6. GIUSTO UN PO’ SCHIZZATO


"Ti piace quel che provi?
Farsi mordere sul collo
da un serpente che uccide
Lo sai come ci si sente?
Essere accoltellato alle spalle,
per poi guardare il tuo sangue bollire
Non mi piace quello che si prova, controlla"
- Snakes -

Con lui si scherza di tutto tranne che su James e tutto quello che lo concerne, così quando Jacoby se ne esce con l’iscrizione all’università nell’indirizzo di psicologia, è incredibile la serietà con cui lo prendono.
Lui ci ride su dicendo che così magari potrà auto analizzarsi e farsi una diagnosi, gioca tanto dicendo che è pazzo, ma io penso che spesso lo faccia per nascondere le sue vere follie, i suoi buchi neri.
Mi chiedo quante altre cose in questo anno di amicizia insieme non mi ha detto, da un lato vorrei saperlo, dall’altro è meglio di no.
Del resto ne ho già molte a stare lontano dalla sua vita sessuale.
L’EP è stato rimandato per diversi motivi, fra cui principalmente studio, abbiamo deciso di diplomarci tutti quanti e nel frattempo tirare fuori un po’ di roba buona e migliorarci artisticamente parlando, poi faremo un EP e vediamo come andrà.
L’anno è passato e Jacoby è rimasto molto vicino a James, il percorso di guarigione è molto lungo e complicato, i due passano tanto tempo insieme a parlare di buchi interiori, di idee e di emozioni, credo che faccia bene ad entrambi.
Una sera è in camera mia, perché James è tornato lì nella loro una volta sufficientemente stabile, ma è seguito regolarmente dal suo terapista.
Così quando vuole parlare di lui e scrollarsi di dosso quel che il suo amico gli ha lasciato, mi capita in casa, si butta sul mio letto e incrocia le dita dietro la nuca fissando il soffitto come se fossi il suo analista. Ovviamente le ore sono o prima o dopo il lavoro, fortunatamente io sono nottambulo, dormo poco e capita che venga tardi ma io sono ancora sveglio. Per lui ovviamente non ci sono mai problemi, viene quando gli pare, non ci pensa minimamente!
Io che sono al primo anno di università studio il più delle volte e questo mi permette di non perdermi troppo in lui, mi tengo occupato di proposito.
Una di queste sere lui è lì e mi parla di un discorso che ha avuto.
- Sai, c’era una donna di mezzo… quella che gli ha dato il colpo di grazia in mezzo ai vari problemi che aveva. - Capisco che parla di James e interagisco mentre trascrivo degli appunti dal libro che sto leggendo e teoricamente studiando. Con lui che mi parla dietro è difficile.
- Davvero? - Chiedo un po’ annoiato.
- Lei lo ha portato giù, davvero giù. L’ha fatto a pezzi e lui poi alla fine troppo debole e sofferente ha tentato di uccidersi. - La cosa della ragazza mi è nuova, ma non mi stupisce molto.
- Si dà troppa importanza a qualcosa che il più delle volte comunque non durerà. - Rispondo indifferente e freddamente. Ce l’ho con questi amori assoluti che ti fanno perdere la testa al punto di tentare di ucciderti.
Non so quanto sono profetico in questo momento con questo pensiero ed un brivido mi corre lungo la schiena mentre lo penso.
- Io non so, non ho mai avuto una ragazza seria. - Alzo il sopracciglio e lo fisso scettico girandomi, lui fa un ghigno. - Le scopate non contano! - So che ne fa, non voglio vedere e saperne nulla. È come quando ti tappi le orecchie quando senti i tuoi che lo fanno. Io lo faccio con lui, ma non so per quanto riuscirò a stargli lontano.
- Dicevi che c’entrava una ragazza? - Torno all’argomento che in realtà mi interessa di meno, sento morbosa la curiosità sulle avventure sessuali di Jacoby, ma dall’altro lato le respingo perché ne sono geloso.
- Sì, lei era instabile e piena di problemi ed incanalava tutti i suoi in James, lui ha assorbito tutto il suo dolore, lui ha cercato di aiutarla un sacco, ma non c’è stato verso ed alla fine lei lo ha contagiato facendolo marcire in questo modo. -
- Non ne avevo idea. Ma si può passare la depressione fino a questo punto? - Chiedo sempre scrivendo gli appunti che poi ripasserò. Sempre che questo qui mi molli.
- Evidentemente sì. - Liquida. - E poi lei è tornata, sai? Quando ha saputo che lui ha provato a farla finita! La stronza è tornata! -
Così torno a girarmi e a guardarlo, questa volta perplesso.
- Perché stronza? Stava male anche lei, no? - Jacoby si alza sui gomiti e scrolla le spalle seccato, il broncio nel suo viso che mi piace sempre di più anche se forse non è obiettivamente il più bello del mondo.
- Perché lei doveva lasciarlo in pace, cazzo! Sai che sei piena di problemi e stai male, hai visto che lui ha tentato di farla finita… sparisci dalla sua vita, no? Ci vuole un genio per sapere che la fonte di stress se ne deve levare dalle palle? - Lui parla protettivo verso James, sono geloso anche di questo o forse solo lo invidio. Chissà se sarebbe così protettivo anche verso di me?
- E poi? - Chiedo ancora tornando a girarmi sul libro, ma questa volta non riesco a focalizzare quello che devo copiare. La mia testa è lì su Jacoby che mi fissa pungente la schiena.
- Lui era furioso con lei, l’ha mandata via malamente dicendole di tutto. Poi però si sono parlati di nuovo, più calmi. Si sono chiariti, hanno fatto una sorta di pace, come si dice? Uno di quei discorsi catartici per chiudere la questione ed andare oltre. Un addio, non so… - Annuisco abbandonando il libro e la penna, mi giro definitivamente verso di lui e dondolo sulla sedia su cui sono, lui si mette sul fianco e mi guarda facendo penzolare il piede oltre il bordo del letto. Ci guardiamo e continuiamo a parlarne.
- È successo ora dopo un anno, un anno, pensa. Lei voleva riprovarci, sembrava stessero meglio entrambi, ma lui ha detto che non voleva perché le cicatrici restano a ricordargli la sua debolezza. - Le parole che dice mi colpiscono, sono molto belle. Sorrido un po’ pensieroso.
- Dovresti scrivere questa storia. - Coby sorride anche lui illuminandosi, lo fa tutte le volte che si sente capito.
- Ho iniziato a buttare giù qualcosa, solo che è un casino, ci metterò un po’! - Ridacchio. Quando scrive è sempre un casino, non ho idea di che cosa ci sia in quella testolina e non intendo nemmeno scoprirlo. Mai.
- Tanto non c’è fretta. - Lo tranquillizzo. Col piede inizia a battere contro la mia sedia per farmi dispetti che però non sono troppo fastidiosi, per cui lo lascio fare.
- Dice che quando sta con lei si sente ubriaco senza aver bevuto, incanala tutto il suo dolore, non riesce a stare bene. Lei è ancora una persona troppo instabile e lui è debole. Vorrebbe stare con lui per rimettersi in piedi, credo, ma lui non è in grado di aiutarla. Così l’ha allontanata per sempre. Spero che lei non torni. Non possono aiutarsi. Credo che fosse necessario questo dialogo, lui ne è convinto. Ma è ora di andare avanti. - Si ferma ancora, visto che non faccio niente al suo piede lo sposta fra le mie gambe ed inizia a battere leggero la punta contro il mio polpaccio, lui è scalzo coi calzini, mi fa rabbrividire ma se gli dessi un calcio potrei dare troppo nell’occhio, così sopporto, come sempre. E mi concentro sul suo viso delizioso. Sono proprio scemo.
- Mi ha detto una cosa che non dimentico. Le cicatrici mi ricordano che il passato è reale. Perché gli ho detto che se non gli piacciono o non vuole rispondere a tutti che ha fatto lui, che poi cazzo è evidente cosa ha fatto, allora che si faccia dei tatuaggi sopra per coprirle, ma lui ha detto di no, che gli ricordano che il passato è reale. Le tiene per non riaprirle più. - Mi colpisce questo discorso, sorrido e piego la testa di lato annuendo, Jacoby poi risale col piede perché è incapace di stare fermo e di non interagire con chi gli sta intorno, continua a cercare sempre costantemente attenzioni e contatti. Quando arriva in mezzo mi tocca con la pianta l’inguine e faccio un salto prendendogli il piede e buttandoglielo via, lui scoppia a ridere come un idiota e le cose tornano al solito caotico mondo sconnesso. La magia si interrompe, non gli chiedo nemmeno perché mi deve sempre toccare, non è da me chiedere. Mi giro e lo liquido freddamente.
- Vattene a studiare, hai gli esami di diploma, brutto scemo. - Jacoby ride, si alza e mi abbraccia da dietro baciandomi il collo. Perché fa sempre così? I brividi mi percorrono lungo la schiena e mi ritrovo con un’erezione da paura fra le gambe, spero non la noti. Vattene, vattene.
Faccio finta di niente molto bene, poi mi ringrazia e se ne va dicendo che torna domani.
La seduta di psicoterapia è conclusa e sono mezzo morto. Un giorno non mi andrà così bene, un giorno finirà male, lo so.
Quando chiude la porta mi appoggio allo schienale, mi infilo la mano nei pantaloni larghi da casa che indosso e finisco il lavoro che ha iniziato col suo maledetto piede.
Stronzo.

Prima di cominciare con l’università, si è davvero iscritto a psicologia il pazzo, ed in particolare per il suo diciottesimo compleanno che cade a fine luglio, decide per una di quelle feste che sarebbe meglio evitare, ma ovviamente lui la fa ed io non ho scelta che andarci.
Non è la prima festa a cui partecipo con lui e proprio per questo so che non è mai una buona idea.
Il mio piano è quello di stare solo all’inizio ed andare via quando comincia a dare di matto, che si arrangi.
La festa è in un magazzino dove spesso fanno cose così, è abbastanza isolato come posto e non si rompe le scatole a nessuno.
Ha così tante conoscenze che non fatica ad ottenere tutto quello che può servirgli ed anche di più.
Luci, musica, bere e per fortuna anche un po’ di cibo.
Il DJ è un amico, ovviamente, e mette su musica abbastanza varia fra il rock, il rap e tutta l’alternativa di ultima uscita. È molto attrezzato e devo dire che è molto piacevole ascoltare i pezzi che mette.
Quando arrivo è abbastanza presto ma c’è già parecchia gente, tanto che stranito mi avvicino al casino al centro del quale c’è lui. Appena mi vede molla qualunque stupidaggine stesse facendo e mi abbraccia di slancio. Io ormai rassegnato non mi oppongo più.
Mi mette in mano una birra che non berrò mai, dopo un anno e mezzo di amicizia ancora non ha capito che non bevo alcolici, e mi tiene un braccio intorno al collo tutto sorridente e felice. Insieme guardiamo la gente che ci circonda, sono davvero in tanti e continuano ad arrivare, ognuno porta da bere e da mangiare e mette nella grande tavolata in fondo ed io sono qua a guardare tutto questo incredulo.
Ne ho viste di feste, ma niente di paragonabile a questo!
- Jacoby, ma esattamente quanti dovrebbero venire? -
Chiedo perplesso senza riuscire a staccare gli occhi dalla gente. Lui alza le spalle e scuote la testa.
- Non ne ho idea! - Così lo fisso storto.
- Come non ne hai idea? Ma a quanti hai mandato l’invito? - Lui alza ancora le spalle guardandomi da vicino con l’aria di chi davvero non capisce quanto è folle tutto questo.
- Boh, io ho fatto dei volantini e li ho sparsi un po’ in giro… - Chiudo gli occhi e mi copro la faccia.
- Jacoby, sai quanti di loro sono maggiorenni? - Lui scuote la testa. - E sai quanto alcool c’è qua? -
- Tanto? - Chiede con aria estremamente soddisfatta.
- E sai che se viene la polizia ci mette tutti dentro? Ad occhio e croce qua nessuno ha 21 anni! - In risposta si accende una sigaretta e mi dà il solito bacio sulla guancia.
- Sarà fottutamente divertente! - Ed in un attimo capisco che se non voglio andare a trovarlo in prigione, devo rimanere per tutta la festa e trascinarlo via quando arriverà la polizia. Perché è certo che ci verranno!
Lui viene spazzato via in un attimo da un’ondata di nuova gente che lo vede urlare e ridere come un idiota e mentre lo vedo fumare, bere e ruttare insieme, non riesco a conciliare l’immagine che ho di lui in camera mia, quando si confida di cose serie, di dubbi e paure, con quella da maiale rozzo e pazzo che vedo ora.
Se non è schizofrenico lui…

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È vero che: quando Jacoby faceva canzoni specie all’inizio ci metteva un sacco ed erano molto confuse, poi piano piano si è sciolto di più. Last Resort è stata fatta per il loro amico che ha tentato il suicidio, mentre Scars è stata fatta da Jacoby più avanti in seguito ad un atto autolesionista, ma ho voluto usare una frase di quella canzone anche qua lo stesso.