*Il facimento del nuovo album prosegue con un lunatico Jacoby che tira fuori i suoi bassi in mezzo agli alti senza apparente motivo, se per James sono cose nuove ed incomprensibili, per Jerry è normale ed è il solo a capirlo e a sapersi approcciare. Anche Tobin capisce che Jerry è il solo a saperci fare con Jacoby ed è contento che gli stia vicino. Ho letto che fino ad alcuni anni fa, Tobin aveva visto Dave, mentre Jacoby e Jerry no. Poi ad un certo punto anche loro due sono tornati ad uscire con lui di nuovo e ho presuhnto che anche loro avessero fatto pace e che la rottura fosse stata dura ed in particolare con loro due. Buona lettura. Baci Akane* 

58. INFLUENZE POSITIVE 

jerry jacoby

"Siete stanchi di aspettare solo il tempo che passa?
Siete stanchi dei fottuti pianti?
State cercando una vita migliore?
Cambiare o morire
Stiamo cercando le risposte delle nostre vite
Stanotte
Dovete cambiare o morire"

CHANGE OR DIE

Il mio compleanno viene in un momento in cui lui è in stallo, diciamo. 
Si sta davvero impegnando per risalire la china e trovare un modo per stare bene, ma ha ancora i momenti in cui la sua testa gli dice cose strane e gli vengono fobie particolari. 
Quando lui ha problemi si chiude sempre, è come se non volesse che nessuno sappia niente di reale su di lui, nonostante scrive canzoni dove parla dei suoi stati d’animo.
Quello è diverso dal mostrare le proprie paure normalmente. 
Se sta male non lo vedi in giro ed è proprio lì che devi preoccuparti. 
Ma oggi è il mio compleanno e siamo in piena composizione, me ne accorgo da come mette giù il piede dal letto che ha una giornata storta, di quelle da rinchiudersi. Normalmente farebbe di tutto per isolarsi, ma oggi io faccio trentatré anni e così appena incrocia il mio sguardo e mi nota che mi vesto, fa subito un gran sorriso e si lancia verso di me, per poco non mi investe. 
- Auguri amore mio! - Strilla acuto e forzato. Quando mi bacia capisco che tipo di giornata sarà e decido di non cercare di fargli tirare fuori le cose a forza. 
Se vuole viverla così, andrà bene. 

Si comincia subito a colazione, quando beve solo il caffè e quando gli chiedono come mai, se ha mal di pancia, lui tira fuori qualche battuta delle sue che fanno ridere ma che non danno nessuna risposta. 
- Ma quindi che succede? - Insiste James che evidentemente non ha ancora avuto a che fare con questo suo lato lunatico. 
Vedo Jacoby insofferente che non sa che battuta rifilargli, così intervengo dicendo qualcosa che mi invento sul momento:
- Si tiene per la festa di stasera, no? - è stato stabilito che rifaremo quel festino dell’altra volta, questa volta facciamo venire le nostre famiglie, oltre che gli amici, per cui sarà una serata strana e lui sarà sotto pressione, perciò immagino che sarà un compleanno di merda, per lui. 
Mi dispiace molto, in effetti. 
James si fa andare bene la risposta ma si appunta la cosa.  

Jacoby ha moltissimi sbalzi d’umore oggi, cose da risposte di merda che alterna a contatti continui con me, come se cercasse un modo per calmarsi e lo trovasse in me. 
Stiamo facendo un po’ di sessione quando lo vedono raccolto con un’aria corrucciata davanti al suo quaderno, mentre noi altri proviamo a trovare la giusta chiave per una canzone fatta a metà a cui manca una sorta di svolta. 
Ha una di quelle facce tormentate, James si è avvicinato chiedendogli cosa cercasse di tirare fuori e lui gli ha risposto che si arrangia. James lo ha guardato perplesso. 
- Ma magari posso aiutarti... - Jacoby sospira insofferente e guarda in alto. 
- Ho sempre scritto i testi da solo, non ho bisogno della balia! Dopo se non ti piace me lo dici, ma devo tirare fuori io cazzo! - 
- Lo so, ma ti vedo in difficoltà, magari... - James insiste e non so se sia masochista o cosa... 
- NO CAZZO, PERCHÈ NON SO NEMMENO IO COSA STO CERCANDO DI SCRIVERE, LASCIAMI IN PACE CAZZO! - E così dicendo si alza gettando la penna contro un angolo del salone. Il silenzio cala improvviso e lo vediamo andarsene via da un’altra parte della casa. 
Sospiro, lo sapevo che andava così. 
Io non mi muovo, James mi guarda, Tony è incredulo mentre Tobin ha assistito ad altre scene simili e sa. 
Un po’ come me. 
- Quando dice no con quella faccia, dovete solo lasciarlo in pace. È lunatico, lo sapete tutti. - Spiego calmo continuando a tirare fuori note come se non fosse successo nulla. 
- Sì, ma non ha mai fatto così, di solito riesco ad aiutarlo coi testi... gli fa bene... - Sospiro e scuoto la testa. 
- Di solito non è girato così male... - 
- Ma che ha? - Insiste pensando che io sappia qualcosa. Ha visto che dormiamo insieme, chissà cosa immagina. Mi sto stufando di stare attento e giustificare mille cose. Ad un certo punto bisogna anche lasciar correre. Che pensi quel che vuole, Jacoby è più importante. 
- Non so, è sceso col piede sbagliato, ogni tanto capita. Lo sapete o no? - Tobin annuisce con aria consapevole e navigata, io ridacchio e Tony ricorda quella volta nel tour bus che gli ha lanciato il libro contro perché lo aveva interrotto. 
Beh, era con me... 
James rimane basito perché non lo conosce così bene ancora, ma imparerà. 
- No è che mi dispiace, penso che non faccia bene a nessuno, specie a lui, ma... - James convince tutti che è un messia, io non so quanto è costruito e quanto è vero. Obiettivamente ha fatto molto bene a Jacoby, da quando fanno diciamo così terapia coi testi e lui li conduce con una certa impressionante abilità, Jacoby è migliorato ed in generale è meno nervoso, ma forse è anche perché mi vede seriamente preoccupato e del tutto intenzionato a fare tutto quel che serve per lui. Credo sia un insieme di cose. 
- Se posso darti un consiglio, quando vedi che ti dà quelle risposte molla subito. Non c’è niente che possiamo fare, solo aspettare che si raddrizzi da solo. Adesso lui si sta odiando per la sceneggiata che non vuole fare con amici. Possiamo solo fare finta di nulla. - Poco dopo Jacoby torna, recupera la penna, mi passa dietro, mi prende la testa con una mano e mi bacia la nuca come per scusarsi con me, sebbene dovrebbe farlo con James. 
Forse mi ringrazia per le parole che ha sentito e che gli sono piaciute. 
Sorrido e gli do la nota d’attacco di Scars, che è un attacco generico per molte canzoni, ma lui la riconosce, per noi è quella. 
Io non mi irrigidisco, gli altri notano questo nostro rapporto rinforzato e forse immaginano che gli stia più dietro per aiutarlo e magari vedendomi che gli sto più vicino di sempre sono anche più tranquilli. 
Jacoby torna al suo posto, al suo quaderno, io torno alle note che cercavo di prendere prima, Tobin mi viene dietro, Tony con le bacchette dà un tempo e James rimane zitto e perplesso come uno scolaro sgridato dalla maestra. Jacoby dopo poco tende il pugno contro James senza guardarlo e dire nulla, lui si rilassa e glielo ricambia ed è la pace che gli concede. Non ne parlerà mai, non chiarirà, non ci tornerà su. Per lui è tutto chiuso così. 

- Sono contento che lo capisci e riesci a dargli una mano... - Mi dice poi Tobin più tardi mentre sistemiamo gli strumenti. - Io anche volendo non so da dove iniziare... - Io sorrido. 
- Siete solo troppo diversi, non è facile... - Lui scuote la testa continuando a mettere in ordine con me. 
- Non è questo, anche tu e lui siete diametralmente opposti, ma tu lo capisci e sai come rapportarti a lui, io non ho la minima idea di come fare e credimi che vorrei. - Rimango sorpreso del suo discorso che continua mentre dal pacchetto di sigarette se ne prende una per accendersela poi fuori. - Tu lo capisci e sei un rilassante naturale, per questo ti cerca tanto, ti tocca, ti abbraccia, ti bacia e dorme con te. Dorme con te perché sente meno i suoi demoni, no? Ha meno paura... - Io e Tobin non abbiamo mai parlato di Jacoby sebbene lui abbia assistito praticamente a tutto. 
Dopo la cosa con Dave dove abbiamo rivelato i suoi problemi, non abbiamo proferito parola. 
- Hai rivisto Dave? - Lui annuisce. - Come sta? - Alza le spalle e lo accompagno fuori che fuma, il freddo di marzo ci punge la pelle, ma ci abituiamo presto. 
- Meglio. Dice che per lui tornare a fare questa vita sarebbe rischioso, le tentazioni sono tante e per un ex tossico che è quasi morto il pericolo di ricaderci è troppo alto. Ne ha paura... - Annuisco ascoltando, Tobin come me non è uno dai grandi discorsi, ma ora evidentemente è in vena. 
- Mi dispiace per come è andata. - 
- Perché tu e Jacoby non andate a trovarlo? - Alzo le spalle e piego la testa inarcando le sopracciglia, davanti a me il giardino innevato, un bellissimo spettacolo. Il mio fiato si condensa come il fumo che esce dalla sua bocca. 
L’ultima neve dell’anno, probabilmente. 
- Jacoby non vede nemmeno suo padre da quando aveva sei anni e quando gli ho detto che per risolvere i problemi coi suoi figli deve affrontare suo padre, mi ha detto che non c’entra niente e che per lui quell’uomo è morto. Figurati se gli dico di andare a trovare Dave... - Gli lascio immaginare, lui sbuffa una nuvoletta di fumo e mi guarda sorpreso.
- Tu però potresti andare... perché hai chiuso i ponti con Dave? - Mi stringo nelle spalle colpevole, non ne ho idea onestamente. - Fai tutto quel che fa lui? Non sembri uno che si fa influenzare... - Scuoto la testa e abbasso lo sguardo, inizio a giocare con un po’ di neve accucciandomi giù, è fredda al tatto, mi intirizzisce subito le dita. 
- Ci sono rimasto male. Quel che ha detto Jacoby mi ha fatto riflettere. Sai, la prima volta che li ho conosciuti sono rimasto perplesso da Jacoby, ho subito capito che doveva avere qualcosa, ma non capivo e così ho chiesto a Dave. Lui ha detto che non aveva idea di nulla, ma qualunque cosa fosse era divertente e non importava. Ci sono rimasto male. Non sapeva niente di lui anche se erano tanto legati. Che rapporto era? Cosa abbiamo sbagliato? - Tobin mi guarda da su, sento il suo sguardo sulla mia nuca.
- Dave mi ha detto che ci è rimasto male che non si sia mai aperto con lui, è ferito. - A questo mi alzo e mi scuoto davanti a lui, seccato. 
- Io mi sono accorto che aveva delle strane fobie e gli ho chiesto se stesse bene, da lì lui ha iniziato a raccontarmi qualcosa come se non vedesse l’ora di parlarne con qualcuno, che qualcuno notasse e chiedesse. - 
- Gli insetti? - Chiede Tobin. Annuisco. 
- Chi non si accorge delle sue strane fisse? E perché non chiedergli niente? Capisci? Se io mi rompo un piede ma non sapete come ho fatto, me lo chiedete o vi limitate a riderci su prendendomi in giro? - Tobin ci riflette, abbassa lo sguardo e capisce il punto. 
- Te lo chiediamo. - 
- Con lui no. Mai. Nessuno. Nessuno gli ha mai chiesto perché di questo o di quello, ci abbiamo solo riso su. Solo io gli ho chiesto, per questo adesso mi si è avvicinato e fungo diciamo così da calmante. - 
Tobin sta un po’ in silenzio ad ascoltare, riflette su quel che dico, io non aggiungo niente. 
- Hai un’influenza molto positiva su di lui, non mollare mai... - e così anche lui me lo affida. Mi fa impressione che lo faccia, ma quel che aggiunge mi fa ancora più impressione. - Dave mi ha detto di dirtelo ed io mi aggiungo al coro. Sembra che tu sia l’unico in grado di rilassarlo e capirlo. - Vorrei dire che non sono un alieno e che non è impossibile, basta fare lo sforzo di chiedere e ascoltare. Ma mi tengo questo complimento e non aggiungo nulla. 

Quando rientro sono tutto infreddolito, l’ondata di caldo mi investe ma vado vicino al caminetto acceso convinto di trovare Jacoby, con sorpresa noto che non c’è, ma allungo le mani sulle fiamme calde che mi restituiscono questo bel tepore rilassandomi. 
Poco dopo due braccia si infilano da dietro intorno alla mia vita, un corpo morbido e familiare si appoggia alla mia schiena, la testa, la guancia sulla mia scapola. Sorrido. 
- Hai sentito tutto? - Chiedo sentendolo freddo come lo ero io. Annuisce. Non lo mando via e non controllo nemmeno se c’è qualcuno che vede. Ogni volta che lo faccio lui poi comincia a sentire ronzii e cose varie. 
Che vedano, che cazzo. Forse dirlo ai ragazzi è una buona idea, dopotutto. Credo che ci possiamo fidare. Di Tobin, almeno. James non so. Tony è da vedere... 
Ma forse Tobin lo ha capito e aspetta che siamo noi a dirlo. 
- Grazie. - Mormora piano. 
- Di cosa? - Chiedo girando appena il capo verso di lui. Solleva il suo e appoggia il mento sulla mia spalla, mi guarda da vicino ed io una volta di più rimango catturato completamente dai suoi occhi e dal suo sguardo sempre un po' triste. 
- Di capirmi. Grazie che ti importi. Grazie di amarmi. Do sempre per scontate mille cose, ma grazie per esserci e per essere come sei. Grazie di tutto. Penso che mi sarei già ucciso secoli prima senza di te. - Rabbrividisco mentre il fuoco copre questo luccichio che deriva dalla commozione. 
Sorrido e appoggio dolcemente la fronte alla sua, chiude gli occhi e si abbandona. Niente baci, se passasse qualcuno spiegare questo gesto sarebbe giù troppo complicato. E lui non lo chiede. 
Se dovessi scrivere come fa lui non saprei dire quel che provo e non saprei renderlo bene. Spero solo che la rinascita esista. Ti prego, fa che esista. Ci tengo troppo a lui.