*Eccoci qua. Il periodo è Marzo 2006 perchè questo è il vero periodo in cui Jacoby ha perso suo nonno anche nella realtà e sempre nella realtà quel periodo per lui è stato devastante, ma non solo il periodo. Diciamo che da lì in poi è stato un crollo costante. Vediamo come reagisce Jacoby al funerale del nonno e come Jerry si prende cura di lui. Nella foga del momento peggiore, hanno fatto sesso, ma come pensano di proseguire da lì in poi? Quali sono le intenzioni di Jerry? Sarà in grado di applicarle o ancora una volta sarà preda delle emozioni devastanti di Jacoby? Buona lettura. Baci Akane*

30. IN UN MARE DI EMOZIONI



"Da qualche parte tra la felicità e la tristezza
Ho bisogno di calcolare
Cosa ha creato la mia pazza
E sono dipendente dalla tua punizione
E tu sei il maestro
Ed io aspetto il disastro"
- Getting away with murder -

Non viviamo vicini e quando siamo fuori dai compiti del gruppo cerco di stargli lontano, stare per conto nostro, ma ovviamente in questo periodo sono rimasto più in contatto con lui.
Quando sono andato al funerale di suo nonno mi è bastato uno sguardo per capire che sta male e che non va affatto bene.
I suoi occhi sono gonfi e rossi e vorrei sapere quanto piange ancora.
Lo vedo andare via presto dal funerale, sgusciare da dietro la chiesa gremita come se non ce la facesse più, lo seguo e prima che salga nella sua auto e se ne vada, gli chiedo dove sta andando. Lui si ferma, mi guarda con quei suoi occhi che ormai non torneranno mai più sereni, sempre che lo siano mai stati, e alza le spalle.
- Non so, ovunque ma non qua. - Sussurra roco. La sua voce è provata ma ancora più bella, credo che abbia pianto e gridato molto. Ed anche bevuto, mi sa.
- Guido io? - Chiedo sapendo che non posso lasciarlo solo.
Alza le spalle ed annuisce e sale nella parte del passeggero.
Sono qua senza la mia famiglia, da qualche parte c’erano anche Dave e Tobin con rispettive consorti.
- Kelly? - Chiedo mentre parto. Lui scuote la testa.
- Le ho detto che non voglio vedere nessuno, non posso stare coi piccoli in queste condizioni. - Mormora appoggiando la fronte al finestrino.
Per un momento il flashback di quella sera, quando l’ho portato a casa dopo il suo strano addio al celibato, mi torna su. Era proprio così come ora.
- Ti va di parlare? - Di solito ama farlo, ma adesso si prende una sigaretta  e se l’accende.
Era da una vita che non fumava sigarette normali. Le canne sono un’altra cosa e per fortuna non se ne sparava venti al giorno, ma una ogni tanto nei momenti di stress o prima di uno show.
Non dico nulla, ma non so dove portarlo.
- Dove vuoi andare? -
Lui alza le spalle, non risponde subito, poi lo fa.
- Mi piacerebbe vedere il mare... - Mi torna in mente il posto dove andavamo sempre col gruppo che mi ha obbligato a frequentare.
Ero un pesce fuor d’acqua, infatti non ho mai avuto un gruppo d’amici, sono sempre stato per conto mio.
Sempre stato Jerry il solitario metallaro.
Vado là, dove in qualche modo il nostro casino è iniziato. Quando mi ha fatto una sega ed io gliel’ho lasciato fare, quando mi ha baciato ed io ho risposto.
In quel momento non sapevo quanto pessima fosse come idea. In qualche modo deve aver lavorato in lui quella cosa scatenando quel suo modo psicotico di vivere lo stress. Tutte le sue emozioni un giorno lo uccideranno.
Parcheggio vicino alla spiaggia dove si andava con gli altri e guardo un mare invernale, siamo ai primi di Marzo del 2006, fa un maledetto freddo, le onde del Pacifico si infrangono fino a metà spiaggia, a momenti ci divoreranno, ma lui scende con la sua sigaretta e sospiro nel vedere che non tira fuori da qualche tasca o cassetto una bottiglia di scotch.
Sono le classiche cose che si fanno in questi casi.
Lucido, dolorosamente lucido, si toglie le scarpe vicino alla macchina e si avvia sulla sabbia umida dalla schiuma che col vento risale fin qua.
Che diavolo vuole fare con questo tempo?
Rimango un po’ qua sperando che torni indietro vedendo che non si può fare niente, ma lo vedo fermarsi due secondi davanti allo spettacolo brutale che ha davanti, un grigio pieno di schiuma ingigantisce davanti a lui, sembra rispecchi il suo stato d’animo. In cielo le nuvole si rincorrono basse e scure, a momenti pioverà.
I suoi capelli neri sono giù lasciati a loro stessi, senza una forma, non si è nemmeno truccato, sembra ancora più sciupato.
Ad un certo punto butta la sigaretta, si toglie la giacca nera del funerale e si avvia deciso verso il mare.
Io scendo di colpo dall’auto sbiancando, lo chiamo a gran voce ma si perde contro il vento che mi batte in faccia tagliandomi la pelle, non riesco nemmeno a tenere gli occhi bene aperti, così mi metto a correre vedendo che si dirige nel mare e lo prendo quando è dentro, mi bagno le scarpe, un’onda ci arriva contro furiosa e ci bagna le gambe ed i pantaloni che si appiccicano fastidiosamente.
- Jacoby sei pazzo? - E dai, ogni volta lo chiamo così come se non sapessi che è il suo punto debole.
Lui si gira verso di me ignorando la mano che lo tiene sul braccio.
- Credo di sì in effetti. - Risponde incolore. Non è mai stato così incolore, così insensibile. Questo è il mio tipico modo di fare, non il suo. Privo di emozioni. Ma io sono il re di questo stato d’animo.
So bene che quando uno sembra non provare niente, in realtà lo prova, è solo che non riesce ad esprimerlo.
- Non è la stagione per un bagno! - Dico deciso tirandolo per uscire, sembra ben piantato dove sta, ma un’onda particolarmente alta ci investe quasi completamente, impreco mentre mi viene addosso ed io per non cadere e non far cadere a lui, lo abbraccio istintivamente.
Lui si divincola e cerca di continuare la sua avanzata, la camicia bianca tutta bagnata sembra una seconda belle, mostra i tatuaggi sotto, anche la testa è bagnata, i capelli più in disordine di prima. Ignora tutto mentre io non so in che condizioni devo essere.
- Andiamo. - Lo tengo con entrambe le mani per entrambe le braccia e lo tiro verso l’uscita. - Il mare si sta imbruttendo ancora di più, a momenti pioverà! - Lui scuote la testa.
- No, io voglio andare lì! - Non sa cosa sta dicendo.
- Jacoby non sei in te, vieni con me, ti prego. - Lo imploro e lui finalmente smette di tirare, ma non viene. Si gira, mi guarda con quello sguardo che non so decifrare, bagnato ed in disordine. Più bello del solito, forse, perché i capelli un po’ più lunghi gli donano.
- Come fai a non morire sotto le emozioni? - Chiede. Proprio ora? Proprio ora vogliamo avere questa conversazione?
Mi stringo nelle spalle  e scivolo con la mano dal braccio alla sua mano e la tengo forte.
- È quello che mi chiedo io con te, come fai a vivere così tanto forte tutte le tue emozioni? Non hai vie di mezzo, non riesci a tenere niente... a volte vorrei imparare come si fa. - Perché semplicemente io non riesco a tirare fuori nulla, tutto qua.
Lui scuote la testa ed alza gli occhi al cielo che sembra debba venirci addosso.
- No, amico, è una maledizione questa! È molto meglio come sei tu, credimi! - Sorrido un po’ triste a questo nostro invidiarci a vicenda. Non che io voglia essere un pazzo senza controllo come lui, ma intendo riuscire ad emozionarmi meglio, tutto qua.
- Andiamo? - Chiedo tirandolo per la mano verso fuori, prima che un’altra onda ci faccia cadere ed annegare.
Non vedo se mi segue, do per scontato che la crisi sia passata, ma poi mi tira un momento, io preso alla sprovvista mi ritrovo contro di lui, una mano sulla mia nuca e lui che prende possesso della mia bocca. Le dita intrecciate, sembriamo una vera coppia e penso che in questo momento sia quello di cui ha bisogno e mi chiedo che ruolo dovrebbe avere ora Kelly e quanto le starà bene di essere solo la sua scopatrice ufficiale od una fattrice di figli. Non lo so.
Dopo il bacio accetta di uscire e lo porto in macchina, recupero le sue scarpe e cerco qualcosa da mettere sui sedili per non rovinarli perché siamo bagnati, ma non trovando niente lui si spoglia qui dove siamo, io lo guardo come fosse impazzito, come lo guardo il più delle volte.
- Beh meglio appoggiare meno stoffa bagnata possibile, no? - Così dicendo infila tutti i suoi vestiti nel porta bagagli ed io guardandomi intorno sospiro e constatando che non c’è nessun pazzo in spiaggia o nei paraggi, con la pioggia che inizia giusto ora a scendere, lo imito e mi infilo di corsa in auto.
Ovviamente il freddo ci assale, ma accendo l’aria condizionata calda ed in poco nell’abitacolo si sta meglio. Mi sento un idiota a stare nudo in auto, ma per tornare a casa dobbiamo guidare un po’.
- Dove stai andando? - Chiede scandalizzato. Penso che il bagno in mare l’abbia un po’ rianimato.
Lo guardo ovvio.
- A casa tua dove non so come spiegherai che sei nudo e bagnato? -
- E la tua auto? - Ci penso solo dopo che in chiesa c’è ancora la mia auto, così piego la testa e mi guardo.
- Sono comunque nudo e bagnato, come faccio ad arrivare tranquillo e beato davanti ad una chiesa e prendermi la macchina? -
Così lui scoppia a ridere e scuote la testa, la risata è la prima da molto, penso che si immagini la scena di proprio io che arrivo nudo e bagnato davanti alla chiesa, come niente fosse.
Non interrompo la sua risata visto che è tanto bella.
- Dai... - Mormora poi mentre vede che vado davvero a casa sua.
- Non ci vado in chiesa così! Tornerò a prendere l’auto! Tanto poi ti devo riportare la tua, così mi accompagni a prenderla. - Sospira seccato e scuote la testa.
- Non voglio andare a casa. -
- Andiamo da me? - Non ha ancora visto mia figlia che ha un mese in pratica, alza la testa e mi fissa come se fossi idiota, sento il suo sguardo di quel genere.
- No, amico, non intendo torturarmi con la tua coniglietta! - Risponde velenoso, gli tiro un colpo sulla pancia e lui si lamenta piegandosi in avanti, ma ride ancora.
La chiama così perché anni fa è comparsa sulla copertina di Playboy, ma è molto frequente per i musicisti sposare ex modelle di playboy, non significa molto. Lui è solo un idiota, sostiene che non è amore, ma è solo una posa e che io sono ostinato a non ammetterlo.
Ma è ovvio che Jessica è il mio tentativo di seguire la retta via. Kelly per lui è ancor più complicata. Non è il tentativo di una retta via, lei è... l’egoismo di Jacoby, ecco cos’è.
Perché lei lo ama e gli dà la famiglia, la casa, la scopata giusta.
Questo non è egoismo?
Mi guarda con l’aria testarda che lo caratterizza quando non sta proprio male.
- E dove vuoi andare, allora?! - Chiedo paziente. - Considera che siamo nudi e bagnati, per cortesia. - Aggiungo speranzoso che se lo ricordi.
- Andiamo in un fottuto motel! - Gli sembra una bella idea, io tiro una gran frenata che a momenti ci fa uscire di strada visto quanto piove, lui ride tenendosi sulla maniglia sopra la portiera e indica un motel lungo la strada.
- Dai, quello è perfetto, siamo bagnati, fuori piove, non c’è un cane, basterà indossare i nostri fottuti vestiti di prima, non ci saranno problemi! - Per lui è davvero una mitica idea ed io accelero per non fermarmi.
- Non passerò la giornata con te in un motel! - Perché anche se quel giorno abbiamo fatto di nuovo sesso, l’idea di preservare me stesso è sempre valida. - Quello è stato uno scivolone, stavi male e non sapevo come aiutarti! - Lui fa il broncio infantile, ma io rimango della mia e vado dritto ben convinto che non posso proprio stare con lui in un motel. Non se ne parla proprio.


Finalmente dorme, ma ha un’aria triste e segnata anche mentre lo fa.
Rimango seduto sul letto, mi abbraccio le ginocchia e lo guardo al di là della mia spalla mentre se ne sta a pancia in giù, la mano sotto il cuscino, i capelli bagnati gli si sono asciugati male, avranno una forma assurda. Non che i miei siano meglio, volevo farli crescere perciò sono di quella lunghezza intermedia che non stanno facilmente.
I suoi tatuaggi aumentano di mese in mese e sono tutti a tematica del doppio, del contrasto, del buono e del cattivo, del bene e del male. Si vede come un angelo ed un insetto.
Con aria intenerita gli tiro su le lenzuola per poi rassegnarmi e stendermi vicino a lui. Sentendomi, si accoccola su di me nel sonno ed io non lo mando via. Lascio che appoggi la testa sulla mia spalla e lo circondo col braccio. Sembra un cucciolo bisognoso di cure e affetto. Piccolo scemo.
Ed io grosso imbecille.
Meno male che non mi sarei mai fermato con lui in un motel!
Ecco perché sono tornato indietro ed abbiamo anche fatto l’amore. Perché non dovevo. Pensa se dovevo, che facevo? Lo sposavo?
Porca puttana. Qua sta sfuggendo tutto tragicamente di mano per l’ennesima volta, ma quanto andrà bene, questa volta, prima che tornino i suoi crolli psicotici perché quel che prova per me è troppo in incasinato e forte?
Eppure se fosse normale non lo amerei. Sono masochista.
O forse sono una falena che si butta sul fuoco anche se sa che morirà bruciata.