CANTO PER
TE
CAPITOLO
I:
QUELLO
FU SOLO L'INIZIO
Il
giornale gli sfiorò la testa di mezzo millimetro, gli scompigliò un
capello perfettamente sistemato insieme agli altri e sbatté contro il
muro.
Il
ragazzo che per poco non si era spettinato seriamente, si girò con
sguardo omicida verso l'impune essere immondo inumano che aveva osato
tanto e quando lo vide si calmò.
L'unico
che poteva osare certe cose era lui, quindi tornò a porre il suo
interesse alla cosa che più contava nella sua esistenza: i propri
capelli.
Si
guardò allo specchio lì accanto e se li risistemò per la millesima
volta, come se il taglio corto e moderno rasato ai lati e più lungo in
mezzo, non fosse già perfetto.
-
Hai finito di cercare di rompere lo specchio con la tua immagine o te
lo devo spaccare io in testa? - Chiese sgarbato l'uomo che poco prima
gli aveva tirato contro il giornale. Cristiano alzò lo sguardo
attraverso il vetro riflettente e guardò il manager che inviperito come
non mai sembrava fumasse. In realtà non lo stava facendo ma l'effetto
era simile…
-
Che diavolo vuoi? - Chiese seccato dell'interruzione. Quando si
sistemava i capelli non voleva interruzioni di alcun tipo!
José
si avvicinò, riprese il giornale a terra e glielo aprì fra il suo naso
e lo specchio obbligandolo a guardare, poi puntò col dito un annuncio
in particolare ben evidenziato sotto le offerte di lavoro.
-
Che cazzo ci fa qua questa roba? - Chiese sul sentiero di guerra.
Cristiano
lesse l'articolo e con la più totale ovvietà rispose spostandogli il
braccio per potersi guardare di nuovo:
-
Il mio annuncio! -
-
Lo vedo che è il tuo annuncio, me lo vuoi spiegare o devo inoltrare un
mandato per sentire in quale criminale era trapiantato il tuo cervello
prima di essere ficcato nel tuo cranio? -
Modo
fantasioso per dargli del criminale… Dio solo sapeva perché. Forse
anche Cristiano, questi infatti facendola semplice decise di
rispondergli per toglierselo di torno e sempre continuando a guardarsi
rispose:
-
Mi serve un assistente, tu non me lo vuoi trovare ed io me lo trovo da
solo. - Semplice e facile!
In
quello arrivarono altri del gruppo fra cui un elemento a cui José si
aggrappava sempre per evitare di uccidere quella che spesso chiamava la
sua Ferrari e spesso invece il suo catorcio da rottamare.
-
Iker, vuoi spiegargli tu perché non gli serve un cazzo di assistente,
per favore? -
Iker,
un ragazzo più grande di Cristiano di qualche anno dall'aria tranquilla
e matura, si sedette comodo al divano della sala prove, poi calmo
rispose logico:
-
Perché ne è già pieno? -
José
allargò le braccia con fare teatrale per poi esclamare:
-
Allora è vero, non sono io l'imbecille che stravede! -
Sergio
ridacchiò mentre cominciava ad accordare la chitarra elettrica e José,
il manager del gruppo, l'ammonì.
-
E tu che diavolo hai da ridere porca di quella puttana? Quel coglione
del tuo cantante ha messo un articolo su un giornale del cazzo per
chiedere un fottuto assistente! Ti sembra sensato? -
José
non era uno che diceva parolacce a ripetizione ma se perdeva la testa
era un'imprecazione continua.
Cristiano
era uno di quelli che gli faceva perdere la testa.
E
poi i giornalisti, gli assistenti vari e tutto l'intero staff!
Gli
unici con cui andava sempre d'amore e d'accordo erano i membri del
gruppo eccezion fatta per Cristiano quando ne combinava una delle sue,
altrimenti amava profondamente anche lui.
José
per i suoi protetti era capace di tutto e stravedeva, li difendeva
sempre ma per Cristiano aveva una predilezione e proprio per questo
quand'egli osava fare cazzate -non di rado in realtà- diventava matto!
Sergio,
il quale in fatto di sanità mentale non era molto meglio, rispose
ridendo più divertito di prima:
-
Ma che cazzo, potevi dirmelo che ne mettevo uno anche io! AAA cercasi
scopatore personale! - Iker lo guardò alzando un sopracciglio scettico:
- E
ti serve chiederlo su un giornale? Non ti basta schioccare le dita per
trovarlo? -
Sergio
asserì orgoglioso con lui…
-
In effetti è vero ma cercarlo sul giornale fa stile! -
José
decise di ignorare le loro scempiaggini per tornare su Cristiano,
questa volta si mise fra lui e lo specchio per assicurarsi di avere la
sua attenzione. Peccato che era basso e non copriva tutta la visuale.
Il giovane cantante, infatti, guardava tranquillo da sopra la sua testa.
-
Mi puoi spiegare a cosa ti servirebbe questo cazzo di assistente? -
Chiese José alzandosi su una sedia per coprirlo tutto.
Cristiano
alzò un sopracciglio con fare ovvio:
- A
guardarmi mentre canto, mi pare ovvio! -
José
contò fino a venti. Venti, non tre, non cinque, non dieci. Venti. Pensò
di proseguire fino a trenta ma sperò che venti gli bastasse per non
saltargli al collo.
Cristiano
era la gallina -sì, gallina e non gallo!- dalle uova d'oro, non poteva
ucciderlo e a parte questo un po' ci teneva a lui. Un po'. Non in quei
momenti, però.
-
Visto che sei così ben disposto puoi spiegarmi perché cazzo dovresti
pagare tu uno che ti guardi cantare quando normalmente sono gli altri
che ti pagano per questo? - La vena sulla tempia pulsava pericolosa.
Cristiano non la notò oppure pensò che comunque sarebbe stato più
veloce di lui a scappare quando avrebbe tentato di ucciderlo.
Questa
volta glielo spiegò con più particolari per evitare di doverlo
rispiegare dopo.
Con
mani ai fianchi e fare anche spazientito, spiegò:
-
Quando canto ho bisogno di qualcuno che mi guardi, di spettatori e
pubblico. Anche solo uno va bene, ma se non c'è non riesco a cantare,
faccio proprio schifo. È una fissa che ho da quando ho cominciato a
cantare. -
José
pensava scherzasse, suo malgrado decise di assecondarlo con un che di
ironico, giusto per vedere fin dove sarebbe arrivato quella specie di
fenomeno da circo:
- E
fin'ora come hai fatto? -
-
Quando ho cominciato che ero piccolo avevo le mie sorelle che mi
ascoltavano, poi sono arrivate le fidanzate. -
José
sospiro spazientito:
- E
cos'ha adesso Jessica che non può venire ad ascoltarti? -
-
Era Irina. E comunque dopo Jessica ci sono stati Kayle, Alyssa e
Johnny. - Ebbene sì, il ragazzo era bisessuale convinto ma non perché
gli piacessero effettivamente sia le donne che gli uomini, bensì per
dimostrare al mondo che lui non aveva limiti, confini e categorie e che
ovunque era il suo territorio. Solo un modo come un altro per essere il
migliore, dal suo punto di vista. O distinguersi. O chissà cosa. Era
andato anche con dei travestiti un paio di volte, non aveva problemi di
alcun tipo.
O
magari ne aveva troppi…
Almeno
Sergio era gay e non per fisse strane ma bensì perché semplicemente gli
piacevano gli uomini. Oltretutto non sconfinava, come diceva sempre
mentre criticava il compagno dalle idee confuse.
-
Sì, insomma, cos'ha che non può venire? - Fece perdendo di nuovo la
pazienza il manager picchiettando le dita al fianco.
-
Ci siamo lasciati! -
Non
era una novità…
- E
non può venire la prossima? O il prossimo? - come se fosse un
supermercato… effettivamente a volte l'idea era quella…
-
Mi sono rotto io di vedere sempre gente nuova! Che cazzo crede che
siamo, un albergo a ore? Un po' va bene ma ne cambia troppi! Lui avrà
anche bisogno di essere guardato ma io mi scoccio a provare o
registrare davanti a tutta questa gente nuova ogni volta. I concerti
sono una cosa, ma questi non pagano! -
Sergio
era intervenuto spiegando seccato il suo punto di vista. Da lì non
immaginava che poi Cristiano avrebbe messo un annuncio sul giornale per
trovare un assistente che facesse solo quello.
José
aveva anche le vene del collo che pulsavano pericolosamente. Il suo
tasso d'impazienza saliva così come la sua pressione.
- E
tutta la gente che ti ascolta mentre suoni non è già abbastanza? -
-
Loro suonano con me e non mi cagano e altri assistenti che magari
girano quando registriamo fanno tutti altro, non mi guardano davvero,
ho bisogno di uno che mi guardi e ascolti me e solo me. -
"Alla
faccia dell'egocentrismo! Ed io che pensavo di essere il promotore di
quella dote! Non sono niente a confronto!"
Pensò
al volo José capendo a quale livello da ricovero fosse la sua adorata
Ferrari.
-
Cazzo, ma lo sai chi ti può capitare? Non intendo far venire uno
chiunque ad ascoltarti mentre canti! Ed oltretutto davvero pagheresti
tu uno che ti ascolti sempre? - Lo chiese scettico ancora sperando
scherzasse. Più ci pensava e più era pazzesco.
Cristiano
allora cominciò ad arrabbiarsi ed aggrottando le sopracciglia gesticolò
nevrotico.
-
Certo che lo farei! Senza non riesco a cantare! E poi porca puttana
mica ho messo il nome vero, nell'articolo. Ho messo quello di un altro.
Se uno si presenta significa che è disperato ed ha bisogno di un
lavoro, quindi non è un matto con secondi fini. - Apparentemente il suo
ragionamento non faceva una grinza ma soprattutto…
-
Porca puttana, ci hai pensato seriamente, eh? - Esclamò Sergio stupito.
Cristiano gli fece il dito medio. I due andavano d'accordo finchè uno
non rompeva le scatole, considerando che non erano dei santi si poteva
immaginare che non ci fosse mai da annoiarsi lì dentro.
-
Si amore, tutto quello che vuoi… ma ti pare che uno che è disposto a
fare l'assistente di uno qualunque, come ti sei firmato tu, sia sano e
normale? Uno di cui fidarsi insomma? Io diffiderei più di uno così
piuttosto di uno dei tuoi grandi fan! -
Brontolò
José come non sapesse fare altro. In realtà se era di luna buona era
piuttosto divertente e stava agli scherzi ed anzi altrettanti ne
faceva. Non era raro che finisse ubriaco coi suoi ragazzi, ma se gli
facevano girare i cinque minuti non era una bella compagnia.
Cristiano
abbandonò lo specchio e cominciò a camminare nervoso per la stanza,
quello lo stava confondendo e detestava sentirsi confuso.
Si
mordicchiò il labbro e contrariato per come si stava sentendo si
sedette offeso nel divano accanto ad un Iker che era un misto fra il
divertito ed il trasognato. Davvero quella conversazione stava avendo
luogo?
Per
lui era praticamente assurdo quello di cui stavano parlando.
-
Ormai l'ho messo e poi io ne ho bisogno. Se chi si presenta non ti
piace lo caccio, ma porca troia trovamene uno! Ne ho bisogno! - Ed era
davvero la cosa più seria che avesse detto da quando erano lì.
José
si massaggiò gli angoli interni degli occhi chiusi e sospirò cercando
la calma, a volte aveva la così grande voglia di diventare un killer…
Non
poté rispondere che subito la porta sbatté ed il caos ingigantì in un
solo istante.
Qualcosa
che come sempre andava oltre la loro portata.
-
RAGAZZII! SCUSATE IL RITARDO MA STAVO FACENDO DI MEGLIO! - un ragazzo
basso dalla pelle mulatta, un cesto di capelli ricci inguardabile e
l'aria da folletto allegro irruppe nella sala prove seguito a ruota dal
suo fedele compagno, un ragazzo dai capelli rasati corti e l'aria
simile ad un carlino ma sorridente, allegro e pacifico. Per nulla
minaccioso, in realtà.
-
Sì, immagino… - Fece Sergio ammiccando alla coppia risaputa del gruppo.
Un
gruppo decisamente ben assortito, fra bisessuali e gay. L'unico etero
convinto e granitico era l'ultimo membro del gruppo che ancora mancava.
Un ritardatario ancora più cronico di Marcelo e Pepe, le calamità della
band.
Marcelo,
quello col cesto di capelli, si tuffò subito sulla schiena di Sergio
che dal suo punto di vista l'aveva incitato mentre Pepe si sedette
sfacciatamente sulle gambe di Cristiano.
I
tre erano amici d'infanzia cresciuti insieme che poi si erano uniti
all'altra coppia di amici d'infanzia, Sergio ed Iker.
Poi
per strada si erano imbattuti nell'unico mancante all'appello.
-
Karim ha perso di nuovo qualcosa che non poteva assolutamente fare a
meno di cercare? -
Chiese
seccato José guardando l'orologio. L'ora delle prove giornaliere era
ben passata e se i pargoli non imparavano bene i nuovi brani che
avevano appena finito di incidere, durante i concerti avrebbero fatto
pietà.
Proprio
in quell'istante la porta si aprì ed un ragazzo anch'egli dai capelli
rasati corti e l'aria semplice, fece capolino. Non sembrava pentito del
ritardo e non sembrava intenzionato a scusarsi, ma al momento in cui
solitamente tirava fuori delle motivazioni assurde quali che aveva
perso chissà cosa, conscio che nessuno gli credeva, si tirò dentro
qualcuno.
-
Ho trovato questo! -
Subito
Sergio commentò prima ancora di guardare bene:
-
Cosa cosa? Hai trovato invece che perso? Cos'è sta storia? - Poi tutti
i paia d'occhi disponibili in stanza si puntarono su ciò che aveva
trovato, quando notarono che era una persona e non un gattino come,
chissà perché, si sarebbero aspettati, il silenzio calò.
Cristiano
si decise a distogliere gli occhi dalla propria immagine riflessa nella
fibbia della cintura di uno dei ragazzi in piedi davanti a lui e quando
vide chi aveva trovato Karim, anche lui si zittì.
E
quello?
Con
lui stava infatti un ragazzo dall'aria delicata ed i lineamenti dolci.
L'espressione timidamente solare, li guardava tutti con quei suoi
grandi occhi neri da sotto la frangia spettinata poiché i capelli
corvini erano mossi ed indisciplinati.
Sembrava
un fiorellino in mezzo hai rovi.
-
Cos'è, hai adottato un animaletto? - Chiese istintivamente José, il
primo a riprendersi da quell'entrata anomala del suo bassista.
-
Si aggirava per la via con aria sperduta ed insicura, così ho chiesto
chi cercasse e mi ha detto di aver trovato un annuncio che diceva di
recarsi qua per un lavoro d'assistente all'ascolto. -
La
spiegazione che sembrava normale stupì i ragazzi poiché solitamente non
parlava tanto se non a grugniti. Marcelo saltò subito giù dalla schiena
di Sergio e si fiondò davanti al nuovo ma fu spintonato da Pepe e lui a
sua volta da Sergio che puntandogli il dito contro riuscì a dire al
posto degli altri, più stupito che mai:
-
Sei tu il pervertito matto sclerato che ha risposto a quell'annuncio
assurdo! -
Non
che avesse l'aria particolarmente da matto, ma il fatto che avesse
risposto denotava che a posto non era molto…
Cristiano
si alzò ma José con un gesto fermò e zittì tutti una volta per tutte,
la follia ed il caos stavano dilagando incontrastati e lui doveva
capirci qualcosa. Si portò poi con fare fermo davanti al ragazzo e
mentre tutt'intorno sembrava ci fosse un funerale -che ora José
l'avrebbe sbranato?- finalmente parlò piano ed incisivo:
-
Chi saresti tu? -
Il
ragazzo si fece coraggio, intimidito da tutte quelle persone che
sembravano uscite da un manicomio e prendendo fiato, con un filo di
voce, cominciò a parlare piano:
-
Pensavo che l'annuncio parlasse di assistere un'anziana che necessitava
di compagnia. Spesso questo genere di figure di lavoro vengono chiamate
assistenti all'ascolto. Il nome della signora non era ben chiaro… credo
di aver sbagliato posto… - Tirò fuori l'articolo del giornale per
rileggere l'indirizzo ma costatò che era proprio quello, così tornò a
guardare José davanti a lui che in quel momento gli pareva il guardiano
dell'Inferno. - Dove sono finito? - Chiese allargando ulteriormente gli
occhi ed assottigliando la voce sembrando quasi un bambino piccolo.
A
quasi tutti venne una gran voglia di stringerlo e rassicurarlo mentre a
José di picchiare Cristiano che aveva scritto un annuncio tanto assurdo.
-
E tanto per sapere… come cazzo ti sei chiamato? - Quello non si era
sprecato a leggerlo perché si era fermato all'indirizzo che aveva
lasciato per un colloquio di persona.
Il
giovane si strinse nelle spalle noncurante:
-
Ass Rose! -
Sergio
si piegò in due dal ridere mentre Iker puntualizzava scettico:
-
Certo che ha creduto che fosse una donna.. Ti sei firmato come Rose! -
Cristiano
lo guardò senza capire:
-
Guarda che intendevo Ass come nome! -
Sergio
ora piangeva dal ridere rotolandosi a terra imitato da Marcelo e Pepe
mentre Karim si buttava nel divano a dormire. Iker sospirò capendo
quanto fosse irrecuperabile:
-
Chiameresti davvero tuo figlio Ass? - Prima di sentire la risposta capì
che sarebbe anche potuto essere possibile se non fosse per…
-
Punto primo non avrò mai figli perché non voglio avere una ragazza che
mi rompe i coglioni con quella che ha avuto la fortuna di avere il mio
seme nelle sue ovaie! Punto secondo se l'avessi lo chiamerei come me.
Punto terzo volevo Ass come nome d'arte ma José non me l'ha permesso e
non capisco proprio perché! -
Iker
lo stava guardando come se fosse un povero mentecatto ma capiva che era
serio mentre diceva quelle puttanate.
-
Già, chissà perché! - Mentalmente ringraziò il manager.
-
Fa stile! -
-
Fa schifo! - Lo corresse schifato José sul piede di guerra per quelle
uscite e la situazione che non era fantastica. Il nuovo arrivato
infatti li guardava come se fossero una manica di spostati, il che non
era proprio diverso dalla realtà.
Infine
l'uomo più grande sospirò, si girò verso il colpevole, lo fulminò e poi
prendendo il giovane sottobraccio -nonostante la differenza d'altezza a
mettere una mano sulla spalla non ci voleva una scala- lo condusse
fuori dalla sala prove, in un'altra stanza adiacente sempre a loro uso
e consumo.
C'era
un tavolino ed un paio di sedie. Vi si sedettero e con calma e pazienza
gli spiegò di cosa si trattava e cosa era successo cercando di metterla
come un enorme malinteso.
I
due parlarono più a lungo di quello che gli altri pensarono e quando
José fece capolino da solo si trovò Marcelo e Pepe a cercare di spiare
la conversazione senza successo.
Guardandolo
come se l'avesse sbranato si stupirono quando disse a Cristiano con un
gesto secco del capo e aria seria:
-
Se ci vuoi parlare e vedere se ti va a genio è disposto a farlo. È
fuori da ogni logica in quanto è abbastanza matto da accettare una cosa
simile ma non abbastanza da essere effettivamente respinto. Insomma,
sembra davvero a posto! - Lo disse come se fosse la cosa più rara che
avesse mai visto in vita sua. Considerando che di cose ne aveva viste,
era davvero strano sentirlo parlare così.
Cristiano
con stupore andò nell'altra stanza mentre gli altri rimasti lì si
guardarono come se fosse una cosa impossibile. José, invece di
raggiungere i due ragazzi dall'altra parte, si sedette al divano
accanto ad Iker a pensare esterrefatto alla conversazione appena avuta,
qualcosa di troppo anomalo.
Cristiano
con la mente completamente vuota per lo stupore della reazione di José,
entrò nella stanza dove il ragazzo stava seduto ad aspettarlo.
Era
composto ed eretto, quando lo vide si alzò educatamente e gli tese la
mano con un gran sorriso. Il più bello che avesse mai visto in una
persona. Non gli parve finto, né di circostanza o forzato. Sembrava
semplicemente contento di vederlo, punto e basta. Ma non perché lui era
Cristiano Ronaldo, il cantante di un gruppo conosciuto a livello
internazionale.
Gli
prese la mano e prima di rendersene conto si trovò a sorridere a sua
volta spiazzato, quindi si sedettero e dopo averlo osservato e
squadrato da ogni angolo -era proprio un bel ragazzo dall'aria per
bene- chiese come se si ricordasse il motivo per cui lo stava
incontrando, che non era quando e come portarselo a letto ma per puri
fini lavorativi.
-
Come ti chiami? -
-
Ricardo Izecson Dos Santos Leite. - Nome più lungo non poteva avere!
-
Origini? - Chiese poi notando che non era di lì.
-
Brasiliane. -
Piegò
impercettibilmente le labbra con fare d'approvazione e solo lui sapeva
perché, non erano nemmeno connazionali…
-
Io sono portoghese, ci capiremo bene. - Disse e nel farlo capì lui
stesso che il ragazzo gli piaceva già e che sarebbe finito ben presto
con lui in più di un senso.
-
Il suo manager ha detto che… -
-
Ti prego, dammi del tu, lavoreremo a stretto contatto… - Ricardo aprì
la bocca per poi dimenticarsi di chiuderla.
Era
stupito ed emozionato, restava da capire se lo fosse perché Cristiano
gli aveva detto di dargli del tu oppure perché l'aveva appena preso a
lavorare con nonchalance.
-
Allora pensi che possa andare bene? - Chiese stupito pensando che una
fortuna simile non poteva capitare a nessuno.
Cristiano
rise rilassato:
-
Diavolo, perché non dovresti? Sei la persona più mite che io abbia mai
incontrato! - E gli era bastato davvero solo uno sguardo. Capì
immediatamente cosa era successo prima lì dentro fra lui e Josè. Era
successo la stessa identica cosa. Probabilmente José l'aveva guardato
ed aveva capito che era una di quelle rarità da non farsi scappare.
-
Ma come fai a sapere se ti vado bene come assistente? -
Cristiano
alzò le spalle sminuendo la cosa:
-
Che c'è da sapere? È la cosa più facile del mondo. Mi segui ovunque io
debba cantare e mi ascolti. Punto. Ci sarà ben poco da imparare! Basta
tu abbia disponibilità d'orari e di movimento! -
Ricardo
aveva gli occhi lucidi, era sinceramente emozionato e la cosa esaltava
non poco Cristiano che si sentiva al centro di tale sentimento così ben
dimostrato.
Gli
piaceva sempre provocare certe reazioni… doveva essere un suo fan e
capitato lì proprio per caso. Pensava di assistere un anziano! A
ripensarci capì a scoppio ritardato quanto a posto fosse… se voleva
lavorare con un vecchietto…
-
Certo, certo… disponibilissimo. Vivo solo e se questo mi garantisce un
salario per arrivare a fine mese, sono tuo a tutte le ore che vuoi! -
Lo disse col candore e l'ingenuità più puri possibili e Cristiano lo
capì, fu per questo che rimase colpito da quella persona trasparente e
quasi d'altri tempi. Esisteva ancora qualcuno così?
Poi
un campanello risuonò nella mente. Qualcosa non quadrava.
Corrugando
infatti la fronte si piegò in avanti e appoggiando il mento alla mano,
chiese curioso e circospetto:
-
Ma tu sai chi sono vero? -
Ricardo
lo guardò riprendendosi dalla gioia che l'aveva fatto salire al cielo,
quindi stretto nelle spalle con fare infantile ed aria di scuse, disse:
-
In realtà no, non ascolto molta musica, chiedo scusa… ho capito che
dovete essere un gruppo affermato ma io proprio… l'unica musica di cui
sono esperto è il coro della chiesa! -
Lo
shock ora toccò a Cristiano che quasi cadde dalla sedia. Tendendosi
stupito verso l'altro esclamò spontaneo credendo di aver capito male:
-
Cosa?! Non mi conosci?! - E non era per il fatto che dovesse ascoltarlo
sebbene si intendesse solo di canzoni di chiesa, ma proprio che non lo
conosceva.
Poi
in un secondo momento avrebbe realizzato un paio d'altre cose, come ad
esempio che a José era andato bene probabilmente proprio perché
frequentava la chiesa. Questo significava che come minimo aveva più
possibilità di altri di non essere un pazzo psicopatico. Non le
toglieva del tutto, ma almeno era a buon punto.
In
un terzo momento invece avrebbe realizzato di avere davanti un tipo di
fede, qualcosa che probabilmente sarebbe andato completamente contro a
lui ed al suo stile di vita, ma lì su due piedi gli venne male alla
sola idea che non lo conoscesse.
Ricardo
capendo che ci era rimasto male si mortificò:
-
Chiedo perdono, sarà mia premura informarmi e sapere tutto su di voi,
ma ti prego non mandarmi via, questo lavoro mi serve davvero o non so
proprio come fare… sono mortificato… -
Sentendosi
pregare a quel modo il suo ego che aveva subito un duro colpo tornò un
po' a riprendersi e cercando di farsi forza, sospirò strofinandosi il
viso. Quel gesto Ricardo lo prese come qualcosa di negativo e
preoccupante, quindi si avvicinò con la sedia e gli toccò
istintivamente e dolcemente i capelli.
In
quello chiunque si sarebbe preoccupato.
Tutti
infatti sapevano la sua fissa per i capelli, chiunque osasse
toccarglieli o sfiorarglieli finiva non male ma molto peggio. Era
davvero pericoloso.
Invece
dopo essersi irrigidito ed aver alzato istintivamente lo sguardo per
fulminarlo, incrociati i suoi occhi preoccupati, supplichevoli e
gentili, occhi che non avevano paragoni, si spompò e senza nemmeno
sentire cosa gli stava dicendo ricambiò la carezza spontanea sui
capelli. I suoi erano un po' più lunghi dei propri e morbidi, senza
l'ombra di un po' di gel per domarli. Nel toccarglieli si sentì subito
meglio, non seppe proprio dire come e perché ma si dimenticò che i suoi
li aveva toccati uno pressochè sconosciuto ma soprattutto dell'affronto.
Improvvisamente
era semplicemente contento. Punto e basta.
Sorridendo
da quella vicinanza equivoca dove poteva vedere ogni particolare del
suo dolcissimo viso, fece ricadere qualche ciocca nera di lato sulla
fronte, quindi deciso e quasi suadente, cosa che gli venne naturale,
disse:
-
Benvenuto nella squadra. - Ma fu come sentirsi dire `benvenuto nel mio
letto', poiché perfino Ricardo arrossì in quello e si irrigidì
impercettibilmente ma non si mosse e non lo respinse in alcun modo.
Quello
fu solo l'inizio.