*Ecco
qua un altro capitolo, ci sono citazioni di molte canzoni loro più o
meno indirette, i più bravi dovrebbero coglierle. Dopo la sparata di
cucitrice in testa, Kelly ha seguito un po' di più il gruppo nei tour
per tenerlo più sotto controllo, per cui la sua vita è sempre andata a
periodi e dopo uno abbastanza stabile dove Jerry si illudeva di poter
stare bene con lui tenendo le cose su un piano 'normale', succede
quello che nella vita di Jacoby viene ritenuto un fatto centrale. Un
fatto che cambia di nuovo tutto.Buona lettura. Baci Akane*
28. UN AVVENTATO STRONZO
Finisce con Getting
away dove la sua voce mi fa particolarmente rabbrividire se non pure
eccitare, sia come inizia che come sussurra in certe parti, le strofe
le canta con un graffiato spesso particolarmente marcato, non so come
faccia ad usare la voce in certi modi, penso che gli stia cambiando
anche se è adulto... si fa per dire adulto nel suo caso. Però
effettivamente ci sono dei cambi che si sentono chiaramente, se prima
l’amavo ora mi fa avere orgasmi. Fortuna che sono bravo a trattenere e
nascondere.
Comunque finisce la
canzone con mio grande sollievo, sto cercando di controllare come va
dietro la chitarra che mi copre proprio il pacco, quando la sua voce al
microfono torna a farmi accapponare la palle, ma per un altro motivo.
- Adesso voglio fare una prova di salto! -
Prove di salto?!
Lo guardo che mette giù
il microfono e si toglie di dosso le cose elettroniche e si sistema nel
bordo del palco appena montato dove siamo qua per fare delle prove
prima dell’ultimo concerto del tour.
- Sei sicuro di quello
che dici? - Chiede Tobin titubante non capendo cosa intenda visto che
fissa oltre il bordo, io non spreco nemmeno il fiato. Non è che Jacoby
di solito stia fermo, chiaramente corre di qua e di là, fa qualche
salto ma cose normali per uno che si scalmana come un matto.
Però capisco bene che
ha un’idea malata, me lo sento. Perché oggi suoniamo all’aperto ed è
una di quelle giornate maledettamente calde e lui col caldo dà di
matto, vicino c’è un lago, proprio di lato al palco e quando ho visto
la posizione mi sono subito sentito male.
Infatti i suoi occhi
brillano malati ed io mi giro dall’altra parte evitando di sana pianta
di guardare. Oh che si arrangi, dannazione. Vuole annegare? Che
anneghi! Lui e l’acqua!
Senza bisogno di
vederlo so che lo fa, prende la rincorsa perché sento i suoi passi da
elefante e poi lo stacco, un silenzio dove nessuno qua intorno parla e
poi un enorme SPLASH!
A questo punto si levano le urla e gli applausi di tutti, sospiro e scuoto la testa. Brutto idiota.
Mi giro e lo guarda che sbraccia e ride come l’idiota patentato che è, ma non riesco a non ridere perché è così scemo che rido.
Cioè lui è sempre stato pazzo al di là di tutto quanto ed è di questo che mi sono innamorato, siamo onesti.
Per cui quando fa queste cose cazzo, lo devo ammettere, mi piacciono. Non mi piace quando si deve fare male, questo no.
L’intelligente si fa
una nuotata e poi esce, quando si presenta sull’erba ai piedi del
palco, proprio dove mi affaccio io che ho messo giù qualunque cosa
potrebbe bagnarsi, lui allarga le braccia e fa una di quelle facce da
schiaffi, felici e soddisfatte.
- Sei un figlio di
puttana maledettamente avventato, lo sai? - Dico placido e calmo come
se gli dicessi ‘ehi hai una cosa sulla faccia’.
Lui ride, sale con un
salto improvviso e prima che io possa scappare mi è addosso e mi
abbraccia bagnandomi tutto. Ma chiaramente sapevo che l’avrebbe fatto.
Speravo solo di poter scappare.
Razza di idiota.
- Ma tu ami il figlio di puttana avventato, vero? - Scuoto la testa e gli do un pugno sul fianco.
- Non sono masochista! - Così allenta per il colpo e sguscio via alla ricerca di un asciugamano.
Col caldo che fa devo
dire che la rinfrescata ci stava, ma ovviamente solo lui poteva pensare
che buttarsi nel lago funzionasse.
Dopo di me abbraccia anche Dave e Tobin i quali ridono e gli danno degli schiaffoni nelle chiappe che fanno dei sonori sciaff.
È uno di quei bei
momenti divertenti e rilassanti ed anche il concerto, visto che poi per
fortuna non si tuffa più in acqua. Credo d’averlo convinto quando gli
ho detto gelido ‘se ti fai male per fare il coglione non ti parlo più’,
visto che considero ‘fare il coglione’ tutte le volte che nei tour
passati si dava il microfono in testa o sbatteva contro le impalcature.
Il premio di miglior coglione del secolo se l’è aggiudicato con la
cucitrice, chiaramente. Da allora se gli dico questa frase tende a
calmarsi. A volte penso ‘ma quando si fuma una canna si calma così?’ Il
che è tutto dire, visto che odio quando fa uso di certe sostanze.
- Però un giorno lo
faccio, cazzo! - e con questo il tour per il terzo album si chiude,
nella nostra testa già un altro album in arrivo, musica, musica ed
ancora musica.
Le cose vanno bene,
finalmente, Jacoby è avventato ma non impossibile ed è tutto molto
piacevole e bello. E spero che tutto continui così, perciò niente,
niente in questo momento potrebbe turbare e rovinare questa specie di
equilibrio che si è creato. Niente.
Riesco addirittura a
pensare che forse possiamo continuare così per sempre. Forse. Senza
soddisfare i nostri reali desideri e vivere i nostri veri sentimenti,
senza che lui si curi davvero. Con le nostre finte vite che facciamo a
casa, scesi dal palco, quando la magia si spegne.
Questa è la prima volta che lo penso da quando abbiamo iniziato questa vita assurda.
Quando vivi su un treno sempre in corsa per tanto tempo, non pensi che possa più fermarsi e che andrà avanti per sempre.
Oppure che si scontrerà contro un muro di cemento armato uccidendo tutti.
Questo è quello che succede poco dopo il nostro ritorno a casa, a fine tour.
Tornare alle nostre
vite è strano, è come scendere dalle nuvole. La vita che facciamo a
casa sono completamente diverse da quelle a cui ormai ci siamo
abituati, ma devo dire che mi piace tornare fra i comuni mortali, nella
mia bella casa da mia moglie che ho potuto vedere ogni tanto durante
questo tour americano e dalla piccola Amelia.
Vederla nascere è stato
il regalo più bello della mia vita e mentre la stringevo, così come
tutte le altre volte che l’ho fatto, mi sono reso conto che posso anche
stare con lei per tutta la vita se è per lei.
Quel che mi ha fatto
nascere quella piccola creatura mi ha sconvolto e quando sono a casa
sono felice, ora, di poter stare con lei.
È davvero la migliore cosa della mia vita.
Sono in una nuvola
rosa, quando Jacoby mi chiama e per un momento, per un maledetto
momento, ho un flashback. Torno a quando lui mi chiamò dicendomi del
tentato suicidio di James, c’è qualcosa nella sua esitazione quando
rispondo al telefono sapendo che è lui, qualcosa nel suo respiro
affannato che mi fa ripensare a quel momento.
- Jacoby? - E poi quando siamo a casa di solito non mi chiama, aspetta che ci si veda col gruppo.
Lo chiamo incerto di nuovo e lui finalmente trasale come se si ricordasse di avermi chiamato, di essere al telefono.
- Jerry, è successo di nuovo... ma questa volta... questa volta... - Ed è sconvolto come quando mi disse di James.
I brividi corrono dalla nuca lungo la schiena e si espandono su tutto il corpo.
- James è morto? - La
prima cosa a cui penso. Lui balbetta un ‘no, non lui’, così mi sento
anche peggio. - Dave? - Non so perché penso che lui potrebbe uccidersi
un giorno, spero non succeda mai ma fa una vita dissoluta come Jacoby,
Tobin è più sotto controllo rispetto a loro, anche se non ai miei
livelli. Ma nessuno è ai miei livelli.
- No, è il nonno. - Quando lo dice penso di aver capito male, mi aggrotto.
- Che stai dicendo?! -
Mi siedo e trattengo il fiato, mi sembra anche che il cuore si sospenda
anche se razionalmente so che non può essere.
- Il nonno, nonno Howard si è sparato. -
E con questo chiudo gli
occhi e cerco di sentire il suo pianto, pianto che non arriva. È qua
che capisco che ha bisogno di me sul serio, questa volta, perché se non
lo faccio piangere e scoppiare e fare il putiferio, se permetto che si
tenga tutto dentro, questo si riscuoterebbe indelebilmente in tutto il
resto della sua vita ed io so, so perfettamente, che non posso
permetterlo. Ho giurato a me stesso di non farmi più coinvolgere a
certi livelli, ma non posso abbandonarlo, non ora, non mai. Non importa
cosa siamo, cosa è successo e quale sia il suo stato mentale. O che
siamo sposati e con figli.
In un istante tutto si cancella, tutto viene spazzato via. Rimane solo lui, nella mia mente, nella mia anima.
Lui che ha perso una delle persone più importanti della sua vita e nel modo peggiore, sicuramente.
Che Dio lo salvi, se esiste.
- Arrivo, dove sei? - Non mi risponde, ma io so dov’è.
Mentre vado cerco di
domare la paura micidiale che mi assale, sono terrorizzato dal fatto
che possa avere una di quelle ricadute da cui non si rialzerà. Come ha
potuto uccidersi quell’uomo?
Penso a lui e a quello
che ha significato per lui suo nonno adottivo e penso che questo è il
colpo che non gli ci voleva ora in un momento in cui è così
delicatamente incerto.
Cosa gli dirò? Cosa potrò fare per lui ora? Cosa dovrei fare?
Quando arrivo a casa dei suoi c’è solo la sua auto, immagino siano tutti in ospedale, ma sapevo che sarebbe rimasto qua.
Aveva voluto comprare
una nuova casa a tutta la famiglia, ma suo nonno ha detto che da lì non
si muoveva, così Jacoby ha comprato una casa solo ai suoi genitori,
ovvero sua madre e suo patrigno ed ha fatto sistemare quella dei nonni.
Però lui non è lì, vado
diretto nel capanno degli attrezzi adiacente sapendo che lo trovo lì
perché è l’unica parte che il nonno non ha voluto che rifacesse.
Entro e lo vedo seduto
su un cavalletto di legno tutto ricurvo che si rigira fra le mani una
lettera, le mani sono sporche di sangue, i suoi occhi sono
cristallizzati nel momento in cui deve averlo trovato. Ha aspettato che
tornasse per rivederlo, poi l’ha fatto.
Jacoby era qua, avrebbe potuto fermarlo.
Per un momento penso a
James e sono contento che lui ce l’abbia fatta e ne sia uscito. Poi
guardo la sua testa dove so che c’è la cicatrice che si è fatto durante
il precedente tour e penso che di cicatrici ne ha sempre di più.
Mi avvicino silenzioso e gli prendo la lettera di mano, è d’addio.
Spiega che lo fa perché
ha un male incurabile e doloroso che lo farebbe morire sotto enormi
sofferenze. Sa che nessuno capirà, ma chiede di essere perdonato e non
dimenticato e sa che è amato e che avrà sempre delle rose sulla sua
tomba. Poi ci sono due righe per la moglie, la donna che ha sempre
amato e che resta con dolore.
‘Questa è la mia
redenzione, vi rivedrò tutti dall’altra parte un giorno, per adesso vi
amerò attraverso un telescopio, da lontano.’
Mi salgono le lacrime
agli occhi che mi bruciano, gli rimango davanti e vedo che non piange,
è sotto shock e mi chiedo cosa devo fare.
Non mi vede nemmeno, forse non si è accorto che sono qua, forse è in un crollo psicotico.
Dovrei chiamare uno psicanalista?
- Jacoby... - Tento di
riportarlo al di qua, lui sembra ancora molto lontano. - Mi dispiace
tanto... so cosa significava per te... - Non so cosa si fa, cosa si
dice. Odio parlare, figurati in questi casi. La testa si svuota, la
gola è secca ed io non so che diavolo devo dire, so solo che dovrei
continuare a parlare.
Ma lui non mi guarda e non reagisce, così penso che forse... forse devo solo stringerlo ed aspettare che pianga.
O forse devo farlo piangere. A volte la cattiveria funge da valvola. Non credo si accorgerebbe nemmeno del mio abbraccio.
Deve reagire, fallo reagire Jerry, trova un modo, dai dai dai...
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è vero che: Durante il terzo
album cambia la voce a Jacoby rispetto ai primi due album, se ascoltate
le canzoni si nota oltre che il cambio di stile musicale anche quello
vocale, molto più rauco e spettacolare, dovuto al consumo eccessivo di
sostanze fra cui alcool e canne, tutte cose confermate da lui.
Il nonno si chiama
davvero Howard e come si sa Jacoby era super legato a lui, lui era
malato ed è vero che si è ucciso per evitare le atroci sofferenze della
sua malattia terminale, è vero pure che si è sparato. Non so ovviamente
se ha lasciato lettere d'addio e se lo ha trovato Jacoby, visto i testi
di The Paramour Session, ho supposto che comunque una lettera l'abbia
lasciata perché in Roses on my grave il testo sembra proprio una
lettera d'addio di uno che si uccide, la canzone si sa è dedicata a suo
nonno e di conseguenza la logica suggerisce che quella lettera fosse
vera. Questo testo sarà inserito a suo tempo nei capitoli successivi.