CAPITOLO X:
PASSATO
E PRESENTE
Andry
non nascondeva a sé stesso di essere parecchio colpito da quella sua
decisione.
Parlare
con lui da solo equivaleva a Hitler e Papa Giovanni Paolo II che si
incontravano… non che uno dei due fosse assolutamente cattivo e
l’altro assolutamente buono, ma era per dire il livello
d’antagonismo.
Poi,
riflettendoci, avrebbe capito che dopotutto erano più simili di
quello che erano disposti a credere… se non altro nell’avere in
comune l’amore per la stessa persona.
Cris
non avrebbe mai alzato lo sguardo su Andry, non subito.
Fissò
le proprie mani strette fra loro, se le tormentò un po’ e poi
rialzò lo sguardo stringendo le labbra come un forsennato.
-
Come sta? - Chiese l’ucraino per primo.
La
voce era calma e staccata, ormai aveva accettato tutto e Cris lo capì
al volo, forse fu questo a rilassarlo.
-
Bene. Ho faticato a calmarlo. Non… non sei stato tu quanto… -
-
Il vostro amico? - Andry l’aveva capito subito. Ovviamente anche
questo colpì l’altro che si girò finalmente guardare il ragazzo
accanto.
-
E’ stata una mazzata… non ce lo saremmo mai aspettato… -
-
Guardati dei nemici ma ancor più dagli amici… - Disse Andry.
Quello era un po’ sempre stato il suo motto, in realtà. Solo da
Riky non aveva mai avuto bisogno di guardarsi, per il resto non si
era mai legato veramente. Non fino in fondo.
-
Penso di doverti delle scuse per come ti ho trattato prima… è che
non ci ho visto più, ero diventato matto per cercarlo e quando l’ho
visto con te che lo tenevi e che piangeva… -
Andry
sorrise immaginandolo perfettamente.
-
Anche io piangevo, se era per quello. - Ed era la prima volta dopo
anni.
-
Ho… ho visto solo lui… - Era giusto così. Era quasi come un
esame, per Andry. Spostò anche lui lo sguardo agganciando il suo e
alla penombra del giardino rimasero in silenzio per un po’ pensando
a cosa l’altro significasse per la persona che amavano e si
chiesero cosa avesse di tanto speciale…
Cris
provò a capire cosa un tempo dovesse essere piaciuto a Riky di Andry
e fece altrettanto anche lui.
Cioè…
a parte che erano dei bei ragazzi…
-
Lo rispettavo troppo per prenderlo e basta. Non sono mai stato uno
capriccioso, anzi. Non volevo rovinarlo facendolo andare contro
quello in cui lui credeva, contro quella che era la sua fede… -
Spiegò Andry capendo che si stava chiedendo proprio quello.
Cris
stupito che si aprisse per primo decise di fare altrettanto. Gli
stava venendo con una facilità incredibile.
-
Io invece sono così. Sono quello capriccioso e viziato che si prende
quello che gli piace. All’inizio era partito come un gioco, uno
sfizio. Non mi interessava in cosa credesse, avevo capito che aveva
tendenze gay. Mi bastava. Ho sempre pensato che uno deve vivere il
vero sé stesso. Peccato che poi mi sia entrato talmente dentro da
rendermi quasi dipendente… io penso che non riuscirei ad andare
avanti senza di lui. -
Andry
colpito da quella confidenza volle porgli una domanda precisa, un
altro esame.
Glielo
chiese piano e cauto ma come se avesse una lama affilata in mano
pronta ad affondare. Era un dialogo molto strano, quasi surreale.
-
Quindi se capissi che lui potrebbe essere felice solo in un altro
club e quindi lontano da qua, non lo lasceresti andare? - era la
domanda del secolo.
A
che livello ami?
Ami
in modo egoistico od in modo assoluto?
Cris
rimase senza fiato perché sapeva che Andry amava in modo assoluto.
Lui, per la felicità di Riky, l’aveva lasciato.
Ci
pensò e d’istinto rispose senza riuscire a trattenere la risposta.
-
Andrei con lui! - Poi rise imbarazzato capendo che era un capriccio
infantile e cercò di correggere il tiro. - No… forse… però ci
siamo fatti questa promessa, quando ho fatto gli anni io mesi fa. E
ci siamo promessi che non importa dove e a quanti chilometri di
distanza. Quello che siamo e che proviamo non cambierà mai. Sai,
forse sono stupide cose che si dicono preda dell’innamoramento…
però quando ha avuto i primi vacillamenti in questi giorni, in
merito al suo rimanere qua o all’andarsene, gli ho detto che se
pensava di essere felice in un altro posto di non sentirsi legato da
me. Che non cambierebbe quel che siamo. Gliel’ho detto. E spero di
poter riuscire a realizzare davvero queste belle parole. Però prima
di tutto spero di non averne bisogno… - Ecco la sincerità che
voleva Andry!
Gli
aveva appena dato la risposta che voleva.
Sollevato,
capì che poteva tornare a Kiev tranquillo.
Sorrise
sereno e maturo, in un modo che nessuno mai gli avrebbe vistO, gli
mise una mano sulla spalla e strinse in segno di evidente
gratitudine.
-
Supererete tutto. - Poi avvicinando il viso in modo da essere più
efficace e credibile, aggiunse piano con un’intensità unica: -
Fallo felice come io non sarei mai riuscito. Fallo felice ma non per
me. Solo per te. Perché è te che lui ama. Quindi fallo felice come
stai già facendo. Ma continua sempre. Quel ragazzo è la cosa
migliore che poteva capitarti. E se lo pianterai, un giorno, ti
spaccherò le ossa una per una. - Perché dire il culo non era da
lui, però il senso fu quello e per come lo fece, piano e quasi
gelido sul finale, Cris rabbrividì.
Annuì
shockato e ammaliato al tempo stesso, quindi si alzò in piedi e gli
tese la mano per aiutarlo.
Andry
la prese, si tirò su ed una volta in piedi si guardarono un’ultima
volta capendosi. Capendo anche tutto quello che non si erano detti e
che non si sarebbero mai confidati.
-
lo farò, credimi. Grazie per averlo reso l’uomo fantastico che è.
Non so cosa sarei senza di lui. Lui e mio figlio sono le persone che
mi hanno cambiato. Non li lascerò mai. Grazie di tutto, Andry. - E
loro sapevano di cosa. Di tutto quello che non si sarebbero detti ma
che sapevano.
Il
passato sfumò via cedendo il passo definitivamente al presente.
Questa
volta davvero.
Ricardo
lo vide di spalle, stava sparendo fra la folla riunita intorno a Pepe
e Sergio che davano spettacolo. La direzione era l’uscita e capì
subito. Non ci pensò un istante, con uno scatto prese e corse
sgusciando fra tutti; era fuori, verso la propria automobile, quando
lo chiamò.
Le
luci del giardino li illuminarono nella notte creando un contrasto
piacevole.
Non
aveva avuto bisogno di vedere la sua espressione serena e sorridente
mentre, accanto a Roby, rideva di Pepe e dei suoi amici che lo
rallegravano.
Andry
aveva saputo che stava bene nel momento in cui aveva parlato con
Cristiano.
I
due però si guardarono lo stesso e provò sollievo, un enorme
sollievo interiore, l’ucraino, nel vedere il grande sorriso di Riky
salutarlo.
Non
lo raggiunse, rimase sulla porta, i lineamenti dolci e delicati da
eterno ragazzo.
Non
avrebbe mai dimenticato quel momento, quel viso, quell’espressione.
Quelle
parole.
-
Grazie, Andry. - Grazie di tutto.
Non
avrebbe detto altro, non sarebbe servito.
Andry
sorrise a sua volta, più malinconico ma comprensivo, cercò un
briciolo di sicurezza solo per lui e quando la trovò alzò la mano.
Non disse nulla, non servì.
Era
tutto finito.
Davvero.
Per
sempre.
Andry
salì nella propria macchina -una affittata per potersi muovere a
Madrid-, la mise in moto, i fari si accesero, la retromarcia, via dal
parcheggio della villa, un ultimo sguardo al suo amore che lo
guardava sulla porta e poi il rumore del motore che lo portava via,
via da lì.
Via
per sempre.
Via
insieme ai propri ricordi e all’amore che non avrebbe mai spento.
Mai.
E
Ricardo li avrebbe sentiti ogni giorno pur senza vederlo più.
Il
passato era andato.
Ricardo
con un profondo sospiro malinconico si voltò e si affacciò
all’interno cercando la forza di affrontare tutto quello che ora
come ora non sapeva se sarebbe riuscito, non dopo quanto accaduto.
Quando
con lo sguardo sorvolò tutto l’ampio salone gremito ancora di
amici, gli occhi neri si catalizzarono precisamente su uno ed unico.
Il
solo capace di farsi notare pur senza dire o fare nulla.
Solo
essendoci.
Per
Riky era sufficiente fosse fra la folla.
La
forza scaturì da dentro incredibile appena lo vide e con una voglia
matta di toccarlo e raggiungerlo, rientrò e si chiuse la porta alle
spalle. Poi tornò a muoversi agile e pacato nella gente per arrivare
a Cristiano.
Là
verso il suo presente ed il suo futuro.
Roby
aveva finito per unirsi a Pepe nelle pagliacciate, insomma, se c’era
da fare gli idioti per far ridere gli altri era sempre pronto.
Il
via alle imitazioni dei loro amici.
Quando
si trovò ad imitare Zlatan, Alex per poco non morì al vedere come
faceva il naso con le mani dopo essere salito sulle spalle di Pepe.
Erano
lì a piangere dal ridere da un po’, quando si rivide Fabio.
Cristiano
non si mosse, non gli andò incontro però lo guardò con attenzione
per vedere cosa avrebbe fatto.
Sergio
era passato ad imitare proprio Cris… e con lui chiunque sarebbe
andato a nozze… fra le posizioni tipiche da calciatore che assumeva
solo lui, le sue mille fisse e i modi tipici di parlare e comportarsi
che a volte rasentavano il checchismo, tutti ormai stavano piangendo.
Anche Cris, sebbene era molto permaloso, rideva perché rideva Riky.
Riky
accanto a lui che gli teneva la la mano senza farsi vedere da
nessuno.
Smise
quando vide Fabio. Marcelo era poco dietro con una strana
espressione. Era sfinito. Quella sera ne aveva fatte di cose…
Quando
Fabio lanciò uno sguardo fugace a Cris lesse tutta la sua
mortificazione, la sua vergogna ed il suo pentimento ma lui rimase di
pietra per vedere se sarebbe andato avanti.
Fabio
sospirò e mettendo lieve una mano sul braccio di Riky, lo chiamò
piano.
-
Posso… posso parlarti un attimo? - Chiese con occhi gonfi di
pianto.
Riky
sussultò sentendolo e si voltò di scatto. Fu un riflesso
incondizionato che comunque nessuno, nemmeno Cris, gli avrebbe mai
lontanamente creduto di vedere.
Rimase
a dir poco basito, e Fabio con Marcelo a loro volta.
Ricardo
si ritrasse e si spostò istintivamente dall’altra parte di Cris
per allontanarsi da Fabio.
Il
ragazzo si gelò e con lui anche chi aveva visto. Cristiano per
primo.
Lo
guardò esterrefatto. Non poteva essere… cioè era convinto che gli
avrebbe dato l’occasione di scusarsi… e comunque lui era Riky…
non evadeva mai nessuno, non voltava le spalle, dava sempre mille
opportunità…
Come
era possibile che fosse così?
Che
addirittura non volesse stare vicino a qualcuno?
Del
resto era comprensibile per chiunque…
“Per
chiunque ma non per lui…”
Si
disse shockato Cris fissando prima lui e poi Fabio che non sapeva più
cosa dire.
-
Non ora… voglio godermi quello che rimane della mia festa. -
Una
festa che di certo non avrebbe mai dimenticato.
Mai.
Fabio
non emise una sola parola e Cris guardò perplesso Marcelo… nemmeno
lui si capacitava di quel suo atteggiamento di negazione.
Non
era da lui ma nessuno poteva biasimarlo.
Chiunque
avrebbe fatto peggio.
Ma
lui non era chiunque.
“Ora
c’è solo da sperare che prima o poi se la senta… e chi lo sa
come va avanti? Io ero convinto che l’avrebbe perdonato…”
Ma
ora gli voleva nemmeno parlare…
L’imprevedibile
davanti ai loro occhi increduli.
Era
molto tardi quando gli invitati cominciarono ad andarsene, del resto
erano stati molto bene grazie a Pepe e Sergio che si erano impegnati
seriamente per far funzionare quella festa.
Riky
se lo era meritato... non si era invece meritato quello che poi era
successo riguardo Andry, ma alla fine non poteva dire che tutto quel
dolore, quella chiusura, ora, gli facesse così tanto male.
Col
senno di poi... sul momento aveva sofferto molto ma non era stato
Andry in sé, era stato Fabio.
Quel
tradimento aveva scavato in lui come un cancro e non se n'era nemmeno
accorto subito, troppo preso dal risolvere la questione con il suo
praticamente ex. Una questione importante rimasta decisamente
insoluta.
Gli
ultimi ad andarsene furono quelli di Milano.
Stretti
a turno a Ricardo parevano non avere molta intenzione di andarsene.
Iker
e David intanto erano spariti da un pezzo, insieme ovviamente. Molte
altre coppiette avevano fatto la stessa cosa, poi i gruppi di amici
ed infine i Milanesi (effettivi o d'adozione rossonera).
Pochi
e nessuno aveva capito cos'era successo dopo l'arrivo di Andry e di
quelli Roby e Alex erano naturalmente i più apprensivi. Fabio era in
un angolo, depresso e solo, ad aspettare che Riky avesse finalmente
voglia di guardarlo in viso e parlargli. O almeno ascoltarlo.
I
due brasiliani lo stavano coccolando come fosse un gattino piccolo ed
il ragazzo, ormai trentenne, sembrava sentirsi molto bene fra le loro
braccia mentre Cristiano lieto di vederlo così rilassato e sereno li
teneva d'occhio.
Sarebbe
morto, si disse.
Sarebbe
morto se non fosse tornato a sorridere in quel modo.
Alla
fine però era lì con loro che lo faceva e si sentiva meglio, forse
prima era stato un momento, forse effettivamente non aveva avuto
molta voglia, mentre tutti ridevano.
Ora
sarebbe stato il momento della verità.
Roby
e Alex si separarono pur rimanendogli aggrappati alle sue braccia, lo
fissarono da vicino e apprensivi peggio che con un figlio, dissero
piano:
-
Va tutto bene? -
Riky
sorrideva con convinzione.
-
Sì grazie a tutti voi sì, davvero... -
-
Sei sicuro? Mi sembri strano... - Alex lo percepiva perfettamente,
quella stonatura che aveva colto anche Cris.
Riky
cercò di sorridere meglio e strinse le prese sui loro fianchi,
quindi risalì con una mano sulla guancia dell'amico preoccupato.
-
Sono sicuro, tornate a Milano sereni. Domani avete allenamenti,
andate a dormire... è stato fantastico avervi qua... dovete tornare
più spesso... - Prima che ribattesse scoccò un bacio a testa sulla
guancia, poi sgusciò via non resistendo più nemmeno lui a
convincere che stava bene. Era ovvio non fosse così ma non per
quello che era successo.
Lui
stesso si rendeva conto che era orribile da parte sua non voler
parlare con un amico che aveva sbagliato e che voleva scusarsi...
doveva almeno ascoltarlo, dargli un'occasione... ma proprio...
proprio all'idea di farlo si angosciava, si bloccava.
Cioè
lui voleva, voleva porgergli la mano ma il corpo si bloccava.
-
Guarda che se non vuoi non devi... - Mormorò Roby capendo cos'avesse
pur non avendo notato prima la scena.
Riky
sussultò sentendolo, Roby gli prese la mano e la strinse facendogli
capire che sapeva perchè lo conosceva. Poi guardò fugace Fabio.
-
Però è giusto... - Sussurrò amareggiato.
Roby
scosse la testa mentre Alex li guardava senza arrivarci.
-
No. Non è giusto e non devi. Se vuoi è un conto ma se non vuoi è
diverso. Che si arrangi, cazzo! -
Cris
era d'accordo però non voleva che la serenità del gruppo ne
risentisse, Fabio era amato da tutti, se veniva fuori che Riky aveva
problemi con lui era la fine. Lui che non aveva mai problemi con
nessuno, che invece ne avesse con Fabio sarebbe stato un evento a cui
nessuno sarebbe rimasto indifferente. Non voleva che le cose si
rovinassero ulteriormente, voleva risolverle in qualche modo.
Non
che pensasse se lo meritava, però era abbastanza adulto da capire
che in una spaccatura interna fra Fabio e Riky, quello che ne avrebbe
sofferto maggiormente sarebbe stato proprio quest'ultimo e lui non
l'avrebbe mai e poi mai permesso.
Riky
abbracciò di nuovo Roby baciandolo una seconda volta, era
affettuoso, non si vergognava delle manifestazioni così tenere...
forse era merito della sua spiccata sensibilità, di questa tendenza
all'amare l'essere e non il genere...
"Ma
come si può pensare di far del male ad una persona così!"
Ma
Cris non concepiva ciò perchè lo amava ed era perso per lui, era
logico ragionasse in quel modo.