CAPITOLO
XXII:
LA
PASSIONE
-
Mi metti un po’ di crema? - Chiese Cristiano affacciandosi alla cucina
dove Ricardo stava trafficando fra i fornelli per la cena.
Il
ragazzo annuì guardandolo dapprima distratto poi si fece più attento
pentendosi amaramente della sua risposta precipitosa.
Indossava
solo dei boxer neri in microfibra e stretti. Nudo sarebbe stata la
stessa cosa, dedusse con una punta di riserva, poi si ricredette… non
ne era proprio certo…
-
Andiamo in camera così mi stendo, davanti me la sono già messo ma
dietro non arrivo… - Era chiaro perché glielo chiedesse, il sole di
quel giorno, sebbene la sua pelle fosse di carnagione scura e si
abbronzasse facilmente, era ugualmente arrossata ed aveva bisogno del
doposole per evitare di riempirsi di bolle.
Ricardo
lo seguì silenzioso in camera, non si spiegava come mai si finiva
sempre in qualche situazione ai limiti della decenza. A volte aveva
l’impressione che lo torturasse di proposito ma non poteva insinuare
tali cattiverie su di lui, non era nella sua natura.
Quando
furono in camera, Cris si stese nel letto e porgendogli la boccetta
della crema si mise comodo incrociando le braccia sotto il mento.
Ricardo si sedette esitante nel letto e guardando la sua ampia schiena
muscolosa ora dolcemente rilassata, notò la pelle arrossata meglio di
prima, questo lo fece decidere per sbrigarsi e versandogli della crema
lo sentì sussultare come se stesse fremendo. Il ragazzo arrossì
pensando a cosa era sembrato ma decise di sbrigarsi e cominciando a
spalmare realizzò quanto caldo fosse:
-
Sei bollente! - Il suo era un commento innocente riferito al sole preso
quel giorno sul set del video, il modo in cui lo colse Cristiano fu
tutt’altro che innocente e ridacchiando malizioso commentò divertito:
-
Sono certo che anche tu potresti sorprendermi! - Ma non capì di preciso
il senso delle sue parole, quindi preferì evitare ogni altro commento
onde evitare pericoli futuri.
Le
mani scivolarono fin troppo facilmente sulla sua schiena e reputandola
tonica oltre che calda cominciò a fissargli inevitabilmente il sedere
che seppure rilassato risultava alquanto piacente. Non c’erano dubbi
che fosse proprio gay, ormai, e gli ormoni prima o poi l’avrebbero
ucciso, però doveva fare qualcosa per mantenere tutto su un livello
normale o sarebbe finito per toccarlo anche in posti che non avrebbe
voluto. O dovuto.
-
Sei… sei stato con Iker, in passato? - Chiese a bruciapelo come se
fosse la cosa più normale da chiedere e l’argomento di disquisizione
fosse quello.
Cristiano
ci mise un attimo a capire di che parlasse e capendo che era solo
enormemente imbarazzato, rispose evasivo per non spezzare
quell’atmosfera calda che si era instaurata fra loro:
-
Sì ma niente di serio. Siamo rimasti amici. - Più chiuso di così
sull’argomento non sarebbe potuto essere e Ricardo capì solo che era
contata molto più di quel che entrambi non erano disposti ad ammettere,
volendo però capire quanto allungò di proposito il massaggio
versandogli altra crema, con calma avrebbe potuto tirargli fuori tutto
quello che voleva e improvvisamente era importantissimo venire a capo
di quel passato.
-
Ops, ne ho messa troppa… - Era vero e non l’aveva fatto apposta, ci
avrebbe messo un po’ a fargliela assorbire tutta, nel frattempo
Cristiano ghignò pensando di averlo nelle sue mani. Non si rendeva
conto che in realtà era proprio l’opposto.
-
Sei sicuro che non fosse niente di serio? - Lo chiese sembrando un
fidanzato che si stava assicurando sulle esperienze passate del proprio
compagno, Cris lo vide così e non si infastidì ritenendolo estremamente
carino, quindi si tirò su sui gomiti inarcando la schiena che si riempì
di tante piccole linee muscolari estremamente attraenti agli occhi del
ragazzo alle prese coi famosi ormoni. L’idea di parlare era buona ma
non di farlo mentre gli spalmava la crema sulla schiena. A lui
piacevano le schiene delle persone e quella di Cris in modo
particolare. Sarebbe stato ore a guardargliela, a toccargliela,
esplorargliela delicato… e delicate furono poi le sue dita sulle
scapole, sulla spina dorsale, a pasticciare un po’ con la crema in
eccesso che non voleva saperne di assorbirsi…
-
Sì che ne sono sicuro… era lui innamorato e vedendo che non lo ero
anche io mi ha piantato decidendo di lasciare tutto su un piano
normale. Ora sta con Sergio, è andato avanti e sta decisamente meglio.
- Quello Ricardo non lo sapeva e si sentì quasi sollevato in una
piccola parte di sé nel saperlo.
- E
perché non ti sei innamorato di lui? È una persona così piacevole, un
bel ragazzo… - Voleva saperne di più o esserne solo più sicuro lui
stesso?
Cristiano
la prese come un atto di gelosia e se ne beò trovandosi al centro delle
sue attenzioni tanto fisiche quanto interiori.
-
Non lo so, non ero maturo, forse. - Ma non si spiegò tutta quella
sincerità. Non se lo spiegava mai, perché in realtà riusciva ad essere
sé stesso e sincero solo con lui e mai con altri. Lo stava sconvolgendo
non poco e le mani di Ricardo scivolarono sui fianchi muovendosi
spontaneamente languide su e giù fino ad insinuarsi in quel piccolo
spazio che c’era fra i pettorali ed il letto poiché era ancora
appoggiato sui gomiti.
Cristiano
sospese il respiro e Ricardo si morse il labbro mentre il bollore
friggeva il proprio viso. Si rendeva conto di quel che faceva ma non
riusciva a smettere, la sua pelle liscia e morbida l’aveva ipnotizzato,
scivolosa per la crema che non si assorbiva e profumata per la stessa
che sapeva di mandorle.
Era
chino su di lui in quella specie di abbraccio dove l’unico contatto che
avveniva era solo con le mani che ora erano sul davanti, ma da quella
posizione c’era da chiedersi quando si sarebbe deciso a sedersi a
cavalcioni su di lui e a stendersi sopra.
Con
le dita giunse ai capezzoli e dopo aver passato tutta la superficie a
sua disposizione si soffermò su di essi. Gli stava solo spalmando la
crema, si diceva. Non faceva niente altro. Però il mentire a sé stesso
non la trovò di alcuna utilità e quando Cristiano si girò a pancia in
su, rivelò quanto quel massaggio delicato l’aveva eccitato.
Ricardo
non poté che fissare il suo inguine fasciato da quei boxer stretti e
notare tutta la lunghezza delle sue parti intime ora bellamente in
rilievo ed in risposta invece di staccarsi e fuggire come logicamente
voleva fare, l’istinto basico ebbe la meglio e proseguì a spalmargli la
crema che gli imbrattava ancora le mani sull’addome ora a completa
disposizione.
L’aveva
scolpito come quello di uno sportivo ed anche se ora era rilassato lo
sentiva solido e muscoloso quanto la schiena. Fu un effetto devastante
specie perché dopo essersi scoperto consapevolmente gay non aveva avuto
veri e propri contatti pieni e completi coi corpi maschili, qualcosa
con Karim ma niente del genere ad ogni modo.
E
lì trovò tutte le conferme che gli servivano.
Più
gay di così si moriva ma soprattutto più perso per Cris non poteva.
Continuò
succhiandosi il labbro evitando con impegno di guardare l’espressione
lussuriosa di Cristiano, quella luce brillante sul suo sguardo sicuro e
malizioso, quell’inclinazione crudele delle sue labbra che sembravano
esprimere tutto il suo sadismo.
Era
la soddisfazione fatta persona, senza fare niente se l’era preso a
piacimento.
Ricardo
non poteva più smettere perché il suo corpo si stava dimostrando
oltremodo piacevole da toccare e capendo che ci sarebbero state altre
cose da esplorare che gli sarebbero piaciute altrettanto, si fermò
sulle anche, ai limiti dell’elastico dei boxer.
Si
morse e rimase sospeso. Cosa doveva fare a quel punto?
La
crema era ampiamente assorbita ma era così bello carezzarlo, sentire
quanto forte fosse sotto le dita, quanto caldo, quando MASCHILE.
Non
era più un problema sentirsi gay fino in fondo all’anima, lo era il
farlo, forse.
Agire
di sua iniziativa e volontà e come si doveva, andando oltre almeno di
un po’ a delle blande carezze. Non poteva sempre aspettare che gli
altri gli facessero quello che volevano. Fin’ora era sempre stato così,
gli era piaciuto e sebbene li avesse fermati in tempo aveva quasi
sperato che non l’accontentassero e che anzi proseguissero.
Ora
era lì e poteva fare quello che voleva perché Cris manteneva le mani
intrecciate dietro alla nuca e non si sarebbe mosso, lo stava
provocando a fare quello che desiderava, lo stava sfidando, lo stava
chiamando. Decise quando finalmente guardò il suo viso voglioso e
provocante che se lo mangiava con gli occhi. Era molto comunicativo.
Era
eccitante, oltre che eccitato.
Fu
così che finalmente si decise. Gli prese con due dita l’elastico dei
boxer tirandoglieli giù il necessario per scoprirlo, quando alzò il
bacino capì che voleva glieli togliesse del tutto e così fece
sfilandoglieli completamente.
Ormai
respirava di rado e le labbra erano talmente gonfie da fargli male a
causa di quanto se l’era morse e succhiate. Era imbarazzato e rosso in
viso ma incapace di smettere, come se una volontà superiore lo
obbligasse ad andare avanti, come se fosse posseduto da qualcosa di più
forte di qualunque altra.
Il
desiderio di quel ragazzo steso davanti a sé alla sua completa mercede,
totalmente nudo, rilassato e con un corpo da favola.
Non
gli diceva niente, non gli dava indicazioni di alcun tipo e Ricardo non
riusciva nemmeno vagamente ad attivare la mente per parlare e
sciogliere la tensione. Era ormai impossibile ed una volta che l’ebbe
lì tutto per sé, finalmente vinse la lotta con sé stesso e la propria
timidezza e gli prese l’erezione già in abbondante sviluppo e gliela
massaggiò. Inizialmente fu impacciato ma nel prendere confidenza e
nello scoprire tutte le varie sensazioni fisiche che ne derivavano, si
eccitò a sua volta nonostante lo stesse solo toccando.
Si
sentì scaldare nelle proprie zone basse e quando la voce di Cris si
levò fra i sospiri sommessi e vide di nuovo il suo viso abbandonato al
piacere, la testa gettata all’indietro, le braccia allargate di lato
sul letto prese al lenzuolo, gli occhi chiusi e le labbra aperte,
Ricardo non resistette e piegandosi deviò all’ultimo sul viso piuttosto
che sull’inguine come per un momento aveva creduto di finire per fare.
Quando invece che della sua erezione si prese la sua bocca e gliela
succhiò, Cristiano tirò fuori la lingua dandogli anch’essa. Ricardo non
si fece pregare e gli riservò lo stesso trattamento del suo labbro
inferiore. Il gemito più forte degli altri arrivò quasi soffocato
contro quello che non era ancora un bacio e Ricardo capì che Cristiano
aveva raggiunto l’orgasmo immediatamente e di colpo si fermò senza però
lasciargli l’erezione che ormai eccitata pulsava sotto le sue dita.
L’aveva
solo subito, prima d’ora, mai fatto. Non sapeva cosa provava chi lo
faceva, come si sentiva nel sapere d’aver regalato un tale piacere così
forte e vivido a qualcuno ma ora sì. Ora lo capiva e gli piaceva.
Rimasero
qualche secondo fermi in quella posizione, la mano di Riky sul suo
inguine e lui chino sull’altro a pochi millimetri dalle sue labbra
aperte ed ansanti, quindi senza chiudere accennò ad un sorrisino
soddisfatto che accaldò il ragazzo ammaliato da lui, dal suo viso e dai
suoi occhi.
Avvampò
di nuovo e solo allora, quando vide la confusione cominciare a
ricrescere in lui, la mano di Cris finalmente si mosse immergendosi fra
i suoi capelli. Con sicurezza e tranquillità se lo premette contro il
collo e gli nascose il viso in quello che sapeva essere il suo rifugio
preferito. Lì Ricardo vi rimase volentieri accoccolato e raccolto.
Lasciatolo si appoggiò con entrambe le mani sul suo petto e trovando
conforto gli parve di riuscire a sopravvivere all’imbarazzo di ciò che
aveva fatto e che aveva appena realizzato.
-
Va tutto bene… - Mormorò Cris in una versione di sé praticamente
inedita. Non si era mai trovato a dire una cosa simile dopo un orgasmo
ma non ne aveva nemmeno mai vissuto uno talmente delicato e desiderato
al contempo. Era stato strano anche per lui e quando si ritrovò ad
accarezzarlo anche con l’altra mano infilata sotto la sua maglietta, le
scosse elettriche che attraversarono entrambi fecero capire che se non
si fossero staccati ora sarebbero andati oltre e sapevano quanto
Ricardo non lo volesse nonostante lo desiderasse.
Cristiano
si rese conto per la prima volta di voler rispettare la volontà di
qualcuno e profondamente scosso da questo poiché non gli era mai
successo di andare contro la propria per accontentare quella di qualcun
altro, gli baciò l’orecchio delicatamente. Non si riconosceva, era
completamente un altro, era come rinascere giorno dopo giorno, in sua
compagnia.
Non
sapeva cos’aveva quel ragazzo di diverso dagli altri, ma riusciva dove
tutti avevano fallito.
Lo
stava modellando con dolcezza fino a tirargli fuori tutti i suoi lati
nascosti. Non lo stava cambiando, lo stava solo scoprendo e lui si
stava lasciando scoprire come se fosse normale.
-
Piccolo… se non ti alzi ora non rispondo più di me… - Mormorò
all’orecchio con voce roca e carica di desiderio. Ricardo ne rimase
ulteriormente scosso e tirandosi su a malincuore poiché trovava
tremendamente bello quel rifugio fra le sue braccia, l’osservò con
espressione smarrita. Era stato bello, a modo suo. Diverso dal provare
l’orgasmo lui stesso, ma bello comunque perché aveva dato un piacere
intenso alla persona che gli interessava ed era stato appagante
ugualmente.
-
Se non vuoi che ricambi… - Fece allusivo con un sorrisino dei suoi
scivolando con la mano sul suo fianco, era ancora steso e l’altro
seduto accanto, Ricardo capì e arrossì di nuovo. Era combattuto
dall’accettare ma sapeva che poi non sarebbero riusciti a fermarsi e
non era sicuro nemmeno che quello che facevano così, senza andare fino
in fondo, andasse proprio bene…
-
No, meglio di no… mi conosco… poi avrei mille pensieri che… - Non
voleva essere indelicato e dire rimorsi, sapeva che non era bello dire
una cosa simile, però Cristiano che lo conosceva non se ne stupì ed
anzi convenne.
Fu
lui infatti a tirarsi su a sedere e a posargli un dolce bacio sulle
labbra. Niente di approfondito. Qualcosa che stordì comunque Ricardo
che riuscì anche ad irrigidirsi nel notare i resti del suo orgasmo sul
basso addome scolpito.
Trattenendo
il respiro si girò di scatto dall’altra parte e lo lasciò ripulirsi fra
le risa consapevoli dell’altro.
Sarebbe
stata una convivenza davvero dura.
Quando
scese lo trovò seduto al pianoforte che guardava pensieroso i tasti.
Arrivatogli
dietro mantenne le mani rigorosamente in tasca sapendo che il minimo
tocco sarebbe potuto essere deleterio fra loro.
-
Vuoi imparare? - Chiese neutro. Ricardo si riscosse e si girò a
guardarlo senza alzarsi.
-
Mi piacerebbe… - Cris allora sorrise come se sapesse la sua risposta e
sedendosi accanto cominciò a spiegargli le note ed il pianoforte come
se fosse un vero maestro. Ricardo rimase ad ascoltarlo assorbito dalla
sua pazienza e dalla bravura con cui gli spiegava le basi di quello
strumento, sembrava tutt’altra persona e fu spontanea la sua domanda
rapita:
-
Da quando hai cominciato ad addentrarti nel mondo della musica? -
-
Ero piccolissimo. Coi giochi che mi regalavano i miei. Sono il più
piccolo di tre sorelle e mi hanno sempre viziato regalandomi tutto
quello che volevo. Quando ho scoperto che certi affari emettevano suoni
è stata la fine. Non ho più smesso, mi ci sono attaccato volendone
sempre di più. Mi hanno mandato a lezione di pianoforte appena ho avuto
la capacità di capire qualcosa e di canto prima ancora di saper
leggere. Avevo nelle mie sorelle delle validi sostenitrici ma ben
presto la mia passione si è concentrata unicamente sul canto. -
Ricardo
sarebbe stato ore ad ascoltarlo parlare di sé, trovava che fosse
sconvolgentemente sé stesso ed era bello quando era così.
-
Qual è stata la prima canzone che hai imparato a suonare e cantare
insieme? -
Cristiano
ci pensò scavando nella memoria e quando se lo ricordò fece
un’espressione divertita…
- I
miei erano degli appassionati degli U2, sono cresciuto a pane ed U2 in
pratica. Così sarà strano ma la prima che ho imparato a cantare e
suonare insieme all’età di dieci anni -prima strimpellavo e stonavo- è
One. -
Ricardo
che l’unica musica che conosceva era quella di chiesa ed ora quella del
gruppo di Cris, chiese se gliela cantava e nel giro di pochi istanti le
note romantiche e dolci di One si levarono dallo strumento davanti cui
erano seduti e poco dopo la sua voce calda e sensuale di natura
l’accompagnò.
Si
stupì nel sentirlo così dolce e delicato, la bellezza di quella canzone
unita alla sua voce che amava profondamente lo sbalzò fuori in un’altra
dimensione dove sarebbe rimasto ore ad ascoltarlo e non si rese conto
di star guardando il suo profilo regolare nonostante gli fosse seduto
vicinissimo.
Quando
finì Ricardo capì cosa gli fosse mancato fino a quel momento, qualcosa
che aveva trovato nel conoscere Cristiano.
La
passione.
Passione
verso qualcosa di piacevole, passione verso l’arte, passione fisica,
passione carnale, passione sentimentale, passione di pensieri ed
azioni. Passione verso ogni cosa.
Passione.
Cristiano
si girò per chiedergli se gli fosse piaciuta ma non servì poiché dai
suoi occhi lucidi capì che l’aveva semplicemente adorata.
-
Mi pare ti sia piaciuta… - Mormorò infatti sorridendo compiaciuto.
-
Da morire. È meravigliosa ma tu sei bravissimo… la tua voce è… - Non
trovò una definizione e non ne ebbe nemmeno bisogno perché Cristiano
contento di quel complimento sincero che gli sembrava quello che
contava sopra quello di tutti gli altri, lo ringraziò con un bacio
lieve sulle labbra.
Non
era niente di programmato e nemmeno realizzato, solo a guardarli
dall’esterno li si vedeva per quel che erano… due che si stavano
lentamente innamorando. Conoscendo, scoprendo ed innamorando e che
vivevano quell’incantesimo come due persone normali nonostante fossero
pieni di particolarità e di punti opposti fra di loro.
Semplicemente
erano incapaci di non lasciarsi andare.
La
cosa veramente strana era che fino a quel momento avevano vissuto
entrambi col freno a mano tirato in un modo o nell’altro.
La
sera rimasero ad ascoltare canzoni tutto il tempo, Cristiano ad
istruirlo sulla musica e Ricardo ad assorbire qualunque cosa sentisse,
nel pieno dell’innamoramento per quel nuovo mondo fatto di note,
melodie, armonie, ritmi e vocalità.
Addormentatosi
nel divano verso la mezzanotte, Cristiano chiuse lo stereo e si mise a
creare lui una canzone pieno di sensazioni nuove nate in quei giorni
con Ricardo.
Suonò
senza staccargli gli occhi di dosso e si lasciò andare a dei sentimenti
mutati in musica che in vita sua non aveva mai provato.
Solitamente
lui scriveva le parole con Iker, raramente da solo e con molta
difficoltà, spesso era Iker da solo a farli, poi sempre lui con Sergio
componevano le musiche. Quella notte non solo compose la sua prima
canzone vera e propria completamente da solo, ma scrisse anche un testo
senza impiegarci settimane come faceva di solito quando ci provava.
Il
testo parlava della sensazione che provava in quei giorni in relazione
a Ricardo e la musica fu quanto mai delicata e dolce, una ballata
romantica ed estremamente calda che avrebbe sorpreso tutti quelli che
l’avrebbero ascoltata il giorno successivo e quelli a venire.