*Eccoci finalmente con un altro capitolo. Ogni tanto sono regolare con le pubblicazioni, altre mi perdo. Fra periodi pieni e stanchezza e poi mi metto pure a scrivere ed il tempo a disposizione computer vola sempre. Comunque Jacoby ha sempre detto che i suoi problemi di salute sia legati alle dipendenze che alla testa, derivavano dalla sua incapacità di gestire le proprie emozioni, che lui le ha sempre vissute nel modo sbagliato facendosi sopraffare, che è estremamente emotivo. Così partendo da queste rivelazioni, la crisi di Jacoby continua fra alti e bassi. Dopo che si è ferito alla testa con la cucitrice, è in ospedale calmo in quel modo che stringe il cuore e Jerry ovviamente è con lui, perchè Jerry sarà sempre con lui in ogni caso. A questo punto ventila l'idea di far venire più spesso Kelly in tour sperando che questo lo aiuti a frenarsi. Baci Akane*

22. QUIETE DOPO LA TEMPESTA



"Ciao, Sono paranoico
Addio, Sono nel vuoto
Infestato dall’insicurezza
Asimmetria bipolare
La nostra nuova visione della passione e dell’ossessione
É un ingestione planetare Non c’è tempo per le domande…"
- Code of energy -


La sua schiena perché lui è rivolto verso la finestra, dormendo mi ha lasciato la mano ed ha piegato il braccio sotto la testa. È mattina e filtrano i primi raggi del sole, fra poco arriveranno a fare il primo giro ed io sono qua in questa poltrona che mi hanno dato, ho dormito un po’ ma poi mi sono svegliato.
Non so come faccio a saperlo, ma so che anche lui è sveglio e lui sa che lo sono anche io, che anche se non faccio un minimo di rumore, io sono qua dove mi ha lasciato ieri sera.
- Sto con lei perché mi ama. Io sono matto, sono fuori di testa, uno stronzo insopportabile, ma lei mi ama. Sto con lei per questo. Ho bisogno di una che stia con me che mi ami comunque. - La risposta alla domanda prima dello show che ha scatenato il toro.
La sua voce è roca e bassa e mi ricopre di brividi, trattengo impercettibilmente il fiato prima di sospirare e stringere le labbra contrariato.
Vorrei chiedergli ‘ed io?’ Ma so che io sono un discorso troppo complicato per lui ed ho paura, anzi, so che tornerebbe con una qualche crisi. Ogni volta che fra noi le cose si fanno strane o tese, lui parte. Così devo stare calmo ed al mio posto, esserci, ma stare calmo.
È il prezzo da pagare per la vita che abbiamo sempre sognato, fare musica a grandi livelli, andare in giro per il mondo a fare concerti, vendere dischi. Questo volevamo. Ma la vita che volevamo ha un prezzo.
Quelli deboli cadono. Ed io posso solo fare tutto quel che posso per non farlo cadere, non so se sarà sufficiente, ma ci proverò finché ne ho.
- Lo so. - Mormoro piano. - è solo che mi dispiace vedere come la tratti. -
- Lei non sa niente, non soffre. - Che risposta del cazzo.
- Ma lo sai tu. - Jacoby si gira di scatto verso di me, i suoi occhi azzurri battaglieri e corrucciati ed io realizzo che fare quel che mi sono prefissato è difficile.
- Non ci posso fare niente. Capisci? Posso anche provarci, e credimi che ci ho provato, ma io in certi momenti devo fare quel cazzo che mi pare. Non so perché, ma non riesco a fermarmi. Non mi frega niente di scopare con quelle tipe! - Un luccichio mi invade. No certo... visto che vorrebbe scopare con me, ma che io mi nego. Lui sembra capire e si gira meglio verso di me, la mia poltrona è proprio vicino al suo letto e c’è questo momento d’intimità dove è tutto calmo, ma lui sta per partire come suo solito.
Brutto idiota.
- Vorrei scopare con te, vorrei stare con te sempre. È di te che mi fotte, non degli altri. Kelly è un altro discorso, non c’entra con questo. Con chi amo, con chi desidero, con chi... - ‘con chi amo’.
In quanti modi diversi riuscirà a dirmelo prima di chiedermi se anche io lo amo?
Non posso dirglielo.
- Kelly è il porto sicuro che ci sarà sempre e che ti amerà al di là di tutto. Però per il resto devi fare quello che ti pare e se quello che ti pare non puoi averlo, allora ripieghi su quel che c’è. - Riassunto preciso e specifico. Lui rimane colpito, teso per un momento con quelle nuvole adombrate, poi si rasserena perché è proprio come dico.
- Perché non vuoi stare con me? - Sospiro e chiudo gli occhi.
- Jacoby, ne abbiamo parlato mille volte... - in effetti lo abbiamo fatto.
- Ripetimelo finché non lo accetto. - Forse è questo che lo manda fuori di testa, non riesce ad accettare che non riusciamo a stare insieme in modo sano, non come vorremmo.
Così mi sporgo verso di lui muovendomi da una posizione anchilosante, appoggio i gomiti alle ginocchia e mi avvicino a lui.
È sul fianco, rivolto verso di me, le coperte fino alle spalle, la mano spunta da sotto al mento e striscia sul bordo del letto a cui si affaccia, si prende alle spondine metalliche abbassate e mi guarda con quell’aria infantile e spontanea. Spontaneamente triste. Dio, non se ne rende conto di quanto è sempre triste quando è naturale?
- Perché ti destabilizzo troppo. Non riesci a vivere le tue emozioni in modo sereno e normale, ti mando fuori di testa. Quel che provi per me è troppo forte, non sai gestirlo. - Così lui si mordicchia il labbro, sembra sul punto di piangere ma non lo fa.
- Però anche questo desiderarti e non poterti avere mi manda fuori di testa, non lo vedi? - E qua centra un bel punto anche lui. Inghiotto a vuoto, metto la mano sulla sua, lui approfitta e intreccia le dita e questo lo calma come sempre. Ha bisogno di questo. Fino a che non si ubriacherà, cercherà di scopare con me e poi dopo aver litigato andrà con altre.
Che razza di vita ci aspetta?
Forse dovrei cedere, fargli fare quello che vuole con me. Almeno smetterei di vederlo con altre stronze, non mi torturerebbe e non si butterebbe così tanto.
Ma poi? Poi da sobrio? Poi quando Jacoby torna Jacoby cosa dovremmo essere?
Quando il rumore finisce, l’alcool va via e lui si troverebbe davanti alle sue emozioni nude e crude?
- Come ti ho promesso io ci sarò sempre in ogni caso, ormai siamo su una barca dove non possiamo scendere. È il nostro sogno, no? - Dico dolcemente, con uno sguardo che penso mi veda solo lui, solitamente. Lui annuisce sempre con quelle sopracciglia inarcate in attesa, in speranza. Appoggio le labbra sulle sue dita intrecciate alle mie, si avvicina anche lui col viso e siamo così vicini che basterebbe poco per baciarci, ma non sarebbe giusto. Basta con queste vie di mezzo.
- Ed intendo esserci sempre, comunque. Voglio che tu te lo ricordi, anche quando sei ubriaco o sei arrabbiato o perdi il controllo. Voglio che anche quando ti dico no a qualcosa, voglio che ricordi che io comunque sono dalla tua parte, che ci sarò. - Sospira ed annuisce capendo che il retroscena di questo è ben altro. - Però ti destabilizzo troppo per stare insieme. - Mi mordo il labbro, vorrei un ultimo bacio, ma non è giusto. Così indietreggio, mi appoggio allo schienale e ritiro la mano. Lui resta lì a guardarmi raggomitolato, penso si senta passato sotto un tritacarne, le occhiaie, l’aria sciupata ed i lividi in fronte per i colpi che si è dato tutta la sera. Una bella garza quadrata sta sul lato della sua testa troppo dura per essersela danneggiata in modo irreparabile.
- Il dottore ha detto che hai avuto un crollo psicotico, ma non è legato ad una diagnosi di schizofrenia o cose simili. - Cerco di spiegarglielo nel migliore dei modi, sapendo che la paura di impazzire è la più grande che ha. - Questi ronzii che senti quando sei tanto sotto stress si chiamano crolli psicotici, a volte sono più gravi di altri, quando cerchi di auto lesionarti. - Continuo a spiegare calmo e pacato, guardandolo attentamente negli occhi. Lui è ipnotizzato e credo capisca bene tutto quello che dico.
- So bene cosa sono i fottuti crolli psicotici, li ho studiati! Averne non implica essere pazzi. - Lo dice secco e sbrigativo mentre si gira e si tira su a sedere con la schiena contro la spalliera del letto. I capelli neri tutti spettinati, è più bello così naturale.
- Una vita dissoluta e lo stress non aiutano. Lui non ti può prescrivere terapie a riguardo senza un’indagine approfondita, però ti ha prescritto questa famosa indagine. Vuole che ti fai vedere da un analista per capire di cosa si tratta e come aiutarti. Se ci sono terapie farmacologiche oppure solo, che ne so, psicoterapie... - Continuo calmo consapevole di cosa dirà.
- Per cui dovrei stare ben lontano dalla vita della rock star! - Dice ironico guardando dall’altra parte, fuori dalla finestra. Sospiro annuendo.
- Sappiamo tutti che non lo farai. Però dovresti almeno limitare il bere... - onestamente è me che dovrebbe limitare, ma quello ormai è una specie di altalena.
- Cosa... cosa facciamo? - Chiede poi dopo un po’ che si perde con quello sguardo assorto e triste che esclude il mondo, che io amo incredibilmente.
- In che senso? - Così si stringe nelle spalle abbracciando le gambe contro il petto da sotto le coperte.
- Fra di noi. Quando sono su di giri e ti cerco perché non controllo il mio istinto di saltarti addosso... perché ti voglio così tanto che non riesco a sopportarlo... - è molto diretto e molto consapevole, per questo non riesco a lasciarlo perdere e ad odiarlo. Quando è sé stesso, è uno splendido sé stesso.
Sospiro e chiudo gli occhi dolorosamente, poi li riapro e so che me ne pentirò.
- Che... - mi schiarisco la voce. - che ne dici di far venire Kelly più spesso in giro nelle date? Spesso le mogli e le ragazze o le famiglie vengono con  i musicisti ed i cantanti per i tour. - Non spesso, ma capita, non è che se un tour dura un anno fra una cosa e l’altra, uno vede la famiglia solo dopo un anno.
Lui capisce perché lo dico, lo capisce perfettamente che è la cosa giusta, che è quella migliore.
- Così se ho voglia di trombare lo faccio con lei e non faccio male a nessuno. - Io annuisco tristemente.
- Ed io non ti devo rifiutare perché sei ubriaco. Fra l’altro così smetti di andare con ragazze che non sai nemmeno se hanno fatto un vaccino! - Con questo ride e mi tira un calcio.
- Uso il preservativo, imbecille! - Così io mi rilasso e spontaneamente annuisco spalancando gli occhi.
- Meno male! -
- Ehi, sono pazzo, non scemo! - Così ridiamo per poi farci seri lentamente.
- Non sei pazzo, hai capito? - Si morde il labbro rimanendo con un sorriso sulle labbra, un sorriso triste e grottesco, lo sguardo perso.
- Non lo so. - E lo ammette. Piccoli minuscoli passi.
- Io lo so. Tu non sei pazzo. Hai solo bisogno di aiuto. -
- Anche i pazzi ce l’hanno! - Mi sporgo verso di lui e lo indico col dito deciso.
- Ti dico che non lo sei, non farmi arrabbiare. - A questo rimane colpito e sorride meravigliato, poi finalmente annuisce anche se non è tanto convinto.
- Ok. - E poi veloce come un fulmine, più del pensiero stesso, si protende verso di me e mi dà un fugace bacio sulla bocca, velocissimo.
- Stronzo! - Brontolo ritirandomi ed alzandomi stiracchiandomi mentre i dolori si fanno sentire. Poltrona del cazzo.
- Comunque gli altri sono tutti a casa, sono rimasto io, ho detto anche a Ben di andare. - Il nostro responsabile. Poi aggiungo. - Ho avvertito Kelly. Ti aspetta a casa. -
- Per uccidermi? - Dice ridendo mentre mi guarda andare fuori dalla camera alla ricerca di un infermiere per farlo dimettere.
- Per coccolarti! - Si aggrotta.
- Che le hai detto? -
- Che hai avuto una di quelle crisi... - Lui sa che ne ha avute anche in suo dolce compagnia. Non la invidio, comunque. Non invidio nemmeno me ad ogni modo. - e che è lo stress perché in questo periodo ti è mancata molto e ‘sai com’è quando lui si obbliga in qualcosa che va contro di lui...’- tossisco. - non so se le è chiaro cos’hai. -
- Non lo è a nessuno. - Faccio un cenno fuori in corridoio ad un infermiere che vedendoci ci indica che arriva subito per il giro del mattino, così torno da lui e mi metto le mani in tasca aspettando in piedi, guardandolo.
- Dille che tu vivi lo stress in modo un po’ estremo e che non eri preparato a questa vita. Che bevi troppo e che ti è mancata e per evitare altri scoppi futuri, magari potrebbe venire ogni tanto con te nei live. - Lui non è convinto, preferiva stare con me, ma è evidente che non ne siamo in grado, così sembra arrendersi. Sembra, ma con lui niente è mai stabilito, non c’è una parola ‘fine’. Mai.