*Siamo
ancora nella casa fatata, il periodo che passano lì è abbastanza lungo
ed intenso e fra una terapia di gruppo e l'altra di coppia, tutti si
scavano a fondo e tirano fuori cose profonde meravigliose. E' il turno
di Reckless e della mia personale versione di come per me è nata quello
splendore, una delle mie preferite di sempre. Buona lettura. Baci
Akane*
36. PER AMARE UN PAZZO
"Sono spericolato, così spericolato
Dio salvami da questa pazzia
Sto camminando sui vetri rotti
dal relitto del mio passato
Sono rinchiuso in una gabbia,
perché sono prigioniero dei miei metodi
Tagliami fuori, scaricami
Perché sono spericolato, un dannato figlio di puttana!"
- Reckless -
Sono andato in camera
con l’amaro in bocca, il discorso di Dave mi ha lasciato dilaniato
dentro perché ha ragione in certe cose che dice e mi sembrava che
dicesse fra le righe di piantarla di scopare insieme, anche se non sa
niente.
Però c’è anche da dire che una parte di me si ribella a questa sua ragione.
Siamo sospesi io e Jacoby, in attesa che si curi, che riesca a vivere in modo umano le sue emozioni.
Sospiro amaro con una
smorfia che non so nemmeno di avere, quando sbuca in camera non bussa
nemmeno, entra da solo che sono in boxer pronto per dormire, alzo il
sopracciglio stupito, poi vedendo che è lui beh, che mi stupisco a
fare?
- Tranquillo, eh? -
Dico cercando di mascherare con l’ironia questo turbine che mi si
scatena dentro. Sono sempre bravo a gestire tutto, ma ora non ci sto
riuscendo bene.
Lui si avvicina a me
subito, come se fosse una cosa incombente, poi mi prende il viso fra le
mani e prima che io possa reagire e pensare mi parla vicino, così
vicino che per un momento sono deluso che non mi baci.
- Non amo Kelly! Sto
con lei proprio perché non la amo, capisci? Se l’amassi non potrei
stare con lei, perché mi fa impazzire chi amo e tu lo sai. Se riesco a
stare con lei è proprio perché non la amo. -
Mentre lo dice sento
come un enorme peso che si toglie da dentro di me, gli occhi diventano
lucidi e non mi capacito di come sappia leggermi dentro. Io in lui non
ci riesco, ma lui con me sì e sono io questa volta a prendergli il viso
fra le mani e a baciarlo con trasporto, è forse una delle rare volte
che lo faccio e che semplicemente mi lascio andare.
Cosa diavolo sto facendo?
Cosa CAZZO sto facendo?
Ricordati che avete una
famiglia che non centra coi vostri casini e che dovete prendervi le
vostre responsabilità. Ricordati che anche se ora va tutto bene perché
siete in questa casa fatata fuori dal mondo, appena ne uscirete tutto
tornerà a correre e lui a stare male.
Ma le lingue non
vogliono saperne di separarsi, di sciogliersi. Le bocche si fondono
insieme, si succhiano e i respiri si mescolano come i nostri sapori,
indietreggio verso il letto e le mani scivolano sulla sua felpa che
apro tirando giù la cerniera, infilo le mani sotto la maglia e gliela
faccio cadere febbrile.
- Dovresti farmi fuori,
scaricarmi... - Sussurra erotico sulla mia bocca, io tengo la sua fra i
denti, non ne voglio sapere ora. So che lo dico da sempre, so che è
quello che dovrei fare, ma non ci riesco proprio. - Perché sono
uno spericolato figlio di puttana... - Cita Dave ed io mi aggrotto
perché inevitabilmente il suo discorso mi torna in mente, mi dilaniano
le sue parole.
Dopo che la sua felpa va a terra, gli tolgo la maglietta sotto e ci stacchiamo un momento.
- Sto camminando sui
vetri rotti del mio passato che mi ha distrutto ed ora sono qua
rinchiuso in una gabbia perchè appena ne uscirò sarò fottuto di nuovo,
perché non sono capace di vivere in modo normale, perché IO non sono
normale. Forse sono solo prigioniero dei miei metodi. Sono pazzo per
tutti, no? Quindi devo esserlo per forza sempre in ogni fottuto istante
del cazzo. - Dio smettila di parlare... mi siedo sul letto e gli tolgo
i pantaloni della tuta ed insieme i boxer, poi lo prendo per i fianchi
e lo tiro verso di me. Da qui apro la bocca ed inizio a leccare il suo
inguine, lo prendo in bocca e succhio mentre la sua voce roca e bassa
in difficoltà continua ad articolare fra i gemiti i suoi confusi
pensieri che mi accendono e mi fanno impazzire.
Perché sono le parole che bruciavo per sentire prima mentre Dave si confidava.
- So che pensate che io
non sia pazzo, ma io lo sono, sono così pazzo e spero che Dio mi salvi
da questa follia, ma non so se esiste, forse non mi sente. - Aumento
l’intensità con cui la mia bocca lo fa suo ed inizia a spingere col
bacino e tenermi la nuca con le mani, mi tira a sé ed io mi masturbo da
solo, eccitato da questi suoi modi. Lui è e sarà sempre la mia droga.
- Però io ho te. Ho te
che mi ami e so che mi ami e non è facile, è impossibile eppure tu mi
ami. - quando lo sento vicino a venire smette di parlare per un momento
fra i gemiti ed i sospiri ed io mi separo alzandomi, lo faccio stendere
sul letto, mi stendo su di lui che poi mi spinge e scivola sul mio
corpo leccando, la scia umida della sua lingua sulla mia pelle calda mi
fa impazzire, quando arriva alla mia erezione si tuffa giocandoci fino
a farla sua con foga e fuoco, quel fuoco che fra noi brucia sempre.
Non era una grande idea chiuderci qua.
Faremo un grande album,
saranno tutti a posto e poi usciremo e torneranno a fare i cazzoni, ma
faremo concerti e faremo la vita che volevamo fare. Ognuno quel che ha
sempre sognato, dopotutto.
Ma è questa la felicità?
Su e giù da un palco a
prendersi tutto quel che passa e che si vuole? Turbato da questo
pensiero, credo che se non fosse stato per questo sentimento strano che
ho sempre provato per Jacoby, non l’avrei mai seguito sul serio. Mi
sono subito accorto che era distruttivo e che dovevo allontanarmi, ma
non ci sono mai riuscito.
Cos’è la felicità? Non
lo so. Cosa sto facendo? Seguo il mio maledetto cuore malato, perché
come ha detto lui per amare un pazzo devi esserlo per forza anche tu.
Lo sollevo da me e
torno alle posizioni di prima, invece di prenderlo da dietro gli
sollevo le gambe e mi accosto su di lui, lo guardo e lui ha di nuovo
quell’aria smarrita, quasi angelica per un momento.
Quei suoi occhi tristi
e meravigliosi... come vorrei che un giorno fossero felici. Forse è
questa la felicità. Avere quella di chi ami.
- Scusami per la mia
pazzia, ma è questo che sono evidentemente. Forse non si può guarire,
ci si può solo accettare. Ma spero comunque che qualcuno mi salvi. - E
non so se potrò mai farlo io, ma di sicuro non lo abbandonerò mai,
qualunque scelta dovessi fare alla fine non lo lascerò mai. Punto.
Quando entro cancello tutto, esistiamo di nuovo solo io e lui e la sua follia che fa da protagonista nel nostro rapporto.
Un giorno dovremo
uscire da questa bolla di vetro ed affrontare la realtà là fuori, la
realtà che esiste comunque. Ma ora posso solo venirgli dentro e
scaricare questo piacere che esplode in me. Per ora ci siamo solo noi.
Per ora il domani è lontano.
Per ora c’è solo questa notte d’amore e d’amanti. Il resto non esiste.
- E tu perché stai con
lei? - La sua domanda roca con la voce post sesso mi fa venire un’altra
scarica, ma sto buono e chiedo a cosa si riferisca. - Insomma, ti ho
detto perché io sto con Kelly e cosa provo per lei e tutto... -
Alzo la spalla.
- Per allontanarmi da te. - Rispondo semplice. Silenzio. Poi il suono della sua risatina.
- Funziona bene devo
dire! - Rido anche io e poi stringo la presa intorno a lui mentre si
accoccola come un bambino su di me. Lui e le sue infinite fragilità. La
versione angelo di un diavolo.
- E perché non la lasci? - Perché è evidente che non funzionerà mai per tenermi lontano da lui.
Alzo la spalla libera.
- Perché ormai c’è, non
ha senso farla soffrire perché sono uno stronzo egoista. E poi riesco
molto meglio di te a vivere queste due vite. Quando sono con lei, sta
bene, è felice. So mentire e nascondere bene. Per cui alla fine non c’è
ragione per lasciarla. Insomma, non la amo, le voglio bene. Non proverò
mai quello che provo per te. Però c’è, esiste, capisci? Cerco di
prendermi le mie responsabilità. Almeno voglio provare a farla felice,
anche se... -
- Anche se tu lo sei solo con me? - Perché lui lo sa senza che io debba dirglielo.
Mi mordo la bocca mentre rimango senza parole di nuovo. Poi si alza sul gomito in cerca del resto ed io sorrido arrendendomi.
- Sì. - Però non so
cos’altro dire, le parole finisco e così il sorriso rassegnato diventa
qualcosa di dolce e lui mi bacia con la stessa dolcezza.
Continueremo finché ne
avremo, quando torneremo nella vita reale torneremo nella nostra solita
altalena. E forse questa assurda storia senza futuro non finirà
comunque mai.
Il mattino mi sveglio
sempre per primo, solitamente ha un radar e anche se dorme bene, dopo
un po’ che non sono nel letto o lì con lui, si sveglia poco dopo.
Mi metto a sedere nel
letto silenzioso e lo guardo, ha un’aria abbandonata, quel misto di
angelo e demonio. Un angelo decaduto, forse. Ha perso le sue ali e si è
schiantato al suolo?
Eppure mantiene la sua aria triste anche mentre dorme. Forse non andrà mai via.
Prendo istintivamente la macchina fotografica che mi ha regalato lui e gli faccio una foto, la guardo, sorrido.
Questa macchina è piena di foto sue, dovrei scaricarle e metterle al sicuro in qualche posto che non vedrà mai nessuno.
A volte mi chiedo se
fotografo la sua essenza, se viene fuori attraverso le foto che gli
rubo, quel che vedo io in lui, che penso di vedere solo io. È vero che
con me è completamente diverso che con gli altri, è per questo che me
ne sono innamorato.
Con gli altri a volte è
come se si sforzasse di essere quello avventato e fuori controllo. Come
dice lui, è schiavo dei suoi modi. Ormai la gente si aspetta che faccia
qualche cazzata, così la fa per non dover vedere nei loro volti la
delusione o la preoccupazione e non dover rispondere alla domanda
‘cos’hai che non va?’
Classico.
È davvero presto e
visto che non c’è nessuno in giro invece di mettermi a fare colazione,
approfitto per andare in palestra e fare un po’ di movimento.
Non faccio mai grandi
cose, un po’ di corsa nel tappeto, piegamenti sulle braccia,
sollevamento. Niente di particolare in realtà, ma mi piace prendermi un
momento per fare un po’ di movimento.
Se non sono qua vado a fare due tiri a basket, di solito.
Sono immerso nel suo mondo a ricordare quel che abbiamo detto e fatto, quel che siamo incapaci di non fare.
Io non so davvero
quanto abbia senso lasciargli fare tutto quel che vuole ed anzi
incitarlo a vivere questa storia con me mentre gli dico che non
possiamo, che non sarà mai, che poi dovremo piantarla.
Se lui è pazzo io cosa sono? Incoerente. È anche peggio.
E poi lui non è pazzo... ha solo modi da pazzo, ma non è pazzo.
Lui si può curare.
Penso a lui tutto il
tempo fino a che improvvisamente due mani da dietro non mi fermano, si
infilano sotto le braccia e sotto la maglietta e mi pizzicano i
capezzoli. Salto e non ho bisogno di girarmi per sapere che è lui. A
parte che il suo torace morbido è inconfondibile, per me. Come le sue
labbra sul mio collo sudato.
- Sono sudato... - Gli dico appunto senza svincolarmi.
In risposta mi lecca ed
io mi ricopro di brividi, una mano rimane sui capezzoli e l’altra
scende fra le gambe, sotto gli shorts comodi. Mi sto anche abbandonando
velocemente in opposizione a quel che stavo giusto pensando. Ovvero che
non so quel che sto combinando con lui, anche se conosco bene la teoria
e quel che dovrei fare, quando dei passi poco leggeri arrivano da
dietro la porta, io lo sgomito improvviso e lo scaravento per terra,
lui chiaramente era impreparato a questa mia reazione immediata, così
va giù come una pera.
Quando Dave arriva vede
solo Jacoby a terra che ride come un idiota fissandomi, non nota me che
corro alla sbarra a fare un po’ di flessioni appeso. Se gli occhi
potessero uccidere, Jacoby sarebbe morto. Lui si diverte, si diverte un
sacco l’incosciente e già so che dopo di questa mia reazione inconsulta
questo diventerà il suo nuovo gioco.
Facciamo morire di paura Jerry!
Ci manca solo che qualcuno scopra di questa nostra assolutamente NON relazione.