CAPITOLO
II:
L’AVREBBERO
SCOPERTO PRESTO
Era
un gruppo che faceva pop rock.
Cristiano
Ronaldo era il frontman, ovvero quello più popolare. Il cantante. Aveva
una vocalità impressionante ma soprattutto sapeva tirare fuori tanta
grinta quanta delicatezza e malinconia. Riusciva a trasmettere molte
sensazioni a seconda di ciò che cantava. Il primo approccio col canto
l’aveva avuto da piccolo coi primi gorgheggi a suon di musica. In poco
aveva imparato la scala musicale prima ancora di parlare bene, scrivere
e leggere.
Considerato
un talento interessante nel panoramica canoro, José Mourinho l’aveva
incontrato d’adulto e di lui si era come innamorato.
Appena
l’aveva visto aveva capito che sarebbe stato perfetto per un progetto
musicale più serio del gruppo in cui suonava. L’aveva scoperto al
liceo.
Sia
dal punto di vista tecnico -era effettivamente un bravo cantante che
curava ogni singolo aspetto di quel lavoro-, sia da quello dell’aspetto
-era davvero molto bello-, sia da quello del personaggio -bucava lo
schermo-. Per non parlare degli atteggiamenti che gli venivano naturali
-diveggiava prima ancora di imparare la matematica-.
Appena
conosciuto aveva subito capito che sarebbe stato il suo gallo dalle
uova d’oro, poi in breve si era corretto ed aveva cominciato a
definirlo fra sé e sé gallina per le sue manie di grandezza non solo
per quanto riguardava il far carriera e l’avere successo ma anche per i
suoi gusti sessuali.
Quello
avrebbe fatto strada, l’aveva capito subito col suo abile occhio da
manager.
Così
l’aveva rapito -letteralmente- nella sua limousine dopo un concerto in
un locale che l’aveva pagato non la metà di quanto si sarebbe meritato,
ma molto meno.
Dopo
aver parlato con lui aveva capito che per prenderlo avrebbe dovuto
appiopparsi tutto il pacchetto che all’epoca comprendeva la formazione
del gruppo attuale ad eccezione del bassista.
Inizialmente
c’era Iker alle tastiere, Sergio come prima chitarra e come seconda
voce, Marcelo batterista e Pepe al basso.
Pepe
in realtà aveva la passione per la chitarra ma si era sacrificato per
stare coi suoi amici di sempre ed aveva imparato anche il basso visto
che quello era lo strumento che serviva, ma non era un vero e proprio
asso.
Marcelo
era una forza della natura, capace di dare energia anche ad un morto.
L’unico strumento possibile per lui era la batteria.
Loro
due e Cristiano erano gli amici d’infanzia inseparabili. Alle medie
avevano incontrato gli altri due, Iker Casillas, un pianista
eccezionale ritenuto un talento sin da bambino che per stare col suo
amico si era dato ai generi moderni, e Sergio Ramos, l’amico in
questione. Esibizionista fino al midollo, puttana egocentrica come
pochi in circolazione, casinista d’eccezione. Casinista con stile.
Lui
faceva tutto con stile, specie suonare la chitarra e lo faceva
dannatamente bene.
Si
erano messi con gli altri tre perché lui e Cristiano avevano duettato
per caso ad una festa ed avevano fatto faville in più di un senso, poi
erano rimasti amici ed avevano deciso di formare un gruppo serio.
Sergio
aveva obbligato Iker ad unirsi a loro e a fare le tastiere. Nonostante
aveva un carattere piuttosto mite rispetto a loro, sapeva starci molto
bene. Amava giocare e scherzare, non si offendeva e sapeva
assecondarli, anche se al necessario li calmava e li metteva coi piedi
per terra.
Aveva
capito che José era un vero manager ed era stato lui quello che aveva
dato il consenso per accettare la sua proposta.
Iker
era anche quello che principalmente scriveva i testi delle canzoni, a
volte li faceva con Cristiano. Le musiche le curavano sempre il
tastierista con Sergio, in primis, poi anche gli altri mettevano mano
qua e là.
L’uomo
aveva portato nel gruppo Karim Benzema, un esperto bassista dall’aria
tenebrosa. Era un ritardatario cronico ma quando prendeva lo strumento
si trasformava e diventava padrone di un fascino tutto suo. Altrimenti
era come un narcolettico monosillabico che preferiva esprimersi a gesti
ed eventualmente a rutti, alcool dipendente.
José
l’aveva tirato fuori dal cilindro per la sua immensa dote di bassista e
per rimetterlo in sesto visto che l’aveva tirato fuori dai bassi fondi
mezzo morto mentre, più di là che di qua, aveva fatto un giro di basso
degno dei più esperti.
Vedendolo
si era chiesto da lucido cosa avrebbe potuto fare, così l’aveva preso
con sé nella speranza di rimetterlo in piedi, far di lui un
professionista e metterlo in un gruppo.
Ci
era riuscito eccome.
Appena
li aveva incontrati erano subito entrati in sincronia.
Karim
era un po’ il suo fiore all’occhiello nel senso che quando l’aveva
preso nessuno gli avrebbe dato un soldo bucato, tutti gli dicevano che
aveva fatto la cazzata del secolo. Ma José testardo come nessuno si era
impuntato e bastonandolo l’aveva disciplinato quel tanto per renderlo
quello che era, ovvero uno che quando prendeva il basso in mano faceva
sul serio e diventava un vero professionista. Il problema era quando
non ce l’aveva, il basso in mano.
A
livello di preferenze sessuali erano estremamente ben assortiti, quando
José aveva saputo i gusti di tutti gli era venuto in mente che in
realtà si fossero messi insieme perché si amalgamavano bene in quel
senso.
Cristiano
bisessuale per autocelebrazione, Iker bisessuale a sua volta ma perché
era più forte di lui, Sergio Ramos completamente ed irrimediabilmente
gay così come Marcelo e Pepe, la coppia del gruppo. Cresciuti insieme
come vicini di casa, avevano fatto il patto di sangue a sei anni e da
allora ci avevano messo poco a scoprire quanti fossero i modi in cui
due persone potessero stare insieme!
Dire
Marcelo era come dire Pepe e viceversa.
Karim,
appunto, era l’unico etero convinto e senza apparenti speranze di
‘deviazioni’.
Del
resto José stesso aveva gusti ampi… perché fermarsi ad un genere quando
potevi avere tutto?
Ed
ora nell’arca di Noè era arrivato il pulcino, l’angioletto, lo stinco
di Santo.
Ricardo
Izecson.
Quando
l’aveva visto aveva capito subito che era un fiorellino fra i rovi, una
mosca bianca. Quando poi ci aveva parlato era rimasto semplicemente
colpito.
In
quell’epoca di mostri esisteva una creaturina simile tutta casa e
chiesa e… bè, semplicemente buona?
Si
era chiesto se non fosse la cazzata del secolo prenderlo nel gruppo, se
non l’avrebbe rovinato, se non fosse stato inutile, ma poi aveva
pensato a quanto erano gasati quei sei e quanto bisogno avevano di
essere ridimensionati e calmati.
Ruolo
d’ascoltatore o meno, con la scusa che avrebbe dovuto stare sempre con
loro per ricoprire quel ruolo assurdo, magari li avrebbe tenuti sotto
controllo e calmati.
Senza
fargli capire il senso profondo di quella frase, gli aveva detto di
tenerlo aggiornato su tutto perché quello che l’assumeva era lui e non
quel debosciato di Cristiano.
Ricardo
non ci aveva visto niente di male ed aveva detto con candore che
l’avrebbe chiamato ogni giorno.
Così
ora era lì con loro imbarcato in un’avventura molto più grande di lui,
con un gruppo che dopo il primo album era diventato popolare come pochi
dopo un solo lavoro all’attivo.
Quel
giorno Ricardo si fermò subito curioso di sapere cosa suonavano.
Erano
tutte canzoni nuove e molte erano ancora in fase di perfezionamento, ma
per fargli capire chi erano decisero di suonare il loro singolo più
famoso nel quale rimase incantato solo a sentire e guardare Cristiano.
Ok
che era proprio il suo lavoro, ma appena lo sentì e lo vide muoversi
davanti al microfono si chiese dove avesse vissuto per tutti quegli
anni.
Con
ammirazione sinceri l’aveva ascoltato a bocca aperta chiedendosi se
quella fosse la famosa carica erotica che sentiva parlare a destra e a
sinistra senza aver mai capito di cosa si trattasse.
Ora,
mentre lo guardava e l’ascoltava, riusciva a capirlo con una chiarezza
disarmanti, senza il minimo dubbio.
Quel
ragazzo e la sua voce erano sesso puri, ma non osò pensarlo in quel
modo, si limitò a provare un gran calore interiore. Tutto lì.
Rimase
oltremodo colpito quando lo vide interagire con il secondo cantante e
chitarrista, Sergio. Costui non cantava quanto Cristiano, faceva le
parti di supporto e tutte le varie seconde voci, gli inserimenti e cose
di quel tipo, ma le faceva sempre con lui in un modo davvero
interessante ed unico. Unico dal suo punto di vista.
Non
aveva mai visto due ragazzi muoversi in quel modo insieme mentre
cantavano.
Guardandosi
negli occhi da così vicino, con Cristiano che circondava il collo di
Sergio con un braccio usando lo stesso microfono per certe parti,
appiccicandosi coi corpi quasi interamente… in conclusione il
chitarrista mollò un sonoro bacio sulla guancia del cantante e Ricardo
si irrigidì seduto vicino a José che lo percepì immediatamente.
Non
ci sarebbe voluto un genio per capire quanto tutto quello fosse
assolutamente nuovo per il piccoletto. Un piccoletto non di statura
visto che aveva un buonissimo fisico ed era alto quanto gli altri. Era
piccoletto come modi.
“Questo
è vergine nello spirito e nel corpo! Vedrai, entra puro ed esce
peccatore! Ci scommetto la testa e la carriera!”
Non
ci sarebbe proprio voluto un genio.
Cristiano
sospirò soddisfatto e si passò le mani fra i capelli guardandosi allo
specchio che aveva davanti proprio per potersi guardare mentre cantava.
Il
suo famoso narcisismo…
Dopo
essersi assicurato che tutto fosse al solito splendido posto, guardò il
ragazzo nuovo e con un sorrisetto che la sapeva lunga chiese
consapevole dell’effetto che doveva aver fatto:
-
Allora come ti è sembrato? -
Ricardo
arrossì all’istante diventando quasi paonazzo, a quello Sergio non poté
che scoppiare a ridere consapevole del motivo di quella reazione. A
ruota gli andarono anche Marcelo e Pepe. Cristiano divenne come un
gatto e con aria sorniona si sedette sul bracciolo del divano, proprio
accanto a lui, e chinandosi con atteggiamento da divo, disse:
-
Alla grande, mi pare! -
-
Sì… proprio grande… - Commentò spaesato e anche spaventato, quasi.
Ormai
aveva dato la sua parola, non poteva scappare. E poi perché scappare?
Solo
perché gli sembravano le persone più tentatrici e peccaminose del mondo?
Che
sciocchezza era quella? Ma andiamo!
Si
diede dell’idiota e fu Iker a dargli una mano tirando Cristiano per un
braccio e togliendolo da lì con fare ammonitore:
-
Lascialo in pace e non intimidirlo! Deve ancora ambientarsi! -
José
convenne con lui ridendo a sua volta:
-
Imparerai a conoscere la bestia. - poi aggiunse. - e i mentecatti! -
riferendosi agli altri. - Lui è l’unico che si salva. - Fece indicando
Iker. Poi si soffermò indeciso su Karim. - Lui… bè, ti farai un idea da
solo! - Non sapeva nemmeno lui come definirlo!
Ricardo
rimase in silenzio e li osservò tutti uno ad uno con attenzione ed aria
curiosa, sembrava essersi ripreso dallo shock di Cristiano. Dopo di che
rivolto a José che aveva parlato rispose con un gran sorriso
disarmante:
-
Non vedo l’ora! - Ed era vero, lo capì in quel momento.
L’apparenza
di certo ingannava, se Dio gli aveva messo quella gente sulla propria
strada in quel modo così anomalo, non poteva che esserci un buon
motivo.
Di
sicuro.
- A
tuo rischio e pericolo, tesoro! - Commentò José spontaneo alzandosi per
andarsene.
Da
lì in poi avrebbero potuto fare da soli, fino al prossimo cataclisma
provocato da uno di quelle cinque pesti. Iker non faceva mai danni.
Delle
pesti fonte di grande guadagno comunque!
Rimasto
solo coi lupi, Ricardo li osservò di nuovo con un sorriso gentile che
andò via via sempre più spegnendosi quando notò Marcelo e Pepe in
strani atteggiamenti sospetti e Sergio e Cristiano gareggiare per la
supremazia dello specchio. Karim si era già appollaiato su una sedia
finendo in catalessi. L’unico sveglio, serio ed affidabile era Iker
seduto accanto a lui. Fu istintivo per lui avvicinarsi per aggrapparsi
metaforicamente a lui.
-
Ehi ragazzi, stasera festa! Dobbiamo dare il benvenuto al settimo
membro del gruppo! - Esclamò Marcelo quasi gridando oltre i decibel
consentiti.
Pepe
assentì subito mentre Sergio ovviava:
-
Mi pareva scontato… -
-
Che io sia il settimo membro? Siete matti? Non faccio niente… - Ed
ancora gli sembrava impossibile venir pagato per… ascoltare qualcuno
cantare!
Iker
sorrise comprensivo cingendogli le spalle protettivo, quindi
incoraggiante gli spiegò a bassa voce mentre Cristiano era totalmente
perso in sé stesso.
-
Ormai sei dei nostri e non so quanto bello possa essere. -
-
Oh, ma io ne sono felicissimo! - Rispose subito pronto, non poteva
sopportare l’idea di essere maleducato ma oltre a ciò era davvero
contento di far parte di un gruppo, sebbene non avesse ben chiaro il
proprio ruolo.
-
Dai, proviamo qualcosa di quelle nuove, ragazzi! Le ore passano! -
Esclamò Iker dopo aver riscaldato l’animo intimidito di Ricardo con un
sorriso maturo e posato.
In
breve gli altri si rimisero ai propri posti, solo al momento di
ricominciare Ricardo tossì.
-
Ehm… scusate… - Disse con un filo di voce. Gli altri lo guardarono. -
Ma è normale che quel ragazzo dorma? - Le presentazioni erano state
fatte ma figurarsi se poteva ricordare i nomi di già.
I
ragazzi guardarono Karim appisolato come al solito e con un ghigno
malefico Sergio andò davanti a lui e ad un centimetro dal suo orecchio
gridò con voce possente:
-
BUONGIORNO! - Karim fece un salto nella sedia e sperso come se non
fosse assolutamente lì con la mente li guardò non riconoscendoli.
-
Dai, si ricomincia! Proviamo ‘Sottopelle’. - Fece Iker per spiegargli
che doveva riprendere in mano il suo basso e suonare.
Karim
non emise alcun suono e c’era da chiedersi se respirasse ancora, quindi
alzandosi stanco e con movimenti rallentati, prese lo strumento ed una
volta imbracciato sembrò come svegliarsi.
Improvvisamente
divenne un altro, deciso, attivo e presente.
Ricardo
rimase impressionato di quella reazione e si perse un istante ad
osservarlo mentre si sistemava per cominciare.
Al
silenzio instaurato girò lo sguardo chiedendosi cosa aspettassero e
quando vide tutti con gli occhi alzati al cielo esasperati e Cristiano
immobile che lo fissava, capì che il messaggio fra le righe era per lui.
-
Sì? -
-
No, quando vuoi, sai… non è che io ti pago perché guardi me e solo me
mentre canto… fatti pure tutti i cazzi che vuoi! - Quel linguaggio non
garbò molto a Ricardo il quale sembrò risentirsene e non per timidezza
o cosa, proprio per educazione. Con grande stile e tocco di classe lo
guardò nella sua posizione composta, quindi come fosse un vero principe
rispose:
-
Chiedo scusa, mi ero distratto, non succederà più. - E più serio e
professionale che mai colpì gli altri che lo guardarono soddisfatti
mentre Cristiano decideva di cominciare e non ribattere.
In
un modo alquanto strano l’aveva messo a posto, gli avrebbero fatto un
monumento.
Chi
avrebbe mai immaginato che un bocconcino simile avresse nascosto una
tale dote di polso fermo?
Improvvisamente,
mentre la canzone più erotica del loro secondo album cominciava, ebbero
tutti la chiara fotografia del futuro.
Un
futuro dove Cristiano sarebbe stato addirittura sopportabile!
Forse
quel ragazzo era davvero un angelo in incognito mandato dal Signore!
L’avrebbero
scoperto presto…