CAPITOLO II:
COMPLICARSI LA VITA
José capì in un istante cosa voleva e
provò a darsi delle risposte veloci.
Scopare era un modo più efficace e
completo per sfogare il famoso 'in eccesso', forse voleva solo
quello. Però non poteva fare così perchè lui davvero era arrivato
al proprio limite.
Lo desiderava, non aveva mai smesso ed
adesso era ad un punto tale che doveva solo essere spinto un
millimetro. Un solo millimetro e avrebbe ceduto.
Karim fece un altro passo indietro e
José lo lasciò, aveva ancora quella maledetta aria provocante, quel
sorrisino malizioso. Si leccò le labbra che sapeva gli piacevano e
la luce malefica negli occhi.
Lo sapeva fare, lo sapeva essere.
Si fece guardare mentre con le mani si
strofinava il petto e si soffermò su un capezzolo e con l'altra
scese sull'inguine.
Era completamente nudo.
Josè trattenne il fiato e si morse il
labbro.
- Sei una troia. - Disse a denti
stretti.
Karim inarcò le sopracciglia come se
non capisse.
- Perchè? - José cercava di capire se
fosse pazzo al punto da non poterlo fare o se dopotutto chi se ne
importava. Poteva.
- Perchè poi sei anche capace di
presentarmi la porta e dirmi che è stato un modo per calmarti. -
Karim si avvicinò senza toccarlo. Lo sfiorava ed ancora si toccava.
- Ed anche se fosse? Non ti piacerebbe
una notte? - José lo mise ancora alla prova senza scappare. Senza
toccarlo. Sognando di poterlo fare.
- Non mi basterebbe una sola notte. -
Asserì piano avvicinando la bocca alla sua. Lo voleva come un matto.
- Andiamo, lo so che lo vuoi. -
- Vuoi tradire Gonzalo? - Karim non
pensava a Gonzalo ma inconsciamente l'aveva già fatto.
- Tu lo sai cosa voglio. - Disse
allusivo infilando un dito nella zip della sua tuta.
- Vuoi complicarti la vita per avere
tutte le tue fottute energie a risolvere un gran casino. - José era
sempre stato, in ogni caso, l'unico a capirlo al volo.
Karim si sentì meglio sentendolo e
José a quel sorriso maledetto decise che se era questo che voleva,
l'avrebbe accontentato e poi si sarebbe arrangiato.
Senza aspettare oltre, mentre Karim gli
abbassava la cerniera della maglia, lui gli morse il mento finendo
per succhiarlo. L'altro aprì le labbra per accoglierlo ma non
arrivò, scese sul collo e morse anche lì, sussultò ma finalmente
le mani erano sul suo petto, strinsero i suoi capezzoli e proseguì
leccando sul resto del petto, le goccioline residue della doccia
vennero tirare via da lui e Karim impaziente gli tolse la maglietta
sotto. Gli abbassò anche i pantaloni e gli slip senza la minima
pazienza e tutto crebbe velocissimo.
Appena furono entrambi nudi, Karim lo
prese per la vita e l'alzò in modo da averlo addosso, José
intrecciò le gambe intorno a lui e gli circondò il collo con le
braccia lasciando pochi millimetri fra le loro bocche. Gli sguardi
persi, incatenati.
I bacini ormai premuti l'uno
sull'altro.
Aprirono le labbra insieme,
respirandosi, senza toccarsi ancora del tutto.
Andò contro il muro e lo schiacciò
contro, l'alzò meglio e tirò fuori la lingua leccandolo. José
sorrise malizioso per poi fare la stessa cosa, l'accontentò e gli
venne incontro. Giocarono in quel modo, leccandosi, per poi unire le
bocche in una fusione che avevano desiderato da molto tempo.
Il gioco erotico fra loro esplose, fu
come innescare una miccia pericolosa, la miccia bruciò poco, fece
subito fuoco ed il casino che ne conseguì avrebbe avuto effetti per
molto tempo.
Karim lo spingeva contro il muro
continuando a baciarlo, aprivano molto le bocche per poter
intrecciarsi e fondersi meglio e quando ne ebbero abbastanza, il
ragazzo in piedi si staccò dal muro e si girò cercando il letto.
Caddero sopra, lo ricoprì col suo corpo e la voglia fu talmente
grande e cocente da impedirgli ogni ragionamento. Non c'era il
desiderio di assaggiarsi, di godersi lentamente un momento che non
avevano da molto e che forse non avrebbero più avuto.
C'era solo la frenesia e la voglia di
prendersi subito senza aspettare.
Fu così che accadde, di nuovo, come
non avessero mai smesso. Come fosse giusto.
Lo girò a carponi, gli prese i fianchi
e l'alzò in modo da avere un perfetto accesso. Lo divorò con la
bocca e lo penetrò con le dita, fu una preparazione sbrigativa.
Karim entrò subito, bisognoso, folle
di desiderio.
Entrò e José si tese tutto provando
del dolore perchè in realtà era da tanto che non lo faceva.
Il francese allora se l'alzò per
averlo addosso e quando gli fu spalmato contro il petto, con le mani
andò sulla sua erezione e cominciò a muovere e a masturbarlo. Allo
stesso ritmo riprese a muoversi in lui. Era regolare, andava in
crescendo ed era perfettamente sincrono.
José non capì presto più niente
perchè il piacere davanti contrastava col dolore dietro, ma poi si
abituò ed il proprio corpo registrò solo quel godimento che aveva
sognato da molto tempo.
Dentro e fuori, su e giù e gemere
insieme. Crescere. Aumentare.
Scoppiare insieme.
L'orgasmo fu spaventoso nella sua
assoluta intensità, come che non ci fosse più un domani, come che
non esistesse niente altro in tutta l'esistenza conosciuta.
Non si erano abbracciati, non erano
crollati l'uno sull'altro, ma ognuno per conto proprio.
Ansimanti. Sudati. Assenti. Shockati.
Un tempo infinito per tornare. Un tempo
infinito per realizzare. Un tempo infinito per dirselo.
- Ora sei davvero nella merda. - Disse
José il quale era comunque stato quello più lucido.
Karim si girò verso di lui per
guardarlo, cercando di capire se fosse vero, se avesse solo sognato,
se in realtà non fosse Gonzalo quello vicino.
Quando vide i lineamenti affascinanti
ed affilati di José si formò lo smarrimento negli occhi tenebrosi
del francese. Si chiuse dietro al suo eterno muro e non servì dire
cosa pensava. José lo lesse molto bene.
“Non ha la minima idea di che cosa ha
fatto!”
Ma decise che non gli avrebbe reso la
vita facile.
Senza dire niente, infatti, si alzò,
si rivestì ed in silenzio si avviò alla porta. Si fermò un istante
per dire piano:
- Passo a prenderti domani? - Karim
dovette ricordarsi il motivo, poi la macchina, la polizia, la corsa
gli tornarono in mente.
- No... no... chiederò a Cris... -
José fece una strana espressione sentendo Cris e non Gonzalo.
“Se ha bisogno di cercarsi i guai per
tenersi impegnato e non avere crisi di ansia... o qualunque cosa
siano... bè, ci è di nuovo riuscito. Si capiscono davvero molte
cose. Ed io che pensavo di conoscerlo, ormai!”
Ma non si conosceva mai nessuno davvero
bene.
Karim, rimasto solo, si girò di lato e
sospirò mordendosi la bocca.
Cosa aveva fatto?
Possibile che pur di avere ogni
briciolo di forza in eccesso occupata, si cercasse l'amante? Doveva
rovinarsi il periodo perfetto che viveva perchè altrimenti aveva
attacchi d'ansia?
Eppure era successo davvero.
Il punto davvero pazzesco era che non
riusciva a pentirsi amaramente del sesso con José. Non ce la faceva.
Perchè sebbene fosse stato un po' fuori di sé, la verità era che
aveva saputo perfettamente cosa stava facendo.
L'aveva fatto perchè ne aveva voglia e
perchè stava male in quella vita perfetta che aveva trovato dopo
tanta fatica.
E perchè l'aveva desiderato.
Forse togliersi dalla testa e da dentro
una persona tanto amata e tanto desiderata, non era così facile.
Forse quel desiderio alla fine non
andava mai via. Poteva affievolirsi il sentimento, cambiare. Ma il
desiderio fisico sarebbe sempre rimasto.
O per lo meno nel loro caso era così.
I giorni successivi José si dimostrò
particolarmente accorto nei suoi confronti.
Non l'aveva mai fatto, anzi, ma era
come se scoprire quel nuovo lato di Karim gli avesse tirato fuori un
po' di umanità.
Il giorno dopo spiegò subito cosa era
successo a nome di Karim che lo ringraziò mentalmente, non
sopportava doverlo fare lui.
Si beccò le occhiate sorprese di tutti
e le varie domande sul perchè avesse corso tanto.
A Cris e Riky aveva spiegato già tutto
mentre con Gonzalo doveva ancora parlare. Sapeva che si presagiva una
litigata coi fiocchi e la cosa gli garantiva uno sfogo fantastico.
Sarebbe stato a posto per un po'.
'Sai, non è il sesso e basta. Potrei
chiederlo a Gonzalo e comunque con lui lo faccio...' Aveva detto ai
suoi due amici.
'E' la consapevolezza che è un sesso
sbagliato. ' Concluse Cris per lui. Riky non riusciva a capire tutto
questo ma nonostante questo non si permetteva di giudicare o dire
nulla. Ascoltava.
'E con lui è sempre stato sbagliato.
Questo aumenta quel... quel qualcosa... adrenalina... ormoni... cazzo
ne so cos'è... ' non lo sapeva spiegare ma Cris aveva capito ed
avrebbe spiegato a Riky il quale, comunque, gli aveva carezzato
confortevole la schiena e detto due semplici cose.
'Dovrai parlarne a Gonzalo, è giusto
che lo fai...' Karim aveva detto di sì ma sapevano entrambi che
quando aveva quello sguardo chiuso, significava che non l'avrebbe
fatto.
- Sentite, non è una cosa
sensazionale! - Rispose ancora una volta José per Karim. - Era
incazzato per i fatti suoi, doveva sfogarsi ed ha perso il controllo.
Con la macchina che si ritrova è facile. Si assumerà le sue
responsabilità, gli avvocati hanno tutto sotto controllo.
Probabilmente pagherà una multa salata e dovrà guidare macchine in
scatola. Adesso pensate ai cazzi vostri e lasciatelo in pace. - Tutti
erano rimasti molto stupiti del mister, sapevano i problemi che lui e
Karim avevano e il francese stesso lo stava guardando con altri
occhi. Tutte quelle attenzioni non erano da lui, però ovviamente gli
piacevano.
Mentre il gruppo lentamente cominciava
a rivalutare l'allenatore riservandosi di odiarlo in altri momenti in
cui faceva effettivamente lo stronzo, Gonzalo rimase completamente
sotto shock nel venire a sapere così una cosa tanto importante.
Guardava il suo compagno che a sua
volta non osava ricambiare, aspettava qualcosa. Qualcosa che sembrava
non sarebbe arrivato presto.
Decise di vedere quando si sarebbe
degnato di parlargli da solo, Karim aveva dei modi che non stavano in
nessuna galassia e spesso capirlo era impensabile.
Karim sapeva di dovergli dire qualcosa,
ma non riusciva a decidersi.
Era molto confuso, non riusciva a
vederci chiaro e gli serviva tempo. Prima di scatenare un putiferio
voleva capirsi ed avere precisa in mente la situazione personale.
Voleva Gonzalo o José?
Cosa provava e per chi lo provava?
Se voleva Gonzalo non serviva dirgli
della notte folle con José, era stato un tentativo di
autolesionismo, dopotutto. Però se non era sicuro di volere Gonzalo
glielo doveva dire e lasciare che la natura facesse il proprio corso.
Il problema era capire questo concetto.
Non aveva la minima idea di come fare.
Gonzalo continuò a fissarlo
intensamente, ferito per il suo silenzio, ed alla fine, negli
spogliatoi, successe l'inevitabile.
La pressione nell'argentino salì in
modo spropositato e non fu più in grado di gestirla come le sue
ragionevoli intenzioni gli avevano chiesto.
Si stavano preparando per la doccia
quando Gonzalo esplose al silenzio ostinato di Karim.
- Pensi di dirmi qualcosa prima di
andare a casa? - Cris e Riky si fecero attenti e si avvicinarono
senza essere invadenti. Mesut e Sami non sapevano niente di mano
diretta ma conoscevano il loro amico. Non la mania dell'ansia e dello
sfogo però avevano capito da soli che a volte era strano e faceva
cazzate. Sapevano che ne aveva fatta una delle sue. Erano tutti
pronti. Anche il capitano ed il vice, perchè quando due così
perdevano le staffe non c'era da stare tranquilli.
- Non volevo preoccuparti. - Disse la
prima cosa che gli venne in mente e Gonzalo rise amaro.
- Ma dai, e pensi che così non mi sto
preoccupando? - Karim sbuffò.
- Non è niente, cazzo! Mi hanno
fermato perchè correvo troppo, mi hanno tolto momentaneamente
macchina e patente. Risolverò in qualche modo. Non è importante! -
Fu così che Gonzalo lo spinse
imprevedibile e tutti si misero subito in mezzo bloccandoli sul
nascere, ma Karim non intendeva reagire. Lo notarono subito.
- Vaffanculo Karim! Ti stavi suicidando
e non è niente! Potresti finire dentro è non è niente! Potevi
ammazzare o ammazzarti e non è niente! Se non ti fotte niente di me
è esattamente questo il modo di dimostrarlo! Arrangiati! - Con
questo sgusciò via da loro e senza farsi la doccia si vestì in
fretta e se ne andò via così com'era.
Karim si sgonfiò sentendo la
sensazione infallibile di caos apocalittico. Ora aveva fatto un gran
casino e sarebbe potuto peggiorare di molto. Adesso qualcosa per cui
lavorare l'aveva.
Numero uno chiarirsi le idee.
Numero due risolvere.
In qualunque modo intendesse farlo.
L'ansia scese quasi a zero.
“Normalmente dovrebbe salire a picchi
allucinanti. Ha davvero qualcosa di storto, quel ragazzo!”
Pensò fra sé e sé Cris che anche se
aveva capito bene i suoi meccanismi, non riusciva a condividerli
comunque.
Karim andò a casa con Cris e Riky,
com'era arrivato.
Mesut e Sami gli avevano chiesto se
avesse bisogno di qualcosa e lui aveva detto di no.
Non avevano insistito, non erano tipo
da farlo.
Gonzalo invece andò via con Raul,
Alvaro e Marcelo.
Marcelo si era infilato preoccupato per
lui, in quell'anno si era legato molto all'argentino, se l'era preso
a cuore. Aveva sempre tifato per lui al fianco di Karim, l'aveva
sempre visto come quello adatto ed ora che non sapeva i retroscena
non capiva proprio dove le cose fossero andate storte.
Nemmeno Gonzalo lo capiva, sentiva che
c'era qualcosa che gli mancava di tutta quella storia, qualcosa che
Karim non gli diceva.
- Glielo dovrai dire, Karim. Degli
attacchi d'ansia e del tuo bisogno di complicarti la vita per stare
bene. Cioè a dirlo mi sembra una follia ma se è la verità glielo
devi dire. -
Riky aveva sempre chiaro cosa si
dovesse fare. Sempre.
Karim si rivoltò verso di lui, seduto
dietro.
- Senti, non è così facile! Se gli
dico questo gli devo dire che ho scopato con José! - Riky sgranò
gli occhi come fosse ovvio.
- Mi sembra naturale! Hai fatto dei
guai volendoli fare, che senso ha averli fatti se non li mostri
almeno a chi conta? - Riky era perfettamente logico e Cris era
d'accordo con lui, quella volta.
Karim però non la vedeva così facile.
Tornò a girarsi dall'altra parte e si prese il viso fra le mani.
- Non ho la più pallida idea di che
cosa voglio! - Lo disse finalmente ad alta voce.
Silenzio.
- Cosa... cosa vuoi!? - Chiese Riky per
spingerlo a parlare ancora, sapeva che ne aveva bisogno.
- Sì, cosa voglio. Non lo so! Pensavo
che Gonzalo fosse quello giusto, così diverso da José che mi aveva
fatto diventare matto, mi aveva consumato, ero arrivato ad odiarlo. E
con Gonzalo era così tranquillo e bello... così perfetto! È come
vivere un sogno con lui! Non c'è mai niente che non va. Mi diverto,
parlo di cose serie, faccio l'amore e non ho la malattia del sesso.
Non ho la frenesia. E poi capita che litighiamo ma facciamo subito
pace. È un rapporto a tutti gli effetti ed è normale e perfetto
fondamentalmente. Però... però ieri alle prese con José... di
nuovo gettato in una guerra con lui... cazzo, mi mancava. Mi mancava
tutto quell'inferno, le grida, le spinte, l'attrazione fatale, il
sesso malato e sbagliato, il non controllo... quel salire e salire e
salire e sapere che era sbagliato e farlo lo stesso consapevole del
cataclisma... mi mancava tutto! Io ora non so cosa voglio. Quella
vita da folle o questa tranquilla e serena con Gonzalo? Se voglio lui
non gli devo dire del tradimento, se voglio José ne parlo e faccio
in modo che mi lasci. Però io non so. Non è che mi sono messo con
Gonzalo tanto per fare, per passare il tempo, perchè c'era... io
l'ho fatto piano dopo che ne ero convinto... - Karim aveva parlato a
ruota libera e concitato, aveva un gran bisogno di farlo e non lo
interruppero. Cris si fermò a casa sua e sospirò, era serio e
capiva il suo problema ma obiettivamente non sapeva cosa dirgli.
- E' una cosa che puoi e devi capire tu
da solo. Sono il giorno e la notte. Praticamente vuoi l'inferno od il
paradiso? Hai provato entrambi ed alla fine il risultato è stato lo
stesso. Con uno ti sei consumato dalla follia, con l'altro ti sei
esaurito nell'ansia. Sei finito comunque fuori di testa. Non hai
resistito con nessuno di loro. Devi essere onesto, Karim. Ed hai
ragione, lo devi essere prima di dirlo a Gonzalo. - Riky capì il
senso dell'evitare Gonzalo solo ora, grazie a Cris. Non disse nulla,
non aveva idea per la prima volta di cosa consigliargli e con il
silenzio dell'angelo e del demone, Karim scosse il capo sospirando
sfinito. Li ringraziò e scese dall'auto.
Si sentiva in un vicolo cieco con le
spalle al muro. Il punto era che si sentiva bene. Allucinato ma bene.
Niente attacchi d'ansia. Niente testa che tuonava, niente cuore che
galoppava, niente iperventilazione, niente sudore freddo.
Stava bene solo in mezzo a qualche
casino.
Aveva senso? No. Però era così.