ADRENALINA
CAPITOLO I:
216 KILOMETRI
ORARI
Il mondo era
una macchia indistinta
intorno a sé ed era incredibilmente perfetto, finalmente.
Sentir battere
la testa, percepire
chiaramente il sangue pompare nelle vene delle tempie, avere dei
tamburi veri e propri. E la frenesia dei polmoni che portavano
ossigeno troppo in fretta in tutto il corpo. Il sudore freddo che
ricopriva la pelle. Le mani che si aprivano e chiudevano a scatti.
Il nervoso
raggiunse picchi talmente
alti da aver bisogno di un modo per calmarsi. Quando ruggì un
furioso 'non rompermi i coglioni' al suo compagno, capì che era ora
di andare e fare qualcosa per calmarsi.
Così aveva
preso la macchina e si era
messo a correre.
Quando niente
bastava, quando non c'era
nulla, nulla, nulla che funzionasse, c'era questo.
La velocità
folle ed il mondo che si
confondeva intorno a lui.
Non si rese
conto di premere tanto
l'acceleratore. Lo buttò giù a tavoletta e corse a rotta di collo
per una strada con un ovvio limite di velocità.
Non gli poteva
importare. Non gli
importava di niente in quel momento.
Lui aveva solo
bisogno di correre e
correva.
C'era la follia
nella sua testa.
C'erano grida.
C'era voglia di
spaccare tutto.
A volte aveva
questi scatti, questi
grandi nervosi.
Si sentiva
schiacciare, aveva come
attacchi di panico.
Tendeva sempre
al nevrotico, rispondeva
male per partito preso ed era l'impaziente per eccellenza, ma a volte
peggiorava.
Era successo
che i primi due anni a
Madrid aveva litigato con un po' tutti, quello lo aveva aiutato. Non
ad andare d'accordo. Aveva trovato pochissime amicizie che si
contavano su una mano. Cris e Riky fra tutti poiché arrivati nel suo
stesso periodo, poi erano arrivati Mesut e Sami.
Il terzo anno
aveva scoperto il sesso
come valvola di sfogo e si era messo con José. La relazione con lui
gli aveva concentrato ogni eccesso sfogandolo ancora meglio. Era
stato bene, il suo anno migliore.
Il quarto anno
si era lasciato con José
e messo con Gonzalo, questo inizialmente gli aveva tolto ogni forza
in eccesso poiché aveva messo tutto nel lasciare uno e nello
scoprire l'altro. Ma ora che le cose andavano generalmente bene e che
aveva trovato degli ottimi legami d'amicizia con un paio di persone,
le cose si stavano mettendo male per lui.
Non aveva
qualcuno di antipatico con
cui litigare o da trattare male, il sesso era solo con Gonzalo che
era una persona fantastica e non creava mai problemi, non aveva una
relazione faticosa da far andare bene, non c'era mai una lotta e
perfino con José, il suo ex, ora andava abbastanza bene.
Quindi il
grande guaio di Karim era
tornato come un fiume in piena che straripa.
La voglia di
gridare sempre contro
qualcuno, l'impazienza di tutto, l'incapacità di aspettare.
Ma non erano
solo queste cose, era
qualcosa di più grande e complicato che non aveva mai saputo
spiegare ma che gli capitava sin da piccolo.
Lui a volte
raggiungeva picchi talmente
elevati di nervoso che in gergo dicevano 'sbarellava'.
Esagerava in
qualcosa, sbottava o
faceva cose comunque discutibili.
Erano come
delle energie in eccesso,
non riusciva a capire. Aveva attacchi veri e propri di panico ma
siccome li riconosceva cercava sempre di prevenirsi quando sentiva
arrivavano.
Gli servivano
delle scariche elevate di
adrenalina. Era l'unica cosa che l'aiutava.
Si sentiva
idiota a spiegare a qualcuno
di questi attacchi, non ne aveva mai fatto parola con nessuno perchè
li aveva sempre gestiti in qualche modo.
Quando però
venne fermato dalla
polizia stradale e portato in centrale perchè andava a 216 km/h in
un tratto dove il limite era di 100, capì di essere nei guai.
Pensò
velocissimo chi chiamare e cosa
fare, una volta dalla polizia ad ascoltare tutti i vari diritti e le
conseguenze che poteva avere -gli stavano dicendo che la multa
salatissima era il meno perchè potevano ritirargli la patente per 4
anni e rischiare anche il carcere da 3 a 6 mesi oppure dei lavori
socialmente utili per lo stesso periodo- sentì di nuovo il nervoso
salire.
Aveva fatto un
danno davvero serio,
quella volta. Come se ne tirava fuori?
La voce
dell'uomo in divisa continuava
a penetrargli il cervello battendo come un martello pneumatico e lui
si rifiutava di capire che diavolo stesse dicendo, non ce la faceva a
capire, non voleva. Era nei guai, stop. Se capiva precisamente in
quali, forse sarebbe stato peggio.
Doveva calmarsi
ma prima di tutto
doveva trovare un modo per uscirne almeno momentaneamente.
Gli parlavano e
gli chiedevano cose,
lui li fissava astioso e torvo senza saper cosa dire se non un enorme
'vaffanculo' che per qualche miracolo tratteneva.
Fu così che
decise.
Gonzalo non
avrebbe potuto aiutarlo,
era in un guaio grande. Il presidente l'avrebbe messo alla porta, su
due piedi. Il suo agente non aveva idea nemmeno se fosse in città
visto che non era solo il suo.
Si morse mano e
dita.
Avrebbe
chiamato qualche altro amico ma
nessuno di loro poteva fare qualcosa.
Rassegnato
diede il suo numero.
L'ultimo della
lista eppure,
obiettivamente, il più indicato.
Per lo meno
sperava lo fosse.
Quando José si
ritrovò la telefonata
della stradale, gli venne un colpo e per poco non soffocò ascoltando
il nome 'Karim Benzema' e 'stazione di polizia'.
- Cosa cazzo è
successo? -
Gridò oltre i
limiti consentiti dalla
legge.
- Il signor
Benzema è in stato di
fermo, non ancora in arresto ma non si trova in una buona posizione.
Se viene ne parliamo di persona e vediamo di uscirne in qualche modo.
-
José avrebbe
detto, in condizioni
normali, che il ragazzo era grande e poteva cavarsela da solo. In
condizioni normali.
Ma si trattava
di Karim ed era più o
meno in arresto.
Grugnì uno
spaventoso 'arrivo' e mise
giù la telefonata.
José Mourinho
arrivò in stazione coi
vestiti comodi da casa che aveva, era sera.
Karim lo sentì
per le imprecazioni in
portoghese, sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, poi si girò per
vederlo comparire sulla porta della stanza in cui era tenuto.
Era nei guai
fino al collo e c'era lui.
Bè, l'aveva chiamato, aveva poco da lamentarsi.
Contrasse la
mascella quando la porta
si aprì e lui comparve. Era basso ma era nero come la notte,
sembrava che fosse entrata la tempesta con tanto di fulmini e saette.
Brontolava,
grugniva, insultava -lui di
sicuro- e continuava a parlare.
Poi gli prese
il colletto della maglia,
strattonò e gli diede un pugno in testa.
- Cosa cazzo ti
salta in mente di
correre in quel modo? Dovevi schiantarti? Potevi prendere bene la
mira! Ora multa a parte puoi finire dentro, potresti aver finito col
calcio! Sei una testa di merda, Karim! - Ovviamente non gli chiese
perchè, non lo lasciò parlare ed il poliziotto che si era occupato
di lui attese che la sfuriata giusta si concludesse.
José avrebbe
continuato ancora ma si
rese conto che non poteva lì dentro.
Sospirò, sbuffò
e sospirò di nuovo,
poi lo lasciò e si girò verso l'uomo che aspettava.
- Non è in
arresto, vero? - L'altro
scosse la testa.
- No, faremo
rapporto e chi di dovere
prenderà la sua decisione. -
- Daremo tutto
in mano ad un avvocato e
se la vedrà lui. Immagino la patente se la possa scordare. -
L'altro sorrise
ironico.
-
Indipendentemente da cosa deciderà
il giudice, la patente è requisita fino a nuovo ordine e tratteniamo
anche la sua auto. Potrebbe ottenere un patto temporaneo ma per il
momento è così. Magari il permesso di guidare una macchina di
piccola cilindrata... - José disse che era il minimo.
- Posso
portarlo via, allora? C'è
qualcosa da pagare? - Tirò fuori subito il libretto degli assegni e
Karim glielo prese e lo lanciò stizzito lasciando di stucco tutti.
- Non ti ho
chiamato per pagare al
posto mio, posso pagare da solo! È solo perchè chiedevano di
parlare con qualcuno e per poter andare a casa! - Era maleducato e
seccato, José provò l'istinto di colpirlo nelle palle ma si
trattenne, il poliziotto capì che aveva dei problemi comportamentali
ma non si stupì perchè i personaggi famosi erano soliti averne.
- Ragazzo, sei
nei guai fino al collo,
non farei il prezioso sugli aiuti che ti offrono. - Karim respirò a
fondo fissando male lo sconosciuto, questi si sentì a disagio, lo
stava nullificando e trucidando.
José raccolse
il libretto e seccato
rispose non stupendosi della sua contrarietà.
- Sei in fermo,
non puoi porre
condizioni e nemmeno pagare la multa da solo! -
- Allora,
signori, le cose stanno così.
Normalmente sarebbe dentro finchè il giudice non decide pena e
sentenza. Però trattandosi di uno come lui si tende a chiudere
eccezionalmente un occhio e li lasciamo andare. Non c'è un arresto
solo per il suo nome. Però dovrà presentarsi all'udienza, è
tassativo. E nel frattempo niente macchine e niente guida a meno che
l'avvocato non ottenga quel famoso accordo temporaneo. - Karim si
morse la bocca contrariato capendo che era fortunato e José, calmo,
ringraziò.
- E' il minimo,
lo capisco. La
ringrazio. - Mise via il libretto, sarebbe stato pronto a pagare
davvero.
Questo aveva
calmato Karim. Non ce
l'aveva più con lui, onestamente... è che farsi aiutare era lo
stesso bruciante. Inteso. Da lui.
L'uomo li
congedò ed uscì mentre
Josè, una volta solo con lui, lo fissò con due cannoni al posto
degli occhi. Scosse il capo amaro e lo prese per la manica
strattonandolo di nuovo in una specie di schiaffo, indicandogli poi
l'uscita.
- Andiamo! -
Ringhiò.
In macchina
Karim si aspettò urla e
tuoni ma stranamente mantenne un sospettoso silenzio che decise di
godersi. Anche se forse, a quel punto, l'avrebbe aiutato di più un
bel litigio.
Era di nuovo
nervoso.
Batté le mani
sulle ginocchia ad un
ritmo insensato per tutto il tragitto, poi arrivati a casa sua Karim
scese ma si sentì seguire poco dopo da José, inevitabile anche
questo, probabilmente.
La predica
gliel'avrebbe fatta, era
sicuro.
Entrò in casa e
lasciò la porta
aperta per lui, la sentì sbattere poco dopo e sperò di nuovo in
urla furiose. Si tolse la giacca e buttò telefono e chiavi nel
solito posto all'ingresso. José fece altrettanto come fosse casa
sua.
Karim aspettava
ma siccome l'altro
continuava a stare in uno strano silenzio, seccato da questo andò
verso la camera facendo ciò che in casi normali avrebbe fatto.
Una doccia
distensiva.
Lo sentiva
sempre dietro ad ogni passo
eppure continuava a stare zitto. Una volta in camera si tolse la
felpa da sopra la testa e poi si aprì i jeans.
- Che diavolo
fai? - Chiese José
finalmente.
Karim alzò le
sopracciglia come per
chiedere 'davvero?'
- Non lo vedi?
-
- Ti spogli?! -
Non ci poteva credere.
- No, mi vesto!
- Disse stizzito ed
ironico. José gli tirò un portaoggetti che aveva sotto mano e Karim
lo schivò all'ultimo, si ruppe infrangendosi contro il muro dove
lasciò il segno ed il cuore cominciò a battere. Ecco, c'erano.
Uno sfogo, un
bel litigio, delle urla
furiose.
- Vai a dormire
dopo che ti hanno tolto
patente e macchina? - Non urlava ma aveva un tono basso e tremolante,
era furioso fino a quel livello. Karim lo guardò. Aveva la bocca
stretta, la mascella contratta e respirava veloce.
Perchè ancora
non urlava?
Decise di
provocarlo, gli veniva bene.
- E tu che stai
zitto da quando siamo
usciti? - José continuò piano, ancora.
- Sto zitto? -
Camminò verso di lui
che rimase ad aspettare senza muoversi. - Sto zitto, sì... - alzò
le mani fra di loro senza toccare nulla. - Vuoi sapere perchè sto
zitto? -
tramava ancora
il suo tono di voce.
- Non hai
niente da dire? - Chiese
senza pensare che potesse essere possibile. - Non ci credo proprio. -
- Sto zitto
perchè non so da cosa
cominciare e sto pensando che non posso ucciderti ma è la cosa che
voglio di più! -
Karim sbuffò
scocciato e si tolse i
jeans sedendosi sul letto.
- Senti, sto
bene, grazie per essere
venuto a prendermi. Ci vediamo domani! -
Lo liquidò
sperando non se ne andasse,
non poteva stare ancora solo. Ovviamente fu accontentato.
Josè lo spinse
così forte ed
imprevedibilmente che Karim finì steso per un attimo, si rialzò con
le sue urla che finalmente si erano scatenate.
- E COME CAZZO
PENSI DI VENIRE VISTO
CHE NON HAI MACCHINA E PATENTE? FATTI ARRESTARE, SAI!? SEI FORTUNATO
PERCHE' NON SEI UN SIGNOR NESSUNO ALTRIMENTI ERI DENTRO, L'HAI
SENTITO? COSA CAZZO C'E' DI SBAGLIATO IN TE? IO CAPISCO ARRIVARE AI
150-160... MA CRISTO SANTO, KARIM, 216?! DAVVERO?! ERA IL MASSIMO DEL
TUO FOTTUTO MOTORE E SE POTEVI ANDAVI ANCHE PIU' VELOCE! E NON
VENIRMI A DIRE CHE LA VOLEVI PROVARE PERCHE' SARESTI ANDATO IN UN
CIRCUITO A PROVARLA! COSA DIAVOLO TI E' VENUTO!? - Karim avrebbe
voluto dirlo ma non sapeva da cosa cominciare, sentiva di nuovo il
cuore esplodere. Voleva solo litigare senza dirgli nulla, non aveva
voglia di aprirsi e parlargli.
Fremendo si
alzò dal letto e se ne
andò da lì, cominciò a camminare in boxer chiedendosi cosa fosse
il caso di dire.
- Non so
senti... ogni tanto ho bisogno
di scaricare l'adrenalina in eccesso! È da un po' che va tutto bene,
con te non litigo più, con Gonzalo è un rapporto sereno, ho degli
amici, ho tutto... anche la troppa adrenalina! - José pensava lo
prendesse in giro e lo guardò aprendo gli occhi al punto che
sarebbero presto usciti dalle orbite.
- Mi prendi per
il culo? - Disse
tornando ad un tono falsamente controllato.
Karim sospirò
insofferente e si
strofinò la fronte mentre tutto viaggiava eccessivo in lui. Almeno
si stava sfogando.
- No, è così! -
José drizzò la
testa e lo fissò mentre come un'anima in pena si prendeva nervoso il
viso fra le mani, sudava, respirava affannato. Aveva un principio di
crisi di panico?
- Soffri
d'ansia?! - Chiese incredulo,
gli pareva così idiota.
Karim lo fissò
con occhi brucianti, lo
credeva uno stupido. Lui aveva un problema serio e lui lo credeva
idiota.
- Che cazzo ne
so di cos'è! Ho bisogno
di sfogare quello che ho in eccesso, a volte. Normalmente lo faccio
litigando con le persone o scopando. Da quando ho sistemato tutto e
scopo in modo normale non ho nulla che mi faccia sfogare. Ho
accumulato troppo, ora avevo bisogno di buttarlo fuori. - Poteva
essere sufficiente? Ma dopotutto non sapeva nemmeno cosa aspettarsi
da lui e capendo che forse avrebbe solo riso di lui e non avrebbe
risolto niente, di nuovo l'ansia crebbe agitandolo a limiti
eccessivi.
José in effetti
rise per l'assurdità
della cosa.
- Ti fai
arrestare perchè hai bisogno
di sfogare l'adrenalina? Cosa fai la prossima volta, ammazzi
qualcuno? - Karim lo fulminò con lo sguardo e decise di ignorarlo
dirigendosi verso il bagno per la famosa doccia.
- Non ho
ammazzato nessuno e non lo
farò. Senti, mi hai chiesto perchè e ti ho detto. Funziona così!
Cercherò un altro modo, andrò a tirare a boxe, che cazzo ne so!
Lasciami in pace! - Ma non voleva che lo lasciasse in pace. Voleva
qualcosa che lo prosciugasse al punto da sfinirlo psico fisicamente,
non poteva aver bisogno di gridare senza motivo. Anche se era una
cosa ancora più contorta perchè non bastava fare palestra o
allenarsi a calcio, quelle erano cose che viaggiavano ad un livello
insufficiente, per Karim. Lui doveva proprio avere l'adrenalina pura
dentro.
José lo seguì e
lo vide togliersi i
boxer ed infilarsi nella doccia. L'acqua calda lo ricoprì ma non era
visibile perchè il vetro del box era smerigliato.
Josè da un lato
era distratto da
quello che stava scoprendo, dall'altro da lui sotto la doccia.
Non l'aveva
mica capito che non aveva
ancora smesso di amarlo.
Era così
dannatamente attratto da lui
che quando lo vedeva mezzo nudo negli spogliatoi doveva guardare
altri. Non poteva guardarlo troppo a lungo o gli veniva la voglia di
saltargli addosso.
E quello si
faceva la doccia davanti a
lui!
- Il punto non
è che puoi ammazzare
qualcuno, Karim! È che puoi ammazzare te stesso! Non puoi sfogarti
così! Da quando soffri di questa cosa? - Chiese poi abbassando il
tono anche se restava accusatore ed agitato.
Doveva lavarsi,
lui.
Quando aveva
sentito la chiamata si era
sentito morire, per un attimo, e lui scherzava così!
Karim chiuse il
rubinetto constatando
che non serviva a niente.
Né la doccia,
né il litigio. Non era
abbastanza furioso.
Aveva bisogno
di qualcos'altro.
Il cuore e la
testa erano folli dentro
di lui, il cervello pulsava contro il cranio dandogli la sensazione
che volesse esplodere.
Aprì il box ed
uscì, si muoveva
ancora con gesti secchi e bruschi.
Prese
l'asciugamano e se l'avvolse alla
vita ma era la tortura di José. Si mordeva la bocca e guardava da
un'altra parte.
Proprio lui,
José Mourinho che non
aveva paura di niente ed affrontava tutto, aveva paura di guardare un
ragazzo nudo e bagnato.
Il suo ex.
- Non mi
ammazzerò. E poi cosa te ne
importa? Hai Gonzalo come punta, Alvaro promette bene, José Maria
anche... non starai senza attaccante. - Insinuare che fosse
preoccupato solo per una questione di calcio fu un affronto troppo
grande da sopportare per lui che già si tratteneva a stento.
Nemmeno lui era
un mostro a trattenere
gli istinti, lo stava spingendo troppo oltre.
E, come ai
vecchi tempi, successe.
- Fottiti, sei
un pezzo di merda,
Karim! - Disse cominciando come un treno in sua direzione. Ora lo
guardava, era davanti a lui e lo puntava col dito.
- Perchè? È la
verità! Ti interessa
solo perchè sono il tuo attaccante! - Non lo pensava davvero ma
sperava perdesse il controllo. Lo superò di nuovo andando in camera
e lo sentì ancora dietro.
- Pensi che sia
solo una questione di
calcio? Davvero sono preoccupato per il mio attaccante e non per te?
Karim abbiamo avuto una storia, mi pare di averti dimostrato che non
me ne sbatto di te! Non mi merito questo! Mi merito tanti insulti ma
questo no! - era furioso e parlava concitato standogli strettamente
appresso.
Karim allora si
fermò e si girò di
scatto, José gli andò addosso ma mosse solo mezzo passo indietro.
- E' sempre una
questione di calcio,
per te! Anche quando scopavamo era per stimolarmi. Ero nel sonno del
guerriero, hai fatto di tutto per svegliarmi il primo anno che sei
stato qua. Poi ci sei riuscito finalmente. Non era niente altro che
quello. - Non lo pensava davvero ma non riusciva a fermarsi, ormai la
testa era di nuovo quel martello pneumatico che lo trapanava, non era
più capace di pensare. Sentiva solo qualcosa scorrergli sotto le
vene. Voleva fermarsi.
Pregava che
José riuscisse a fermarlo.
- Non è così e
lo sai! Pensi che per
calcio mi prostituisco? Mi attraevi, l'hai sempre fatto ed è ancora
così! Ti guardo e penso che ti salterei addosso e ti morderei ma non
lo faccio perchè rispetto la tua decisione di cambiare vita. Ti
piace la tua vita di ora? Tutta rose e fiori? Mi pare che non ti
piaccia molto! Va così bene che ti crei i problemi! Soffri di
attacchi d'ansia, Karim, e non ne hai mai parlato con nessuno! Si
possono curare, dannazione! Perchè non me ne hai mai parlato? Li
tenevi litigando ed ora che non litighi più con nessuno cerchi un
altro modo? -
Ci aveva preso
su tutto ma a Karim
ancora non bastava.
Si trovò a
provocare ancora perchè
doveva raggiungere una fine, in qualche modo. Si sarebbe stancato
prima o poi, no?
- Non te ne
importava! Ero un
calciatore da recuperare ed un ragazzo da scopare. Stop! Piantala di
fare quello che gliene fotte qualcosa! -
José gli tirò
un pugno sul fianco ma
lui aveva i muscoli così tirati che non sentì nulla, così lo prese
per le braccia, affondò le unghie e strattonò spingendolo. Karim
cominciò ad indietreggiare davanti a quella reazione esagerata e ci
sperò che ce la facesse. A fermarlo.
- Come cazzo
puoi dirlo? Sai quanto
male sono stato per te? Sai quanto sto ancora? Me ne andrò a fine
stagione perchè non riesco più a stare nello spogliatoio e
guardarti nudo mentre ridi e scherzi con un altro. Sto di merda per
te, Karim. E non sono uno che si piange addosso e lo dimostra ma non
significa che sia insensibile! Sei tu lo stronzo che sta nudo e
bagnato davanti a me! - Solo ora si rese conto della situazione in
cui erano e credette alle sue parole.
A quel contatto
e a quelle frasi
qualcosa si attivò ulteriormente in Karim, quell'ormone in più che,
sfogato, avrebbe potuto fermarlo, finalmente...
Fu per questo
che invece di esplodere e
divorarselo, si fermò e con un'espressione seducente e allusiva,
come se spegnesse un interruttore e ne aprisse un altro, si aprì
l'asciugamano dalla vita. Facendolo cadere ai suoi piedi.