CAPITOLO V:
SEMPLICEMENTE PERFETTO

La giornata la passarono insieme a fare i perfetti fidanzatini.
Ricardo a viziarlo in attesa di una qualche richiesta stratosferica e Cristiano a farsi viziare più che volentieri, con l’occhio vigile al cellulare che di tanto in tanto si illuminava per dei messaggi ed MMS che controllava di nascosto.
Ricardo non aveva idea di che cosa stesse architettando, si chiedeva solo come mai non ne approfittasse di più dell’occasione ma poteva immaginare che dopotutto il suo desiderio più grande non potesse realizzarlo e che dunque dovesse ripiegare su quello fattibile e pratico.
Lo vedeva comunque sereno.
Non era scemo, Ricardo, anzi, era piuttosto sveglio. Ingenuo magari, ma non addormentato.
Sapeva cosa desiderava sopra ogni cosa Cris: voleva condividere la sua vita con lui in ogni suo aspetto e per sempre, ma non poteva immaginare che Cris non ci aveva rinunciato, all’idea, come lui era sicuro avesse fatto.
Non completamente per lo meno…
Cristiano dal canto suo si prodigava per guardare le foto di Sergio ed Iker senza farsi vedere da Riky ed ogni volta che gliene arrivavano doveva chiedere qualche capriccio che pazientemente veniva accontentato.
Quando alla fine, dopo un’ora e mezza abbondante di giretti su e giù Cris scelse, si mise il cuore in pace e Ricardo lo notò più rilassato di prima.
A volte era strano… si disse che magari si era dato pace con il non poter realizzare il sogno fatidico.
- Abbiamo un’oretta prima di cominciare a prepararci ed andare alla festa… - Esordì Cris infatti con aria sorniona. Per Ricardo ci sarebbe voluto poco ma Cristiano almeno un’ora visto quanto era lungo.
Aveva fatto i calcoli giusti. Ricardo rise:
- In realtà non dovresti sapere niente della festa… dovevo portarti io da Iker con una scusa qualunque! -
Cris gli fece compagnia alle risa…
- Figurati, non possono nascondermi nulla! -
- Parlavate di questo oggi? - Chiese con noncuranza Riky volendo solo assicurarsene. Il compagno fu un attore consumato…
- Ovvio, di cos’altro? Avevo capito che stavano architettando qualcosa, volevo solo assicurarmene per non prendere impegni con te che poi mi stava sulle palle mandare a monte! - il brasiliano sorrise appoggiando la guancia alla sua spalla, accoccolato sul divano l’uno contro l’altro a guardare un film insieme che poi scorreva davanti a loro con poco interesse.
- Sei sempre il solito, non ti possono mai fare sorprese! -
- Li conosco troppo bene… - Si giustificò Cris lieto di averlo deviato.
- E cosa pensavi di fare in quest’oretta? L’hai trovato il desiderio principale? - il portoghese avrebbe anche potuto stare con lui abbracciato a fare nulla di speciale per il resto dei suoi giorni ma dovendo porre presto fine a tutto quello per colpa del tempo che procedeva implacabile, si decise a proporre qualcos’altro del poltrire fra le sue braccia. Dopo essersi infatti fatto portare di tutto e di più da stuzzicare e fatto fare coccole da gatto e grattini vari, si allungò sinuoso contro di lui e strofinandogli il naso contro il collo, proprio come un felino sensuale, mormorò strascicato:
- Mi piacerebbe un massaggio… - Ricardo non riteneva di essere gran che coi massaggi ma un minimo ne sapeva fare… e poi con un corpo come quello di Cris sotto di sé veniva anche piuttosto spontaneo.
Fu così che Ricardo sorridendo consapevole che sarebbero finiti anche a far quello, si alzò per accontentarlo.
- E massaggio sia! Spero che sua signoria si accontenti dei servigi che sono in grado di offrire… non sono il massimo con le mani… - Ecco la differenza fra il non essere ottusi e l’essere ingenui… capire al volo le cose ed essere svegli non implicava sempre il non essere ingenui. Ricardo non aveva usato nemmeno un po’ di malizia nel dire quello però Cristiano illuminato di luce propria estremamente ironica gli fece capire subito cosa aveva pensato, non servì parlare per farlo arrossire, suo malgrado volle rincarare la dose per essere più chiaro. Toccandogli, fra l’altro, il sedere nel seguirlo in camera.
- Fin’ora le tue mani mi hanno soddisfatto eccome… - Ricardo arrossendo nel suo tipico modo spontaneo, fece ridere Cristiano che ringraziò comunque Dio per averlo fatto nascere quel giorno e avergli regalato quel compleanno fantastico con lui, di gran lunga il migliore rispetto a tutti gli altri vissuti prima.
In camera si spogliò con naturalezza e Ricardo si chiese che bisogno ci fosse di rimanere solo coi boxer…
- Pensavo di doverti fare solo la schiena… - Ancora vagonate di ingenuità. Cris rise di nuovo stendendosi a pancia in giù sul letto, si sentiva come ai primi tempi, quando non stavano ancora insieme…
- Tesoro, la domanda giusta è… perché non togli anche i boxer! - Ricardo capendo di nuovo troppo tardi arrossì ancora irrigidendosi un attimo solo: - Allora ti risponderei che voglio sia tu a farlo… -
- Sei sicuro che possiamo tardare alla festa? - Questa domanda però fu estremamente sveglia infatti stupì Cris che girandosi a metà e torcendo il busto per guardarlo con un sopracciglio alzato, chiese ironico:
- Alla faccia dell’innocentino! - Ricardo esitò prima di sistemarsi sopra di lui con l’olio per i massaggi in mano.
- Con te se lo fossi ancora sarei da rinchiudere! - Altra risposta all’altezza. Cristiano pareva incapace di smettere di ridere ma con lui di buon umore succedeva praticamente sempre, sapevano divertirsi insomma!
- Comunque nessuno si aspetta che siamo puntuali. Sono il festeggiato, è mio dovere farli aspettare, così intanto arrivano tutti! - Ovviamente…
Ricardo a quel punto si accomodò a cavalcioni su di lui aspettandosi quella risposta. Non che avesse torto, dopotutto. Tutti lo conoscevano, sapevano che adorava farsi attendere e desiderare.
Fatto gocciolare l’olio sulla sua schiena ampia, Ricardo si leccò istintivamente le labbra nello stesso identico momento in cui lo fece l’altro ma quando le mani cominciarono a passargli sulla pelle scivolosa e a spalmargli il liquido oleoso, trattennero anche il fiato per un istante fino a che non si trovarono a mordicchiarsi già con desiderio le labbra.
La sua schiena era sempre stato il suo punto debole. Il suo corpo in generale, ma doveva dire che la schiena in particolare era un capolavoro, per lui. E la pelle… la pelle calda, soda, le linee perfette dei muscoli che al suo passaggio si tendevano appena per poi tornare morbidi… non sapeva massaggiare, era vero, ma sapeva godere di ciò che amava dal profondo, di ciò che lo eccitava anche solo guardandolo.
Il suo tocco era infatti leggero ma non esitante come era stato le prime volte. Era piuttosto sicuro e di natura sensuale, si capiva quanto gli piacesse, si capiva che ne era proprio sedotto dalla sua schiena e fu lieto che così fosse perché erano meravigliose le sue mani addosso. Le muoveva lentamente, le dita larghe, i palmi che aderivano del tutto, i movimenti ipnotici.
Non si accorse mai di aver cominciato impercettibilmente ad andare in sincronia col bacino, i vestiti che lui indossava ancora erano decisamente di troppo ma non se ne curò perché mano a mano che scivolò languido sulla zona lombare, si spostò in basso fino a che, dovendo occuparsi delle gambe, si mise di lato togliendosi da sopra. Prese una coscia per volta e gliele percorse con semplicità ma sempre trasmettendogli quella sua adorazione per la sua pelle, a volte gli pareva lo stesse preparando per mangiarselo ed era la sensazione più bella che potesse provare. Essere desiderato a tal punto da lui, essere il suo centro.
Per uno col suo ego era meraviglioso ma soprattutto per uno tanto innamorato di colui che si occupava di sé.
Ricardo infatti finito con le gambe non resistette alla tentazione e trovando di troppo e fastidiosi i boxer, come previsto da Cris, li prese e glieli sfilò con lentezza facendogli alzare il bacino per farsi aiutare.
Quando gli ebbe tolto tutto si riempì lo sguardo anche di quell’ultima parte di lui che, ovviamente, adorava come il resto.
Con le mani ancora piene di olio riprese dalla schiena per poi arrivare ai glutei sodi e rilassati, Cristiano trattenne il fiato. Era piacevole da parte di entrambi e Riky parve in trance nel muoversi su di esso e nello stringere e mollare di continuo, facendo suo ogni centimetro di pelle che scivolava alla perfezione sotto le sue dita.
Si sentì come risucchiato da lui stesso e continuando con dovizia di dettagli a percorrere il suo sedere, si fece strada lentamente e con pazienza, senza fretta, in lui.
Cristiano con un ghigno attese qualche istante prima di aiutarlo, gli piaceva sentirlo intraprendente che si dava da fare da solo per fare quelle cose… e si stupì di quanta voglia avesse ma soprattutto di come ci sapesse fare poiché nonostante la posizione riuscì a trovare ugualmente la sua apertura… quando sentì un suo dito che si faceva strada in sé, si inarcò istintivamente piegando le gambe sotto di sé per porgergli sé stesso e dargli un perfetto accesso a tutto ciò che voleva.
Ricardo inghiottì a vuoto, la gola secca, sete di lui, voglia di prenderlo come qualche volta gli era capitato nell’arco di quell’anno…
Era stato attivo con Cris solo in un paio di occasioni ma erano state sconvolgenti perché era sempre nel vedere come gli si dava e glielo chiedeva, che lo mandava fuori di testa desiderandolo più che mai.
Fu così anche ora ed integrando alle dita già perfettamente oleate la sua lingua, immergendo il volto in quella zona così invitante, leccandolo ed eccitandolo ulteriormente, Cris si mise a gemere stringendo il lenzuolo sotto di sé con  Riky che si apriva i pantaloni stimolandosi l’eccitazione già di suo cresciuta ampiamente da sola.
Capendo cosa si stava facendo ed il motivo, Cris si tese ulteriormente con le braccia in avanti, allungato come un gatto in amore che chiedeva di essere soddisfatto… e i mugolii di piacere erano anche davvero in simbiosi con l’immagine che stava dando di sé.
Ricardo non poté più resistere e tirandosi su lo prese per i fianchi ed in ginocchio dietro di lui gli scivolò dentro senza bisogno di parlarsi e dirsi nulla.
Emisero un sospiro di piacere perfettamente simbiotico che si allungò quando Ricardo cominciò a muoversi in lui lentamente. Crebbe d’intensità andando via via sempre più a fondo e sempre più velocemente, per questo le loro voci si unirono sempre più forti in quei gemiti che riempirono la stanza in un ulteriore unione.
Quando tutto salì e sfuggì dal loro controllo non sapevano nemmeno cosa stavano dicendo di preciso, nulla di troppo sensato, però si ritrovarono a raggiungere il culmine insieme prima ancora di rendersi conto che poi era mancata da massaggiare a dovere anche tutta la parte anteriore.
Trovarono l’orgasmo insieme e fu devastante perché era così ogni volta che Ricardo prendeva l’iniziativa e lo possedeva in quel modo, quindi ci misero qualche istante a riprendersi e quando successe il brasiliano pensò di poter considerare concluso il massaggio. Solo quando, dopo che si era lasciato cadere di lato sfinito ed ansimante, Cris si girò a pancia in su e lo guardò con aria d’aspettativa, si rese conto che non era finita per niente… nonostante fosse venuto anche lui sembrava intenzionato a voler oliarsi anche davanti e all’idea di farlo, nonostante fosse ancora col fiatone e scosso, Riky non riuscì a non ritrovare le forze e la voglia di proseguire. Dopotutto se il dietro era stato tanto appagante, il davanti doveva essere anche meglio…

I due fecero decisamente tardi alla festa ed invece che arrivare alle nove arrivarono alle dieci. Ma su questo ritardo tutti avevano contato.

Raggiunta casa di Iker, tutti acclamarono il festeggiato come se nessuno si aspettasse una festa simile. Cris fu bravo a fingersi sorpreso e Ricardo si dileguò in un istante non volendo rubare la scena a nessuno né creare dissapori, non sapeva se Irina si sarebbe presentata o meno.
Cris aveva detto di averci litigato di proposito ma poteva anche averlo fatto male… poteva essere che si presentasse lì per fare pace, potevano essere mille cose.
Non poteva certo immaginare che la bella Irina era a casa sua con sua moglie, la dolce Carol, per passare la serata insieme fra donne!
Uomini… pensavano di farla alle donne ed invece era sempre l’opposto!
Ricardo non rimase infatti in parte a lungo e pur con quel caos assurdo tutt’intorno, lo trovò subito quindi dopo aver fatto un po’ di onori di festeggiato, aver salutato tutti, ringraziato uno per uno e scambiato parole con ognuno, dopo il brindisi consueto e dopo la torta piena di cioccolata -Marcelo li conosceva proprio bene i suoi gusti- e le candeline soffiate con tanto di desiderio, trovò il momento perfetto per dileguarsi. Era quasi mezzanotte, non poteva aspettare ancora altrimenti non avrebbe avuto senso.
Cristiano aveva pensato a tutto in modo che ogni singolo dettaglio fosse perfetto, era romantico ed affezionato a tutti i simbolismi possibili da coppie sdolcinate. Sembrava di no ma era più tradizionale di quel che si potesse pensare.
Con Ricardo andava a nozze, in quel senso. Anche se avrebbe voluto andarci anche in un altro senso.
E dire che erano in Spagna e che volendo avrebbero anche potuto farlo veramente, legalmente parlando… quello sì che era uno spreco, si disse Cristiano scambiandosi sguardi complici con gli altri criminali che l’avevano aiutato. Passando accanto ad Iker si fece dare di nascosto il pacchettino e ringraziandolo con un occhiolino, tirò dritto disinvolto, quindi nel culmine del caos fatto esplodere da Marcelo, Pepe, Fabio e Sergio, come richiesto dal protagonista della serata, si prese Ricardo e se lo trascinò di nascosto e velocissimo al piano superiore.
Alla base delle scale rimasero Iker e Karim a controllare che nessuno andasse su di sopra. Così ognuno aveva il suo compito.
Ci aveva perso del tempo a pensare a tutto ed ora era perfetto.
Mancava poco alla mezzanotte e con un Riky brontolante che proprio non capiva cosa volesse da lui visto che avevano già fatto l’amore due volte prima di uscire di casa, si chiuse in una delle camere a disposizione.
- Speravo in un posto più romantico ma ero categorico sull’orario… - Esordì Cristiano misteriosamente sicuro, come se fosse chiaro di cosa parlasse. Per Ricardo era proprio incomprensibile e lo guardava con tanto d’occhi. Proprio non ci arrivava…
- Ma che… - Cris sorrideva soddisfatto, sarebbe stata la sorpresa perfetta e spingendolo verso la finestra, lo appoggiò al balcone, quindi senza prendersi la briga di introdurre in qualche altro modo, si inginocchiò subito davanti a lui e la bocca di Riky rimase aperta ma senza fiato e voce.
La gola gli si seccò all’istante e la voglia di alzarlo e dirgli che non doveva essere lui a fare una cosa simile perché era il festeggiato, gli rimase sulla punta della lingua. Al momento si era dimenticato di come si parlava e cadendo dalle nuvole, con un’ondata della portata di un Big Bang, si ritrovò vittima di Cristiano.
Vittima in ogni senso, uno più bello dell’altro.
Ricardo sapeva che era romantico, in realtà, ma che lo nascondeva solo bene. E sapeva anche che era molto emotivo ma che si vergognava a dimostrarlo.
Rimase per cui inebetito, quando gli prese la mano nella sua e portandola alle labbra la baciò lieve.
Il suo sguardo era felice e sicuro, brillava di luce propria e non era descrivibile l’espressione risoluta e certa che aveva, ma ne rimase incantato a guardarlo, col cuore che galoppava impazzito perché aveva capito. Con sorpresa e non aspettandosi assolutamente, ma aveva capito.
E capì perché l’orario fosse importante.
Per un momento si trovò a temere e sperarci insieme, da un lato aveva il terrore di quello che stava per dirgli, dall’altro lo voleva. L’eterna lotta fra la ragione ed il cuore.
- Quando hai fatto tu 27 anni ti ho promesso che un giorno saresti stato felice anche qua e che non te ne saresti voluto andare. Ci siamo. Ci sono riuscito. Oggi sono qua per farti un’altra promessa. - Ricardo sbatté le palpebre. Cristiano era così serio e sereno, aveva gli angoli delle labbra appena all’insù, non esitava nemmeno lontanamente, parlava con fermezza e la mano non gli tremava. Non quanto la propria che invece era una foglia. - Vorrei chiederti di sposarmi e non sarebbe un colpo di testa, dopo tutto quello che abbiamo passato. Sarebbe una cosa seria, profondamente voluta e sentitamente ragionata. Non esiste una cosa che io voglia di più. Quando mi hai detto che mi avresti accontentato su tutto quello che avrei chiesto ho pensato al mio desiderio più grande e sai quanto sono bravo a pensare in grande. Voglio sposarti. Ma so che non è possibile, lo so bene. - Ricardo faticava a non piangere perché voleva mandare tutto al diavolo e dirgli di sì ma sapeva che non poteva e voleva ascoltare il resto. Non respirava più, il cuore usciva dalla gola e gli occhi gli bruciavano come braci, ma rimase con la mano nella sua a fissarlo nelle iridi castano autunno. La voce una sfumatura dolce. - Però voglio prometterti che qualunque cosa accadrà da oggi, anche se verremmo trasferiti e finiremo in squadre e Stati diversi, non smetterò mai di provare ciò che provo oggi e che non finirà comunque mai. Che ci vedremo sempre, che la vivremo in ogni caso, se anche tu lo vorrai. Ad ogni costo. La promessa che avrei fatto sposandoti voglio farla lo stesso. E a testimonianza di ciò, c’è una cosa… - A questo Ricardo non resistette perché capendo nel vedere il pacchetto che tirava fuori, le lacrime uscirono liberamente.
Era come nei suoi sogni e ne faceva molti. Come l’aveva fatto lui per Carol quando, convinto che fosse lei quella giusta per dimenticare Andry, le aveva chiesto di sposarlo.
Con romanticismo senza riserve, serenità, sicurezza.
Poi le motivazioni erano sbagliate e partendo in realtà male le cose erano andate in tutt’altra direzione, ma si rivide in lui.
In Cris che ora, inginocchiato, non si vergognava di dirgli quelle cose.
Lo capì, gli piacque e lo amò una volta di più.
Cristiano aprì il pacchetto e invece che un anello come si sarebbe aspettato, Ricardo trovò un braccialetto in oro bianco, fine, maschile, elegante e discreto.
Uno di quelli che Ricardo avrebbe messo ma Cristiano no.
Era un gioiello nello stile del brasiliano e nonostante avesse mandato Sergio perché rispecchiava i suoi gusti stratosferici ed esagerati, alla fine aveva dato retta ad Iker quando gli aveva detto che se voleva che Riky lo mettesse, doveva essere di un altro tipo. Aveva fatto bene a mandare anche Iker in missione per la sua sensatezza!
Ricardo si sentì sciogliere, le articolazioni molli. Ringraziò il balcone dietro di sé che lo sosteneva, altrimenti sarebbe caduto lungo disteso.
- Volevo farti un anello gigantesco come quello che ho regalato ad Irina, ma poi non avremmo potuto portarlo. - A quello notò che in effetti i braccialetti erano due, erano gemelli. - Così questo è perfetto. Può tranquillamente passare inosservato e puoi metterlo sempre. -
Ricardo rimaneva fermo immobile a piangere, non si sarebbe mai aspettato tutto quello e razionalmente si diceva che non doveva essere lui a ricevere regali e non capiva come potesse Cristiano avergli fatto una cosa simile, ma nella confusione si ritrovò i due braccialetti incrociati in attesa di essere presi, a questo il compagno ancora in ginocchio che sostanzialmente aspettava una risposta, chiese:
- Ti va di fare questa promessa con me? -
Mancava qualche minuto alla mezzanotte.
Non era importante, non era necessario farlo quel giorno preciso, poteva essere un giorno qualunque ma affinchè Ricardo potesse fare il grande gesto in quanto suo regalo, doveva essere proprio in quel momento.
Lo capì e senza riuscire a parlare si staccò dal balcone a cui stava aggrappato e si inginocchiò a sua volta davanti al compagno abbracciandolo di slancio, stringendolo fino a togliergli il fiato e piangendo ancor più forte, con tanto di singhiozzi.
Era la cosa più importante che si fosse mai ritrovato a vivere, superava tutte le altre perché era diverso. Era il suo cuore ad essere totalmente felice, a volere quello con tutto sé stesso.
Cris dedusse che era un sì e ricambiando l’abbraccio se lo strinse forte contento di aver compiuto la missione a cui teneva tanto.
Non era come sposarlo veramente, come poter vivere con lui come voleva, senza doverlo condividere con nessuno, senza pensare a non farsi scoprire, senza pensare ad altro che a loro e a quello che volevano e basta. Non era come lo voleva veramente, però poteva essere un’ottima seconda scelta. Una seconda scelta per cui poteva andare avanti senza dubbi ed esitazioni come l’uomo più felice del mondo.
Staccatosi da lui gli prese dunque il braccialetto e la mano, quindi allacciandoglielo intorno gli porse il proprio, allora Ricardo che non smetteva di piangere come una fontana lo prese e con occhi appannati ci mise il doppio del tempo ma alla fine ce la fece. Fu così che, sempre fra le lacrime, riuscì a dire:
- Dovevo essere io a farti un regalo, perché alla fine è sempre il contrario? -
Cristiano sorrise sornione sapendo perfettamente che gli avrebbe fatto quella domanda e prendendogli il viso fra le mani, gli asciugò le lacrime coi pollici, gesto inutile perché subito tornarono a scendere copiose.
Era bello vederlo piangere di gioia.
- Perché il mio regalo sei tu felice per causa mia! - Facile!
Ricardo sorrise, sembrava una cosa megalomane ma in realtà era anche parecchio romantica…
- Se tutti quelli che ti etichettano come un egocentrico narcisista egoista ti vedessero ora non ti riconoscerebbero! -
Cris allora lieto che si fosse un po’ calmato, gli posò un bacio leggero sulle labbra, sempre dolce e sorridente insieme:
- Amo stupire… - Alla fine era un modo per farlo, perché avrebbe potuto metterla giù in modo molto più semplice… fargli la promessa quella mattina senza nessuna cerimonia di mezzo, ma proprio perché quella di due anni e mezzo prima era stata fatta al volo e senza nessuna effettiva importanza, ora aveva voluto farla così. Per sottolinearla e renderla più seria che mai. Perché comunque quello era il suo modo per sposarlo…
- Avrei voluto sposarti anche io… - Confessò poi Riky timidamente dopo averlo osservato da vicino, erano ancora in ginocchio e si contemplavano ripensando a tutto. E le lacrime forse si erano arrestate, ma i suoi occhi neri brillavano ancora.
- Lo so… - Rispose contento Cristiano. Era quello che contava. Che lo sapevano. E che comunque, a modo loro, l’avevano appena fatto. - Non ci si sposa solo con le cerimonie in grande stile… - e detto da lui suonò come una barzelletta, infatti Ricardo rise nascondendo il volto contro il suo collo, aggrappandosi alla sua camicia.
- Detto da uno che ama enormemente il grande stile e che vive per esagerare… - Era vero, però il punto era che non c’era solo questo, in lui. E che comunque lo faceva per nascondere quei lati di cui, per qualche ragione, si vergognava. Quello più miti, piacevoli, fragili e romantici.
Ma di questi Ricardo si era innamorato. E della sua profonda forza incrollabile. Quella con cui l’aveva preso sulle spalle e l’aveva riportato in alto, fuori dalla sua crisi di quei due anni passati.
Se ora stava bene lo doveva solo a lui.
Cris se lo godette in quella posa e gli carezzò i capelli morbidi come amava fare in ogni momento, lo trovò calmante e sorridendo sospirò.
Era perfetto così.
Solo con la coda dell’occhio vide l’ora mentre Ricardo, dopo un po’, concludeva piano contro il suo collo che rabbrividì:
- Ti amo e ti prometto che non mollerò mai, in questa storia. Qualunque cosa ci succeda. Ovunque andremo. - E da lui uno se l’aspettava una frase simile. Non da Cristiano.
Mezzanotte.
Cristiano sorridendo soddisfatto con quella sensazione magica di toccare tutti i cieli esistenti con un dito, gli prese il viso fra le mani, di nuovo, e guardandolo un istante da vicino, facendo suoi i lineamenti dolci e commossi ma sereni e convinti del brasiliano, fece altrettanto con le labbra.
Il bacio fu il più dolce e sentito che si diedero mai, un bacio diverso dagli altri non per il modo ma per l’importanza che ebbe.
Solo lui, dopo un momento simile, avrebbe potuto dirgli quello che aveva pensato di fare inizialmente…
- Pensa che all’inizio volevo fare Iker come testimone tuo e Marcelo come mio, Fabio, Pepe e Sergio come damigelle d’onore e Karim come porta fedi nuziali. E José, naturalmente, come secerdote… e sposarti in questo modo. Non sarebbe stato legale ed ufficiale ma ufficioso e mi sarebbe bastato… ho ripiegato solo perché José non l’avrebbe mai fatto! E nemmeno Karim! -
Sì, perché gli altri invece sì…
Ma Ricardo non riuscì a dirlo poiché ad immaginarsi la scena si trovò steso a terra a piangere dal ridere, tenendosi la pancia e singhiozzando.
Si poteva morire dal ridere?
Ricardo credette seriamente di sì… specie quando, scesi dal piano superiore, trovò Karim ed Iker a fare ancora da guardia alle scale e al centro della casa e della festa Marcelo, Pepe, Fabio e Sergio che dilagavamo mentalmente instabili come dementi cronici per attirare l’attenzione di tutti ed evitare che gli invitati si accorgessero dell’assenza di Cristiano e Ricardo!
Sicuramente una cosa l’aveva imparata, da tutto quello… mai lasciare carta bianca a Cris.

FINE