo facessi sarebbe peggio,
così faccio finta di nulla, come se lui non mi stesse tormentando, e
cerco di andarmene.
Ma lui si mette fra me e la porta e chiude subito a chiave veloce come lo stronzo che è.
- Cazzo vuoi Jacoby? Sei ubriaco! Non dovresti fare così! -
Lui sorride lascivo come prima.
- Forse lo devo fare proprio perché sono ubriaco. Quando tornerò sobrio non si farà più niente. -
- Ed è molto meglio
così! - Replico a disagio cercando di superarlo per andarmene. Lui
scuote la testa e mi mette una mano sul petto fermandomi ed è come se
schiacciasse un interruttore. Perché magicamente mi fermo e sono creta
nelle sue mani, solo che le sue mani sono quelle di un maniaco senza
controllo, ora più che mai. Ed io, consapevolmente, non me lo stacco di
dosso.
- So che sono ubriaco,
ma sono ancora abbastanza in me da capire che questa potrebbe essere
l’ultima volta per noi e sappiamo entrambi che lo vogliamo e che se non
lo facciamo ce ne pentiremo per sempre. -
Ma a questo rido amaro.
- Perché, credi di non
bere più? - Sappiamo che ha questo vizio e non lo possiamo ignorare.
Succederà ancora o forse mi voglio convincere di questo. Forse sono
solo un povero illuso, forse è davvero questo il capolinea fra di noi,
forse da qui finirà tutto per sempre, sul serio.
Improvvisamente vado nel panico immaginandomi a non poter cambiare idea, a non poter più sperare in questo, a non averlo...
Lascio che la sua mano
scenda fra le mie gambe e torna a toccarmi come faceva prima, mi prende
bene lì sotto ed io indietreggio piano mentre lui avanza deciso.
Pensavo fosse più ubriaco, ma ora guardandolo in faccia capisco che
forse non lo è poi così tanto.
Mi appoggio al
lavandino e lui mi si attacca davanti continuando a strofinare la mano
fuori dai jeans, ma subito provvede a slacciare. A questo gli prendo
istintivo il polso e lo chiamo.
- Jacoby, no... - Lui sorride malizioso e mi dà il colpo di grazia.
- Sicuro? - No, per niente. Mi lecca le labbra che tengo serrate, scende nel mento, me lo succhia, poi va giù sul mio collo.
E giù in ginocchio a tirarmi fuori la mia erezione dura.
Oh Dio che fa?
Si lecca le labbra, lo vedo mentre gli occhi gli brillano davanti al mio cazzo duro nella sua mano che muove su e giù.
Resisto un secondo, il
tempo di vedere che inizia a leccarlo e parto. Abbandono la testa
all’indietro, mi tengo stretto al lavandino su cui appoggio e chiudo
gli occhi lasciando andare uno di quei sospiri di sollievo che fanno
capire quanto diavolo lo volessi invece.
Del resto non avevo rinunciato a lui perché non lo volevo, anzi. È solo che lo destabilizzo troppo.
Il calore cresce folle,
così come la mia voglia. I brividi si concentrano nel mio inguine,
nella sua bocca che succhia con impeto e penso che abbia ragione.
Potrebbe essere l’unica volta perfetta per farlo.
Così lo prendo per i
capelli e lo alzo deciso, quasi con la sua stessa follia addosso. Lo
spingo contro il muro qua vicino, mi inginocchio come ha appena fatto
lui e ricambio il favore. Glielo prendo subito, è già duro. Lui mi
accompagna la testa con la mano e spinge scopandomi la bocca.
- Ah... ah... Sì... sì
così... così... Jerry, lo sai che io ti... - lo sta per dire, perché
deve sempre parlare? Perché non può stare zitto, cazzo?
E per impedirgli di
dirmi che mi ama proprio ora, ora che non lo pensa perché è solo
strafatto di sesso, mi separo, lo giro e lo appoggio al lavandino, mi
lecco la mano e me la strofino sul mio membro duro, poi succhio il dito
e mi faccio strada con quello.
Quando entro il mondo sparisce, non c’è più niente da pensare e da ragionare.
È il modo più squallido
per scopare per la prima volta e anche per l’unica, però l’idea di non
avere un altro momento oltre questo mi ha fatto uscire di testa ed ora
io qua, dentro di lui, me lo prendo ripetutamente e senza rimorsi.
La sua voce erotica e
meravigliosa riempie l’aria e mi rimbomba nella testa ed il piacere che
esplode mi sbatte completamente fuori. Non lo dimenticherò mai, me lo
farò bastare, giuro che me lo farò bastare.
Quando si gira e si
raddrizza mi mette le braccia al collo e mi bacia cercando il suo, di
orgasmo. E lo trova con la mia mano sul suo membro ancora duro ed
insoddisfatto, con le nostre lingue intrecciate.
Siamo finiti.
Lo evito per tutto il
resto della serata e ci riesco piuttosto bene, lui ci dà dentro col
bere e quando parte a vomitare si capisce che la festa è finita. Ha
retto anche molto, non c’è che dire.
Quando c’è da riportarlo a casa me lo carico io perché era stato deciso così, visto che sono anche l’unico sicuramente sobrio.
Porto a casa anche
altri due che sono sfondati a loro volta, per il resto gli altri si
arrangiano fra taxi, una camminata e qualcun altro ancora abbastanza
integro.
Riporto prima gli altri
e c’è un maledetto silenzio pesante, i finestrini abbassati per far
entrare un po’ d’aria, nemmeno la radio accesa.
Ce l’ho a morte con me,
non so come mi sentirò domani quando mi sveglierò ricordando che ho
fatto sesso con lui mezzo ubriaco in un bagno perché sono andato nel
panico pensando che non l’avrei più avuto dopo stanotte.
Ma non è vero, perché l’ha detto prima. Aspetterà un po’ prima di tradirla ed io lo conosco, non scherzava.
Perché lui non la ama. È lei che ama lui, ma in queste condizioni non so per quanto.
Quando rimaniamo soli
lo guardo cercando di capire quanto sia fuori e quanto stia bene, lui
ha la testa appoggiata al finestrino e guarda fuori, l’aria gli carezza
il viso dolcemente e il suo viso è così spontaneamente malinconico,
così triste in questo momento. Così assente.
È lontano anni luce da me e nonostante prima abbiamo fatto sesso, mi sembriamo di due mondi diversi.
- Come stai? - Chiedo
guidando verso casa sua. Lui realizza con un po’ di ritardo che ho
parlato e gira stanco gli occhi verso di me.
- Una merda. - Biascica. Ovviamente.
- È anche colpa mia? - Chiedo indagando, dubito comunque che in questo momento ricordi di quel che è successo in bagno.
Lui si aggrotta cercando di capire a cosa mi riferisco e poi scuote la testa.
- No credo che... -
Rutta, fa un sorrisino e torna serio cercando di articolare
sufficientemente bene le parole. - credo che tu sei stato l’unica nota
positiva, credimi. - La cosa mi stupisce, lo guardo incredulo.
- Ma ti ricordi cosa è
successo in bagno? - Il silenzio per un secondo lunghissimo, solleva
faticosamente la testa, la rotea contro lo schienale e mi guarda
lascivo, ma anche ubriaco perso.
Sorride.
- Non lo dimenticherò nemmeno fra cento fottutissimi anni. - Ha il potere di darmi dei colpi dentro e sconvolgermi.
Lo guardo ancora sorpreso.
- Davvero? - Lui annuisce, non so se credergli, ma penso di sì. Voglio credergli.
- Non so cosa succederà
alla mia vita da domani, ma so che quello che provo per te è reale e
volevo fissarlo a fuoco nella mia pelle. Qualunque cosa succederà. - Il
fatto che non stiamo insieme perché lo destabilizzo mi rattrista, ma se
con un rapporto di semplice amicizia lui sta meglio, vale la pena.
Anche se non ne sono sicuro.
- Sicuro che non starai peggio? - Alza le spalle.
- È stato bello e
basta. - Sorrido contento dentro di me che non se ne penta, ma quanto è
attendibile questo discorso? È così ubriaco...
- Io speravo che
succedesse in una circostanza migliore... - Non lo nascondo. Lui non
capisce e mi guarda corrucciato. Parcheggio davanti casa sua e spengo
la macchina.
- Tipo? -
Così schietto rispondo.
- In una camera, tu
sobrio e soprattutto non al tuo addio al celibato. Anzi. Farlo perché
siamo una coppia vera e non due amanti! - È questo che siamo? Due
amanti?
Dovrebbe essere stata solo una parentesi. Dovrebbe...
Lui ride e mi fa
impazzire anche così, sia pure con quest’aria persa. Scendo prima di
avere la tentazione di baciarlo e lo aiuto a rientrare. Dovrei
piantarlo all’ingresso e scappare, ma lui non trova nemmeno le chiavi
di casa, così lo frugo e per fortuna le trovo subito. Lui mi guarda
appoggiato allo stipite della porta, ovviamente malizioso. Io scuoto la
testa imbarazzato e senza dire niente apro la porta. Lo prendo per il
braccio e lo conduco dentro, accendo la luce e docile si lascia fare di
tutto.
Potrei approfittare ancora, ma poi credo che non riuscirei più a stare con lui solo in amicizia, come ci eravamo riproposti.
Il fatto che si sposi non è un grosso problema, improvvisamente. Non come lo è la sua instabilità interiore.
Ho paura a toccarlo, ad entrare davvero nella sua vita. Ho paura che si spezzi definitivamente. È così maledettamente fragile.
- Devo pisciare. - Borbotta. Io sospiro e lo porto al bagno dove lo mollo sperando ce la faccia.
Dopo un paio di minuti
di silenzio gli chiedo se sia vivo e lui risponde che non riesce a
beccare il buco. Alzo gli occhi al cielo.
- Siediti. - Un tonfo. Credo si sia seduto. Il rumore della pipì, io ridacchio da fuori.
Lo sciacquone, ancora silenzio e poi la sua voce bassa ed erotica che mi chiama. Oh cazzo.
- Ti prego... - Continua. Sospiro e rientro. Ovviamente è seduto nel water con i pantaloni calati insieme ai boxer. Certamente.
A questo punto mi chino
ed approfitto togliendogli le scarpe per cui ci metto tipo diciotto
minuti, accucciato davanti a lui con le braghe calate ed il suo pene
infilato nel cesso su cui siede. Sembra una situazione comica se non
fosse che sto per porconare.
Alla fine riesco a togliergli queste maledette scarpe piene di lacci e dure.
Lui ride, sto per dargli un pugno, ma decido di sbrigarmi e gli tolgo anche i pantaloni con più facilità.
- Vuoi scopare ancora? - Chiede sempre mezzo andato, ha l’aria infantile e non da maiale. La cosa mi facilita.
- Nemmeno per sogno! - Lui si aggrotta.
- Perché? Prima è stato bello! - Rido scuotendo la testa.
- Ma se ti ricordi a
malapena che è successo! - Lui mi spinge facendomi cadere seduto mentre
stavo proprio per alzarmi e tirarlo su.
- Ricordo tutto, stronzo! Sei stato così fottutamente virile che a momenti mi viene di nuovo duro! - Ok, forse lo ricorda.
Mi mordo il labbro mentre lo guardo da per terra e mi sforzo di non fissargli l’inguine.
Sospiro richiamandomi
all’ordine, mi tiro su e lo alzo prendendolo per il braccio, con
l’altra mano gli alzo i boxer per fortuna abbastanza comodi. Lui mi
aiuta, che miracolo.
È docile e
collaborativo, per fortuna non ha la ciocca rabbiosa o maniaca o
triste. Questo mi fa pensare che prima in bagno fosse più in sé di
quello che ha voluto farmi credere.
Lo porto in camera e
lui si siede buttandosi come un bisonte, rido al modo in cui lo fa e
lui cerca di insultarmi, ma alla fine si prende in giro da solo.
- Sembro una balena
vero? - Si sente grasso, me lo dice spesso, ma non riesce a mangiare in
modo sano ed ordinato e quindi non sarà mai filiforme. Io gli dico che
non è grasso davvero, ha solo qualche chilo di troppo, ma sta comunque
bene. Però credo che il suo disagio parta dalla consapevolezza che ha
un rapporto disastroso col cibo, al di là di quanto sia davvero in
sovrappeso. Si vedrà sempre enorme.
- Coby Dick! - Si
schernisce da solo facendomi anche ridere mentre gli tolgo la camicia.
Mi sento strano a ridere mentre lo spoglio, per fortuna che le spara
perché sarebbe pesante la situazione.
Mi aiuta a togliersi la
camicia e rimane in boxer e canottiera, poi si stende del tutto e
quando sto per andarmene in silenzio senza aggiungere altro, mi prende
la mano e mi trattiene. Ovviamente non poteva andare liscia, no? Mica
per il resto della serata sono diventato matto, no!
Mi tira giù seduto con la sua solita delicatezza, mi guarda e mi stringe la mano che subito diventa bollente nella sua.
I suoi occhi sono liquidi, due oceani confusi e stanchi, mi fa tenerezza lui, il suo caos e la sua tristezza.
- Grazie per tutto. - Annuisco. Penso che sia un grazie che va oltre a questa serata.
- Ci sarò sempre, lo sai. - Sono sentimentale solo quando so che non avrò ripercussioni. Dubito che domani ricorderà qualcosa.
Continua a tenermi la mano e a guardarmi con quell’aria da cucciolo bisognoso che mi fa sciogliere.
- Sai, a volte sono confuso, penso ancora che saremmo una gran coppia e ti voglio come il primo giorno. - Mi aggrotto.
- Mi volevi il primo giorno? - Lui sorride ed annuisce.
- Ti ho guardato ed ho
pensato ‘cazzo, anche se suona di merda io questo lo voglio nel mio
gruppo! In caso gli faccio suonare il triangolo!’ - Anche da ubriaco le
spara. Rido e scuoto la testa lasciando che le nostre mani rimangano
allacciate in questa camera quasi buia, io seduto nel suo letto, lui
disteso mezzo nudo. Quasi normale, direi.
- Per fortuna sapevo suonare abbastanza bene. -
Lui ride e poi si fa serio.
- Però sento che sono
un autentico casino ed ho paura di quello che potrebbe essere se stiamo
insieme... ho paura che potrei farti del male, farti soffrire, perché
sono così fuori di testa che prima o poi farei un macello e non voglio
coinvolgerti. - Mi sconvolge la sua lucidità, ho sempre pensato che non
si rendesse conto di quanto lo destabilizzavo, lui invece è molto
consapevole di questo e non solo.
Mentre per me è un po’
confuso la modalità con cui perde la testa quando io e lui andiamo
oltre, per lui è estremamente chiaro. Eppure non riesce a gestire la
cosa.
Per cui la sua follia
nei miei confronti, il perdere la testa, il controllo... deriva proprio
dalla sua enorme paura, dalla sua profonda paranoia di poter impazzire
davvero, un giorno, e ferirmi. Per questo lotta con sé stesso fra il
voler stare con me ed il proteggermi rimanendo solo amico. E questo
provoca in lui quegli stati di stress che in lui si tramutano in
allucinazioni uditive o qualunque cosa sia. Crisi psicotiche, crolli
nervosi, non saprei.
La sua follia è provocata dalla sua paura di essere pazzo.
Mai vista una cosa simile.
Se paradossalmente non avesse questa paura, non avrebbe crisi di nessun tipo e potremmo stare insieme.
Mi mordo il labbro.
Ormai si sposerà ed anche se non significa molto perché ci si può
tradire e lasciare, ha preso una sorta di decisione solenne. Tutto sta
a vedere se riuscirà a portarla avanti per sempre.
Magari fra poco le
nostre strade si divideranno, io non sarò più il suo chitarrista, lui
non canterà mai... chi lo sa? Quel che ci lega è la musica, potrebbe
finire tutto, no?
Mentre lo penso senza
dire nulla, senza sapere cosa dirgli di preciso, lui sposta la mano
alla nuca, mi tira giù e mi bacia di nuovo. Io lo lascio fare.
Intreccio le labbra alle sue, le schiudo e le lingue si toccano mentre
la puzza di alcool mi ubriaca un po’.
Sto perdendo la testa per lui mentre lui ha paura di perdere la testa in generale.
Come stai con uno così?
Kelly non sa in cosa si è messa.