CAPITOLO XXVIII:
QUESTO BASTO’

- Piantala di fare l’idiota! Sei tu che hai voluto più spazio al basso proprio in questa canzone che si presentava come una erotica! E sei stato tu a dare l’ok per quel video! Cosa cazzo vuoi, ora? -
Karim era esasperato dalla gelosia di José che da ieri gli dimostrava e quando aveva chiesto di vedere il video finito glielo aveva severamente vietato. Come se avrebbe potuto impedirglielo per sempre.
- Non rompere il cazzo! - Tagliò corto José convinto che quello bastasse per chiudere l’argomento.
- Di cosa hai paura, che mi piacciano troppo quelle ragazze? O Cris? - Il punto poteva essere solo quello, perché il montaggio del video ed il modo in cui il cantante era stato reso era incredibile.
José gli si rivoltò come se l’avesse insultato nel modo peggiore e guardandolo con dei fulmini al posto degli occhi, quelli che al momento mancavano in cielo, ringhiò furiosamente a denti stretti cercando di non urlare come un idiota:
- Non dire puttanate, Karim! -
Karim l’avvicinò ma lui si allontanò, così esasperato allargò le braccia e sbottò stufo:
- Se sei geloso fino a questo punto significa che sei malato! Io non so cosa farci ma dovevi pensarci prima di farmi fare quella canzone e quel video! Fottiti, José! - A quel punto salì in camera chiudendosi dentro, sbattendo malamente la porta.
Poco dopo anche quella d’ingresso sbatté e dedusse che José doveva essere uscito.
Il secondo dopo si scatenò il temporale.
Reputava quel comportamento la cosa più stupida sulla faccia della Terra e non poteva nemmeno credere che pur di non ammettere la sua gelosia od il suo senso d’inferiorità verso chi aveva un fisico come quello di Cris, se ne andasse piantandolo in asso e senza chiarire.
Per quel che lo riguardava poteva anche stare fuori per sempre, era solo uno stupido figlio di puttana a comportarsi così.
Poteva chiudere con lui quando voleva, se pensava l’avrebbe rincorso si sbagliava di grosso, non l’avrebbe mai fatto.
Era solo uno stupido idiota e non gli avrebbe permesso di tenerlo in una teca di cristallo come animale da esposizione personale. Lui era vivo e pensante ed agiva come diavolo voleva, punto e basta!
Quando suonò il campanello, però, era da ore che José se ne era andato senza tornare e precipitandosi ad aprire sperò fino all’ultimo di rivederlo. Anche se… perché mai avrebbe dovuto suonare, l’idiota?
Infatti quando non vide il suo viso si sgonfiò con delusione.
Avrebbe comunque dato tutto per poter chiarire e cancellare ogni cosa ma come minimo le condizioni per farlo era che José tornasse.
Dal momento che non c’era ancora, lui e la sua ostinata testardaggine potevano veramente rimanersene fuori per sempre.
Detestava essere quello che aspettava qualcuno che poteva anche follemente decidere di non tornare. Lo detestava davvero.
Quando vide Ricardo in quelle condizioni, sotto la pioggia e tutto bagnato come un pulcino, ogni cosa svanì, ogni proprio problema precedente e José venne cancellato.
- Cosa è successo? - Chiese preoccupato guardando bene anche le lacrime che gareggiavano con la pioggia. Il viso arrossato dal pianto, le braccia intorno al corpo, lui che tremava e non poteva dire fosse per il freddo visto che era sì bagnato ma era estate.
- Credo… credo sia finita con Cris… - Disse senza rendersi conto che non erano nemmeno mai stati insieme fino a quel momento, non veramente, non come le persone normali.
La voce rotta fu quasi inudibile e con l’evidente disperazione nello sguardo, Karim provò una fortissima ed irrefrenabile voglia di andare da Cristiano e prenderlo a pugni!
Forse avrebbe dovuto minacciarlo, quando gli aveva permesso di tenersi Riky in casa… lo infastidiva perché lo aveva saputo dall’inizio che poi sarebbe finita così e nonostante tutto eccoli lì a quel punto.
Come aveva potuto spingerlo fra le sue braccia ed incoraggiarlo solo perché si era appena messo con José ed era felice col mondo?
Non aveva considerato la dura realtà che esistevano anche figli di puttana, in giro. E che erano la maggior parte.
Non seguì il suo istinto, reso più forte dal violento litigio con José, solo perché reputò più importante abbracciare Ricardo e tirarselo in casa.
Rabbrividì bagnandosi subito, era freddo per la pioggia e gli si aggrappò come ad un ancora di salvezza.
Ricardo che non aveva aspettato altro che quello nascose il viso contro il suo collo e singhiozzando si sentì a casa e tranquillo, al sicuro. Poteva dire e fare quello che voleva, lui non lo giudicava, non lo rifiutava e non lo criticava.
E soprattutto lui non era Cris.
- Perché lo dici? Avete litigato? - Si vide improvvisamente nei suoi panni a fare la stessa cosa per colpa di José. Le stesse cose, la stessa conversazione che avrebbe potuto avere per sé…
Ricardo mormorò appena, ancora fra le lacrime.
- No ma… è stata la goccia, capisci? - In quello alzò il viso per farsi capire meglio e guardandolo, sempre aggrappato alla sua schiena e alla sua maglietta, tolse la sicura liberando il corso del fiume ormai in piena. - E’ in astinenza da sesso, non lo fa da due settimane e non ce la fa più, dopo il video di ieri gli è tornata la fissa e stasera voleva farlo ma io no perché non sarebbe stato per me, per un sentimento o per qualcosa di buono, solo perché è in astinenza, perché non lo fa da troppo. Solo per fare sesso e basta. E in quello lui si è arrabbiato. Non mi ha detto niente ma è salito ed ha chiamato Fabio. Ora… ora sono là… in camera… non ce l’ho fatta a stare là, potevo finire per sentirli mentre lo facevano… lui si ostina a dire che non lo ama ma alla fine continua a tornare da lui e a farlo con lui e… il rapporto ce l’hanno, che lo voglia o no. Stasera ha scelto lui. Si è stufato. Non c’è niente che io… - Ma non poté continuare, quindi Karim lo riprese immergendo le dita fra i suoi capelli bagnati, nascondendogli ancora il viso contro il proprio collo.
Odiava vederlo piangere, gli aveva portato la prima speranza che riguardava i sentimenti verso José, era stato lui a riuscire a rimetterlo in sesto. Era stato lui ad ascoltarlo sempre e a fargli domande, a voler sapere di lui, a dargli dei pareri preziosi, a semplicemente esserci. Non voleva che piangesse, era troppo pulito e a posto per farlo. Per soffrire. Non era giusto che uno il cui unico obiettivo era essere utile e aiutare gli altri come poteva, finiva per soffrire tanto. E capiva che forse era esagerato e che una persona normale non avrebbe sofferto tanto per una cosa simile, ma nessuno comunque aspettava l’amore per unirsi a qualcuno fisicamente.
Era un sognatore ed i sognatori non si spezzavano così. Non era giusto, non voleva che fosse così.
Non sapeva nemmeno cosa fare, non era bravo in quel ruolo.
- Aveva ragione lui a dire che non vale la pena innamorarsi, perché poi si soffre ed è insostenibile. - Venuto a capo di quel lato di Cristiano, invece che risolverlo lo stava facendo suo.
Quando lo sentì Karim lo staccò da sé e lo prese per le spalle, poi facendosi guardare negli occhi disse arrabbiato ed impetuoso.
- Non puoi dire così, non puoi, capisci? Non sei tu! Tu sei quello che sogna l’amore eterno e che si fida di Dio e che va avanti positivamente… tu non sei questo. Questo è lui ed è un figlio di puttana che ragiona col cazzo e non ha il cuore e lo devi mandare a fare in culo! Non puoi prendere il suo modo di pensare! Questo è lui, non sei tu! Riky non devi più dirlo! - e non gli era nemmeno chiaro perché ci tenesse tanto, in fondo prima non gli era mai importato niente dell’amore, non credeva nella vita, nelle cose belle e buone, non credeva nei lieti fini ed in tutte quelle cose…
Perché ora era tanto importante che lui continuasse a crederci?
Scosso dalla sorpresa delle sue parole e della forza con cui le disse, Ricardo smise di piangere e decidendo che doveva approfittarne anche Karim tornò brevemente in sé, quindi circondandolo per le spalle lo condusse in soggiorno.
- Vieni, devi asciugarti e cambiarti, sei tutto bagnato. Quello quando lo vedo lo prendo a pugni, lui ed il suo cazzo! - Questo fece sorridere appena Ricardo il quale salì le scale con lui andando in camera di Karim.
- Non farlo, per favore… non si risolve niente con la violenza… - Era comunque sempre lui e questo lo risollevò. Tirato fuori un cambio di vestiti ed un asciugamano, gli tolse lui stesso la maglietta attaccata al corpo, come se non potesse farlo da solo, quindi l’avvolse nell’asciugamano e gli strofinò la schiena e le braccia, quando risalì sulla testa vide che stava teneramente sorridendo per quelle sue premure da fratello e passandogli i capelli glieli arruffò tutti facendolo apparire ancora più bimbo di quanto non sembrasse solitamente.
- Grazie, non sapevo dove andare. Non mi sono nemmeno reso conto d’aver camminato fin qua. Probabilmente è l’unica strada che conosco a memoria… - Fece per scusarsi d’averlo invaso.
- Figurati, non devi nemmeno dirlo. Tanto ero qua a maledire quello stronzo di José! - Borbottò alla fine sedendosi per lasciare che facesse il resto da solo.
Lentamente le cose riacquistavano una loro dimensione più giusta o forse solo più accettabile e digeribile. O magari davanti ad un argomento diverso con cui distrarsi, si poteva andare avanti meglio. Per questo quando si stava male non si poteva essere soli.
- Avete litigato? - Chiese togliendosi i pantaloni insieme ai boxer, anch’essi fradici per tutta la pioggia presa.
Karim, sul letto, si stese di fianco appoggiando la testa alla mano del braccio piegato sotto di sé, quindi osservandolo mettersi gli shorts gli raccontò seccato la discussione con la sua conclusione feroce:
- E’ solo geloso, quell’idiota, di cosa poi non so ma comunque è questo. Ma da lì a stare fuori tutte queste dannate ore… che stia e che si fotta, non me ne frega un cazzo. Quello stronzo! Non può impedirmi di fare le cose per… per un cazzo! -
Ricardo sorrise lieto di non essere l’unico pieno di problemi in amore, quindi una volta vestito si sedette sul letto a sua volta, guardandolo comprensivo.
- Vedrai che torna e che si scusa. Si sta solo sbollendo… anche lui è umano, avrà un paio di fantasmi da affrontare, cosa puoi saperne… - Lo giustificò perché era più forte di lui, non poteva non tirare fuori dei probabili lati positivi. Per questo lo adorava. Per questo non potevano sporcarlo.
Dopo un sorriso strano si incupì pensando a Cristiano e a come l’aveva ridotto, quindi prendendogli il polso lo tirò fino a farlo stendere.
- Vieni qua! - Ordinò. Ricardo si sistemò accanto supino sulla schiena attaccandosi a lui che rimase sul fianco, poi con le dita cominciò pensieroso a scostargli le ciocche bagnate dal viso tirato e pensieroso. Aveva sempre quell’ombra negli occhi neri che però non aveva paura di posare sui suoi.
- Non devi più dire quelle cose. È lui che non crede nell’amore. Lui e miliardi di altre persone. Ma non tu. Tu sei quella perla rara che ci crede testardamente contro tutto e tutti. Non voglio più sentirti dire una cosa simile. Devi andare avanti in questa tua strada ostinata e contraria a quella di tutto il resto del mondo per dimostrare a tutti che sei tu l’unico ad avere ragione. -
Ricardo si perse in quelle considerazione e distraendosi dal pensiero doloroso di Cristiano che faceva sesso con Fabio, si incantò sui suoi occhi scuri e penetranti.
- Perché lo vuoi tanto? Quando ti ho conosciuto non credevi nel lieto fine, nell’amore e nelle cose belle. Perché ora vuoi che io ci creda? -
Karim finì per carezzargli il viso con dolcezza, quel ragazzo stimolava tutte le sensazioni più contrastanti, per non parlare delle reazioni incredibili…
- Perché io continuo ad essere scettico su questo genere di cose. Dopo stasera dubito fortemente in un riscatto positivo della vita, però se vedo te che continui a crederci c’è sempre una possibilità per tutti, fino a che anche tu non smetti di crederci non c’è ragione per non sperare che magari per una volta le cose vadano bene. - Ricardo commosso da quelle sue parole che reputava i più bei complimenti che gli avessero fatto, si morse con forza il labbro inferiore per trattenere quel nuovo nodo, gli occhi gli bruciarono e non per il dolore, come prima. Era una commozione diversa… era per qualcosa di sorprendentemente positivo e bello arrivato nel momento più giusto. Come se Dio passasse tramite Karim per dirgli di continuare così che nonostante l’apparenza ed il dolore, andava bene… che era nel giusto, che era perfetto, che non doveva fermarsi e cambiare.
Quando lo vide commuoversi Karim si preoccupò e fermando la mano sul lato del suo viso per tenerlo fermo e obbligarlo a guardarlo, mormorò piano con dolce fermezza che in vita sua aveva usato solo ed esclusivamente con lui.
- Non devi piangere per questo, è la verità. È per gente come te che il mondo va avanti e non va del tutto a puttane. Non importa se hai ragione o torto. Se è vero che poi l’amore esiste o no. Importa che ci sia qualcuno che ci creda e che lo cerca. È questo che importa. È questo che mi ha scosso quando ti ho conosciuto, che mi ha spinto a provare a dare una possibilità a José e ad aprirmi a lui. Ed anche se ora vorrei ricoprirlo di pugni non voglio che tu smetta di essere quel che sei. - Ancora commosso e senza parole, Ricardo fece scendere una lacrima che fu subito raccolta dalle dita di Karim. Solo un piccolo fugace pensiero.
“Grazie, non vacillerò più.” Che non era diretto al ragazzo che aveva accanto.
A lui disse questo, con voce sempre rotta dal pianto.
- Non so cosa farei senza di te. Ti ho incontrato da poco eppure sei già così essenziale. Sei la mia ancora di salvezza, il mio sostegno. Non hai le risposte che cerco però hai le parole giuste che mi servono per non mollare. E forse non è Cris. Forse devo capire questo. Forse è una cocente delusione ma penso di poterla sopportare se non mi lasci solo. Perché non sono tanto forte ed ho bisogno di qualcuno accanto. Quando sono venuto qua ero troppo solo ed ho trovato voi. Quindi… solo grazie, ecco… - Non seppe dire altro ma alla risposta ferma di Karim che per dirla aveva avvicinato ulteriormente il viso al suo fino a separarsi solo per pochi centimetri, mormorò:
- E’ presto per arrendersi. Lascia che picchi quel coglione, prima di buttare la spugna. - Come per dire ‘lascia che faccia qualcosa io per te, questa volta’. Dopo tante volte che aveva fatto da intermediario fra lui e José perché troppo teste calde e non riuscivano a capirsi.
All’idea di doverci credere ancora, di rivederlo e di affrontarlo Ricardo trasformò inevitabilmente le lacrime di commozione in altre di dolore. Pensare a lui gli faceva così tanto male…
Karim dispiaciuto e di nuovo arrabbiato con Cris, lo avvolse mettendogli il braccio sotto alla sua nuca, quindi l’attirò contro la propria spalla e lo immerse in sé per permettergli di piangere ancora un po’ in un abbraccio confortevole o che sperava potesse esserlo.
Non voleva che piangesse per lui, non se lo meritava e francamente non capiva proprio cosa ci trovasse di tanto fantastico…
- Cosa ci trovi poi in lui… - Borbottò seccato. Ricardo non capendo che era una frase retorica alzò il viso dalla sua comoda postazione e da quella vicinanza eccessiva, col viso stravolto di lacrime, rispose spontaneo e delicato:
- Non ci sono cose particolari di cui ci si innamora. Ci si innamora e basta. -
Quella risposta lo colpì e non seppe né come né perché, lo fece e basta.
Da lì alle sue labbra il percorso fu breve e se le prese senza rifletterci un secondo di più.
Solo in seguito avrebbe capito che nel momento di massimo vacillamento in quella sua sempre più difficile e sofferta relazione con José, Ricardo era semplicemente l’amore ma non la persona di cui era innamorato.
Dopo avrebbe capito che poteva lottare per José, la persona che amava, solo grazie a Ricardo che continuava a credere in quel sentimento puro nonostante tutto, a spronarlo e a dire le cose giuste al momento giusto. E poi ad esserci.
Non riusciva a capire quanto importante fosse diventato per lui e nella confusione d’aver litigato con José che lo feriva non tornando ancora dopo ore di assenza, baciare Ricardo fu come un modo per leccare le ferite e convincersi che poteva farlo, poteva andare avanti ancora, che non doveva mollare nemmeno lui anche se il suo compagno l’aveva di nuovo deluso come tutti gli altri prima di lui.
Perché lui sapeva che essere piantato in quel modo dopo la delusione che gli avevano portato tutte le altre persone della sua vita, era un colpo basso, ma per non mollare e crederci ancora Karim volle farlo.
Volle prendere quel momento di pace da Ricardo, quello che da quell’istante avrebbe considerato l’essenza stessa dei sentimenti nel senso più puro del termine.
Ricardo si trovò a rispondere al bacio istintivamente prima di realizzare cosa stavano facendo. Non lo trovò strano o inappropriato ma solo un modo estremamente dolce, fisico e sentito per sostenerlo e stargli vicino.
Non dubitava del fatto che Karim amasse José, poteva dubitare di ciò che voleva e provava lui stesso a quel punto, ma non di ciò che provava Karim. Lo interpretò solo come un atto di ribellione da parte del suo amico verso Cris che in quel momento avrebbe voluto sbaragliare, spazzare via e picchiare a morte.
Lo tenne a sé scivolando timidamente con una mano sul suo fianco e l’altra sulla sua guancia.
Per Karim fu la cosa più dolce e delicata che avesse mai provato in vita sua. José era fuoco, non c’era mai dolcezza e gli piaceva così ma quel ragazzo… quel ragazzo gli tirava fuori certi istinti incomprensibili. Come se potesse purificarlo ogni volta che gli stava vicino.
Non ci pensò oltre, non lo faceva mai e men che meno in quelle situazioni dove a ragionare erano altre componenti di sé.
Infilò subito la mano sotto la sua maglietta e tirandogliela sua cominciò a carezzargli languidamente il fianco, poi il ventre e i capezzoli che tormentò eccitandolo. Quando scese di nuovo, Ricardo si stava di nuovo sconnettendo per il piacere ed ogni barlume di lucidità stava scemando ancora.
Non era vero dire che non c’era del sentimento fra loro. Non era quell’amore assoluto che provavano per altre persone, ma c’era ed era bello e puro lo stesso.
Dopo di quello la sua erezione salì nelle sue mani dandogli un calore talmente forte e violento da fargli spingere il bacino impercettibilmente contro di lui.
Karim che ancora non stava ragionando, sentendolo vicino all’orgasmo smise e si tirò su staccandosi anche dalla sua bocca. Si tolse la maglietta e guardando bramoso Ricardo e la sua delicatezza, scese a finire il lavoro con le labbra.
Ricardo non si capacitò di quel che gli stava facendo, gli sembrava d’aver capito che l’unico corpo maschile che aveva voluto era stato quello di José e che per il resto era etero… ma nemmeno lì riuscì ad addentrarsi oltre e capire che voleva solo farlo stare bene e dargli un piacere assoluto ed intenso che gli permettesse di andare avanti e non mollare.
Non capiva che non era perché voleva il suo corpo, voleva solo prendersi cura di lui e fargli capire che poteva andare avanti anche senza Cris, che c’era qualcun altro, qualcos’altro per cui valeva la pena andare avanti e credere nell‘amore e nel positivo. Voleva solo fargli provare qualcosa di talmente bello ed intenso da sbaragliare quel suo dolore che non sopportava di vedere.
Per un momento pensò che con lui potesse lasciarsi andare. Per un momento lo pensò. Fu quando ebbe l’orgasmo nella sua bocca.
Quando Karim risalì e tornò a baciarlo era ancora in confusione e profondamente scosso dal piacere appena provato, non registrò la propria mano che si era intrufolata sotto i suoi pantaloni -degli shorts da casa- per raggiungere il suo inguine. Lo registrò solo quando lo stava facendo ma ormai era troppo tardi per smettere, Karim si stava eccitando e sentendolo sempre più duro sotto le sue dita che si muovevano veloci e sicure, decise che almeno in quello, almeno così, avrebbe potuto ricambiare qualunque cosa avesse voluto fargli prima.
E ricambiò molto bene.
Quando anche Karim raggiunse l’apice fu come tornare di nuovo in loro e aprire gli occhi, quando si resero conto di ciò che avevano fatto capirono anche lucidamente e razionalmente il motivo ed andò tutto bene, non ci furono rimpianti, crisi o spaventi di mezzo.
Però rimasero ad osservarsi da vicino, naso contro naso, con una mano a testa rispettivamente sul viso altrui, con dolcezza e quasi dedizione.
Il primo a parlare fu Karim, piano, leggero:
- Anche se non è Cris sarà qualcun altro, tu non devi smettere di essere chi sei perché vai bene così. E non devi stare così male per lui che non se lo merita. Ci sono mille e più modi di stare bene. Io odio quando tu piangi ma se succede di nuovo torna sempre da me perché quello che mi hai dato tu nessuno era ancora riuscito a darmelo. Nemmeno José che mi ha salvato e mi ha dato il fuoco e la vita. Tu mi hai dato la voglia di crederci, di provarci. Quindi non voglio che sia tu, poi, a spegnerti. -
Ricardo tornò a commuoversi ma non pianse e con un sorriso sereno che aveva dell’incredibile, rispose dopo aver capito perfettamente:
- Al momento sei la persona più importante della mia vita perché sei la mia sicurezza, il mio conforto, il mio sostegno. Ci sarai sempre comunque indipendentemente da con chi saremo. Per questo non potrei che venire sempre da te quando avrò bisogno. E non so perché amo Cris, semplicemente è così. Come non so se è lui la mia persona e se mi ricambierà mai. Però è vero, non c’è solo lui. Ora lo so e posso andare avanti e affrontarlo in ogni caso. Sia nel bene che nel male. - In ogni caso era servito ed era stato giusto.
Spiegarlo alle rispettive parti sarebbe stato meno facile. José per lo meno. Cris non meritava spiegazioni.

Quando José si degnò di tornare era notte fonda e aveva smesso di piovere.
La prima cosa che fece fu guardare nel divano, vedendolo vuoto andò in camera di Karim.
Quando trovò Ricardo dormire praticamente abbracciato a Karim si irrigidì non poco e l’istinto di mandarlo all’altro mondo fu davvero molto forte. Lo domò solo per una propria consapevolezza.
“Chi semina vento raccoglie tempesta… in realtà ho solo quello che mi merito…”
Fu quasi un sorriso soddisfatto, come se la vedesse come una giusta punizione per sé stesso.
Quando fece per andarsene Karim si svegliò come se avesse un radar speciale per sentirlo.
Facendo piano per non svegliare Ricardo, scivolò giù dal letto ed uscito a sua volta dalla camera lo raggiunse nella sua.
- Alla buon ora! - Disse con il piede di guerra e le mani ai fianchi. In realtà non sapeva come spiegargli quello che era successo, nella sua mente era chiaro ed aveva un senso preciso ma probabilmente José non l’avrebbe mai capito. Oltretutto lui non era bravo a parlare.
José si tolse la camicia e cominciò a mettersi in tenuta da notte.
- Siamo pari. - Disse solo come se fosse chiaro.
Karim dovette fermarsi e pensarci più volte prima di indirizzarsi nel senso giusto. Quando ci riuscì si rabbuiò.
- Con chi? - I muscoli tirati. Non poteva pestarlo, anche lui l’aveva fatto. Non sesso completo e comunque per un motivo preciso, contorto e strano ma preciso.
- Il mio ex. Pep. - Un suo collega che faceva il suo stesso lavoro con cui aveva avuto una lunga relazione prima dell’arrivo di Karim. Altrettanto fermo e serafico, senza nessun tono d’accusa o di difesa, proseguì sedendosi sul letto: - Non ho scopato proprio però abbiamo fatto un paio di cose. Volevo lasciarti, mandarti al diavolo ed evitare di spiegarti questa cosa che per me è umiliante. Ma Pep mi ha fatto capire che non posso evitarlo perché me ne pentirei ed io odio pentirmi. -
Karim si sedette a sua volta ma dall’altra parte del letto e dandogli la schiena. Toccava a lui? Cosa poteva dire? Era una situazione talmente strana e così lontana da loro… era così fredda… così calma e controllata…
- Nemmeno io l’ho fatto con Riky. Abbiamo fatto solo qualcosa. Qualche bacio. Però non era per punirti. Credo. Era per aiutarlo. È in crisi con Cris, con l’amore e tutto quanto. Stava mollando e… io non volevo perché non c’è solo quel coglione. Non è che se va male con lui allora non deve più credere nell’amore ed in quelle cose. Non so, volevo tirarlo su. Non è stato… bè, è difficile da spiegare… - José lo capì ma perché era lui, una persona normale non ci sarebbe mai arrivato e girandosi verso di lui attese che lo facesse anche l’altro.
- E’ la speranza di tutti, quel ragazzino. Se lui crede nelle cose in cui vorresti credere tu, c’è la speranza che sia vero, che esistano. Se lui si abbatte e non ci crede più non c’è più speranza per te. E tu vuoi averla anche se non credi effettivamente nei lieti fini e in quelle puttanate… perché volevi sperare che io tornassi e tutto tornasse a posto, no? - Karim si girò di scatto sconvolto, non poteva assolutamente concepire il modo in cui José riusciva comunque sempre a capirlo e a dire le cose che lui non riusciva ad esprimere con chiarezza, però lo faceva e se continuava poteva anche ascoltarlo e dargli una possibilità. Per qualunque motivo l’avessero fatto dietro c’era sempre la comune volontà di risolvere fra di loro e tornare a posto. Dietro c’era sempre questo.
Quando si guardarono, sempre rimanendo seduti col letto in mezzo, José proseguì con calma ed una pacatezza che non gli aveva mai visto, dato i suoi metodi poco ortodossi di comunicazione:
- Non ho problemi con me, mi considero una persona che piace, però non sono un Cristiano od una di quelle donne del video. E so che posso stare tranquillo perché non sei gay ma hai solo alcune eccezioni. Però non sono sostanzialmente chi ti piace per natura. Quando passano donne ben fornite ti giri sempre e le guardi e mi fai capire che comunque ti piacciono, che quella è la tua natura. E non capisco cosa ti spinga a stare con me se è loro che poi ti piacciono. Quindi quando mi scontro con questa verità vacillo. Ecco qua perché ti ho fatto la piazzata. E mi bruciava anche solo ammetterlo, per questo volevo andarmene e basta… ma non avrei mai potuto veramente. Non potrei mai andarmene. E so che hai paura di essere tradito e abbandonato perché in vita tua l’hanno sempre fatto, ma voglio solo dirti che non potrei mai farlo, non veramente, non fino in fondo. Mai. -
Questo bastò.
Fu molto più di quanto avesse sperato di sentire. Karim rimase fermo in silenzio per qualche istante a pensare e ripensare alle sue parole e capì che dovevano voltare pagina ed andare oltre, perché entrambi avevano comunque sbagliato ed entrambi avevano sia qualcosa da rimproverarsi che da perdonare.
- Siamo pari. - Mormorò in conclusione Karim ripetendo le sue parole iniziali. In rafforzo di esse gattonò sul letto e raggiunse le sue labbra che carezzò dolcemente per poi prendersele ritornando a sentire quel fuoco indomabile che si accendeva in un nonnulla.
Per entrambi fu casa e pace.
Poi su di lui Karim concluse:
- Sei tu che mi piaci. Te che voglio. Non me ne frega che tu sia un uomo e che mi piacciano le donne. Non so nemmeno io cosa c’è. Ma qualcuno ha detto che quando ci si innamora non è per un qualcosa di particolare, quindi non perché si è uomo o donna o si risponde a certi canoni. Succede e basta. Ci si innamora. Punto. Ed io amo te. - La conclusione ed il passo che fece fu sconvolgente per José che con gli occhi lucidi rimase inebetito qualche secondo prima di prendergli il viso fra le mani e tornare a baciarlo, spingendolo giù steso sul letto per sigillare tutto quel sentimento e quelle parti importanti che avevano trovato con tanta fatica.
- Ti amo anche io, testone. Non me ne andrò mai e non devi farlo nemmeno tu. - Karim non avrebbe potuto sperare di meglio.