*Sempre nella
Paramour Mansion a fare il quarto album, dove sono tutte canzoni
particolari e per la maggior parte personali di Jacoby, alcune
autentici capolavori. Ma da cosa hanno tratto ispirazione per quei
testi così sofferti e belli? Jacoby è un autentico casino e a volte
nemmeno Jerry gli sta dietro, anche se è difficile prendere le distanze
da lui, ma lo è di più cercare di controllarlo. A volte con lui puoi
solo abbandonarti. In questo capitolo ci sono diversi versi, i più
bravi dovrebbero cogliere le canzoni da cui mi sono ispirata. Buona
lettura. Baci Akane*
38. COME PARTONO LE CANZONI
"Guardami scavare il mio odio
Nel cuore di un’amante,
mi sento che non posso fuggire dal mio fato
Il mio cuore è un pugno inzuppato di sangue
La mia anima combatterà ancora
Il mio cuore è un pugno inzuppato di sangue
La mia anima sorgerà ancora"
- My heart is a fist -
Non l’avevo di certo
invitato, ma dopo due secondi me lo ritrovo al canestro a contrastarmi
facendomi quasi cadere.
- Jacoby, dai! - Dico
stanco di averlo intorno.
- No dai, perché non
parli mai? Io non capisco! Quando si parla di te scappi! Eccoti qua che
lo fai di nuovo! Perché non apri bocca? -
Alzo le spalle
prendendo la palla e palleggiando davanti a lui nella posa tipica di
chi aspetta per attaccare. Lui mi sta davanti con le ginocchia piegate
pronto a fermarmi.
- Tu mi capisci anche
se non parlo, non ho bisogno di sforzarmi. - Liquido così.
- A casa parli? - Oh
come sa fare le domande lo stronzo.
Lo guardo con sguardo
sottile ed infastidito ed invece di rispondere tiro a canestro senza
tentare di superarlo. Lui salta e sfiora la palla ma il mio pallonetto
perfetto fa schoff nella rete, Jacoby va a recuperare la palla.
- Che te ne importa? -
Ma ovviamente so che gliene importa. Alza le spalle e si mette al mio
posto.
- Sono curioso! -
Lo so infatti.
Lo marco poco convinto
mentre lui si fa avanti palleggiando, cercando il contatto fisico che
ovviamente trova con piacere spalmandosi contro di me con la scusa di
provare a superarmi, non che io faccia una difesa strenua, ma lui
sembra bloccato da me. So che lo fa apposta per prolungare il contatto.
- Quindi a casa non
parli. E lei te lo permette? - Alzo gli occhi al cielo e così mi supera
e schiaccia a canestro, ha un’eccellente elevazione. Il canestro non
gli rimane in mano, dato che ne rimane uno di due grazie a Dave.
Fa un gesto megalomane
per festeggiare e poi va oltre tirandomi la palla, rimettendosi al
posto di difesa.
- Non si tratta di
permetterlo. Se io sono così può solo accettarlo. -
Lui sospira scuotendo
la testa in disaccordo.
- Per cui a lei sta
bene che tu non parli. Lo accetta e basta. Ed avete un rapporto? No,
dico, a parte la bambina che avete appena fatto... perché io credo che
sia impossibile se non si parla avere un rapporto! - A volte si
intestardisce con l’altra mia vita perché è fortemente geloso, lui non
può vedere Jessica, dice che si è messa con me perché sono il
chitarrista di un gruppo affermato, per i soldi e la mia fama, non per
altro. Può anche essere, il punto è che io mi sono messo con lei per
dimenticare Jacoby, o, per lo meno, tentare di allontanarlo dalla mia
testa. Non ci è riuscita molto, è troppo diversa da lui.
Attacco cercando di
impegnarlo, ma mi abbraccia meglio finendo per palparmi, così io
facendo finta di niente comunque tiro e faccio canestro.
- Non deve essere un
rapporto, non deve esserci un dialogo. Non serve! - Dico stanco ed
esasperato. - Lei è l’anti te! Deve solo contrapporsi a te! - Se l'è
cercata. Jacoby stringe la palla forte fra le mani, poi indurisce
l’espressione del viso. Non credo che me la farà passare liscia,
questa. Ma l’ha voluta lui.
Inizia a palleggiare
distante da me, con sempre più rabbia, pesta furioso la palla che penso
a momenti me la tirerà addosso. Rimango pronto, con lui è sempre così.
Passi dal fare la guerra al fare l’amore. È così che funziona.
- Perciò voi non avete
un fottuto rapporto ma siete sposati e a lei sta bene così purché tu
torni sempre da lei ed ogni tanto te la sbatti! È così, no? - Sospiro
stufo roteando gli occhi.
- Non ha importanza! -
Allarga le braccia plateale fra un palleggio e l’altro, ancora fermo a
distanza debita da me.
- Lo vedi? Non parli!
Lo fai di nuovo! Ha importanza se te lo chiedo! - Così alla fine
esasperato smetto di difendere e glielo chiedo:
- Avanti, dillo
apertamente! Dove vuoi arrivare? -
Jacoby finalmente
smette di palleggiare in quel modo che mi dava fastidio, riprende la
palla in mano e la stringe con l’espressione arrabbiata e dura.
- Come fa a rimanere?
Come fa ad andarle bene? Lei non ti tira fuori niente, non ti chiede
nulla, non... non ti ha mai visto acceso come ho visto io... - Sospiro
e mi siedo per terra perché ormai è una seduta di terapia di coppia.
Peccato che noi due siamo amanti.
Cerco di trovare la
pazienza che ogni tanto lui mi fa perdere, odio uscire dalle staffe.
Respiro calmo e poi con la maggiore chiarezza di cui sono capace, dico:
- Io e te non
siamo niente, ok? Nessuno può sapere di noi, mai nessuno lo saprà. Sarà
così per sempre, capisci? Perché facciamo parte di una band, non
esistiamo solo noi. Non possiamo semplicemente fare tutto quello che
vogliamo. E poi onestamente tu fuori da qui sei troppo incontrollato!
Io non ho intenzione di vivere una vita con uno che non si cura la
testa perché pensa che tanto è matto e non ci può fare niente! O che
appena c’è un fattore di stress beve o fuma per non avere
allucinazioni! Io non so da cosa scappi evitando le psicoterapie, non
so cos’è che non vuoi affrontare della tua vita, cosa ti blocca fino a
questo punto, ma è una tua scelta non affrontare la realtà. Però la
verità è questa. La stai affrontando? No! Che vita stai vivendo? Stai
scappando, vivi una vita morta perché non intendi guarire ed io ad un
certo punto ho dovuto scegliere. Rovinarmi con te o mettere le
distanze? Io devo curare me stesso, non posso guarire te perché tu NON
VUOI essere guarito! Capisci? - Ecco quando mi pressa tanto fino a che
esplodo e parlo. Anche troppo. I suoi occhi diventano lucidi, non so
cosa ho detto, quando parto così la mia bocca si muove da sola.
Lui mi si avvicina, si
accuccia davanti a me e mette in mezzo la palla, mi guarda con quella
sua aria seria e corrucciata, quegli occhi tristi, quei suoi modi così
impossibili da capire. Sembra che chieda costantemente aiuto e appena
uno prova a darglielo, lui lo rifiuta.
- Io sono pieno di
problemi, un figlio di puttana pazzo, avventato e fuori controllo. Io
corro su una strada per l’inferno senza il biglietto di ritorno! E sono
pieno di problemi che Dio mi ha abbandonato e non posso farci nulla.
Vivo una vita morta, come dici tu. Di giorno combatto coi miei fantasmi
e nascondo tutto dietro le mie fottute maschere di coglione, di notte
vivo del tuo amore quando me lo dai. E soffro solo per sopravvivere,
alla fine. Mi ripeto che devo rimanere vivo, devo e basta, anche se a
volte non voglio. Però sono sempre in piedi, nonostante sono un
autentico casino e vado verso la via del diavolo e sono sempre in
guerra con qualcosa, con me stesso, con non so cosa. Però io non ho
alibi, non mi nascondo dietro le scuse del cazzo. Tu stai vivendo una
vita finta e se non affronti anche tu la realtà prima o poi tutto
questo si ritorcerà contro! - Il silenzio cala fra di noi mentre ci
guardiamo, sopra le nostre teste le nuvole si abbassano e diventano più
minacciose, i rombi dei tuoni si fanno più forti, a momenti pioverà e
noi siamo fuori. Rimango immobile, non muovo un muscolo e lo fisso
mentre lui spara proiettili dalla bocca.
- Cosa vorresti,
Jacoby? Che lasciassi Jessica e annunciassi a tutti che ti amo ma che
finché faremo musica insieme non voglio stare con te perché sei fuori
controllo e non mi piaci? - Chiedo gelidamente tagliente. I suoi occhi
si riempiono di lacrime, lui fugge dalla realtà costantemente ed io
sono sempre qua a ricordarglielo.
- Mi arrendo, so di
essere un bugiardo con tutti, me stesso per primo. Sono colpevole di
essere triste e di avere un mostro dentro che non voglio fottutamente
affrontare e vado avanti fino a che mi schianterò un giorno. Brucio
sotto i riflettori del palco per cui vivo, quel che mi dà vita me la
toglie e non riesco a fermarmi. Ed hai ragione Jerry, ho un cuore pieno
di sangue. Ma sono ancora qua a combattere e non mi arrenderò ancora.
La mia anima risorgerà, un giorno, perché sono ancora qua nonostante i
miei periodi, le mie follie e tutto quel che faccio di male! -
- Mentre io mi arrendo,
no? È questo che stai dicendo. Che tu nonostante tutto ci provi e
riprovi fra una disintossicazione e l’altra, fra una scopata con me ed
un litigio. Mentre io ci ho rinunciato da subito. Mi limito a scoparti
quando stai bene, ma ehi, siamo due cose diverse eh? - Quando mi
mettono alle strette sono molto velenoso, divento anche stronzo, mentre
lui rimane bruciato da questo mio atteggiamento, non è abituato alla
mia cattiveria e mi irrita vedere i suoi occhi fragili riempirsi di
lacrime. Non ha bisogno di questo ora che è ancora così in bilico. La
tragedia di suo nonno si è aggiunta alla cima dei disastri della sua
vita che in realtà conosce bene solo lui. E viene a dire a me che non
parlo?
- Vuoi dirmi addio
davvero? Quando usciremo da qua mi lascerai, non mi toccherai più come
lo scorso tour? - Chiede con voce tremante. È un delirio parlare con
lui. La luce cala drasticamente e sembra quasi notte, le prime gocce
scendono ed i tuono rimbombano, ma non ci muoviamo. Rimaniamo seduti al
campetto di basket e ci facciamo bagnare, uno davanti all’altro sotto
questa pioggia che parla dei nostri incubi, incubi che non affrontiamo
davvero. Fingiamo che questa favola sia per sempre, ma sappiamo che
finirà e la viviamo proprio in attesa della sua fine. Perché fuori di
qua è tutto diverso.
- Non possiamo scappare
dalla realtà. - Rispondo piatto, mi sto odiando. Distolgo lo sguardo
dal suo e lui mi prende il viso e me lo gira verso di sé.
- Guardami allora. Sai
che se tornerai a voltarmi le spalle io cadrò da questo delicato stato
di grazia, vero? - Mormora piano mentre le gocce sono sempre più grosse
e ci bagnano in un attimo e noi non diamo cenni di muoverci. Io
inghiotto a vuoto ma non faccio altro, i suoi occhi straziati. - Non
posso scappare, hai ragione. Questo è il mio destino. Scaverò dentro di
me fino a trovare un odio confortevole da usare contro di te. E forse
non sarò mai nemmeno un amante, per te. Però questo è il cuore che stai
facendo sanguinare rifiutandomi. -
- Io non ti sto
rifiutando, sei tu che... - Tento di spiegargli per l’ennesima volta,
ma lui mi sovrasta prendendomi il viso con una mano, mi toglie il
fiato, un tuono fa tremare l’aria intorno a noi, gattona su di me
spingendomi indietro fino a stendermi giù, mi si mette sopra a carponi
e mi sta su in questa situazione da film. E non mi muovo.
- Il cuore del tuo
amante. - Dice a denti stretti, le lacrime agli occhi. - Sono in
ginocchio e impreco contro Dio che non mi calcola nemmeno, mi guarda e
non fa nulla. Però combatterò lo stesso per vivere e non morire.
Risorgerò per l’ennesima volta. - Parlare con lui è un delirio, dice
una cosa, poi ne dice un’altra e forse per lui ha tutto senso, ma io
ogni tanto mi perdo e mentre non capisco se vuole odiarmi o combattere
per rimanere con me lo stesso, mentre vorrei capire cosa vorrebbe lui
da me, dalla vita, dal mondo, la sua bocca si chiude sulla mia ed io
spero solo che nessuno ci veda in questo momento.
Cazzo devo fare?
Come lo fermo se in
realtà mi piace da morire anche quando fa così?
Lui forse è pazzo, ma
io lo sono più di lui. Ormai non c’è un’assoluzione per nessuno.
È sempre stato un
affare fra noi due, sempre.
Però fuori di qua il
mondo è molto diverso dal semplice ‘lui e me’.
- Non ho niente da
perdere e da guadagnare. - Mormora sul mio collo, bevendo l’acqua che
scende dal cielo e ci ricopre. Le mie mani sulla sua felpa cercano di
fermarlo, non molto convinto. - Non mi hanno insegnato come si vive e
come si ama, sono perso, introvabile, andato, impazzito, giro senza
senso. - Mi alza la maglia, le mie mani sfuggono dalla sua presa e si
fermano sulla sua testa mentre scivola sul mio corpo, beve l’acqua da
me ed io gli lascio fare tutto quel che vuole. - Ferisco tutti, persino
me stesso. Sono solo, disperato. E non riesco a fermarmi. - Lo vedo,
cazzo.
È un treno in corsa,
quel treno all’inferno di cui parlava. E non si fermerà, nonostante non
sa che cosa c’è intorno e dove va e come sia l’inferno.
Risale sul mio collo e
infila la mano nei miei pantaloni, mi prende l’erezione e la strofina
masturbandomi. Cazzo! Cazzo, devo fermarlo, cazzo. Ma la sua bocca
trova il mio orecchio e lo lecca, lo morde ed io lo lascio fare.
- Se morissi oggi
vorrei solo un altro momento con te. - Poi risale sulla mia bocca
mentre spingo il bacino verso la sua mano, aprendo meglio le gambe e le
labbra che mi succhia, sospiro di piacere. - Tutto quel che voglio è
amare. - Mi si riempiono gli occhi di lacrime perché non gli ho chiesto
cosa diavolo vuole da questa vita di merda, ma lui me lo sta dicendo lo
stesso. - Amare te. - Tiro fuori la lingua che lui succhia, poi
intrecciamo le lingue e ci baciamo. È come se fossimo totalmente
incapaci di starci lontani una volta che siamo insieme, i nostri mondi
entrano in collisione e non è più possibile non fonderci insieme in
questo modo.
Alla fine gli vengo
nella mano e lui sembra altrettanto soddisfatto, immagino che si sia
occupato da solo di sé stesso. Rimaniamo ansimanti uno sull’altro, con
la pioggia che ci lava via, magari ci cancellerà.
Le bocche vicinissime,
gli occhi caldi, confusi, smarriti, incatenati insieme.
- Abbiamo detto e fatto
tutto, ma sono sempre più convinto che tu sia l’unico capace di andare
oltre il mio muro, l’unico con la speranza di farcela, di tirarmi
fuori. So che se entri in me ti tuffi nel grande ignoto che è la mia
mente storta. Ma tu puoi guarirmi, tu sei l’unico che può. Lo devi
accettare invece di averne paura e di scappare appena ci sono gli
altri, appena il mondo si intromette. Non importa chi c’è, cosa
vogliono e cosa succede. Non importa cosa faccio, cosa dico... non
scappare da me, non nasconderti. Ho bisogno di te, affronta la realtà.
Sei l’unico che mi può salvare. -
Cazzo che
responsabilità.
Se è questo che
intendevi con ‘lotterò con tutto me stesso per te’, sono fottuto,
perché se lui vuole qualcosa mi sa che in un modo o nell’altro riesce
ad ottenerla. E credo che sia questo che mi fa perdere tanto la testa.
Spaventato da questo,
lascio che mi baci e non reagisco nonostante l’enorme paura che mi
attanaglia.
Non voglio perderlo, ma
non voglio nemmeno arrendermi a questo mio destino, come dice lui. Io
non ne sono in grado, lui è sicuro di sì, ma io so che non ne sono
capace. È troppo per me questa cosa.
Non posso raddrizzarlo
da solo, non quando tutto il mondo si intromette.
- Se pensi che io sia
malato, che io stia davvero male, allora prendimi quando cado e
salvami, perché tu sei l’unico a vedere quando sto andando giù. -
Jacoby si accoccola su di me come se fossimo stesi in un letto,
all’asciutto, sotto le coperte, io e lui soli ed isolati.
Invece siamo fuori,
sotto il diluvio universale e forse un fulmine ci colpirà da un momento
all’altro, e potremmo anche essere visti da tutti e non saprei proprio
come spiegare quel che sta facendo. Però lo abbraccio e non sono in
grado di respingerlo e fermarlo.
- Quando sarò fuori
controllo ed il mio tempo starà per scadere, ricordati che starò bene
se mi prenderai fra le tue braccia come ora. Riempi il vuoto della mia
vita distrutta. Mi rifiuto di arrendermi con te, Jerry. Quindi tu non
farlo con me. Qualunque cosa succeda là fuori. - Lo ripeterà
all’infinito, lo scriverà in tutte le sue canzoni, mi implorerà in
mille modi diversi fra ammissioni di colpe, dichiarazioni d’amore e di
guerra.
Se combattesse così
anche per tornare sano e stare bene, sarebbe tutto diverso. Invece lui
combatte e grida e canta e scrive tutto questo solo per me ed io,
inebetito, non so proprio lasciarlo andare.
Da questa conversazione
lui tirerà fuori almeno 3 o 4 canzoni, e saranno una più bella
dell’altra.