CAPITOLO XXIX:
GLI SPECCHI STAVANO VENENDO VIA

Il messaggio era stato chiaro.
‘Vieni subito. Sono in camera.’
Capendo che doveva essere successo qualcosa Fabio era volato letteralmente sfiorando un incidente per la pioggia. Comunque era entrato con la sua copia di chiavi ed era salito subito nella sua stanza.
L’aveva visto in piedi davanti alla porta finestra che dava sul terrazzo, mani ai fianchi, muscoli tesi.
- Che succede? - Chiese l’amico allarmato. Sicuramente aveva litigato con qualcuno, sperava fosse Ricardo e nel non averlo visto in casa poteva anche essere.
Cristiano si voltò e nel vederlo non gli rispose nemmeno, gli andò davanti ed in poche falcate fu su di lui a baciarlo e a premerlo contro la porta, a frugargli sotto la maglia ed i pantaloni, come se fosse assetato e non potesse più resistere.
Fabio rimase inizialmente interdetto, poi capendo che qualunque cosa fosse stata l’aveva fatto decidere per tornare da lui si rilassò e rispose sia al bacio che alla sua iniziativa.
Cosa importava il motivo?
Intanto l’aveva chiamato e voleva fare sesso con lui. Certo non era altro se non quello, però almeno poteva averlo.
Intrecciando la lingua con la sua, gemette quando lo sentì stimolargli l’erezione con tanto impeto, per non parlare di quando si separò dalla bocca per inginocchiarsi e continuare con quella al posto della mano.
Fabio nel caos più piacevole di quegli ultimi giorni, si lasciò andare e fu proprio quando si sentì eccitare fino a limiti esagerati per il tempo che ci aveva impiegato, che capì che c’era qualcosa che non andava.
Va bene la storia che si scopavano e non facevano l’amore, almeno da parte di Cris, ma quello era quasi un dovere, una sfida… non era nemmeno sesso, quello… turbato si rese conto che era solo la dichiarazione più grande che potesse fare ma non a lui bensì a Ricardo, perché non c’erano dubbi che era lui quello che l’aveva ridotto in questo stato.
Fu bruciante e faticoso, per Fabio, staccarselo ma lo fece e anche con una certa forza per impedirgli di continuare testardamente.
Cristiano rimase interdetto per un paio di secondi e pensando che scherzasse lo guardò dal basso, ancora in ginocchio, mentre l’altro si spostava ricoprendosi e sistemandosi. Sembrava un po’ un indemoniato…
- Cosa ti prende? - Fece seccato.
- Cosa prende a te! Non è quello il modo in cui lo fai di solito! Che hai? - Chiese ansante. Non che non lo volesse, stava facendo un certo sforzo per non saltargli addosso…
Cristiano si alzò e aprendo le braccia teatrale, disse:
- Voglio solo scopare! Si può o devo fare una richiesta scritta? - Fabio cominciò ad intuire il punto della situazione e scuotendo il capo parlò chiaramente fuori dai denti, tanto con lui non servivano giri di parole:
- Cris, se vuoi scopare con Ricardo fallo, cosa vuoi da me? - Sapeva che problema c’era ma doveva farlo sfogare altrimenti che senso aveva star lì e suicidarsi? Almeno lo faceva aiutandolo… dopotutto ne era veramente innamorato e gli dispiaceva vederlo così. Si capiva che stava male, a modo suo, ma che non sapeva nemmeno viversela come si doveva.
- Perché non vuole! -
- E perché? -
- Dice che non ne sono innamorato e finchè non lo sarò non lo farà, lo sai il discorso è sempre quello! -
- E cosa è cambiato, stasera? -
- Che è troppo che non lo faccio, volevo farlo e lui no! Allora al diavolo, se non mi innamorerò mai che devo fare, farmi prete? Cazzo, cosa pretende da me? Lo sapeva com’era, perché diavolo deve fare così? -
Fabio scosse la testa, non si rendeva conto delle cavolate che diceva? Sospirò cercando di calmarsi per trovare comunque le parole giuste, poi fu diretto lo stesso:
- Cris, stai dicendo delle cose assurde! - Cris lo incenerì con lo sguardo. Era davvero stufo di tutta quella situazione! - Non ti obbliga ad aspettarlo! Non ti obbliga a fare nulla! Lui si sta innamorando di te e vorrebbe farlo ma non se tu non lo ricambi. È una sua scelta precisa, ma è sua. Tu non lo fai perché non sei innamorato e vorresti scopare con lui lo stesso ma lui non vuole e non lo violenti, grazie a Dio. Bene. Vai con altri. Perché ti intestardisci tanto su di lui? Perché ti sei fissato di riuscire a fartelo comunque tanto da fingere di aspettare di innamorarti di lui? È lui quello che spera in questo ma è una cosa sua, non ti riguarda. Se pensi che non possa mai succedere e sai che lui in caso diverso non ti aprirà mai le gambe, basta, piantalo, mandalo via, pagagli una casa, cambia assistente, fatti un altro! Sei arrivato al punto di essere in astinenza da sesso, per lui. Da settimane non lo fai per aspettare lui… ma se pensi che non ti innamorerai mai che senso ha aspettare comunque? Lo vedi che lui non cederà! È lui quello coerente e sensato, in questa storia, non tu! Cosa diavolo vuoi? Perché lo aspetti? Perché vuoi proprio lui? - Lui sapeva già tutte le risposte ma doveva essere Cris a darle perché altrimenti non avrebbe avuto senso. E gli bruciava sapere tutto, gli bruciava che fosse così, gli bruciava e basta, ma era la realtà e non poteva chiudere gli occhi, non sarebbe servito.
Cristiano si fermò, capiva dove voleva andare a parare ma il punto era… aveva ragione? Era quello che insinuava?
Si sedette stordito nel letto improvvisamente senza più la voglia di fare sesso, come se in realtà non fosse stata una cosa poi tanta seria.
Ci pensò a lungo senza arrivare a capo di niente, alla fine alzò lo sguardo smarrito e con aria interrogativa, disse:
- Mi sto innamorando di lui? - E non poteva che essere una domanda…
- Dovrai risponderti tu da solo… - Quanto dolorosa fu quella risposta. Poteva dirgli di no, manovrarlo e convincerlo del contrario e poi andarci a letto, ma sarebbe stato vuoto ed improvvisamente non poteva più sopportarlo. Non dopo aver capito che in realtà si stava innamorando ma di qualcuno che non era lui.
Averlo pensando di non poter avere di più da Cris era un conto, averlo sapendo che invece di più poteva dare ma che non l’avrebbe mai dato a lui, era un altro.
Vedendolo demoralizzato e a terra, Fabio gli si avvicinò dispiaciuto, voleva aiutarlo comunque, non poteva vederlo così ma era vero che di più non poteva fare. E non era nemmeno giusto.
Gli carezzò la nuca e poi il collo, quindi alzandogli il viso, rimanendo in piedi davanti a lui, quando incrociò gli occhi persi coi propri, sussurrò:
- E’ il momento di rispondere a questa domanda e di capirlo. E non è male amare, sai? Sì, a volte si soffre. Forse sempre. Però nel mezzo ne vale la pena, credimi. Specie se sei ricambiato. E lui ti ama. - Di più non avrebbe mai potuto fare.
Colpito da quelle parole, lo vide andarsene e non si oppose, non lo fermò e non fece niente.
Era tutto così assurdo. Come ci era arrivato a quel punto?
Senza rispondersi, dopo qualche minuto interminabile passato lì da solo senza arrivare a capo di nulla, uscì dalla camera alla ricerca di Ricardo. Quando non lo trovò in casa dedusse che fosse uscito ma nel realizzare che aveva lasciato il cellulare a casa si preoccupò.
Era uscito con la pioggia senza possibilità di essere rintracciato.
“Doveva essere fuori di sé anche lui…” Capì poi cominciando a vedersi dall’esterno.
Finalmente gli specchi stavano venendo via.
Dopo tanta fatica e lacrime da parte di Ricardo, il miracolo cominciava ad avverarsi.

Sapendo che era da Karim e José non lo cercò e nemmeno chiamò uno di loro due, andò solo a rinfrescarsi le idee con una doccia e poi a dormire. Il mattino dopo non era meno confuso ma almeno sapeva cosa fare.
Andare da Ricardo e riportarlo a casa.
Erano le otto, per quella giornata non avevano impegni di mattina, solo un appuntamento insieme al gruppo per firmare degli autografi nel principale negozio di musica, una delle molte mosse pro-vendita del nuovo CD.
Arrivato da José suonò il campanello un paio di volte prima di essere ricevuto e il primo viso che vide fu quello tempestoso del proprietario di casa. Karim aveva un sonno troppo pesante.
- Che hai? - Grugnì scorbutico. Non aveva dormito per niente, quella notte…
- Sono venuto a riprendere il gatto! - Disse con l’intenzione di scherzare. Solo quella. Il sorriso, l’ironia e l’occhiolino non riuscì nemmeno a farli.
José che sapeva solo vagamente qualcosa del casino della sera prima, si trovò a farlo entrare scuotendo il capo. Anche se non sapeva tutto di preciso la sua immaginazione era sempre piuttosto vicina alla realtà…
- Sei il solito idiota… - Borbottò assonnato chiudendo la porta dietro di loro. Cristiano scrollando le spalle chiese infastidito:
- Perché? - Sapeva che era solo un preludio ad un dialogo costruttivo.
José appena sveglio, con poche ore di sonno sulle spalle, era ancor più diretto e spiccio del solito ed infatti non lo deluse.
- Perché hai paura di innamorarti ma questo non ti impedirà di farlo! Sei solo un idiota a credere che si possa evitare a comando! -
Cristiano si voltò a guardarlo stizzito, le mani ai fianchi, piantato in mezzo all’ingresso e la bocca stretta.
- Come diavolo faccio a capire quando sono innamorato? - Questa fu la domanda del secolo e pensando che scherzasse José si mise anche a ridere. Nessuno poteva chiedere seriamente una cosa del genere…
Cris seccato aprì le mani: - Sono serio, dannazione… come si capisce quando si prova qualcosa? - Allora José capì che era messo peggio di quel che avrebbe immaginato e appoggiandosi allo stipite della cucina, si abbracciò grattandosi il fianco, sbadigliò e cercò, da così arruffato che era, di tirare fuori qualcosa di utile e sensato… come faceva a chiedergli cose simili alle otto del mattino?
- Intanto distinguiamo… l’innamoramento è la strada verso l’amore. Sono sentimenti ma non sono amore. Porteranno all’amore se tutto andrà bene. - Era strano parlare di quelle cose, non gli era mai capitato, non era nemmeno sicuro di avere le risposte giuste. Senza un caffè, poi… - Capisci di essere innamorato quando corri dietro come un coglione a qualcuno. Quando lo aspetti, lo insegui, lo cerchi. Quando vuoi solo lui. Quando ti interessa quello che pensa, che gli succede, che dice, che gli è capitato. Quando ascolti quello che ha da dire. Capisci di essere innamorato quando è il primo a cui pensi al mattino e l’ultimo alla sera. Quando è il tuo pensiero fisso. Quando trovi vuoto il sesso con gli altri e fottutamente eccitante quello con lui. Quando anche solo un bacio, una carezza od uno sguardo ti fanno sentire un coglione. Non c’è un momento specifico per sentirsi innamorati, non succede qualcosa che ti fa capire… è un processo lento. Quando diventa tutto… quando lui diventa tutto il tuo mondo allora sei arrivato all’amore. Quando addirittura smetti di fare le tue cose più tipiche solo per lui. Quando un uomo smette di andare allo stadio per stare con la compagna od il compagno, a quel punto è fregato. - Cristiano rimase incantato ad ascoltarlo, con gli occhi bassi persi nel vuoto a cercare di visualizzare le sue parole, di capire se era successo anche a lui, a che punto era. Solo alla fine capì quanto aveva ragione José a definirlo idiota.
- Cos’è andato storto con me? Perché non le sapevo queste cose? Le sanno tutti tranne me. -
- Perché non ti è mai successo e alla prima volta non capisci mai di cosa si tratta, ti serve sempre un po’ per realizzarlo. Serve a tutti. Sei tardo, questo sì… a 24 anni ti innamori per la prima volta? Non so come hai fatto… - Sarebbe stata una presa in giro distensiva ma alla fine Cris si trovava d’accordo con lui. Decisamente qualcosa non andava…
- Quindi è questo che mi sta succedendo… mi sto innamorando di lui… - Si arrese infine grattandosi la nuca incerto. Non capiva se fosse una cosa positiva o meno…
José rise staccandosi dalla porta per andargli davanti, quindi col suo perenne ghignetto sul viso gli batté una mano sulla spalla:
- Sempre meglio tardi che mai! - Nessuno avrebbe mai pensato possibile quel processo in lui, vedendolo così egocentrico e concentrato su sé stesso nessuno l’avrebbe mai detto ma il miracolo era lì davanti ai loro occhi.
- Dov’è? - Chiese riscuotendosi poi.
- In camera di Karim. - Cris salì le scale mentre si chiedeva cosa avrebbe dovuto dirgli e come avrebbe dovuto fare a quel punto. Non era mica tanto chiaro. Poi si stava innamorando ma non lo era ancora. Almeno credeva… in realtà era ancora molto complicato ma poteva ammettere che doveva solo lasciarsi andare. Passando davanti alla camera di José, si affacciò Karim come una specie di fantasma e facendo spaventare non poco il ragazzo che saltò di lato con un batticuore da premio Oscar, lo insultò spaventato:
- Cazzo, Karim! Non farlo più, stronzo che non sei altro! -
Karim aspettò qualche secondo che si riprendesse e dopo essersi stropicciato il viso per svegliarsi, avanzò verso di lui, lo spinse con fermezza ma non violenza fino ad appoggiarlo al muro e fissandolo minaccioso gli puntò l’indice contro il petto. L’aria da spietato assassino incusse timore perfino in lui e Cris tendeva a non avere paura di nessuno. Sembrava molto cupo e duro. Dopo qualche secondo Karim si decise a parlare, sempre fissandolo male:
- Tu sei solo un pezzo di merda! - Esordì così giusto per mettere in chiaro le cose. Non avrebbe potuto fraintendere. - Non te lo meriti. - Proseguì ancora più chiaro di prima. - E non essere così sicuro che ora basti riportarlo a casa per averlo! - Cris rimase in silenzio sempre più stupito. Oltre a non essere da lui un’intromissione simile, si capiva quanto arrabbiato fosse. Non lo picchiava solo perché era ancora mezzo addormentato… - Sarà meglio che cambi registro perché la prossima volta che mi viene in casa piangendo a quel modo giuro che ti spacco il culo, Cris. - Altro non disse, non servì specificare cosa di tutto gli avesse dato più fastidio e cosa non andasse, era davvero molto evidente.
Cris inghiottì a vuoto capendo che l’avrebbe fatto veramente ed una minaccia simile era il caso di evitarla.
- Comunque non ho scopato con Fabio. - Disse pensando che potesse rabbonirlo.
Karim ovviamente riuscì a sorprenderlo ancora…
- Nemmeno io con Riky. - Intendendo, come Cris, che però qualcosa l’aveva fatta. L’altro infatti capendolo sgranò gli occhi e liberamente sotto shock lo prese per le spalle, poiché era solo in boxer:
- Cosa ci hai fatto? -
Karim non si scompose e scrollandoselo di dosso fece un passo indietro, quindi sempre sulla via della furia rispose penetrante:
- Quello che tu hai fatto con Fabio! -
Cris però si stava sconnettendo. L’idea che Riky fosse andato, anche se non del tutto, con qualcun altro e poi con Karim nello specifico, lo stava accendendo di un fuoco di gelosia nera che non reputò affatto normale. Ma da lì a controllarsi ce ne volle, infatti andandogli davanti fino a sfiorarlo col corpo e col viso, provocatorio e aggressivo, disse incisivo:
- Perché? Non stai con José? -
Karim le idee le aveva più chiare che mai, ora, e senza battere ciglio rispose al suo stesso tono duro:
- Per fargli capire che non esisti solo tu sulla faccia della Terra. Che è gay, è un bel ragazzo, piace, è una persona d’oro che tutti vorrebbero e che non sei solo tu in grado di dargli piacere e farlo sentire come lo fai sentire tu. E sai una cosa? L’ha capito! - Questo fu peggio di un pugno allo stomaco e Karim lo sapeva perfettamente, per questo glielo aveva detto. Contento di quella luce di gelosia nello sguardo, quella dannata paura accecante di aver fatto un casino e aver perso quello che gli interessava, Cris lo spinse contro la parete opposta e limitandosi ad uno sguardo furente, senza aggiungere nulla, andò oltre entrando nella camera dove stava Ricardo.
Karim rimasto solo guardò la porta chiusa con una certa soddisfazione maligna nello sguardo.
“Se lo merita.” E non gli si poteva dare torto in ogni caso…

Dalla finestra filtrava la luce del mattino, le saracinesche non erano del tutto alzate ma nemmeno completamente abbassate. Era una camera molto semplice ed essenziale, c’era poco di Karim. Niente.
Sul letto matrimoniale Ricardo dormiva ancora, era raggomitolato su un fianco in posizione fetale. Sembrò piccolo, in quell’istante, ma soprattutto ferito. Ferito in un modo che non avrebbe mai voluto.
Cris sospirò pentito, quello che si faceva non poteva essere cancellato, doveva conviverci e rimediare in qualche altro modo. Non aveva idea di come o di cosa fare da lì in poi. Realizzare di starsi innamorando di lui non era un’effettiva risposta precisa.
Si sedette sul letto e gli scostò delle ciocche nere arruffate dal viso, quindi continuò ad accarezzarlo leggero sulla spalla e sul braccio fino a spostarsi sul fianco e la schiena. Le carezze proseguirono come le mani avessero vita propria e mentre si perdeva sul suo viso rilassato e delicato, la sensazione della sua pelle sotto i polpastrelli gli fece capire di aver infilato la mano sotto la maglietta. Finalmente Ricardo si riscosse e cominciò a tornare. Sentendo quelle meravigliose carezze interruppe volentieri il sonno e muovendosi allungò le gambe stiracchiandosi ma senza girarsi sulla schiena, gli piaceva come gliela toccava leggero da sotto la maglia.
Rimase sul fianco e non sapendo ancora chi era, pensando fosse Karim, aprì gli occhi con un dolce sorriso di gratitudine. Solo quando mise a fuoco Cris la sorpresa lo fece tornare improvvisamente serio e quasi spaventato, per un momento.
- Cris? - Chiese pensando di star sognando. Cris rispose con un sorriso calmo e chinandosi gli baciò la fronte con delicatezza che raramente gli si poteva aver visto. Ricardo rimase inebetito. No, non poteva essere lui anche se la mano, ora che ci faceva caso, sembrava proprio la sua…
- Buongiorno. Sono venuto a prenderti. Vuoi tornare a casa da me? - Vi lesse un’infinità di cose dietro ma non avrebbe mai voluto illudersi e non l’avrebbe fatto, per questo si sforzò di rimanere sul letterale.
- Se non ti do fastidio… - Ieri sera gli era parso d’avergliene dato parecchio… Cristiano capì che quella volta dovevano parlarne e rimanendo chino su di lui in quel modo, continuando ad accarezzargli la schiena da sotto la maglietta, rispose piano e calmo, con una sicurezza di cui si stupiva lui per primo:
- Non mi darai mai fastidio. Volevo scusarmi per ieri sera. Quando non sfogo regolarmente gli ormoni come sono abituato a fare da anni, ragiono col cazzo e faccio cazzate. Non volevo ferirti, sono stato un bastardo… non so se puoi perdonarmi, tornare a casa e riprovarci. Vorrei solo che non ti arrendessi con me. -
Ricardo che era ancora assonnato, all’udire quel discorso si ricordò di quanto male era stato quella notte e si ricordò di Fabio, gli occhi si addolorarono per un momento e Cristiano tornò a baciargli la fronte e poi a scendere sulla tempia e sullo zigomo, non voleva fosse così. Non voleva che quella notte fosse esistita. Non voleva tante cose.
- Ma se vuoi fare sesso e ne hai anche bisogno non posso chiederti di aspettare che tu ti innamori. Anche perché potrebbe non succedere mai. Potresti non innamorarti mai. Io non capisco perché tu faccia tutto questo. Non ti voglio obbligare, se io sono innamorato e non intendo fare l’amore se non con qualcuno che mi ricambia, è un problema mio. Tu non devi sentirti obbligato a nulla… - Era quello che gli era premuto tanto dirgli, ora che l’aveva fatto si sentiva anche meglio ma non riusciva a credere alle sue labbra che intanto continuavano a ricoprirlo di piccoli baci sul resto del viso e nemmeno alla sua mano che continuava ad accarezzarlo, solo accarezzarlo sulla schiena ricoprendolo di brividi di piacere. Sull’angolo delle labbra rispose piano, con la stessa sicurezza sorprendente di prima:
- Sono io che voglio aspettare e che voglio farlo solo con te. Perché poi Fabio mi ha aperto gli occhi e José e Karim hanno rincarato la dose. Sto facendo un sacco di cose che non sono da me come non andare con altri ed aspettare te solo perché… bè, perché voglio farlo. Perché è solo te che ora come ora voglio. Pensavo che come sempre mi sarebbe andato bene uno qualunque solo per uno sfogo fisico d’ormoni. E poi ero arrabbiato con te. Però quando mi son trovato con Fabio ho capito che non mi sarebbe bastato. Che non lo volevo fare solo per sfogare degli ormoni. Che volevo spingerti a sbrigarti. Però in realtà non sei tu che devi sbloccarti e sbrigarti, non sono io che aspetto te ma tu che aspetti me. Sono io che devo sbloccarmi. Ed io penso che stanotte sia successo. Perché non voglio farlo con altri, voglio solo farlo con te. E non mi è mai successo di volere unicamente qualcuno come in questo momento. E mi odio per averti ferito e averti fatto piangere e Karim ha ragione. Se non sto attento e non mi sbrigo qualcun altro potrebbe portarti via ed io non voglio perché non esiste un altro che possa rimpiazzarti. Riky, se sono cambiate in me tutte queste cose. Se non sono andato a letto con Fabio. Se è da settimane che non vado con nessuno, se aspetto te e solo te. Se voglio te e solo te. Se mi sento uno stronzo per quello che ti ho fatto. Se voglio solo vederti sorridere e star bene di nuovo. Se mi interessa di qualcuno che non sia io. Se tante cose di me che faccio sempre sono cambiate è solo per te. E questo… questo credo che sia… credo che sia il primo passo verso di te, no? Io non so cosa succede quando ci si innamora, so che succede e basta ma quando si capisce di essere arrivati? - Era come un pensiero che l’assillava dal momento in cui aveva aperto gli occhi ed ora Ricardo con le lacrime agli occhi per le cose che gli stava dicendo che aveva solo sognato di sentirgli dire, rispose senza esitare perché lui pur non avendo avuto altre storie prima, non aveva dubbi ed era un dono innato.
Gli circondò il collo con le braccia e spostando la bocca sul suo orecchiò, girandosi bene verso di lui, mormorò piano:
- Lo capirai in quel preciso momento. E non avrai dubbi. Come io non ne ho ora. - Perché solo chi amava dava sempre mille possibilità all’altro. Solo chi amava davvero. Per questo Ricardo volle dargliene ancora.
Cris ancora non capì ma accettò quella risposta se non altro per il sollievo di riaverlo con sé. Ricardo non si era arreso e questa era la notizia più bella che avrebbe potuto ricevere.
Il bacio che suggellò quella specie di promessa non detta seppe di sonno e fu un po’ amaro ma il retrogusto di dolce lo colsero entrambi.
In qualche modo ce l’avrebbero fatta e su questo, almeno su questo, non avevano più dubbi.