*Ecco
un altro capitolo. Le cose fra Jacoby e Jerry ormai sono ufficialmente
complicate, Jacoby si sposa con Kelly e Jerry non sa bene come vivere
il suo rapporto con lui perchè pensa che per loro la cosa migliore sia
essere solo amici, ma continuano a succedere cose fra di loro che non
sono per niente da amici e ad un certo punto si chiede che stanno
combinando. Qua prova ad essere coerente con le proprie scelte, ma
ovviamente con Jacobynon è mai facile. Buona lettura. Baci Akane*
16. IL FUOCO E LA FALENA
Non ho mai avuto voglia di bere, ma al suo matrimonio l’ho avuta eccome.
In quell’occasione ho avuto la maledetta tentazione di scolarmi un’intera bottiglia.
Ho resistito,
chiaramente. Ero presente, ho fatto quello che dovevo, poi me ne sono
andato appena ho potuto. La giornata più orribile della mia vita, tanto
che sul momento ho avuto la tentazione di lasciare tutto e andarmene.
Ormai sono laureato, posso trovare lavoro da qualche altra parte, lontano da qua, e con questa scusa smetto di suonare con lui.
Col gruppo le cose non
vanno male, abbiamo un paio di EP all’attivo, suoniamo bene per i
locali e abbiamo deciso di incidere un vero e proprio album sempre
indipendente, non più EP con alcune tracce e basta.
Musicalmente parlando
siamo ormai nell’ambito del Nu Metal, lui è pazzesco col microfono in
mano, coi testi è un po’ caotico ma ci sta perché non siamo qua a fare
canzonette.
In realtà siamo qua in bilico su un burrone. O ci fermiamo o andiamo avanti e se andiamo avanti potrebbe succedere di tutto.
Però per quanto rosee le nostre aspettative, nessuno si aspetta di sfondare davvero nella musica, non è di certo così facile.
Per cui la tentazione
di lasciare tutto non è così complicata da contrastare perché non siamo
ancora nessuno, anche se facciamo il nostro nel nostro giro.
Insomma, c’è un fan club e ci sono alcune conoscenze anche grazie al padre di Tobin, il bassista.
Non è che non abbiamo prospettive, però voglio dire che se mollo ora sono in tempo.
Non è la questione musicale che mi frena in realtà.
Quel che mi frena è lui.
Reagisce come un bambino davanti a qualcosa di troppo grande per lui, scappa e fa finta di non vedere.
Cerca di non stare mai
solo con me perché ha ancora fondamentalmente paura del rapporto che ha
con me, di quello che potrebbe essere. Di quello che prova.
Me lo ha spiegato bene
quella sera all’addio al celibato, ha paura che se si mettesse con me
davvero poi le cose gli potrebbero scappare così tanto di mano da
impazzire. Perché è questo di cui ha davvero paura. Impazzire. E
paradossalmente è per questo che sta andando davvero di testa.
Dal momento che la cosa
sta diventando ridicola per tanto che fa di tutto per non stare solo
con me, alla fine gli faccio un’improvvisata e gli capito a casa in un
momento che so è da solo perché Kelly lavora.
Credo che sia da folli
e sembriamo due amanti sul serio, ma se questa è la prospettiva che mi
aspetta, credo che sia il caso di fermare tutto subito.
Quando apre la porta e
vede la mia faccia gli viene un colpo e per poco non me la richiude. Io
sospiro esasperato, evento raro per me, e metto la mano bloccandolo,
veloce mi infilo dentro.
- Jacoby, dobbiamo parlare. -
Asserisco deciso e freddo.
- Stavo per uscire! - Esclama senza riflettere, così io mi fermo e lo guardo perplesso.
- In mutande? -
Lui si rende conto di essere in boxer e trattiene il fiato allargando le braccia.
- Beh, mi stavo per
andare a preparare! - La sua postazione sul divano con tanto di
spuntino e televisione accesa su una partita di football non mente.
Chiaramente non deve uscire. Così sospiro per l’ennesima volta, prendo un vagone di pazienza e alzando le mani lo fermo calmo.
- Voglio solo dirti che me ne vado. - Lo decido su due piedi, ora, mentre vedo che non mi guarda nemmeno in faccia.
Spalanca gli occhi e mi fissa come se gli staccassero i fili e finalmente ci guardiamo in faccia. Finalmente.
- Cosa? - Chiede con un filo di voce. Mi mordo il labbro e dispiaciuto annuisco e lo ripeto.
- È meglio così, tu non
riesci a stare da solo con me ed è chiaro che abbiamo un problema. A
questo punto non ha senso che rimango qua. Ti troverai un altro
chitarrista e spero di cuore che il primo album in studio auto prodotto
a tiratura limitata vada a gonfie vele. - Ripeto quello di cui si
parlava prima con gli altri.
Sembra tutto fatto,
solo da iniziare. Si pensava di distribuirlo solo per quelli che ci
seguono, i membri del fan club, per fare come si dice curriculum e
farci notare da qualche etichetta più importante.
Insomma, i progetti ci sono. Lui non dice nulla, se ne sta completamente zitto e sconvolto a fissarmi.
- Se devo farlo è
meglio ora, ho pensato questo. - Aggiungo poi chinando la testa
dispiaciuto. Deve finire così freddamente? Non dirà nulla di nulla?
Semplicemente prendo, me ne vado e non lo vedrò più?
Davvero finisce così, dannazione?
Al suo continuo silenzio io scuoto la testa e faccio un passo indietro per andarmene.
- Ti auguro ogni bene e
soprattutto di avere una vita felice con Kelly. Stabile ed in salute. -
Perché so che è questo che gli preme tanto.
Appena lo dico mi giro, metto la mano sulla maniglia della porta, apro ma si richiude subito con una sua manata.
- E te ne vai così?! - Esclama facendo finalmente uscire la voce.
Lo guardo senza capire,
mentre mi giro cauto. Lui è qua davanti a me, mi toglie lo spazio
vitale e vorrei sapere perché ogni volta è in mutande quando dobbiamo
parlare di cose così. O peggio nudo.
Mi toglie il fiato.
Il calore sale con
un’ondata improvvisa, mi irrigidisco tutto, mi appoggio con le spalle
alla porta. Non so cosa dire, non so cosa fare.
- L’hai voluto tu,
Jacoby. Non riesci più a stare solo con me e a questo punto è assurdo
continuare. Tanto è solo una questione di band, no? Ci sono mille
chitarristi bravi disposti a... - ma non mi fa finire, sbatte le mani
sulla porta, ai lati della mia testa, lo fa con una tale forza che
penso mi possa picchiare. Chiudo gli occhi e trattengo il fiato con il
cuore che salta in gola.
- Piantala, lo sai che
non è una questione di chitarra! Cazzo me ne fotte del gruppo se tu te
ne vai? - In un momento la lotte divampa in me, da un lato la gioia nel
sapere che sono ancora importante per lui, dall’altra la rabbia cieca
perché scappa in questo modo.
- Ma non riesci a stare
da solo con me! - Replico mantenendo la mia solita calma. Non so come
faccio. Tanto lui prende fuoco, tanto io mi raggelo anche se dentro di
me sto morendo.
Lui inizia a scuotere
la testa e a scacciare il ronzio dal lato dell’orecchio. Ecco che
ricomincia. Lui si agita troppo quando è con me in certe situazioni e
realizzo che quella sera non è successo nulla o perché ha ceduto a
tutti i suoi istinti senza freni e controlli, o perché era ubriaco. In
ogni caso da sobrio e ‘in sé’ non può stare con me.
- Ma lo sai perché! - Sospiro e chiudo gli occhi perché magari così non sente i ronzii.
- Proprio per questo
devo andarmene. Ti destabilizzo, non possiamo vederci. Senza di me
sarai meglio. - E con questo lui si gira su sé stesso, prende qualcosa
in mano e se lo sbatte in testa gridando fuori controllo.
- E BASTA CAZZO! -
Scuoto la testa ma non mi muovo, spero la smetta, ma forse proprio
questa mia mancanza di reazione gli fa sentire ancora suoni e ronzii in
testa, così continua a darsi giù con il fermacarte e sta per farsi
davvero male, così intervengo, glielo prendo di mano svelto e lo butto
per terra, poi lo fermo per le braccia e lo guardo dritto negli occhi
penetrante e deciso.
- Lo vedi che ti faccio impazzire? Possiamo stare insieme solo se sei ubriaco! -
Lui scuote la testa con energia.
- Allora berrò ogni fottutissimo giorno e non ci saranno più problemi! - Rido di scherno alla sua idea assurda.
- E così mi salterai
addosso ogni fottutissimo giorno, perché da ubriaco è questo che fai.
Stai bene e ci provi con me! - Lui si scrolla e mi guarda con quella
sua aria da pazzo che mi spaventa.
- Cosa vuoi da me?
Dimmi e lo farò! Basta che non te ne vai! - Io scuoto la testa e alzo
le mani sempre cercando di calmarlo, controllo il mio tono molto bene,
come lui non riesce proprio a fare.
- Jacoby... niente.
Vorrei solo poter stare insieme e fare quel che ci va. Baciarci? Ok!
Fare l’amore? Va bene anche quello! - Lui scuote la testa nevrotico, a
scatti, aggrottato.
- E perché non possiamo? -
- Perché sei sposato,
cazzo! E perché quando stiamo insieme poi tu parti coi ronzii e le tue
follie! Ti agito troppo! Per questo dobbiamo solo essere amici, ma
indovina un po’? Non siamo capaci! Non ci riesci ad essermi solo amico
perché nemmeno mi guardi e se siamo soli in una stanza scappi subito!
Tu non hai il controllo di te da sobrio e non ce l’hai da ubriaco! Non
ce l’hai mai! Ed il tuo problema sono io! Per quanto la cosa mi secchi,
devo andarmene prima che tu impazzisca sul serio. - Che mi secca non è
nemmeno lontanamente vero.
Mi sconvolge, mi
dilania, perché ci desideriamo e c’è qualcosa, c’è qualcosa di
dannatamente meraviglioso fra noi. Ma lui è così fuori di testa che non
la possiamo vivere.
- Io risolverò la cosa
dei ronzii! Imparerò a gestire lo stress e l’agitazione! Troverò un
altro modo per controllare le cose e per viverle... io non farò il
pazzo e troverò un modo per stare con te bene! - Credo che a momenti si
inginocchia davanti a me per implorarmi, io faccio un passo indietro
guardando come la sua fronte si gonfia, gli verrà un livido enorme. Ma
come faccio? Come fa a non capire?
Mi strofino il viso esasperato per poi mostrarmi calmo, tutto quello che non riesce a lui.
- Ma io non voglio
stare bene con te, io non voglio che noi due stiamo insieme da buoni
amici come fai con gli altri. Io voglio essere il tuo ragazzo,
dannazione! Ma questa cosa ti terrorizza al punto da impazzire. Non
capisci? - Lui ovviamente scuote la testa, mi prende il viso e con la
sua tipica passione che a me manca, appoggia la fronte alla mia.
Sono le scenate
migliori che vivevo a casa fra mio padre e mia madre. Ma alla fine lei
è riuscita a curarlo. Devo avere pazienza?
Sospiro.
- Ti prego, dammi
tempo. Io guarirò da questa follia. Troverò il modo di sistemare le
cose. Non te lo farò pesare! Ti prego. Non andartene. Solo non
andartene... io... io sento che se te ne vai davvero... io non so,
questo sarebbe il colpo di grazia. Non posso pensare di non vederti più
per sempre, ti prego. - E come faccio?
Come faccio ad andarmene davvero?
Poi mi bacia la guancia scivolando verso la mia bocca disperato.
- Sto sentendo i ronzii
ma non mi sto dando giù, vedi? Anche se li sento so che non ci sono
davvero. - Chiudo gli occhi, anche lui lo fa. Mi tiene forte con le
mani impedendomi di muovermi. Non respiro. La sua bocca sulla mia.
- Avevi detto che ci saresti sempre stato... - mormora poi piano e disperato, la sua voce mi fa impazzire, mi fa morire.
Come faccio? Come diavolo faccio?
Maledizione.
- Jacoby sei sposato. - Gli ricordo in un ultimo tentativo.
- Non importa. -
- Importa a me... - Ma
non c’è tempo per rispondere perché mi lecca le labbra e mi prende
quello inferiore iniziando a succhiare. Il mondo è finito per sempre,
non riuscirò mai più a lasciarlo. Mai più.
Mi sono appena messo in
un autentico incubo, ma mentre le nostre lingue si intrecciano e le
bocche si aprono, mentre ci fondiamo insieme e ci baciamo, il suo
sapore salato mi fa capire che sta piangendo e questo mi sconvolge
perché non credo si possa amare in questo modo, eppure eccoci qua.
Se lui si fa di alcool, io mi faccio di lui. Lui è la mia droga.
Sono finito.