CAPITOLO IV:
L’IDEA DEL SECOLO

Il mattino giunse in sordina, con molta calma.
Non essendo previsti allenamenti mattutini, se l’erano presa comoda… fortunatamente, vista la notte che avevano fatto.
Il primo a svegliarsi fu Ricardo e fece piano, non voleva disturbare Cristiano.
Si era addormentato con quell’idea, ovvero alzarsi per primo, mettere in ordine casa e cucina e poi fargli la colazione speciale.
Era il mattino dei suoi ventisette anni, lui i suoi li aveva fatti lì a Madrid, erano stati i primi in quella città ed erano stati tristi, non se li era goduti perché sentendo per telefono tutti i suoi compagni si era buttato a terra. Aveva pensato tutto il giorno di aver sbagliato ad andarsene da Milano, ma poi era arrivata la sera e Cristiano in persona aveva organizzato una festa a sorpresa con tutti ed aveva chiamato persino i suoi amici più stretti del Milan, cosa avvenuta in gran segreto per non stimolare la già troppa fervida fantasia dei giornalisti, l’ultima cosa di cui Riky avrebbe avuto bisogno.
Aiutato da sua moglie Caroline, gli avevano organizzato qualcosa di stratosferico e davvero non aspettandoselo, era caduto dalle nuvole e si era sentito completamente stordito.
Il colpo di grazia era stato veder spuntare Pato e Ronaldinho… all’epoca, quest’ultimo, era ancora a Milano. Intruso degli intrusi, Robinho, risaputamente grande amico di Riky. Era stato Marcelo a chiamare loro, quelli della Nazionale brasiliana che sapeva erano al Milan con Ricardo ed in ottimi rapporti con lui, poi il terzo era stato aggiunto nonostante non fosse ancora a Milano. Tutte persone con cui lui stesso aveva contatti, essendo entrambi giocatori della nazionale.
Quando era andato a ringraziare la moglie convinto che fosse stato merito suo, lei l’aveva indirizzato da Cris dicendole che aveva fatto tutto lui e che le aveva solo chiesto qualche parere.
Ci era rimasto di sasso non aspettandosi da lui tali attenzioni e con le lacrime agli occhi l’aveva abbracciato incapace di parlare senza frignare.
Poi la serata era stata meravigliosa, quasi come fondere passato e presente, erano tutti riusciti a fargli dimenticare i suoi dubbi, le sue tristezze ed i suoi problemi e si era divertito.
Alla fine, quando erano dovuti andarsene e con loro lentamente anche tutti gli altri, ricordava che si era ritrovato solo con Cristiano -all’epoca erano solo amici e non stavano insieme- perché Caroline era dovuta andare a mettere a letto Luca ormai addormentato da molto. Trattenutosi a mettere a posto la casa di Cris che aveva gentilmente usato come base per la festa -era comodo anche perché era attaccata a quella di Riky e per farlo venire lì Carol ci aveva messo poco- gli aveva chiesto come si sentisse e non era stato capace di mentire.
Il vuoto era stato enorme ed incolpabile anche se era stata la serata più bella da quando era lì a Madrid. Non era stato capace di dire nulla, l’aveva solo guardato sorridendo, poi il sorriso si era trasformato lentamente in una smorfia e si era messo a piangere.
Proprio a piangere.
Ecco cosa aveva fatto la notte del suo compleanno.
Aveva pianto abbracciato al suo amico e Cris era stato completamente diverso da quello a cui era stato abituato fino a quel momento. Era stato dolce e comprensivo, l’aveva cinto con le sue braccia e tenuto a sé in silenzio senza dire nulla, consapevole del motivo per cui piangeva.
Poi gli aveva sussurrato solo una cosa all’orecchio che non avrebbe mai più dimenticato e che al ripensarci rabbrividiva ancora:
‘Giuro che riuscirò a farti stare bene anche qua e un giorno insisterai per restare e non vorrai sapere di andartene!’
Ricardo in quel momento non ci aveva creduto ma l’aveva ritenuto un bellissimo tentativo di tranquillizzarlo.
Solo ora a distanza di due anni ed ormai quasi tre, poteva capire quante profetiche erano state quelle parole.
Se quando si impegnava tanto per una promessa le conseguenze erano poi quelle, allora Ricardo sperò che gliene facesse presto un’altra perché ormai erano già al punto da lui detto quella sera.
Stava bene lì a Madrid e non voleva andarsene.
Quando si riesumò da quel ricordo dolce-amaro la colazione era pronta e si dispiacque non essersi preparato meglio, almeno una rosa l’avrebbe usata volentieri ma quella che avevano in casa -per puro caso fra l’altro- Cris gliel’aveva distrutta addosso la sera prima… aveva comunque raccolto i petali quasi completamente secchi e mettendoli in un piatto piano piccolo li aveva usati come centrotavola per poi metterci in mezzo una candela rossa accesa. Era solo una colazione però aveva voluto qualcosa in più comunque.
Prendendo il vassoio con tutto il necessario sopra, lo portò in camera facendo attenzione a non far cadere nulla visto che era tutto in precario equilibrio; fortunatamente avevano preso di proposito un vassoio grande per due proprio per poter fare colazione insieme nel letto.
Cristiano stava ancora dormendo, quando lo raggiunse di nuovo. Era nudo -lui si era messo i boxer- e stava attorcigliato sotto le lenzuola di seta che solo lui poteva aver volute in una casa secondaria. Sembrava quella principale. Bè, in un certo senso era così per loro.
Essendo tutto di sbieco, dovette appoggiare il vassoio sul comò largo con la specchiera davanti, quindi chino sul compagno a pancia in giù cominciò a ricoprirlo di baci leggeri e dolci. Un risveglio simile l’aveva sicuramente sognato e basta.
Lo sentì mugolare nel sonno, quindi proseguì sull’orecchio, glielo delineò piano con la lingua e poi gli succhiò il lobo. A questo Cris fece un verso strano con la gola in evidente estasi e quando Riky per svegliarlo cominciò a parlargli contro, sussurrando piano, si girò sulla schiena e senza dargli più tempo di alzarsi, lo cinse per il collo e lo tirò giù steso sopra di sé. Riky con sorpresa si ritrovò su di lui e non se ne dispiacque molto, infatti ignorando il pessimo sapore del risveglio, trovatogli le labbra sorrise nel baciargliele.
- Buongiorno festeggiato… - Mormorò suadente. Era contento e Cris lo era a sua volta, vista l’aria sorniona che aveva. Ricardo si tirò su appena per guardarlo meglio anche se continuava a stringerlo a sé e ridacchiando disse: - Sembri un gatto! - Cristiano sorrise a sua volta divertito:
- Senti chi parla… sei tu il gatto per eccellenza! -
- Io sono un gatto tenero e coccoloso, tu sei il classico gatto sinuoso, pigro e sornione… - Avrebbe aggiunto erotico ma era sottinteso, infatti Cris contento di quelle definizioni lo baciò di nuovo con maggior intensità.
Quando le mani stavano per scendere giù sulla schiena ad agguantargli i glutei, Ricardo si alzò con decisione fermandolo sul più bello:
- C’è la colazione che ci aspetta! -
Cris non d’accordo tentò di riprenderlo per il braccio e buttarlo ancora giù con sé ma non ci fu verso perché Ricardo oppose una ferma resistenza.
- Ma io mangio te! - Miagolò torcendosi di nuovo sul letto, tutto avvolto dalle coperte e di sbieco. Ricardo lo guardò con l’immagine di un gatto stampata nella mente. Lo sembrava proprio tanto!
- E poi come fai senza di me? - Quesito interessante!
Cristiano allora lo mollò e lasciandogli prendere il vassoio si sedette meglio in modo da fare spazio sia a quello che a Riky.
Posatolo in mezzo, si adagiò dall’altra parte insieme a lui. Cris guardò il suo capolavoro e prendendo un petalo rosso, lo sfiorò con le labbra piegate in un sorriso compiaciuto ed intenerito, poi sfiorò la candela e la fiammella e tornò sul compagno il cui volto era addolcito in un’espressione luminosa. Era contento di ogni singolo istante che vivevano e glielo si leggeva chiaramente in faccia.
Ed anche lui lo era.
Lo capiva, provavano la stessa cosa e di nuovo tutto quello che desiderava era poter legarsi indelebilmente a lui per sempre. Assolutamente per sempre.
Il non saper come fare l’oscurò appena momentaneamente ma quando Ricardo prese un biscotto e lo intinse nel latte caldo -ormai tiepido- portandoglielo poi alle labbra, il sorriso gli tornò subito sbaragliando qualunque altra cosa.
- Latte e biscotti? - Chiese poi con la bocca piena e scettico…
Ricardo si strinse nelle spalle intingendo un altro biscotto per sé dalla stessa tazza…
- Non avevamo previsto di fare il week-end qua, non avevo la minima idea di cosa avremmo fatto ed onestamente non teniamo granchè qua dentro da mangiare… -
- Abbiamo la nutella… - Mormorò Cris prendendo lui un biscotto mordendone una parte e dando l’altra a Riky.
- Credevo che dopo stanotte non volessi più cioccolata! -
Erano appoggiati sui gomiti che si toccavano al centro del letto, davanti al vassoio, di conseguenza parlavano e mangiavano mezzi stesi come i grandi signori feudali di un tempo. Si sentivano tali ed era anche piuttosto divertente.
Si imboccavano a vicenda, parlavano serenamente di tutto quello che volevano, scherzando e ridendo già di buon mattino, facevano allusioni di continuo e non si staccavano gli occhi di dosso.
L’idea che nel complesso diedero di loro fu molto sensuale, specie per le pose e per il modo in cui si guardavano.
Rilassati, tranquilli, a loro agio, in pace col mondo e soprattutto felici.
Quella felicità sicura e serena, dove niente poteva farli vacillare, nemmeno la notizia di qualche trasferimento, perché sapevano che comunque sarebbe andata avanti in un modo o nell’altro.
Quel tipo di sicurezza.
- Sai cosa mi è venuto in mente prima? - Disse Ricardo porgendogli la sua tazza del caffè e prendendone una per sé.
- Cosa? -
- Quando ho fatto io 27 anni… due anni fa… fra pochi mesi tre… vola il tempo… - Cristiano capì subito a quale ricordo si riferiva ma non lo interruppe mentre la lampadina finalmente gli si accendeva più splendente che mai! - Quando mi hai fatto quella promessa. - Gli occhi brillarono ad entrambi di commozione per quel ricordo, però era bello infatti sorridevano con quella dolcezza che non avrebbero mai mostrato in pubblico, non così: - Mi hai giurato che un giorno sarei stato felice anche qua e che non sarei voluto andarmene. Bè, sai… pensavo che ci siamo. Oggi siamo così. Sono felice qua e non voglio andarmene. - E solo lui poteva dire qualcosa di tanto romantico e sentimentale in quel modo, con naturalezza, un piccolo sorriso dolce, gli occhi lucenti e la voce un sussurro intenerito. Sembrava normale, come se si potessero dire cose simili tutti i giorni.
Cristiano faticò a non piangere e mentre trovava precisamente cosa poteva fare per realizzare quel suo desiderio, andò a prendersi le sue labbra che sapevano di latte, biscotti e caffè. Fu solo così, solo quella la sua risposta, ma per un momento fu tutto talmente incontenibile da avere davvero voglia, una voglia matta, di chiedergli di sposarlo.
Sapeva che non avrebbe mai potuto, ma ad un certo punto era veramente un passo naturale.
Però andò bene anche in quel modo, sentirgli dire che era felice e che voleva stare lì fu la sua conferma, non avrebbe cambiato nulla.
Ora sapeva cosa fare per quel suo desiderio impossibile, non aveva più dubbi.

Comunque fra il dire ed il fare c’era un abisso… Cristiano aveva deciso cosa voleva ma prima di chiederglielo doveva munirsi di un accessorio importante. Sarebbe servito anche qualcosa più di un accessorio ma doveva decidere in velocità i dettagli e sbrigarsi ad attuare il tutto entro la giornata, poiché altrimenti non avrebbe più avuto senso.
Non avrebbe certo voluto ma alla fine aveva per forza dovuto consultarsi con qualcuno.
Più di qualcuno.
Qualcuno che era comunque a sua volta già impegnato nell’organizzare qualcos’altro -per inciso la sua festa di compleanno.-
Insomma, la manovra era stata molto ingegnosa.

- Ragazzi, che ci fate qua? - Chiese Marcelo stupito di vedere non solo Pepe che era praticamente la sua ombra ma anche Iker, Sergio, Fabio e Karim.
Era strano perché erano dietro al campo di calcio dove si allenavano, in un posto imbucato dove i ragazzi andavano per avere un po’ di privacy prima o dopo gli allenamenti.
I sei si guardarono interrogativi…
- Ci ha detto Cris di venire qua prima di andare negli spogliatoi a lavarci e cambiarci… -
- E lui dov’è? -
- C’è qualcosa di strano… noi gli stiamo organizzando la festa per stasera e quello ci convoca qua… -
- Avrà capito… -
- Ovvio che avrà capito, ma cosa vuole da noi? Che ci lasci lavorare! -
- Ma soprattutto se ci chiama qua che venga, no? -
Come evocato dai loro discorsi il protagonista di tutto quel mistero arrivò trafelato e con evidente fretta. Guardandosi intorno per vedere che non ci fossero orecchie eccessive di mezzo, cominciò con le direttive. Cose specifiche affidate ad ognuno di loro…
Spiegato la sua idea e cosa voleva da loro, chiese sbrigativo e spiccio:
- Come siete coi preparativi per la mia festa? - Marcelo lo fissò come fosse in un sogno e non credesse alle sue orecchie:
- Cazzo, Cris, non dovresti saperlo! - Sergio rise…
- Ve l’avevo detto che lo sapeva! -
- Lo immaginava, è ovvio che stavamo preparando qualcosa, fa ventisette anni! - Asserì logico Iker che ancora non aveva capito il ruolo suo e di Sergio.
- Certo che lo immaginavo, non sono mica idiota! -
- Direi bene, è tutta la settimana che vediamo di questa sera… -
- E dov’è? -
- Anche questo dobbiamo dirti? Non potrebbe rimanere segreto almeno questo? - Si lamentò Marcelo che aveva sperato di potergli fare una sorpresa.
Cristiano però aveva fretta e pareva poco incline alle cerimonie…
- Dai dai, taglia! Non ho tempo! Riky sicuramente starà notando la nostra assenza… -
- A casa di Iker! - Cris si fermò di stucco… certamente non si sarebbe aspettato una cosa simile…
- A casa sua?! E cosa diavolo c’entra? -
- Niente! È questo il punto, non ci avresti mai pensato! - Spiegò Pepe.
- Appunto, doveva essere una sorpresa, uffa! - Marcelo non era contento che fosse andato tutto a monte ma Cris non pareva preoccuparsene, infatti guardando Iker disse:
- Ok, tu e Sergio dovete occuparvi dell’oggetto principale. -
- Ok, ma perché diavolo parliamo in codice? - Si rese conto Sergio sentendosi particolarmente idiota in questo.
- Perché Riky potrebbe sentire! -
- Bè, se sentisse ci prenderebbe per idioti! - Commentò schietto Karim col suo accento francese delizioso.
- Ma non capirebbe di cosa parliamo! - Precisò Cris convinto.
- Va bene, va bene… perché io e lui, però? - Chiese Iker che proprio non gli tornavano i conti.
- Perché tu sei sensato e lui ha il mio stesso gusto. Tranne che per i tatuaggi. Per questo infatti ci sei tu. Come dicevo, tu sei sensato, quello affidabile, insomma! -
Iker rise divertito all’uscita e Sergio lo guardò male, adorava i suoi tatuaggi, che aveva che non andavano? Cris parve capire il motivo di tale occhiataccia e senza cerimonie l’abolì in fretta:
- Hai un corpo da Dio e lo rovini incidendoti la pelle con degli stupidi simboli? Bisogna avere cura del corpo! - Sergio l’avrebbe volentieri mandato a quel paese se non fosse stato per la mano di Iker sulle sue spalle che lo spompò subito.
- Dai, sarà divertente… -
- Oddio, non è che ci ha dato molto preavviso… ora dobbiamo filare subito a prendergli sta roba ed è domenica! Sono aperti solo i centri commerciali… dannazione anche a lui! - Sergio continuò a brontolare ad oltranza.
- E perché non te la sbrighi da solo? - Chiese Karim che non era sicuro che tutto quello fosse sensato…
- No, ma soprattutto non è il tuo compleanno? Sembra quello di Riky! - Esclamò Fabio divertito. Conosceva Cris da un po’ e non si stupiva più di nulla, ma certe volte era da manicomio.
Cris stava proprio perdendo la pazienza, a quel punto…
- Che ve ne frega del perché? Voglio farlo e basta, è importante ma perché lui non si insospettisca ho bisogno di aiuto. Oggi staremo tutto il tempo insieme, gliel’ho chiesto io come regalo… di non doverlo condividere con la famiglia. - Le espressioni dei suoi amici -dementi- furono un coro di ‘oh’ stucchevoli da presa in giro, solo Iker lo trovò veramente dolce. Cris fece finta di nulla e proseguì sbrigativo: - E a parte la questione tecnica dell’oggetto X che dovete procurarvi oggi per ovvi motivi al posto mio, mi servite complici perché altrimenti non posso farlo durante la festa, quando voglio. - Poi rivolto ad Iker: - Posso usare una delle tue camere degli ospiti, vero? - La sua mente lavorava come una macchina e tale anche la sua lingua che parlava veloce e spedito senza nemmeno aspettare risposte o respirare. - Poi non possiamo dormire insieme perché l’ho già fatto stanotte ed è impensabile averlo ancora, però se la festa si protrae fino all’alba è come se l’avessi. Cambia solo che alle cinque del mattino quello se ne va nel suo letto invece che nel mio, cosa che di suo mi sta sulle palle, ma posso sopportarlo se prima c’è tutto il resto. E devo anche ricordarmi di litigare con Irina per non averla intorno oggi, altrimenti mi rovina la mia luna di miele! - A quel punto gli altri non poterono che finire ridendo… non l’avevano mai visto più preso di così e se avessero saputo che per un momento era stato tentato anche di coinvolgere José per una cosa ancora più in grande stile di quello che poi aveva pensato, sarebbero morti dal ridere. Alla fine si era anche limitato!
Conclusa la riunione straordinaria, ognuno andò per la propria strada che, guarda caso, coincideva con la stessa: gli spogliatoi!
Giunti dentro gli altri avevano quasi finito e vedendoli arrivare solo ora capirono che dovevano aver pensato a qualcosa, ci misero un istante a capirlo ed anche Ricardo, in effetti, vedendo CHI della squadra si era assentato… non ci voleva un genio a capire che se Cris si tratteneva a parlare con Marcelo, Pepe e Fabio era perché architettava qualcosa. Se poi a quelli si aggiungevano anche Iker, Sergio e Karim era ancor più evidente la cosa. Ma da lì a capire veramente a cosa aveva pensato ce ne passava.
Non l’avrebbe mai e poi mai immaginato nemmeno lontanamente.