CAPITOLO
XXV:
POI
SI INSINUO’ L’INVIDIA
La
canzone scelta, trattandosi di balli che sconfinavano nell’acrobatico e
nell’hip hop, fu Sweap di Snopp Dogg e David Guetta. Non proprio hip
hop o R&B ma comunque molto movimentato e molto ballabile.
Cristiano
e Sergio, i principali ballerini nonché sfidanti, erano molto completi
in quel senso ed anche se non erano acrobatici come Karim, se la
cavavano egregiamente negli altri generi di ballo, specie
contemporaneo, moderno ed hip hop. Nel chiamare Karim avevano dovuto
spostarsi su quello stile di ballo altrimenti non si sarebbe mai
scomodato e comunque era lì con una faccia da funerale.
Fabio,
invece, era felice come una pasqua e sembrava alquanto contento di
quella sfida a quattro.
Quando
la musica partì, la pista era libera e tutti i presenti la circondavano
incuriositi ed esaltati. Nelle loro feste quel genere di spettacoli era
praticamente all’ordine e non deludevano mai.
Il
primo a cominciare fu Sergio. Il ragazzo naturalmente si muoveva con un
gran bel ritmo facendo fare al suo corpo delle curve invidiabili,
stesso discorso per Cristiano il quale non differiva molto, in realtà.
Per questo si sfidavano sempre, perché erano troppo sullo stesso
livello e la voglia invece di prevalere l’uno sull’altro li portava lì
e sempre lì. Ma con dei compagni accanto la storia poteva cambiare.
Cristiano
fece vedere la sua in poco sfoderando delle mosse e dei movimenti
sinuosi e veloci che incantarono tutti ma soprattutto Ricardo.
Quando
fu il turno di Karim, José non si perse un solo passo. Se di passi si
poteva parlare, dal momento che le sue acrobazie impressionanti lo
portarono più a terra che altro. Il pavimento fu praticamente il suo
regno e riuscendo a fare più cose a testa in giù che sui piedi, gli
applausi non si sprecarono. Fabio non riuscì a fare di meglio seppure
fece gran bella figura. Somigliava molto a Cristiano, come modo di
ballare, ma il suo atletismo lo portò a fare qualche salto niente male
che alzò il livello portandolo molto vicino a quello di Karim.
Quando
il DJ ed animatore della festa li incitò a fare due ultimi ingressi in
coppia, Sergio invitò Cristiano e Fabio a farlo per primi e senza
farselo ripetere i due si buttarono senza doversi mettere d’accordo.
Era come se lo facessero dalla nascita, in perfetta simbiosi crearono
delle figure in alternanza e ad incastro che parvero quasi di gomma, ad
un certo punto, e come se non fosse un cantante ma un ballerino
professionista, Cristiano si prese Fabio e se l’attorcigliò intorno
dando dimostrazione oltre che di bravura ed abilità anche di forza.
Fabio, dal canto suo, sembrava riuscire a stargli attaccato alla
perfezione e quando si trovarono a concludere con le mani allacciate in
modo da creare delle forme ondulate in movimento, Ricardo non riuscì ad
apprezzare a pieno. Troppi contatti. Troppe sincronie.
Però
innegabilmente bravi. Non poté non invidiare Fabio e la sua bravura nel
stare al passo con Cristiano, lo vide appartenere al suo mondo molto
più di quanto non avesse pensato all’inizio. Per non parlare di quante
cose conosceva di lui.
Fu
comunque distratto dal gran finale di Sergio e Karim. Il primo si mise
infatti in mezzo come gli aveva indicato l’altro e duro gli diede la
mano, solo questo.
Karim
si mosse intorno a lui, sopra e sotto, saltandolo e facendo acrobazie
senza staccare un secondo la mano dalla sua, come se fossero incollati.
Creava nodi e li scioglieva senza far capire a nessuno come potesse e
alla fine si ritrovarono avvinghiati con Karim che dopo un salto che
aveva superato Sergio in altezza, gli si era aggrappato come un koala,
attorcigliando le gambe intorno alla vita in una posa provocante.
Involontariamente provocante. Ma comunque impressionante e di forte
impatto.
La
musica finì ed il boato intorno esplose.
Per
quanto Cristiano e Fabio fossero stati bravi e con quel tocco di
sensuale che il primo metteva in tutto, loro due non avevano avuto
paragoni e solo grazie a Karim.
-
Direi che non c’è storia! - Fece Sergio vittorioso, ansante, alzandosi
ed agganciandosi al collo di Karim il quale era appena stato scoperto
da tutti.
-
Se sapevo che era così bravo rifiutavo, stronzo! Ha fatto tutto lui! -
Era anche vero ma i patti erano i patti e non avendo specificato le
modalità della sfida, quella l’aveva indubbiamente vinta lui a tutti
gli effetti.
Cristiano
enormemente seccato si complimentò con Karim il quale sudato ammollo
ebbe il fortissimo istinto di togliersi la maglietta, non lo fece solo
per lo sguardo fulminante di José. Sarebbe stato troppo spogliarsi dopo
un’esibizione simile, tutto sudato e col fisico che si ritrovava.
Ghignando
divertito, infatti, Karim lo raggiunse lasciando presto perdere il
casino nato in poco e appoggiatosi col gomito sulla sua spalla -José
era decisamente più basso di lui- gli chiese ben cosciente delle sue
doti. Tutte le sue doti.
-
Che te ne pare? - José finse di non essere molto impressionato, non
voleva si montasse la testa:
-
Niente male… - Ma a Karim non sfuggì il tono di finzione che usò e
divertito, con occhi brillanti, staccandosi da lui disse dirigendosi
verso i bagni:
-
Andrò a rinfrescarmi un po’, sono stanco e sudato… era proprio da tanto
che non ballavo così! -
“Maledetto
Sergio!”
Pensò
senza dirlo. Era davvero morto ma la soddisfazione di vedere José
praticamente ammutolito nessuno poteva togliergliela, in effetti!
Senza
bisogno di dire come, nel giro di pochissimi minuti i due si
ritrovarono nei famosi bagni da soli, chiusi dentro, a rinfrescarsi
insieme.
-
Non avevo idea che fossi così bravo… - Mormorò sulla sua bocca mentre
lo frugava con le mani per staccargli la maglietta sudata di dosso.
-
Non sai molte cose di me… - Rispose Karim con un ghigno consapevole
mentre si faceva succhiare il labbro inferiore e gli slacciava a sua
volta i pantaloni del completo più elegante e costoso che avesse mai
visto.
-
Del tipo? - Chiese José riuscendo a togliergli del tutto la maglietta e
a sfiorare con la punta dei polpastrelli il suo torace ancora madido.
Karim
sul suo orecchio, leccandolo, rispose sensuale:
-
Non vuoi scoprirle da solo? - Per fargli fare qualcosa il modo giusto
era provocarlo. Sergio e Cristiano a volte sembravano figli suoi.
José
sorrise con quel sadismo tipico suo che a Karim piaceva tanto e
vedendolo attraverso gli specchi, fu lui a lavorargli con la mano il
suo inguine.
-
Mi piace l’idea… - Fece quindi il manager sospirando di piacere.
- E
non mi aiuti ad asciugarmi dal sudore? - Chiese sempre provocante il
giovane, ancora sul suo orecchio. José raccolse l’invito prendendo
delle salviette lì accanto, distratto comunque dai movimenti della sua
mano su di sé che erano fin troppo impetuosi come sempre.
Mordendosi
il labbro per non dargliela vinta subito, cominciò a strofinarlo sul
torace asciugandolo veramente ma molto alla buona e decisamente poco
concentrato. Quando Karim calò l’intensità per far sì che si
impegnasse, José capì l’antifona e ghignando gli passò la pelle sudata
col panno fino a girarlo di schiena e asciugarlo anche lì.
E
più che asciugarlo sembrò un prepararlo a qualcos’altro, vista la
sensuale leggerezza con cui lo fece.
Quando
fu pulito, José assaggiò il suo sapore comunque salato leccandolo dal
collo fin sotto, su tutta la colonna vertebrale. Fece una smorfia che
era un misto fra il rifiuto e l’eccitato e raggiunta la vita dove i
jeans comodi scendevano cadenti, li vide scivolare ancor più giù
insieme ai suoi boxer; quando Karim si piegò in avanti in una chiara
antifona José sorrise soddisfatto carico di quella sua malizia che a
Karim lo faceva impazzire. Guardandosi attraverso lo specchio parve
quasi ammiccargli, ad un certo punto. Fu lì che Karim si piegò
ulteriormente in avanti appoggiandosi del tutto con le braccia al
lavandino, dando a José un perfetto e quanto mai provocante accesso a
sé.
Non
ebbe bisogno di perdere molto tempo a prepararlo, senza nemmeno
spogliarsi lo penetrò con quella volgarità tipica loro che mettevano in
quasi ogni momento di passione.
E
di momenti di passione ne avevano molti.
Karim
si inarcò cominciando a gemere e José si unì alla sua voce roca
eccitato nel ricordarsi i movimenti che aveva avuto in pista, il modo
in cui aveva ballato ed aveva saltato ma soprattutto come aveva osato
atterrare su Sergio, sul suo bacino, in quel modo da ’fine scopata’,
come l’aveva mentalmente definita lui.
Piaciutogli
troppo prima, gli piacque altrettanto ora e dandosi e
prendendosi a vicenda in una sincronia che non tardarono a trovare,
José tenendo Karim per i fianchi aumentò le spinte con un’intensità che
fra loro non mancava mai e mai sarebbe mancata.
Fino
all’orgasmo liberatorio e violente che li scosse come non mai.
Ansimanti
e più accaldati di prima, Karim si tirò su appoggiandosi a José,
baciandogli sfinito le labbra dopo essersi girato per sentire le sue
braccia circondarlo protettivo e possessivo.
Infine
con la fronte appoggiata alla sua e gli occhi ancora chiusi, cercando
di riprendersi sia dal ballo che dal momento appena condiviso, Karim
mormorò col respiro ancora irregolare:
-
Siamo malati… - José ghignò divertito dalla sua spontaneità oltre che
dalla sua uscita.
-
Di sesso? - Chiese ironico.
-
Anche. Ma soprattutto di noi. Non riusciamo a starci lontani e a non
finire con un qualche orgasmo l’uno nell’altro. O sull’altro. -
Considerando anche le volte che non era finita con il sesso completo,
c’era da dire che non erano effettivamente normali.
José
per una volta convenne con lui e con orgoglio e divertimento quasi
incoscienti, rispose sicuro di sé e sferzante:
-
Se questa è una malattia spero di rimaner malato per sempre! -
Quest’affermazione sarebbe dovuta essere un modo per alleggerire la
situazione e aiutarli a staccarsi l’uno dall’altro ma il risultato fu
l’opposto visto che Karim gli si strinse di più rimanendo appoggiato
sul lavandino per stare col viso alla sua altezza.
-
Se dici così mi viene voglia di ricominciare! - Fu la sua risposta. A
José non sarebbe per niente dispiaciuto.
Il
risultato fu comunque una fila chilometrica dietro al bagno degli
uomini.
Ricardo
non avrebbe mai osato definirla intesa sessuale ma alla fine fu quella,
ciò che intercorse fra Cris e Fabio durante il ballo insieme e non poté
che provare una mescolanza di sensazioni contrastanti una più forte e
deleteria dell’altra.
Fra
la gelosia, il fastidio, l’eccitazione e la meraviglia non sapeva
proprio come giostrarsi.
Poi
si insinuò l’invidia.
Se
avesse avuto non solo la capacità di Fabio ma anche la sua stessa
conoscenza del ragazzo, sarebbe stato tutto, tutto assolutamente
diverso. Quando provò ad immaginarlo si sentì male e si fermò capendo
che probabilmente sarebbero stati insieme da molto tempo.
Fu
allora che il sospetto si insinuò.
Ma
non è che stavano insieme anche quei due e che si definivano
amici-fratelli solo per pura forma?
Magari
il grande segreto di Cris era questo. Era fidanzato con Fabio ma erano
del genere coppie aperte e non si precludevano altre avventure.
Solo
quando capì di essere su una strada pericolosa per più motivazioni,
spaventato da sé e dalle brutte sensazioni negative che aveva provato,
decise di allontanarsi e lasciare i due amici a parlare, bere e
divertirsi fra di loro.
Era
meglio così, si disse. A prescindere dal rapporto che avevano, stava
cominciando a provare cose troppo brutte specie verso Fabio. Invidia,
gelosia, rimpianto, rimorso e chi più ne aveva ne metteva. Rischiava di
cominciare a sperare il male per lui, se avesse continuato a guardarli
e a lasciarsi andare su quella strada e non poteva.
Cercando
qualcuno con cui passare il tempo, però, non trovò Karim probabilmente
sparito con José da qualche parte e quando intravide Iker lo beccò a
discutere con Sergio e poi a farci anche pace in un angolo nascosto del
locale.
Sospirò.
Marcelo e Pepe erano ubriachi fradici. Chi altri conosceva?
Forse
era il caso di andarsene a casa, si sentiva male, sporco e nell’errore.
Voleva solo una chiesa ed un prete con cui parlare, si era comportato
moralmente male, aveva provato brutte cose per una persona che non
c’entrava nulla e solo per… per cosa? Invidia? Gelosia? Lui e Cris non
stavano insieme, Fabio aveva più diritti di lui!
Al
momento di andarsene si rese conto che comunque dipendeva totalmente da
Cris o per lo meno da qualcuno del gruppo. Non conosceva nessun altro,
non aveva soldi per un taxi, non aveva idea in che parte della città
fosse e… bè, sostanzialmente era nei guai fino al collo. Non seri, ok,
ma comunque medio-pessimi.
Fu
sulla via della disperazione, quando si stava per rassegnare a sedersi
in un angolino in disparte, che si imbatté nel gruppo che prima Cris
gli aveva presentato e nonostante li conoscesse appena di vista e di
nome fu lieto almeno che loro esistessero.
Si
incrociarono per caso al bancone quando sia lui che uno di quei quattro
avevano ordinato da bere.
Uno
alcolico e l’altro no, ovviamente.
Si
notarono e si riconobbero salutandosi subito istintivamente. Il sorriso
di Ricardo era sempre gentile ma più tirato del solito, si vedeva
lontano un miglio che aveva qualcosa che non andava, l’altro invece era
molto più solare, era contento di avere la possibilità di parlare con
lui e conoscerlo meglio.
-
Gonzalo Higuain, giusto? - Chiese Ricardo sperando di non aver
sbagliato nome.
-
Sì, ma puoi chiamarmi Pipita… mi chiamano tutti così in pratica… -
Ricardo non nascose un risolino spontaneo a quel soprannome che trovò
buffo, quindi quando l’altro gli concesse che era effettivamente
anomalo, gli chiese se avesse soprannomi anche lui e quando Ricardo
rivelò il suo, Kakà, capì che tutto il mondo era Paese e che tutti
erano nella stessa barca, quindi non poté che lasciarsi andare ad una
vera e propria risata distensiva e divertita.
-
E’ la storpiatura del mio nome. Da piccolo non riuscivo a dirlo così
dicevo solo Kakà ed è rimasto. Ovviamente solo per pochi eletti, gli
amici più intimi e cose simili. Nessuno qua lo sa… -
Gonzalo
rise abbondantemente fin quasi alle lacrime trovando quell’uscita
particolarmente comica. Il fatto, ovvero, che prima avesse riso del suo
soprannome quando il suo era anche peggio, quindi prima ancora di
pensarlo si ritrovarono seduti lì insieme a parlare amichevolmente come
se si conoscessero da molto più tempo.
Fu
in realtà la cosa più piacevole di tutta la serata, dopo Cristiano che
aveva cantato e poi ballato con lui.
-
Come mai sei qua solo e sperduto? - Chiese poi notando l’assenza degli
altri del gruppo.
Ricardo
si strinse e la nota di malinconia gli adombrò appena i lineamenti
delicati e gentili, ovviamente pensava a Cristiano.
-
Sono tutti impegnati e… - Gonzalo si guardò intorno incuriosito di
vedere come lo fossero e quando individuò Cristiano parlare fitto fitto
e tutto sorridente con Fabio, lo indicò senza capire:
-
No, bè, loro due stanno solo parlando… poi Fabio l’hai conosciuto, è
una persona amichevole e tranquilla… non dirmi che non ti piace! - Non
era un tipo né ingenuo né sveglio, semplicemente gli ci voleva almeno
un istante per capire le cose, non le coglieva al volo.
All’espressione
incomprensibile di Ricardo aprì la bocca come per dire ‘Ah!’ ma si
trattenne miracolosamente.
-
Non è che non mi piace ma mi sembra di essere di troppo, non si
vedevano un po’ e a quanto pare sono molto amici, avranno di cose da
dirsi! - Gonzalo sorrise offrendogli un altro bicchiere con una piccola
ed innocente correzione alcolica, niente di eccessivo. Ricardo accettò
troppo pensieroso e turbato per realizzare che con quell’umore non era
bene affidarsi alle correzioni alcoliche.
-
Non stanno insieme se è questo che ti stai chiedendo. Però sono amici
di letto, questo è vero. Sai, quando cresci insieme ad uno che è
particolarmente compatibile con te, che ti asseconda in tutto e ti
viene dietro sempre e comunque, è normale cominciare ad una certa età a
fare anche altre cose insieme. Del tipo sesso. Ma non ci sono
implicazioni sentimentali, per lo meno da parte di Cris. Sai, lui ha il
leggendario cuore di pietra, in quel senso. Ha il cazzo grande e super
attivo ma il cuore piccolo e di pietra. - La buttò sul ridere ma nel
farlo gli spiegò perfettamente la situazione fra loro due e la loro
storia.
Capendo
il tipo di rapporto, Ricardo non si sentì di certo meglio e senza
rifletterci, come spinto da una forza più grande della propria volontà
-una forza chiamata alcool- partì con altre considerazioni.
-
Ma io pensavo che Cris non andasse mai con la stessa persona. Cioè una
volta che si lascia non credevo tornasse indietro… - Gonzalo che
conosceva Cristiano da un paio di anni poiché avevano cominciato a fare
musica insieme e proprio sempre sotto José che poi li aveva affidati ad
un suo subalterno, rispose sinceramente senza giri di parole. Non
sapeva che rapporto ci fosse fra Cris e Riky, che motivo aveva per non
aiutarlo a capire meglio il suo ‘datore di lavoro’?
-
No, non torna mai con chi lascia e soprattutto non va mai con la stessa
persona per due volte di fila, specie perché lui fa solo sesso e mai
l’amore o altre cose, ma con Fabio è diverso. Sono proprio amici di
letto, oltre ad una perfetta intesa come amici, ce l’hanno anche a
letto e capita che se hanno voglia e non ci sono partner occasionali di
mezzo, Cris almeno, vanno loro insieme. Non ci sono implicazioni
sentimentali. È questo il loro rapporto, che io sappia. E conoscendo
Cris penso che lo sia ancora. A meno che Fabio non si sia innamorato
nel frattempo, il che potrebbe essere visto che fra i due quello senza
cuore è l’altro e non lui! - Gonzalo rivelò una straordinaria
parlantina riguardo le faccende private degli altri, non lo si poteva
definire vero e proprio pettegolo ma gli piaceva parlare con chiunque
di chiunque e non si faceva problemi. Se sapeva qualcosa e qualcuno la
voleva sapere non c’era ragione per non illuminarlo. Questo era ciò che
pensava. Se non volevano dicesse qualcosa semplicemente non gliela
facevano sapere.
Ricardo
bevve tutte le sue informazioni e sospirando capì cosa c’era stato
prima ad allarmarlo e infastidirlo. Lo espresse ad alta voce senza
volerlo, con delusione visibile tanto nella voce quanto nello sguardo.
-
E’ il rapporto più vicino all’amore che lui abbia, probabilmente…
allora qualcuno di speciale l’aveva… - Si sentì bruciare e poi si sentì
un perfetto idiota preso in giro, come se fosse stato intortato in
qualche modo. Cris non aveva bisogno di lui né di vero aiuto, bastava
che Fabio si impegnasse a fare quello che stava facendo lui, a
guardarlo dentro per quel che era e ad accettarlo. A cosa serviva lui?
Forse
era stato un breve rimpiazzo per il tempo in cui Fabio era mancato… nel
momento in cui lo pensò gli occhi gli divennero lucidi. Voleva sparire.
Quel nodo stava uscendo e non voleva saperne di dargli tregua, non si
poteva assolutamente andare avanti come niente fosse.
Proprio
nel disperato tentativo di cambiare discorso o meglio andarsene da
qualunque altra parte per calmarsi, li vide allontanarsi per dirigersi
in un posto più appartato. Non capì dove fossero diretti ma non volle
togliersi la sua sicura ingenuità e purezza di dosso e mettersi a
pensare ancora male, anche se quello non era pensare male ma solo
essere onesti con sé stessi.
Quei
due non erano semplici amici come dicevano loro e come diceva Gonzalo.
Erano
altro.
Molto
di più.
E
forse non si chiamavano compagni e fidanzati solo per testardaggine ed
ottusità ma quello che erano rimaneva.
Si
sentì di nuovo di troppo ed inutile e il fuoco questa volta divampò
perché non voleva che fosse così. Non voleva essere messo via, non
voleva essere un ripiego momentaneo, un passaggio vuoto. Non voleva.
Sospirando
non si accorse di aver appena lasciato andare una lacrima, la sua mente
era corsa troppo e non poteva nemmeno lontanamente immaginare che fosse
tutto così amplificato per quel po’ d’alcool che aveva bevuto. Quando
Gonzalo se ne accorse si preoccupò all’istante:
-
Ehi, ma cosa succede? Ho detto qualcosa che non va? - Chiese. Anche lì
ci arrivò l’istante successivo e sgranando gli occhi comprese, quindi
lo circondò dolcemente con un braccio e glielo sussurrò piano
all’orecchio per non essere sentito da altri: - Ne sei innamorato?
Scusa, non lo potevo sapere, non volevo darti un brutto colpo ma…
insomma, anche se Fabio fosse innamorato, Cris no, ne sono sicuro, lo
conosco bene e non c’è verso per… - Ma ormai la testa di Ricardo
correva a ruota libera per quella via dove le immagini di loro due a
fare l’amore insieme non si risparmiavano.
Cercò
di scuotere la testa e di rimettersi in sesto ma non ci fu verso, poté
solo non scoppiare a piangere ma limitare il tutto a quella piccola
lacrima traditrice. La sua espressione fu comunque terribile e smarrita
e quando guardò da così vicino il ragazzo, questi ebbe la tentazione di
stringerlo e tirarlo su non senza andare oltre ad un semplice abbraccio.
Si
trattenne all’ultimo solo per la consapevolezza di quanti altri c’erano
in quella stanza.
-
Ti va se ce ne andiamo? - Chiese con quella voglia irrefrenabile di
consolarlo a modo suo, come sapeva fare, come di solito faceva alla
fine di ogni festa seguendo quella che ormai era la vita della star.
E
poi quel ragazzo era davvero bello oltre che delizioso come persona.
Come poteva Cristiano usarlo a quel modo, illuderlo e poi piantarlo in
asso per il suo caro vecchio amico di letto? Non era giusto. Che si
facesse Ricardo così lo faceva felice!
Ricardo
non colse il dietro le righe grande come una casa e volendo solo
andarsene da lì, lontano da Cristiano e Fabio, accettò la proposta
istintivamente. Almeno fuori avrebbe potuto piangere, sfogarsi,
disperarsi e anche pregare, se voleva.
Lì
in mezzo a tutti quegli estranei non poteva fare niente.
Quando
Gonzalo lo prese sicuro per mano e lo trascinò fra la folla, Ricardo
capì solo lontanamente, nel caos apocalittico che albergava in lui fra
alcool, delusioni e notizie sconvolgenti, che magari avrebbe dovuto
avvertire qualcuno e non sapendo come fare prese il cellulare e scrisse
a Cris. Dopotutto viveva con lui, glielo doveva…
Avvertendolo
che andava via con Gonzalo e che l’avrebbe accompagnato lui, si lasciò
trasportare fuori da quel locale soffocante.
Appena
fuori tirò un respiro di sollievo e aggrappandosi alla sua mano che gli
stringeva ancora la trovò confortevole e sicura, l’unica ancora
positiva di tutta la serata.