*Ecco
un altro capitolo. Quando faccio tardi nella pubblicazione normale è
perchè sono in pieno lavoro oppure stanca per il lavoro. Comunque
Inizia ufficialmente il periodo della Paramour Session, un bel periodo
che loro stessi hanno ricordato sempre con calore. Nelle interviste si
legge che erano alla deriva, era il periodo peggiore per molti di loro
e chiudersi in quella meravigliosa mansione per qualche mese li ha
proprio salvati come band, come amici e come persone. Iniziamo il loro
viaggio di recupero, sotto la supervisone speciale di Jerry che non sa
che questo sarà l'inizio di qualcosa da cui per lui sarà impossibile
uscirne. Jacoby ha sempre detto di essere stato autolesionista e
depresso, tutto quel che ho scritto è bene o male preso dalla realtà a
parte come si sa il romanzato e le relazioni slash. Ho messo quella
foto perchè risale proprio al periodo del quarto album. Buona lettura.
Baci Akane*
32. NELLA MANSIONE
"Conto i giorni che abbiamo speso a pezzi
Ho un fegato malandato ed un cuore spezzato
Aiutami, salvami,
Dimmi che la fine è vicina"
- Done with you -
Entrare in questa enorme villa, una mansione appunto, è come varcare la soglia per un altro mondo.
L’idea è di staccare
completamente i contatti col mondo per un po’, come se sparissimo dalla
realtà. Poi magari si può vedere come vanno le cose, se funzionano
credo che si può pensare a rivedere la famiglia, metti che le cose si
tirino per le lunghe per la composizione dell’album.
In realtà non sappiamo
come sarà, se le cose andranno bene o male, è tutta un’incognita ed è
strano. Jacoby non dice una parola per tutto il viaggio, stranamente, e
nemmeno quando vede l’enorme posto provvisto anche di campo da basket e
di un enorme prato utilizzabile per altri hobby, dice qualcosa.
Non si anima nemmeno entrando, e devo ammettere che questo posto è il più bello mai visto.
Ti credo che lo usano
per aiutare i gruppi a creare, il processo creativo è delicato e serve
una certa atmosfera, qua si capisce subito che la puoi trovare.
Io mi sento subito
meglio e non avevo grossi problemi prima se non per Jacoby. Lo scruto
ancora mentre mi sta vicino senza iniziare a correre per tutta la
mansione come un bambino eccitato davanti alla merenda più bella del
mondo.
Immaginavo facesse così, l’avrebbe fatto in un momento migliore, ma in un momento migliore non saremmo qua.
Poco dopo ci vengono incontro gli altri che si sono già stabiliti qua poco prima di noi.
Jack con la sua solita
calma, Dave e Tobin abbracciano Jacoby che dopo il funerale non lo
hanno visto, solo un momento prima della cerimonia.
- Cosa... come state? -
Gli chiede smarrito come se fosse una cosa automatica. Loro rispondono
bene, Dave evita di raccontare che è un disastro, avranno modo di
parlare. Poi Jack spiega che c’è una camera a testa e che la nostra
fortuna è di essere in quattro, altrimenti qualcuno avrebbe dovuto
condividere le camere. Jacoby mi guarda subito senza capire cosa ha
detto, è come se non riuscisse a rimanere agganciato alla realtà che lo
circonda, così gli spiego che avremo una camera a testa, a questo punto
annuisce e si tranquillizza. Dave e Tobin notano questa strana cosa e
non è che a me sia più chiara.
Siamo qua perché lui sta male, in modo diverso da Dave, più che altro ad un livello differente.
Però non penso abbiano davvero capito qual è il modo di Jacoby.
Eccolo qua, ragazzi.
Lui, in questo momento, non c’è.
Si limita a fare quello che gli dico, perché è come se io fossi l’unico suo aggancio con la realtà, sente solo me.
Quando gli ho chiesto perché si era tagliato con le lamette, mi ha detto per capire se era ancora vivo e reale.
Mi ha detto di avere dei momenti in cui non sente il corpo, si vede da fuori.
Dissociazione.
Se gli capita ancora può essere grave, potrebbe fare cose impensabili, anche pericolose.
Ci sono quelli che uccidono in dissociazione e poi non lo ricordano perché effettivamente non sono loro.
Non dico che Jacoby sia uno psicopatico in realtà, ma che abbia istinti suicidi appare chiaro a tutti.
Siamo qua per capire se può trovare la salvezza da qualche parte, alla fine.
Penso che abbia sempre
trovato la pace nella musica, uno sfogo sano, un modo per stare
semplicemente bene. Si trasforma con un microfono in mano, per cui
credo ci siano speranze e punto tutto su questo.
E poi è anche perché lui scrive di sé nelle canzoni, ed ora ha bisogno proprio di questo.
Di scrivere di sé. Più che mai.
Potrebbe essere la fine assoluta oppure l’avvento di uno degli album più belli della nostra, si spera lunga, carriera.
Dopo un attimo di
titubanza, Jacoby sembra tornare fra di noi. Si sistema nella sua
camera, sta un po’ lì e mi chiedo se dovevo stare con lui per
assicurarmi che non si faccia di qualcosa o peggio si tagli ancora.
La cosa dei tagli mi ha
spaventato, se la sua psiche crolla ancora di più non so come ne
usciamo, ma poi finalmente esce ed ha quell’aria da bambino appena
ritrovato dopo lunghi giorni di fuga.
Si gratta incerto la
nuca e inarca un sopracciglio dubbioso su cosa si debba fare ora. Io
stavo ammirando la raccolta in vinile che c’è nella mansione, ci sono
fra i migliori dischi di sempre ed anche un impianto di tutto rispetto.
Quindi con il disco dei
Pink Floyd, The dark Side of the moon, rimango inebetito per questa sua
aria così diversa dal suo solito.
Niente trucco, niente
acconciature, niente vestiti stravaganti. Nessuna maschera, i capelli
sono giù e naturali, il viso è pulito, si è fatto la barba prima di
uscire, si è cambiato, indossa un’altra tuta, ma meno consumata e
vecchia dell’altra. Nessun ciondolo o cianfrusaglia addosso.
E questo disco sembra evocativo, associato a lui.
Il lato oscuro della
Luna si contrappone a quello di Jacoby di ora perché qua sembra sia il
lato luminoso della Luna, quello senza maschere.
Sorrido mentre cerco di
trattenere l’irrefrenabile ed incosciente istinto di abbracciarlo e
baciarlo, perché si mostra a me così fragile ed incerto, come che
dicesse ‘eccomi, sono pronto per ricominciare, solo che non so da dove
partire.’
Così metto giù il disco e gli vado incontro con un sorriso calmo e pacato.
- Andiamo dagli altri? Stanno provando il campo da basket prima che fuori faccia troppo freddo per giocare! -
Così si stringe nelle spalle.
- Non ho molta voglia di giocare... - Alzo le spalle.
- Andiamo solo a vedere
quanto possono essere ridicoli... - Così fa un sorrisino forzato ed
annuisce. Del resto deve iniziare da qualche parte.
Ha una felpa pesante
col cappuccio e le maniche ben abbassate per nascondere i suoi tagli,
io do una breve occhiata e lui si alza il cappuccio e si tira su la
cerniera, poi mi segue fuori.
Diciamo che in America
tutti sanno giocare a basket, a football e a baseball, poi ognuno ha le
sue preferenze, ma queste tre cose le sappiamo bene o male fare.
Quando usciamo, l’aria
fresca ci schiaffeggia, ma non è esagerata. Respiriamo a pieni polmoni
quella che dovrebbe presto diventare primavera, poi ci guardiamo
intorno e seguiamo il rumore della palla che rimbalza nel cemento,
seguiamo il suono camminando sull’erba ben curata, fra aiuole, viottoli
ed alberi. Giriamo intorno alla mansione e troviamo lì Tobin e Dave che
giocano in un uno contro uno, Dave difende mentre Tobin cerca di
passare e segnare, dopo alcuni tentativi Dave lo fa cadere ed a questo
punto rido, ma quel che mi sorprende è sentire la voce di Jacoby che da
vicino a me grida:
- Ehi, sacco di merda,
guarda che non è football questo! Non devi placcare l’avversario!
Questo è basket, hai appena fatto fallo! - Sentirlo parlare come faceva
di solito è come far ripartire un film che si era fermato per un
problema nel nastro.
Ci immobilizziamo tutti
e lo guardiamo, Dave la palla in mano presa in modo falloso, Tabin a
terra ed io accanto a lui. C’è questo momento in cui tutto si ferma e
cerchiamo di capire quanto sia vero quel che abbiamo sentito e se
l’abbiamo sentito tutti visto che è così, ci sconvolgiamo.
Lui capisce che lo
guardiamo perché non pensavamo potesse tornare quello di prima così
presto, poi capiamo che è il suo primo sforzo da quando l’abbiamo
trascinato qua e va bene, non è ancora lui, però ci sta provando e così
Dave è il primo a reagire tirandogli da lontano la palla. In realtà se
Jacoby fosse ancora nella versione di poche ore prima, se la sarebbe
presa in faccia con un naso rotto visto che il tiro è così violento da
uccidere, però Jacoby la prende al volo saltando all’indietro, atterra
bene sui due piedi e lo fissa con l’aria di chi ha appena afferrato una
grossa opportunità. Quella di rinascere.
Così si illumina in un
sorriso che nei suoi piani doveva essere maligno e sadico, invece è
solo divertito e speranzoso, solo un po’ spento rispetto a quello che
dovrebbe, ma va bene così. Io rimango ancora fermo a guardare, Tobin si
alza e Dave grida tuonante:
- Allora mostrami come
si gioca a basket, esperto del cazzo! - I loro soliti modi di fare, se
cerchi un rapporto fraterno lo trovi fra di loro. Se cerchi un rapporto
di amanti, lo trovi fra me e Jacoby. Chiaro. Mentre il rapporto di
amicizia è quello che lui ha con Tobin. Tutto molto distinto.
Jacoby a questo punto mi mette il braccio intorno al collo e mi tira in campo mentre inizia a palleggiare con l’altra mano.
- Due contro due, chi
perde è schiavo degli altri! - Le sue solite idee assurde, spero che
sia sufficientemente bravo e non ancora nella sua versione debole ed
addormentata, altrimenti non ne usciamo vivi.
Dave fa la sua grassa
inquietante risata e si dà il cinque con Tobin per caricarsi, anche lui
ride come me, mentre ci scambiamo uno sguardo complice speranzoso che
questo sia davvero un nuovo inizio.
Non pensavo che potesse
reagire così presto, ma già che ci provi e che voglia tentare è
positivo, sicuramente il cammino non sarà breve ma che non stia a
piangersi addosso isolato a pensare a suo nonno o a qualunque demone
pensi in quei momenti, è positivo.
Se torna a ferirsi non so cosa dovrei fare, ma per ora pensiamo a momento per momento.
Le azioni non sono
male, si vede che Jacoby è più per il football, come Dave, ma io e
Tobin controbilanciamo perché noi invece preferiamo il basket.
Facciamo delle buone
combinazioni ed io stesso mi animo quando solitamente sono quello
composto che preferisce leggere. Gli altri se ne sorprendono e ogni
volta che faccio un canestro Jacoby mi abbraccia o mi scardina il
braccio e la schiena a forza di darmi manate.
Lui invece adora
saltare e si mette a tentare schiacciate finché ci riesce, poi arriva
Dave che deve dimostrare che anche lui è bravo con quelle cose e fa la
sua, di schiacciata. E gli resta in mano il cerchio del canestro,
mentre la palla è entrata e schizzata via.
L’impalcatura del
canestro trema a lungo, lui sta coi piedi a terra ed il cerchio di
ferro in mano, lo fissa shoccato, poi fissa noi fino a che Jacoby
scoppia a ridere saltandogli addosso e abbracciandolo.
- Amico, mi sei mancato un sacco, brutto bastardo! - Ed è sincero quando lo dice, sembra riemerso dalla sua tomba.
Quando perdiamo guardo
male Jacoby nonostante di solito sia una persona calma e paziente, ma
lo faccio perché lui ha iniziato bene, poi dopo un po’ si è stufato, ha
iniziato a distrarsi e a fare mille altre cose, come acrobazie
totalmente fuori luogo, dispetti ed altro.
- Eh che vuoi, è colpa
del mio AD! - Ogni tanto se ne esce con questa sparata, al che io lo
fulmino sempre con lo sguardo e lo zittisco con qualcosa di tagliente.
- AD nel tuo caso sta
per Asshole Disturbed? - Non ci ho pensato, l’ho solo detto perché ero
irritato visto che potevamo vincere se l’imbecille non si fosse messo a
fare di tutto ad un certo punto invece che aiutarmi. Non sono
competitivo, non me ne frega, ma quando faccio una cosa mi piace farla
bene.
Gli altri ridono, Tobin mi dà una pacca di complimenti e Dave si appunta il soprannome.
Chiaramente anche a Jacoby piace, non avevo dubbi in proposito.
Parla di AD quando si
stufa di fare una cosa e si mette a fare altro di punto in bianco, o
quando mentre parla di una cosa apre parentesi e parte dicendo altro.
Dice di avere avuto il
disturbo dell’attenzione, ma Stronzo Disturbato gli si addice meglio.
L’AD solitamente svanisce quando cresci, spesso però sembra ancora
soffrirne perché è un delirio stargli dietro, non riesce a stare
concentrato su una cosa per più di cinque minuti, per cui in effetti è
plausibile che ne soffra ancora un po’. Però se pensi che poi si è
laureato e che scrive molto e che quando lavoriamo alle canzoni lui
diventa uno stacanovista ed è capace di stare a fare una cosa per ore
ed ore, lì capisco che a volte ci marcia, non è che lo è davvero.
- Beh, caro AD...
adesso abbiamo degli schiavi! - Sospiro chiudendo gli occhi a
quest’eventualità. Che razza di svago sarebbe? È più stress che altro.
- Che dovremmo fare? -
Chiedo guardingo. Dave e Tobin si guardano per immaginare cosa dovremmo
fare, poi Dave alzando le spalle dice la prima cosa che gli viene in
mente:
- Cucinare per noi! - Ridiamo perché non poteva che pensare a questo.
- A vostro rischio, non so quanto sia indicato Jacoby ai fornelli... -
- Allora tu cucini lui lava? -
- Tutto il tempo? - Chiedo preoccupato.
- Beh potremmo stare qua mesi, dai... - Dice Tobin impietosito.
- Ok, penseremo ad un
pegno. Uno solo, ma bello tosto. - non che la cosa mi faccia stare
meglio, ma almeno non cucinerò per tutti chissà per quanto.
- E poi avremo un cuoco
che ci farà da mangiare cose sane e nutrienti, no? - Su questo
rientriamo, mentre il sole scende in uno splendido tramonto ed il
freddo si alza intorno a noi. Ridendo, discutendo e prendendoci in
giro, come se gli anni a rovinarci non fossero mai esistiti.