*Ecco
un altro capitolo. La festa dell'anno è finita e Jerry preoccupato per
Jacoby lo ha chiamato per vedere se era vivo. Appurato che lo era
finiscono insieme nel magazzino della festa per pulire quel disastro ed
è di nuovo ora di stare soli e passare da una fase demenziale e folle
ad una seria e magnetica che mette il povero Jerry sottosopra. Specie
perchè viene fuori il momento in cui lo ha visto mentre si faceva una
ragazza. Buona lettura. Baci Akane*
8. UN MISTERO INSORMONTABILE
"Nato senza un’anima,
mancanza di controllo
Tagliato dalla muffa dell’anti-sociale [...]
Qual’è il tuo bersaglio?
Qual’è il tuo motivo?
Hai emozioni,
il tuo cuore è di ghiaccio?[...]
Cellula morta
Testa malata, vivo ma morto,
senti quel che dico
Impara la lezione
dall’onnipotente terrore"
- Dead cell -
Non so proprio com’è che siamo soli, mi auguro che vengano anche gli altri.
- Ma li hai chiamati? -
Siamo nel magazzino col
suo pick-up ed un rotolo intero di sacchi grandi dell’immondizia. Io ho
portato quelli ed i guanti in lattice perché mi rifiuto di toccare
tutta quella merda con le mani.
Jacoby si è messo a
ridere vedendoli e se li è infilati con l’aria da maniaco tipica sua,
occhi da pazzo. Ma perché riporta tutto al sesso?
- Sì che li ho chiamati, cazzo! - Dice poi continuando ridendo. - Mi hanno detto che arriveranno! -
Commenta fermandosi subito all’ingresso, accendo le luci e sospiriamo in sincronia con la stessa fatica.
- Giuro che se non vengono poi gli metto tutti i sacchi che faremo nel loro letto! -
Abbiamo un bel giro d’amicizia, con lui te ne fai di continuo, alcuni sono davvero i fedelissimi oltre che quelli della band.
Jacoby ride, ovviamente, e si avvia, si china, prende una bottiglia vuota per terra, la solleva e me la mostra.
- Io gli infilerei tutte le bottiglie che troviamo. - Non serve che specifichi dove. Ha sempre quello in testa. Sempre!
Certo lavorare con lui sembra tutto fuorché lavoro in effetti.
Quando prima sono
arrivato a casa sua, è stato come se non fosse successo nulla ed ho
capito che non ricorda nulla di ieri sera. Non ho chiesto niente e non
so se devo farlo, però forse dovrei sapere come è finita.
- Come è andata, poi? -
Chiedo mentre inizio a raccogliere da terra, da un altro angolo
rispetto a quello preso da lui tutto quello che c’è.
Bicchieri di plastica a volontà, bottiglie, lattine.
- Oh bene! - Mi alzo e lo guardo corrugato.
- Davvero? - Lui si alza a sua volta e mi guarda divertito.
- Non ne ho idea, da un certo punto in poi per me è il vuoto! - Ora è veritiero! Annuisco come a dire ‘ah ecco’ e riprendo.
- Qual è l’ultima cosa
che ricordi? - Devo indagare a questo punto per capire quanto sono nei
guai nei suoi confronti. Non voglio che pensi che mi piace o cose così.
Con lui non sai mai cosa potrebbe succedere, è meglio evitare che si
metta in testa strane idee. Le ho già di mie, ma io credo di potermi
controllare, lui non si controlla.
- Il discorso
sull’impalcatura. Era già un po’ nebbia, so che poi sono caduto e tu mi
hai messo la mano sul culo! - La mia mano sul culo doveva per forza
ricordarla. Chiudo gli occhi mentre gli do la schiena, lui ride. Il
deficiente!
- Se ricordo tutto il
casino che era qua ieri, questo silenzio e questo vuoto fanno venire i
brividi! - Dico in risposta facendo finta di nulla, per me si può
chiudere qua, possiamo parlare di altro.
- Quando sei andato via? - Chiede curioso accendendosi una sigaretta.
Probabilmente quella svitata di sua madre lo ha tirato su a fiori e fumo. Ed insetti.
Spero non ne trovi anche se in un postaccio simile...
- Non saprei, era abbastanza tardi... - Jacoby fa il broncio.
- Non me ne sono
accorto. Mi hai salutato? - Lo guardo mentre raccoglie con la cicca fra
i denti, mi chiedo se posso ingannarlo.
Se me lo chiede significa che non lo ricorda ed è molto meglio per me.
- Sì... - Dico vago. Lui mi guarda siamo soli ma distanti ed è l’ideale.
- Non lo ricordo proprio... sembra anche che mi sia fatto una, ma non ricordo assolutamente! -
- È tornata? - Gelosia.
- No, ma quando al
mattino ho salutato gli ultimi che erano ancora lì mi hanno chiesto che
fine avesse fatto quella fica, ma non ho idea di che cazzo dicessero. -
All’alba l’effetto dell’alcool era finito.
- Per fortuna che ad un
certo punto hai smesso di bere... un giorno finirai in coma etilico col
fegato spappolato! Sai che hai iniziato troppo presto a bere? Devi
stare attento... - Inizio con un discorso da grillo parlante che volevo
evitare e che non gli ho mai fatto, lui ride, lascia il sacco pieno e
viene a prenderne un’altro dove sono io, in quello mi lascia un bacio
sulla guancia. Se non la pianta di baciarmi un giorno giro la testa e
lascio che le cose vadano come devono andare.
- Ma io non bevo e
basta, io mangio anche. Quello asciuga. Poi vedi che stazza ho? Prima
che mi uccida ce ne vuole! - Jacoby ha il tipico fisico da giocatore di
football anche se non è enorme, è solo un po’ massiccio. Tende ad
arrotondarsi, deve stare attento ma mangia in modo completamente
compulsivo, l’ho notato. Cazzo, ho notato tutto di lui! Persino come
guizzano le sue chiappe quando spinge dentro una.
- Hai solo qualche
chilo di troppo, non sei enorme! - Gli faccio presente. Lui ride ancora
e in risposta si toglie la maglietta larga e si schiaffeggia la pancia
che effettivamente non è piatta, ma nemmeno una bomba come Dave.
- Finirò obeso, lo sappiamo tutti! Ma non riesco a fermarmi di mangiare! -
Ne è consapevole.
Come è consapevole
della fobia degli insetti e di tutte le altre sue stranezza. Si è
iscritto a psicologia per analizzarsi e curarsi da solo, non so quanto
sia davvero pazzo, è solo fuori controllo. Credo sia diverso. Lui sa
che certe cose che fa non vanno bene. Mi fa venire i brividi.
- Perché mangi così? -
L’ho notato subito che mangia in modo compulsivo, non è per fame. Per
fortuna sua si muove un sacco perché è anche iperattivo, però ha
proprio un problema col cibo.
In risposta si gira con un pacchetto di patatine chiuso che apre e si mette a mangiare facendo già una pausa.
Io mi metto a ridere perché non l’ha fatto di proposito, gli viene così!
- Come un maiale dici? - Risponde con la bocca piena e l’aria da scemo. Io rido ed annuisco.
- Senza aver fame! - Alza le spalle.
- Quando mi laureo lo
saprò! - Risponde come se fosse facile e per nulla preoccupante questo
suo problema. Potrebbe diventare davvero obeso o peggio bulimico.
- Comunque dovresti
cercare di darti una regolata, hai solo 18 anni... - Lui sta per
rispondere ma improvvisamente le patatine volano e lui salta sul tavolo
che stava cercando di pulire, fa un gran bel salto, ma il tavolo si
ribalta perché come dicevamo la sua stazza non è da fuscello e cade
all’indietro. Mi precipito e prima di andare a vedere se è vivo,
ammazzo la bestia che lo ha terrorizzato. Un ragno.
Poi prima di ridere mi
assicuro che non si sia rotto la testa. Lui è steso sotto il tavolo che
gli tolgo da sopra, poi lo guardo. Dovrebbe aver sbattuto la testa, mi
chino su di lui circospetto.
- Ehi? -
- L’hai ucciso? - Dice
con le braccia sul viso che non so se servano a coprirsi dal tavolo che
gli era caduto addosso o a proteggersi dal ragno.
- Sì... - Rispondo paziente. - Stai bene? - Chiedo poi.
Si toglie le braccia dal viso e mi guarda con quei suoi occhi che sembrano in procinto di scoppiare, quanto resisterà?
Come può pensare che auto curarsi possa funzionare?
Eppure ancora non ho davvero idea di tutto quello che ha.
Gli tendo la mano che
lui prende, lo aiuto a tirarsi su e prima di mettersi in piedi rimane
seduto, mi guarda e piega la testa di lato. È tutto sporco di quel che
avremmo dovuto raccogliere, resti vari di cibo e delle patatine che ha
lanciato per aria.
- C’eri mentre
trombavo! - Esclama come se questo flash gli fosse appena tornato in
mente così di punto in bianco e lui stesso non ci potesse credere.
Purtroppo la mia reazione è istintiva, arrossisco e mi irrigidisco,
faccio per allontanarmi e alzarmi ma lui mi prende il braccio e mi
tiene giù. Avvicina il viso al mio e per un momento non respiro, per un
momento penso che voglia baciarmi e forse è proprio questo il suo
intento ed io non riuscirei a fermarlo, ma prima di arrivare alla mia
bocca si ferma e parla piano:
- Ricordo solo il mio
orgasmo ed il tuo sguardo. È una visione da malato o è vero? - Rimango
basito, non so cosa dire, per un momento sono completamente
paralizzato, un’ondata di calore mi investe, il cuore in gola. Non mi
muovo. Non so cosa dire.
Potrei salvarmi mentendo, ma questi suoi occhi azzurri mi stanno denudando, sa già la risposta. Lo capisco ora.
- Ti ho visto, è vero. Stavi... - Tossisco, la gola si secca. Lui finisce per me.
- Stavo venendo? -
Annuisco carico di imbarazzo che copro male, lui fa uno strano
sorrisino, piega la testa e per me è di nuovo quel mistero
incomprensibile. Non riuscirò mai a capirlo, mai. E non riuscirò mai a
separarmi da lui.
- Perché prima hai
fatto finta di niente? - Chiede senza restituirmi il mio spazio vitale.
Faccio per scrollarmelo di dosso ed alzarmi, ma lui mi tiene qua come
se non avesse finito. Non mi sta accusando, non è arrabbiato, è curioso
e non molla l’osso.
- Era imbarazzante! - Ammetto senza sapere cosa dire. Mi sembra normale imbarazzarsi per cose simili.
Lui torna ad uno dei suoi ghigni che mi creano disagi.
- Sai, stanotte ho
sognato di scopare con te. E quando prima mi hai chiamato ho pensato
che fossi un fottuto veggente. - Dovrei ridere e stemperare la
tensione, ma rimango maledettamente serio a fissarlo negli occhi,
costringendomi a non guardargli la bocca che mi fa morire. - Poi la
botta che ho appena preso mi ha restituito il ricordo di quel momento.
- Spiega ancora tornando serio. - Ed ho capito perché ho sognato che lo
facevo con te. - Ora mi sforzo di ridere, ma non è facile. I muscoli
del viso mi tirano e lui non mi lascia andare. È il momento più strano
che ho avuto con te. - La cosa strana è che eri tu a scoparmi. Non è
che ti ho messo al posto della ragazza di stanotte. - Ed ecco come si
fa ad avere erezioni con Jacoby!
Rimaniamo a fissarci così da vicino, respiriamo piano e per un momento penso che questa volta succederà.
Lo penso davvero.
Mi sembra che lui si
stia avvicinando impercettibilmente a me e le labbra si stanno per
sfiorare quando il rumore di macchine da fuori ci fanno tornare in noi
ed io sguscio via senza farmi tenere ancora. Jacoby mi molla e lo sento
sospirare, io mi alzo e vado al mio sacco come se non fosse successo
niente. Lui rimane ancora seduto per terra dietro al tavolone
ribaltato.
Poco dopo entrano i
nostri amici che ridendo guardano il macello che rimane da sistemare,
iniziano con le battute e Jacoby salta fuori dal suo nascondiglio e
come se non avesse appena avuto dei momenti seri e tranquilli con me,
come se non mi avesse quasi appena baciato, si mette a fare l’idiota.
Plana su di loro, gli dà un pugno a testa sulle spalle e li insulta per
essere spariti ed essere arrivati così tardi!
- No è che pensavamo fossi morto e quindi non ci preoccupavamo di questo macello! - Rispondono.
- Ehi, io non posso
morire, sono immortale! - Comincia megalomane. Poi prende dei sacchi e
li avvolge intorno ai loro colli dando a ciascuno un calcio spingendoli
in direzioni diverse.
- Adesso muovete quei culi di merda! Così finiamo subito ed andiamo a festeggiare. - Dave esasperato lo guarda shoccato.
- E cosa dovremmo festeggiare ancora? - Jacoby in mezzo al magazzino allarga le braccia con aria ovvia.
- Che sono ancora vivo, no? -
- Si ma se continui
così non lo sarai ancora per molto! - Commenta un altro spontaneo, le
risate scoppiano ed io mi unisco a loro, sarebbe strano se non ridessi.
Però è vero.
Jacoby in poco
monopolizza l’attenzione di tutti, come sempre, e finisce che oltre a
tirar su sacchi di immondizia, fa anche altre trecento cose insieme.
Come cantare nelle
bottiglie vuote, spero che non gli venga una malattia venerea, oppure
tirare le lattine in alto e rilanciarle con una bottiglia in stile
battitore di baseball. Una di queste mi finisce addosso ed io in
risposta gliene tiro un’altra. Quello naturalmente ride e continua a
giocare a baseball.
È fondamentalmente inesauribile ed è l’unico modo per cantare come fa lui.
Alla fine fra scherzi
idioti e giochi imbecilli tutti suoi, riusciamo a finire di sistemare
tutto e per fortuna possiamo andarcene, come dice lui, a festeggiare
ancora.
Nessuno di loro prende
cose alcoliche, il che è incredibile, ma immagino che dopo ieri notte
nessuno riesca a buttar giù alcool.
Alla fine l’ora di cena
è passata, così ci infiliamo in un bar e ci mangiamo un gelato insieme.
Dopo, non contenti, Jacoby ci trascina in piazza dove c’è una bella
fontana grande e finisce che visto che fa tanto caldo, ci bagniamo come
idioti.
Naturalmente ad iniziare è lui.
Se non fosse che gli
altri ne hanno abbastanza e ci piantano in asso una volta bagnati
fradici, continuerebbe a trascinarci per la città a fare idiozie tutta
la notte ancora.
Non credo che sappia
cosa sono i freni, ma appena ci ritroviamo di nuovo soli lui si quieta
ed è come se gli staccassero la spina.
Fa guidare me il suo
pick-up e appoggia la nuca al sedile all’indietro, rotea un po’ il capo
verso il finestrino abbassato. La brezza da fuori entra e lo rinfresca
sudato fradicio e bagnato.
Il silenzio è sempre
strano, con lui, ma fra di noi non è poi così insolito. Chissà come mai
è così solo con me. Magari anche quando è solo con Dave o qualcun altro
lo è. Chi lo sa.
- Sai, non sono così anche con gli altri. - Lo guardo sorpreso, avrò pensato ad alta voce?
Lui si gira e mi
guarda, ha l’aria così normale che non sembra lui. Ha fatto
letteralmente il pazzo fino ad ora. Due secondi fa era dentro la
fontana a bagnare tutti ed ora è qua che mi fa discorsi seri. È proprio
fuori.
- Così come? - Chiedo lasciandogli spazio.
- Beh, me stesso! - Mi aggrotto e lo guardo mentre lo riporto a casa, da lì prenderò la mia auto e me ne tornerò da me.
- Sei te stesso quando stacchi la spina così? - Chiedo curioso e calmo. Lui alza le spalle.
- Non è che quando
faccio l’idiota non sono me stesso, è solo che è un altro me. Con te
riesco ad essere così come mi vedi, ma solo con te. - Ora è un pochino
più chiaro anche se sempre confuso ovviamente.
- Quindi sono un’eccezione? - Lui ci pensa un po’ mentre gli occhi azzurri scorrono il paesaggio che va veloce oltre noi.
- Sì. Mi calmi. Tu sei
così calmo e non ti scomponi mai e questo mi aiuta a calmarmi. Per
questo mi piace stare con te. - Non dice di più e non torna sul
discorso di prima, io me ne guardo bene. Il quasi bacio è inciso nella
mia mente ma rimarrà un ricordo che non credo si concluderà mai.
Jacoby è un mistero che non svelerò mai, prenderò solo quello che riuscirò ad avere, ma senza obbligarlo e forzarlo.