CAPITOLO
IV:
CHE
ALTRO?
Quando
aprì gli occhi gli parve di esserseli tipo strappati dalle orbite.
Ci
mise un tempo considerevole a capire che era steso su un letto e che
quindi doveva essersi addormentato, poi realizzò che dal buio che
vigeva attorno a sé, doveva essere ancora piena notte.
Ci
fu un momento in cui rimase fermo a cercare di capire cosa dovesse
fare. Solitamente era un orologio vivente, si svegliava sempre e
comunque al solito orario, le sette del mattino, sia che avesse lavori
da fare sia che non avesse niente.
Dunque
se si era svegliato, anche se con troppa difficoltà, dovevano essere
per forza le sette.
Che
non si ricordasse di essere andato a letto era una cosa strana ma
poteva essere ancora troppo addormentato per ricordarselo. Che fosse
completamente buio era ancora più strano, odiava dormire nel buio, si
teneva sempre uno spiraglio di saracinesca alzato per poter vedere un
po’ nella camera, ma poteva essersi dimenticato di aprirla la sera
prima. Che fosse nudo -e su questo non aveva dubbi vista la sensazione
delle lenzuola su tutta, tutta, la pelle- era pure strano poiché
indossava sempre sia i boxer che il pigiama rosso, ma poteva aver fatto
la doccia e magari essere stato talmente stanco da buttarsi sul letto
un attimo ed essere crollato come un piombo. Che però il suo letto
fosse diventato matrimoniale da singolo che era, questo proprio non
riusciva a spiegarselo.
C’erano
inoltre altri due particolari che ancora non gli tornavano e cercando
di svegliare la propria mente per capire cosa ci fosse di fuori posto
in tutto quello, se lo disse.
“Io
non ho lenzuola di seta. Ma soprattutto…” E palpeggiò la forma umana
che aveva accanto. Altrettanto nuda, per di più. E solida. Decisamente
solida. Forte, prestante, aitante, atletica e muscolosa. E maschia.
Parecchio maschia. Una gran bella forma comunque. “Ma soprattutto non
dormo mai con nessuno, io!”
Si
sentiva come Cappuccetto Rosso davanti al lupo cattivo travestito da
nonna mentre notando lentamente tutti i strani particolari diversi dal
solito, cercava di capire cosa ci fosse di sbagliato.
Si
pose la fatidica domanda mentre cercava sul comodino -non suo anche
quello- qualcosa che facesse luce:
“Ma
cosa c’è di fuori posto in tutto questo?”
Domanda
strana ma sicuramente Ricardo normale non lo era.
Quando
l’accese trovò la sua risposta con profondo, profondissimo shock acuto.
“IO
SONO FUORI POSTO! QUESTA NON E’ LA MIA CAMERA, NON E’ IL MIO LETTO,
SONO NUDO E SOPRATTUTTO NON SOLO!”
Poi
guardò come un forsennato sotto le coperte a conferma di ciò che già
sapeva. Sì, era completamente nudo. A quel punto con occhi inorriditi e
schifati spostò terrorizzato lo sguardo accanto a sé per vedere chi
fosse che gli giaceva accanto. Era una figura informe completamente
coperta dal lenzuolo. Oddio, proprio informe non lo era visto che le
lenzuola di seta rosso rubino lasciavano perfettamente intendere una
gran bella forma egregiamente definita. Si protese appena mentre si
teneva con un braccio le ginocchia contro il petto, sembrava un gattino
spaurito. Facendosi coraggio allungò l’altra mano e alzando appena la
parte di lenzuola sopra quella forma estranea, vide. E morì.
“Cristiano.
È Cristiano. Cristiano Ronaldo. Quello che si era presentato
nell’annuncio come Rose Ass e che si fingeva una vecchietta bisognosa
di compagnia e che invece è un cantante famoso di un gruppo famoso che
io non conosco e che devo assistere mentre canta limitandomi ad
ascoltarlo e a guardarlo come se fosse l’unica creatura vivente ed
interessante sulla Terra! QUEL CRISTIANO RONALDO LI’! PRATICAMENTE IL
MIO CAPO!”
Si
raddrizzò, Cristiano stava dormendo a pancia in giù ed era nudo come
lui. Si ricordava d’aver per caso toccato, prima sotto le lenzuola,
anche il suo piacente e sodo didietro, cosa che gli dava conferma che
lo era completamente come anche lui stesso.
Il
cuore cominciò ad andare in tachicardia e i polmoni a iperventilare.
Gli
occhi non battevano ciglia e non erano mai stati più spalancati di così.
Caldo.
Un’ondata di caldo soffocante lo fece sudare ma stranamente sudava
freddo, non riusciva a capire come funzionassero questi strani sbalzi
di temperatura.
Cominciò
a dondolare ripetitivamente in stile autistico, con lo sguardo
terrorizzato fisso davanti a sé, nel vuoto. Di tanto in tanto lo
gettava fugace sulla schiena e sulla nuca dell’altro e arrossiva come
se ricordasse precisamente cosa aveva fatto ma a quel punto la domanda
sorse spontanea e non poté trattenerla proprio.
“Ma
cosa ci ho fatto?”
Al
che chiunque avrebbe direttamente pensato di averci fatto sesso, non se
lo sarebbe nemmeno chiesto.
“Ok,
ok, Riky, pensa. Devi riflettere. Ci sono varie opportunità. Anche se
in questo momento non me ne viene in mente nemmeno una, sicuramente ci
sono varie cose che posso aver fatto. Quel che conta è cosa farò
adesso. Non è casa mia, non so di preciso DOVE sono e soprattutto come
arrivare da me. Non so se questo individuo vive solo. Non so se ha
impegni. Non so che ora è. Non so cosa abbiamo fatto. NON SO COSA
ABBIAMO FATTO! E soprattutto non so cosa fare!”
Nel
panico più completo lo fissò di nuovo, sembrava inorridito, come se si
trovasse davanti all’uomo nero.
Cercò
di tornare ad una respirazione normale, cercò di non morire sotto una
sistola e cercò soprattutto di non uccidersi con la pressione troppo
alta.
A
quel punto si rese conto che comunque qualcosa la doveva fare e
cercando di farsi forza, si spostò più vicino a Cristiano, quindi
allungando timido un braccio lo toccò con un dito sulla spalla, come se
fosse malato di lebbra.
-
Cris? - Chiamò piano non osando un tono più deciso. Era già tanto
trovare quel filino di voce…
L’altro
però non si mosse, sembrava non averlo proprio sentito.
Ricardo
allora dovette prendere la sua spalla con tutta la mano e la voce fu
più udibile.
-
Cris? - Ma ancora niente. A quel punto non rimase che chinarsi sul suo
viso per parlargli all’orecchio con una voce più forte, lo scosse anche
con entrambe le mani. Il contatto diretto con la sua pelle nuda lo
elettrizzò e cercando con tutte le sue forze di non morire per un
arcano motivo a lui sconosciuto, decise di concentrarsi maniacalmente
sul suo viso nella speranza di vedere i suoi occhi aprirsi.
Siccome
ancora non successe lo richiamò avvicinandosi ancora di più:
-
Cristiano, svegliati! - Fece perdendosi nel suo profilo perfetto e nei
suoi lineamenti da modello. Era davvero un bel ragazzo, non poteva
stupirsi della popolarità che aveva. Piaceva a tutti, meritatamente. Si
perse per quell’istante in quei pensieri che comunque non era solito
avere, certo dava sempre i meriti giusti e non si vergognava a fare
complimenti a destra e a manca, quindi non si accorse del risveglio di
Cris.
Fu
improvviso infatti il suo girarsi di petto e aprire gli occhi.
Quando
lo fece la prima cosa che vide fu il bel viso dolce e sorpreso, nonché
tremendamente timido, di Ricardo. E sorrise sensuale.
Era
fra le sue braccia, lui gli stava chino sopra ed era appoggiato con le
mani ai lati della sua testa come se stesse per dargli il bacio del
buongiorno.
Gran
bel risveglio, pensò istintivamente senza rifletterci.
E
siccome lo stava per fare, l’assecondò.
Non
v’erano certamente dubbi che così non fosse, chi non avrebbe voluto
baciarlo al risveglio? Era ovvio che anche Riky volesse quello e non
c’era ragione per non accontentarlo.
Quando
alzò il braccio circondandolo intorno al collo, l’attirò a sé con
decisione e senza esitare si prese le sue labbra. Sorvolò sul sapore
poiché sapeva che appena svegli non poteva essere la fine del mondo ma
sapeva anche che comunque baciare lui poteva essere comunque meglio di
qualunque altra cosa.
Ricardo
fu sotto shock nel sentire le sue labbra contro le proprie, era stato
troppo veloce ed improvviso, nonché impensabile, e prima che capisse
che lo stava baciando si ritrovò la sua lingua intrecciata alla propria.
Si
spense.
Si
spense completamente e di nuovo l’ondata assassina di prima lo invase,
si irrigidì, il cuore andò sulla via dell’infarto e i polmoni si
gonfiarono tanto da farlo boccheggiare.
Non
riusciva a capire cosa stesse succedendo, il cervello non gli mandava
informazioni utili e non gli rimase che assecondare mentre il panico
continuava a raggelarlo a quel contatto anomalo.
Anomalo
ma bello, dovette ammetterlo nella nebbia atroce in cui stava annegando.
Per
quanto amaro fosse il suo sapore, era morbido e lo risucchiava in un
altro mondo, gli stava facendo fare tutto quello che voleva e capì che
se avesse voluto fargli fare altro, così sarebbe stato.
Il
punto era che non sapeva come fermarsi e quando sentì le mani di Cris
correre sul proprio corpo, rabbrividì. Stava andando a fuoco e mano a
mano che si spostavano in basso, nella schiena e poi oltre, si ritrovò
senza nemmeno capire come a cavalcioni sull’altro. Era stato Cris a
spostarlo, ma quando?
Le
erezioni a contatto lo fecero impazzire e senza volerlo cominciò a
muoversi sopra di lui, strofinandosi, poi capì che anche quello glielo
stava facendo fare Cris. Lo teneva infatti per i fianchi e se lo
muoveva sopra, sapeva come fare quelle cose, sapeva come gestirlo a
piacimento, sapeva come fargli fare di tutto e Ricardo completamente
ipnotizzato da lui, dal suo corpo, dai suoi modi e dal piacere sempre
più crescente, lasciò la propria mente spenta di proposito. Se si fosse
messo a pensare avrebbe di certo trovato i motivi per cui non poteva,
ma al momento era fin troppo bello e non riuscì proprio a smettere, era
come se lo obbligasse, in un certo senso, anche se naturalmente non era
così.
Stregato.
Si sentì proprio così e prendendosi alle sue spalle, l’assecondò coi
movimenti sul suo bacino che gli stava facendo fare.
Si
sentiva estremamente eccitato, il cuore in gola pulsava velocissimo, i
respiri affannati, la pelle bollente. Fremeva e voleva di più.
Quando
le dita di Cris si spostarono sui suoi glutei, cominciò abile a farsi
strada in essi e inarcando la schiena andò in estasi pura.
Era
la prima volta, sicuramente avrebbe dovuto farlo smettere ma ancora non
poteva. Non poteva proprio.
Era
la cosa più bella che gli fosse successa e lui ci sapeva fare, ci
sapeva meravigliosamente fare. Probabilmente avrebbe convertito il
Diavolo…
Gemette
nella sua bocca quando continuò a penetrarlo con le dita ed essendo la
sua prima volta andò ancor più in tilt. Completamente fuori di sé e
preso da un godimento senza pari, smise di baciarlo e gettando la testa
all’indietro sospirò a lungo sempre più forte fino a che, con un ritmo
incessante, riempì la stanza di gemiti veri e propri sempre più
rumorosi che tentò di soffocare affondando unghie e denti nella sua
carne. Lo graffiò eccitandolo e quando lui aumentò l’intensità di quel
che gli stava facendo, lo morse sulla spalla muscolosa.
Era
la cosa più bella che gli fosse successa. Il resto sarebbe venuto dopo.
Dopo quell’orgasmo sconvolgente che ebbe senza che Cristiano si
impegnasse molto.
Si
fermò sorpreso non credendoci nel vederlo all’apice e non gli seccò di
essere stato sporcato, non era importante, anzi. Pulendosi con dei
fazzolettini, pensò che quel che lo sorprendeva era che comunque non
gli aveva fatto praticamente niente, non aveva toccato veramente la sua
erezione, se l’era solo strofinato addosso e si era occupato un po’
della sua parte retrostante.
Ma
quando se lo vide rannicchiarsi addosso, sempre sopra, accoccolato
contro il suo petto e col viso nascosto contro il suo collo, fu il
turno di Cristiano di spegnersi.
Si
sentì strano, non gli era mai successo che uno dei suoi partner, sia
occasionali che un po’ più fissi, dopo un contatto più o meno profondo
reagissero in quel modo.
Nessuno
si era mai rannicchiato e nascosto sopra di lui tremando, capì che era
nel panico e dedusse che dovesse essere stata la prima volta ma poi ci
pensò meglio nonostante le sette del mattino.
Insomma,
non è che gli avesse fatto chissà che… qualche strofinamento ed
esplorazione piuttosto blanda per i suoi canoni… non poteva credere che
fosse stata la sua prima volta in quel genere di cose.
Anche
se…
“Insomma,
non è normale avere un orgasmo solo per queste stronzate! Vuoi forse
dirmi che si tratta di questo? Che era il suo primo orgasmo? Cazzo, ma
quanti anni avrà? Venti? Ventitre? Venticinque?
Porca
puttana, io il mio primo orgasmo l’avrò avuto a sei anni! Autoindotto
ma sempre orgasmo era! E provocato da terzi invece… bè, meglio che non
ci pensi. Comunque nessuno può arrivare a quest’età… “ ed invece di
limitarsi a pensarlo diede aria alla bocca.
-
Ma Riky, sei vergine? -
Ricardo
allora annuì andando a fuoco, Cristiano sentì chiaramente il calore di
tutto il suo corpo aumentare, era talmente imbarazzato che non riusciva
nemmeno a parlare ed allora capì che quello come minimo era il suo
primo orgasmo.
-
Ma non ti masturbi mai? Nessuno ti ha mai fatto una sega? - Linguaggio
fine ed elegante…
Ricardo
cominciò a scuotere la testa come un ossesso e per un momento l’altro
pensò che avesse le convulsioni. Gli venne istintivo carezzargli la
nuca e la schiena con maggior intensità. Cercava di essere più dolce
che poteva ma non era facile, non sapeva come si faceva…
-
Era la prima volta che avevi contatti con qualcun altro? - Non ci
poteva credere, glielo chiedeva chiaramente perché anche se era chiaro
non poteva proprio crederci.
Quando
Ricardo annuì di nuovo come se avesse un attacco epilettico, Cristiano
lo cinse con più decisione strofinando appena la guancia contro la sua
testa che teneva ancora nascosta premuta forte sul suo collo. Fu un
gesto istintivo che non aveva mai fatto e si sentì strano, come se
stesse scoprendo un nuovo campo.
Era
convinto ne esistessero solo due. Quello del lavoro e quello del sesso.
Che ci fosse un terzo proprio non l’aveva mai immaginato e che si
chiamassero emozioni tanto meno.
-
Ma ti ricordi perché sei nudo nel mio letto? - Per il modo in cui si
erano addormentati dubitava che si ricordasse e come se fosse
un’intuizione la seguì. Fu allora che tornò a scuotere la testa
ossessivo. Anche se non aveva la forza di far uscire un soffio, Cris
capì che come minimo aveva bisogno di saperlo e glielo disse
sforzandosi di non ridere.
-
Ti ho portato da me perché eri troppo ubriaco per tornare da solo e non
riuscivi a dire cose sensate, figurarti che mi hai detto che abitavi
alla fattoria dello zio Tom… quindi ti ho portato da me e siccome io
queste feste le finisco sempre a letto con qualcuno pensavo che fossi
abbastanza in te da riuscirci ma così non è stato. Mi sono spogliato,
ti ho spogliato e ti sei messo a pregare. A quel punto mi sono
ammosciato e ti ho mandato a cagare addormentandomi. - La notte più
alternativa della sua vita in realtà. E comica.
Traumatica
se Ricardo se la fosse ricordata ma anche al sentirsela raccontare a
quel modo andò in tilt ancor di più. Non sapeva proprio cosa dire e
cosa pensare, gli sembrava tutto così assurdo che… insomma, da cosa
poteva cominciare?
Alla
fine si focalizzò sulla prima cosa logica e sensata.
-
Sono astemio. - Si giustificò come se fosse un grave reato essersi
ubriacato. Poi aggiunse: - Comunque ho davvero uno zio che si chiama
Tom, ha una fattoria fuori città ed ogni tanto vado a trovarlo. È tutto
ciò che è rimasto della mia famiglia, ci sono molto affezionato, ma
abito da solo in centro. Solo che mi sono trasferito da poco e non so
bene l’indirizzo, me lo sono scritto nel portafoglio. L’indirizzo che
so a memoria è quello di mio zio, solo che non essendo in me ho dato
comunque informazioni inutili. La fattoria dello zio Tom non è che sia
famosa! -
Cristiano
si chiese se per zittirlo avrebbe potuto mettergli la lingua in bocca
ma capì che tanto parlava, tanto era imbarazzato e teso e che quindi
ora doveva essere davvero allucinato.
Capì
anche che trovare uno che aveva veramente uno zio con una fattoria
doveva essere un caso da barzelletta, ma sorvolò su quel punto nella
speranza che non lo invitasse mai e poi mai in quel posto, lui in mezzo
agli animali puzzolenti e sporchi? Quando capì in ogni caso che non si
sarebbe più sciolto da sopra e che in ogni caso era vergine a non
sapeva quanti anni, si chiese come avesse potuto incontrarlo proprio
lui.
Insomma,
era un bel ragazzo e quell’aria da santarellino gli faceva venire su
una serie di porcherie da fargli una migliore dell’altra, ma se ad ogni
minimo stupidissimo contatto poi il risultato era quello forse era
meglio che ci pensasse due volte!
Bè,
in ogni caso non poteva stare così tutto il resto della sua
preziosissima vita. Provando a pensare a come toglierselo di dosso
senza usare un calcio per non traumatizzarlo ulteriormente, realizzò
che forse avrebbe dovuto trovare il modo di calmarlo.
Eccolo
lì il vero problema, dunque.
Si
morse la bocca e guardò in mille direzioni diverse, poi tornò a sé e si
accorse che comunque se lo stava ancora bellamente coccolando. Era come
avere un gattino oppure un peluche oppure entrambi.
Era
bello.
Era
semplicemente bello, anche se con una sua difficoltà.
Sospirò
e provò semplicemente aprendo la bocca, non contava cosa ne sarebbe
uscito, qualunque cosa a quel punto sarebbe andata bene.
-
Ti è piaciuto l’orgasmo? - Ma poi erano domande da fargli?
Si
chiese vagamente se potesse andare bene ma alla stretta maggiore che
aumentò e al calore corporeo che lo fece andare in ebollizione capì che
doveva aver toppato un pochino.
-
Avrai almeno mai baciato qualcuno, no? - sapeva che era tanto
pretendere che avesse avuto esperienze omosessuali anche se quel cosino
era evidentemente gay, peccato che tutto quel che vinse fu un altro
scossone di testa.
Cristiano
sospirò.
Ma
chi gli era capitato?
A
quel punto davvero rimaneva solo una cosa.
E
quella cosa per una persona normale sarebbe stata scusarsi e dirgli che
non era una cosa così terribile come sembrava e assicurargli che non
sarebbe più successo, ma Cristiano era tutto all’infuori di normale.
Quindi
lo prese per le spalle, se lo staccò di dosso e girandosi in modo da
metterselo sotto e stendersi sopra, cominciò a guardarlo con una strana
espressione enigmatica ma altamente sensuale. Lo carezzava sul viso
sistemandogli i capelli arruffati e si perdeva nei suoi grandissimi
occhi neri da bambino. Era spaventato ma le guance rosse indicavano che
era oltre che imbarazzato anche eccitato, lo sentiva fremere sotto di
sé. Il suo corpo non ne aveva ancora abbastanza anche se era stata la
prima volta.
Di
cose da insegnargli ne aveva, ne aveva tantissime e se lui era davvero
a quel punto, se era davvero così tanto ingenuo… bè. Come non
interpretarlo come un dono tutto per sé?
No,
decise. Non l’avrebbe mai sprecato perché lui sapeva cogliere al volo
tutte le opportunità che gli arrivavano.
In
quello era egregio.
-
L’unica cosa per non morire ad ogni contatto di questo genere è fare
pratica, perché, mio caro Riky, una cosa ormai la devi capire. Sei al
mondo ed essere al mondo significa vivere. Ora ti mostro come si fa. -
Figurarsi
se poteva agire diversamente.
Ma
quando Ricardo ebbe il coraggio di chiedersi fra sé e sé di cosa
diavolo parlasse, lo vide calarsi sul suo collo, assaggiarglielo con
languore e poi scendere sempre più. I suoi capezzoli reagirono
immediatamente e la pelle andò completamente a fuoco al suo passaggio,
era come se lo stesse toccando con un ferro incandescente.
Con
bramosia Cristiano arrivò al suo inguine e sorridendo soddisfatto se lo
prese senza esitare.
Fu
allora.
Esattamente
allora che Ricardo capì precisamente il termine ‘trovarsi in Paradiso’.
Aveva
cominciato a pregare e conoscere di Dio e degli angeli sin dalla
tenerissima età, era convinto di sapere tutto a riguardo ma quella
parte dovette ammettere di non averla mai appresa.
La
parte in cui le persone dicevano di aver visto il Paradiso da vivi e da
svegli.
Era
così?
Dopo
essersi irrigidito fino allo spasmo, si abbandonò come non avesse più
ossa, muscoli e articolazioni e fu lui a trasformarsi in lava pura.
Alzò
le braccia e prese il cuscino ai lati della sua testa, lo strinse e
tirò mentre spinse senza accorgersene il bacino contro di lui, la sua
bocca lo stava risucchiando in un’altra dimensione e qualunque cosa gli
stesse facendo era la più bella che avesse mai provato.
Pregando
che non smettesse, si rese conto che stava anche gemendo e sospirando e
che la sua voce di secondo in secondo si sentiva sempre di più.
Era
come se si ritrovasse fuori da sé stesso.
Si
vedeva godere senza freni, contorcersi nella sua bocca e chiedere
esplicitamente di più e si sentiva quasi gridare. Non era niente, per
Cristiano, ma con una reazione simile talmente esagerata non solo capì
che era veramente la prima volta per lui, ma realizzò anche che
probabilmente a fargli fare altre cose molto più spinte di quelle
sarebbe stato spettacolo puro!
Solo
quando affondò di nuovo le unghie sulle spalle capì che era già
arrivato e nella sua ingenua meravigliosa passione pulita, fece suo il
sapore di Ricardo che ebbe il secondo orgasmo non solo della sua vita
ma anche in pochissimo tempo.
Anche
se continuava a non credere che fosse davvero vergine fino a quel
punto… magari dormendo aveva fatto sogni erotici ed era venuto senza
accorgersene. Insomma, nessuno poteva arrivare a quell’età senza un
orgasmo!
Quando
tornò su lo trovò in estasi e nel caos più totale, non capiva cosa
fosse successo e cosa dovesse fare, forse non sapeva nemmeno di essere
nel letto con lui.
Se
lo gustò un po’, era bello soprattutto in quel momento, così disfatto
ed arruffato, più rosso di prima, pulsante e bollente, abbandonato con
le braccia aperte e piegate accanto al viso, le mani che avevano
mollato il cuscino, il fiatone che gli alzava ed abbassava il torace
che non era esattamente quello di un bambino.
Si
sentì fortemente attratto da lui in quel momento e con una voglia matta
di ricominciare a farlo gridare per poi soddisfare anche sé stesso. Non
gli succedeva da tantissimo tempo, per questo ultimamente non gli
bastava niente e nessuno e cambiava sempre più velocemente partner.
Aveva
bisogno di più, di molto di più. E voleva quel di più da quel ragazzo.
Si
chiese cosa sarebbe stato baciarlo in quel momento mentre lo desiderava
tanto ed esitò capendo che non sarebbe stata solo una questione di
fisico come era sempre stato. In qualche modo sarebbe stato
qualcos’altro e non era certo di essere pronto né per capire di cosa si
trattava né per viverlo.
Era
presto, si ripeteva. Non lo conosceva ancora per poter già trovarsi ad
un punto simile. E poi non esistevano i colpi di fulmine.
Era
solo una questione fisica. Molto più fisica e forte di quanto gli fosse
mai successa con altri, però era solo quello di sicuro, non aveva
assolutamente dubbi.
Quindi
approfondire non aveva senso.
Però
non lo baciò e sapeva nel suo profondo che per dimostrare che non era
nulla avrebbe proprio dovuto farlo, ma non lo fece perché preferì
istintivamente così.
Non
aveva niente da dimostrare a nessuno, il piccoletto era KO e non capiva
più nulla, non c’era proprio niente altro da fare.
Per
questo si alzò dal letto e senza dire niente, apparentemente con la
luna bruscamente rivoltata come niente, si infilò in bagno e sotto la
doccia si soddisfò da solo concludendo il lavoro iniziato
indirettamente da Ricardo che poi non l’aveva nemmeno toccato.
Per
questo ebbe lui, l’orgasmo meritato, pensando proprio all’altro in
camera probabilmente ancora sotto shock.
Perché
non gli importava veramente più di tanto.
Certo.
Che
altro?