CAPITOLO III:
GODERE DEI SENSI

Ricardo si preoccupò non poco, in effetti, ma per non angosciarsi eccessivamente decise di provare a rilassarsi. In fondo era solo qualche fantasia erotica, niente che poi teoricamente non gli sarebbe piaciuto comunque…
Si rilassò così bene che si appisolò e quando Cristiano arrivò e lo vide, sorrise compiaciuto. Così andava molto meglio.
Presa la sciarpa di seta nera e gliela legò con delicatezza sugli occhi, quando ebbe finito lo svegliò con un bacio altrettanto delicato. Ricardo si destò e istintivamente fece per togliersi la fascia dalla testa, ma Cris lo fermò prendendogli le mani:
- Non toglierla… - A Ricardo cominciarono le palpitazioni.
- Cosa…? - Ma non ebbe modo di finire che con sicurezza lo tirò su:
- Vieni… - Sussurrava basso e suadente e Ricardo già solo per questo si sentiva incredibilmente in subbuglio. Aveva immaginato una cosa simile ma da lì in poi era… il buio!
Non sapeva proprio arrivare al resto delle fantasie di Cris, in quel campo non aveva limiti e lo sapeva ma con lui se ne era sempre dati, per sua fortuna.
Si lasciò portare per la casa e pur non vedendo nulla non esitò, si sentiva sicuro fra le sue mani. Camminarono fino alla cucina e quando furono dentro un profumo di cioccolata l’accolse. Capendo cosa sarebbe successo, mormorò piano:
- Cioccolata? - Non vedeva nulla, per cui dovendo concentrarsi sugli altri sensi era strano ma con un suo fascino. Sentì impercettibilmente il respiro di Cris mutarsi, indice che stava sorridendo, quindi l’odore s’intensifico ma subito si sovrappose anche dell’altro:
- Non solo… - Ricardo non riusciva a calmare le proprie palpitazioni, non capendo cos’altro avesse in mente si affidò a lui sperando che non fosse poi così impensabile.
Lo tenne in piedi prima di sederlo ma non riuscì a parlare più perché Cris cominciò, piano e languido, ad agire e parlare insieme. Sembrava tutt’altra persona…
- Ho molti sogni erotici… ma ce n’è uno ricorrente… - Le dita cominciarono a correre sulla sua camicia e a slacciargliela. Ricardo non alzò le braccia e non si mosse, lasciandolo fare completamente ipnotizzato da quel momento magico e strano. - Ci sei sempre tu. Nudo. - La camicia venne sfilata via, quindi gli aprì i pantaloni e sensualmente percorse le sue gambe per togliergli anche quelli insieme ai boxer. - Hai una benda sugli occhi… - Continuò senza fretta e con la stessa sensualità. Le mani salirono sul viso, glielo presero delicatamente per poi arrivare sui capelli e spettinarglieli in modo che uscissero dalla sciarpa e si spettinassero come piaceva a lui. Adorava toccarglieli, non metteva mai gel, erano morbidi e mossi. - I tuoi capelli sono spettinati. - Non era un dettaglio importante ai fini di quel che dovevano fare ma per Cris evidentemente sì. Ricardo non replicò e rimase in silenzio, col cuore sempre più galoppante nel petto, incatenato alla sua voce e alle sue mani, tutto quel che percepiva. La bocca di Cris finalmente lo raggiunse per parlargli piano all’orecchio, soffiandogli dentro fino a farlo rabbrividire. Sapeva di essere nudo in cucina con un odore di cioccolata e qualcos’altro intorno, ma non sapeva il resto. Nonostante tutto non aveva timore, anche se l’eccitazione saliva come le palpitazioni. - Poi… - Lo prese per le braccia e lo fece sedere su una sedia che doveva aver ricoperto con un lenzuolo. - …hai le mani legate… - Ricardo avvampò con un’ondata bollente di terrore. Non che non si fidasse di Cris ma quel genere di cose… ecco, in casi normali non le avrebbe mai fatte! Però era talmente seducente che non si oppose quando gli prese le mani e gliele legò dietro la schiena senza fargli assolutamente male. Si chiese perché seduto su una sedia in cucina e non sul letto, ma non aprì bocca, troppo shockato.
Percepì il suo sorriso ma non disse nulla, la gola era secca e se da una parte era dubbioso, dall’altra era eccitato. Se ne vergognava ma era vero.
- Non sai cosa significa godere degli altri sensi, quando hai la vista. - Esordì poi sempre con quella sensualità che non gli sentiva spesso. Ricardo inghiottì di nuovo. - Ora lo scoprirai. - Mormorò sulle sue labbra, sfiorandogliele e basta. Le aprì istintivamente per accoglierlo ma non arrivò mai, al suo posto si ritrovò un dito. Il suo dito. Pieno di cioccolata fusa tiepida. Non era bollente ma nemmeno fredda. Perfetta.
Per cosa?
Per quello che dovevano fare.
Succhiò istintivamente, gli piaceva la cioccolata e lo fece volentieri. Oltretutto doveva ammettere che era vero… senza vedere, il senso del gusto era più sviluppato perché si concentrava tutto su quello. Non vedendo, non sapendo con gli occhi cosa stava assaggiando, doveva fare maggiore attenzione e gli piacque come gli inondò la bocca. Fu poco.
L’udito gli rimandò di nuovo il suo sorriso che si immaginò sensuale.
- Ti piace? - Chiese Cris piano e suadente.
- Cosa? - Fece ingenuamente Riky, poteva riferirsi ad un mucchio di cose, vista la situazione. Non era sicuro gli piacesse essere legato e bendato, ma almeno la cioccolata sì…
In risposta Cris gli rimise il dito sulle labbra e gliele passò di proposito sporcandogliele, allora Riky l’aprì e fece suo il dito di nuovo, dopo di che si leccò da solo per pulirsi, Cris sorrideva ancora, ne era sicuro.
Sentiva davvero i suoi occhi brucianti addosso e non aveva idea se lui fosse nudo o vestito o cosa pensasse di fare ancora, ma doveva averne in mente un paio che…
Non ebbe tempo di pensarlo che si sentì all’orecchio la sua voce che gli fece venire i brividi più forti mai sentiti:
- Apri ancora… - C’era da pensare ci fosse qualche doppio senso ma non fece apposta ad aprire bocca e gambe insieme. Cris sorrise maggiormente, Riky arrossì ma non disse niente, quindi ricevette ancora qualcosa ma non più il suo dito… era qualcosa di solido, cibo… morse concentrandosi sul sapore e si rese conto che la cioccolata c’era ancora ma non era sola… c’era anche la fragola. Emise uno spontaneo mugolio di piacere, erano fra i sapori che preferiva. Il resto dedusse che l’aveva mangiato lui e quando, ancora nel perfetto silenzio, lo sentì muoversi, percepì l’aria spostarsi e la luce della lampada oscurarsi, capì che si era chinato davanti a lui e che… con l’indice ed il pollice agli angoli delle labbra gliele fece aprire e senza parlare accolse di nuovo la fragola immersa nella cioccolata. La morse e capì perché non aveva parlato. La stava tenendo fra i denti lui stesso e sussultando fece istintivamente il gesto di muovere le mani ma non potendo rimase fermo. Dopo aver morso la sua parte di fragola ebbe le sue labbra sulle proprie e se le godette almeno quanto il frutto dolce; il sapore della cioccolata e della fragola si fuse con quello di Cris stesso quando invece di separarsi per ingoiare e gustare al meglio, condivise anche quello.
Era una cosa che razionalmente gli faceva schifo, mangiare insieme in quel modo, ma lì ritrovandosi a farlo fu tutt’altra cosa.
Improvvisamente capì perché Cris aveva voluto… e con sentita vergogna lo lasciò fare mentre le loro lingue si intrecciavano insieme a ciò che già c’era nelle bocche unite.
Era erotico.
Era molto erotico.
Improvvisamente non era altro che quello.
Il cuore continuò ad aumentare l’intensità dei suoi battiti, specie quando sentì le sue dita scivolare dal viso al collo e, delicatamente, con una sensualità inaudita, scendere fino al petto e ai capezzoli; quando raggiunse il basso ventre, Riky spinse istintivamente il bacino in avanti, sulla punta della sedia, finendo per inarcarsi tutto poiché con le mani restava legato dietro allo schienale. Ma Cris non l’accontentò e staccandosi completamente da lui lo lasciò teso come una corda di violino, tutto proteso verso di lui, le labbra aperte, leggermente sporche di cioccolata, pulsanti, i capelli spettinati che gli ricadevano disordinati sulla fronte, il petto in avanti come il bacino e le gambe aperte, le caviglie intorno ai piedi delle sedie come se si auto legasse.
Cristiano sorrise con una punta maliziosa di sadismo, gli occhi gli brillavano a quell’immagine del suo compagno così combattuto e restio. Voleva lasciarsi andare ma allo stesso tempo era frenato ed imbarazzato. Le sue solite lotte interiori fra bene e male, paradiso ed inferno.
Lieto di quel suo stato che riteneva la tentazione incarnata, prese una rosa e cominciò piano piano a sfiorarlo sulle braccia, Riky sussultò istintivamente tirando tutti i muscoli, quando capì che era qualcosa di delicato si rilassò sedendosi di nuovo bene.
Era strano, era qualcosa che non riusciva ad identificare, però era piacevole da morire.
I brividi lo ricoprirono dalla testa ai piedi, sembrava quasi una piuma ma era un po’ più consistente. Lo sentì risalire sulla spalla e poi sul collo, prima di giungere sul viso scese sul petto, disegnò con delicatezza cose che non riuscì proprio a comprendere e si succhiò il labbro tornando a porgergli il bacino quando giunse sull’inguine, ma ancora una volta prima di toccarglielo si tolse lasciandolo insoddisfatto. Risalì però con l’oggetto sul viso, gli carezzò con dolcezza le labbra e poi glielo fece annusare…
- Una rosa… - Cris sorrise e lui lo sentì ancora una volta. Fu allora, dopo che l’ebbe riconosciuta, che l’accontentò tornando con essa sull’inguine e questa volta gli carezzò l’erezione in tutta la sua lunghezza. Cominciò a reagire a quel contatto vellutato e Riky gli ripropose la stessa posa peccaminosa di prima, con le gambe intrecciate a quelle della sedia, aperte e completamente inarcato verso di lui.
Lo stuzzicò ancora fino a che decise che poteva essere sufficiente e prendendo i petali della rosa li tolse dal gambo per farglieli scivolare addosso.
Riky sussultò di nuovo, era la sensazione più strana di tutte, fino a quel momento. Petali tanto leggeri quanto sensuali nel loro sfiorarlo così casualmente.
A Cris piacque enormemente l’immagine del suo compagno ricoperto di petali, qualcuno si fermò sulle gambe, poi però scivolarono quando si tornò a rilassare sulla sedia. Cristiano sarebbe rimasto a guardarlo tutta la notte ma c’erano altre cose che voleva fare.
Ricardo non ne aveva idea, pensava che a quel punto fosse finita ed un po’, in effetti, gli sarebbe anche dispiaciuto, quando, nel nulla e nel buio in cui si trovava, lo sentì muoversi impercettibilmente. La sensazione successiva fu shockante.
Non la inquadrò immediatamente, però si tese come una corda di violino, ogni muscolo in evidenza, il busto completamente in avanti, la schiena di nuovo inarcata ed un meraviglioso gemito spontaneo e lungo. Cristiano se ne beò e non si fermò… continuò a percorrergli il petto con quello strano qualcosa che solo in un secondo momento capì di cosa si trattava…
- Ghiaccio? Cris, siamo in inverno! - Si lamentò questa volta… ma il cubetto fra le sue dita si scioglieva a vista d’occhio, fra le temperature di entrambi. Riusciva perfettamente a percorrergli la pelle che rabbrividiva -e non poteva essere sicuro se di freddo o piacere, probabilmente entrambi- al suo passaggio, il petto che si alzava e saliva per il fiato corto, la bocca che ora si mordeva per non gemere e lamentarsi. O per catturare quella sensazione atroce e a suo modo piacevole insieme.
Era freddo, era dannatamente freddo ma era così piccola la parte che scivolava sulla pelle che non aveva effettivamente tempo di essere veramente sgradevole. E poi era affascinante sentirlo scivolare come olio gelido solidificato. Era liscio, non sapeva fermarsi, non conosceva ostacoli. Per Cris stesso fu piacevole percorrerlo e quando giunse sul suo inguine di nuovo si fermò al limite, consapevole che poi lì non sarebbe stato veramente piacevole e non voleva quel genere di cose. Però lo portò sulle sue labbra, piccolo com’era rimasto, e glielo mise dentro.
Ricardo lo prese e sentì addirittura sollievo nell’avere qualcosa di freddo in bocca, paradossalmente nonostante il ghiaccio si era scaldato ancora di più ed ora sentendosi umido laddove era stato carezzato in quel modo insolito, dopo la rosa era davvero sconvolgente il ghiaccio; sussultò nel non sentire più niente. Cristiano non lo toccava e sembrava fermo imbambolato a fissarlo mentre succhiava il ghiaccio. Scivolandogli una goccia lungo il mento quando sembrò volesse uscirgli dalla bocca, portò la testa all’indietro e ingoiò l’ormai acqua. Cristiano sconvolto di quei gesti estremamente sensuali -lo era di natura e non se ne rendeva nemmeno conto- si chinò e senza toccarlo con le mani per prenderlo di sorpresa, gli leccò quella goccia d’acqua che era scesa sul suo viso. La leccò con la lingua e raggiunta la bocca, quando lui l’aprì di nuovo di riflesso non fu accontentato. O meglio. Un lamento, Cris sorrise soddisfatto e pieno ancora di quella malizia che sovrabbondava in lui, dopo di che preso il pezzo successivo glielo accostò alle labbra socchiuse che l’aspettavano ancora.
- Apri bene… - Riky lo fece istintivamente senza pensarci. - Dammi la lingua… - Fece anche quello e tiratala fuori gli mise sopra un lecca lecca.
Quando l’avvolse con le labbra per capire di cosa si trattasse e poi con stupore succhiò compiaciuto per il sapore dolce di caramella, Cris accentuò il ghigno sadico.
Non avrebbe mai potuto usare altri accessori con lui, però ci si poteva arrangiare con qualcosa di soft ma ugualmente interessante.
E interessante lo fu enormemente vederlo succhiare il lecca lecca per non farlo cadere. Era talmente erotico che non riusciva nemmeno a descriverlo. Voleva andare al sodo e per un momento sembrò farlo ma si trattenne prendendogli il chupa chups di bocca. Riky ci rimase male, non l’aveva finito, ma lo sentì carezzarlo sul viso, sentiva che gli si stava appiccicando sulla pelle ma non gliene importò poiché gli parve anche quello troppo bello, a modo suo.
Scese sul collo leggero, poi con altrettanto languore sul petto e poi di nuovo sull’inguine, si fermò poiché era ormai asciutto avendo percorso tutta la pelle così glielo riportò alle labbra e mormorando all’orecchio: - Lecca… - Riky non esitò un secondo. Tirò fuori la lingua consapevole che si trattava ancora di quello ed infatti non fu deluso. Di nuovo il sapore dolce di caramella gli ricoprì la lingua ma non glielo lasciò mettere in bocca, quando l’ebbe inumidito abbastanza tornò in basso e riprese ad addolcirgli anche la sua erezione che ormai si stava eccitando pur senza essere toccata.
Sapeva quanto bello fosse e lo sentì sussultare. Si pregustò da solo il sapore che avrebbe avuto dopo e fermandosi dopo averlo ricoperto interamente, rinunciò all’idea più volgare. Era Ricardo, non poteva.
Tornò a guardarlo, ne voleva ancora e al tempo stesso fremeva per proseguire nel sesso, non ne poteva più di stare fermo a farsi fare, voleva sentire veramente la sua bocca su di sé, sulla sua erezione, ma non osava chiedere consapevole che un regalo non parlava e non chiedeva!
Era l’idea migliore che gli fosse mai venuta.
Quando si decise per l’atto conclusivo -o semi conclusivo- Ricardo era in uno stato d’attesa e di tensione insopportabile. Ne voleva ancora ma voleva anche poter abbracciare Cristiano. Quando in somma a tutte le sensazioni che aveva avuto in bocca e sulla pelle si aggiunse l’ultima, quella volta trattenne il respiro.
Non se la sarebbe mai aspettato e gemette addirittura ma non per il dolore, solo per la sorpresa.
E poi per il piacere.
Perché quello strano liquido che gli colava lentamente addosso a grandi gocce che scivolavano sulla pelle, era piacevolmente tiepido e denso ma non troppo caldo o troppo freddo, non gli dava assolutamente fastidio, anzi. Era estremamente bello, dovette ammetterlo.
Lo sentì scendergli inizialmente dalle spalle e dal collo, poi giù sul petto, il busto teso, gli addominali contratti e le gocce sempre più giù, sul suo sesso eccitato. E via anche sulle cosce aperte.
Fu la cosa più strana, poi si rese conto di averlo detto per tutto quello che gli aveva fatto.
- Ma cosa… - Mormorò volendo capire cosa fosse. Cristiano l’accontentò e per farglielo capire immerse la mano in ciò che rimaneva nella pentola, poi glielo portò al viso sporcandolo anche lì. Dopo averlo spalmato per bene sulle guance e sul mento, lo fece anche sulle labbra e Riky si leccò incontrando le dita che fece sue con curiosità e naturale sensualità.
- Mmm… - Fece poi deliziato e sorridendo appena: - Cioccolata… - Solo dopo si rese conto che era ricoperto di cioccolata e dopo il lecca lecca, il ghiaccio ed i petali, ebbe timore che ci mettesse pure il miele!
Però quando Cris cominciò ad interagire per mangiare e ripulirlo, tutti i dubbi ed i timori se ne andarono.
Lasciando che continuasse a succhiargli le dita, cominciò col viso, glielo leccò portandosi con sé quel buonissimo sapore che fra tutti era quello che preferiva, andava matto per la cioccolata, vi avrebbe fatto il bagno. Così non era di certo male.
Succhiando varie parti del suo viso, quando giunse al mento lo fece con particolare impegno fino a che, togliendo la propria mano, gli leccò le labbra. Riky le dischiuse subito e gli venne incontro con la lingua, non facendocela più a non averlo. Quando si intrecciarono giocando eroticamente fuori dalle loro bocche e quando Cris parve soddisfatto, proseguì il suo viaggio per leccare anche il resto del corpo.
Cena migliore non avrebbe potuto immaginare, la più buona in assoluto.
Cioccolata sul corpo di Ricardo.
Mugolando di piacere lui stesso mano a mano che scendeva, soffermandosi su certe parti particolarmente sensibili dove ad essi si unirono quelli di Riky, continuò ad andare giù, sempre più giù, saziandosi senza averne mai abbastanza. Fino a quando giunse sulle gambe, percorse anche quelle ovviamente lasciandone la maggior parte giù. Non poteva veramente tirare via tutto, il suo compagno era veramente ricoperto quasi per la maggior parte e sebbene la sua visione tutta cioccolatosa l’aveva eccitato fino all’inverosimile, ripulirlo con la lingua e la bocca era tutt’altra cosa.
Ma apprezzò.
Apprezzarono.
L’assaggiò così, approssimativo in certi punti e approfondito in altri.
Quando concluse con le gambe arrivò all’unica parte rimanente e leccandogli leggero la cioccolata dal suo membro eccitato, in breve l’avvolse con le labbra succhiando via per bene tutto, ripulendolo e ripassandolo con dovizia, come se rimanendo sporco appena un po’ gli avrebbe valso chissà quale reazione gravemente allergica.
Effettivamente quando Ricardo si sentì prossimo all’orgasmo, lieto finalmente di avere la sua bocca su di sé, era completamente pulito sull’inguine.
Realizzandolo, Cris si staccò sul più bello suscitando dei lamenti deliziosamente spontanei.
Sorridendo divertito, si alzò e mormorandogli all’orecchio, di nuovo suadente, tornò ad ipnotizzarlo con un’abilità senza pari.
- Vieni, tesoro… - Non gli disse per fare cosa ed andare dove. Gli liberò le mani ma gli disse anche di non usarle o l’avrebbe legato di nuovo. La benda sugli occhi rimase.
Ricardo si lasciò condurre per la stanza senza avere ancora la minima idea di come fosse né lui né l’altro -immaginandolo perfettamente.- Cristiano probabilmente era ancora vestito, però quando capì di essere in bagno si sentì sollevato. Ora l’avrebbe lavato, almeno…
Quando l’acqua della doccia scrosciò, lo sentì trafficare brevemente e capì che doveva starsi spogliando al che dedusse che aveva fatto tutto quello completamente vestito mentre lui era stato nudo, legato e bendato. All’idea si eccitò di nuovo e si diede del malato pervertito, non aveva mai avuto di queste fantasie ma ora… sarebbe stata dura tornare alla normalità!
Si ritrovò condotto dolcemente da lui sotto la doccia e quando realizzò che non gli avrebbe ancora tolto la sciarpa di seta dagli occhi, capì che non era finita…
- Ma si bagna… - Disse dispiaciuto che così fosse.
Cris sorrise, si preoccupava per le sciocchezze più impensabili.
- Non importa, tu tienilo. E non muovere le mani altrimenti ti lego di nuovo… - Lo disse sul suo orecchio facendolo di nuovo rabbrividire sia per le labbra su di sé, che per il tono che per le parole.
L’acqua li ricoprì presto entrambi e fu estremamente bello e piacevole, dopo tutto quello che aveva addosso. Ma ancora migliore ed indescrivibile fu Cristiano che si mise a lavarlo.
Ricardo immobile ed inebetito con le labbra aperte per lo stupore, girato verso di lui pur non vedendolo, disse senza fiato:
- Ma Cris, sei tu che fai gli anni, dovrei essere io a farlo… - Cristiano sembrava sapergli parlare solo con le labbra addosso a lui, o sull’orecchio, o sul collo o sulla sua stessa bocca, fece infatti altrettanto anche ora.
- Ma tu sei il mio regalo e voglio prendermene cura come si deve. - Ricardo arrossì ma poi si sciolse come neve al sole, sentendo le sue mani carezzarlo insieme all’acqua. Quando lo fece col guanto di spugna che usavano per insaponarsi, fu piacevole a suo modo perché nonostante fece più deciso per pulirlo bene da ogni residuo appiccicoso, dimostrò una cura ed un’attenzione quasi maniacale ma al tempo stesso dolcissima.
Ricardo ad un certo punto fu appoggiato alla parete di piastrelle e da dietro lo sentì strofinarsi a lui per mandargli via la schiuma. Certamente doveva farlo col corpo, non bastava l’acqua e le mani.
Si trovò con la guancia contro le piastrelle ad ansimare nel sentire la sua erezione eccitata contro il fondoschiena, era un’altra di quelle sensazioni da non perdersi perché non vedeva, non sapeva in anticipo cosa voleva fargli, poteva immaginarlo ma non prepararsi veramente. Era una sorpresa continua.
Non fece altro se non strofinarsi anche sul davanti. Girato con la schiena al muro, infatti, gli si appiattì contro e premendosi con l’acqua che scendeva su entrambi, si strofinò allo stesso modo lasciando che le loro erezioni si baciassero fra di loro in quel modo che era fortemente erotico.
Appoggiato alla parete dietro, sentì le sue braccia circondarlo e stringerlo a sé e la bocca succhiare voglioso il lobo dell’orecchio. Non c’era dubbio su cosa volesse ora.
Quando però chiuse l’acqua e si separò da lui lasciandolo sul più bello, Ricardo sospirò insofferente facendo sorridere divertito Cristiano. Stava dando sfogo a tutto il suo enorme spirito di sadismo e avrebbe anche potuto spiegargli perché lo portava sempre all’estremo e poi lo piantava in asso proprio a quel punto, ma farglielo provare direttamente era tutt’altra cosa.
- Vieni… - Disse prendendolo per le mani ed aiutandolo ad uscire dal box. Una volta fuori Ricardo si aspettò di essere avvolto da un asciugamano ma così non fu, infatti si sentì tirare ancora e quando poi gli disse di alzare una gamba, capì cosa voleva fare.
Messo un piede infatti nella vasca enorme a loro disposizione, piena di acqua e olii essenziali che profumavano l’ambiente in modo estremamente inebriante, mise da solo anche l’altro e quando Cris fu dentro con lui, l’aiutò a sedersi in modo da non farsi male.
Ovviamente se lo sistemò contro di sé, schiena contro petto, le gambe l’avvolgevano protettivo, le braccia lo cingevano da dietro. La sciarpa ancora legata alla testa completamente bagnata che gli faceva vedere ancora meno.
Era strano ma era anche la cosa più bella mai vissuta, non poteva credere che avesse deciso di farla vivere a lui, non aveva senso… doveva essere lui a farlo, non così…
Senza riuscire a trattenersi diede infatti voce a questo pensiero:
- Ma Cris, va bene la cosa del legarmi e bendarmi ma… dovresti essere tu ad essere trattato così, non posso essere io… io sono il tuo regalo ma… - Cris non lo fece parlare e mettendogli un dito sulla bocca lo zittì, dopo di che parlò come tutto il tempo aveva fatto, piano e suadente all’orecchio. Riky si eccitò di nuovo. Era un connubio troppo devastante, nel complesso.
- Voglio che sia così, accontentami, ti prego. - Non che avesse scelta, ormai erano così… però non poteva capire e Cris sapendo che non l’aveva convinto, decise di spiegarglielo con l’aiuto delle dita che gli carezzavano lievi il petto, il ventre e poi l’inguine senza soffermarsi troppo su nessuno di essi. Ricardo l’ascoltava fra respiri particolarmente veloci e profondi:
- Io l’ho già fatto e so quanto è bello e so anche che se te l’avessi spiegato non avresti voluto proprio per questo… tu lasciarti fare tutte queste cure e attenzioni? Sei tu che le devi fare, vero? - Ricardo si sentì letto dentro e non disse niente. - Però voglio che lo provi anche tu, voglio che sia io a farti provare cose che niente e nessuno, mai in nessun tempo in cui esisterai, potrà mai farti provare. Voglio che sia così. Perché è vero che sei tutto ciò che desidero ed al momento è semplicemente perfetto così, quindi voglio che tu, tutto ciò che voglio per sempre, provi ogni piacere possibile ed impensabile. Se lo devo ricordare io, questo giorno, lo devi ricordare anche tu. - Sicuramente sarebbe stato così.
Ricardo in risposta girò il capo e cercando le sue labbra, aiutandosi questa volta con la mano che portò dietro al suo collo e sulla sua nuca bagnata, attirandolo a sé, lo baciò dolcemente in un muto ringraziamento. Poi su di esse concluse lieve: - E’ la cosa più bella che io abbia mai provato. - Perché poi era vero, piaceri classici a parte… anche sentire sensazioni ad occhi chiusi, provare a capire di cosa si trattava, indovinare, godersele in quel modo totale… era fantastico… però gli mancava vedere il suo viso, il suo sguardo intenso e totalmente innamorato, vedere quella sua dolcezza che era evidente quando l’osservava. Gli mancava anche vedere.
Non aveva idea che era l’atto finale. Solo quando, dopo essersi ampiamente coccolati senza mai andare oltre, nonostante la voglia incandescente di farlo per entrambi, Ricardo capì che doveva esserci ancora qualcosa.
Non osò chiederlo e quando mormorò che era ora di uscire, si lasciò ancora fare ciecamente, senza la minima esitazione, senza lamentarsi o chiedere nulla. Fidandosi nella maniera più assoluta.
L’avvolse nell’asciugamano e con una dolcezza infinita glielo passò sul corpo in carezze particolarmente decise per non fargli prendere freddo. Quando fu asciugato del tutto aspettò capendo che lo stava facendo con sé. Dopo i capelli che gli strofinò facendolo sentire come fosse suo figlio, cosa di per sé dolcissima a sua volta, lo prese per mano e lo condusse, senza vestirlo, nella camera da letto.
Ormai poteva immaginare con abbastanza certezza cosa avrebbero fatto dopo.
Infatti prendendolo per la vita lo fece sedere sul letto. Ricardo guardò in alto nella sua direzione senza naturalmente vedere. Lo sentiva che gli era davanti e che si stava bevendo la sua immagine che probabilmente gli piaceva come niente mai.
Lo sentiva.
Aprì la bocca per chiedere della benda bagnata ma lo sentì spingerlo sul letto fino a fargli tirare su le gambe, quindi gli prese i polsi con una mano e portandoglieli alti sopra la testa, sull’orecchio, chiese sensuale e roco:
- Devo legarti di nuovo o stai fermo così? - Non voleva essere brutale e sapeva che legandolo gli avrebbe dato quell’idea, non voleva. Ricardo annuì con la gola asciutta e le palpitazioni di nuovo alte, l’eccitazione salì dopo essersi rilassato alla sua dolcezza nel bagno. In risposta si prese ad una delle sbarre della spalliera del letto e Cris sorrise contro la sua pelle, lieto di quella sua scelta.
Sentiva, attraverso gli occhi chiusi, che la luce era accesa ma non quella principale, la percepiva vagamente più fioca e dedusse che dovesse essere l’abat-jour ma non ebbe modo di capirne il perché dal momento che Cris si separò da lui senza più sfiorarlo. Attese qualche istante, torturandolo già solo così e quando lo vide stringere nervoso le mani capì che era ora, quindi muovendosi piano sfiorò con la punta delle dita il suo collo. Riky sussultò immediatamente e si tese. Scese con esse, semplicemente così, piano e sensuale, sul torace, sui capezzoli e disegnò sul suo ventre fino a giungere alle linee del suo inguine deliziosamente accentuate. Aveva un corpo che gli faceva venire sete ogni volta.
Per Ricardo era stranissimo quel modo… non sapeva cosa gli stava per fare, capiva che erano le sue dita e si chiedeva che espressione avesse, come fosse messo e perché non gli faceva niente altro. Fu sorpresa quando alle dita si sostituì le labbra, e poi la lingua. Lo stesso percorso, piano, con calma, languido, facendolo lentamente morire. Sussultava, si tendeva, gemeva e mugolava di piacere volendone ancora e di più.
Era come se sentisse la sensazione del tatto accentuata il doppio, provava molto più piacere del solito nel non sapere prima cosa stava per fargli. Poi finalmente la bocca tornò alla sua erezione ed occupandosi di esso tornò a sentire quell’eccitazione incendiante di prima. Crebbe d’intensità senza risparmiarsi e quando gli circondò la testa con le gambe che agganciò a lui per averne ancora e poi le aprì per puntarsi coi piedi e spingere contro la sua bocca, Cristiano lo lasciò di nuovo sul più bello, con quella sua costante crudeltà e voglia di torturarlo. In realtà solo farlo godere meglio.
Con sofferenza lo sentì separarsi, si teneva così forte al letto che aveva le nocche bianche. Dopo pochi istanti lo ricoprì col suo corpo e fu meravigliosamente dolce. Ansimando gli fece capire quanto piacevole fosse averlo addosso, Cris cominciò a strofinarsi come prima, muovendosi sulle braccia e premendosi contro, il bacino sul suo, entrambi sempre più eccitati e poi le bocche si ritrovarono. Ricardo l’accolse con sorpresa, non aspettandoselo. Intrecciarono le lingue e giocarono con esse un po’ dentro ed un po’ fuori da loro, poi Cris passò ad assaggiargli la pelle, il viso, l’orecchio, il collo e l’erezione dura contro la sua, la coscia e il ventre, in continuo movimento, torturandolo senza pietà. Riky si contorceva sempre più sotto e faceva molta fatica a non muovere le braccia e toccarlo. Voleva guardarlo e voleva stringerlo ma poteva solo sospirare di piacere per il suo corpo regalato in quel modo.
Di nuovo vicino al piacere massimo, Cris si separò scivolando con la bocca in basso, andando sempre più giù, fra le gambe ma questa volta non ad occuparsi del suo sesso ma della sua apertura. Gli alzò le gambe allargandogliele e ottenuto l’accesso, si fece strada con le dita e la lingua cominciando a prepararlo fra i suoi gemiti. Gli piaceva sentirlo gradualmente. Piano. Con la lingua, poi con un dito e con due, muoversi piano e poi sempre più veloce ed in profondità, andando intensamente, aumentando senza mai sentirsi soddisfatto.
- Cris… - Ansimò ad un certo punto Ricardo non facendocela più… voleva toccarlo, voleva guardarlo… Cristiano lo capì e decidendo che era il momento, si tirò su e ricoprendolo col suo corpo come prima, si portò le sue gambe sopra le sue spalle, lo schiacciò e presa la posizione ideale gli mormorò piano e suadente, guardandolo a quella vicinanza ubriacante:
- Vuoi toccarmi? - Domanda retorica. Come se non aspettasse altro, Ricardo mollò la spalliera sopra la testa e affondò subito le dita fra i suoi capelli, l’unico che osava toccarglieli. Poi scese frenetico, prima che entrasse in lui, sulle spalle e nel momento in cui scivolò Ricardo affondò le unghie nella sua carne, i suoi muscoli tesi, la pelle soda e liscia. Cristiano cominciò a muoversi lentamente con un’eccitazione assurda per quella sua passione che ogni volta lo mandava fuori di testa e mentre Ricardo finiva anche per graffiarlo, lui, continuando ad entrare ed uscire sempre più profondamente e velocemente, gli tolse finalmente la benda.
Quando Ricardo fu libero gli parve di uscire da una prigione buia, chiuse gli occhi sorpreso e infastidito dalla luce, poi si rese conto che era fioca e tenue. Capì che l’ abat-jour era stato a sua volta coperto con un’altra sciarpa di seta rossa per abbassare la luce, infatti non gli diede fastidio ma gli permise di vedere.
Fu bello il colore rossastro che li bagnava, ma si emozionò come non mai nel rivederlo.
Gli era mancato il suo viso abbandonato al piacere, il suo sguardo magnetico ed intenso perso nel proprio, la sua pelle abbronzata anche in inverno, i suoi capelli bagnati e spettinati che gli stavano in quel modo solo dopo una doccia. Gli mancava tutto e tornare a vedere, a vederlo, fu il tocco finale perché il piacere fu talmente intenso che non pensò che solo vedendo potesse essere tale.
Cristiano lo vide preso come non mai, lo sentì gemere fino quasi a gridare che ne voleva di più senza remore, lo graffiava per tenerlo contro di sé, per sentirlo di più e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, non ce la faceva più. Solo alla fine, nell’intensità finale maggiore, si arrese e gettando la testa all’indietro richiuse nuovamente gli occhi, ma solo per un istante.
Quello di raggiungere l’orgasmo con lui per il piacere inaudito di cui era stato preda.
Non avrebbe mai immaginato potesse succedergli in quel modo ma dopo una serata simile non si sarebbe più stupito di nulla e soprattutto non avrebbe mai più rifiutato nulla per partito preso.
Mai più.
I respiri furono tutto ciò che si sentì nella stanza per un bel po’, poi dopo che anche Cris parve essersi ripreso un minimo ed i battiti del cuore tornargli quasi normali, uscì da lui e si stese sfinito con la schiena sul materasso, accanto al compagno. Ricardo ancora in un’altra dimensione si girò e si accoccolò su di lui ad ascoltare la sua stessa emozione per l’amore che avevano appena fatto e cominciò finalmente a calmarsi.
Ora era come se non potesse smettere di toccarlo e guardarlo… dopo non aver avuto qualcosa, quando la riottenevi era una specie di droga, la godevi molto meglio.
Capì il perché di tutto quello, anche l’aspettare e il portarlo all’esasperazione ogni volta. Per poterglielo far apprezzare mille volte di più.
- E’ stato incredibile… - mormorò ansimante riferito al trattamento completo. Solitamente non faceva complimenti alla fine di un amplesso, questo era un caso eccezionale e Cris si sentì come quando aveva vinto il Pallone D’Oro.
Appagato come non sapeva descrivere.
Sorridendo contento ed orgoglioso, gli posò un bacio sulla fronte sudata.
- Ecco cosa volevo… -
- Ricevere complimenti per le tue doti d’amante? - Chiese Ricardo spontaneo non capendo. Cristiano ridacchiò:
- Anche… ma mi riferivo al riuscire a fartelo dire, a farti sentire così. Ad essere io il protagonista di tutto questo. Volevo questo. Per me è stato altrettanto appagante. In modo diverso ma lo è stato… riempirmi di te in quei modi che nessuno potrebbe nemmeno sognarsi… portarti al godimento più folle… averti ricoperto di cioccolata tutto per me… poterti lavare e prendermi cura di te… e poi fare l’amore col ritorno lento degli ultimi sensi che ti avevo negato. È incredibile, vero? Ed io, sono io che ti ho portato a questo punto… io che ti ho avuto in questo modo… che ti ho visto così… io… nessun altro saprà mai. - Ricardo capì solo ora, di preciso, perché avesse voluto fare a lui quelle cose nonostante fosse Cris il festeggiato e condivise perché sapeva quanto fossero importanti e meravigliose per il compagno certe cose. Quelle cose.
Arrossì a ciò che doveva essere stato vederlo, a come doveva essersi presentato, ma non esitò ad alzarsi, guardarlo di nuovo negli occhi, perdersi in essi nello scuro delle sue iridi brillanti e poi baciarlo con dolcezza.
- Grazie… è stato splendido… indimenticabile. - Proprio la parola giusta.
Dopo di questo si lasciarono scivolare in un piacevole e altrettanto appagante sonno l’uno nelle braccia dell’altro, cosa che in realtà non potevano fare poi così spesso come avrebbero voluto.
Una notte di sicuro indimenticabile per entrambi.