CAPITOLO
XV:
NIENTE
DI MENO FACILE
Quando
lo portò a casa sua era notte fonda, scese e l’accompagnò per aiutarlo
a portare le borse degli acquisti e quando vide in che topaia abitava
cominciò a capire anche perché prima non si era occupato di sé.
-
Riky, come fai a vivere qua? - Chiese con faccia tosta. Lui era un
senza tetto prima di incontrare José…
Ricardo
si ricordò del posto in cui viveva e mortificato se ne vergognò, era
ordinato e pulito ma piccolo, vecchio e cadente. Davvero impressionante
per uno abituato al lusso ormai da un po’ di tempo.
-
Scusa, non volevo che entrassi ma ero distratto e… bè, non posso
permettermi di più, per ora. Ed anzi, vi ripagherò per i vestiti ed i
capelli. Ti ringrazio per il drink e… - Karim mollò tutto e infastidito
lo zittì:
-
Dai, vieni da noi. Stai da noi finchè non trovi qualcosa di meglio.
Anzi, sai cosa faccio? Dirò a Cris e José di pagarti in anticipo! Non
puoi vivere qua, è assurdo! Ma hai qualcosa da mangiare? - Chiese come
se avesse un flash all’ultimo.
Ricardo
scosse la testa ed alzò le mani per negare con più forza ed
allontanarlo, non voleva essere maleducato ma al momento il suo umore
rasentava i minimi storici, voleva solo affondare nel letto e piangere.
Scoprire
di essere gay per lui era stato più traumatico di ogni più rosea
aspettativa.
-
Ti ringrazio veramente ma no, ho la mia dignità. Quello che mi merito
mi merito. Lavorerò e quando sarà ora mi pagheranno, accettare il
favore che mi avete fatto oggi è già tanto. Si tratta solo di un mese,
ce la farò. Grazie comunque. - Karim capì immediatamente quanto male
stesse, non ci sarebbe voluto un genio in ogni caso, ma il volto di
Riky era simile ad una tragedia, al momento. Più cupo nessuno l’aveva
mai visto e gli occhi neri erano più grandi e lucidi del solito.
-
Dai, almeno stanotte. Si vede che stai di merda. - Ricardo scosse il
capo convulsamente e gli prese le mani per convincerlo a lasciarlo
solo. Con forza alzò gli occhi sui suoi, erano sinceramente preoccupati
e lui non lo conosceva tanto da capire quanto insolito fosse vederlo
così, l’apprezzò ugualmente e commosso dalla sua gentilezza mormorò con
un filo di voce quasi rotta:
-
No, voglio solo dormire, sono stanco. Ti prego. - Karim alla fine se ne
andò per nulla convinto. Capiva il volercela fare da solo ma non il
rifiutare una spalla su cui piangere. Se gliene avessero offerta una
nel suo periodo peggiore, una con sincerità, la sua storia sarebbe
stata diversa.
Riluttante
al lasciarlo solo, si decise a tornare a casa propria e quando arrivò
trovò dal soggiorno una luce flebile ad aspettarlo. Capì che era la
televisione e che era José in piedi che l’aspettava.
Immaginando
di sentire le sue urla si sorprese nel vederlo addormentato.
Non
l’aveva mai fatto.
Era
capitato l’aspettasse sveglio e col senno di poi poteva dire anche il
motivo. La paura che non tornasse era decisamente più sincera di quel
che quella sera aveva pensato. Comunque quando si sentiva verso la via
del sonno andava sempre a letto. Non importava quanto presto si alzava,
cercava di resistere il più possibile.
Era
la prima volta che era rimasto lì sotto lo stesso.
Si
sentì strano.
“Ma
se fa così allora forse non è vero che non gli interesso. Ma perché non
vuole entrare di più nella mia vita? Mi cura, mi controlla, si
preoccupa ma non entra veramente in chi sono. Per chi diavolo dovevo
perdere la testa? Continuo a pensare che Ricardo fosse meglio!”
Così
pensando si avvicinò e chiudendo la televisione lasciò che la luce da
fuori gli facesse vedere un minimo, quindi scuotendolo appena cercando
di essere delicato, lo chiamò piano.
José
si svegliò subito e con uno sguardo insonnolito e corrucciato di chi
voleva sgridare qualcuno, grugnì un quasi incomprensibile ‘sei tornato.’
A
Karim venne spontaneo rispondere con un piccolo sorriso:
-
Pensavi non tornassi? -
- O
che tornassi ubriaco. Volevo farti a pezzi. - Karim accentuando il
lieve sorriso divertito che José credette di star ancora immaginando,
gli alitò in viso:
-
Sono sobrio come una suora! - José lo spinse bruscamente, non gli
piacevano quando gli soffiavano sul viso ma fu contento di sentire che
non aveva bevuto niente che non fosse dolce.
Tirandosi
così su a sedere tutto il momento di romanticismo svanì in fretta. Non
era tipo da cose tenere nemmeno appena sveglio.
-
Con chi diavolo sei uscito? - Non glielo diceva mai perché lui non
glielo chiedeva mai. In realtà non controllava nemmeno se aveva bevuto
ma la verità era che quando si svegliava José, Karim dormiva sempre
quindi non sapeva che invece l’odorava e lo controllava per capire che
notte avesse passato.
-
Riky. - José rimase indeciso a fissarlo dubbioso col suo tipico sguardo
affilato inquietante, non era sicuro potesse ritenersi sollevato o
cosa. Quel ragazzino era riuscito in imprese a lui impossibili e se per
lui erano state impossibili significava insormontabili per chiunque
altro. Invece quella specie di prete ce l’aveva fatta.
Da
quando glielo aveva affiancato non beveva più e poteva averlo a casa
per la gran parte della notte. Per non dire che sembrava più
comunicativo e vagamente espressivo. Più interessato, più vivo.
Non
fece altre domande, non volle sapere e alzandosi si diresse al piano
superiore per finire la notte nel letto.
Karim
si chiese se potesse seguirlo o dovesse andare in camera propria, alla
fine alzando le spalle decise di non dargli retta e fare quello che
voleva.
Era
solo un cagnone rabbioso, niente di veramente preoccupante.
Magari
si sentiva escluso.
O
magari non gli interessava veramente.
Quando
si infilò nel letto si era solo tolto i vestiti rimanendo in boxer.
La
stagione era ancora calda anche se non afosa e dormivano col lenzuolo.
José
sentendo il letto abbassarsi si sentì subito meglio ma imbarazzato
dall’esprimerlo gli girò le spalle preferendo fare la parte del solito
scorbutico.
Era
una persona allegra, spiritosa e accattivante di giorno in mezzo agli
altri, ma in privato ed in certi momenti era anche più distante e
chiuso di Karim stesso, il che era tutto dire.
Sapeva
arrabbiarsi e attirare le persone alla stessa maniera, non aveva mai
incontrato uno così, capace di tutto, specie disorientarlo.
A
conti fatti il suo grande problema era che non riusciva ad inquadrarlo
e capirlo, proprio per questo si convinceva facilmente di non essere un
suo reale interesse. Non duraturo come voleva lui.
Sospirando
gli si avvicinò e senza dire niente, in virtù della bella serata
passata con Ricardo, lo strinse da dietro passandogli il braccio
intorno alla vita.
Aderì
il corpo al suo e non fece altro, nemmeno gli adagiò un bacio sul collo.
Aspettò
di essere respinto e nell’attesa si addormentò.
Non
vide mai il sorriso intenerito di José.
Al
risveglio aveva il pensiero fisso di come stesse Ricardo, ma non ebbe
modo di svilupparlo meglio né tanto meno di esprimerlo perché José lo
buttò malamente giù dal letto. Era già vestito e pronto per uscire e
guardandolo prima con fastidio, poi con delusione, cercò di capire al
secondo colpo quello che stava dicendo:
-
Io devo andare, ricordati che alle dieci hai un’intervista con gli
altri del gruppo! Ti mando Riky che sicuramente ti riaddormenti. -
Karim lo guardò contrariato e proprio mentre se ne stava andando si
allungò sul letto per agganciarlo col piede intorno alla gamba. Vi
riuscì in tempo ma José fece per sgusciare senza dire nulla. Quando lo
prese anche con l’altro in modo da bloccarlo con più fermezza, l’uomo
in piedi dovette girarsi di nuovo e sbuffando l’ammonì:
-
Lasciami che devo andare. Ci vediamo agli studi, mollami! - Continuava
a guardare l’orologio con premura senza calcolarlo nemmeno di striscio
e sentendosi uno dei tanti artisti che seguiva, si ribellò all’idea.
Lui
non era uno dei tanti. Non voleva esserlo.
Si
tirò su a sedere e senza dire niente infilò un dito nella cintola dei
pantaloni del suo completo pregiato e costoso.
-
Karim, no. - era molto serio e seccato, sembrava suo padre. Non ci
stava per niente ad un trattamento simile e slacciandogli i pantaloni
disse:
-
Da quando c’è Riky e ci siamo messi insieme non mi caghi più, cazzo! Ci
vediamo meno di prima! Quando scopiamo? - Chiese come se fosse quello
il punto più importante.
José
gli mise le mani sulle spalle per allontanarlo ma con la differenza
sostanziale di forza dovette desistere.
-
Karim, per me è tardi e devo andare, non sparare stronzate e lasciami
andare! - Ma l’altro era seriamente intenzionato a prendersi ciò che
voleva e tirata fuori la sua erezione cominciò a massaggiargliela con
convinzione.
-
Non sono stronzate, ora verrà fuori che siccome mi sto mettendo in riga
e che non devi fare tu le cose che ora fa Riky, tu hai preso lavoro in
più. - José evitò di dirglielo perché era proprio così e non voleva
dargli ragione. Tanto meno quando disse: - Lo vedi che avevo ragione a
dire che non ti interessavo più di tanto? - A questo però José avrebbe
voluto ribattere, ma il piacere cominciava ad essere troppo intenso,
quindi evitò di fargli capire quanto gradiva. Fu così che dovette
sentire anche l’ultimo proiettile: - Stai scappando da me. - sempre
senza la minima forza di parlare ed insultarlo. Non era capace di
mentire, non era capace di aprirsi, non era capace di spiegare ciò che
aveva profondamente. Era capace di dare ordini e aiutare gli altri, di
fare amicizia e far fare gruppo alle band che metteva insieme. Ma di
dire ciò che provava no. Ciò che pensava sì, ma il più delle volte
erano due generi diversi.
Quando
Karim gli prese il membro fra le labbra e cominciò a succhiare con più
irruenza e forza, José finì di nuovo risucchiato dalla sua bocca e
senza più capacità razionale attirò a sé la testa spingendoselo contro
con le mani.
I
suoi sospiri riempirono l’aria e per poco si trovò anche a dire di
continuare e chiamarlo per nome.
Per
poco.
Poco
prima dell’orgasmo.
Ma
non risolse niente comunque perché poi José se ne andò senza dire
niente e Karim non ebbe il coraggio di imporsi e tirargli fuori delle
risposte.
Anche
perché un ‘non dire stronzate’ non diceva proprio niente.
Ricardo
quella mattina fece più fatica del giorno precedente ad alzarsi dal
letto. José l’aveva chiamato di nuovo per andare a preparare Karim e
trascinarlo negli Studi Televisivi per un’intervista col gruppo.
Aveva
dormito di nuovo pochissimo e si era addormentato piangendo e pregando.
Si
sentiva sbagliato e sporco. Capiva che la natura non poteva
combatterla, ma non riusciva a non sentirsi in errore.
Non
sapeva cosa fare né come combattere quello stato, era cosciente che non
poteva andare contro sé stesso.
E
dunque? Era destinato ad allontanarsi da Dio perché per natura gli
piacevano gli uomini?
L’unica
cosa che l’aveva fatto addormentare era stata la frase di Iker.
‘Se
è con amore non è uno sbaglio nemmeno davanti a Dio.’
Tutto
stava nel farlo con amore e non con un altro organo di sé.
Ovvero,
sbagliato lo era, ok, ma almeno cercare di limitare i danni era
legittimo.
Doveva
evitare Cristiano e basta. Tutto lì.
Chissà
come poteva riuscirci, visto che lavorava per lui, oltre che per Karim.
All’idea
di vedere questo secondo si rilassò e riuscì a mettersi in piedi.
Quando
giunse da lui era ancora nel letto come la mattina precvedente, ma non
fu più traumatico trovarlo fisicamente attraente ed interessante, né
tanto meno piacevole da guardare.
Il
viso poteva essere questione di gusti ma sul fatto che il suo corpo
fosse un gran bel corpo era inconfutabile.
Stava
sonnecchiando sotto mille pensieri, quindi lo sentì e aprì meglio gli
occhi per guardarlo accigliato ed inquisitore, cercava di capire come
stava.
-
Com’è? - Chiese subito rotolando fra le lenzuola e stiracchiandosi.
Aveva ancora il sapore di José in bocca e vedere Ricardo al posto del
suo compagno era strano.
Si
strinse nelle spalle con aria malinconica. Non era confuso, almeno
quello era una conquista.
Era
sciupato, pallido e con occhiaie e pensò che non avesse dormito niente
per piangere. Lo capiva meglio di quel che potesse immaginare. Di notti
simili ne aveva passate moltissime anche lui, prima di incontrare José.
-
Tu? - Chiese con gentilezza seppure tirata.
-
Quello è uno stronzo! - liquidò tutto così decidendo di lasciar perdere
l’argomento José, quindi si alzò e mettendogli una mano sulla spalla
nel passargli accanto, strinse con premura.
No,
nessuno aveva ancora visto quel Karim.
Solo
Ricardo.
Si
sentì stranamente meglio nel sentirlo vicino e se lo fece bastare
capendo che non poteva sperare di meglio.
Con
tristezza.
-
Non dare ascolto agli altri. Fottitene di quello che dicono. Se vuoi
vivertela a modo tuo con Cris provaci, magari va bene, che cazzo ne
sai! -
Si
stupì nel dirgli quelle cose mentre usciva dalla camera, di solito era
pessimista e disfattista ma gli era talmente dispiaciuto nel vederlo
così che aveva parlato senza rifletterci.
Ricardo
lo seguì automaticamente al bagno senza pensarci, voleva approfondire
quell’argomento e seppure sempre amareggiato, chiese:
-
Pensi che possa andare bene? -
Karim
alzò le spalle, non ne aveva la minima idea. Toltosi i boxer entrò
nella doccia, Ricardo rimase sulla porta ma girato di spalle per non
guardarlo quindi continuò a parlare a ruota libera.
-
Io non so cosa voglio da lui, indipendentemente dal fatto se lui sia
disposto o no, non penso di esserne ancora innamorato, lo conosco
troppo poco. Mi prende molto fisicamente ma… onestamente da lì alla
questione di cuore è lunga. Io ora devo elaborare meglio questo fatto
di essere omosessuale, devo assimilarlo e poi piano piano comincerò a
pensare alle relazioni. È vero, Cris mi attrae come nessuno ma non è
quello che voglio ora, sono troppo pieno di problemi per aggiungerne
altri. Senza contare che onestamente non penso che lui da me voglia
cose serie. Niente più di un volgare divertimento, comunque. Almeno
credo. Sì, insomma, se ho capito un po’ il tipo. -
Karim
uscì dalla doccia e Ricardo sovrappensiero si girò verso di lui, lo
vide nudo e bagnato, avvampò, perse il filo dei pensieri a ruota libera
e si rivoltò dall’altra parte imbarazzato.
-
Se avessi visto una donna nuda avresti notato solo se era rasata bene o
male? - Chiese prendendolo ironicamente in giro. Nemmeno l’ironia gli
altri gliel’avevano ancora vista, ma Riky abituato rise isterico
cercando di rilassarsi. Quando lo sentì più tranquillo, Karim era con
l’asciugamano alla vita e davanti allo specchio con la schiuma da barba
sul viso e la lametta in mano. Poco prima di cominciare a sbarbarsi,
disse serio ed incisivo: - Credo sia meglio così. Prima di tutto devi
stabilizzarti. Quando avrai accettato veramente di essere gay e ti
sarai abituato, potrai pensare a relazioni e ragazzi. - Ricardo trovò
la sua conclusione estremamente sintetica ma estremamente buona, quindi
sospirando fece un altro sorriso malinconico.
-
Grazie. - Karim chiese ‘di cosa’ perché veramente non sapeva di cosa
dovesse ringraziarlo ma pensando che facesse il modesto per alleggerire
il momento, accentuò il sorriso.
-
Vado a farti il caffè. -
Così
dicendo Ricardo lo lasciò per scendere in cucina.
Non
poteva dire di aver risolto tutto e di stare bene ma meglio sì, almeno
qualcosa l’aveva decisa e mettere da parte la questione Cris era
decisamente risollevante. L’idea di affrontarlo in quello stato
confusionale era davvero traumatico.
Non
poteva immaginare che non bastava deciderlo per evitare il trauma in
questione.
Fra
il dire ed il fare c’era di mezzo l’incontrarlo.
Niente
di meno facile.
L’intervista
era agli studi televisivi di MTV, dovevano registrare la puntata di un
programma sulla musica e loro erano gli ospiti visto il prossimo album
in uscita a breve. Dovevano anticipare il primo singolo in esclusiva.
Ricardo
e Karim furono i primi ad arrivare sul posto grazie alla puntualità
cronica del primo e quando José li vide si convinse sempre più che
aveva fatto più che bene a dare a quel debosciato uno come lui.
L’ultimo
fu Cristiano ed il suo umore era nero già di partenza. Ad uno sguardo
il manager capì che aveva qualcosa e ammonendolo subito con l’indice,
non servì che proferisse parola. La sua espressività era più che
esauriente.
-
Riky, stai bene? - Chiese Iker avvicinandosi preoccupato.
Il
ragazzo sorrise sorpreso.
-
Sì, perché? -
-
Ti vedo giù, sciupato… - Fece osservando meglio le sue occhiaie.
-
No, non c’è niente di che, ho dormito poco… grazie dell’interessamento,
comunque. - Dopo che lui lo notò, anche gli altri lo videro e
constatarono che aveva ragione.
-
Ore piccole perché hai cuccato o perché è andata male? - Chiese Sergio
poco delicatamente e curioso. Ricardo arrossì e si sentì due lame
affilate sulla schiena, nel girarsi per vedere la provenienza, vide che
si trattava di Cristiano in disparte e col broncio. L’occhiataccia di
José non era servita a molto.
-
Dipende dai punti di vista. Cosa intendi con male? - Prese tempo
l’interrogato. A quello gli altri capirono.
-
Ho capito, non ti piacciono le donne! - Fece Marcelo battendogli la
schiena entusiasta. Per lui era una bella cosa, era gay. Pepe gli si
piazzò dall’altra parte e prendendolo a braccetto cominciò a sua volta
allegro:
-
Vedrai che ti abituerai presto. Non è una vera tragedia, solo
all’inizio lo sembra! -
-
Certo che sei stato un po’ tardo… - Ribatté Marcelo dall’altra parte.
-
Che si prenda il tempo che vuole, non ha fretta, è giovane! - Fece José
capendo al volo di cosa parlavano. - Ora andate a prepararvi, i
camerini sono di là, i truccatori vi aspettano. - Dopo averli cacciati
ed essere rimasto un po’ solo con Ricardo, fra tecnici di studio che
andavano e venivano, lo fece sistemare in un angolo dove non
intralciasse ma potesse guardare bene la scena davanti alle telecamere
dove i ragazzi avrebbero cantato, in modo che Cristiano potesse
vederlo. Infine gli passò un foglietto con giorni e orari.
-
Cos’è? -
-
Gli orari della settimana. Grazie a te che segui Karim al posto mio ho
potuto prendere degli altri lavori, quindi dovrai seguirlo ogni
mattina. Ti ho segnato gli impegni del gruppo, siccome la prossima
settimana c’è il lancio dell’album, questa settimana gireranno il video
del primo singolo, dovrai assicurarti che butti giù il culo dal letto
presto e che vada dove deve andare. Comunque è tutto scritto qua. Cris
odia il play back quindi anche nei video canta in diretta, di
conseguenza non basta che ti assicuri che Karim si svegli in tempo e
rispetti i suoi appuntamenti, devi anche fare quella stronzata del
guardarlo. -
Dopo
averlo istruito per bene, Ricardo apprese che in seguito ai video dei
singoli dell’album e le diverse altre interviste ed essere stati ospiti
a molti altri programmi, sarebbe cominciato il tour. Un tour talmente
lungo che non li avrebbe fatti fermare definitivamente prima dei due
anni, ovvero la parte più pesante di un nuovo album.
José
a quel punto smise di spiegargli le cose e gli fece la prima domanda
diretta, di punto in bianco:
-
Pensi di farcela? Se hai impegni o problemi di qualche tipo dimmelo ora
e non conterò su di te. Altrimenti faccio affidamento su di te,
ragazzino. Mi servi al fianco di Karim e Cris. Sarà stancante ma per
loro di più, tu devi solo seguirli, sarà diverso. Comunque non ti
fermerai un secondo. È una vita completamente diversa da quella che hai
fatto fin’ora. Sei pronto veramente o hai ripensamenti di qualche tipo?
-
Ricardo
lo guardò sbattendo le palpebre un paio di volte cercando di capire se
glielo stesse chiedendo davvero, poi piacevolmente colpito dal suo
momento di premura nei suoi confronti, rispose con la sua tipica
gentilezza:
-
No, mi va tutto benissimo, grazie. Non c’è da preoccuparsi per me. Io
devo solo assicurarmi che segua i suoi appuntamenti e svegliarlo in
tempo, non sarà faticoso. Ma la ringrazio per l’interesse. Può contare
su di me. E poi… - Esitò riferendosi a Cristiano. - guardare Cris
cantare è la cosa meno faticosa che io abbia mai fatto, anzi. È davvero
incredibile. - José ghignò a quella dichiarazione indiretta.
-
Senti un po’ tu… - Fece poi cambiando repentinamente discorso. Ricardo
sussultò capendolo. - Cosa mi dici di Karim? - Eccolo lì con le sue
domande del secolo, pensò agitato l’altro non sapendo cosa dire.
Si
morse la bocca, non sapeva mentire. Dopo un po’ di silenzio, rispose
alzando lo sguardo sull’uomo in piedi davanti a lui.
-
E’ insicuro, ha sempre paura che non ti interessi niente di lui e che
quando l’avrai… lui dice domato… te ne stuferai e lo lascerai. Anche
adesso che stai tanto di meno con lui e non vuoi parlarci seriamente,
non trovi tempo per stare con lui nel modo che vorrebbe… per Karim è
una conferma che il tuo è un interesse passeggero e superficiale. Per
lui tu vuoi davvero aiutarlo ma è un modo per sfidare te stesso a
domarlo, si definisce cavallo selvaggio. È… molto insicuro… io non so
cosa abbia passato prima, ma deve averlo segnato moltissimo. -
José
si maledì per aver fatto quel discorso lì nel posto più sbagliato,
avrebbe voluto avere soprattutto tempo e modo di dargli l’attenzione
che meritava quel dialogo e sospirando insofferente scosse il capo
seccato.
-
Non capisce un cazzo come sempre, quello! - Ma di più non disse
liquidando tutto così. Non riteneva Ricardo il loro consulente
matrimoniale e nemmeno un postino, quindi si tenne per sé la
motivazione girandosi verso lo studio della diretta.
Gli
strumenti erano già montati e tutti coloro che dovevano intervenire
erano pronti, i ragazzi di lato dall’altra parte ad aspettare che
cominciassero a registrare.
Uno
su Cristiano e l’altro su Karim, i due osservatori sospirarono
perfettamente in contemporanea.
-
Non capisce proprio un cazzo… - Ripeté fra sé e sé destando curiosità
in Ricardo. Curiosità limitata fino al momento in cui venne il momento
di cantare.
A
parlare erano stati per lo più Iker, Sergio, Marcelo e Pepe, Cristiano
era evidente fosse di pessimo umore e che per lui stare lì era una
tortura, mentre Karim non parlava comunque mai, che loro sapessero.
Però
la musica partì e si sentì in tutto lo studio, i ragazzi cominciarono a
suonare e nel momento in cui Cristiano si posizionò davanti all’asta
del microfono Ricardo si alzò istintivamente dalla sedia nell’angolo e
si portò accanto alla videocamera che lo filmava davanti. Il cantante
lo vide bene e la cupezza del suo sguardo scemò lentamente perché dopo
aver cominciato a cantare, Ricardo si era ipnotizzato su di lui e non
era una cosa voluta, non era uno sforzo, non lo stava facendo per
dovere.
Fu
chiaro a tutti ma a Cris stesso per primo che Riky era davvero
ammaliato da lui mentre cantava, dalla sua voce, dal modo in cui
l’usava, da come si muoveva, da come appariva… ammaliato e attratto
come mai da niente altro in vita sua.
Gli
occhi gli brillavano, si succhiava il labbro inferiore con fare
infantile senza nemmeno accorgersene e si tormentava le mani
trattenendo il fiato.
Pendeva
totalmente da lui, proprio come il cantante voleva che facesse il suo
assistente all’ascolto.
Cristiano
cantò dal vivo come nemmeno nelle prove aveva ancora fatto.