CAPITOLO III:
MASOCHISMO

Karim non ricevette sms o chiamate da Gonzalo, era furioso con lui e gli dispiaceva. Voleva scrivergli, voleva vederlo e tranquillizzarlo ma non sapeva cosa dirgli.
Era davvero il paradiso con lui, stava bene quando erano insieme però a lungo andare aveva ripreso a sentire l'ansia e non aveva senso, lo capiva razionalmente, ma era così.
Domò l'istinto di sentirlo e domò allo stesso modo l'ansia. Sentirlo sarebbe stato piacevole e dopo il piacere aveva paura che potesse tornare quella frenesia.
Ma non era per quello che non lo sentiva. Aveva ancora un gran casino dentro.
Il sesso con José era stato fantastico.
Bruciante e sbagliato come sempre. Si eccitò di nuovo ripensandoci. Come poteva essere ancora così?
Alla fine fu proprio lui a farsi sentire.
Lo chiamò.
Karim si sorprese delle sue attenzioni. In giornata l'aveva difeso e protetto a modo suo, ora lo chiamava. Era strano. Era perchè aveva scoperto il suo piccolo segreto?
Arricciò la bocca e rispose.
- Come stai? - Chiese brusco. Karim si strinse nelle spalle e si stese nel divano abbassando il volume della televisione.
- Boh... bene. Tecnicamente sto bene. E sto bene perchè sono pieno di problemi. - Si era spiegato malissimo ma José aveva capito.
- Sei un masochista, Karim. Stai bene quando soffri mentre quando non soffri stai male. Sei solo masochista. - Gliela semplificò, un po' rideva di lui e Karim accennò ad un sorrisino.
- E' così facile? E come si risolve? - José usò il suo solito tono strafottente.
- E' facilissimo! Non lo risolvi! Te lo tieni e basta! - Eccolo il genio della lampada. Seccato sbottò calciando il bracciolo.
- Grazie eh? Sei molto utile, cazzo! - José rise alla sua reazione.
- Te la sei cercata, ora te la tieni! - Istigò ancora. Era vero, del resto.
- Non mi lamento del problema che mi sono creato e cercato. Mi lamento di questa mia mania di dovermi creare problemi per stare bene! - Non aveva mai sentito niente di più assurdo e stupido, in generale.
- Vai da uno psicologo! - Semplice.
- Ah, li odio! Sono loro che mi hanno rovinato! Da piccolo avevo scatti d'ira ed i miei mi hanno spedito da mille psicologi che mi hanno insegnato ad incanalare la rabbia e l'energia in eccesso. In realtà mi hanno solo insegnato a sopprimerla! Alla fine se mi lasciavano in pace non finivo con gli attacchi d'ansia nei momenti sereni! - José non era convinto che fosse colpa loro o forse sì in qualche modo, ma magari aveva solo incontrato degli incompetenti.
Bè, questo era sicuro...
- Fai yoga! - Tentò ancora. Le cavolate gli venivano in mente e le diceva, questa volta Karim rise.
- La prossima cosa sarà? Omeopatia? -
- Sono tutte le cose che ti hanno fatto fare i tuoi da piccolo? - Capì subito l'altro ridacchiando.
- Tutte. E non hai idea di quante altre. Avevano la fissa di controllare gli stati d'animo, no? Ma è una cosa assurda, non puoi. A volte devi lasciarti andare e fare quel cazzo che ti pare. Così è finita che odio il controllo, quando c'è un ambiente sereno e paradisiaco come quello che da piccolo mi imponevano i miei in casa, a me viene l'ansia e devo tirare fuori l'adrenalina in qualche modo. Fare casini. Rischiare. Non so, qualcosa fuori dagli schemi, che mi tenga occupato, che mi faccia male, possibilmente. È più efficace se soffro. - Parlava a ruota libera ed era di nuovo la prima volta che lo faceva con qualcuno. Sempre con lui. Non aveva mai detto quelle cose e José lo capì subito, quindi si limitò ad ascoltare.
- Dovevano solo lasciarti esprimere come volevi... - Karim esclamò concorde come se finalmente qualcuno capisse qualcosa.
- Ma sì, cazzo! Cioè io voglio bene alla mia famiglia, per carità, però non hai idea di cosa significa tornare a casa da scuola con la voglia di raccontare che bel goal hai fatto e non poterlo fare perchè c'è musica new age ed i tuoi stanno replicando il paradiso terrestre. Silenzio, non fare rumore, non parlare, non raccontare cose sconvenienti... io avevo solo voglia di giocare a calcio e fare casino coi miei amici, loro pensavano che io fosse psicopatico e da curare! - José però immaginando le scene -ed aiutato dal modo schietto e preso in cui lui le raccontava- scoppiò a ridere della grossa. Inevitabilmente.
- Smettila di ridere, non era bello! Ora vedi come sono! - José fra le lacrime esclamò onesto.
- Sì, pazzo! - Karim però invece di prendersela rise a sua volta. Dal punto di vista esterno era comico, aveva ragione.
Si trovarono così a ridere insieme e fu bello perchè non lo facevano da molto. José aveva quel dono, dopotutto. Se voleva, ma solo se voleva, riusciva a piacere a chiunque.
Dopo aver riso, Karim si calmò, i battiti erano regolari, andava tutto bene ancora.
- Non dovresti essere così ben disposto verso di me. - Disse poi improvviso come se fosse una cosa che aveva senso.
- Perchè ti complico la vita o te la semplifico troppo e non vuoi risolvere così in fretta? - Karim non si stupì che ci fosse arrivato e con un po' di tristezza ammise.
- La seconda. Che poi è anche la prima. - José sogghignò.
- Sei il solito casino. - Ed era questo che ormai gli piaceva tanto.
Prima era un bel ricordo, un bel sentimento, un bel sesso ed un bel tutto.
Ora stava diventando l'incarnazione di tutto ciò che aveva sempre cercato e voluto in qualcuno.
Un casino completo. Perchè a José le cose semplici e pulite non piacevano mai.
Si spaventò un po' all'idea di mettersi dentro una cosa tanto complicata e dura. Se Karim avesse scelto contro di lui avrebbe sofferto di nuovo mentre ora era di nuovo lì a sperarci come uno stupido.
Dove andare?
Cosa sperare?
Cosa fare?
Non trovò risposta nemmeno lui e decise di agire istintivamente come aveva sempre fatto.
- Ci vediamo domani, se ti serve qualcosa basta che lo dici, lo sai? - Troppo, troppo ben disposto verso di lui.
Karim provò l'istinto immediato di fare due cose ed erano allo stesso peso sui piatti della bilancia.
Una gli diceva di andare da Gonzalo e dirgli tutto e affrontare il gran casino prima ancora di decidere cosa voleva.
L'altra gli diceva di scrivere a José e dirgli di venire.
Alla fine spense il cellulare. Comunque non poteva andare da solo da Gonzalo ed era meglio aspettare per qualunque altra cosa.


Quando José gli disse che la prossima partita l'avrebbe tenuto in panchina perchè aveva bisogno di fermarsi un po' ma che l'avrebbe messo dentro dopo, Karim non lo vide come una punizione. Per il resto dell'anno l'aveva sempre vista così, ora era diverso.
Ora era in una fase delicata e capiva che serviva. Non replicò nulla, dunque, ma rimase colpito dalle sue attenzioni. Nemmeno nel loro migliore periodo insieme era stato tanto dolce, a modo suo.
Cosa succedeva?
Ora lo vedeva in modo diverso e non gli piaceva essere visto così diverso.
Era bello da un lato, quella parte tenera -per i suoi canoni- di José era ciò che forse in fondo aveva desiderato e cercato. Si era chiesto se José fosse stato capace di quello, magari avrebbe resistito alla fine.
Però ora che lo era non lo vedeva più come il José per cui aveva perso la testa.
Lo stronzo strafottente maledetto figlio di puttana che non era mai dolce e tenero nemmeno usando una lente di ingrandimento.
Era quello che l'aveva logorato ma era anche quello che l'aveva fatto innamorare.
Era un'arma a doppio taglio.
José non era più José e rendendosene conto proprio mentre si stava interrogando su cosa fare con lui, ebbe una visione di loro due insieme in un rapporto stabile, perfetto e sereno.
Rimettersi con José in quel momento, in quel modo, significava avere una relazione simile a quella che aveva ora con Gonzalo. José aveva delle attenzioni per lui che non aveva mai avuto, non era più solo stronzo, quindi quel qualcosa che l'aveva affondato quando stava con lui, era appena stata sconfitta.
Potevano farcela senza più ammazzarsi.
Fu dopo di questo che Karim si decise a parlare a Gonzalo, ma non per farsi lasciare.

Gonzalo stava tanto con Marcelo, ultimamente, perchè era l'unico che riusciva a farlo sorridere nonostante quanto stava male.
Karim li vide arrivare insieme ed andare via insieme e non fu la gelosia. In casi normali sarebbe bastata ma a muoverlo non era né quella né una ipotetica quantomai improbabile decisione di mollare tutto e tutti.
Karim voleva qualcosa di preciso da Gonzalo.
Arrivò così la trasferta e l'argentino decise di non dividere Marcelo da Pepe, non volendo stare con Karim chiese a Raul se poteva lasciare Alvaro per una notte e stare con lui. Raul, che era sempre disponibile, accettò di buon grado. Sapeva il periodo duro che stava passando.
Avendo comunque fatto i conti senza l'oste, la sera si trovò ad aprire ad uno strano Karim.
Non era infuriato e nemmeno cupo o dispiaciuto. Era però strano. Ci rimase nel cercare di capire, poi però si ricordò che era arrabbiato con lui e cercò di respingerlo chiudendogli la porta in faccia. Karim fermò la porta con la sua presa forte e sicuro di sé, disse:
- Fammi entrare, dobbiamo parlare. - Lo decideva lui.
- Quando ti pare. Sempre quando pare a te! Sei sempre il solito! - Disse Gonzalo che non voleva dargliela vinta tanto facilmente ma al tempo stesso voleva anche sapere che diavolo fosse successo.
Karim guardò Raul, non dovette dire niente. Il ragazzo saggiamente si defilò dalla stanza andando dal suo compagno Alvaro; i due, che non sapevano ancora definirsi morosi o ex, si trovarono da soli.
Gonzalo sospirò sedendosi sul letto in attesa, era impaziente e nervoso, il cuore gli batteva molto e Karim invece sembrava tranquillo, stranamente.
Doveva scusarsi? Forse era tranquillo perchè sapeva che stava per risolvere facilmente tutto. Lo invidiò per un momento. L'aveva visto tanto stressato e pieno di scatti, ultimamente, da non capire cosa avesse.
Il francese non si sedette, rimase in piedi davanti a lui a poca distanza, poi guardandolo serio si decise. Aveva le mani in tasca.
- Ho fatto un gran casino in realtà. - Gonzalo inarcò le sopracciglia senza capire, rispose però con ironia.
- Ma davvero? Non me ne ero accorto! - Karim accennò ad un sorriso e si sedette accanto a lui, si appoggiò coi gomiti alle ginocchia e ricurvo in avanti si fissò le mani provando a spiegare.
- Ho un problema. -
- Di irascibilità? - Chiese scettico pensando dovesse dirgli davvero quello. Nella sua ingenuità pensava solo che Karim quella sera fosse arrabbiato con qualcuno per conto suo e che avesse esagerato a correre. Tutto lì. Niente altro.
Non aveva idea di quanto ci fosse in realtà in mezzo.
- No. Soffro di crisi di ansia. - Gonzalo pensava lo prendesse in giro e lo guardò pronto allo scoppio fragoroso di risa.
Karim mantenne lo sguardo basso e duro.
- Dico davvero. Adesso non so se sia il termine giusto, però io ho energie in eccesso che devo spendere e consumare in qualche modo. Il calcio non mi basta. Solitamente se ho qualche casino mi basta, mi concentro a risolverlo e va tutto bene. Però se ho periodi d'oro come questi, l'ansia mi sale. Cioè mi vengono attacchi d'ansia che devo sfogare in qualche modo scaricando l'adrenalina. Ok? -
Poteva bastare. Se voleva rimettersi con lui e basta quello era sufficiente. Gonzalo non immaginava una cosa simile, la stava ancora assimilando ma ugualmente pensava che non fosse niente di eccessivamente grave.
- Non la sapevo questa... - Disse piano con la sua dolcezza. Era contento di sapere che era solo quello. - In realtà sei effettivamente un po' strano a volte, però questa cosa dell'ansia e dell'adrenalina... ma non ne hai mai avuti da quando sei qua? - Chiese.
Karim sospirò. Eppure non si fermò.
- Sono arrivato con Cris e Riky, tu l'anno prima. Il mio primo anno ero concentrato sull'integrarmi, sono una persona piuttosto chiusa quindi non avevo dei veri e propri rapporti. Loro due sono stati i primi in effetti. Quello mi ha occupato molto. Il secondo anno è arrivato José, non andavo d'accordo con lui, mi trattava da stronzo per tirare fuori la tigre... mi diceva che ero un gatto addormentato. - Sorrise al ricordo. - Comunque mi ha tolto tutte le energie. L'anno dopo ancora mi sono messo con lui ed il rapporto con José mi ha tolto quanto mai ogni forza anzi, mi ha prosciugato al punto che non ne potevo più, ero stremato e l'ho lasciato. Poi siamo arrivati a quest'anno. Ho dovuto superare il cambiamento con lui e poi ho scoperto te ed è stata un'altra cosa che mi ha preso molto. - Si fermò. Gonzalo cominciava a capire ma non ne aveva paura, la trovava una cosa divertente perchè non sapeva quanto grave fosse.
- Ora che con me ti sei stabilizzato e va tutto bene, ti annoi e ti avanzano forze ed energie? Cercavi un modo per sfogare l'adrenalina? Ti sono venuti di nuovo gli attacchi d'ansia per questo periodo d'oro? - Karim era lieto che l'avesse capito. Si disse ancora una volta che se si fermava ora era in tempo.
Però lui continuò. Alzò finalmente lo sguardo e lo posò sul suo, era pulito e semplice, così facile da capire.
- Sì. È così. - Però c'era una cosa davvero tosta da aggiungere.
- Basta che trovi un modo meno suicida per sfogarti... ci saranno, no? - No, Karim sapeva che non c'erano.
- E' da una vita che ne provo, finisce sempre che mi caccio in qualche guaio o mi creo di proposito casini e problemi. Perchè se mi tengo occupato per risolverli poi mi calmo. È strano, sono cose che mettono in ansia la gente comune invece a me calmano. Non so se il concetto è chiaro. - Gonzalo rise.
- Sì, sei fatto al contrario! -
- Però non è facile da affrontare. Mi vengono tachicardie, iperventilo... capisci? Se... se non faccio qualcosa tremo... è davvero brutto! - Gonzalo si fece di nuovo serio e gli prese la mano intuendo che ora veniva la parte peggiore.
- Da cosa ha origine tutto questo? Vuoi parlarmene? - Ed era così perfetto quel ragazzo. Lo era sempre. Andava così bene. Era sensibile e disposto ad ascoltarlo e aiutarlo e a facilitargli la vita.
Cosa chiedere di più?
- La mia famiglia. Era fissata col controllo delle emozioni, con lo stare calmi e buoni, con il non esprimersi. Bisognava essere tipo paradiso terrestre e tutte quelle puttanate new age e non so... siccome io ero come tutti i bambini normali anzi, ero anche piuttosto agitato ed irascibile, mi credevano psicopatico e mi hanno portato a curare. Gli psicologi mi hanno insegnato a reprimere tutto, solo che mi sono arrivati gli attacchi d'ansia. Se non scarico l'adrenalina non mi calmo. Per evitare gli attacchi d'ansia devo occupare ogni centimetro di me in qualcosa di complicato e faticoso. Problemi in squadra, problemi in amicizia, problemi in amore... sono cose che mi aiutano a stare calmo. Se invece va tutto bene torna l'ansia e la devo placare... boh... correndo come un pazzo... scopando con una persona sbagliata... - Non lo disse a caso.
Gonzalo pensò l'avesse detto tanto per dire ed aspettò qualche altro esempio scemo. Che non arrivò.
Karim continuò a fissarlo serio aspettando la sua reazione e quando Gonzalo capì che l'aspettava si rese conto. Non gli stava solo raccontando di un suo problema. Stava dicendo qualcosa di davvero grave ed importante.
Gonzalo impallidì e divenne livido, gli lasciò la mano e Karim non lo trattenne. Continuò ad osservarlo in attesa di una sua esplosione.
Quando era sotto pressione faceva qualche macello.
- Karim cosa mi stai dicendo? - Poteva rimediare ancora, fin lì.
Ma pensò ad una vita perfetta e lui schiantato contro il muro o morto d'infarto.
Scosse il capo e prese la sua decisione e lo fece lucidamente e nella calma più assoluta.
- Quando dico che mi creo problemi per controllare l'ansia e tenermi occupato intendo guai seri. E soprattutto in amore. - Gonzalo si alzò, camminò per un po', si strofinò il viso e respirò a fondo. Ora era lui ad avere un attacco d'ansia. Sentiva di nuovo la pressione salire e salire e non andava bene.
Alla fine si fece forza, si fermò e glielo chiese. Era molto incisivo.
Doveva saperlo e basta.
- Karim, mi hai tradito? - Non era automaticamente quella la prima cosa che uno pensava però Gonzalo agì d'istinto. O forse era stato perchè José sapeva.
Come mai lo sapeva?
Il cuore batteva in gola, il respiro era corto e veloce, era pallido. Stava davvero male. Tutto bruciava, specie la testa e le articolazioni. Voleva spararsi e gridare.
Pressione.
Karim, serio e totalmente calmo, quasi freddo, lo guardò dritto negli occhi e sempre rimanendo seduto annuì.
- Sì, ti ho tradito con José. -
Ecco, si disse in quella frazione di secondo.
Era esattamente quello il momento in cui l'adrenalina si sfogava.
Per lo meno così sarebbe dovuto essere.
Eppure successe qualcosa di imprevedibile.