CAPITOLO IV:
CHE ALTRO?

Quando aprì gli occhi gli parve di esserseli tipo strappati dalle orbite.
Ci mise un tempo considerevole a capire che era steso su un letto e che quindi doveva essersi addormentato, poi realizzò che dal buio che vigeva attorno a sé, doveva essere ancora piena notte.
Ci fu un momento in cui rimase fermo a cercare di capire cosa dovesse fare. Solitamente era un orologio vivente, si svegliava sempre e comunque al solito orario, le sette del mattino, sia che avesse lavori da fare sia che non avesse niente.
Dunque se si era svegliato, anche se con troppa difficoltà, dovevano essere per forza le sette.
Che non si ricordasse di essere andato a letto era una cosa strana ma poteva essere ancora troppo addormentato per ricordarselo. Che fosse completamente buio era ancora più strano, odiava dormire nel buio, si teneva sempre uno spiraglio di saracinesca alzato per poter vedere un po’ nella camera, ma poteva essersi dimenticato di aprirla la sera prima. Che fosse nudo -e su questo non aveva dubbi vista la sensazione delle lenzuola su tutta, tutta, la pelle- era pure strano poiché indossava sempre sia i boxer che il pigiama rosso, ma poteva aver fatto la doccia e magari essere stato talmente stanco da buttarsi sul letto un attimo ed essere crollato come un piombo. Che però il suo letto fosse diventato matrimoniale da singolo che era, questo proprio non riusciva a spiegarselo.
C’erano inoltre altri due particolari che ancora non gli tornavano e cercando di svegliare la propria mente per capire cosa ci fosse di fuori posto in tutto quello, se lo disse.
“Io non ho lenzuola di seta. Ma soprattutto…” E palpeggiò la forma umana che aveva accanto. Altrettanto nuda, per di più. E solida. Decisamente solida. Forte, prestante, aitante, atletica e muscolosa. E maschia. Parecchio maschia. Una gran bella forma comunque. “Ma soprattutto non dormo mai con nessuno, io!”
Si sentiva come Cappuccetto Rosso davanti al lupo cattivo travestito da nonna mentre notando lentamente tutti i strani particolari diversi dal solito, cercava di capire cosa ci fosse di sbagliato.
Si pose la fatidica domanda mentre cercava sul comodino -non suo anche quello- qualcosa che facesse luce:
“Ma cosa c’è di fuori posto in tutto questo?”
Domanda strana ma sicuramente Ricardo normale non lo era.
Quando l’accese trovò la sua risposta con profondo, profondissimo shock acuto.
“IO SONO FUORI POSTO! QUESTA NON E’ LA MIA CAMERA, NON E’ IL MIO LETTO, SONO NUDO E SOPRATTUTTO NON SOLO!”
Poi guardò come un forsennato sotto le coperte a conferma di ciò che già sapeva. Sì, era completamente nudo. A quel punto con occhi inorriditi e schifati spostò terrorizzato lo sguardo accanto a sé per vedere chi fosse che gli giaceva accanto. Era una figura informe completamente coperta dal lenzuolo. Oddio, proprio informe non lo era visto che le lenzuola di seta rosso rubino lasciavano perfettamente intendere una gran bella forma egregiamente definita. Si protese appena mentre si teneva con un braccio le ginocchia contro il petto, sembrava un gattino spaurito. Facendosi coraggio allungò l’altra mano e alzando appena la parte di lenzuola sopra quella forma estranea, vide. E morì.
“Cristiano. È Cristiano. Cristiano Ronaldo. Quello che si era presentato nell’annuncio come Rose Ass e che si fingeva una vecchietta bisognosa di compagnia e che invece è un cantante famoso di un gruppo famoso che io non conosco e che devo assistere mentre canta limitandomi ad ascoltarlo e a guardarlo come se fosse l’unica creatura vivente ed interessante sulla Terra! QUEL CRISTIANO RONALDO LI’! PRATICAMENTE IL MIO CAPO!”
Si raddrizzò, Cristiano stava dormendo a pancia in giù ed era nudo come lui. Si ricordava d’aver per caso toccato, prima sotto le lenzuola, anche il suo piacente e sodo didietro, cosa che gli dava conferma che lo era completamente come anche lui stesso.
Il cuore cominciò ad andare in tachicardia e i polmoni a iperventilare.
Gli occhi non battevano ciglia e non erano mai stati più spalancati di così.
Caldo. Un’ondata di caldo soffocante lo fece sudare ma stranamente sudava freddo, non riusciva a capire come funzionassero questi strani sbalzi di temperatura.
Cominciò a dondolare ripetitivamente in stile autistico, con lo sguardo terrorizzato fisso davanti a sé, nel vuoto. Di tanto in tanto lo gettava fugace sulla schiena e sulla nuca dell’altro e arrossiva come se ricordasse precisamente cosa aveva fatto ma a quel punto la domanda sorse spontanea e non poté trattenerla proprio.
“Ma cosa ci ho fatto?”
Al che chiunque avrebbe direttamente pensato di averci fatto sesso, non se lo sarebbe nemmeno chiesto.
“Ok, ok, Riky, pensa. Devi riflettere. Ci sono varie opportunità. Anche se in questo momento non me ne viene in mente nemmeno una, sicuramente ci sono varie cose che posso aver fatto. Quel che conta è cosa farò adesso. Non è casa mia, non so di preciso DOVE sono e soprattutto come arrivare da me. Non so se questo individuo vive solo. Non so se ha impegni. Non so che ora è. Non so cosa abbiamo fatto. NON SO COSA ABBIAMO FATTO! E soprattutto non so cosa fare!”
Nel panico più completo lo fissò di nuovo, sembrava inorridito, come se si trovasse davanti all’uomo nero.
Cercò di tornare ad una respirazione normale, cercò di non morire sotto una sistola e cercò soprattutto di non uccidersi con la pressione troppo alta.
A quel punto si rese conto che comunque qualcosa la doveva fare e cercando di farsi forza, si spostò più vicino a Cristiano, quindi allungando timido un braccio lo toccò con un dito sulla spalla, come se fosse malato di lebbra.
- Cris? - Chiamò piano non osando un tono più deciso. Era già tanto trovare quel filino di voce…
L’altro però non si mosse, sembrava non averlo proprio sentito.
Ricardo allora dovette prendere la sua spalla con tutta la mano e la voce fu più udibile.
- Cris? - Ma ancora niente. A quel punto non rimase che chinarsi sul suo viso per parlargli all’orecchio con una voce più forte, lo scosse anche con entrambe le mani. Il contatto diretto con la sua pelle nuda lo elettrizzò e cercando con tutte le sue forze di non morire per un arcano motivo a lui sconosciuto, decise di concentrarsi maniacalmente sul suo viso nella speranza di vedere i suoi occhi aprirsi.
Siccome ancora non successe lo richiamò avvicinandosi ancora di più:
- Cristiano, svegliati! - Fece perdendosi nel suo profilo perfetto e nei suoi lineamenti da modello. Era davvero un bel ragazzo, non poteva stupirsi della popolarità che aveva. Piaceva a tutti, meritatamente. Si perse per quell’istante in quei pensieri che comunque non era solito avere, certo dava sempre i meriti giusti e non si vergognava a fare complimenti a destra e a manca, quindi non si accorse del risveglio di Cris.
Fu improvviso infatti il suo girarsi di petto e aprire gli occhi.
Quando lo fece la prima cosa che vide fu il bel viso dolce e sorpreso, nonché tremendamente timido, di Ricardo. E sorrise sensuale.
Era fra le sue braccia, lui gli stava chino sopra ed era appoggiato con le mani ai lati della sua testa come se stesse per dargli il bacio del buongiorno.
Gran bel risveglio, pensò istintivamente senza rifletterci.
E siccome lo stava per fare, l’assecondò.
Non v’erano certamente dubbi che così non fosse, chi non avrebbe voluto baciarlo al risveglio? Era ovvio che anche Riky volesse quello e non c’era ragione per non accontentarlo.
Quando alzò il braccio circondandolo intorno al collo, l’attirò a sé con decisione e senza esitare si prese le sue labbra. Sorvolò sul sapore poiché sapeva che appena svegli non poteva essere la fine del mondo ma sapeva anche che comunque baciare lui poteva essere comunque meglio di qualunque altra cosa.
Ricardo fu sotto shock nel sentire le sue labbra contro le proprie, era stato troppo veloce ed improvviso, nonché impensabile, e prima che capisse che lo stava baciando si ritrovò la sua lingua intrecciata alla propria.
Si spense.
Si spense completamente e di nuovo l’ondata assassina di prima lo invase, si irrigidì, il cuore andò sulla via dell’infarto e i polmoni si gonfiarono tanto da farlo boccheggiare.
Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, il cervello non gli mandava informazioni utili e non gli rimase che assecondare mentre il panico continuava a raggelarlo a quel contatto anomalo.
Anomalo ma bello, dovette ammetterlo nella nebbia atroce in cui stava annegando.
Per quanto amaro fosse il suo sapore, era morbido e lo risucchiava in un altro mondo, gli stava facendo fare tutto quello che voleva e capì che se avesse voluto fargli fare altro, così sarebbe stato.
Il punto era che non sapeva come fermarsi e quando sentì le mani di Cris correre sul proprio corpo, rabbrividì. Stava andando a fuoco e mano a mano che si spostavano in basso, nella schiena e poi oltre, si ritrovò senza nemmeno capire come a cavalcioni sull’altro. Era stato Cris a spostarlo, ma quando?
Le erezioni a contatto lo fecero impazzire e senza volerlo cominciò a muoversi sopra di lui, strofinandosi, poi capì che anche quello glielo stava facendo fare Cris. Lo teneva infatti per i fianchi e se lo muoveva sopra, sapeva come fare quelle cose, sapeva come gestirlo a piacimento, sapeva come fargli fare di tutto e Ricardo completamente ipnotizzato da lui, dal suo corpo, dai suoi modi e dal piacere sempre più crescente, lasciò la propria mente spenta di proposito. Se si fosse messo a pensare avrebbe di certo trovato i motivi per cui non poteva, ma al momento era fin troppo bello e non riuscì proprio a smettere, era come se lo obbligasse, in un certo senso, anche se naturalmente non era così.
Stregato. Si sentì proprio così e prendendosi alle sue spalle, l’assecondò coi movimenti sul suo bacino che gli stava facendo fare.
Si sentiva estremamente eccitato, il cuore in gola pulsava velocissimo, i respiri affannati, la pelle bollente. Fremeva e voleva di più.
Quando le dita di Cris si spostarono sui suoi glutei, cominciò abile a farsi strada in essi e inarcando la schiena andò in estasi pura.
Era la prima volta, sicuramente avrebbe dovuto farlo smettere ma ancora non poteva. Non poteva proprio.
Era la cosa più bella che gli fosse successa e lui ci sapeva fare, ci sapeva meravigliosamente fare. Probabilmente avrebbe convertito il Diavolo…
Gemette nella sua bocca quando continuò a penetrarlo con le dita ed essendo la sua prima volta andò ancor più in tilt. Completamente fuori di sé e preso da un godimento senza pari, smise di baciarlo e gettando la testa all’indietro sospirò a lungo sempre più forte fino a che, con un ritmo incessante, riempì la stanza di gemiti veri e propri sempre più rumorosi che tentò di soffocare affondando unghie e denti nella sua carne. Lo graffiò eccitandolo e quando lui aumentò l’intensità di quel che gli stava facendo, lo morse sulla spalla muscolosa.
Era la cosa più bella che gli fosse successa. Il resto sarebbe venuto dopo. Dopo quell’orgasmo sconvolgente che ebbe senza che Cristiano si impegnasse molto.
Si fermò sorpreso non credendoci nel vederlo all’apice e non gli seccò di essere stato sporcato, non era importante, anzi. Pulendosi con dei fazzolettini, pensò che quel che lo sorprendeva era che comunque non gli aveva fatto praticamente niente, non aveva toccato veramente la sua erezione, se l’era solo strofinato addosso e si era occupato un po’ della sua parte retrostante.
Ma quando se lo vide rannicchiarsi addosso, sempre sopra, accoccolato contro il suo petto e col viso nascosto contro il suo collo, fu il turno di Cristiano di spegnersi.
Si sentì strano, non gli era mai successo che uno dei suoi partner, sia occasionali che un po’ più fissi, dopo un contatto più o meno profondo reagissero in quel modo.
Nessuno si era mai rannicchiato e nascosto sopra di lui tremando, capì che era nel panico e dedusse che dovesse essere stata la prima volta ma poi ci pensò meglio nonostante le sette del mattino.
Insomma, non è che gli avesse fatto chissà che… qualche strofinamento ed esplorazione piuttosto blanda per i suoi canoni… non poteva credere che fosse stata la sua prima volta in quel genere di cose.
Anche se…
“Insomma, non è normale avere un orgasmo solo per queste stronzate! Vuoi forse dirmi che si tratta di questo? Che era il suo primo orgasmo? Cazzo, ma quanti anni avrà? Venti? Ventitre? Venticinque?
Porca puttana, io il mio primo orgasmo l’avrò avuto a sei anni! Autoindotto ma sempre orgasmo era! E provocato da terzi invece… bè, meglio che non ci pensi. Comunque nessuno può arrivare a quest’età… “ ed invece di limitarsi a pensarlo diede aria alla bocca.
- Ma Riky, sei vergine? -
Ricardo allora annuì andando a fuoco, Cristiano sentì chiaramente il calore di tutto il suo corpo aumentare, era talmente imbarazzato che non riusciva nemmeno a parlare ed allora capì che quello come minimo era il suo primo orgasmo.
- Ma non ti masturbi mai? Nessuno ti ha mai fatto una sega? - Linguaggio fine ed elegante…
Ricardo cominciò a scuotere la testa come un ossesso e per un momento l’altro pensò che avesse le convulsioni. Gli venne istintivo carezzargli la nuca e la schiena con maggior intensità. Cercava di essere più dolce che poteva ma non era facile, non sapeva come si faceva…
- Era la prima volta che avevi contatti con qualcun altro? - Non ci poteva credere, glielo chiedeva chiaramente perché anche se era chiaro non poteva proprio crederci.
Quando Ricardo annuì di nuovo come se avesse un attacco epilettico, Cristiano lo cinse con più decisione strofinando appena la guancia contro la sua testa che teneva ancora nascosta premuta forte sul suo collo. Fu un gesto istintivo che non aveva mai fatto e si sentì strano, come se stesse scoprendo un nuovo campo.
Era convinto ne esistessero solo due. Quello del lavoro e quello del sesso. Che ci fosse un terzo proprio non l’aveva mai immaginato e che si chiamassero emozioni tanto meno.
- Ma ti ricordi perché sei nudo nel mio letto? - Per il modo in cui si erano addormentati dubitava che si ricordasse e come se fosse un’intuizione la seguì. Fu allora che tornò a scuotere la testa ossessivo. Anche se non aveva la forza di far uscire un soffio, Cris capì che come minimo aveva bisogno di saperlo e glielo disse sforzandosi di non ridere.
- Ti ho portato da me perché eri troppo ubriaco per tornare da solo e non riuscivi a dire cose sensate, figurarti che mi hai detto che abitavi alla fattoria dello zio Tom… quindi ti ho portato da me e siccome io queste feste le finisco sempre a letto con qualcuno pensavo che fossi abbastanza in te da riuscirci ma così non è stato. Mi sono spogliato, ti ho spogliato e ti sei messo a pregare. A quel punto mi sono ammosciato e ti ho mandato a cagare addormentandomi. - La notte più alternativa della sua vita in realtà. E comica.
Traumatica se Ricardo se la fosse ricordata ma anche al sentirsela raccontare a quel modo andò in tilt ancor di più. Non sapeva proprio cosa dire e cosa pensare, gli sembrava tutto così assurdo che… insomma, da cosa poteva cominciare?
Alla fine si focalizzò sulla prima cosa logica e sensata.
- Sono astemio. - Si giustificò come se fosse un grave reato essersi ubriacato. Poi aggiunse: - Comunque ho davvero uno zio che si chiama Tom, ha una fattoria fuori città ed ogni tanto vado a trovarlo. È tutto ciò che è rimasto della mia famiglia, ci sono molto affezionato, ma abito da solo in centro. Solo che mi sono trasferito da poco e non so bene l’indirizzo, me lo sono scritto nel portafoglio. L’indirizzo che so a memoria è quello di mio zio, solo che non essendo in me ho dato comunque informazioni inutili. La fattoria dello zio Tom non è che sia famosa! -
Cristiano si chiese se per zittirlo avrebbe potuto mettergli la lingua in bocca ma capì che tanto parlava, tanto era imbarazzato e teso e che quindi ora doveva essere davvero allucinato.
Capì anche che trovare uno che aveva veramente uno zio con una fattoria doveva essere un caso da barzelletta, ma sorvolò su quel punto nella speranza che non lo invitasse mai e poi mai in quel posto, lui in mezzo agli animali puzzolenti e sporchi? Quando capì in ogni caso che non si sarebbe più sciolto da sopra e che in ogni caso era vergine a non sapeva quanti anni, si chiese come avesse potuto incontrarlo proprio lui.
Insomma, era un bel ragazzo e quell’aria da santarellino gli faceva venire su una serie di porcherie da fargli una migliore dell’altra, ma se ad ogni minimo stupidissimo contatto poi il risultato era quello forse era meglio che ci pensasse due volte!
Bè, in ogni caso non poteva stare così tutto il resto della sua preziosissima vita. Provando a pensare a come toglierselo di dosso senza usare un calcio per non traumatizzarlo ulteriormente, realizzò che forse avrebbe dovuto trovare il modo di calmarlo.
Eccolo lì il vero problema, dunque.
Si morse la bocca e guardò in mille direzioni diverse, poi tornò a sé e si accorse che comunque se lo stava ancora bellamente coccolando. Era come avere un gattino oppure un peluche oppure entrambi.
Era bello.
Era semplicemente bello, anche se con una sua difficoltà.
Sospirò e provò semplicemente aprendo la bocca, non contava cosa ne sarebbe uscito, qualunque cosa a quel punto sarebbe andata bene.
- Ti è piaciuto l’orgasmo? - Ma poi erano domande da fargli?
Si chiese vagamente se potesse andare bene ma alla stretta maggiore che aumentò e al calore corporeo che lo fece andare in ebollizione capì che doveva aver toppato un pochino.
- Avrai almeno mai baciato qualcuno, no? - sapeva che era tanto pretendere che avesse avuto esperienze omosessuali anche se quel cosino era evidentemente gay, peccato che tutto quel che vinse fu un altro scossone di testa.
Cristiano sospirò.
Ma chi gli era capitato?
A quel punto davvero rimaneva solo una cosa.
E quella cosa per una persona normale sarebbe stata scusarsi e dirgli che non era una cosa così terribile come sembrava e assicurargli che non sarebbe più successo, ma Cristiano era tutto all’infuori di normale.
Quindi lo prese per le spalle, se lo staccò di dosso e girandosi in modo da metterselo sotto e stendersi sopra, cominciò a guardarlo con una strana espressione enigmatica ma altamente sensuale. Lo carezzava sul viso sistemandogli i capelli arruffati e si perdeva nei suoi grandissimi occhi neri da bambino. Era spaventato ma le guance rosse indicavano che era oltre che imbarazzato anche eccitato, lo sentiva fremere sotto di sé. Il suo corpo non ne aveva ancora abbastanza anche se era stata la prima volta.
Di cose da insegnargli ne aveva, ne aveva tantissime e se lui era davvero a quel punto, se era davvero così tanto ingenuo… bè. Come non interpretarlo come un dono tutto per sé?
No, decise. Non l’avrebbe mai sprecato perché lui sapeva cogliere al volo tutte le opportunità che gli arrivavano.
In quello era egregio.
- L’unica cosa per non morire ad ogni contatto di questo genere è fare pratica, perché, mio caro Riky, una cosa ormai la devi capire. Sei al mondo ed essere al mondo significa vivere. Ora ti mostro come si fa. -
Figurarsi se poteva agire diversamente.
Ma quando Ricardo ebbe il coraggio di chiedersi fra sé e sé di cosa diavolo parlasse, lo vide calarsi sul suo collo, assaggiarglielo con languore e poi scendere sempre più. I suoi capezzoli reagirono immediatamente e la pelle andò completamente a fuoco al suo passaggio, era come se lo stesse toccando con un ferro incandescente.
Con bramosia Cristiano arrivò al suo inguine e sorridendo soddisfatto se lo prese senza esitare.
Fu allora.
Esattamente allora che Ricardo capì precisamente il termine ‘trovarsi in Paradiso’.
Aveva cominciato a pregare e conoscere di Dio e degli angeli sin dalla tenerissima età, era convinto di sapere tutto a riguardo ma quella parte dovette ammettere di non averla mai appresa.
La parte in cui le persone dicevano di aver visto il Paradiso da vivi e da svegli.
Era così?
Dopo essersi irrigidito fino allo spasmo, si abbandonò come non avesse più ossa, muscoli e articolazioni e fu lui a trasformarsi in lava pura.
Alzò le braccia e prese il cuscino ai lati della sua testa, lo strinse e tirò mentre spinse senza accorgersene il bacino contro di lui, la sua bocca lo stava risucchiando in un’altra dimensione e qualunque cosa gli stesse facendo era la più bella che avesse mai provato.
Pregando che non smettesse, si rese conto che stava anche gemendo e sospirando e che la sua voce di secondo in secondo si sentiva sempre di più.
Era come se si ritrovasse fuori da sé stesso.
Si vedeva godere senza freni, contorcersi nella sua bocca e chiedere esplicitamente di più e si sentiva quasi gridare. Non era niente, per Cristiano, ma con una reazione simile talmente esagerata non solo capì che era veramente la prima volta per lui, ma realizzò anche che probabilmente a fargli fare altre cose molto più spinte di quelle sarebbe stato spettacolo puro!
Solo quando affondò di nuovo le unghie sulle spalle capì che era già arrivato e nella sua ingenua meravigliosa passione pulita, fece suo il sapore di Ricardo che ebbe il secondo orgasmo non solo della sua vita ma anche in pochissimo tempo.
Anche se continuava a non credere che fosse davvero vergine fino a quel punto… magari dormendo aveva fatto sogni erotici ed era venuto senza accorgersene. Insomma, nessuno poteva arrivare a quell’età senza un orgasmo!
Quando tornò su lo trovò in estasi e nel caos più totale, non capiva cosa fosse successo e cosa dovesse fare, forse non sapeva nemmeno di essere nel letto con lui.
Se lo gustò un po’, era bello soprattutto in quel momento, così disfatto ed arruffato, più rosso di prima, pulsante e bollente, abbandonato con le braccia aperte e piegate accanto al viso, le mani che avevano mollato il cuscino, il fiatone che gli alzava ed abbassava il torace che non era esattamente quello di un bambino.
Si sentì fortemente attratto da lui in quel momento e con una voglia matta di ricominciare a farlo gridare per poi soddisfare anche sé stesso. Non gli succedeva da tantissimo tempo, per questo ultimamente non gli bastava niente e nessuno e cambiava sempre più velocemente partner.
Aveva bisogno di più, di molto di più. E voleva quel di più da quel ragazzo.
Si chiese cosa sarebbe stato baciarlo in quel momento mentre lo desiderava tanto ed esitò capendo che non sarebbe stata solo una questione di fisico come era sempre stato. In qualche modo sarebbe stato qualcos’altro e non era certo di essere pronto né per capire di cosa si trattava né per viverlo.
Era presto, si ripeteva. Non lo conosceva ancora per poter già trovarsi ad un punto simile. E poi non esistevano i colpi di fulmine.
Era solo una questione fisica. Molto più fisica e forte di quanto gli fosse mai successa con altri, però era solo quello di sicuro, non aveva assolutamente dubbi.
Quindi approfondire non aveva senso.
Però non lo baciò e sapeva nel suo profondo che per dimostrare che non era nulla avrebbe proprio dovuto farlo, ma non lo fece perché preferì istintivamente così.
Non aveva niente da dimostrare a nessuno, il piccoletto era KO e non capiva più nulla, non c’era proprio niente altro da fare.
Per questo si alzò dal letto e senza dire niente, apparentemente con la luna bruscamente rivoltata come niente, si infilò in bagno e sotto la doccia si soddisfò da solo concludendo il lavoro iniziato indirettamente da Ricardo che poi non l’aveva nemmeno toccato.
Per questo ebbe lui, l’orgasmo meritato, pensando proprio all’altro in camera probabilmente ancora sotto shock.
Perché non gli importava veramente più di tanto.
Certo.
Che altro?