CAPITOLO
VII:
TUTTO
FINIVA
Alle
prese con la porta d’ingresso Ricardo ebbe un flash sulla telefonata e
ripensando a quando gli aveva detto che non voleva cameriere e persone
simili intorno a Karim, pensò che fosse strano come discorso.
Nella
sua ingenuità non vide un forte senso di gelosia, ci vide solo qualcosa
di strano.
Quando
entrò, la villa era molto grande e ben arredata. Pensò che si sarebbe
potuto perdere ma quando si inoltrò verso quello che forse era il
soggiorno, si sollevò nel trovare il soggetto interessato.
Quella
forma stesa nel divano era senz’altro Karim, proprio dove José gli
aveva detto d’averlo lasciato.
Sorrise
per poi spegnersi.
Aveva
un cuscino sul bacino tutto storto, per il resto non sembrava avere una
gran bella cera. In fondo dormiva su un divano e quella casa sembrava
piuttosto grande.
Sospirò
e si batté le mani sulle guance per cominciare.
Avvicinatosi
si sedette sul tavolino basso davanti al lunghissimo divano in pelle e
guardandolo in viso lo chiamò con gentilezza dando per scontato che gli
avesse parlato di quella novità.
-
Karim… Karim, devi svegliarti, è mezzogiorno! - Dopo un paio di volte
di chiamate a vuoto, lo toccò sulla spalla e scuotendolo delicatamente
ebbe il flash di quella mattina stessa quando aveva fatto una cosa
simile con Cristiano e quello in risposta l’aveva baciato!
Per
un momento si terrorizzò ed indietreggiò col busto ma quando gli occhi
velati e confusi di Karim si aprirono, gli apparvero talmente malmessi
che sussultò preoccupato. Sembrava stare male…
-
Karim, ma stai bene? - Quando corrugò la fronte cercando di capire chi
lui fosse e cosa ci facesse lì, non ci arrivò da solo, per cui
tirandosi su a fatica fece scivolare giù il cuscino che gli copriva
l‘inguine.
Ricardo
ovviamente spostò lo sguardo con naturalezza e come se avesse appena
visto il diavolo in persona si coprì subito di scatto il viso
rannicchiandosi su sé stesso cominciando una litania di ‘Oddio’ che
bloccò di scatto l’altro ancora mezzo steso e mezzo seduto.
-
Che diav… - Quando si accorse che era ancora scoperto capì che doveva
essere imbarazzo e alzando le spalle si coprì tirandosi su boxer e
pantaloni.
-
Tutto a posto. - Borbottò con voce roca.
Quando
Ricardo tornò a scoprirsi il viso sospirò di sollievo nel vedere che si
era coperto, ma ancora rossissimo in viso finì per scusarsi una volta
di troppo tanto che Karim sbuffando lo interruppe seccato:
-
Che diavolo me ne frega se mi hai visto il cazzo? - Ricardo si fermò
rigido come un manico di scopa e con occhi spalancati e la faccia da
pesce lesso, disse:
-
Scusa. - Ancora.
Karim
sbuffò e si prese il viso fra le mani buttando la testa all’indietro.
-
Piantala di scusarti, piantala, cazzo. Non me ne fotte! Chi diavolo
sei, comunque? - Quando era particolarmente assonnato gli veniva un
delizioso accento francese e su questo Ricardo si concentrò.
-
Ricardo, non ricordi? L’assistente all’ascolto di Cristiano… da oggi,
occasionalmente, anche tuo assistente personale. -
Convinto
come che Dio esisteva, che José gliene avesse parlato.
Lo
sguardo di Karim fu tutto un programma, gli sembrava che quel ragazzino
parlasse arabo.
-
Mi prendi in giro? - Fece con voce rauca e brusco.
Ricardo
si irrigidì ancora.
-
No… José non te l’ha detto? Quando lui non arriva a tornare verrò io a
svegliarti e ad assicurarmi che tu faccia quello che devi… insomma, ti
darò una mano… dice che non sai cucinare e che se non hai qualcuno che
lo fa per te non mangi. Poi che se ti lasciano dormi per tutto il
giorno ed invece devi anche prenderti un po’ cura di te… per oggi non
hai altri impegni extra a parte le prove alle quattro, ma quando hai
interviste o altre cose del genere se lui non può venire dovrò
occuparmene io. Assicurarmi che tu le faccia e che non te ne dimentichi
e cose simili… gli ordini per adesso sono di svegliarti e farti fare
una doccia, poi farti mangiare. - Avrebbe parlato ancora a lungo se poi
Karim realizzando che diceva sul serio non si fosse alzato
improvvisamente e cupo come la notte non si fosse messo a camminare su
e giù per l’ampio soggiorno buttando tutto ciò che incontrava.
-
Quel bastardo! Solo per quella puttanata ora non viene più? Cos’è, la
prossima sarà cacciarmi di casa dicendomi che posso stare per conto
mio? Quello stronzo! Non volevo farmi fare veramente una sega da lui, è
successo e basta, ero ancora un po’ sbronzo, dormivo… insomma, quante
storie! Parla parla e fa tanto la parte di quello che se ne sbatte,
quello sregolato che non si scandalizza con niente, quello che stupisce
tutti e che… che cazzo! E poi se gli prendo la mano e mi faccio fare
una sega da lui se ne va e mi appioppa il suo gatto! - Che l’avesse
preso per un gatto fu strano ma non quanto il resto.
Ricardo
capendo perfettamente cosa dovesse essere successo quella mattina, si
chiese cosa ci fosse quel giorno nell’aria poiché tutti impazzivano
sessualmente!
Fu
così che si trasformò in statua e divenne di pietra rossa.
Karim
non si accorse di lui e del suo imbarazzo nell’aver capito cosa aveva
detto, se ne fregò altamente e continuò a mettere tutto in disordine
sul furioso andante. Era raro vederlo in quello stato, solitamente non
reagiva assolutamente a niente, anzi. Sembrava morto dentro
ventiquattro ore su ventiquattro, per questo José e gli altri erano
sempre preoccupati per lui. Chi era ora quell’alieno che non aveva
niente del Karim smorto e silenzioso che conoscevano tutti?
Era
veramente fuori di sé.
-
Tu… tu e José state insieme… - Disse con un filo di voce dopo essersi
fatto coraggio, Karim a quel punto si fermò di scatto e lo guardò con
aria spiritata. Era comunque evidente che non stesse bene dopo la
nottataccia passata e sostanzialmente dopo tutte le notti che passava.
-
No che non stiamo insieme, che cazzo dici? - Rispose sgarbato.
Ricardo
sussultò e si fece ancora forza.
-
Ma… ma hai detto che… - Karim sbuffò, non era mai stato più attivo e
sveglio di così.
E
nemmeno mai più aggressivo, se era per quello.
Gli
si avvicinò e chino su di lui, minaccioso, grugnì stufo:
-
Che diavolo ne puoi capire tu? -
-
Niente, per questo dovresti spiegarmi se questo è uno sfogo che cerca
una soluzione. Se invece lo stai facendo tanto per fare… - La voce si
spense poiché non aveva proprio più coraggio di proseguire, lui
sembrava volesse mettergli le mani al collo e si mise a pregare
mentalmente nella speranza di cavarsela.
-
Parla chiaro e semplice che mi sono appena svegliato e non capisco un
cazzo! - Il fatto che lo dicesse lui stesso stupì Ricardo che cercò di
calmarsi a sua volta per essere più chiaro e non farlo arrabbiare
ancora.
-
Se hai bisogno di sfogarti allora dovresti come minimo spiegarmi bene
la situazione. Io quando mi sfogo lo faccio per avere dei consigli, per
capire cosa fare, per districare una situazione particolarmente
confusa… - Più semplice di così non poteva essere…
Karim
per capire le sue parole si calmò e finalmente si spompò capendo che
comunque non poteva prendersela con lui, non aveva proprio senso, in
fondo… cosa c’entrava?
Il
suo scatto d’ira scemò subito, non era capace di prendersela per troppo
tempo e sedendosi di nuovo sul divano davanti a Ricardo, si riprese il
viso fra le mani, se lo strofinò e si riappoggiò allo schienale.
Dopo
di questo, con un paio di sospiri insofferenti, si decise sforzandosi
per comunicare con qualche articolo in più rispetto ai suoi soliti
limitati.
-
Io e José non stiamo insieme. Non è mai successo niente fra noi ed
onestamente non ci abbiamo mai pensato. Io almeno. - un’altra pausa, un
altro sospiro. Non era abituato a parlare tanto e non sapeva nemmeno
cosa dovesse spiegare di preciso… si era infuriato, ma per cosa, poi? -
Non so perché mi sono sentito tradito ma è così. Stamattina ero
rincoglionito come sempre, avevo ancora l’alcool nel sangue e non ero
veramente sveglio. Poi non so, mi ha accusato di non saper più usare il
mio… - si guardò l’inguine capendo che l’altro era facilmente
impressionabile, poi concluse schietto: - e gli ho dimostrato che
invece mi funzionava bene! - Ricardo attese mentre le guance gli
andavano a fuoco. Doveva pur esserci dell’altro, no? A lui quella
mattina era successo di peggio… Karim infatti proseguì cercando di
scavare meglio in sé stesso. Non poteva capire quanto difficile fosse
per lui aprirsi e dire qualcosa di sé, però c’era da dire che il punto
era solo cominciare. Certo, ma con la persona giusta.
Ricardo
poteva esserlo.
-
Detta così non dice nulla ma in realtà per quanto siamo entrambi delle
persone libere che non si impressionano, ne siamo rimasti turbati. Mi
sono addormentato spaventato che mi piantasse come un coglione e quando
mi sveglio mi trovo un altro. Veniva sempre lui a svegliarmi, certo a
volte non riusciva ma non mandava nessuno. - Nel proseguire si rese
conto che l’altro forse lo capiva o forse semplicemente l’ascoltava, ma
in ogni caso non si sentiva a disagio o giudicato ed era strano perché
da quando era diventato un tossico tutti l’avevano sempre guardato male
come se fosse una schifezza, l’avevano sempre biasimato.
- E
pensi che sia arrabbiato con te? - Chiese Ricardo coinvolto in quel
discorso e dispiaciuto se in qualche modo si era messo
involontariamente in mezzo a loro due. Era come se non considerasse
minimamente che quelli fossero due uomini. Era già da molto in realtà
che considerava il prossimo come persona e non come uomo o donna.
-
Se lui è incazzato te lo dice, ti insulta e magari pure ti tira
qualcosa dietro. Non è incazzato però non è normale che mi affidi a
qualcun altro… io credo che… ho paura che… - Ma gli morì la voce in
gola poiché si sentiva idiota a parlare tanto e a dire cose così
intime, usare certi termini… si sentiva proprio idiota…
Ricardo
non pensandola allo stesso modo completò la frase per lui sempre più
dispiaciuto dalla situazione in generale, come se capisse tutto molto
bene.
-
Che si stia allontanando da te? -
-
E’ presto, lo so, però io lo conosco. Non sembra. Sembra che non colgo
un cazzo, che io viva in un altro mondo ma so che lui non fa mai niente
per niente e soprattutto se lo fa in quel preciso momento c’è un motivo
altrettanto preciso. E cosa vuoi che sia, dopo che stamattina c’è
stato… quel contatto anomalo? - Come, ad esempio, si era accorto che
quel ragazzino era facilmente impressionabile e probabilmente pure
credente…
Ricardo
capì ma non si imbarazzò e gliene fu grato capendo che era una sua
attenzione nei suoi confronti.
Karim
era davvero particolare ma rimaneva il fatto che non sapesse bene cosa
dirgli. Se lui diceva che era strano che José gli mettesse vicino un
assistente proprio ora, lo era, perché non crederci? Oltretutto non lo
conosceva, quindi…
-
Io non lo conosco bene come te, non posso dire cosa potrebbe essere
però posso dirti di parlarne con lui chiaramente. Insomma, se pensi che
sia stato colpa di questa mattina chiarisci che il tuo comportamento
non era intenzionale e che non sapevi cosa stavi facendo. Mi sembra uno
con cui si possa parlare, no? - Dopotutto gli aveva dato già due lavori
senza che nemmeno li chiedesse. Questo, per Riky, era un segno. José
non poteva che essergli stato mandato da Dio!
Il
francese sospirò chinandosi in avanti, appoggiò i gomiti alle ginocchia
ed il viso fra le mani, di nuovo. Sospirò stralunato, era evidente che
non sapeva che pesci prendere e quando Ricardo se lo vide così vicino e
così smarrito gli si strinse il cuore. Aveva ancora odore di alcool,
l’ubriacatura di quella notte doveva avergli fatto molto male e
probabilmente José si era spaventato per quello, ecco spiegato il suo
mettergli accanto qualcuno quando lui non poteva occuparsene di
persona. Ma capiva che lui ragionava diversamente dagli altri, magari
Karim aveva ragione…
Senza
sapere cos’altro dire, gli carezzò la testa. I capelli erano rasati
corti e gli pungevano il palmo della mano, per cui scese sul collo e
glielo circondò col braccio. A quel punto si chinò su di lui in una
specie di abbraccio consolatore, come aveva fatto poche ore prima Iker.
Gli lasciò anche un leggero bacio fraterno sulla nuca che rincuorò
Karim. Se ne stupì, erano gesti poco mascolini ma quel tipo non aveva
molto di maschile. Non che sembrasse una checca o qualcosa del genere,
però appariva fin troppo sensibile. Insomma, si capiva era gay ma a
Karim non importava un fico secco se per lo meno riusciva a consolarlo
e tirarlo su come si doveva.
Quel
conforto non l’aveva avuto ancora con nessuno e gli diede la spinta per
aprirsi ancora un po’, come se improvvisamente fosse un bisogno
impellente.
-
Non sono gay, non ho mai avuto esperienze del genere, sono sempre stato
etero convinto solo che poi quando ho cominciato con la droga ho smesso
col sesso. Potevo procurarmi i soldi con la musica come molti altri
senza tetto come me oppure prostituendomi come altrettanti. Ho scelto
la musica, il basso è la prima cosa bella che ho imparato nella mia
vita. Poi è arrivato José, mi ha salvato il culo in tutti i modi
potesse e… bè, lui è la seconda cosa bella della mia vita. Gli devo
tutto ed io ho sempre il terrore che anche lui mi pianti come tutti
hanno già fatto. Tutto è sempre finito in merda, per me. Questo
successo potrebbe essere come tutto il resto. -
Ora
Ricardo riusciva a capirlo meglio, lentamente la sua matassa si stava
districando e senza rendersene conto era lì di nuovo a pregare per lui,
che trovasse una vera pace costante, la sua serenità e che fosse capace
di accettare il bene che finalmente gli era capitato.
-
La tua paura che tutto finisca da un momento all’altro non ti fa godere
del bene che hai ora. È per questo che ti ubriachi e dormi tantissimo,
perché così se tutto dovesse veramente sparire di nuovo non te ne
accorgeresti o comunque non capiresti niente e quindi non ci
soffriresti troppo. Ma sai una cosa? È proprio questo tuo comportamento
anti paura che può portarti a perdere ciò che hai. È questo che vuoi? -
A quel punto Karim si alzò di scatto da quella calda e confortevole
posizione e guardandolo da vicino liberò di nuovo il suo terrore. Non
voleva che quella fosse una maledetta previsione. Non voleva.
-
No, no che non lo voglio, cazzo! Io voglio rimanere qua, dove sono
adesso, con questo gruppo a suonare insieme a degli pseudo amici. In
questa casa insieme a José che… che continua a salvarmi ogni giorno
anche solo buttandomi giù dal letto e obbligandomi a mangiare… -
Era
come aver aperto gli argini di un fiume, era una cosa stranissima e
sconvolgente che non gli era mai capitata. Come poteva quel ragazzino
aprire tutto ciò con tanta facilità?
Erano
cose che si era sempre tenuto dentro ed ora sembrava non vedesse l’ora
di dirle…
-
Nessuno di loro lo sa. I tuoi amici pensano che tu sia uno esterno, che
non ti interessi né della loro amicizia né di suonare. E José… secondo
me José è solo preoccupato e non ha idea che tu ti butti giù perché sei
convinto che presto tutto questo paradiso finirà. Perché non ne parli
anche con lui? -
Karim
rispose di slancio, non gli importava di essergli tanto vicino e di
sembrare due che stavano amoreggiando. Se non interessava a Ricardo,
non interessava nemmeno a lui, era più importante capirsi, ora!
-
Perché verrei frainteso, vengo sempre frainteso anche se non faccio
niente! Io non sono bravo a parlare e poi… e poi José mi considera un
peso, ne sono sicuro. Lo vedi che ha chiamato te? - Ma quante paure
aveva, quel ragazzo? Quante tenebre, ancora?
Josè
l’aveva ripulito fisicamente, gli aveva dato un tetto ed un lavoro e
sorvolando sul reale perché -dopotutto di bravi bassisti ne era pieno
il mondo-, non si era occupato della cosa più importante. Il suo
spirito.
Ricardo
capì che José non doveva essere un uomo di fede sebbene fosse mandato
di certo da Dio, però capì anche che poi Dio dopo José doveva aver
mandato a quel povero ragazzo proprio lui affinchè facesse ciò che
rimaneva.
Curargli
lo spirito.
Non
si sentì presuntuoso ma solo giusto, in fondo gli uomini erano i mezzi
di Dio per fare il bene sulla Terra, gli angeli erano la sua voce.
Con
calma e fermezza gli prese il viso fra le mani ed esternando un sorriso
incredibilmente sereno e sicuro di sé, parlò piano e dolcemente:
-
Allora dimostragli che non deve preoccuparsi e che sei in gamba, che
vali la pena, che puoi risollevarti. Non dargli grattacapi, vedi di te,
curati, smetti di bere, mettiti in carreggiata. Se sei convinto di
essere un peso per lui allora smetti di esserlo. Dipende tutto da te.
Vedrai però che ti sbagli. Non sei un peso per lui. Lo fa per te. -
Karim
però tornò a spegnersi sebbene volesse disperatamente credergli.
-
Vorrei tu avessi ragione. Ma mi ha dato a te, quindi direi proprio che
sono veramente un fottuto peso per lui! - E questa fu disperazione,
infatti nascose il viso contro il suo collo per cercare di ritrovare le
forze, ancora un giorno, per vivere ancora.
Gli
aveva promesso che non si sarebbe più drogato e non l’avrebbe fatto, ma
come poteva non stordirsi per dimenticare il fallimento che era in cui
annegava di continuo?
Tutto
finiva.
Tutto
ciò che toccava.
Sempre.
Prima
o poi anche quello.
Ricardo
profondamente toccato da quella disperazione e da quelle paure troppo
insite in lui, lo circondò di nuovo cercando di confortarlo. Di certo
non sarebbe stato facile ma come non chiedersi cosa l’avesse ridotto a
quello?
Perché
aveva cominciato a distruggersi e drogarsi vagabondando lontanissimo da
casa sua?
Decise
che quella sera l’avrebbe chiesto a José, lui di sicuro sapeva tutto di
quel povero ragazzo.
Con
le vicende di Karim, Ricardo non aveva più avuto tempo di pensare a
Cristiano e a tutti i mille problemi personali scatenati da lui, quindi
quando lo rivide a prove fu come venir gettato in un vulcano
incandescente, lo stesso da cui era risalito faticosamente da poco.
Quando
lo vide arrivare, lui e Karim erano i primi ed era una cosa che non si
era assolutamente mai verificata.
Quando
i ragazzi arrivarono alla spicciolata e videro Karim già sul divano a
dormicchiare, tutti lo fissarono sconvolti non credendo ai loro occhi
ma quando Cristiano arrivò, quello che fissò qualcuno sconvolto fu
Ricardo. Non serviva dire chi fissò.
Marcelo,
Pepe e Sergio portarono il consueto casino mentre facevano mille
battute su quale miracolo potesse essere avvenuto per far arrivare
Karim prima di tutti, mentre Iker si preoccupò di mettere a suo agio il
povero Ricardo.
Quando
ci riuscì finalmente spiegò le vicende a loro nascoste.
-
Stamattina mi ha chiamato José chiedendomi se mi andava un altro lavoro
oltre a questo. Assistente personale di Karim quando lui non può. In
realtà Karim ne ha bisogno solo in certi momenti e comunque non sempre
perché il più delle volte se ne può occupare lui. Però oggi ad esempio
non riusciva e così… bè, insomma, non devo fare poi molto. Solo
svegliarlo in tempo, assicurarmi che veda un po’ di sé, dargli da
mangiare e poi oggi c’è stato l’autista che ci ha mandato José, ma
normalmente si muove Karim da solo. In quei casi devo assicurarmi che
sia puntuale. -
Chiaro
ed esauriente fin troppo.
Stupori
vari per l’evidente preoccupazione di José a parte, solo Iker notò una
lama durissima negli occhi di Cris.
“Signore
e Signori, ecco a voi in arrivo un treno carico carico di… GELOSIA!” Si
disse fra sé e sé con ironia. Poi aggiunse teso.”E non sa che dopo
essere andato via da lui è venuto da me, si è confidato, sfogato e me
lo sono coccolato per bene! Questo si che manderebbe la band a puttane!”
Iker
naturalmente si guardò bene dal farglielo capire sperando che non lo
facesse comunque Ricardo. Pericolo molto incombente, visto il tipo!
-
Eccolo qua l’angelo caduto dal cielo! Ma vi ricordate chi è che lo ha
incontrato per strada che si era perso e l’ha portato qua? - Fece
Marcelo saltellando entusiasta come un bambino.
-
Karim! - Esclamò Pepe capendo cosa stava intendendo, naturalmente
altrettanto contento.
-
Erano destinati! - Fece allora Sergio il quale adorava a sua volta
queste situazioni da gemelli del destino!
Iker
alzò gli occhi al cielo prevedendo un uragano forza dieci e quando
entrò José capì che sarebbe anche stato un terremoto, oltre che un
uragano!
Infatti
i tre dementi per eccellenza invece di tenere le boccacce chiuse si
fiondarono da José dicendo le stesse cose per poi concludere
felicissimi:
-
Erano destinati! Vedrai che l’angelo Riky salverà la pecorella smarrita
Karim e poi scoppierà l’amore vero, quello con la A maiuscola! - Non
l’avessero mai detto… gli sguardi dei due portoghesi arrivarono
identici ed in perfetta sincronia almeno quanto le loro voci che
asserirono precise e secche:
-
Non dite stronzate! -
Il
gelo calò improvviso poiché sebbene fossero idioti non erano ciechi.
Tempeste
e gelosie in arrivo.
José
per Karim e Cristiano… per Ricardo?
Non
potevano proprio esserne sicuri ma del resto cos’altro?
Iker,
il più sveglio che sapeva già parte della storia, prese in mano la
situazione e facendo come se niente fosse distrasse tutti.
-
José, perché sei qua? Di solito non segui le prove se non devi sgridare
qualcuno! Cris ne ha fatta un’altra delle sue? -
-
No, stavolta quell’impiastro non ha fatto niente di male. Per ora.
Forse. Che io sappia. Volevo parlare con Ricardo un attimo, poi ve lo
lascio e cominciate. Non ci metterò molto. -
Così
dicendo col suo solito piglio sicuro, fece un cenno col capo al
ragazzino che scattò in piedi e lo seguì nell’altra stanza accanto.
“Ci
siamo!” Pensò sicuro. “E’ il momento perfetto per parlarne!”
Non
lo era per niente visto che dovevano cominciare a provare e che senza
il suo ascoltatore speciale, Cristiano non cantava, ma se José doveva
parlargli nessuno avrebbe discusso.