*Ecco un altro capitolo. Questo è molto particolare, è scritto interamente su una canzone dell'album che sono lì a fare nella mia fic, ovvero The Paramour Session. La canzone che ha ispirato il capitolo è The fire e se leggete il testo e l'ascoltate (la metto dopo) si capisce che parla di una situazione e scena specifici. Siccome quell'album loro l'hanno interamente fatto chiusi da soli in questa mansione, e che questa canzone è tanto particolare, non ho potuto evitare di avere pensieri. Ed eccoli qua. Jerry e Jacoby soli davanti ad un caminetto, davanti al fuoco, a comporre, parlare, da soli di notte. Ad abbandonarsi a ciò che vogliono davvero. Buona lettura. Baci Akane*

33. NEL FUOCO



"Muori un pò ogni giorno
Spezzi il silenzio quando dici
“Non mi ami più”
Mi hai sbattuto la porta in faccia
Fai e distruggi
Cadi dentro e cadi fuori
Quando mi baci come uno sconosciuto
Succede quando siamo in pericolo
Vola intorno al fuoco
Dentro e fuori dal desiderio
Devo amarti, devo averti
Non voglio lasciarti andare ancora
Quando ti bacio come un’amante
Succede quando scopriamo
  Che bruciamo nel fuoco
Questo amore non si stancherà mai
Quando ti dico che ho bisogno di te
Per favore, credimi che non ti lascerò
Sei il diamante, io il cuore
Vivendo in questa casa di carte
Vola intorno al fuoco
Dentro e fuori dal desiderio
Devo amarti, devo averti
Non voglio lasciarti andare ancora
Devo amarti, devo averti
Non voglio lasciarti andare ancora
Vola intorno al fuoco
Dentro e fuori dal desiderio"
- The fire -

Seduti a tavolino parliamo di cosa vogliamo fare per questo album, ormai ci stiamo spostando sempre più verso il rock alternativo e decidiamo di continuare così, magari inserendo qualche ballata in più, qualche sonorità più epica o soft, giusto un paio di canzoni d’atmosfera.
Stabilito un po’ il movimento sonoro, si decide di tornare agli strumenti e lavorare.
Il più produttivo è come sempre Tobin perché è anche quello che suona altri strumenti ed è creativo di natura, poi dopo di lui vengo io che ho sempre la chitarra in mano per un motivo o per l’altro. Per me la chitarra è un anti stress, quando ho bisogno di scaricare il nervoso, la prendo e parto con qualche riff a caso e quando ne trovo uno abbastanza interessante, lo faccio sentire o lo scrivo.
Ha inizio così il processo creativo, anche se in realtà è qualcosa di molto acerbo.
Pensiamo un po’ alle cose fatte in passato e abbandonate per mancanza di quel qualcosa che non ci ha mai fatto fare click, a volte dopo molto tempo trovi il pezzo mancante ed una musica diventa perfetta. Quando poi abbiamo quella parte, Jacoby inizia a scrivere i testi in base a cosa lo ispira sentendo quel che facciamo, anche se poi ora che siamo tutti riuniti qua proprio per fare quest’album, gli chiedo una sera di cosa vorrebbe parlare, che argomenti, che toni usare questa volta.
Passa da canzoni dove è infuriato col mondo a quelli più provocatori per poi arrivare a volte a qualche ammenda.
Lui ci pensa un po’ mentre guarda il pianoforte e si chiede come diavolo si suoni quel bellissimo strumento. Tobin lo sa suonare, penso se lo farà insegnare.
Per ora siamo solo io e lui qua e la sera fa ancora abbastanza freddo in questa vecchissima e spessa mansione, tanto che accendiamo il fuoco in questo suggestivo caminetto nel salone, nelle camere c’è il riscaldamento classico, così come nella sala prove e di registrazione.
Io strimpello qualche nota bassa, niente di specifico. Qualcosa che mi fa pensare a lui e lui solitamente mi fa sempre pensare a qualcosa di triste. I suoi occhi alla luce del caminetto sono meravigliosi, sembrano dorati visto che il chiaro riflette il fuoco. Ma stranamente quel che mi fa pensare ora non è propriamente triste.
- Voglio fare un album disperato. - Quando lo dice non mi stupisce molto, le sue parole risuonano come una sentenza, non commento e lascio che siano accolte dal silenzio e da questo mio riff che ripeto mentre mi faccio assorbire da lui.
Lui si gira e mi guarda di scatto, è in una poltrona messa in posizione strategica in modo da guardare il fuoco ed il piano ed il resto del salone, io sono nel divano in un’altra angolazione.
- Questa è bella! - Esclama improvviso. Io annuisco realizzando che è un giro di note maledettamente sensuale perché sono eccitato dallo stare da solo con lui di notte davanti al fuoco in una casa tanto grande e vuota. Però guardo il suo quaderno che si porta sempre dietro, gli indico di scrivere le note che ripeto con più chiarezza.
- Queste? - Lui annuisce. Voglio fare sesso con lui, ecco cos’ho. Cerco di pensare ad altro che lo riguarda, penso alla sua disperazione che non so proprio per cosa sia, a quanto ha urlato alla morte di suo nonno e poi quanto è rimasto in silenzio chiuso nella sua taverna, come in una caverna sotterranea, isolato dal mondo.
Lui si tuffa per terra a pancia in giù, apre il quaderno ai miei piedi, disteso davanti al fuoco, e scrive le note che sto facendo.
Mentre lo fa do un occhio alla pagina su cui è aperto, ci sono diverse scritte.
- Hai fatto già qualche bozza per qualche testo? - Spero che abbia scritto qualcosa sul lutto che ha subito. - Qualcosa per il nonno? - Lo dico di proposito sperando di scatenare qualcosa, lui si tende un po’ poi scuote la testa senza alzare lo sguardo su di me, fissa la pagina del quaderno e mangia la penna, anche in questo ha un che di sensuale. Triste e sensuale insieme. Come fa?
- No, non ho scritto niente. Dovrei fare qualcosa? - Alzo le spalle piano continuando con quel riff.
- Beh, penso che ti farebbe bene. Dovresti scrivere i tuoi stati d’animo in questo periodo, perché stai male? Cosa vorresti? Come ti vedi se ti guardi allo specchio? Che vita stai facendo ora? Che cosa vorresti cambiare? Dove vuoi arrivare? Cosa hai fatto, cosa farai? Rispondi un po’ a queste domande. Perché stai tanto male? In che modo stai male ora? - Non parlo mai se non con lui e lui nemmeno se ne rende conto perché mi accusa sempre di non parlare abbastanza.
Vedo che comincia a scrivere qualcosa, ma è uno scarabocchio che traccia ripetutamente fin quasi a bucare il foglio.
- In che modo sto male ora, dici? - Domanda con un tono basso e teso.
- Da quando sei qua non bevi più, non ti ho visto avere una crisi come quelle di Dave che a volte diventa così intrattabile che spacca tutto ed allora va a fare ginnastica. - Si morde la bocca che mi crea sempre seri disagi, continua a scrivere nel quaderno a pancia in giù per terra, gli do un colpetto con il piede scalzo, lui si rianima.
- Non lo so, non ho voglia. Sento che potrei bere, ma non ne ho quel gran bisogno. -
- E non hai voglia di fumare? - Lui scuote la testa.
- E di ferirti? - Perché i suoi modi di reagire al dolore sono questi. E visto che l’altro giorno l’ho beccato a farlo, devo chiederglielo. Lui alza finalmente di scatto la testa e mi guarda con un’aria diversa da prima.
- Vuoi sapere di cosa ho voglia ora? - Annuisco fermando le dita sulla chitarra, lui allora mette giù la penna e si alza, prende la chitarra dalle mie mani e me la mette giù per terra delicatamente, poi mi sale a cavalcioni ed io mi irrigidisco tirando indietro la testa cercando di mantenere delle distanze che non ci sono più in un attimo.
- Di scopare con te! - E si dirige diretto sulla mia bocca, la sua aperta e morbidamente disegnata mi fa impazzire, combatto disperato per non lasciargli toccare le mie, vorrei davvero, ma so che non devo.
Gli metto le mani sul petto e ci fermiamo ad un paio di millimetri fra le nostre labbra, i respiri trattenuti, il suo cuore va veloce e questo annulla in un attimo l’idea di depressione che avevo di lui fino a quel momento.
Sono io la sua droga ora. Lui è qua e non cerca altro perché pensa che avrà me, ma anche se cedessi e ci provassimo, tutto precipiterebbe come le altre volte, come è sempre successo. Perché c’è sempre una ragione per non stare insieme e di solito è lui che riesce a perdere il controllo di sé in qualche modo, per qualche motivo. E ci sono sempre io di mezzo.
Così per qualche miracolo riesco a ricordarmelo e a non permettergli che mi baci.
- Non possiamo. -
- Andiamo in camera... - Scuoto la testa.
- Non è questo. - Mormoro come lui, solo che per me la sua voce è già un orgasmo e non deve stare seduto su di me per eccitarmi. Ma comunque inizia a muoversi su di me facendo leva sulle ginocchia piegate, i bacini separati dai vestiti che strofina. Cerco di fermarlo ma alla fine le mani dal petto in tentativo di fermarlo, vanno alla vita.
Jacoby mi ruba le labbra lo stesso ed io non chiudo gli occhi, non rispondo, rimango in attesa che finisca, sperando che si arrabbi che non collaboro ed in effetti dopo un po’ si stacca seccato.
- Sembri un estraneo. - Inarco le sopracciglia scettico.
- Non possiamo, Jacoby. -
- Dormono tutti, non verrà nessuno. - Cerca di baciarmi ancora ma io tiro indietro la testa e si ferma seccato.
- Ti ho detto che non stiamo insieme, che non possiamo... -
Jacoby allora va con la bocca sul mio orecchio e me lo lecca, soffia e sussurra piano mentre le mani si infilano fra di noi, una sotto la mia stoffa, una sotto la sua, a giocare con le nostre erezioni. Quando sento le sue dita che si chiudono sul mio membro sospiro di piacere perché lo volevo da matti e lui lo capisce.
- Non mi ami più? - Spezza il silenzio che si era creato. - Mi aiuti a morire un po’ ogni giorno se mi stai vicino senza amarmi più... - Ma perchè, perché fa così? Lui sa che non è vero, lo sa bene. Dannazione. stringo gli occhi in difficoltà.
- Ti ricordi quando ti ho detto che non riusciamo a stare bene insieme e che non possiamo per questo? Che quando passiamo alla fase successiva del nostro rapporto tu perdi la testa ed io non ce la faccio a vederti in quelle condizioni per colpa mia? -
- Parli di quando mi hai sbattuto la porta in faccia? - Dice velenoso tirando coi denti il lobo del mio orecchio, io apro la bocca e trattengo a stento un sospiro perché la sua mano va che è una meraviglia sul mio cazzo duro.
- Sai che ti amo, ti amerò sempre, ma non possiamo, noi non... -
- Stai cercando di odiarmi... - Penso che abbia centrato il punto.
- Non ci sto riuscendo bene... - Ammetto mentre le mani sui suoi fianchi non lo allontanano come dovrebbero. Scende sul mio collo con la sua bocca e la sua lingua.
- Mi fai e mi disfi. -
- È per questo che non possiamo stare insieme, tanto ti faccio bene, quanto ti faccio male. - ma come possiamo pretendere di ragionare in queste condizioni? Le nostre erezioni crescono nelle sue mani ed ora le tira fuori e le strofina insieme, io stringo gli occhi e piego di lato la testa lasciandogli accesso al mio collo su cui parla ed esplora. Mi sta facendo impazzire.
- Prima sono dentro, poi sono fuori. - Lo sa, lo ha capito il motivo, non è idiota. Non è che se lo dimentica tutte le volte, fa solo finta. Ma credo che fondamentalmente non possa arrendersi con me, semplicemente è così. E da un lato ne sono maledettamente felice.
Se ti odiassi davvero sarebbe facile, è questo che devo fare, però non ne sono capace.
- Ti amo, voglio averti. - Mormora facendomi impazzire con questa sua voce che mi penetra ogni nervo. - Non voglio lasciarti andare ancora... - Ed a questo punto arriva di nuovo con la lingua sul mio viso, risale fino all’angolo della mia bocca che giro aperta verso di lui e non ha più bisogno di parlare, perché ora tiro fuori la lingua e gli vado incontro mentre lo bacio come prima non ho fatto. Come un amante.
Il fuoco brucia davanti a noi e rispecchia i nostri stati d’animo.
Questo amore non si stancherà mai di esistere.
- Ho bisogno di te... non lasciarmi, non abbandonarmi... il mio amore non si esaurirà mai... - Mormora ancora scendendo sul collo a baciarmi, le mie mani scivolano sotto la sua maglia alla ricerca del contatto con la sua pelle calda e liscia, poi vado sotto l’elastico dei suoi pantaloni e dei boxer, alla ricerca della sua fessura. Mi muovo contro la mia stessa ragione.
- Credimi, per favore... credimi... non ti lascerò mai... però non possiamo... - Si solleva per lasciarmi spazio con le dita di entrare meglio, lascia la sua erezione e mi mette la mano sulla guancia, mi gira il viso verso il suo piegando la testa all’indietro, lui è più alto di me per la posizione, in un modo di comando ed estremamente erotico, infila il dito nella mia bocca, il mio invece è dentro di lui e sospira mentre succhio. Ansima.
- Sei la cosa più preziosa della mia vita, hai tutto il mio cuore. - È solo che avere tutto il suo cuore è un enorme peso e responsabilità, ne sono terrorizzato, dovrei odiarlo e farmi odiare, invece ci siamo innamorati mentre ci facciamo soffrire. Lui così fragile ed instabile che esplode quando sta con me, non ce la fa, non ce la fa mai. Eppure ogni volta che mi allontano finisce sempre che poi torniamo così, perché per qualche ragione torniamo sempre. E poi tutto precipita sempre ancora e continuerà così per sempre. Ma non siamo capaci di resistere, di farlo cessare, di smettere.
È una giostra che andrà avanti per sempre.
È legato alla sua mente così misteriosamente pazza e al suo modo folle di vivere tutte le sue emozioni. Perché le vive così? Perché è così maledettamente splendido?
- Siamo in una casa irreale fuori dal mondo, fuori dalla realtà. Non esiste nessun altro. - Ma quando usciremo da qua sarà il solito disastro.
Prima di venire con la sua mano nel mio inguine e la mia dietro e dentro di lui, lo stacco e lo spingo di lato giù da me,
- Devo amarti, devo averti. - Ripeto quello che prima ha detto lui come se fosse un bisogno per me, che non ne posso più, che devo farlo anche se razionalmente non dovrei, non è una buona idea, ma non posso farne a meno.
Io. Devo.
Lui capisce e si gira di schiena piegando un ginocchio sotto di sé, l’altro piede poggia giù dal divano ed io dietro di lui in una posizione simile solo più sollevato, gli abbasso i vestiti e faccio lo stesso coi miei, poi semplicemente entro in lui abbandonandomi a questo desiderio che mi fa impazzire.
Il sollievo arriva immediato, la testa smette di farmi male, il fuoco brucia come noi mentre entro ed esco abbandonato al piacere, con lui che preme la testa contro il cuscino per non gridare e non fare rumore e l’adrenalina che corre eccitandoci all’idea che qualcuno potrebbe vederci, un misto fra paura e incoscienza.
È tutto un caos, non voglio renderti ancora triste, devo odiarti, ma ti amo e non c’è verso di cambiare questa realtà. Ed ancora mentre lo penso con rabbia, l’eccitazione esplode mentre entro ed esco da lui che mi si dà come se fossi la sua unica ancora di salvezza, come se qua dentro, proprio come prima che firmassimo il primo contratto, noi fossimo protetti e lontani dal mondo reale ed incasinato. Come se potessimo stare insieme e felici unicamente se da soli, io e lui e basta. Io e lui ed il fuoco.
Dio, come vorrei che questa notte non finisse. Che queste settimane non finissero mai.
Solo io e lui e basta. Solo io e lui.