NOTE:
scrissi il primo paragrafo a gennaio per il primo goal del ritorno di
Kakà quindi è là che è ambientata la fic; vedendo quel festeggiamento
così entusiastico dove Riky caro soffocava Cris che l’aveva fatto
segnare per la prima volta dopo la sua lunga pausa, non ho potuto che
buttar giù subito quattro righe, poi mi son fermata perché non so.
Qualche settimana fa l’ho completata con un colpo di genio dei miei
poiché mi son detta: dopo avranno di certo festeggiato a casa di Cris
con tutti i ragazzi e mi sono resa conto che fra spagnoli, brasiliani,
portoghesi e quant’altro ci sono un paio di balli particolari da
imparare. Mi sono anche ricordata che Sergio Ramos, quel gran bel
personaggio che è lui, sa ballare il flamenco in ogni sua forma ed
anche bene da quel che so. So anche che Riky per suo sa ballare la
samba. E Cris? Cosa balla? Bè, lo vedrete. Sono momenti sclero dove
José si è inserito da solo a forza perché è come i funghi, spunta
dappertutto! Che tipo!
Ad
ogni modo… spero vi divertiate! Ad un certo punto piangevo dal ridere
mentre scrivevo.
Grazie
a chi commenta.
Buona
lettura.
Baci
Akane
BALLI
PROIBITI
Ci
era riuscito.
Ci
era riuscito di nuovo dopo ormai aveva perso il conto di quanto tempo.
Aveva
ripreso a segnare dopo aver giocato tre partite da venti minuti
ciascuna.
Forse
una cavolata per molti ma non per lui che oltre ai cinque mesi di stop
per l’operazione, anche in precedenza aveva smesso di giocare come
sapeva, con l’amarezza di un mondiale dove non aveva dato alcun
contributo.
Ora
finalmente aveva spazzato definitivamente via quel terribile
lunghissimo periodo e l’aveva nuovamente messa dentro.
Oh,
certo non solo per merito suo.
Il
primo pensiero in preda alla gioia più assoluta e caotica che ebbe fu
che ce l’aveva finalmente fatta, il secondo fu che era merito di Cris e
dopo aver comunque ringraziato come di consueto Dio, era corso come un
razzo addosso al suo ragazzo e saltandogli sopra si era fatto prendere
in braccio come un bambino e dall’alto di quella postazione,
stringendolo con forza mentre anche lui finalmente lo faceva come mesi
prima, aveva esultato ridendo sincero e coinvolgente, commovendo ed
entusiasmando tutti gli altri.
Nel
giro di un istante fu tirato giù e circondato da tutti i suoi compagni
che si complimentarono non tanto per il goal che gli assicurava la
vittoria, quanto per il fatto che fosse stato lui a farlo. Lui
all’asciutto da tantissimo tempo e che finalmente era tornato.
Eppure
nel caos che lo circondava cercò disperatamente Cris pensando
nell’euforia del momento che comunque era marito suo, ripetendoselo
come una litania.
Capì
davvero che aveva segnato dopo tantissimo tempo e l’emozione gli salì
surclassando la gioia caotica del momento. Un emozione limpida e pura
di chi sapeva che quel goal significava molto più per lui che per
chiunque altro e che non era solo una palla insaccata in rete dopo un
tempo che gli era parso quasi infinito, ma era il suo calciare la crisi
che l’aveva logorato di mese in mese appena approdato a Madrid.
Era
il suo tornare al vecchio splendore di sempre, o per lo meno un
tentativo serio di riuscirci.
Nascondendo
il breve attimo di cedimento che ebbe nel commuoversi, ringraziò
confusamente Cristiano dicendogli che era merito suo e che era
importantissimo.
Il
suo compagno ancora una volta era stato capace di aiutarlo a spazzare
via la sua crisi, a riaccenderlo, a fare qualcosa di importante per
lui.
Ricardo
ormai non avrebbe più potuto dimenticarlo nemmeno sforzandosi.
Non
poté vedere Cris sorridere compiaciuto e quasi indulgente in un certo
senso, come se non pensasse di aver fatto quella gran cosa.
Certo,
non era stato lui a segnare quindi non era veramente suo il merito di
quel goal, quindi tutti quei ‘grazie’ impetuosi erano di certo
esagerati ma li accettò sapendo che per Riky invece era davvero
importante il suo assist.
Lì
sul campo non ci aveva pensato. Avrebbe potuto benissimo segnare lui,
aveva una buona visuale della porta ed aveva segnato in situazioni
peggiori, però l’aveva visto nella posizione ideale e si era detto che
per lui sarebbe stato più importante. Così aveva fatto qualcosa che di
solito non faceva mai, individualista ed egoista com’era… aveva mandato
in porta qualcun altro ma tutti sapevano che avrebbe potuto farlo solo
per Ricardo, per nessun altro.
Rinunciare
ad un vero momento di gloria per regalarlo al suo compagno era andato
per un attimo sopra tutto il resto e questo, quando il brasiliano
sarebbe riuscito a calmarsi, non sarebbe di certo passato inosservato.
Quando
la partita finì, uscirono dal campo fra i complimenti vicendevoli sia
da parte dei compagni che degli avversari più sportivi, quindi scesero
le scale per gli spogliatoi e si ritrovarono il mister che con un gran
sorriso accattivante dei suoi diede prima una sonora palpatina profonda
all’invitante e ben modellato sedere di Cristiano per complimentarsi,
poi una più tenera e affettuosa carezza a Ricardo che in risposta
l’abbracciò di slancio ancora al settimo cielo ricordando il goal
fatto.
José
sorrise ricambiando contento per lui, mentre fra sé pensava che
finalmente
avrebbe
riavuto quello che tutti chiamavano Bambino D’oro visto il fuoriclasse
che era.
-
Sei stato bravo. - Aggiunse poi spettinandogli i capelli sudati,
guardandolo saltellare via allegramente dietro Cristiano.
Com’erano
poi finiti a casa di quest’ultimo a fare festa non era ben chiaro, ma
quello che contava era che il centro dei festeggiamenti c’era, così
come del sano e confortevole casino e soprattutto che avessero il
permesso di Caroline.
-
Adoro tua moglie! - Asserì Cristiano rivolto a metà verso Ricardo
mentre lo conduceva a passo deciso nel soggiorno e metteva su della
musica ad alto volume.
Il
moro rimase basito dalla sua uscita:
-
Perché? - Aveva sempre timore delle sue pensate!
-
Perché è adorabile! Non ha fatto mezza moina quando le ho detto che ti
rubavo per andare a festeggiare fra uomini il tuo primo goal dell’anno!
- Dopo la partita, Cris aveva infatti chiamato personalmente Caroline
per dirgli che faceva una serata a casa sua con i ragazzi della squadra
per festeggiare il goal di Riky. Lei gli aveva dato ben volentieri la
benedizione, contenta a sua volta di quell’idea che trovava gentile e
deliziosa. Una gran signora!
Ricardo
fece una breve smorfia mentre capiva che quella donna era troppo buona
anche per lui.
-
Lei ci tiene veramente a me, sa che queste cose mi fanno felice… - E
proprio perché era una così brava ragazza, accettare che a conti fatti
lei non le bastava più perché c’era di mezzo la propria natura che lo
voleva attratto per lo più dagli uomini -e nella fattispecie proprio da
Cris-, per Ricardo era stato molto difficile.
Cristiano
notò un tono leggermente più basso e si girò a guardarlo puntandolo
come un caccia, consapevole che quello non era buon segno. Gli bastò
uno sguardo per capire cosa gli prendesse.
-
M-ma non intendevo che sei un bastardo! Quello in caso lo sono io! Era
un’osservazione come tante… dannazione, devo pensare ogni tanto prima
di aprire la fogna! - La fogna era la sua bocca e non aveva tutti i
torti a dire che doveva attivare il cervello. Certo non l’aveva detto
con l’intenzione di deprimerlo e fargli venire fuori i sensi di colpa,
come poi aveva fatto, però pensare era quell’atto a cui si impegnava
poco e raramente.
Ricardo
non si rischiarò ma continuò a deprimersi lucidamente, l’altro allora
si fermò davanti allo stereo -un signor impianto gigantesco- e dopo
aver fatto andare la propria USB piena della musica da discoteca che
gli piaceva, gli circondò le spalle e l’attirò a sé ricordandogli che
quando era con lui non doveva pensare alla moglie e al fatto che la
tradisse, cosa che era stato lui a ricordargli senza volerlo. Si diede
dell’idiota a ripetizione ma ormai il danno era fatto.
Lo
guardò da vicino non trovando delle parole abbastanza delicate ed
adatte per riportarlo dalla sua parte, Riky non ricambiava lo sguardo
pensando in maniera evidente che avrebbe dovuto essere a casa con
Caroline e Luca invece che dal suo amante a festeggiare il suo primo
goal del ritorno.
-
Ehi, vi muovete o no? - La voce seccata e brusca a loro familiare li
interruppe facendoli trasalire, quindi si riscossero e si girarono
trovandosi alle loro spalle un José che cominciava davvero ad essere
come l’Onnipresente!
Naturalmente
lasciando aperta la porta ai loro compagni di squadra, erano già tutti
arrivati e mai sarebbe potuto mancare il Grande Capo; lui era come un
fungo, spuntava dappertutto e la sua presenza era praticamente
d’obbligo!
Del
resto doveva rafforzare il legame di quella nuova grande famiglia,
quindi più si immischiava negli affare dei suoi ragazzi e meglio era,
tanto che loro stessi finivano per tirarlo in mezzo in un modo o
nell’altro. E lui lì in mezzo ci stava meglio che mai!
Oltretutto
se Cristiano faceva una festa all’ultimo minuto a casa sua, non si
poteva di certo rifiutare l’invito!
L’uomo
li guardava torvo volendo evidentemente passare e Dio solo sapeva
perché proprio per di lì visto quanto enorme fosse la villa, ad
un’occhiata più attenta notò che c’era qualcosa che non andava e senza
rifletterci un secondo di più si intromise fra i due di proposito e con
prepotenza cinse Ricardo e lo spostò di qualche passo deciso escludendo
il proprietario -sia di casa che del ragazzo-:
-
Quello è un caprone! Non dargli retta! Che cosa ti ha detto? Ho potere
di vita e di morte su di lui, mi posso vendicare al tuo posto! - Così,
per partito preso, senza sapere niente di niente, magari solo per
raddrizzare le righe storte.
Cristiano
li guardò inebetito andarsene e confondersi fra alcuni altri che
facevano già circolare l’alcool -leggasi Marcelo, Pepe e Sergio Ramos-
e a stento gli stette dietro. Poco dopo vide il suo ragazzo dapprima
stupirsi di qualcosa e poi ridere di gusto cominciando a scherzare a
sua volta ricambiando l’abbraccio amichevole che fece subito fumare la
testa dell’osservatore.
“Se
glielo do io è una cosa ma non può prenderselo da solo come gli va! Lui
è mio!” Pensò inviperito senza minimamente considerare sua
moglie Caroline.
Riuscì
finalmente ad avvicinarsi fino a riuscire a sentirli, intromettendosi a
forza così come era nel suo stile.
-
Ma che tempismo! - Chiedergli che cosa ci faccesse lì era da idioti in
effetti… sapeva che dire un generico ’festa a casa mia’ equivaleva ad
avere, fra i tutti, anche lui. Gli andava bene, per carità, gli
piaceva, anzi lo adorava ma solo finché non gli toccava il suo e solo
suo ragazzo.
-
Ma che ci fa lei qui? - Invece Ricardo non ci arrivava alla logica
ovvia di Cris e tutti gli altri che vedendolo lì l’avevano accolto con
amichevoli pacche sulla spalla offrendogli da bere; inoltre il
brasiliano era anche uno dei pochi a dargli ancora del lei mentre gli
altri quando non si era in situazioni formali usavano sempre il tu
visto che José stesso era il primo a volerlo. Sempre per il famoso
discorso di instaurare un bel rapporto complice coi suoi ragazzi.
-
Mi ha invitato l’insensibile dal cervello bacato qua a fianco, diceva
di voler festeggiare il tuo goal. - Con questo tornarono a guardare
Cristiano che imbronciato li ascoltava pensando che era stata una
pessima idea aprire il tutto anche al mister. Come se sarebbe stato
possibile tenerlo fuori!
Certo
con lui ci si divertiva, ma se doveva metterlo così tanto in ombra no!
-
Allora potremo cominciare col bere qualcosa… - Così dicendo sgusciò
abilmente via dalla presa dei due per andare in cucina e vedere di
prendere qualcosa, ovviamente alcolico per loro e analcolico per sé.
Poco
distanti rimasero i due portoghesi soli che guardandosi in modo strano
cominciarono una curiosa comunicazione non verbale perfettamente
comprensibile solo a loro due.
Cristiano
lo guardava come volesse squartarlo, mettendolo in guardia dal non
esagerare col suo e solo suo dolce al cioccolato, José gli stava dando
dell’imbecille cronico per aver tirato in ballo la santità della moglie
di Ricardo e gli diceva anche di non rovinare più la serata perché
altrimenti l’avrebbe rovinato lui!
Prima
che potessero proferire verbo vocale, il soggetto del loro muto dialogo
tornò con delle birre in bottiglia e le porse ai suoi accompagnatori,
mentre per sé si tenne un bicchiere di coca cola. Per questo
ovviamente si beccò un’occhiataccia di Cris che gli prese
maleducatamente la bevanda per sistemare le cose. Fermò con un calcio
poco fine il suo amico Marcelo che si girò ridendo insieme a due
bottiglie, una di coca cola e l’altra di Havana Rum; Cris gli porse il
bicchiere di Riky e il folletto della squadra, capendo subito cosa
chiedeva, gli versò abbondantemente dell‘Havana senza bisogno nemmeno
di usare verbi o gesti. Dopo di ché, con maggiore evidente
soddisfazione, ritornò il tutto all’altro che la guardò schifato e
contrariato. José stava naturalmente ridendo piegato in due. Non ci
furono comunque discussioni, non volò nemmeno mezza parola -anche
perché sentirsi era critico visto che qualcuno aveva alzato la musica-
e la lotta di sguardi significativi la vinse Cris poiché quando alzò la
birra brindando a Riky, questi si sciolse e accettò quell’unico drink
alcolico, il primo e ultimo nei suoi piani.
Bevvero
insieme e il festeggiato che non andava mai di alcolici di sua
iniziativa se non costretto, fece una lunga e fantasiosa smorfia
deliziosa che fece naturalmente ridere gli altri due, così questo sancì
ogni pace definitiva fra tutti, anche fra chi aveva solo finto di
litigare.
Naturalmente
dopo di questo arrivarono a random anche tutti gli altri, ognuno con
una bottiglia di alcolico che aveva portato per la festa improvvisata,
ognuno che per complimentarsi col grande rientro del Bambino D’Oro gli
versava qualcosa di quello che aveva in mano facendo certi miscugli
allucinanti.
-
Bevi, bevi! - Gli dicevano… e fra un ‘bevi bevi’ qua ed un ‘bevi bevi’
là, era ovvio che alla fine bevesse anche senza che glielo dicessero.
Aveva
ripreso con tanta fatica una vaga forma di sé che ora dopo quella sera
probabilmente l’avrebbe persa tutta vomitandola nel cesso, ma in quel
momento non importava nulla.
L’entusiasmo
e la gioia dei suoi compagni lo contagiavano più del previsto e
finirono per fare effettivamente più festa di quanto non avessero mai
pensato.
Specie
con Sergio che ad un certo punto cominciò malauguratamente ad allungare
un po’ troppo le mani, mani che nemmeno Iker riuscì più a tenere a
bada, tanto meno Cris che lo demoliva con mille occhiate fulminanti.
-
Insomma, che vuoi farci… vuole festeggiare anche lui… - Esordì José
divertito alimentando il momento d’ilarità generale perché ormai quasi
tutti stavano attenti a quella scenetta particolarmente comica.
-
Ci rinuncio anche io a fermarlo! - Si unì a loro anche Iker che non
aveva l’intenzione di fare da baby sitter a quel debosciato del suo
migliore amico.
Cris
lo guardò con grandi occhi supplichevoli che scemavano in inorriditi:
-
No, non puoi! Se mi ci metto io lo distruggo, devi fermarlo tu, Iker! -
-
Ma piantala, guarda come si diverte il piccoletto! - Fece ancora José
decisamente dalla parte di Sergio, tanto per cambiare.
Ora,
il piccoletto in questione era Ricardo ed era curioso il fatto che in
molti lo considerassero tale sebbene non fosse nemmeno il più piccolo
d’età. Era anzi nella media ma per i suoi modi affettuosi e spesso
infantili ed ingenui era chiamato spesso così.
- E
comunque non sta facendo niente di male… - Proseguì l’uomo più grande
-a volte solo per l’anagrafe- continuando a guardare Sergio e Riky come
tutti gli altri lì intorno.
-
Come ‘non sta facendo niente di male‘! - Fece allora Cristiano
strozzandosi con la sua Havana Cola, di nuovo lo sguardo spiccatamente
inorridito rivolto al mister: - Gli sta insegnando il flamenco! - José
rimase encomiabilmente serio come se fosse la conversazione più normale
del mondo, mentre invece Iker ormai rideva indecentemente cogliendo la
comicità della situazione.
- E
che c’è di male, è una danza di tradizione spagnola ed anche molto
bella. -
-
Fra l’altro lui è bravissimo a ballare il flamenco! - Rincarò il
portiere che riteneva l’espressività di Cristiano quasi più divertente
degli altri due ballerini. Tale espressività si evidenziò ulteriormente
in un paio di altri fulmini atroci per l’incauto essere che ora stava
contro di lui.
-
Mi sa che è proprio questo il punto! - Sibilò ghignante José sgomitando
il suo capitano che ormai non riusciva più a smettere di ridere.
-
Ha ragione a preoccuparsi… basta che Sergio balli il flamenco, se poi
si mette anche ad insegnarlo… ad uno come Riky, poi… bè, è una
combinazione pericolosa! - Alla fine Iker dovette tornare sui suoi
passi iniziali, sapeva bene che Cristiano aveva ragione a preoccuparsi.
Da parte propria non c’era interesse specifico per nessuno dei due, ma
doveva ammettere che il suo migliore amico quando si faceva prendere un
po’ troppo la mano poi esagerava sempre, in un modo o nell’altro.
E
Ricardo quella sera aveva straordinariamente bevuto!
Cristiano
grugnì qualcosa di incomprensibile e rimase a fissare i due
protagonisti della scena con un broncio spettacolare, pronto ad
intervenire con un mitra in un qualsiasi momento.
Sergio
aveva anche messo su un CD di musica di Flamenco da cui non si separava
mai e l’atmosfera doveva ammettere che era proprio adatta.
Dapprincipio
Sergio gli aveva dato una breve e semplice dimostrazione, si era mosso
come ben sapeva muovendo ad una velocità esorbitante mani e piedi,
voltandosi di continuo a seconda del ritmo, sempre seguendo con lo
sguardo l’incantato Ricardo che da così vicino non l’aveva mai visto
esibirsi, tanto meno con impegno.
Dopo
un paio di giri, Sergio che in quel momento appariva più sensuale che
mai, con quelle movenze languide del bacino che coinvolgevano anche
tutto il corpo creando delle onde dal ritmo veloce ed incalzante, si
fermò e cominciò a spiegare a Ricardo un po’ come funzionava:
-
In realtà ci vorrebbero le scarpe adatte ma ci si può arrangiare anche
così. È più una questione di piedi e di mani che di altro, poi devi
semplicemente seguire il ritmo. - Passò poi a mostrargli di nuovo prima
il movimento di base dei piedi, in realtà più semplice di quello che
non sembrava guardandolo, poi fece altrettanto con le mani che dovevano
essere alzate ed abbassate spesso, mosse a seconda del movimento del
corpo stesso. Ricardo beveva i suoi insegnamenti come fossero cocktail
dissetanti ma dall’espressione strana che faceva non era chiaro quanto
capisse della spiegazione. Così alla fine Sergio lo intimò a cominciare
con calma, prima i piedi, poi le mani. Fino a lì ce la poteva fare, si
disse il brasiliano sentendosi intraprendente.
Si
mosse molto piano sia con una parte che con l’altra, poi seguendo le
indicazioni di Sergio che eseguiva davanti a lui, cominciò a
velocizzarsi appena appena. Naturalmente il risultato era ampiamente
diverso da quello dell’altro che però lo intimava a proseguire. Andando
avanti, infatti, prendeva effettivamente più confidenza coi movimenti e
diventava via via sempre più guardabile.
-
Bene, ora a questo comincia a muovere anche il corpo con le braccia. -
Così dicendo, lo spagnolo eseguì in primis l’ordine che aveva impartito
e rivelandosi estremamente esperto, Ricardo si perse d’animo
rallentando.
Il
maestro se ne accorse e quando notò che si sentiva imbranato solo
perché lo guardava -o magari si sentiva imbecille visto che erano tutti
a fissarli e a ridere come idioti- gli si mise dietro -al che Cris
caricò il mitra- e prendendolo per i fianchi avvicinò la bocca -e la
sua bocca ero pure dannatamente adatta ad uno spagnolo che ballava
flamenco visto che era carnosa come quella di pochi- al suo orecchio
dicendogli basso:
-
Lasciati andare, segui il ritmo ma anche l’armonia, il flamenco è
sensualità, oltre che battiti, devi fondere le due cose. Unisci i
battiti dei piedi contro il pavimento con la sensualità delle mani che
creano archi armonici ed usa il corpo. -
Ma
nell’esatto istante in cui cominciò a parlare di cose sensuali insieme
alle sue mani sui fianchi, Ricardo non capì più niente ed invece di
andare in tilt e diventare un blocco, l’alcool l’aiutò poiché divenne
più sciolto che mai.
Cominciò
completamente portato dall’esperto -e fra poco morto- Sergio ad
eseguire tutti i movimenti che aveva cercato di insegnargli. Se non
altro la versione base e più semplice.
L’assolo
di flamenco non era poi così impossibile, per il resto era una
questione di stile e di comunicazione, trapelare sensualità in ogni
momento. Era come una corte decisa.
In
quello effettivamente poteva ricordare il tango argentino, per certe
cose…
Ovviamente
ci volle poco, a Sergio, a plasmare il suo discepolo sotto le sue mani,
una volta attaccato il bacino al suo e il petto alla schiena, c’era
poco da fare se non riprodurre fedelmente ogni sua mossa.
Dopo
che lo ebbe inglobato su di sé, fece scivolare le mani sulle braccia
fino ad arrivare ai polsi e l’aiutò a muoverglieli in maniera più
armonica e seducente, ma il colpo di grazia lo diede quando aderì
perfettamente anche le cosce alle sue per fargli muovere le gambe
meglio mentre sbatteva i piedi per terra.
Ma
in quella posizione fatale ci rimase ben poco, per cui non poté nemmeno
godersela granché visto che la guardia del corpo arrivò non solo col
mitra ma anche con un cannone e senza pensarci un secondo di più -ed
aveva già concesso troppo- prese Sergio e lo spinse via dandogli un
gran bel calcio nel suo piacente sedere.
-
La lezione di flamenco è finita! Tu, le tue mani e le tue cosce, per
non parlare del tuo attrezzo che ci sta in mezzo, avete fatto
abbastanza, per stanotte! - A quello le risate esplosero dato che tutti
avevano resistito solo per vedere quel suo scoppio di gelosia.
Sergio
stesso non se la prese perché aveva fatto tutto apposta per stuzzicare
l’incorreggibile Cristiano che ovviamente ci era cascato come un pero.
Inoltre avere nelle proprie mani Ricardo non era di certo un sacrificio!
Alzati
gli occhi sull’interessato, lo videro ancora in mezzo al soggiorno
fermo a pensare a chissà cosa con un’aria estremamente attenta.
-
Riky? Ti sei congelato? Ti ha detto qualcosa di strano? Non pensarci, è
solo una puttana! - Cris lo cinse preoccupato che gli avesse deviato il
ragazzo, ma naturalmente la risposta pronta dell’accusato fu:
-
Senti chi parla! - Effettivamente anche la sua fama non andava per il
sottile… in quel senso facevano un po’ a gara. Senza considerare che
quello ad averlo deviato maggiormente era stato proprio il portoghese!
Lì
il conteso sembrò svegliarsi e senza accorgersi ancora una volta di
tutto quello che gli succedeva intorno, disse:
-
Sai cosa? Per quella cosa di muovere i piedi velocemente ricorda un po’
la samba! - Sergio si illuminò spintonando via Cris dimostrando una
paura di lui pari a zero.
-
Ah sì? La sai ballare? - Cris tornò subito alla carica spintonandolo di
nuovo come un bambino piccolo.
-
Certo, tutti i brasiliani la sanno fare! - Fece Riky continuando a non
accorgersi minimamente che cosa stava succedendo intorno a lui, tanto
meno che due bambini dalle sembianze adulte si spintonavano per avere
la supremazia su di lui.
O
meglio uno per averla, l’altro solo per proteggerlo da quello che
voleva la supremazia!
-
Dai, fammi vedere un po’ di passi! -
Ricardo
fece un’espressione stanca e sgranando i suoi grandi occhi neri, disse
indulgente:
-
Ma sono stanco e poi non sono molto stabile… - Che era un ‘mi avete
fatto bere troppo, non ci arrivo’, ma darsi per vinto non era nel
vocabolario di Sergio, specie se si trattava di infastidire Cristiano.
Infatti riuscendo a rifilargli in mano il drink di Marcelo -che chissà
che diavolo beveva- gli disse:
-
Dai, bevi un po’ di questo, ti ricaricherà! Voglio solo qualche passo,
niente di che, sai… -
Riky
senza sapere come si ritrovò a bere mentre qualche altro intenditore
metteva su una musica più adatta al genere samba, niente di specifico
se non qualcosa che poteva essere più accessibile di un flamenco.
Poi
Cris tolse il braccio di Sergio che ancora circondava la schiena del
suo ragazzo ed una volta libero, dopo un paio di smorfie per la
robaccia che gli avevano rifilato e sentendo la musica che era riuscita
a stimolargli un po’ di effettiva samba, cominciò a spiegare senza più
la barriera dell’imbarazzo a fermarlo.
-
Ma sai, la samba è una sequenza di passi velocissimi che a guardarli
sembrano complicati, in realtà è un po’ come il flamenco nel senso che
se li guardi al rallentatore sono sempre quelli… - e cominciò ad
eseguirli piano sotto gli occhi costantemente curiosi di tutti gli
altri compagni ficcanaso che non erano ancora distrutti sul divano o su
qualche comoda poltroncina sparsa per casa, poi riprese a spiegare
guardando fisso negli occhi il suo discepolo, che prima era stato suo
maestro - però poi quando li velocizzi e ci metti dentro un po’ di
questo ed un po’ di quello, diventa qualcosa che lascia a bocca aperta.
- e non si chiese se ci sarebbe riuscito, né che cosa fossero i
‘questo’ ed i ‘quello’, lo fece e basta. Ormai l’uso della parola
corretto era un optional e si ritrovava a parlare in modo poco chiaro e
anche con un po’ di fatica. Ma quando si mise a fare i passi della
samba vera e propria veloci come dovevano essere, lasciandosi
trasportare non solo dalla musica allegra e movimentata ma anche da
tutto quello che aveva bevuto che ormai era il suo sostegno, si ritrovò
ad andare come un treno, veloce e preciso.
Si
sorprese da solo di riuscirci e proprio quando si chiese come facesse
visto che la sua testa non era lì presente e che si sentiva grandemente
confuso, finì per inciampare e franare addosso al primo appiglio che
gli capitò sotto mano.
Sergio.
E
non lo avesse mai fatto!
L’approfittatore
se lo strinse per bene facendogli una carrellata di complimenti per la
samba, quindi a lui non rimase che rimanerci stretto anche perché in
quel momento gli parve la cosa più solida -e solida lo era davvero!- su
cui fare affidamento.
In
un secondo momento la cosa solida fu catapultata via -e finì fra le
pronte braccia di Iker- per essere sostituita da un’altra ben più
familiare, comunque anch‘ella più che solida!
-
Oddio, devo sedermi, sono stanco! - Disse Ricardo affondando il viso
sudato e confuso, ma sempre rigorosamente ridente e divertito, nella
spalla di Cristiano.
Ora
che erano le sue braccia a circondarlo il mondo stava tornado al suo
posto.
Probabilmente
era stato Sergio a destabilizzarlo, unito al flamenco, alla samba e
all’alcool da cui lui di solito stava lontano come la peste.
Non
sapeva proprio come mai ma solo Cris alla fine riusciva a farlo bere e
poi a pentirsene di averlo fatto.
-
Penso che avete spremuto quella povera arancia fino allo stremo, se me
lo uccidete poi io mi devo trovare un altro trequartista, proprio ora
che l’ho ritrovato! - Così dicendo con un sorriso obliquo carico di
consapevolezza, nonché estremamente divertito, José si congedò notando
l’ora effettivamente tarda, a lui fecero seguito, ancora fra risate e
complimenti vari, altri della squadra, fino a che a rimanere furono i
soliti pochi intimi che ronfavano comunque della grossa nel divano -e
quello di Cris era qualcosa di esageratamente grande- dopo aver
prosciugato tutti i liquidi in circolazione.
La
musica era ancora accesa ma più bassa ed era tornata sul genere da
discoteca che piaceva al proprietario di casa.
La
quiete era relativamente tornata, specie considerando che erano
praticamente soli visto che Marcelo, Pepe e Karim non si sarebbero mai
e poi mai svegliati nemmeno con le trombe dell’Apocalisse.
Ricardo
era riuscito a non vomitare poiché fra le braccia confortevoli e sicure
del suo compagno si era effettivamente ripreso un po’. O magari perché
finalmente Sergio l’aveva lasciato in pace evitandogli una gran brutta
fine a forza di farlo ballare.
Era
comunque stancamente seduto su una poltrona, sprofondato con una gamba
sgraziatamente aperta sul bracciolo e la testa mezza ciondolante
dall’altra parte, sostenuta dalla mano. La posizione più ingloriosa che
avesse mai assunto in vita sua e solo da questo si poteva capire quanto
stremato fosse.
Cristiano
nel guardarlo tutto sudato e spettinato coi vestiti stropicciati e
disordinati, si rese conto che probabilmente avevano esagerato un po’
tutti ma per lui era normale finire una festa anche in condizioni
peggiori. E per peggiori intendeva come Marcelo, Pepe e Karim!
-
Allora, divertito? - Chiese tastando il terreno senza la minima
intenzione di riordinare il casino apocalittico che aveva intorno.
Ricardo
aveva un’espressione stanca ma effettivamente contenta e soddisfatta,
quindi annuì con un sorriso quasi ebete:
-
Certo… a me piace ballare! - Disse riferendosi chiaramente al punto più
positivo ed al tempo stesso catastrofico della serata in quanto ad un
certo punto aveva pensato di essere sulla luna e di voler vomitare.
Però doveva essere sincero, gli era comunque piaciuto. - E Sergio è
davvero bravo! - Gli sfuggì senza pensarci non trovandoci niente di
male nel dirlo. Era vero. Non ci si poteva certo togliere dalla testa
uno che si muoveva in quel modo… stimolava certi istinti che persino
Riky doveva ammettere non erano male!
-
Ho notato! - Fece con libera gelosia fregandosene che magari doveva
mascherarla un po’ per coccolarsi il cucciolo stanco.
Ricardo,
che non poté non vederla spiattellata davanti al suo naso, tirò su la
testa dalla mano ma poi la rimise stancamente giù tirando fuori un’aria
di scherno che nei suoi piani doveva essere tenera e gentile.
-
Mi aspettavo una lezione di danza anche da parte tua! Mi pare ti
piaccia ballare! - Che forse non fosse sua effettiva intenzione
provocarlo era vero, ma ripensando alle movenze sensuali di Sergio gli
era chiaramente venuta voglia di quelle del suo oggetto del desiderio
primario, Cristiano che ora seduto su una sedia poco distante da lui
finiva l’ultima birra prima di trascinarsi a letto.
Ascoltandolo
il suo sguardo si illuminò di una strana luce e capendo che il filtro
di Riky era ancora affogato in quei due o tre -o magari anche più-
cocktail corretti che gli aveva fatto bere, decise che per concludere
il suo vero festeggiamento quell’idea non sarebbe stata male. Un’idea
portata indirettamente proprio dal ragazzo mezzo morto sulla poltrona.
“Oh,
ma adesso lo resuscito ben io!”
Così
pensando sul suo solitamente già seducente viso si dipinse un ghigno
ancor più provocante che fece salire immediatamente a Ricardo un’ondata
di calore improvvisa.
Bastò
quello a resuscitarlo, per lui poteva bastare ma Cris ormai non era
dello stesso avviso, infatti senza farselo ripetere si alzò e
appoggiandosi ai braccioli della poltrona si abbassò raggiungendo il
suo viso, poi sulle labbra mormorò basso e suadente:
-
Ma se era una lezione di ballo da me che volevi, bastava chiedere… per
te tutto, mi chico. - Il brasiliano dimenticò di chiudere la bocca e
ancora immobile, sempre ignobilmente stravaccato, lo guardò alzarsi e
fare qualche passo indietro, quindi raccogliere la canzone che era
appena iniziata e cominciare a muoversi a modo suo.
Nessun
ballo tipicamente dei suoi paesi, niente di caratteristico che
prevedeva passi virtuosi o cose simili.
Solo
una canzone da discoteca particolarmente ritmata e piuttosto energica.
La
carica sensuale gliela diede Cristiano perché lui era capace di dare
quella carica anche ad un canto di chiesa, se voleva!
Cominciò
semplicemente a roteare il bacino, no, nulla di che.
Niente
passi, solo quell’ancheggiare che fatto in quel modo non sembrava né
ridicolo né tanto meno inappropriato.
A
quello, dopo poco, accompagnò un apparentemente insulso succhiarsi di
labbra.
Di
seguito iniziò ad accarezzarsi il torace, sulla maglietta nera
attillata che evidenziava i suoi muscoli che ormai tutti ben
conoscevano, eppure vedere come se li toccava rendeva il tutto
decisamente più caldo.
Ricardo
si ritrovò senza accorgersene seduto bene sulla poltrona. Pronto.
Non
sapeva bene a cosa, ma comunque pronto.
No,
quella musica non gli piaceva granché, era alquanto rumorosa, ma ora
gli divenne la canzone più sensuale del pianeta.
Qualcosa
che non avrebbe più dimenticato e che se gli sarebbe capitato di
riascoltare, gli avrebbe di nuovo fatto salire il sangue alla testa.
Insieme ad un paio di altre cose.
I
movimenti di Cris divennero lentamente più spinti, specie quando
avvicinandosi a lui si girò di schiena cominciando a mimare certi gesti
inequivocabili, sempre del bacino che non roteava più.
Già,
decisamente non roteava più.
Se
quello era il suo modo di ballare allora non l’avrebbe più fatto andare
da solo in discoteca!
Ricardo
aveva di nuovo sete, ma non ci pensava minimamente ad alzarsi e
prendersi da bere, tanto meno a staccare gli occhi da ciò che aveva a
diretta portata di sguardo, a pochi centimetri dal suo viso.
Era
come ipnotizzato dai movimenti sicuri e sensuali del suo fondoschiena
stretto in quei jeans esagerati che lasciavano poco all’immaginazione.
Ma
Ricardo aveva davvero la gola secca ed un gran caldo e stentava a stare
fermo. Non che avesse voglia di ballare ovviamente, però aveva una
voglia di…
Tornò
a provare la sensazione di prima, quando aveva creduto di essere sulla
luna, ma questa volta senza la voglia di vomitare.
Quello
era decisamente meglio.
Si
succhiò il suo stesso labbro come stava facendo Cris mentre si
carezzava ora giù sui fianchi e poi proprio laddove gli occhi scuri di
Riky non riuscivano a staccarsi.
Dopo
di ché non capì come, ma le proprie mani andarono ad unirsi alle sue e
nel momento in cui furono lì dove volevano essere da quando aveva
cominciato quel suo ballo vietato ai minori, tutto il resto fu quasi
d’obbligo, come se venisse da sé.
Come
se non fosse nemmeno lui a farlo. O magari invece fosse dannatamente
lui, finalmente.
Quel
lui autentico senza filtri di alcun genere.
Il
sorriso di Cris fu una specie di capolavoro. Un sopracciglio alzato e
metà labbra appena incurvate, quel tanto che bastava per dire che alla
fine vinceva comunque sempre lui.
Si
sentì ampiamente soddisfatto quando sentì le sue mani scivolare sul
proprio sedere e poi risalire sui fianchi e tenersi lì come per non
farlo scappare, ma si sentì ben altro quando ebbe la sua lingua sulla
striscia di pelle scoperta della schiena, fra i jeans troppo bassi e la
maglietta che nei movimenti e strofinamenti si era alzata.
L’ondata
di calore colpì brutalmente anche lui ed improvvisamente non si sentì
tanto il vincitore quanto il trofeo e solo in un secondo momento si
ricordò che quella era una festa per Ricardo e che a rigor di logica
era lui che doveva vincere qualcosa.
“Bene,
mi piace essere un regalo!”
Pensò
poi trovando quel fatto estremamente erotico.
Accentuò
le rotazioni col bacino che ogni tanto tornavano spinte vere e proprie
finché non sentì le mani -le unghie- di Riky infilarsi sotto la
maglietta per alzargliela e toglierla. Cris allora se la sfilò da sopra
sempre senza rinunciare a quello che era cominciato come un ballo.
Un
gran bel ballo.
Con
più porzione a disposizione, Riky sospirò compiaciuto e senza pensarci
un istante, mentre la lingua e le labbra lasciavano scie sulla schiena
ed il ballerino dimostrava di saper ballare anche a livelli davvero
bassi, continuò lui stesso l’operazione dirigendosi ai bottoni dei
jeans che slacciò. Cris emise un gemito compiaciuto mentre si girava a
metà col capo per guardarlo sbieco. Riky era in tralice ed ormai
estremamente eccitato, così l’aiutò e si tirò giù la zip girandosi fra
le sue mani.
Ora
la parte che era sotto le labbra del ragazzo seduto era il ventre dove
gli addominali erano evidenziati il necessario per spingerlo a
delinearli uno ad uno con una certa cura.
Mentre
con la bocca si occupava del torace, le dita erano giunte a quello che
considerava il suo premio per il goal di quella sera e se
inconsciamente poteva dirselo, non l’avrebbe comunque mai ammesso.
Lui
no, ma Cris sì ed infatti ignorando quei tre addormentati della grossa
con una sbronza colossale da digerire, prima che le sue mani potessero
cominciare a lavorarselo a piacimento si abbassò di nuovo, sempre senza
dimenticare la musica, e continuando a muoversi languidamente, disse
sul suo orecchio:
-
Non avevo pensato a farti un regalo di bentornato fino ad ora. Credo
che il tuo trofeo lo stai apprezzando… - Ma per Ricardo capirlo sarebbe
stato troppo, quindi andò ulteriormente fuori di sé quando concluse
leccandogli il lobo. Fu lì che infatti il vincitore affondò le unghie
sui glutei ora disponibili e lo tirò su per tornare ad altezza giusta.
In
fondo doveva pur prenderselo, il trofeo, no?
Cris
glielo diede più che volentieri, infatti quando si trovò a spingere
nella sua bocca nemmeno poteva credere che pudico com’era lo stesse
facendo davanti a tre dei loro compagni, seppure mezzi morti.
Significava
solo che era davvero profondamente fuori e che anche se si era
parzialmente ripreso quando era riuscito ad abbracciarselo e a
tenerselo solo per sé, quello che gli stava facendo ora non era certo
un trattamento da bambini.
Magari
significava solo che lo desiderava da un bel po’ di tempo, tempo che si
era negato per concentrarsi sul suo recupero.
Dapprima
accarezzandogli la nuca, poi finì anche per prendergli i capelli con la
stessa intensità con cui lui gli artigliava i glutei con decisione,
seguendo quel ritmo quasi folle, crescendo e morendo insieme. Gettò la
testa all’indietro e finì per gemere liberamente e rumorosamente,
coperto fino ad un certo punto dalla musica che proseguiva per conto
proprio.
Con
un’ultima spinta finale dove nella confusione di quel piacere tremendo
gli parve di stare facendo sesso vero e proprio -completo fatto e
finito- raggiunse l’orgasmo senza ricordarsi delle regole che si era
sempre imposto di seguire facendo quelle cose con Riky.
Se
ne ricordò l’istante dopo che si rese conto di essere nella sua bocca e
si separò bruscamente per abbassarsi e arrivare alla sua altezza con
una certa preoccupazione senza nemmeno potersi godere l’orgasmo fino in
fondo.
Ricardo
allora lo guardò dapprima spaesato, poi shockato e dopo di che
imbarazzato da morire.
-
Riky? Tutto bene? - Venirgli dentro durante il sesso orale era qualcosa
che si era sempre cercato di imporsi a non fare, ma alla fine era
successo, troppo preso dall’erotismo del momento e dall’eccitazione più
incredibile.
Alla
fine però lo vide sorridere sempre teneramente imbarazzato e mormorare
un confuso ‘sì’ solo per sentirsi stringere immediatamente. Cosa che
Cris fece subito circondandogli il capo con fare protettivo,
dimenticando poi tutto il resto.
Dopo
un primo secondo si sentì attirare e tirare per bene sulla poltrona,
sopra di lui, quindi gli si sistemò a cavalcioni così com’erano e
rimasero ad abbracciarsi senza dirsi niente, perché comunque che andava
tutto bene era evidente, così come che aveva solo bisogno di un paio di
minuti per riaversi perché per entrambi era stato comunque un momento
effettivamente molto intenso e forte.
Si
tennero stretti e solo dopo un tempo indefinito si separarono il
necessario per cercare le rispettive labbra.
Un
istante prima di trovarsi e prendersi, si guardarono.
Cris
teneva il volto di Riky fra le mani e l’accarezzava coi pollici con una
tenerezza che non pensava di aver mai posseduto in vita sua e che ogni
volta che si ritrovava ad usarla con lui, si stupiva. Infine col
sorriso sempre eternamente gentile di Riky, annullarono quella breve
distanza trovandosi con le labbra, intrecciandosi con le lingue,
mescolandosi i sapori che ora e solo ora divennero davvero un tutt’uno.
-
Sei stato bravo, oggi. - Disse infine il portoghese lasciandogli un
altro piccolo bacio subito sotto il labbro, senza bisogno di
specificare se si riferisse solo al goal o anche a tutto il resto della
serata. Per Cris era ovvio.
-
Grazie. - Rispose Riky con un piccolo bacio a sua volta all’angolo
della bocca, capendo cosa intendesse. Era ovvio anche per lui perché
arrivati a quel punto era impossibile non comprendersi perfettamente. -
E se ad ogni goal questo è il regalo, allora spero di segnare ancora
tanto! -
Cris
se lo strinse contro il collo e rise divertito:
-
Lo spero anche io! E spero che ricambierai anche tu quando segnerò io!
-
Riky
a quello divenne serio e si separò appena dalla presa per guardarlo in
viso pensieroso.
-
Cavolo, ma allora mi consumerai! - E capendo che era davvero tutto
tornato a posto e forse anche meglio di prima, finì per baciarlo di
nuovo fra un attacco di risa e l’altro, ringraziando chiunque glielo
avesse dato e soprattutto che l’avesse fatto così, in modo che se ne
innamorasse.
FINE