CAPITOLO
V:
NON
ERA COME TUTTI
Quando
uscì, Ricardo era ancora nel suo letto, seduto, col lenzuolo tirato fin
sotto al mento e le gambe tirate su contro il petto, aveva un’aria
sperduta con la quale guardava il mondo cercando di capire cosa dovesse
fare, si capiva che nella testa vorticavano un sacco di domande a cui
non riusciva a venire a capo e che aveva bisogno di esprimerle, ma si
chiese anche con chi potesse parlarne.
Sapeva
bene che da un prete non sarebbe stato il caso, purtroppo. Era
consapevole di averla fatta grossa.
Cris
era un uomo ed anche se lui non aveva fatto niente ed era stato
praticamente sedotto, non aveva opposto resistenza. Era successo tutto
velocemente ma poi l’aveva voluto e gli era piaciuto.
Piaciuto
molto.
Sostanzialmente
pur avendo bisogno di parlarne non sapeva proprio con chi né dove
sbattere la testa.
Non
aveva amici lì, si era trasferito da poco e chiamare qualcuno dei suoi
in Brasile non gli sembrava il caso… Roby sicuramente avrebbe saputo
cosa dirgli ma non avevano la stessa fede, anzi. Roby era molto
libertino ed anche lui aveva avuto esperienze di quel tipo, di
conseguenza gli avrebbe detto di lasciarsi andare a basta.
Ma
poteva?
Era
giusto?
Insomma,
lui voleva seguire veramente la strada di Gesù ma come poteva?
Si
preoccupò sentitamente nel momento in cui Cristiano uscì e lo guardò
stupito di vederlo ancora lì.
Aveva
un asciugamano intorno alla vita ed il suo corpo bagnato rendeva ancora
meglio di prima che l’aveva visto di sfuggita.
Era
allenato e muscoloso, tremendamente perfetto sotto ogni punto di vista.
Arrossì
e si morse il labbro fortissimo fino quasi a farselo sanguinare.
-
Sei ancora qui? - Chiese Cristiano insensibile.
Ricardo
avvampò capendo che non era gradito e mortificato balbettò:
- E
dove dovevo andare? Non so nemmeno in che zona della città siamo! - E
comunque come minimo doveva lavarsi, dannazione.
Sospirò
e si strofinò il viso.
Non
poteva parlarne con Cristiano, era insensibile ed era il protagonista
del suo subbuglio, ci voleva una persona più matura e affidabile, che
anche se non la pensava come lui potesse capirlo comunque e rispettarlo.
Gli
venne in mente solo uno poiché era l’unico con cui aveva parlato tanto
da quando aveva cominciato quella specie di nuova vita.
Iker
gli sembrava adatto, sperava di non sbagliarsi.
Benedì
il momento in cui si erano scambiati tutti i numeri di cellulare e
pensò già di farsi una doccia velocissimo e sgattaiolare via da lì
senza dire nulla. Poi avrebbe chiamato Iker, gli avrebbe chiesto il suo
indirizzo e se poteva raggiungerlo, poi coi pochi risparmi che aveva
avrebbe preso un taxi e sarebbe andato da lui.
Dopo
ci avrebbe pensato.
Peccato
che quando riemerse dalle mani che si scostò dal viso, era ancora rosso
ed imbarazzato e Cristiano si stava pure vestendo.
Lo
trovò nudo senza asciugamano e gemette involontariamente. Fu una specie
di miagolio sofferto con la gola e si mise subito le mani sulla bocca.
Ormai era fatta e Cristiano era tornato a guardarlo sorpreso, poi aveva
ghignato soddisfatto e seducente. Gli piaceva ridurlo in quello stato.
Era
così evidente che era messo tanto male per colpa sua?
Non
sapeva nemmeno come definire quello che provava.
Bruciava
e basta, tantissimo.
-
Ti piaccio? - Chiese come se non fosse già abbastanza chiaro.
Ricardo
avvampò ancora, continuando così avrebbe perso il suo colorito naturale.
Cristiano
ridacchiò per quella che era una risposta ovvia e deliziosa, quindi
indossando i boxer attillati si sistemò ogni cosa con sfacciataggine
per stare comodo. Ricardo era ipnotizzato dai suoi movimenti, una mano
sotto l’intimo e l’altra fuori a toccarsi per mettersi bene. Ma come
gli veniva in mente di farlo lì davanti a lui?
Si
strinse ancora di più sotto il lenzuolo e si rannicchiò.
Doveva
arrivare alla doccia, una fredda l’avrebbe aiutato. Una doccia
l’avrebbe salvato.
Doveva
solo riuscire ad arrivare a quello.
-
Posso… posso farmi una doccia, se non ti dispiace? -
Chiese
come se fosse un crimine. La voce era roca e l’altro naturalmente non
smise di fissarlo con quel ghigno malefico. Era troppo a suo agio in
quella situazione.
-
Prego. - Gli indicò il bagno che dava sulla camera e come se fosse
invece una proposta ad inginocchiarsi davanti a lui e fargli lo stesso
lavoro di bocca che prima gli aveva fatto, si mise da parte fingendo di
essere soddisfatto.
Oh,
non era per niente vero, però poteva provare a darsi una regolata.
Quando
lo vide scappare dal letto alla porta socchiusa e sigillarsi dentro,
non gli sfuggì il suo alzabandiera e con malizia si chiese quanto
potesse andare avanti in quel modo. Lui aveva una ripresa eccezionale e
poteva farne un paio di seguito dopo una pausa di qualche minuto l’una
dall’altra, ma quel ragazzo pareva anche meglio di lui in quel senso.
Come se avesse riserve illimitate!
Improvvisamente
quando sentì la doccia aprirsi si rese conto che fosse stato per lui
sarebbe entrato e se lo sarebbe fatto di nuovo seduta stante. Si frenò
perché l’aveva sentito chiudersi a chiave e sarebbe stato inutile.
Solo
per quello.
Quindi
si incupì comunque.
“Dannazione,
se mi dico che devo darmi una regolata e che non è il caso di
esagerare, devo darmi una regolata! Non voglio assecondare gli effetti
anomali che mi fa quel tipo, non voglio cadere come un idiota in
situazioni del cazzo. Non esistono i colpi di fulmine e non sono
sentimenti quelli che me lo fanno volere così tanto, è solo attrazione
fisica e basta. Una solita questione di sesso, più forte rispetto alle
altre, ok, ma solo di questo si tratta comunque! Niente di più. Ergo,
non serve farlo tante volte con lo stesso nell’arco di così pochi
minuti, oppure si monta la testa e comincia a pensare che io mi stia
prendendo. Figurarsi se è così! È che mi piacciono i verginelli,
evidentemente. Tutto qua. Non c’è proprio niente altro che non va! La
devo piantare di fissare quella porta come se dovessi distruggerla per
raggiungerlo.”
Ma
la frenesia nel rivederlo nudo ed imbarazzato per lui aumentò tanto che
dovette uscire dalla camera per darsi una regolata e non tornare ad
eccitarsi.
Perdere
così il controllo non gli piaceva e solo perché sapeva dentro di sé che
non era veramente solo una questione di sesso come voleva pensare.
Odiava le cose complicate, le odiava incredibilmente.
Se
per tutta la vita non si era mai innamorato perché ora doveva cambiare
qualcosa?
Perché
di punto in bianco doveva incontrare qualcuno che suscitava un
interesse nuovo e diverso?
Perché
doveva cambiare da come era?
Si
piaceva così, si adorava.
Al
diavolo!
Quel
ragazzino doveva scrollarselo di dosso.
Era
solo lavoro.
Era
bene che se lo ricordasse perché se avesse di nuovo cambiato assistente
all’ascolto, come piaceva chiamarlo, Sergio gli avrebbe demolito il suo
bel culo. Aveva detto categoricamente che non voleva altre facce in
sala prove oltre a quelle che già c’erano e che se sarebbe andata male
con Ricardo allora avrebbe dovuto imparare a fare come tutte le persone
normali.
E
lui non era come tutti.
Non
voleva proprio esserlo.
Era
una creatura diversa e unica.
Quando
uscì dal bagno dopo aver pregato che non fosse lì, si sollevò nel
constatare che così era, quindi raccattò in fretta i propri vestiti
sparsi per terra e si vestì velocemente.
Quando
sgattaiolò fuori dalla camera per poco non si perse nel tentativo di
cercare l’ingresso.
Si
imbatté in Cristiano in cucina che preparava il caffè e quando glielo
offrì Ricardo andò a fuoco rifiutando energicamente.
Non
era pronto per niente, nemmeno un caffè. Poi dopo il caffè ci sarebbe
di sicuro stata una conversazione e lui non sapeva cosa dire, doveva
pensare e confidarsi, prima.
Allarmato
ed in panico cominciò a farfugliare che doveva andare e che avrebbe
preso un taxi e che si sarebbero rivisti il pomeriggio alle prove.
Lo
abbandonò in quattro e quattr’otto e lo lasciò a fissare la porta
incredulo davanti alla fuga più veloce della storia. Di solito li
doveva cacciare, non fuggivano mai a gambe levate!
Alzando
le spalle si disse comunque che era meglio così. Rimanendo insieme da
soli sarebbe stato capace di tornare ad eccitarsi magari nel guardarlo
bere uno stupidissimo caffè!
Era
stato molto confuso al telefono ed ora che se lo ritrovava in casa con
quella faccia terribile capiva che doveva essere successo qualcosa con
Cristiano.
Dopo
che Sergio l’aveva trascinato via, aveva visto Ricardo alle prese col
loro vocalist e vedendo che lo faceva bere aveva intuito in un nano
secondo che probabilmente voleva provarci con lui.
Ma
come poteva non aver capito da solo che era non solo di fede ma che
aveva anche uno stile di vita completamente diverso dal suo?
Questo
significava niente alcool e sesso, tanto per cominciare.
Sicuramente
il ragazzino aveva intenzione di rimanere vergine fino al matrimonio e
consacrarsi ad una sola donna.
Peccato
che era evidente fosse gay. Represso, ma gay.
“Con
Cris mi sa che non rimarrà represso a lungo!”
Pensò
dopo averlo fatto accomodare su una sedia al tavolo della cucina.
Gli
porse un infuso alla vaniglia, dal tono che aveva avuto per telefono
aveva capito subito che un caffè sarebbe stato fuori luogo.
Quando
vide la tazza fumante Ricardo la prese senza pensarci ma non la bevve,
per fortuna.
Solo
che non sentì il caldo troppo immerso nei suoi pensieri e quando Iker
vide le sue mani diventare bordeaux capì che avrebbe perso l’uso delle
stesse se non avesse fatto qualcosa.
-
Riky! - Lo chiamò ma vedendo che non rispondeva rimanendo fisso
sull’infuso, gli prese i polsi e glieli tolse dalla tazza, quindi
vedendo i palmi sulla via di una bella ustione lo alzò e se lo portò al
lavandino dove gliele mise sotto l’acqua fredda per qualche minuto.
Per
un momento gli parve di avere a che fare con un bambino ed
occhieggiandolo da vicino si chiese cosa potesse fare per lui. Per
prima cosa doveva capire cosa di preciso fosse successo. Era evidente
che era lì per sfogarsi ma se stava zitto non è che funzionava!
Quando
le vide tornare di un colorito accettabile chiuse l’acqua e gliele
asciugò con premura. Era bello prendersi cura di lui, l’aveva intuito
subito ieri sera parlandoci.
Ricardo
si fece sedere docilmente ed Iker gli si mise davanti con la sedia in
modo da poterlo guardare bene e non si separò dalle sue mani ma anzi
gliele prese fra le proprie e le strinse per farlo tornare con dolcezza
al presente.
-
Riky, ti va di dirmi cosa è successo? - ancora silenzio dall’altra
parte, lo sguardo sempre fisso nel vuoto, in basso. Sembrava catatonico
ed era alquanto preoccupante.
-
Ti ha baciato? - Quello era il minimo, pensò Iker che conosceva bene
Cris. Avevano avuto un passato insieme, se era per quello, e sapeva
come si comportava il portoghese… Tutte le relazioni di Cris finivano
sempre male e José aveva subito proibito rapporti fra membri della
stessa band, dopo aver visto la loro finire a quel modo… per poco non
era andato tutto a monte. O meglio aveva proibito quelle fra Cristiano
e qualcuno degli altri cinque!
Quando
Ricardo sentì la sua domanda si riscosse e diventando di mille colori
alzò gli occhi terrorizzati su Iker, erano neri ed acquosi, si capiva
quanto imbarazzato fosse e quanto ci avesse preso.
-
Ti ha fatto anche qualcos’altro? - Capì che non sarebbe riuscito a
parlargliene a voce e che se voleva districarsi doveva indovinare lui,
così usando l’immaginazione che non scarseggiava, proseguì con cautela
e dolcezza: - Ti ha toccato? - Non pensava fosse riuscito a fare sesso
con lui ma qualcosa di certo glielo aveva fatto, doveva capire cosa di
preciso. Ricardo cambiò colore e cominciò a mangiarsi la bocca. - Ha
usato anche la bocca? - Era chiaro dove e alla stretta convulsiva delle
sue mani capì di averci preso. - Hai avuto un orgasmo? - Si tuffò nel
suo collo nascondendo il viso in fiamme, stringendo forte gli occhi con
fare da bimbo spaurito ed Iker ebbe conferma di aver avuto ragione su
tutto, quindi senza perdere tempo sorrise indulgente e se lo abbracciò
delicato.
Cominciò
ad accarezzargli la nuca e la schiena ed anche se Cristiano l’aveva
fatto poco prima in modo simile, a Ricardo parve completamente diverso.
Era
certamente piacevole, ma non c’erano doppi sensi dietro, non aveva
altre mire, voleva solo risollevarlo e consolarlo.
Si
sentì più tranquillo e al sicuro solo per il fatto di non doversi
difendere e perché fosse un uomo, quindi capendo che il suo cervello si
era finalmente riattivato provò a parlare. Qualunque cosa gli sarebbe
uscito sarebbe andato bene, doveva sfogarsi e di lui poteva fidarsi.
-
E’ stata la mia prima volta. - Su questo Iker non ebbe il minimo dubbio!
-
Ed è stato così brutto? - Ricardo scosse piano la testa. No, non era
stato per niente brutto, anzi…
-
No… è stato troppo bello… - Lo disse come se fosse una colpa e lì Iker
ebbe anche la voglia di baciarselo tutto. Non era particolarmente gay,
magari bisessuale. Nel senso che in vita sua era sempre stato con
ragazze, aveva avuto una mezza cosa con Cris che era morta subito e poi
una storia seria con David, un altro cantante suo amico che
fortunatamente si era trasferito lontano e non vedeva più. Sergio lo
corteggiava strenuamente insistendo che doveva andare a letto con lui,
però nonostante riconoscesse che fosse un buon partito in molti sensi,
non aveva grossi problemi a controllarsi. Per ora. Resistergli era
sempre più dura e comunque il chitarrista lo trattava ugualmente come
fosse il suo fidanzato.
Quel
ragazzino era così dolce nella sua totale inesperienza, così
schiacciato dalla cruda realtà che stava scoprendo solo ora… così…
- E
qual è il problema? - Per un momento pensò di boicottare Cris e
spingere Riky ad odiarlo per poterselo prendere ma seppe da subito che
non ne sarebbe mai stato capace. Sergio l’avrebbe fatto, ma lui non era
Sergio, non avrebbe mai potuto.
-
Che… - Cominciò il piccolo, la voce roca ed incerta. Se la schiarì e
tirandosi su per guardarlo in viso, continuò facendosi forza: - che la
mia fede non me lo permette… così… - Improvvisamente Iker capì quanto
sarebbe stato facile prenderselo e non solo per lui, per chiunque. E
col suo viso triste e mortificato, carico di vergogna, si disse anche
che non poteva fare come Cris. Non poteva fare come voleva con egoismo
perché altrimenti come si sarebbe raccolto, il piccolo? Lo carezzò con
fermezza mettendoci più delicatezza di quel che avesse pensato e
l’altro si rilassò subito al suo tocco.
-
Sei ammirevole, è bello trovare qualcuno che cerca di vivere secondo la
propria fede come fai tu, molti scelgono dei compromessi e prendono di
una religione solo quello che gli fa comodo. Io stesso credo in Dio ma
non pratico. - Questo però non lo aiutava.
-
Non voglio allontanarmi da Dio per degli impulsi sbagliati che non so
domare, non voglio sentirmi sporco e non riuscire più a guardarmi allo
specchio. Io voglio vivere secondo la via di Gesù. Da piccolo stavo per
morire ed i medici hanno detto che mi sono salvato solo grazie ad un
miracolo. È stato allora che ho capito che non avrei mai tradito Dio.
Ora io capisco che nel mondo ci sono tante realtà diverse da quelle che
io conosco e che le persone non seguono sempre un credo o delle regole,
però io non sono fra queste. Io penso a vivere la mia vita come ritengo
sia giusto. Cedere a delle tentazioni fisiche simili è sbagliato, è
vuoto, non porterà a nulla. Devo avere rispetto del mio corpo, è il mio
tempio e… - proseguì parlando della sua fede, della morale e di Dio per
degli abbondanti minuti. Sentitamente preoccupato, aveva il terrore
pure di essere ormai già peccatore e Iker si chiese non solo come
potesse spegnerlo ma anche cosa potesse fare comunque per lui.
Fu
quando disse che ‘Dio vuole che ci diamo solo per amore, amore vero, e
che ci consacriamo a quella persona per tutta la vita’ che un
campanello si illuminò e prendendogli il viso con entrambe le mani lo
fermò con sicurezza per poi dire piano e deciso:
- E
non pensi che se è per amore vero sia concesso anche stare con un altro
uomo? - Quello era solo per rigirarselo a suo favore e vide che sarebbe
stato più facile convincerlo di quello piuttosto del fatto che andare
con qualcuno solo per sesso non era così tragico.
Il
suo sguardo si fece infatti tutto un programma e con voce affranta
disse:
-
Questo posso concepirlo, può anche andare bene sebbene sia
un’interpretazione un po’ comoda della via che ci invita a seguire
Gesù. Però che le cose possono essere fatte purchè siano con amore mi
sta bene. Insomma, è fondamentalmente questo il suo insegnamento più
grande. Quello che non posso assolutamente sopportare è la mancanza di
rispetto verso il dono più grande che Egli ci ha fatto… il nostro
corpo… devo vivere con dei valori sani perché è giusto così, perché
sono valori buoni ed io lo voglio fare. Quello che ho fatto stamattina
era bello ma andava male. Malissimo. Molto male! - Iker non sapendo
proprio cosa dire se lo riabbracciò consolandolo prima che si mettesse
pure a piangere. Per lui era seriamente tragica la situazione e non
poteva liquidarlo con poco.
-
Allora cerca di non farlo più. Dio sa che siamo umani e che possiamo
cadere e sbagliare, quello che guarda non è se cadiamo ma se sappiamo
rialzarci e continuare nel modo giusto. - Era ovvio gli dicesse questo,
in ogni caso non ci teneva tanto ad avere un altro casino in gruppo.
Ricardo non era un vero e proprio membro della band ma non era nemmeno
uno esterno. Cristiano aveva il dono di rovinare tutte le relazioni che
aveva perché non sapeva amare ed innamorarsi, di conseguenza presto o
tardi si stufava e finiva tutto. Rompere con Ricardo avrebbe
significato far arrabbiare José e questo era l’ultima cosa che era il
caso si verificasse.
Con
o senza interesse personale sul ragazzino, avrebbe comunque cercato di
raffreddare le cose di suo.
-
Anche perché non per essere meschino ma la pura verità è che Cris non
sa amare e se tu pensi di poter rimediare a quel che è successo
semplicemente innamorandoti di lui -ammesso che si possa fare a
comando- ti sbagli. Lui non è capace di ricambiare. - Ricardo smise di
respirare e si tirò su di nuovo per guardarlo ancora. Era serio mentre
lo diceva? Non era un gran complimento quello che stava dicendo sul suo
amico. Confuso gli chiese implicitamente spiegazioni e Iker gliene
diede con calma e chiarezza: - Io sono molto amico di Cris e mi piace
come persona nonostante sia così discutibile e… bè, particolare. Ma è
un dato di fatto che non si sia mai innamorato e che non sappia amare
gli altri più di sé stesso. Se tu hai ceduto stamattina alla sua corte
perché ti sei sentito attratto probabilmente l’hai fatto perché magari
un domani potresti innamorarti di lui e questo sarebbe una cosa buona,
agli occhi di Dio. - Era difficile per lui parlare in questi termini,
ma per farsi capire da Ricardo doveva ed infatti vide che comprendeva
le sue parole solo in quel modo. - Il fatto è che lui non sa
ricambiare, non sa amare, non sa provare dei sentimenti che non siano
verso sé stesso. Tu ci soffriresti e non succederebbe niente di buono
in ogni caso. -
Ricardo
lo vide talmente sicuro che non osò discutere la sua tesi e prendendola
per oro colato sospirò stanco. Era confuso ma meno di prima, un po’ di
chiarezza ora l’aveva e dicendosi di aver fatto bene a venire lì
accennò ad un piccolo e faticoso sorriso di ringraziamento e scuse.
-
Sono mortificato di averti disturbato con queste cose, ma non sapevo
proprio da chi andare. Mi sono trasferito da poco in questa città e non
ho amici, quelli che ho sono in Brasile e loro… bè, mi adorano ma non
condividono il mio modo di vivere. Un prete non avrebbe certo potuto
darmi l’assoluzione, ho comunque sbagliato. Volevo fare chiarezza in me
stesso e sfogarmi, mi serviva un punto di vista neutro e maturo, pronto
a capire anche qualcosa che non condivide. Tu non la vedi come me,
vero? -
L’aveva
capito subito ed Iker lasciandolo andare per sorseggiare finalmente il
suo infuso ormai tiepido, rispose con stupore:
-
Come fai a dirlo? - Ricardo si strinse nelle spalle con un gesto
infantile e rispose accentuando un po’ il suo sorriso.
-
L’ho solo intuito. Ma ti ringrazio per avere avuto tanta pazienza con
me. -
Iker
allora ricambiò il sorriso con uno maggiormente sciolto e ammirato. Non
avrebbe mai immaginato che esistessero persone simili ormai.
-
E’ stato un piacere parlare con te e scoprire un po’ del tuo mondo. Non
avrei mai pensato che ci fossero ancora persone come te. - Ricardo
arrossì al complimento e ringraziò ancora. Non avrebbe mai smesso,
specie perché ora si sentiva effettivamente meglio sebbene comunque con
quel dialogo non potesse più smettere di pensare a Cristiano e al suo
problema nell’amore.
Poteva
veramente esistere qualcuno incapace di amare?
L’avrebbe
scoperto a sue spese.