CAPITOLO
XX:
QUALCOSA
DI INAUDITO
-
Chissà come sta Karim… - Mormorò fra sé e sé Ricardo in pensiero per
l’amico. Cristiano sbuffò, nonostante avesse capito che tipo di
rapporto li legava non riusciva a rilassarsi sempre, era più forte di
lui.
-
Staranno scopando! - Esclamò secco per chiudere subito l’argomento…
Ricardo
lo guardò sgranando gli occhi. Aveva sempre quel modo di parlare che
era tutto un programma!
-
Quello non significa che abbiano risolto… possono farlo anche solo per
mettere una pezza su una cosa che non riescono a risolvere come si
deve! -
Cristiano
continuò imperterrito a giocare a calcio con la Play Station 3 ma non
si fece sfuggire l’occasione per rigirarsi l’argomento a suo favore.
-
Vuoi dire che concepisci il sesso anche per mezzi così sporchi e
comunque non per amore? -
Il
tono scettico infastidì Ricardo che comunque rispose con sincerità:
-
Io non lo farei mai senza amore ma so bene che c’è chi lo fa! -
Cristiano fece un goal nel gioco che stava facendo ed esultando come un
bambino gasatissimo si fece guardare a dir poco incredulo dal ragazzo
seduto sul divano, aveva finito da poco di riordinare dopo la cena che
lui stesso aveva cucinato -ovviamente contro il volere del proprietario
di casa che avrebbe volentieri fatto fare alla governante del giorno
dopo-.
Quando
finì di festeggiare come un dodicenne tornò a giocare come niente fosse
e, sempre come niente, riprese anche l’argomento di conversazione col
suo tipico tono provocatorio:
-
Io non ci trovo niente di male nel sesso fine a sé stesso, anzi! Lo
trovo molto soddisfacente! - Ricardo che ben sapeva che tipo fosse,
rispose sempre con la sua consueta ed assoluta onestà, ma non certo con
cattiveria:
-
Hai provato anche quello fatto con amore, per dire una cosa del genere?
- Fu tanta la sua ingenuità ma sapeva che non l’aveva mai fatto. O
magari sperava lo smentisse.
Cristiano
non si preoccupò di apparire come un ragazzo senza amore e quando si
trovò a rispondergli lo fece senza il minimo problema:
-
No e non trovo mi manchi nulla! Voglio dire, sto benissimo lo stesso
anche senza essermi mai innamorato. - Ricardo si rifiutò di crederci
seduta stante e indignato proseguì verso un sentiero scosceso:
-
Non ci crederò mai! Nessuno vive bene senza amore! -
Cristiano
prese un goal dalla squadra avversaria e dopo aver scaricato una
valanga di imprecazioni che fecero impallidire l’ascoltatore, riprese
seccato sia per il pareggio che per l’argomento che gli sapeva
d’ipocrisia…
-
Tu ti sei mai innamorato? Mi sembrava d’aver capito che sei vergine,
no? Che diavolo puoi saperne? -
Ricardo
si morse il labbro, esitò un istante ma non si fermò. Era convinto
delle sue scelte e del suo stile di vita, lo portava sempre avanti in
ogni caso, anche se a volte qualcuno riusciva a farlo sentire fuori dal
mondo.
-
No, non mi sono mai innamorato e sì, sono vergine e ne sono anche
contento perché quando amerò qualcuno lo farò con lui e lui soltanto,
senza cambiarne di continuo per il gusto di farlo! E sai cosa avrò in
più di uno che invece fa così, fa come te? La felicità! Quel tipo di
felicità che ti rende completo e soddisfatto, che non ti fa mancare
nulla. Quella felicità. -
Non
avrebbe mai voluto parlare in quel modo così coinvolto e sentito, quasi
sgarbato, ma non era proprio riuscito a trattenersi e quando vide
Cristiano subire un altro goal e chiudere il gioco con un gesto
seccato, si morse il labbro pentendosi amaramente. Guardò la sua nuca,
il collo era irrigidito e gli parve di vedere anche la sua espressione
improvvisamente cupa. Se ne dispiacque e non sapendo come rimediare si
scusò subito senza esitare.
-
Scusami, io… non volevo dire che tu sei infelice, solo che… Cris, te la
sei presa? Volevo solo dire che siamo molto diversi, io credo in certe
cose in cui tu non credi ma non significa che io sia migliore di te o…
- Ma al costante silenzio dell’altro capì d’averla fatta grossa e
pentendosene si fece divorare subito dal rimorso. Si era comportato
malissimo, gli aveva rinfacciato le sue debolezze, le sue mancanze… non
era da lui farlo, ma si era sentito deriso ingiustamente per una cosa
che invece anche Cris avrebbe dovuto capire se non addirittura
condividere… oh, se l’avrebbe condiviso sarebbe stato tutto così
facile…
- E
la tua fede ti permette di essere gay? - Chiese aspro Cristiano tutto
d’un tratto senza girarsi ancora. Ricardo mise i piedi giù e fece per
alzarsi ma si fermò. Cosa poteva dire, a quel punto? Se l’era meritato…
tutti avevano punti di forza e debolezze, non era giusto comportarsi
alla stessa maniera per ferirsi e innalzarsi. Strinse le mani sui
cuscini del divano; a terra, poco più in là, c’era Cristiano che aveva
abbandonato il joystick e continuava a fissare la televisione
gigantesca ormai spenta.
-
Mi permette di essere me stesso. - Mormorò a viso basso e con un filo
di voce mortificato e amareggiato. Era brutto parlarsi così e Cristiano
percepì il suo stato d’animo amareggiato. Se ne pentì a sua volta di
aver parlato così con lui e non esitò a girarsi per guardarlo in viso.
Cosa stavano facendo?
Si
rinfacciavano i rispettivi punti deboli così, come una coppia agli
sgoccioli?
Lo
guardò dal basso e piegando le labbra in segno contrariato, furono le
sue scuse mute che accompagnò anche ad una stretta della propria mano
sul suo ginocchio.
Ricardo
capì che era pentito e accettò il suo pentimento poiché anche lui
voleva ricambiare, fu per questo che si sedette a terra con lui sul
tappeto e prendendogli la mano lo guardò da vicino alla stessa altezza.
Non si vergognò di quel gesto così poco maschile, aumentò la presa e si
ipnotizzò col suo sguardo così intenso e magnetico. Non riusciva a
capire come potesse essere così ma si sentì come sempre svanire e
parlando senza pensarci, non si intimidì nemmeno a dire quello:
-
Siamo solo troppo diversi ma non significa che non possiamo andare
d’accordo e stare bene insieme, non credi? Perdonami, se mi toccano
certi tasti divento antipatico e dico cose che non vorrei… -
-
Ma le pensi, però… - Fece Cristiano con un fastidioso graffio dentro di
sé. Non gli era mai capitato di sentirsi così, non gli piaceva, lo
divorava, era davvero orrendo e insofferente.
Ricardo
appoggiò con dolcezza la fronte alla sua e con quel gesto estremamente
delicato e intimo, mormorò piano:
-
Non so niente di te, non devi sentirti offeso da quel che penso. Però
vorrei conoscerti bene, mi piacerebbe… -
Il
sollievo che sentì Cris non ebbe eguali e non riuscì proprio per niente
a capire il motivo per cui fu possibile, ma la fronte di Riky sulla
propria era estremamente confortevole e provò a rispondersi così.
Nessuno
si era mai dato tanta pena per guardare sotto la superficie. Sotto la
sua, ovviamente.
Perché
lui aveva una bella voce, era un bravo cantante e sapeva muoversi come
un Dio sul palco. Perché era anche bello, come un Dio. E sapeva dare
piacere agli altri che in molti si immaginavano.
Per
questo nessuno si era mai dato pena di vedere se c’era anche altro
oltre a tutto quello. Perché quello che si vedeva era già più che
sufficiente.
-
Sono solo un Lupo Cattivo, cosa ci vedi in me di tanto bello da
rischiare fino a questo punto? Potrei mangiarti, Cappuccetto Rosso.
Potrei rovinarti e portarti sulla cattiva strada. Non hai paura? -
Disse piano e suadente come se gli stesse facendo la proposta più
indecente mai fatta sulla faccia della Terra.
Ricardo
col fiato sospeso e il caldo che partiva da dentro, da parti
inesplorate di sé, rispose senza pensarci, di slancio, come se non
aspettasse altro che quelle domande.
-
Sì che ho paura ma sento che ne vale la pena… - Però detta così forse
poteva sembrare davvero sconnesso e senza senso.
-
Dove lo senti? Come fai? - Voleva capire nonostante i suoi occhi erano
talmente vicini che distingueva anche i contorni delle sue pupille sul
nero dell’iride. Erano gli occhi più luminosi che avesse mai visto
nonostante fossero tanto scuri.
-
E’ istintivo, non so spiegarlo, io sento che vale la pena conoscerti
meglio, rischiare, andare oltre… lo sento… e so che razionalmente
sembra una stupidaggine ma non so come spiegarlo… io mi fido di ciò che
mi succede, se mi capita c’è sempre un senso, un disegno di Dio,
qualcosa che va oltre la mia comprensione del momento ma che un giorno
capirò. Non posso evitare di abbandonarmi a ciò che mi capita perché
credo in Dio e so che non mi abbandona mai. - Lo credeva con tanta
fermezza che destabilizzò sin nel profondo Cristiano che non credeva
tanto in niente, forse nemmeno sé stesso. Anzi, soprattutto.
-
Vai contro la tua fede, però… la religione non permette l’unione fra
uomini, è contro natura, no? E vai contro questo per qualcosa che senti
istintivamente e che non sai nemmeno spiegare? Perché ti fidi di Dio
che paradossalmente è proprio Colui che disapprova certi legami? - La
provocazione era nel suo sangue ma era più un volerlo capire e Ricardo
lo prese come uno spunto prezioso. Finì per carezzargli la guancia con
la mano libera mentre l’altra stringeva ancora la sua e senza timore di
fissarlo da tanta vicinanza, disse con una serenità invidiabile:
-
E’ la religione che non lo permette, è vero, ma Dio è amore e vuole che
noi siamo felici come siamo, che ci accettiamo fra di noi. Non può
disapprovare il razzismo fra persone di nazionalità diverse ed invece
approvare la discriminazione fra generi solo perché qualcuno di natura
ama qualcuno che in teoria non potrebbe. Se è natura e non è una cosa
volontaria, chi ha la colpa? È Dio che ci ha fatti così, è Dio la
nostra natura. Non esiste errore in questo, non siamo sbagliati, io non
mi sento sbagliato. Ed anche se forse lo sto capendo ora in questo
momento per la prima volta, mi sta bene lo stesso. È un sollievo perché
fin’ora ci ero stato male tanto da non mangiare più e non dormirci la
notte ma sai cosa penso? Che bisogna parlarne con le persone giuste e
nei momenti giusti, bisogna avere tempo per capire bene le cose e
accettarle. Perché tutto ha il suo tempo e sono sinceramente convinto
che chiunque non faccia male al prossimo, non è sbagliato in nessuna
particella che lo compone. Perché Dio non fa errori. È l’uomo a farne
quando sceglie una via che l’allontana dal Padre. Io vivo in Lui ed in
Lui ho fede e so che tutto quel che mi succede ha un senso, un perché e
poi andrà bene. Per questo so che anche l’essere venuto a vivere con
te, il nostro incontro… niente è casuale, qualcosa di buono ne deve
uscire per forza. Guarda Karim… guarda cosa ha tirato fuori in poco
tempo solo perché ho lasciato che le nostre vite si incrociassero
nonostante mi facesse paura. Non dico che sono stato io ad aiutarlo,
dico solo che attraverso noi Dio opera sulla Terra ma dobbiamo
permetterglielo. Noi uomini dobbiamo lasciarglielo fare, dobbiamo
essere tramite nelle sue mani, solo così le cose potranno sistemarsi
sempre e andare bene. Io lascio che faccia. Anche con te qualcosa di
buono ne uscirà, ne sono sicuro. E se sono gay va bene. Così sia.
Significa che va bene così, evidentemente. Che posso viverlo
serenamente. Che posso farcela. -
Non
si rese conto d’aver parlato tanto, aveva solo aperto un canale ed
aveva fatto fluire le parole al di fuori del suo controllo. Era la cosa
più strana che gli fosse mai capitata ma farlo fu bello, estremamente
bello, soprattutto liberatore perché accettare sé stessi era la cosa
più grande che si potesse fare e l’aveva appena capito.
Non
era il solo, comunque. Anche Cristiano ascoltandolo rapito non pensò
che parlasse troppo e troppo di Dio, pensò solo che in ogni caso, sia
che condividesse o meno il suo credo, era bello accettarsi così in quel
modo. Era bello farlo veramente e nel profondo e non solo pro forma.
Ricardo
in poco tempo aveva capito chi era veramente, affrontato sé stesso e
fatto dei conti molto dolorosi per il tipo che era, però aveva vinto ed
era tornato a galla. Guardarsi dentro e trovare il segreto più grande
di sé in quel modo non era facile per nessuno e nemmeno scontato. Si
poteva vivere una vita intera solo in superficie.
Lui
si sentiva così. Uno da superficie. Ma aveva, poi, un interiorità?
Quando
scriveva canzoni era così difficile che pensava fosse dovuto al fatto
che non aveva niente dentro.
Quando
faceva sesso con qualcuno era così facile dare il proprio corpo e
prendersi quello degli altri che pensava fosse incapace di prendersi
altro, qualcosa di più effimero e inconsistente ma profondo e
interiore.
Quando
conosceva qualcuno era così spontaneo guardare l’esterno e farsi
guardare allo stesso modo che pensava non ci fosse altro da guardare.
Ma
poi arrivava un ragazzo che sì riconosceva in lui un bel tipo capace di
risvegliare qualunque istinto latente -era cosciente di essere stato
lui a tirargli fuori il suo lato omosessuale- ma soprattutto capace di
vedergli dentro qualcosa di interessante che poteva valerne la pena.
Ripensò
alla canzone che l’aveva scosso così tanto. Era stato incredibile, il
momento più profondo, vero e sconvolgente della sua vita.
La
verità era che non si era nemmeno mai dato tanta pena lui stesso per
conoscersi meglio, per questo si era accettato in superficie ed era
andato avanti a quel modo.
Per
questo poi lentamente aveva sviluppato una sorta di fobia vera e
propria per i legami autentici ed i sentimenti. Perché pensava
potessero rovinare tutto ciò che era, che aveva e che lo circondava.
Così andava bene, no? Perché rischiare di ridicolizzarsi, di ferirsi da
soli, di dare modo agli altri di fare a brandelli parti di sé troppo
preziose o magari addirittura di finire per odiarsi e disprezzarsi nel
vedersi troppo debole, insulso e idiota?
Perché?
La
risposta gli si parò davanti e furono le sue labbra che catturavano le
proprie prima che potesse riprendersi da delle riflessioni che al
contrario di Riky non aveva saputo esprimere a voce.
Non
gli era importato, all’altro. Andava bene così, anche se era solo lui a
fare il primo passo.
Combaciare
le labbra con le sue fu facile, sembravano fatte apposta per quello.
Sembravano perfette così. Ed erano entrambe morbide e splendidamente
calde. Cristiano chiuse gli occhi e si abbandonò assecondandolo, gliele
aprì e si infilò per primo fra le sue trovando la lingua umida che
l’aspettava timidamente.
Era
di una delicatezza e dolcezza che non aveva mai visto in nessuno ed il
fatto che fosse un ragazzo non lo sconvolgeva tanto quanto il fatto che
lo notasse. Che notasse che era delicato e dolce.
Non
aveva mai fatto caso al modo di baciare od essere dei suoi passati e
svariati amanti.
Mai.
Ma
ora gli sembrava che lui fosse molte cose e che fossero tutte una più
deliziosa dell’altra.
Tutte.
Baciarsi
non fu difficile, lo fu fermarsi dopo. Fermarsi per Ricardo che avrebbe
lui stesso voluto andare oltre. Lo fu perché si rese conto di non aver
mai desiderato tanto fare qualcosa come in quel momento, lasciarsi
andare ai suoi tocchi sensuali che si erano infilati sotto la
maglietta, lasciarsi andare a quelle carezze così profonde e
comunicative, alla sua lingua che solleticava la propria stimolandolo
ad assaggiarlo sulla pelle del viso e del collo che ora carezzava da
solo perché era liscia e calda.
Fu
difficile però riuscì a fermare le sue mani che si insinuavano sotto la
cintura dei jeans, gliele prese insieme e le congiunse fra le loro
labbra che staccò stralunato. Entrambi ansimanti per il desiderio
acceso con una scintilla troppo forte per essere spenta tanto
facilmente, si fissarono increduli e smarriti.
-
Cosa diavolo… ? - Cristiano non capiva, non aveva mai voluto qualcuno
come in quel momento, cosa gli prendeva d’un tratto?
Ricardo
con sincero dispiacere che gareggiava solo col suo stesso desiderio,
rispose sentendosi meschino e ignobile:
-
Scusami ma quello che ho detto prima vale… non sarebbe per amore, non
ancora, non così. Sarebbe perché siamo trasportati da un’atmosfera
confidenziale che ci ha scossi, sarebbe perché io mi sono aperto e tu
ti stai guardando dentro. Sarebbe per molte cose ma non per amore. Io
non sono capace. Voglio provare quella gioia che ti dicevo prima. Se è
questa la strada ci arriveremo ma al momento giusto. Ti prego. -
Cristiano avrebbe voluto mandarlo a quel paese, insultarlo
pesantemente, cacciarlo di casa ed andare con un altro seduta stante,
ma non fece niente di tutto quello e imprecando frustrato nascose il
viso contro la sua spalla come se si accasciasse a lui senza forze. Non
poteva più mandarlo via.
Si
accorse di essere fregato in quel momento.
Il
livello che avrebbe raggiunto non poteva immaginarlo ma sapeva che si
sarebbe stupito lui stesso, incapace comunque di far altro che non
fosse assecondare tutto, si arrese a Ricardo sotto ogni fronte.
Non
lo disse, non ne era ancora capace, ma gli si stava completamente
consegnando a lui ed era una cosa talmente sorprendente e sconvolgente
da non avere eguali e precedenti.
Nessuno
ci avrebbe mai creduto, per questo non ne avrebbe parlato a nessuno.
Perché nessuno sapeva che cosa c’era nei suoi abissi né che ne avesse.
Forse
solo Iker qualcosa sapeva, ma non aveva mai trovato la chiave per
penetrarli ed esplorarli ed ormai aveva trovato Sergio capace di farsi
esplorare anche fin troppo facilmente da lui.
-
Perdonami, Cris… puoi? - Ovvio che non poteva ma non poteva nemmeno
mandarlo via, quindi pur di averlo ancora con sé accettò anche quello.
Qualcosa di inaudito.
-
Ma sbrigati che altrimenti divento matto… - Ricardo non aveva idea di
cosa intendesse e quanto vera fosse quell’affermazione, ma soprattutto
non sapeva che la sua pazienza era super limitata.
Però
nel sorridere sollevato e contento e nell’abbracciarlo entusiasta e di
slancio tolse il respiro a Cris che rimase a farsi coccolare in quel
modo sentito e spontaneo che nessuno aveva mai osato.
Non
sapeva chi era, non l’aveva ancora capito con certezza, ma chiunque
egli fosse non stentava più tanto a credere che fosse veramente mandato
da qualcuno di molto in alto.
Quello
fu il primo passo verso una fede che non aveva mai avuto.
Ricardo
riuscì a dormire nella sua camera anche se la volontà di Cristiano si
era quasi imposta.
Era
un tipo che si adattava in fretta a tutte le situazioni pur
mantenendosi rispettoso e sapendo stare al proprio posto, quindi quando
al mattino suonò la sua sveglia si alzò e si vesti prima di qualunque
altra cosa preparandosi di fino in dieci minuti totali.
Non
era uno che perdeva molto tempo al mattino, si vestiva con ciò che gli
veniva sotto mano senza per questo essere trascurato, mentre per i
capelli che comunque erano mossi, avendo un taglio semplice li lasciava
più che altro a sé stessi senza troppo preoccuparsene.
Scese
in cucina e si mise a fare la colazione per due come se fosse una
moglie premurosa, non ci pensava minimamente, gli veniva spontaneo.
Anche quando aveva dovuto occuparsi di Karim. Al suo proposito si
chiese se avesse dovuto andare da lui o se quella mattina ci avrebbe
pensato José…
Anche
quel giorno avevano delle riprese per il video, poi in teoria sarebbero
dovute concludersi.
Avendo
fatto quelle degli interni toccavano solo quelle degli esterni che
avrebbero girato ai limiti del deserto, su delle rocce particolarmente
famose del luogo.
Secondo
l’agenda che gli aveva dato il manager avrebbe dovuto andare da Karim
ma sapendo che quella notte poteva essere stata tanto positiva quanto
negativa, niente era certo. Se era andata bene poteva non servire il
suo aiuto, se era andata male invece serviva di certo.
Guardò
l’ora, in realtà era in largo anticipo, avevano molto tempo prima
dell’appuntamento, non si capacitava del motivo per cui Cristiano
avesse messo la sveglia così presto ma non aveva indagato. Il giorno
prima si era perso a parlare con Karim e non ci aveva fatto caso dei
meccanismi mattutini del compagno, però quella volta avrebbe potuto
soddisfare la sua curiosità.
Sperando
di non disturbare, compose il numero di José. Teoricamente se dormiva
non rispondeva e se invece doveva lavorare era giù sveglio.
Dopo
qualche squillo rispose la sua voce roca e seccata, quindi Ricardo ci
mise un istante a capire che non era stata una grande idea.
-
Scusa, dormivi? - Fece mortificato.
-
No! - Fu la risposta secca e brusca dell’uomo dall’altra parte del
telefono. Ricardo arrossì, da quando aveva cominciato a stare con loro
era diventato molto meno ingenuo di prima e capiva al volo certe cose.
-
Scusa. - Fece coprendosi il viso come se José potesse vederlo anche a
distanza.
-
Cosa vuoi? - Brontolò sbrigativo.
-
Chi è? - La voce roca e altrettanto scocciata di Karim si sentì
direttamente sul ricevitore, quindi a Ricardo fu cristallino in cosa li
aveva interrotti.
-
Scusate, non volevo ma dovevo sapere se devo venire per Karim o no. So
che per l’agenda dovrei ma non ero sicuro perché… - Cominciò ad
impappinarsi e quando Josè si mise a brontolare, Karim si mise a ridere
e prendendogli il telefono di mano parlò al suo posto salutandolo con
una certa allegria che non gli aveva praticamente mai sentito:
-
Ehi Riky! Come te la passi con quella pornostar? Sei ancora vergine? -
Domanda apparentemente idiota e piena di umorismo, peccato che solo
Ricardo sapesse quanto seria e fondata fosse.
-
Tutto bene. Tutto a posto. Ancora. - Aggiunse alla fine rigido come un
manichino. Detestava parlare di quelle cose ma non aveva molta scelta,
se gli facevano una domanda come minimo doveva rispondere, era
cortesia.
-
Bene! Resisti e tieni strette le gambe! - Fece volgare e diretto ma
nemmeno troppo per i suoi soliti canoni. Ricardo tossì e per poco non
si soffocò con la sua stessa saliva.
-
Cosa diavolo vuoi sapere? - Tornò ad inserirsi José riprendendosi il
cellulare.
-
Se devo venire o no! - Rispose al limite dell’isterismo. Era una
conversazione molto difficile, per lui, specie se ad ascoltarla c’era
José!
-
No, non serve, mi occupo io di lui! Ci vediamo sul set del video! -
Disse sbrigativo il manager stufo di essere ancora al telefono
evidentemente sul più bello.
-
Ok, scusate davvero, dovevo saperlo perché altrimenti sarei venuto! -
Non ascoltò oltre e non sentì nemmeno il saluto di Karim che diceva che
venire era sempre una buona cosa, José aveva già messo giù la
comunicazione.
Dopo
qualche istante Ricardo fece un respiro di sollievo e strofinandosi il
viso arrossito attese di calmarsi, ci mise poco comunque perché nel
realizzare che Karim e José avevano risolto, si sentì subito meglio.
Sicuramente
ora le cose fra loro sarebbero andate meglio. Decisamente meglio.
Diretto
al settimo cielo, salì di corsa le scale e con ancora un sorriso
larghissimo sulle labbra svegliò Cristiano aprendo solo la luce
dell’abat-jour poiché si ricordava che la finestra gli aveva dato
fastidio.
-
Cris? Sono le otto come hai detto, l’appuntamento l’abbiamo alle
undici… - Tre ore era troppo per chiunque ma se lui aveva detto
quell’ora, quell’ora la rispettava.
Ci
voleva mezz’ora per arrivare sul posto, in due ore e mezza cosa doveva
fare?
Un
mugolio si levò dal ragazzo addormentato che arricciò appena il naso
con fare infantile. Ricardo ridacchiò ancora di estremo buon umore,
quindi sedendosi nel letto con lui gli scostò le lenzuola senza la
minima malizia.
-
Criiiis? - Chiamò piano allungando sulla i divertito.
Un
altro mugolio in risposta, Ricardo si chinò ancora per farsi sentire
meglio.
-
Cris, guarda che se vuoi dormire un’altra oretta puoi, siamo molto in
anticipo, di tempo ne hai… - Quando disse questo Cristiano sembrò
svegliarsi e sospirando lo circondò con braccia e gambe tirandolo giù
steso con sé.
L’aveva
fatto di nuovo ma questa volta invece di coprirsi l’aveva preso come un
koala stringendoselo contro tipo peluche.
Ricardo
ci mise un istante per capire cosa stesse facendo, poi realizzando che
lo stava solo abbracciando come un bambino capriccioso col suo gioco
preferito, sorrise divertito lasciandolo fare. Dopotutto era davvero
bello stare così abbracciati insieme senza alcuna malizia o doppio
senso.
Rilassandosi
non controllò le proprie mani di cui una era stretta a pugno fra loro
due e l’altra sulla schiena che l’accarezzava. Non aveva pensato di
farlo, gli era solo venuto. Del resto quello dormiva in boxer ed il suo
corpo era meglio di quello di un modello od uno sportivo!
-
Mmm… - A farglielo accorgere arrivò il mugolio particolarmente
strascicato di Cristiano e capendo che era una reazione ad un piacere
che gli stava provocando lui, capì dove era finita la sua mano.
Nella
zona lombare.
La
pericolosa zona lombare.
La
sua vita era stretta e si sentivano sotto il tatto tutte le linee
muscolari perfettamente delineate, era un invito per un artista che
scolpiva statue come quelle del David di Michelangelo.
Era
ipnotico solo toccandolo e le dita erano talmente delicate da stimolare
qualunque eccitazione latente, figurarsi poi se si parlava di uno che
non faticava ad averne. Specie al mattino.
-
Ho chiamato José, ha detto che non devo occuparmi di Karim e che ci
vediamo là. - disse Ricardo per distrarsi e cercare di tornare in sé.
Non è che funzionasse bene, Cristiano probabilmente nemmeno l’ascoltava
da come se lo stringeva ancora premendogli il capo contro il petto
nudo. - Ho anche fatto la colazione ma se vuoi dormire ancora posso
svegliarti fra un’ora, c’è tutto il tempo. L’appuntamento è alle undici
sul set del deserto. - Un altro mugolio in risposta che pareva non
avesse veramente senso. - Mi stai ascoltando? - La risposta del
cantante fu immediata.
-
No. -
-
Però hai sentito la mia domanda! - Fece speranzoso che lo stesse solo
prendendo in giro.
-
Se non la pianti di carezzarmi in questo modo non capirò mai un cazzo.
- Disse finalmente decidendosi a parlare. La voce roca e impastata dal
piacere di quel risveglio così dolce e delicato.
Ricardo
fermò istintivamente la mano pentendosene subito tanto quanto Cristiano
che in risposta cominciò ad accarezzarlo lui con languore decisamente
poco casto sulla schiena, insinuandosi sotto la maglietta.
-
Quindi è andata bene fra Karim e José! - Esclamò poi realizzando cosa
aveva detto prima.
-
Allora mi ascoltavi! - Fece Ricardo di slancio tirando su il capo per
guardarlo. Rimanendo sempre stretto fra le sue braccia non poté
staccarsi molto e da così vicino rimase incantato. Più lo guardava e
più si rendeva conto di quanto gli piacesse, proprio come negli shojo
manga.
-
Vagamente! - Rispose Cristiano senza smettere di sfiorarlo in modo
decisamente pericoloso. Ora era lui alla cintura dei suoi jeans ed era
fortunato che per slacciarglieli avrebbe dovuto mollare la presa perché
assolutamente non intenzionato a lasciarlo andare non lo fece rimanendo
sempre sul suo fondoschiena però sopra la stoffa fastidiosa dei vestiti.
Voleva
spogliarlo e schiacciarselo addosso, ma in quel modo era destinato ad
accontentarsi!
-
Comunque sì, sembra abbiano risolto. Credo di averli interrotti… c’era
Karim ed erano chiaramente nel letto… - In realtà non poteva sapere in
che zona fossero della loro casa, ma era ovvio che non avevano passato
la notte svegli, visto le voci particolarmente roche. E comunque non
avevano fatto molto mistero di quel che stavano facendo. Arrossendo nel
dirlo ritornò al rifugio sicuro nascondendosi nel suo petto più che
confortevole.
Cristiano
sorrise malizioso e mentre una mano rimaneva sotto, l’altra salì sulla
sua nuca immergendosi fra i suoi capelli arruffati per colpa sua.
-
Anche noi siamo nel letto e se qualcuno chiamasse verremmo interrotti!
- Disse provocante.
-
Ma noi non stiamo facendo quello che facevano loro… - Mormorò contro la
sua pelle facendolo rabbrividire.
-
Come fai a saperlo? -
-
Noi ci stiamo solo coccolando, loro sembrava stessero proprio… - Ma non
riuscì a dirlo e a tanto candore Cristiano si eccitò ulteriormente,
aveva un debole per quelli così, peccato che l’avesse scoperto solo in
quel momento!
-
Se vuoi rimedio subito! - Non indagò ulteriormente su come avesse
capito che Karim e José stavano facendo sesso, decise di concederglielo
solo perché li conosceva e sicuramente aveva ragione.
Ricardo
scosse il capo così forte che ottenne un’altra reazione consistente in
Cristiano che trattenendo il fiato gli fece capire quanto fosse il caso
di staccarsi e lasciarlo.
-
Se non vuoi dormire ancora un po’ lasciami andare che non è il caso di
andare oltre. - Cristiano ne aveva da ridire ma si limitò ad aprire le
braccia seppure a malincuore.
Appena
lo fece Ricardo sgusciò via nonostante il piacevole momento creatosi in
quel modo tanto singolare.
-
Solo perché prima mi piace lavarmi e farmi la doccia. Altrimenti non ti
avrei mai mollato, sappilo! -
Questo
parve tanto di scusa, come per non dirgli che in realtà aveva rispetto
per lui e le sue lunghe attese.
Ricardo
la prese così e sorridendo con allegria ritrovata gli fece l’occhiolino
in segno che aveva capito e che non avrebbe scoperto le carte
nonostante fosse già tutto chiaro ad entrambi.
Cristiano
ci stava cascando con tutte le scarpe e per accorgersene Ricardo doveva
essere piuttosto evidente.
Dopo
la colazione, sempre rigorosamente in boxer per Cris, questi impiegò
un’ora di numero nel suo enorme stanza armadio a scegliere i vestiti,
poi un’altra ora in bagno fra doccia, barba e capelli. Mezz’ora poi per
gli accessori vari come scarpe, cintura, profumo ed altro. Alla fine
Ricardo non poteva crederci che avesse davvero occupato due ore e mezza
solo per prepararsi, era una cosa anomala che andava fuori da ogni
immaginazione più fervida.
-
Se me lo avessero detto non ci credevo! - Disse salendo finalmente in
auto.
-
Che sono così lungo a prepararmi? - Ricardo annuì ancora sotto shock. -
Ma hai visto tutti i vestiti, gli accessori ed i profumi che ho? -
Anche gli occhiali da sole e il borsello, se era per quello, era stato
tanto a scegliere. Per non dire gli orologi! Ne aveva a bizzeffe!
-
Sì ma è comunque incredibile! Nemmeno una donna starebbe tanto! - La
risata divertita di Cristiano l’accompagnò per buona parte del viaggio,
fra un sacco di altre battute sempre sue e risposte pronte e
all’altezza. Solo allora Ricardo si accorse di quanto divertente e
spassoso fosse ma non se ne sorprese molto dopo le dolci coccole di
quella mattina. Ormai poteva dire di essere pronto a tutto, per quel
che lo riguardava.