*Ecco un altro capitolo. Siamo in uno dei molti cambiamenti di look di Jacoby, quello che ha adottato nel terzo album, dove ha iniziato leggermente a cambiare look, cosa che poi è più marcata nei successivi. I primi tre album sono comunque tutti nu metal e molto simili, col quarto iniziano a cambiare anche fisionomia musicale e sperimentare altre sonorità, ma fin qua si nota in Jacoby il bisogno di cambiare. Jerry, dal canto suo, è sempre più fermo nella sua posizione di auto salvezza per così dire e anche se è difficile con lui, sembra riuscirci. Buona lettura. Baci Akane*

24. SOLO GIÙ DAL PALCO



"Dormendo sulla tua pancia
Hai rotto le mie braccia
Hai scavato con il cucchiaino i miei occhi
Sono stato strofinato da un cattivo fascino
Con le sante dita"
- Gounge Away -


Stiamo lavorando al terzo album in studio e Jacoby si presenta con un nuovo tatuaggio ed una leggera matita negli occhi.
Lo guardo alzando un sopracciglio scettico mentre fisso gli occhi, l’eyeliner solo nella parte inferiore dei suoi normalmente splendidi occhi che ora sono ancor più evidenziati.
Oh merda, dovrei ridicolizzarlo e ridergli in faccia, ma il mio shock deriva dal fatto che gli sta anche bene sta roba in faccia!
- Beh? - Chiede entusiasta come un bambino.
Fortunatamente arriva Dave a salvarmi e scoppia a ridere senza ritegno.
- E che diavolo è quella roba, amico? -
Jacoby sembra illuminarsi alla domanda, come se sperava che qualcuno gliela facesse.
- Prove di look! - Poi abbassa la testa e fa una piroetta su sé stesso. - anche il taglio è leggermente diverso, solo di poco. -
Ha in effetti un taglio sempre corto e la tinta nera, ma è un po’ diverso da quello corto e semplice di prima, solo un po’ più perfezionato ma niente di troppo alla moda, no di certo.
- Stai bene! - Esclama Tobin invece sorpreso e convinto, Dave alla fine si perde nel tatuaggio nuovo, l’ennesimo che ha a che fare con l’argomento del doppio. Bene e male, buono e cattivo, giusto e sbagliato, odio e amore e via dicendo.
Sembra ossessionato da questo argomento.
- Oh uno che mi capisce, vedi? - Jacoby si rianima e lo abbraccia cominciando a parlare anche del fatto che vorrebbe vestire con meno magliette larghe e magari usare più quelle senza maniche, meno stile hip hop insomma.
Per un momento lo immagino e mi viene anche male perché penso che si stia muovendo nella giusta direzione ma non so come dirlo senza ridicolizzarmi.
Cioè in realtà dire che fa bene non è un ridicolizzarmi, ma io mi sento troppo scoperto a dirlo, anche se Tobin ha appena detto che sta bene ed insomma. Le parole mi muoiono in gola, ma per fortuna ci pensa lui a parlare anche per me.
Solo dopo tipo mezz’ora di sproloqui su come vorrebbe cambiare lo stile gradualmente a seconda magari di un’evoluzione musicale, dove ipotizza che non faremo nu metal tutta la vita, mi chiede:
- E tu che ne pensi? -
- Del pizzetto sul mento? - Chiedo come se di ventimila parole io abbia sentito solo quello. In effetti è proprio così. Lui salta su e mi viene davanti gesticolando come un matto.
- Ehi hai sentito il resto? - chiede offeso, io sorrido divertito quando fa il bambino ed annuisco paziente.
- Sì, ho sentito, è quasi impossibile il contrario. - Parlo mentre strimpello con la chitarra, è il mio anti stress e Jacoby È il mio stress!
- Che ne so a volte sembri da un’altra parte. Come se il tuo ‘sì, a-ha, bene’ ed il tuo annuire sia solo finto, ma in realtà non ascolti una parola di quel che dico! - Per un momento penso di diventare espressivo tutto d’un colpo quando lo dice, poi mi rendo conto dalla sua espressione imbronciata che sono ancora sulla mia calma indifferenza.
Cazzo, ci ha preso.
Quando attacca coi suoi sproloqui da disturbo dell’attenzione dove apre parentesi che non chiude più, io prendo e parto con la testa, faccio solo finta di ascoltare.
Percepisco qualche concetto chiave e cerco di captare le domande a me dirette.
- Per me fai bene a sistemare un po’ il look, poi sul modo puoi anche rivolgerti ad uno che fa quello di lavoro. - Ci sono fashion stylist per star di ogni genere, per il momento non ce ne hanno presentato uno, hanno dato un’occhiata al modo in cui intendevamo presentarci in giro e vedendo che il nostro stile principale andava bene, ovvero quello di ragazzi in bilico fra l’hip hop ed il rock, ma fondamentalmente ragazzi semplici che vengono dalle strade che calpestano la maggior parte dei ragazzi che vengono ai concerti, a loro è andata bene.
Però so che ci sono etichette che oltre a dire e controllare le canzoni e la musica, lo fanno anche con lo stile e l’immagine, anzi.
Però siccome era un esperimento hanno detto ‘ok, vediamo come va e poi in caso correggiamo cammin facendo’. Non volevano niente di raffinato ed impostato, volevano qualcosa di molto naturale e spontaneo, così non abbiamo lavorato molto sull’immagine.
Però se Jacoby pensa di dover cambiare qualcosa di sé, potrebbe anche interpellare qualcuno.
Lui si stringe nelle spalle e si intimidisce facendomi impressione.
- No lo so, per ora mi ha dato una mano Kelly. - Non so perché si vergogna a nominarla a me. Io faccio finta di niente ed annuisco tornando alla chitarra.
- Figo. - Dico solo serafico.
- Ma insomma, tu che ne pensi? Sarei ridicolo? O è troppo poco? Non so, forse... - prima che ricominci lo fermo quasi freddo.
- Secondo me come hai deciso va bene. - Spero che gli basti, ma parliamo di Jacoby, è ovvio che non gli basta.
- Oh andiamo esprimiti di più! -
- Ma io non... - Cerco di lamentarmi, ma lui continua ad insistere coi suoi ‘no dai esprimiti, parla, fallo! Dì cosa ne pensi dai dai dai!’ Fino a che Tobin esasperato esclama:
- Ed esprimiti cazzo! -
- Altrimenti lo uccido! - Brontola Dave che non ne può più della sua insistenza. Se lui non ne può più siamo a posto.
Così sospiro esasperato, lo guardo da seduto nel divano in attesa di cominciare le prove, lui è in piedi davanti a me, fa un altro giro e lo guardo con la maglietta nera senza maniche, un bracciale in ferro al polso non molto appariscente, dei jeans larghi ma non cadenti, i capelli modificati un po’ in quel modo e quel maledetto pizzetto sul mento che gli dà un’aria più adulta. Poi la matita sotto gli occhi, solo una leggera traccia, ma quella che basta per evidenziare i suoi punti forti e renderlo davvero più carino e piacevole.
Cazzo.
Annuisco.
- Sì sì, secondo me così sei perfetto, non è un cambiamento radicale, è più graduale dal semplice ragazzo nu metal di prima, però se vorrai continuare un cambio di look da qui sei perfetto. Per me va bene. - Così sembra contento, mi dà un bacio con lo schiocco sulla fronte che mi fa rimanere impassibile anche se ne sono felice e va alla sua postazione saltellando come un coniglio di pasqua.
Ma vedi sto scemo.
Certo che sta meglio così, sta molto meglio. Troppo. Spero che non diventi troppo hot, altrimenti chi riesce più a stargli vicino dopo?

Il problema dei ronzii, dello stress e di tutto quel che concerne Jacoby, torna quando siamo di nuovo in tour.
Chiaramente non è andato a farsi controllare perché è come sempre un dramma quando si parla di psicanalisti, così il risultato è che quando torna a fare concerti, lui torna a quei suoi momenti di delirio paranoico.
Scatta ad ogni insetto volante che ronza e quando sono reali va tutto bene, a parte che una volta siamo seduti tranquilli nel nostro bus che si muove da una tappa all’altra e finisce che salta sul sedile e visto che la bestia volante non identificata è proprio vicino a lui, mi plana addosso abbracciandomi e nascondendo il viso contro il mio petto, tremante come un cucciolo.
Nel salto ha investito Dave che si è beccato una ginocchiata nel naso ed ora gli sanguina.
Insomma, scene così sono quasi ordinarie, ma positive perché questi insetti sono reali.
Il problema è poi quando deve salire sul palco, dove ha paura di avere qualche crisi e perdere il controllo. In quel momento comincia a sentire quelli che non ci sono, perché si crea lo stress che traduce in allucinazioni.
E allora uno della crew che ci segue ha la brutta idea di proporgli un piccolo goccio prima di salire sul palco, così che gli si rilassino i nervi.
Grande idea!
Vorrei uccidere il malcapitato, però devo dire che quando beve lo stress scema e i ronzii con esso. Jacoby si rilassa, si rianima, si carica ma non ha allucinazioni, non è versione pazzo autolesionista.
Alla fine i live vanno sempre bene, va meno bene il dopo, quando continua a bere perché è divertente festeggiare, perché è quella la vita che facciamo ora e gli piace da matti.
È solo che se beve non ha crisi psicotiche e si dimentica di tutte le sue paure, le sue follie ed i suoi enormi limiti. Quando beve non ha da lavorare su di sé, non ha da affrontare i suoi fantasmi, qualunque essi siano.
Però ho deciso di chiamarmi fuori ed anche se all’inizio non è facile perché sono apprensivo, poi scrollo le spalle e vado su nel bus ad aspettare che gli altri tornino dopo i loro festeggiamenti, i giri per i locali e qualunque cosa si faccia dopo i live.
Risulto un po’ asociale, ma non posso torturarmi nel guardare Jacoby che si distrugge.
Dave non è da meno, gli va ben dietro però Dave non scappa da una qualche malattia mentale o da delle fobie da superare o chissà cosa.
O forse è solo che di Dave non mi importa quanto mi importa di Jacoby.
Quando sale io sto leggendo steso nella mia branda, lui arriva come un bufalo ubriaco e si butta su di me senza ricordarsi che la sua era l’altra, che mi potesse vedere era fuori discussione perché non avrà avuto nemmeno gli occhi aperti.
Mi si butta letteralmente sopra, sto per vomitare, fra l’altro puzza di alcool e sudore in modo osceno, ma lui non si muove. Lascio andare il libro, Dave e Tobin vanno nelle rispettive brande e si mettono subito a dormire ignorando che io non riesco a spingere Jacoby giù da me nemmeno con tutta la mia non notevole forza.
- Jacoby? Ti prego... ehi? - Lo chiamo ma lui si mette a russare, è completamente steso su di me a pancia in giù. Il viso rivolto verso il mio a farmi sentire ubriaco quanto lui solo col suo alito.
In pochi secondi si mette a russare.
Oh Cristo Santo!
Ed ora che cazzo dovrei fare?
Cerco di smuoverlo, ma tutto quel che ottengo è solo un leggero spostamento verso il lato in modo almeno da non morire entro qualche secondo.
Riesco a respirare, ma non certo ad uscire da qua sotto, così sospiro paziente e alzando gli occhi al cielo, mi rassegno e cerco di dormire.
Più io provo a starne fuori e ad allontanarmi da lui prima che sia ubriaco fradicio e quindi cerchi di saltarmi addosso, e più me lo ritrovo addosso.
Per me è facile estraniarmi, staccare la spina, fare finta di nulla. Giro la testa e non guardo.
So cosa fa, so cosa finirà per fare, so che non andrà lontano se continua così e nessuno lo frena, ma io non posso fare il suo baby-sitter. Non se ne parla.
Sono il suo chitarrista e sono il ragazzo che ha perso la testa per un folle senza controllo.
Ci ho provato ma non ho le carte per raddrizzarlo, così che viva come vuole, io devo prendermi cura di me stesso.
Se questo non basta, farò di meglio.
Mi sposerò anche io, farò una famiglia mia, avrò una vita ben separata dalla sua.
Me lo toglierò dalla testa, mi rimarrà uno pseudo amico che si distrugge quando non è sul palco a cantare.
E se il Cielo vorrà, registreremo anche un altro album. Solo se vorrà.