CAPITOLO XIII:
TUTTO
IL MONDO INTORNO
Ricardo
era seriamente preoccupato per quello che gli stava succedendo, ma
non sapeva proprio come fare per sbloccarsi.
Quando
pensava a Fabio la sua mente gli rimandava automaticamente altri
pensieri e finiva che si distraeva. Se qualcuno gli parlava di lui
cambiava discorso. Il punto era che appariva sempre sereno.
Non
sapeva che fare, si spaventava lui stesso però l’idea di parlarne
con qualcuno lo angosciava troppo.
Non
poteva, non gli veniva nemmeno.
Quando
quel giorno lo incontrò agli allenamenti pomeridiani, non riuscì a
guardarlo nemmeno di sfuggita.
Fabio
lo salutò, lui lo ignorò e subito tutti cominciarono a vociferare.
Quelli
che sapevano cos’era successo stavano attenti ma non si
intromettevano, non gli chiedevano niente ed evitavano l’argomento
come la peste.
Altri
istintivamente preferivano non chiedere comunque.
Si
capiva che se Riky non parlava a qualcuno era una cosa grave.
Tutti
la pensavano così tranne uno, naturalmente.
Il
grande boss, quello che la volontà altrui la calpestava come una
mela marcia!
José
ci mise zero due secondi a capire che Riky piantava il muso a Fabio e
che l’altro era mortificato per qualcosa ma che non sapeva come
rimediare.
Capì
anche che doveva essere il responsabile della presenza di Andry della
sera prima.
Oltre
a tutto ciò capì pure che probabilmente Fabio aveva una bella cotta
per Cris e che questo era colpa dell’amore, come sempre.
Dopo
averli mandati a correre fischiò assordando tutti, poi alzato il
braccio puntò Riky indicandogli di raggiungerlo.
Riky
fissò perplesso Cris che gli sorrise, quindi andò dal mister senza
proferire parola.
Cris
era ovviamente preoccupato, ma tanto peggio di così non sarebbe
potuta andare.
Dopo
che tutti avevano fatto molta attenzione a non chiedere nulla di
Fabio, José arrivò e, messolo in parte, a bordo campo, lontano da
tutti, chiese esattamente quello.
-
Perché non parli a Fabio? - Il solito impiccione che doveva per
forza sapere vita morte miracoli dei suoi ragazzi.
Altro
che Massimiliano Allegri che chiedeva a terzi e non si intrometteva
mai direttamente…
Ricardo
sussultò in modo vistoso, si tese e si incupì in questa precisa
sequenza, poi senza la forza di guardare Fabio abbassò lo sguardo
come fosse colpevole di chissà cosa.
-
E’ stato lui ieri sera a… -
Non
aveva voglia di parlarne ma l’educazione voleva che rispondesse
cortesemente.
-
A chiamare Andry? -
Riky
annuì sperando non gli chiedesse altro.
-
Ci hai parlato, dopo? - Riky negò, incapace ancora di proferire
parola, gli occhi fissi sull’erba.
-
E cosa aspetti? Almeno dovresti insultarlo… - Riky non mosse più
nemmeno il capo e José sospirò impaziente. - Senti, fai come vuoi
ma risolvi. Non voglio che si crei questa spaccatura… dovete
risolvere perché in campo si va in undici e voglio siate un gruppo,
l’ho sempre detto, quindi non rompere il cazzo e vedi in qualche
modo di sistemare tutto perché altrimenti ti spacco la testa! Anche
se è bella e graziosa! - Riky alzò il capo di scatto al suo
rimprovero e come se gli avesse dato un pugno reagì in maniera
imprevedibile. Alzando la voce di un decimo.
-
Ma io non voglio parlargli, guardarlo, ascoltarlo! Non voglio niente
da lui! - Subito dopo averlo detto istintivamente, se ne pentì. Si
rese conto e si prese la bocca nella mano. José brillò con uno
sguardo vittorioso.
-
L’avevo capito… cosa ti costava dirlo? - Il metodo di José.
Forzare con la cattiveria gli altri finchè non ottieni qualcosa.
-
E’ orribile da parte mia… -
-
Cosa, arrabbiarti per una cosa legittima? - José non era come lui,
non poteva capirlo.
-
No… io credo in Dio e non sono in grado di perdonare… tu non puoi
capire… non lo guardo, non l’ascolto… è davvero… - Vedendo
che era incrinato e che stava per piangere, José gli mise una mano
sulla spalla e strinse fermandolo. Aveva capito, non voleva che
scoppiasse proprio lì.
-
Devi esplodere con Fabio. Con nessun altro. È giusto che si prenda
lui le tue urla e le tue lacrime, quando arriveranno. - Perché lui
sapeva, e ne era certo come la morte, che presto sarebbero arrivate.
Lacrime
e urla per colpa di Fabio, non di Andry.
Andry
era stato messo via.
Ricardo
non rispose, mentre tornava dagli altri a correre. Però era
innegabile che non era convinto.
Con
quel genere di reazioni cosa mai si poteva risolvere?
Eppure
José aveva perfettamente ragione.
Quando
Riky raggiunse Cris, era molto pensieroso. Molto più di prima.
Sospirava di continuo a lanciava sguardi torvi a Fabio.
"Bè...
è una conquista... prima non faceva nemmeno quello..." Pensò
il compagno.
-
Cosa ti ha detto? - Chiese facendo il curioso, come sempre.
-
Di risolvere in qualche modo con Fabio... - Il portoghese alzò un
sopracciglio.
-
E lui che ne sa? - In teoria niente...
-
Lui è José! Lui sa sempre tutto! - Rispose Riky abbozzando un
piccolo sorrisino. José lo teneva severamente d'occhio mettendolo a
disagio e Cris lo notò.
-
Ma perchè dovresti risolvere? -
-
Per via della squadra... vuole che andiamo tutti d'accordo... sai, è
una delle sue fisse... ha spinto tanto sul fare gruppo, essere
uniti... è vero che così giochiamo tutti meglio rispetto al primo
anno in cui siamo stati qua... dove c'erano solo tanti piccoli
gruppetti ma non uno unico grande... però... - Riky sospese la frase
arrossendo. Si vergognava anche di dirlo a lui, oltre che di
pensarlo.
-
Non vuoi? - Con lui non serviva esprimersi sempre a voce, lo
conosceva. O meglio... stava imparando... aveva appena scoperto quel
suo lato così anomalo e poco incline al perdono, stava superando lo
shock mentre si chiedeva se in realtà potesse parlarne con lui.
-
Ora non ci riesco. - Asserì piano Riky finendo la corsa di
riscaldamento e cominciando con lo stretching. Sempre rigorosamente
in coppia.
-
Senti ma... ti è mai capitato di reagire così? - Alla fine non era
in programma di affrontare l'argomento ora, però sembrava
disposto... e poi José aveva aperto la strada, tanto per cambiare...
quell'uomo serviva a qualcos'altro, oltre che a sgridare e assordare!
-
Con freddezza, vuoi dire? Escludendo chi mi ha ferito? -
Cris
annuì ed aggiunse piano, quasi avesse paura di spezzarlo in qualche
modo...
-
Anche. Ma intendevo di non riuscire a perdonare... e nemmeno
ascoltare qualcuno che cerca disperatamente almeno di spiegarsi... -
-
Tu l'avresti ucciso al mio posto. - rispose di slancio Riky,
ribellandosi per un momento a quel discorso.
-
Ma tu sei l'opposto di me... per questo te lo chiedo... -
Il
brasiliano si rilassò capendo che aveva ragione.
-
E' vero... scusa... - Cris strinse la presa sulla sua spalla mentre,
appoggiati l'un l'altro, stiravano i muscoli delle gambe alzandone
una per volta dietro alla schiena.
-
No è solo che sono preoccupato per te, tutto qua. - Se qualcuno
l'avesse sentito sarebbe morto dal ridere pensando che fosse uno
scherzo... lui così premuroso per qualcuno? Per Riky era normale...
-
Scusami... - E lui aveva sempre questa maledetta mania di chiedere
scusa per tutto!
-
Ma scusa per cosa? -
-
Perchè ti faccio preoccupare... - Rispose con un filino di voce...
Cris ebbe l'istinto di prenderlo a sberle ma evitò perchè l'amava
troppo, quindi continuò con gli esercizi e proseguì la sua crociata
cercando di stare calmo.
-
Allora rispondimi! Ti è mai successo di rifiutare l'ascolto di
qualcuno che voleva chiederti perdono? E poi, magari, rifiutare anche
il perdono stesso? -
Ricardo
ci pensò attentamente, rifletté sulle proprie esperienze, erano
molte ma tutte con una conclusione abbastanza positiva.
-
No mai... ho sempre ascoltato e magari non subito, ma poi ho
perdonato... però non ho mai negato la parola a qualcuno... -
Nemmeno con Andry... questo non lo disse, non voleva tornare su di
lui. Però a suo tempo si era sentito gravemente ferito da lui, ma
aveva sempre continuato a rispondere ai suoi messaggi e alle sue
chiamate, non gli aveva mai tolto la parola e quando Andry aveva
trovato il coraggo di spiegarsi con sincerità, lui l'aveva perdonato
e capito.
-
Ed ora perchè sei così freddo verso Fabio? Cosa c'è di diverso
dalle altre volte? -
Ricardo
ci pensò ancora, probabilmente era un discorso che prima o poi
avrebbe dovuto fare... era meglio affrontarlo con lui. Era così
delicato da non sembrare nemmeno Cris...
-
Io, penso... io sono cambiato... forse... forse sono meno buono di un
tempo... non so... -
Cris
non seppe cosa rispondere, si ribellava all'idea di un Riky meno
buono di prima, ma poi era anche vero che una volta non andava contro
certi principi saldi della propria fede nemmeno per amore.
Con
Andry non era andato...
Forse
dopotutto non aveva torto... ma era così sbagliato vivere questo
aspetto di sé stessi?
Avevano
superato l'argomento 'Dio e gay' dicendo che Dio era Amore e che
accettava qualunque tipo, non faceva discriminazioni di alcun genere
e accettava tutto. Questo aveva ridato la pace a Riky ma forse aveva
lavorato a livello inconscio cambiandolo fino a quel punto... se così
fosse stato era grave. L'essenza principale di Riky era proprio
questa sua bontà totale e quasi cieca... se non lo era più...
quante altre cose in lui erano cambiate col tempo, stando con lui?
Riky
l'aveva influenzato positivamente. L'aveva sempre detto... si era
calmato, non faceva più cazzate, era un bravo padre, non si
sentivano più scandali... ma...
"Possibile
che io invece abbia cambiato in negativo Riky? E che me ne sia
accorto solo ora?"
Il
terrore che fosse così lo paralizzò e gli impedì di continuare il
discorso mentre, di nuovo, il bisogno impellente di essere illuminato
da qualcuno che potesse avere delle dannatissime buone risposte, lo
colse di nuovo.
"Certamente
quel coglione di Roby non è adatto... non mi ha aiutato per un
cazzo..." Asserì fra sé e sé mentre si riunivano agli altri
per nuovi esercizi. Visionò mentalmente tutti i presenti alla serata
di ieri... chi poteva conoscerlo tanto bene ed essere utile nei
consigli? Ne aveva un disperato bisogno...
Per
un momento di pura follia gli venne in mente Andry... forse lui era
quello che lo conosceva anche meglio... poi si ribellò.
"Fanculo,
piuttosto me lo tengo così! Non gli chiederò mai aiuto! E poi lui
non lo consoce... non sa chi è oggi... io lo so... io ci vivo
insieme. Sono io il suo compagno..."
Ma
ugualmente non era sufficiente per risolvere quel rebus infame.
"Bè,
oltre a Roby c'era anche il segugio... magari lui lo conosce bene e
mi sa dire qualcosa di utile."
Si
riferiva ad Alex, ovviamente gli sfuggiva il nome ma riuscì a
procurarsi il numero grazie a Roby.
'Mi
dai il numero del segugio?'
Roby
aveva stranamente capito di chi parlava e glielo aveva scritto.
'Com'è
Riky?'
Risposta
illuminante:
'Mi
fa paura!'
Questo
non confortò proprio per niente il brasiliano.
Quando
telefonò aveva finito gli allenamenti ed era col figlio. Cris J
dormiva con sua madre, però nei momenti liberi cercava di stare con
lui... oltretutto spesso chiedeva di giocare insieme a Luca, quindi
con quella scusa Riky veniva e gli portava il figlio in modo che i
due giocassero insieme.
Quella
sera il suo compagno voleva stare in famiglia e rilassarsi senza
pensare a nulla, quindi Cris ne aveva approfittato per godersi da
solo il suo pargolo identico a lui e fare quella benedetta
telefonata.
La
governante era andata via dopo aver spreparato la tavola e sistemato
tutto, fra un'oretta avrebbe riportato Cris J da sua madre; nel
frattempo, steso con lui sul divano, il bimbo sulla pancia che gli
faceva i dispetti tipici sputacchiando, mordicchiando e pizzicando,
chiamò Alexandre Pato.
Quando
sentì una voce profonda e rude per un momento maledì Roby....
"Che
cazzo di numero mi ha dato?"
-
Chi cazzo è? - Chiese l'altro. Parlava in italiano ma aveva un
accento strano... lui dell'italiano non ci capiva proprio niente,
quindi rispose in inglese.
-
C'è Alexandre? - Per un momento gli venne da dire 'c'è il segugio?'
poi si rese conto che non l'avrebbero capito. Fortuna che Roby gli
aveva scritto il nome.
-
Chi cazzo sei? - La voce seccata e sempre più brusca ora parlava in
inglese a sua volta.
Cris
cercò di stare calmo.
-
Chi cazzo sei tu! Ho chiamato Alex, perchè mi rispondi tu? - Domanda
epica. Peccato che non fosse riuscito a stare molto calmo, alla fine.
Non
poteva sapere che l'altro pensava la stessa cosa... ovvero che fosse
lui quello fuori posto.
-
Ma senti, chiami il mio ragazzo a quest'ora e mi chiedi perchè
rispondo io?! - Cris non capiva chi diavolo fosse, eppure la voce era
familiare... corrugò la fronte mentre cercava di tenere fermo Cris
J.
-
Non sapevo che stesse con qualcuno... - Poi il campanello si illuminò
e gli tornò alla mente un momento della sera precedente in cui Roby
gli aveva parlato di Alex e Zlatan... - Oh... sei Ibra! -
Ormai
il mondo lo chiamava così...
-
E tu chi cazzo sei, si può sapere, porca troia? Se mi dici 'quello
che se lo scopa' giuro che vengo, ovunque tu sia, e ti spacco il
culo! Perchè lui sta solo con me! - Barbara non esisteva.
Cris
a quel punto non riuscì a trattenere la risata, imitato per simpatia
dal figlio che saltellò sul suo stomaco. Rischiò di vomitare, ma
riuscì a rispondere fra i suoi insulti in svedese.
-
Ma quale amante... Roby aveva ragione a dire che lo consideri la tua
proprietà privata! -
-
Che cazzo ha fatto quel coglione, ora? - A sentire 'Roby' capì che
doveva essere qualcuno della sera prima.
Cris,
ridendo, rispose:
-
No no... niente... sono Cristiano... scusa ma avevo bisogno urgente
di parlare con Alex, quindi mi sono fatto dare il numero da Roby... -
Silenzio.
-
Cristiano Ronaldo? -
-
Sì... -
-
Quello con cui, secondo quel coglione di Roby, siamo cognati? -
Cris
si fermò pensando di essersi perso un pezzo importante della vita di
Riky.
-
Riky e Alex sono fratelli?! - Ci credette seriamente e fu il turno di
Zlatan di ridere. Sorprendentemente.
-
Ah ma sei idiota come dicono! - Cristiano salì subito dritto sul
divano e Cris J cadde sul cuscino, il padre degenere imprecò e lo
visionò ansioso per vedere se aveva un livido, un graffio od un
capello fuori posto. Notato che era ancora sano come un pesce e che
anzi rideva, tornò a Zlatan.
-
Idiota sarai tu, stronzo! - Ecco che partivano. Qualcuno l'aveva
predetto... 'quei due sarebbero geneticamente incapaci di andare
d'accordo...' Parole sante.
-
Riky e Alex sono COME fratelli... ma non lo sono veramente... siccome
io sto con uno e tu con l'altro, secondo il coglione - Leggasi Roby -
siamo cognati. -
-
Ah. - Cris ci rimase male.
-
Che stronzata! -
-
Già... - Ma miracolosamente d'accordo su una cosa, i due
cominciarono un'altra conversazione assurda, una delle tante che
ultimamente si trovava a fare Cris.