CAPITOLO
XXX:
A
VOLTE SOLO UNA PERSONA
[1]
http://www.youtube.com/watch?v=pzpGk44UXKQ&ob=av2n
http://www.youtube.com/watch?v=Nb4b9B4q60c
[2]
http://www.youtube.com/watch?v=eFrRTmgXPdU&feature=related
Cominciare
il tour fu come passare il portale di un altro universo, per Ricardo.
Nonostante
le preparazioni di tutti, gli parve comunque si essere arrivato su un
mondo diverso dalla Terra.
Tenuto
sotto controllo sia da Cristiano che da Karim come se fossero i suoi
angeli custodi, fu più il tempo passato a fare domande su domande che
altro.
Per
uno che prima di allora non solo non aveva mai visto un concerto ma non
aveva mai ascoltato musica, partecipare ad un tour come membro speciale
del gruppo fu qualcosa di incredibile.
Per
prima cosa il bus su cui viaggiavano di città in città. La prima volta
che vi salì gli parve di essere sullo Stargate che lo stava
trasportando verso una dimensione parallela. Capito che sarebbe
capitato di dormire lì spesso e volentieri non si capacitò di come quel
mezzo di trasporto potesse essere considerato una casa. Tutti e sei,
infatti, avevano definito il bus ‘seconda casa’ ma non gli era stato
chiaro il meccanismo. L’avrebbe scoperto presto.
Per
la prima tappa -che stranamente non era Los Angeles ma Las Vegas-
decisero di prendersi del tempo per visitare un po’ quella magnifica
città -come se non l’avessero già fatto in abbondanza- e prese delle
camere d’albergo, la divisione non fu un problema, le coppie erano già
fatte e così sarebbero rimaste fino alla fine del tour ed oltre.
José
con Karim, Cris con Riky, Iker con Sergio e Marcelo con Pepe.
Ubriaco
della città dopo aver assistito alle prove, Ricardo capì in cosa
consisteva ‘un altro mondo’ quando il concerto ebbe inizio.
Trovato
per lui un posto a lato del palco -Cris e Karim non avrebbero mai
permesso si mescolasse alla folla, magari glielo mangiavano- in modo
che il cantante potesse vederlo quando si girava e che Riky l’ammirasse
come si doveva, per un momento ebbe l’impressione di essere lì a
suonare con loro.
Gettata
la testa oltre il palco vide una folla spropositata, urla, applausi ed
incitamenti e poi il silenzio improvviso, il buio assoluto ovunque ed
ecco, proprio intorno a lui, davanti ai suoi occhi, con le sue
orecchie, udire il boato più forte che avesse mai sentita in vita sua.
Non
si poteva descrivere quello che successe ma per lui che la visse da lì
sopra fu qualcosa di incredibile.
Dopo
si aprirono le luci solo sul palco, dei fari fortissimi partirono dallo
stesso come una sorta di esplosione atomica e fecero l’effetto visivo
dell’implosione, in quell’esatto istante la musica cominciò e il
pubblico impazzì ulteriormente come se fosse possibile di più.
Ricardo
sentì tutto tremare e per un momento credette fosse il terremoto, poi
quando si rese conto che era la combinazione fra le onde sonore degli
strumenti e i salti, applausi e urla del pubblico, si ammutolì
impressionato.
Non
avrebbe mai immaginato potesse essere così.
Quando
la voce di Cristiano si levò dal microfono raggiungendo un volume che
probabilmente lo sentirono persino ben oltre quello stadio, Ricardo si
emozionò venendo investito da un’onda altissima e potente. Non
trattenne le lacrime e nonostante non si capacitasse del perchè stesse
piangendo, rimase incatenato alla sua figura snella e disinvolta che si
muoveva sul palco col microfono in mano e che cantava con naturalezza.
Sentì
tutte quelle persone cantare con lui e coprire quasi la sua voce, sentì
ogni vibrazione sin nell’interno, sentì quella sorta di emozione
esplosiva farlo tremare frenetico. Si rese conto di non riuscire a
stare fermo, si rese conto di star muovendo i piedi a ritmo di musica e
di star cantando fra sé e sé con le mani che battevano il tempo contro
il proprio petto e le cosce.
Si
rese conto che quella era la cosa più bella ed esaltante della sua vita
e la scarica elettrica d’eccitazione che provò l’ebbe per tutta la
durata del concerto.
Incantato
oltre che dal Cristiano cantante anche dal Cristiano che dava
spettacolo sul palco e che faceva delirare le masse, per poco non
svenne quando fecero la famosa canzone erotica il cui video aveva
provocato tanti scombussolamenti.
C’era
il ritornello in cui lui e Sergio cantavano insieme e Ricardo faticò a
guardarli visto che avevano pensato bene di usare l’asta del microfono
-su cui cantavano insieme- come palo da lap dance o qualcosa del
genere. E fu davvero faticoso guardare Cristiano inginocchiarsi davanti
a Karim che faceva i suoi splendidi ed erotici giri di basso col volume
alzato talmente forte da creare un suono caldo e pazzesco. [1] Non per
altro, ma mimare un certo lavoretto di bocca che l’altro accentuò
muovendo il bacino e lo strumento verso di lui, gettando la testa
all’indietro e fingendo di godere, non era una cosa che passava tanto
inosservata.
Fecero
tante di queste scene e ad ognuna il pubblico impazziva, sembrava andar
matto per quel tipo di dimostrazioni e Ricardo non poteva nemmeno dar
loro torto. Avevano un fascino selvaggio quel tipo di scene e di volta
in volta Ricardo trovò a chiedersi se avesse potuto resistere ad ogni
concerto. Contando quanti ne avrebbe dovuti vedere, si preoccupò non
poco anche perché quella scarica era ben distinta da quella
d’esaltazione. Era una scarica d’eccitazione.
Riuscì
a calmarsi solo quando Cristiano ed Iker si esibirono a voce e piano in
una canzone d’atmosfera.[2] Le luci si spensero e i fari azzurri si
puntarono su di loro. Iker dietro la tastiera e Cristiano davanti a
lui, al microfono, ed una canzone calma, lenta, malinconica che
raggiunse picchi incredibili rivelando il talento del cantante sia
tecnicamente che interpretativamente.
Però
emotivamente fu un ulteriore botta, specie quando Cristiano nonostante
il buio che regnava tutt’intorno e che si divorava Ricardo stesso, si
girò in modo da guardarlo.
Ricardo
era sicuro che non lo potesse vedere eppure i suoi occhi rimasero
piantati sui propri come per magia, nonostante non ci sarebbe potuto
riuscire.
Si
sciolse.
E
si sciolse quando usciti dal palco per la pausa prima del bis, lo prese
sotto braccio e se lo portò insieme agli altri a rinfrescarsi, non
senza lasciargli un bacio, sia pure fugace, sulle labbra.
Era
carico, era perfetto, era al top. Non aveva sbagliato un istante, una
nota, un passo. Non aveva sbagliato nemmeno una parola. Niente. Era
stato perfetto, pieno d’energia e di sensualità.
Capì
come poteva avere tanto successo e capì come riusciva ad incantare la
maggior parte della gente che aveva a che fare con lui.
Di
suo era un gran bel ragazzo che ci sapeva fare su ogni fronte, ma
quando cantava e soprattutto quando era su un palco, dal vivo, per un
concerto… lì era tutt’altra cosa.
Diventava
musica, arte, sesso ed energia. Diventava tutto e ipnotizzava chiunque.
-
Cosa te ne pare? - Chiese bevendo dell’acqua dopo essersela buttata in
viso, sudato fradicio.
-
Fantastico… non avevo mai assistito ad un concerto e vederlo da lì
vicino è… incredibile… unico… e poi voi siete così bravi e… e quello
che fate sul palco… e poi trema tutto, sembra ci sia il terremoto! È
splendido! Siete incredibili! - Non aveva altre parole che quelle ma
l’entusiasmo e gli occhi luminosi parlavano piuttosto bene da soli,
fecero sorridere contenti tutti e Cristiano sopra gli altri che poi
passarono a fare i complimenti a Karim per gli assoli di basso e poi
per le varie scene con Cris dove si era prestato in alternanza a
Sergio, per dare quel genere di spettacolo.
Prima
di quel che pensassero tornarono sul palco a fare le ultime tre canzoni
e poi, dopo i ringraziamenti, tutto finì. Tutto cessò. Tutto si spense.
La
musica si dissolse, le luci si accesero e la magia finì, unica
testimonianza le lacrime di Ricardo, talmente coinvolto dal concerto da
essere enormemente triste per la sua fine, poiché sarebbe stato
un’eternità a vederli e sentirli.
Quel
vuoto. Quel vuoto preciso e specifico che non aveva definizioni ma che
però avrebbe sentito sempre alla fine di ogni concerto. Quel vuoto che
poi puntualmente sarebbe stato colmato all’esibizione successiva. Quel
vuoto si sarebbe inciso indelebilmente in Ricardo e sarebbe stata la
prova del successo dei ragazzi.
Lui
e la sua espressione, una conferma.
Uscire
dal palco di nuovo sotto il suo braccio, sentirlo sudato ammollo e
tremante per la stanchezza, capire che aveva dato tutto ed oltre ma che
era sempre lì presente con lui, diede a Ricardo un’ulteriore immagine
di Cristiano, un’immagine di cui si innamorò come di tutte le altre.
Era
stato immenso e se prima si era perso per lui, ora non sarebbe più
stato capace di tornare indietro.
Il
brindisi venne fatto in camera del manager e del bassista per
inaugurare la prima tappa ufficiale del tour e continuò fino alle prime
luci dell’alba, quando poi con fatica le varie coppie si trascinarono
nelle rispettive camere per ripartire il giorno dopo, di buon mattino,
alla volta della prossima città.
Non
si stupì molto, Ricardo, di essere lui l’unico sobrio con Iker e quando
videro il tutto degenerare si misero abilmente da parte a parlare
insieme.
-
Ti è piaciuto? - Chiese Iker entusiasta con un sorriso soddisfatto in
viso. Sapeva bene qual era la risposta.
-
Enormemente. - Fece di slancio Ricardo. In poco si inalberò in una
descrizione di tutte le impressioni che aveva avuto per poi concludere
con la canzone che aveva preferito, quella al piano e basta. - E’ stato
un momento magico. - Fece poi sognante. Essendo loro gli attori di tale
spettacolo, non potevano capire cosa provassero gli altri a guardarli
ma le conferme ed i ritorni erano preziosi, erano il loro carburante
per andare avanti sempre e comunque.
-
Sono contento… -
-
Ma io poi non sono un esperto. È andato bene? - Chiese conscio che a
lui gli sarebbe potuto sembrare bello anche un carciofo se tenuto in
mano da Cris. Iker lo pensò ma non lo disse, comunque sorrise divertito
e piegandosi verso di lui fino a toccarlo con la spalla in segno di
ringraziamento per i complimenti, rispose:
-
Sì, è andata bene. Eravamo molto eccitati all’idea di cominciare il
tour ed il primo concerto è sempre un tabù. Sappiamo che andrà bene ma
dopo qualche mese che non ne fai, riprendere è come farlo per la prima
volta. C’è la stessa tensione e frenesia nell’aria. È tutta energia che
incanaliamo quando le luci si spengono e poi si riaccendono su di noi.
È andato molto bene e Cris era davvero carico, più dei suoi soliti
canoni. E di solito lo è molto. Vedi, lui tiene il palco come pochi, ai
tempi attuali, fanno. È veramente unico in questo. Ma stasera
ipnotizzava e non è calato un istante, non una sbavatura che fosse una.
Ha fatto un salto di qualità che nessuno si aspettava. - Ricardo non
avrebbe mai immaginato che poi sarebbe voluto andare a finire lì, per
questo sorrise contento bevendo ogni sua parola. Sapere tutte quelle
cose sulla vita del suo gruppo preferito -ed unico al momento- era come
bere dopo giorni che non lo faceva.
Entrambi
guardarono istintivamente Cristiano mezzo ubriaco, come tutti gli
altri, fare la solita gara di ballo con Sergio con una variante. Usare
Karim come palo della lap dance. Qualcosa a cui, stranamente, José non
si era opposto e solo perché la riteneva un’ottima tortura. Karim
voleva solo cacciarli tutti e andare a letto con lui.
Fu
mentre Ricardo era incantato ancora una volta da Cristiano e dai suoi
soliti movimenti sensuali, seppure stanchi, che Iker lo disse ed era da
molto che voleva farlo ma aveva aspettato quella sera per vedere come
sarebbe andato il primo concerto. Non aveva dubbi.
-
Avevo ragione. Sono stato il primo a dirtelo. Che magari eri tu quello
che gli ci voleva. Quello giusto. Ebbene era proprio così. - Ricardo si
girò di scatto, l’osservò da vicino e inebetito rimase a chiedersi se
fosse serio, poi quando tradusse il senso profondo delle sue parole gli
occhi gli divennero lucidi con quell’ondata bollente interiore.
-
Parli di me e Cris? - Era ovvio. Iker era sereno e sicuro, manteneva
quella consapevolezza nello sguardo che non gli sarebbe mai mancato e
Ricardo gli credette.
-
Siamo arrivati al dunque, secondo te? - Non ne era sicuro. Oltre ai
baci e a qualche orgasmo non avevano ancora fatto l’amore e Cristiano
non aveva più insistito, non si era più arrabbiato e non aveva più
espresso la sua frustrazione sessuale. Oltre a questo si era intenerito
molto, aveva dimostrato molti più modi protettivi e dolci ed aveva
esaltato il dialogo.
Avevano
passato ore a parlare e basta e fra le sue braccia si era sentito la
cosa più preziosa. L’aveva vissuta senza farsi domande, senza chiedersi
se fosse la strada giusta, senza sapere quale sarebbe stato il passo
successivo, ma si era sentito tranquillo, sereno e sicuro.
Non
c’erano più state tensioni e Ricardo si era trovato a parlare molto di
sé, della sua infanzia, della sua fede, dei suoi amici e Cristiano
aveva ascoltato sempre, come fosse stato la cosa più interessante di
tutte. Non l’aveva fatto obbligato ma completamente sincero e
spontaneo.
Anche
Cristiano si era aperto molto, si era confidato riguardo alcuni episodi
della sua giovinezza ed aveva approfondito il discorso dell’essere
frutto di un tradimento di sua madre. Aveva scoperto che poi il
patrigno, odiandolo poiché prova del fallimento del matrimonio con la
moglie, l’aveva picchiato sempre usandolo come capro espiatorio fino a
che tutte le donne di casa, madre e sorelle, si erano unite compatte
per mandare via quell‘uomo. Però gli aveva raccontato come anche le
storie delle sue sorelle fossero sempre andate male e storte, come
nessuna fosse felice e sposata o fidanzata. Gli aveva spiegato molte
cose di sé e del motivo per cui si era convinto che l’amore non
esisteva e che non serviva innamorarsi.
Oltre
a questo si erano scoperti due persone estremamente divertenti e con un
forte senso dell’umorismo. Cristiano se era di buon umore ne sparava
cento al secondo ed aveva da ridire su tutti, ma il modo in cui lo
faceva, con estrema ironia e fantasia, faceva sbellicare Ricardo e
questi, dal canto suo, stava dietro ad ogni gioco e scherzo
dimostrandosi a sua volta una spalla brillante per qualsiasi scena
comica.
Perso
in quel mese passato insieme, Ricardo sentì lontana la risposta di Iker
ma lo riportò immediatamente al presente:
-
Sì, ne sono sicuro. E ti giuro che non pensavo che qualcuno ci sarebbe
mai potuto riuscire, ma quando l’altra sera si è scusato per avermi
fatto soffrire quando siamo stati insieme… è stato lì che ho capito
quanto fosse cambiato. È venuto fuori dall’abisso. - Disse per citare
la canzone di Cris che sarebbe stata inserita nel prossimo album con
molte altre i cui testi erano stati un’elaborazione delle poesie di
Riky.
La
riconobbe e si commosse di nuovo. Faticare tanto e rischiare di perdere
tutto per arrivare a quello… bè ne valeva la pena.
-
La sua era la cosa più vecchia del mondo, paura di soffrire. Per questo
si chiudeva dentro una superficialità che lo faceva apparire per quel
che poi non era. In realtà era la persona più insicura che avessi mai
incontrato. Ora no. Ora è tranquillo, invece. È molto sereno. -
-
Si vede. - Fece Iker tornando a guardare il protagonista del loro
dialogo che stava per spogliare Karim con l’aiuto di Sergio. Le risate
di tutti, José compreso, fecero da sottofondo ed il messaggio che
diedero fu che bastava poco, molto poco, per far cambiare tutto.
A
volte un gesto, uno sguardo, un ascolto, una presenza, un
interessamento.
A
volte solo una persona.
Davvero
poco e tutto cambiava.
Quando
Ricardo si alzò con l’intenzione di andare a dormire in camera, stanco
anche lui, Cristiano smise subito di fare l’idiota con Sergio e
mollando Karim di schianto corse subito dietro al ragazzo il quale
dovette prenderlo al volo per non farlo cadere. Cris era bello che
ubriaco. La fortuna di Riky era di non essere un fuscello ed in quanto
altezza si eguagliavano, quindi comunque sempre fra le risa i due
lasciarono la camera. Iker a ruota seguì il loro esempio e prendendosi
Sergio se lo trascinò nella sua, di camera. I due rimanenti furono
cacciati da Karim a calci.
In
realtà non era ubriaco nemmeno lui e José che si era limitato solo a
bere un po’ e che era perfettamente lucido, smettendo di ridere come un
sadico volle farglielo sapere che l’aveva notato.
Il
suo era stato il cambiamento più sostanzioso, nemmeno quello di Cris,
forse, lo eguagliava, ma poteva saperlo solo lui che ci viveva insieme.
Ignorando
i bicchieri e le bottiglie con cui avevano brindato, cominciò
togliendosi i vestiti con la normalissima intenzione di fare la doccia.
Karim lo precedette aprendo l’acqua calda, non servì dirselo che
l’avrebbero fatta insieme.
-
Senti un po’, ma hai forse l’influenza? - Chiese ironico prendendola
alla larga o forse solo nel modo meno imbarazzante possibile. Karim
ghignò consapevole dove volesse andare a parare.
-
Mai stato meglio in vita mia! - non beveva da un mese e sempre da quel
mese dormiva di notte come tutti i comuni mortali -feste ed uscite
permettendo- e non si addormentava ovunque, era presente, partecipava
alle conversazioni che avvenivano intorno a lui -sia pure con
monosillabi- e se interpellato direttamente si esprimeva con più di
qualche grugnito messo in croce. Ora in molti conoscevano la sua voce
ed avevano scoperto che il suo carattere era molto interessante e non
tipo zombie. Captava tutto da tutti, non gli sfuggiva un solo
particolare ed anche se non dava segni particolari di essersene
interessato, al momento giusto diceva la sua. Era uno della serie
‘parla poco ma quando lo fa ne molla di sane’.
Era
anche profondo, a modo suo. Non si esprimeva bene ma si faceva capire.
E soprattutto José lo capiva. Ma solo ora. Prima era stato fra quelli
che non ce la faceva nemmeno per sbaglio.
Di
cose, in un mese, ne erano successe.
Non
poterono che pensare a Ricardo. In un modo o nell’altro la scintilla
che aveva innescato il cambiamento era stato lui. Lui e la sua nota di
positività, ottimismo e buoni sentimenti. Cose da favola, da film, da
libro. Eppure era successo e vero o no che fosse, in un mese dal suo
arrivo era cambiato tutto!
A
togliergli i boxer fu José che ancora coi pantaloni addosso, attese che
Karim facesse altrettanto, nel mentre rimase ad osservarlo malizioso e
sferzante, sempre a modo suo.
- E
cos’hai che non va, allora? - Era proprio da lui far così, pensò Karim
assecondandolo.
-
Tu! - Fece infatti ironico, poi però lo spogliò con movimenti bruschi e
se lo tirò sotto la doccia.
L’acqua
scese sui loro corpi, la differenza fra loro era notevole anche solo
guardandoli. Karim alto e atletico, José più basso e decisamente meno
muscoloso. Una decina d’anni a separarli. La carnagione, il tipo di
bellezza, la nazionalità, tutto. Tutto diverso.
I
caratteri, poi…
Eppure
l’acqua li ricoprì insieme come fossero un’unica cosa, senza fare
distinzioni, senza cambiare l’intensità, il calore o il viaggio. Su
entrambi uguale.
Coi
brividi per il piacevole calore e la sensazione che l’elemento diede
loro, José sospirò e chiuse gli occhi rilassandosi, poi cercò -sempre
senza aprire gli occhi- con le mani i fianchi di Karim ed una volta
trovato l’attirò a sé. In quello disse piano, rinunciando alla propria
ironia difensiva che tanto con lui non serviva più a niente:
-
Sono contento di te. Hai fatto un gran lavoro su te stesso. - Karim pur
sapendo che era quello che voleva dirgli, riuscì a bloccarsi e ad
emozionarsi come uno stupido -a sua detta- ma non per questo smise di
guardare José farsi baciare dall’acqua. In risposta risalì con le mani
sulla schiena e gli si strinse a sua volta, gli prese fra i denti il
lobo dell’orecchio e sussurrò allo stesso modo:
-
Ed io sono contento di esserci riuscito. Ora sto dannatamente bene e lo
sai quanto non credevo che si potesse stare così… -
José
aprì gli occhi e con aria ridente, il suo eterno tocco di malizia e una
miriade di cose che sapeva esprimere solo con l’espressione
accattivante del suo viso affascinante, tirò indietro il capo per
guardarlo. Gli sguardi si incontrarono e sempre fusi sotto quella che
potevano immaginare fosse pioggia calda, aggiunse:
-
Ed io non pensavo di poter superare la paura del risveglio. Ora quando
apro gli occhi anche se non ti vedo subito so che ci sei. Non ho più
paura che tu non torni. - Karim nascose il viso contro il suo collo
nonostante per questo si fosse dovuto chinare molto. Non voleva
mostrare gli occhi lucidi, era un’emozione troppo grande sentirgli dire
quelle cose.
-
Grazie per tutto quello che mi hai dato e hai fatto per me. Grazie per
non aver mollato, aver lottato e avermi preso a calci. Grazie perché
ora sono qua e non ho paura nemmeno io di essere tradito e piantato
anche da te. So che sei diverso. Grazie. - Non sarebbero mai stati
capaci di dirsi che si amavano come le persone normali, ma quello per
loro era molto meglio.
Quasi
quanto l’attuazione di quei sentimenti che ricambiavano vividi e
fortissimi l’uno per l’altro, che ogni volta li bruciava e li
incendiava facendo sì che nel giro di poco si divorassero.
Le
mani di José tremanti si spostarono dai fianchi fin su, sul viso, e lo
presero per poterlo guardare ancora; gli mostrò i suoi, di occhi
lucidi. Solo lì Karim lasciò andare le sue lacrime, liberatorie, che
non aveva mai lasciato andare.
Lacrime
di chi aveva vinto un incubo durato praticamente una vita. Da
quell’incubo ne era uscito ed ora era un sogno, ma un sogno reale e
meraviglioso.
Il
bacio diede vita ad un qualcosa di molto più dolce del solito, il fuoco
c’era come sempre ma non era incontenibile. Era un fuoco dolce e
delicato.
Si
scoprirono come fosse la prima volta, si carezzarono dentro oltre che
fuori, si agganciarono e non si lasciarono e quando le mani corsero sui
corpi caldi e bagnati, scivolosi che si strofinavano fra di loro per
darsi ulteriore piacere nel loro intimo, sembrò di nuovo la prima
volta. E fu sempre diverso.
Ma
quando José si lasciò andare a Karim come il segno più grande che
avrebbe potuto dargli per l’amore incondizionato che gli portava, il
ragazzo lo capì e di nuovo con le lacrime che gli si affacciarono si
sospese in mezzo ai due mondi del reale e l’irreale per scivolare nella
persona che amava e fondersi con lui, in un tutt’uno indimenticabile
come lo era ogni volta, come lo sarebbe stato sempre.
Gli
incubi erano finiti.