CAPITOLO
XXXI:
CE
L’AVEVA FATTA
Non
successe comunque subito.
Dopo
qualche altra tappa del tour non tardarono a notare che il povero Riky
non era per niente abituato alla vita della star ed infatti non
riuscendo a stare dietro ai continui spostamenti, alle poche ore di
sonno, alle continue feste e alle molte cose che i ragazzi dovevano
sempre fare, si ritrovò tipo zombie a trascinarsi dietro di loro.
Solo
quando rischiò di addormentarsi durante le prove di un concerto,
capirono che non potevano pretendere così tanto da lui ed il primo a
parlarne fu Karim che corso in suo sostegno come un falco e porgendogli
un caffè rubato a chissà chi, aveva fatto la sparata del secolo:
-
Ma scusa, posso capire le prove ma durante i concerti ci sono già
migliaia di persone che lo guardano e che sono lì per lui e pendono
dalle sue labbra oltre che dal suo bel culo… che bisogno ha di averti
sul palco anche durante questi? - Cristiano che era dall’altra parte
del palco lo sentì come se glielo avesse detto in faccia e correndo con
un dito puntato ed aria feroce, grugnì:
-
Tu fatti i cazzi tuoi! - Chiaro e conciso. Poi per essere più ascoltato
gli tolse il braccio dalle sue spalle mettendoci il proprio. Ricardo si
sentì una principessa contesa e a giudicare dall’espressione pessima di
Karim non doveva aver gradito la sua uscita.
-
Cris ho ragione io, cazzo! Guarda che stanco che è! Ti è sempre
appresso ma alla fin fine ti serve quando devi cantare perché deve
essere il tuo pubblico speciale. Le prove sono giustificate ma durante
i concerti sei pieno di fan che ti guardano… non ha senso che venga!
Non ce la fa! Non è abituato, non è una vita che fa per lui, devi
dargli un po’ di tregua! Lascia che vada a dormire in albergo, stasera,
e noi ci facciamo il concerto! Poi quando vuole e si sente bene può
venire, ormai è dei nostri! - A dargli man forte prima che Cris lo
picchiasse, arrivò Iker che con calma lo fece ragionare spettinando
amichevolmente i capelli a Ricardo fermo ad ascoltare impensierito.
-
Ascolta, Cris. Karim non ha torto. Guarda che brutta cera che ha, vuoi
che si ammali? Non dorme quasi nulla… noi ci siamo abituati a questa
vita frenetica, ce la siamo scelti, ma lui no, non puoi obbligarlo. Va
bene che lo paghi ed è il suo lavoro, ma se il problema rientra
fondamentalmente nelle prove e lui quelle te le garantisce, i concerti
non sono un problema. Di gente che ti guarda ce l’hai, no? - Era vero,
era assolutamente vero e non poteva ribattere in nessun modo. Andando
per logica era proprio così ma qualcosa non gli tornava comunque, lo
seccava a tal punto da tenere la bocca storta e l’aria poco convinta.
Suo malgrado non trovò valide ragioni da contrapporre a quelle. Non
voleva che Riky si ammalasse.
-
Vabbè, se non arriva può stare in albergo a dormire, ogni tanto… -
Inteso che comunque poteva venire ogni tanto anche ai concerti e non
solo alle prove.
Gli
altri ridacchiarono per la sua restia mentre Ricardo la trovò
tenerissima, ma questo perché ne era perdutamente innamorato ed avrebbe
trovato dolce anche un insulto.
Prendendogli
la mano, infatti, gli sorrise incoraggiante:
-
Facciamo che solo stasera sto a riposare, poi al prossimo ci sarò. -
Non sapeva bene quale problema dovesse esserci se lui mancava, in
effetti c’erano migliaia di altre persone al suo posto, però se Cris
non era contento era una motivazione più che sufficiente, però quella
volta era veramente sfinito di conseguenza avrebbe accettato la serata
libera.
Oltretutto
venire pagato per guardarlo cantare era diventato ormai una specie di
insulto, per lui… era la cosa più bella che potessero chiedergli di
fare… accettava solo perché effettivamente di qualcosa doveva vivere ed
in ogni caso non voleva dipendere da Cris, non era giusto. Già per un
mese ne aveva approfittato in quel modo… però la situazione stava
diventando molto strana e Cristiano stesso se ne rendeva conto visto
che a tutta quella logica lui voleva sputarci sopra e tenersi Riky con
sé sul palco. Fosse stato per lui avrebbe cantato tenendolo per mano!
Quella
sera fu una delle peggiori prestazioni di Cristiano.
Non
fu indecente da far accorgere tutte quelle persone, nessuno dei fan se
ne rese conto e non ci furono effettivi errori eclatanti o stonature,
però i suoi compagni e José stesso se ne accorsero subito che non era
concentrato e presente. Si muoveva meno del solito e faceva in generale
meno spettacolo, meno scenate. Era andato in calando su molte canzoni e
aveva avuto molte sbavature seppure impercettibili. Non si era quasi
mai mosso, niente salti, niente interazioni col pubblico e a livello
canoro ed interpretativo era stato proprio sotto tono, come se avesse
avuto la testa da un’altra parte.
Il
primo ad arrivarci fu Karim, poi ci arrivarono subito dopo José ed
Iker.
Ma
Karim, appena finito il concerto, gli si avvicinò e guardandolo a due
centimetri, puntandolo con l’indice come ad accusarlo, asserì laconico
e sicuro:
-
Mi rimangio tutto! Se l’assenza di Riky ti fa quest’effetto di merda
gli daremo vagonate di red bull e monster energy, ma se questo sei tu
senza di lui fanculo, non deve più mancare! -
Cristiano
ci mise qualche istante a capire che diavolo dicesse, era di pessimo
umore e quando era così era meno reattivo. Quando José disse
altrettanto, finalmente comprese.
-
Questo sei tu senza il cucciolo che ti guarda da bordo campo? -
Un’accozzaglia di paragoni più svariati non avrebbe potuto usarla, ma
fu comunque piuttosto chiaro e finalmente Cris reagì:
-
Che cazzo dite, cosa c’entra? C’erano migliaia di persone a guardarmi,
l’avete detto voi che era la stessa cosa! Non venitemi a dire che avevo
ragione io a volere Riky perché vi spacco la testa! Io non volevo
separarmene! - Ma solo dopo si accorse delle parole che aveva usato e
di nuovo quello decisivo fu Iker a quel punto che con una mano sul suo
braccio ed un sorriso comprensivo, disse calmo:
-
Non avevamo idea che fosse lui nello specifico a darti la spinta… era
iniziata con un semplice bisogno di avere qualcuno consacrato a te che
ti ascolta sempre… pensavamo che il pubblico fosse più che sufficiente
e che non fosse Ricardo nello specifico il punto. - José e Karim lo
guardarono ammirevoli, aveva un’abilità nel parlare che era
incredibile. Cristiano, infatti, invece di arrabbiarsi e prendersela
anche con lui si era spompato ed era rimasto senza parole.
Che
avessero ragione?
Con
quella domanda tornò in albergo dove Ricardo dormiva della grossa ed il
peso con cui aveva fatto il concerto gli rimase anche sotto la doccia,
fino a che, stendendosi silenzioso nel letto con lui cercando di non
svegliarlo e circondandogli la vita con le braccia, per dietro, quel
peso non se ne fu andato.
Fu
lì, esattamente lì che capì cosa aveva voluto dirgli Ricardo quella
volta, quando aveva asserito che avrebbe capito di essere innamorato
nel momento in cui lo sarebbe stato.
“Era
questo che intendeva?” Quando Ricardo si girò verso di lui ancora nel
dormiveglia e gli si accoccolò contro il petto ricambiando l’abbraccio,
ne ebbe conferma e divenne una specie di ebete, incredulo ma ormai
sicuro perché non c’era più spazio per il minimo dubbio: “Ne sono
innamorato.”
Con
quello riuscì ad addormentarsi.
Il
mattino successivo il primo a svegliarsi fu Cristiano, la tabella di
marcia voleva la ripartenza entro due ore circa e nonostante la
stanchezza per il concerto della sera prima, l’euforia di essere
arrivato al famoso traguardo lo fece svegliare con largo anticipo ma
non certo per prepararsi, semplicemente per contemplare l’obiettivo
raggiunto.
E
lì per lì il discorso del sesso era lontano anni luce.
Sarebbe
rimasto ore a contemplarlo, lo vedeva con altri occhi, gli appariva
completamente diverso e cominciava a pensare gli avessero fatto un
incantesimo.
In
realtà era cambiata la consapevolezza, niente altro. Non era successo
niente di specifico da farli avvicinare e far sì che si innamorasse
dall’oggi al domani. Lo era da un po’, probabilmente, ma ora ne era
consapevole, tutto lì. E l’accettava. Questo era stato il passo finale,
quello più duro e consistente.
Ripensò
a tutto quello che aveva passato dall’incontro con Ricardo, tutte le
mille stranezze vissute, i momenti difficili, i litigi, le voglie di
mollare tutto e le parole delle persone che gli dicevano che in ogni
caso ne valeva la pena. Solo ora che c’era lo capiva. Capiva come
potevano avere ragione.
Era
vero, però… ne valeva la pena se poteva sentirsi in quel modo solo nel
guardare qualcuno.
Non
si accorse d’aver cominciato ad accarezzarlo leggero sul viso, con una
delicatezza carica di emozione. A Ricardo bastò per svegliarsi e quando
aprì gli occhi velati di sonno e lo vide, il suo sorriso fu istantaneo.
-
Buongiorno… non ti ho sentito tornare, stanotte… era tardi? - Cristiano
non rispose se non con un sorriso altrettanto tenero; peccato che non
gli avesse mai sorriso in quel modo.
Ricardo
capì all’istante che era successo qualcosa, che c’era qualcosa di
diverso in lui. Lo capì immediatamente ma non si mosse: fra le sue
braccia, stesogli accanto, stava troppo bene.
Quando
Cristiano glielo disse non si era nemmeno chiesto come si facesse, lo
fece nel modo più spontaneo e sicuro del mondo. Sempre con quel sorriso
tenero nuovissimo per lui. Piano. Accarezzandolo dolcemente con un dito
sulla guancia:
-
Sono innamorato di te, Ricardo. - Solo così. Sfumato. Lento. Sottile.
Le
lacrime di Ricardo furono tanto prevedibili quanto belle e accentuando
quel sorriso splendido, Cristiano lo baciò tralasciando il sapore del
risveglio. Non notò niente, in quelle condizioni. Notò solo che era
caldo e sciolto contro di lui, che l’aveva appena portato in quel
Paradiso tanto agognato e che ora grazie a lui, lì vi sarebbe esploso.
Quando
anche le sue mani risalirono insinuandosi intorno al suo collo per
stringerlo a sé, Cristiano si sistemò meglio in modo da portarsi col
busto su di lui ma da rimanere con le gambe ed il bacino di lato, non
voleva pesargli sopra; furono quelle di Ricardo ad intrecciarsi alle
sue e a spingersi contro come se non ci fosse altro che quello, alla
fine dell’arcobaleno.
L’ondata
li investì insieme ma fu lenta e calma. Fu un’onda dolce che
trasportava piano verso quel piacere solo lontanamente immaginato ma
fortemente desiderato.
Preso
un momento di respiro, Cristiano tornò a contemplarlo mentre le mani
continuavano a scendere per carezzarlo sempre più in profondità ma con
estrema calma e languore.
-
Sai cosa me l’ha fatto capire? - Gli occhi di Ricardo erano ancora
bagnati di lacrime e quasi non osavano crederci, eppure non dubitava
che fosse così. Era solo troppo felice.
-
Ieri sera senza di te è stato il peggior concerto della mia vita. Era
diverso all’inizio. Prima che tu arrivassi ed anche quando poi c’eri.
Ma ora sono arrivato al punto che non sei tu che mi guardi ma sono io
che canto per te. E quel salto di qualità di cui tutti mi parlano di
continuo sei tu. È perché canto per te e basta. Quindi non ho dubbi,
specie se con un peso sulle spalle mi basta vederti e abbracciarti per
stare bene e rilassarmi. Sono innamorato di te e basta. - Ricardo
continuò sulla via delle lacrime luminose e solo quando cercò di dire
qualcosa senza successo, Cristiano cercò di aiutarlo asciugandogliele,
ma con le labbra.
Passò
le scie trasparenti che dagli occhi ricadevano sulle tempie, quando li
raggiunse glieli chiuse per poterglieli baciare piano e quando scese
sugli zigomi e sulle guance riservò lo stesso trattamento fino a che,
sulle sue labbra, Ricardo non riuscì a dire con le mani che si
infilavano sotto la sua canottiera intima.
-
Dio, non sono mai stato così felice in vita mia. È per questo che si
deve vivere ed insistere sulla ricerca dell’amore. Bisogna darsi solo
per questo e niente altro. Perché non c’è niente di simile e nemmeno
migliore. Sono innamorato anche io di te, Cris. -
Fu
il turno di Cristiano di commuoversi di quel ritorno completo, pieno e
all’altezza delle aspettative. Anzi. Anche oltre.
Il
resto se lo dissero intrecciando di nuovo le loro lingue e
approfondendo un bacio che prima era stato solo delicato e dolce.
Quello
che fu poi non ebbe descrizioni ma li trasportò direttamente in
quell’altro universo parallelo dove gli unici esseri viventi erano solo
loro.
Crebbe
tutto con calma ma nel momento in cui cominciò non si fermò più e
l’intensità andò in crescendo.
Infilate
le mani sotto la sua canottiera, Ricardo gliel’alzò carezzandogli la
schiena per poi scendere sotto i boxer attillati e prendergli i glutei.
Se lo spostò sopra di sé con timida richiesta che a Cristiano fece
impazzire e quando sentì le sue dita dietro di sé in quel modo,
cominciò a muoversi su di lui strofinandosi col bacino contro il suo.
Non tardarono a reagire dopo tutto il tempo che uno non lo faceva e che
l’altro lo desiderava.
Eccitati
nel giro di un attimo, Cris scese dalla sua bocca risalendo la
mascella, si prese il suo orecchio e poi scese giù sul collo
lasciandogli tanti piccoli segni che lo fecero sospirare.
Infastidito
dalla maglietta dell’altro, Cristiano si alzò a cavalcioni e
togliendosi prima la propria canottiera, lo tirò su per togliergli la
sua. Quando l’ebbe su con sé a torso nudo rimase un istante a
contemplarlo di nuovo con quell’aria bramosa ma sicura e piena
dell’emozione più sicura mai provata. Ricardo era altrettanto
emozionato e sentiva il cuore in petto come da bambino quando faceva le
corse matte giù per la collina dietro casa. Gli sembrò di poter avere
anche un infarto, ad un certo punto, ma poi la bocca di Cris tornò a
rilassarlo. Dapprima sulle sue labbra, poi di nuovo giù. Lo stese e
alzandogli il bacino gli tolse il sotto del pigiama leggero insieme ai
boxer, quindi senza risalire l’avvolse nelle sue parti intime con
delicata sensualità che lo infiammò nel giro di un istante.
Ricardo
tirò il fiato e si morse il labbro, non se l’era aspettato o forse
l’aveva sperato così tanto che finalmente averlo e potersi arrendere
così era la cosa più dolce che gli fosse mai successa.
Era
sua quella bocca che lo succhiava, sua quella lingua che lo leccava,
sue quelle mani che l’accarezzavano in profondità. E l’eccitazione fu
incontrollabile e forse anche troppo presto ma fu e Cristiano non si
turbò, lo fece suo con tranquillità fino a risalire e a scambiarsi i
sapori in un bacio che confuse Ricardo e gli diede fortemente alla
testa.
Tanto
da prendere l’iniziativa del secolo e agire contro ogni ragionamento.
Non
l’aveva mai fatto, non sapeva come si procedeva ma non aveva
importanza. L’aveva provato qualche volta ed era stato sempre
meraviglioso ma non come ora. Non come l’avere la bocca del suo Cris.
Quindi
volle dargli la propria.
Quando
Cris lo sentì sparire sotto di sé si tenne istintivamente su sulle
braccia per non schiacciarlo e lasciargli lo spazio necessario, capendo
cosa stava facendo se ne stupì enormemente e spalancando gli occhi
premette subito il viso contro il cuscino fino a morderlo.
Era
il modo più dolce in cui glielo avevano mai fatto. Ne aveva ricevuti
tanti ma quello fu diverso e non seppe dire in cosa ma lo colpì e lo
devastò perché anche se era impacciato e troppo delicato, fu bello
perché era lui a farglielo senza che glielo avesse chiesto.
Fu
meraviglioso perché era il suo Riky.
Senza
riuscire a domarsi cominciò in breve a muovere il bacino nella sua
bocca e ad aumentare da solo il ritmo, quando si sentì vicino
all’orgasmo fu molto difficile toglierselo.
Capì
di essere fuori allenamento perché avere l’istinto di venire così
presto non era da lui, ma era normale dopo tutto quel tempo. O forse
era normale con lui.
Non
seppe rispondersi ma quando lo riportò su e tornò a baciarlo, si
diedero ossigeno a vicenda.
La
parte successiva fu quella fatidica e Cristiano non esitò sebbene
Ricardo da lì in poi non sapesse come procedere.
Avrebbe
voluto stringerselo e tenerselo con sé così e basta ma l’eccitazione e
la frenesia erano ormai saliti in cattedra e così scendendo fra le sue
gambe, gliele alzò e gliele aprì per ottenere l’accesso alla sua
apertura che con la lingua e le dita stimolò con esperienza, facendogli
provare un nuovo piacere imparagonabile.
Con
sorpresa Ricardo si inarcò trovandosi a stringersi da solo le gambe in
alto per dargli più libertà possibile e quando gemette fu la fine
perché capì che non sarebbe riuscito a fermarsi.
Abbandonato
a quel godimento che non era stato capace di immaginarsi, si sentì
vuoto e perso quando smise di stimolarlo in quel modo e fu meglio
quando gli si stese sopra ma sempre mantenendo le gambe alzate avvolte
intorno al suo torace.
Ricardo
lo guardò confuso, era il dunque? Fu un attimo, però, perché quando
incrociò i suoi occhi sicuri si rilassò e sorrise dandogli l’implicito
permesso. Andava bene, sarebbe stato perfetto in ogni caso, comunque.
Quando
Cris entrò in lui, però, si tese fino allo spasmo come non mai e
nonostante l’ottima preparazione di prima si sentì lacerare comunque.
Si fermò tutto, respiro e funzioni vitali comprese, ogni cosa si
offuscò e per un momento fu un tale fascio di nervi da far male persino
all’intimità di Cris dentro Riky.
Fu
un momento, però, perché quando gli carezzò le labbra con le sue questi
tornò a sentirlo e riaprendo gli occhi lucidi si rese conto di essere
steso con lui sopra. Dentro. Fu allora che cominciò a muoversi piano e
quasi quasi andò meglio. Anche quando affondò involontariamente le
unghie sulla sua schiena attirandolo più a sé, andò meglio. Per non
dire di quando gli morse il labbro inferiore senza fargli male.
Andò
meglio quando gridò e andò meglio quando Cris e la sua splendida voce
gemettero fino a spingerlo in paradiso ad ogni colpo sempre più deciso,
profondo ed intenso.
Perché
la combinazione del suo corpo, della sua voce e di lui, lui nella sua
completezza, gli diede un piacere che forse non fu tanto fisico quanto
interiore e animale.
Fu
strano, stordente, devastante ed indefinibile, ma gli rimase inciso
indelebile addosso e fu la cosa più incredibile della sua vita.
Quando
lo sentì completamente in sé, quando capì che la persona che amava e
che desiderava sopra ogni altra al mondo era fusa in un’unica cosa e
che era dentro di sé, tutto si cancellò, anche il dolore, e andò avanti
con lui nelle spinte, nelle onde sempre più alti, nella salita
scoscesa.
Le
lacrime gli scesero comunque ma l’orgasmo che ebbe e che lo scaldò come
lava, fu una scarica senza precedenti.
Per
Cristiano fu anche peggio perché non aveva mai provato una cosa simile.
Aveva
fatto tanto sesso in vita sua e quando gli avevano detto che fare
l’amore era diverso e meglio non aveva mai capito, li aveva sempre
derisi. Ora essere lui lì al dunque gli aveva fatto capire cosa
intendevano.
Perché
ne valeva la pena, perché era così diverso ed incredibile.
Perché
non c’era solo uno svuotarsi vicendevole di semi e basta, non c’era
solo piacere fisico. C’era uno scambio equo e completo, c’era un
piacere profondo e interiore, c’era una vita vera che si creava a modo
suo, una fusione che comunque aveva luogo lo stesso in due corpi in
perfetta sincronia e non solo per dell’alchimia fisica ma perché si
amavano. C’era il sentimento, c’erano le anime, c’erano i cuori, c’era
tutto, tutto fuso insieme.
Questo
gli era mancato prima e di questo non avrebbe più potuto fare a meno.
Gli
scese una lacrima fugace nell’orgasmo e non se ne vergognò, la raccolse
Ricardo con le sue labbra e la tenne con sé, poi gliela ridonò ed i
loro sapori tornarono a confondersi nelle bocche unite ancora.
Fu
una tensione totale ed un istantaneo rilassamento successivo, poi si
sciolse fra le sue braccia e fu l’oblio per qualche istante, i sensi
impazziti tornarono piano piano a dargli pace e quando si riprese un
po’, ansante e palpitante, era steso su Ricardo col viso premuto sul
suo collo e ancor senza fiato, completamente sudato.
Le
mani di Ricardo furono la prima cosa che sentì e lo riportarono al
mondo nonostante rimase scosso a lungo. Quello che aveva provato non lo
poteva semplicemente mettere da parte.
-
Ero un idiota a non volere tutto questo. A non volermi innamorare. -
Disse alla fine cullato dalle sue braccia.
-
Lo sai solo perché ci hai provato, prima non ne avevi idea. Non
l’avresti mai capito. - Disse piano Ricardo baciandogli il capo. Anche
lui era scosso, era stata la sua prima volta ed era stato sconvolgente
ma dalla sua aveva la sicurezza che era stato la persona giusta. Non un
solo dubbio. Seppure fosse comunque scombussolato e ancora sfinito.
-
E’ merito tuo che hai tenuto duro ed insistito tanto. - Fece Cris.
Riky, in disaccordo, gli alzò piano il viso mettendogli due dita sotto
il mento, quando l’ebbe a pochi centimetri si guardarono e con una
certezza assoluta nell’espressione, concluse sereno:
-
E’ merito tuo che ci hai provato. Solo chi rischia, vince. E non so
fare discorsi sul futuro, io ci credo ma il mondo lo conosci meglio di
me… però posso dirti con certezza che ora ti amo e non voglio niente
altro che questo. Te. I tuoi sentimenti. Quello che ho ora. - Cristiano
colpito e risollevato da quelle sue parole e da lui stesso, rispose
sfiorandogli le labbra con le sue ed un sorriso successivo rilassato.
Ce l’aveva fatta.
-
Nemmeno io voglio altro che questo. E non importa cosa sarà. Intanto
sei qua. -
Decisamente
un gran bel salto di qualità, oltre che cambiamento.
Del
resto a volte bastava poco.
A
volte bastava una sciocchezza.
Qualcuno
che ascoltava, che si interessava, che ci provava, che si apriva, che
donava sé stesso.
A
volte bastava qualcuno e le cose cambiavano nel modo più imprevedibile
e radicale possibile.
A
volte bastava anche solo cantare per qualcun altro e non solo per sé
stessi.
A
chiamarli fu Iker al cellulare, il quale aveva benissimo dedotto da sé
perché avessero fatto tanto tardi e per un pelo riuscì a convincere
José a non entrare con un mitra spianato.
-
Arriviamo, cazzo! - Sbottò seccato Cristiano rotolando pigramente sul
letto. Ricardo si era già alzato e andato a rinfrescare ma lui non ne
aveva voluto sapere di attivarsi, troppo splendida quella sensazione da
dopo sesso. Paradisiaca. Gli era davvero mancata.
Tipo
pace dei sensi.
-
Cris, alzati che altrimenti ci piomba José e ci tira per i capelli! -
Fece realisticamente Ricardo divertito dal compagno. Poi ci pensò e
guardò l’ora, quindi impallidì e andò a frugare nel borsone di Cris
precedendolo in ogni cosa. Tiratigli dei vestiti di ricambio con tutto
l’occorrente per prepararsi e sistemarsi, Cristiano si mise a ridere di
gusto capendo il motivo.
-
Hai paura che ci metta due ore e mezza come al solito? -
Ricardo
rispose di slancio:
-
Sì! - Cristiano continuò a ridere della grossa ancora per un bel po’.
Dovette
letteralmente spingerlo giù dal letto provocandogli oltre che ad una
bella botta al ginocchio anche delle risate convulsive poiché sembrava
ancor più divertito da quella sua versione.
-
Sembri un tigrotto! - Fece fra le lacrime.
Ricardo
non se la prese e alzandolo di peso dal pavimento, dove continuava a
fare l’idiota, lo spinse di peso in bagno chiudendolo dentro col suo
beauty case che era più grande della valigia di viaggio, proprio come
quello delle donne.
-
Non vuoi avere la tentazione di saltarmi addosso mentre mi lavo? -
Chiese malizioso rispuntando dalla porta. Riky gli mise la mano sulla
faccia e lo rispinse dentro chiudendolo di nuovo senza commentare.
Certo che era per quello.
Ora
che era rilassato ed aveva vinto tutte le sue varie lotte personali,
Ricardo era un vero spasso. Stava tirando fuori un lato del suo
carattere molto più forte di quello che chiunque avrebbe immaginato e
più contento che mai per quello, Cristiano decise che avrebbe
continuato a stuzzicarlo come uno stronzo quale poi era in realtà.
Quando
uscì Ricardo aveva finito di sistemare tutto ed era pronto per uscire,
aveva anche fatto il letto e riordinato la camera.
-
Ma sai cosa significa ‘albergo’? - Chiese ironico e scanzonato.
-
Non certo essere incivili! - Ribatté pronto l’altro. - Dai andiamo che
ci aspettano, José starà entrando! - Fece sbrigativo prendendo il
compagno per un braccio e tirandolo verso la porta, portando lui stesso
la borsa da viaggio a cui aveva attaccato il famoso beauty del
cantante.
Cris
stava ancora ridendo compiaciuto di quella versione agguerrita e decisa
del suo compagno che si sentì strattonare sempre per lo stesso braccio
e pensando che glielo strappasse si fermò:
-
Che c’è, ora? -
L’espressione
di Ricardo era strana, non era cupa ma nemmeno allegra. Ci pensò
qualche secondo poi rispose, forse non era sicuro del modo in cui
doveva dirglielo ma uno valeva l’altro, il risultato non cambiava.
-
Non voglio che mi paghi per guardarti cantare! - Era la cosa che più di
tutte gli era rimasta sull’anima da quando aveva capito che ormai erano
una coppia vera. Ora che si erano ufficialmente messi insieme c’era
poco da nascondersi. Aveva ragione.
Cristiano
che non pensava più a quel discorso come se non fosse nemmeno mai
esistito, si fermò riflettendoci. Era vero, in realtà Riky lavorava per
lui.
A
quel punto parvero avere magicamente tutto il tempo del mondo e
prendendogli le borse di mano le posò di lato, poi gli prese il viso
fra le mani e carezzandoglielo coi pollici con delicatezza lo guardò
come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Ricardo si scioglieva
puntualmente ma il modo in cui lo fece ora gli parve diverso, o forse
fu un’impressione. Magari era perché ora stavano veramente insieme.
-
Ne sei sicuro? È una cosa che comunque dovrai fare a vita! - Sembrava
tanto ci fosse un doppio senso in tutto quello e Ricardo non fu sicuro
di coglierlo a pieno, ma rispose comunque con una sicurezza
sorprendente prendendolo per i fianchi a sua volta ed infilandogli poi
le mani nelle tasche dei suoi jeans, agganciandosi a lui.
-
Sì che lo sono. Guardarti cantare è la cosa più bella che possa fare,
non è un lavoro ma un piacere. Ti amo, Cris, per favore, non ferirmi
pagandomi per quello. - Cristiano sorrise. Non ci avrebbe mai pensato a
ferirlo.
-
Va bene. Però per questo dovrai accettare di essere il mio amantenuto!
- Il gioco di parole fu una chicca che Riky capì e sorridendo riuscì a
dargli solo per metà dello stupido, perché poi sigillò quel nuovo patto
con le labbra che si fusero ancora con le sue.
-
In realtà quello che José mi dà per assistere Karim le volte in cui lui
non può è più che sufficiente, io me lo posso far bastare… specie se
non ho un affitto e delle spese da pagare. Però voglio condividere le
tue, non si discute eh? Oppure vado per conto mio! - Cristiano lo
guardò indurendo lo sguardo per un attimo, minaccioso.
- A
parte che le mie spese sono troppo costose e che non puoi permettertelo
nemmeno con altri dieci lavori come assistente, ma in ogni caso non
oserai mai! - Ricardo rise premendo la fronte contro la sua guancia.
-
No però è mio dovere dirtelo! - Cristiano allora lo cinse e lo strinse
togliendogli il fiato, accompagnandolo nel ridere. Era un gran bel
momento e la consapevolezza che sarebbe stato solo l’inizio di una
lunga serie era davvero splendido.
-
Al massimo posso chiedere a José di darmi da fare qualcosa in più… -
-
Del tipo? - Chiese Cris sciogliendosi da lui e raccogliendo le cose per
uscire.
-
Del tipo un tempo pieno come assistente di Karim! - Non lo disse per
provocarlo, non c’era la minima malizia ma quando varcarono la soglia
della camera capì che quel grugnito era indice di gelosia… lo sguardo
che l’accompagnò, poi, fu un autentico capolavoro!
-
Cris, non fare il geloso! Non ha senso farmi dare un altro part time e
farne due quando posso avere un full time con uno che per giunta già
conosco e con cui mi trovo bene! -
I
due continuarono a discutere, seppure senza reale tensione, per tutto
il tragitto fino al bus.
-
Appunto per questo! E poi Karim ormai non ha più tutto quel bisogno.
José voleva un baby sitter che gli impedisse di ubriacarsi sempre e lo
svegliasse al mattino, che cazzo devi fare ora che non beve più e che
ha orari di sonno decenti? -
Ricardo
rise:
-
Non hai idea di quanto svampito sia! Non si ricorda nessuno degli
appuntamenti, degli orari e dei luoghi! Sostanzialmente è questo che fa
un assistente, ricorda gli appuntamenti e si assicura che li segua
tutti. - Cristiano non si sarebbe mai convinto e arrivando dagli altri
con questa discussione poco seria in atto -tanto avrebbe vinto Riky!-
furono distratti dagli applausi e dai fischi di tutta la truppa al
completo che sapendo perfettamente quello che avevano consumato quel
mattino, a momenti avrebbero messo i manifesti. Bè, Marcelo e Pepe un
manifesto l’avevano veramente fatto. Uno striscione con una scritta
grande che faceva ‘Congratulazioni, Riky, ora sei un peccatore anche tu
come noi!’ E di peggio non poteva scrivergli. Però dopo un momento di
sospensione cardiaca il primo a ridere fu Cris che lanciò il beauty
case -bello pesante- proprio in testa a Marcelo che battendo le mani lo
schivò abilmente facendolo finire addosso a Karim il quale voleva
tenersi in parte da quelle stupidaggini. In risposta glielo ritirò con
una certa forza e per poco non beccò Ricardo. Questo generò uno sguardo
inceneritore di Cris ed un gran bell’insulto.
Ricardo
rimase catatonico per molto tempo.