CAPITOLO
VII:
LECCANDOSI
LE FERITE
Cristiano
li lasciò finchè non riuscì a calmarsi, poi si alzò e con una
gentilezza insospettabile separò Alex e Roby da Riky, quindi l’alzò
e cingendolo con dolcezza lo condusse nella stanza davanti a loro, la
mansarda.
-
Scusate, potete darci qualche minuto? - Chiese ai due rimasti a
fissarli allibiti e preoccupati. Roby annuì e prendendosi Alex per
il braccio lo trascinò giù per le scale.
Chiusa
la porta, Cris rimase solo con Riky ma per sicurezza si chiuse a
chiave.
Il
compagno si era seduto -o meglio accasciato- su uno di quei sacchi
morbidi ed enormi che fungevano da poltrona. Sprofondò
raggomitolandosi su sé stesso, abbracciò le ginocchia e le
mordicchiò con gli occhi ancora gonfi di lacrime che ormai aveva
esaurito. Respirava a scatti, tanto che aveva pianto. Una somma di
tutto quello che aveva vissuto e rivisto quella sera, normale.
La
ciliegina era stata Fabio, non avrebbe mai dovuto saperlo però la
verità era innegabile.
Cristiano
provò un forte impulso di uccidere quello che reputava un amico ma
trovò più importante aiutare il suo ragazzo e mettendosi a carponi
davanti a lui gattonò un po’ per poi inginocchiarsi davanti.
L’osservò per un po’ con aria mite e supplichevole, una muta
richiesta di essere accolto e Riky aprì le braccia e le gambe e lo
accedttò. L’avvolse con tutto sé stesso e gli si strinse contro.
Cristiano si sollevò di quel gesto capendo che ora lentamente
sarebbe stato meglio, pensandolo si sistemò in modo da sedersi sul
sacco-poltrona e sprofondandovi a sua volta si tirò a sé Riky,
rimase avvinghiato. Sembrava una scimmia aggrappata ad un albero ma
se così stava meglio non l’avrebbe mosso di un muscolo…
Gli
carezzava lentamente la schiena ed i capelli come se fossero la cosa
più delicata della Terra e baciandogli dolcemente la tempia lo
cullava piano.
Solo
lui sapeva quanto dura era stata quella sera e se potesse avrebbe
cancellato tutto.
-
Mi dispiace, tesoro… non volevo farti vivere tutto questo… -
Ricardo
sussultò e sospirò contro il suo collo ma non si mosse da lì.
-
Non… non è stato tanto l’aver affrontato Andry e rivissuto
tutto… - La voce si incrinò. - quanto l’aver saputo che era
opera di Fabio… se… - Finì per lui Cris non volendo farlo
continuare.
-
Se fosse stato un altro non ti saresti voltato indietro. Ma lui era
una persona fidata, no? -
Riky
respirò a fondo un paio di volte poi quando fu di nuovo calmo,
sempre abbracciato e affondato sul compagno, parlò piano e
amareggiato:
-
Mi ero confidato con lui. Da quando è arrivato in squadra mi è
piaciuto subito, è una persona fantastica, solare, piacevole,
gentile, che ispira alla confidenza… mi sono fidato in modo totale.
Gli ho raccontato tutto di me e lui mi ha sempre ascoltato. Penso che
non mi sono legato a nessuno, qua al Real, come con lui. Escludendo
te e Iker. - Con gli altri aveva uno splendido rapporto ma con Iker e
Fabio era speciale.
Cristiano
lo sapeva, per questo si era infuriato tanto. Anche lui si era
confidato in maniera totale con Fabio. Anche con Marcelo e Pepe
l’aveva fatto ma stava con loro da più tempo.
Fabio
gli era entrato dentro, era stato affettuoso e allegro nel modo
giusto. Non era completamente pazzo e schizzato come gli altri due,
era affidabile insomma… gli aveva raccontato ogni cosa e lui ne
aveva approfittato in quel modo… come aveva potuto pensare che per
conquistarlo poteva ferire mortalmente Riky?
Perché
lo sapeva, sapeva tutto di Riky… Sapeva che in quel modo gli
avrebbe fatto male e basta.
Per
non considerare il fatto che anche nel caso assurdo in cui loro due
fossero veramente tornati insieme -o per meglio dire messi- e
l’avesse piantato, Cris di certo non avrebbe avuto voglia si tare
più con nessuno doveva come minimo essere fuori di sé.
-
L’amore è cieco? - Chiese Riky amareggiato riferendosi al medesimo
pensiero che stava avendo il portoghese.
Lui
era più duro a riguardo, non voleva capirlo e perdonarlo, voleva
solo chiuderlo fuori dalla sua vita e basta però Riky ci teneva a
capire, a giustificarlo e a risolvere con lui. Era nel suo DNA.
-
Non basta. Non puoi ragionare solo in questo modo. Solo in base a te
e a quello che vuoi. Non vivi solo! Se vuoi qualcuno gliene parli non
cerchi di rigirartelo in modo così meschino… come cazzo pensava
che potesse funzionare? Dio, Fabio… - Ancora stentava a crederci.
Ripensarci
gli provocava una grande rabbia e a Riky dispiaceva che finisse tutto
in quel modo.
Si
alzò dalla sua posizione per sistemarsi meglio, si sciolse con
braccia e gambe e si accucciò su di lui carezzandogli il viso teso,
cupo ed arrabbiato. Era così scuro da far paura mentre lui era rosso
dal pianto e distrutto.
Però
riusciva ancora a guardarlo con dolcezza e speranza. La speranza di
riuscire a mettere tutto da parte e risolvere.
-
Quando sei calmo parlaci, permettigli di spiegarsi, cerca di
risolvere in qualche modo… per favore… è… è solo innamorato…
c’è chi quando perde la testa per qualcuno che non lo ricambia si
mette il cuore in pace, chi invece lotta. E chi lotta lo può fare
con molte armi. Tu l’hai fatto con quella della seduzione, non hai
sentito ragioni anche se ero sposato e non volevo buttarmi. Hai fatto
lo stesso. Lui ha provato un metodo più discutibile… -
-
Discutibile? E’ da bastardi meschini figli di… - Riky gli mise il
dito sulla bocca per non farglielo dire.
-
Non lo giustifico però voglio dire che ognuno usa i propri mezzi.
Fabio è un difensore, usa le tattiche, non attacca in modo diretto
come fate tu e Karim. Non voglio che lo giustifichi ma che lo
ascolti. Siamo compagni di squadra. Eravamo amici. Dobbiamo provare a
risolvere in qualche modo… - Riky si sforzava di fare la persona
matura ma in realtà voleva solo poter non vederlo più. Era solo
razionale nell’unico momento in cui avrebbe potuto non esserlo. Era
un modo per tirarsi su dal dolore.
-
Io non voglio, se lo vedo lo prendo di nuovo a pugni. - Brontolò
Cris baciandogli comunque il dito. Riky sorrise appena a quel suo
gesto dolcissimo e gli baciò la fronte scendendo sull’angolo
dell’occhio, continuò a baciarlo sullo zigomo fino a risalire alla
tempia e all’orecchio. Una volta lì, con l’altra mano che
l’accarezzava ancora sulla guancia e fra i capelli -l’unico che
osava toccarglieli- disse piano:
-
Con la violenza non si risolve nulla. Lo so che in realtà hai un
buon cuore e finirai per ascoltarlo e risolvere. E ti amo per questo.
Io… a me serve solo un po’ di tempo. Mi passerà. Le ferite si
rimargineranno e resteranno preziose cicatrici. -
Dette
da chiunque cose simili sarebbero sembrate parole comuni delle più
pessime, ma da lui Cris le avrebbe ascoltate in eterno e questo
perché era perdutamente innamorato.
Si
rilassò e circondandogli la schiena e la vita insinuò le mani sotto
la camicia che aveva provveduto a tirargli fuori dai pantaloni,
raggiunta la pelle liscia e calda della sua schiena, l’accarezzò
coi polpastrelli leggero.
-
Come è andata con Andry? - Chiese alla fine chiudendo gli occhi e
nascondendo il volto contro il suo collo come prima aveva fatto lui.
Riky
lo cinse con le braccia e lo tenne a sé raccontandogli piano in modo
da non innervosirlo o ferirlo.
-
Ci siamo detti addio. - Cristiano giurò di non aver mai provato un
tale sollievo in vita sua. Come se il masso più grande mai avuto sul
cuore venisse tolto improvvisamente. Sospirò apertamente e il
brasiliano proseguì lieto che stesse meglio. - Lui è venuto perché
ha visto che sono cambiato. Sono sempre io ma ora sono consapevole di
me stesso, di chi sono veramente, delle mie… tendenze… ha visto
che ora ho il coraggio di viverle, di vivermi, quindi ha deciso di
fare un ultimo tentativo. Ha visto che sto con te ma chi non avrebbe
provato comunque? - Cris non osò commentare, su questo aveva ragione
e forse lui al posto di Andry avrebbe fatto di peggio. Il punto era
che Andry aveva sempre troppo rispetto per lui. - Io però gli ho
detto che non sto con te tanto per fare, che è una cosa seria, che
anche se tu non provassi la stessa cosa per me -e comunque non è il
nostro caso- io in ogni caso ti amo al punto da non volere nessun
altro mai. Ti amo al livello che so che sarà per sempre. E quando lo
provi, quando provi un sentimento simile, sai che sarà per sempre.
Non hai dubbi. L’ho ringraziato per tutto quello che ha fatto per
me, perché se ora ti amo e riesco a vivere me stesso in questo modo
è anche merito suo. L’amore che ho provato per lui è stata la
base per il mio futuro, per l’uomo che sono oggi. Non rinnego
niente di quello che è successo, non rinnegherò mai Andry, però se
non è stato all’epoca non sarà di certo ora. Ora che amo te. -
poi, prima di sentire il proprio collo bagnarsi, aggiunse in
conclusione, come una specie di sigillo: - E lui ha capito. -
Con
questo Cristiano tremò respirando a fatica ed a scatti, Ricardo
sorrise dolcemente e lo strinse ulteriormente a sé adagiando la
guancia sulla sua testa.
Stava
piangendo per quella dichiarazione d’amore che l’aveva commosso.
Dopo
tutto quello che era successo quella sera, la rabbia cieca, la paura
strisciante, tutti i dubbi del mondo provare quelle conferme, sentire
quelle parole, era rigenerante.
In
fondo quella storia invece che separarli come aveva sperato Fabio, li
aveva uniti di più.
Ancor
più di prima, se necessario.
Dopo
di questo Ricardo se lo staccò a fatica, Cris era serrato a lui con
una forza incredibile. Quando riuscì ad insinuare il polso fra i due
visi, quando i loro occhi incrociarono il braccialetto che gli aveva
regalato al suo compleanno facendo quella promessa, le lacrime non
diminuirono di certo ma si affacciò un piccolo sorriso di
comprensione e glielo baciò subito imitato da Riky stesso che fece
il medesimo gesto simbolico.
-
Ti amo e niente mi separerà da te. Provi la stessa cosa? - Non
serviva chiederlo ma servì dirlo e Cristiano alzò il viso e sulle
sue labbra mormorò piano:
-
Certo che provo la stessa cosa. Ti amo anche io. E nessun bastardo ti
porterà via da me! - Ricardo non era mai stato meglio, dopo una
tempesta simile c’era dell’incredibile in quello ma fu così e
quando diedero vita al bacio più dolce e delicato che si fossero mai
dati, quando le lingue si intrecciarono carrezzandosi teneramente, le
dita agili di Riky scesero sulla sua camicia slacciandogli i bottoni.
Gliel’aprì ed infilò le mani al di sotto, sulla sua pelle calda,
entrambi scossi da delle scariche elettriche se ne rigenerarono e
Cris non perse nemmeno tempo a slacciargli tutta la sua camicia.
Aperti i primi bottoni ed i polsi, gliela tirò via come una maglia,
poi passò le mani su tutta la sua pelle a sua completa disposizione.
Delicatamente eppure con desiderio crescente.
La
voglia di sentirlo di più, di avere addosso la sensazione precisa e
palpabile che lui fosse tutto suo e fosse lì. Ricardo non avrebbe
voluto altro.
Sentirsi
così.
Solo
suo.
Lasciò
che dalla propria bocca scendesse sul collo a ricoprirlo di baci e
succhiare ogni parte che ritenesse una proprietà privata.
Lo
fece quasi con ogni centimetro ma non era divoratore, c’era la
passione solita eppure non bruciava, era surclassata dall’amore che
esplodeva in Cristiano e Ricardo sentendola non poteva che
sciogliersi.
Si
inarcò dandogli un miglior accesso a sé e al proprio torace, Cris
se lo prese arrivando ai capezzoli mentre lo circondava con le
braccia attirandolo a sé per la vita. Fino a che non scese
aprendogli i pantaloni e tirandogli fuori la sua erezione.
Si
mosse con la mano su di essa provocandogli un immediato piacere che
fu apprezzato da Riky con un sospiro liberatore. E le unghie che
affondavano sulle sue braccia.
Quando
il piacere fu più intenso chinò la testa sulla sua spalla e succhiò
il solito punto sperando di non fargli male come faceva sempre preso
dalla passione.
Continuava
sempre a chiedersi come ci riuscisse, specie quando si trovò quasi
contro la propria coscienza a scendere sul suo petto, assaggiarlo
timidamente assetato e a tirargli via i pantaloni ed i boxer. Nudo
sotto di sé gli prese l’erezione fra le labbra, gli aprì le gambe
con sicurezza, lo graffiò ancora per quanto lo desiderava ma questa
volta sulle cosce e non sulle braccia. L’avvolse con la bocca e
succhiò da subito con impeto dandogli chiaro messaggio di quanto lo
volesse e lo desiderasse… di quanto solo con lui potesse fare
quelle cose, di quanto andasse fuori di sé, togliendosi ogni freno
inibitore, fino a snudarsi completamente e ad andare completamente ad
istinto.
Cris
cominciò a gemere e sospirare eccitato, accompagnando la sua testa
con le mani e spingendo col bacino nella sua bocca com’era abituato
a fare quando lo possedeva.
Sentendosi
all‘orlo del piacere più grande, Cris cambiò posizione
adagiandolo sul sacco comodo al proprio posto, quindi lo baciò per
poi insinuare fra le loro bocche la sua mano, la leccarono insieme
come fosse un altro genere di ‘articolo’, quando fu lubrificata a
dovere, specie le dita, scese lungo il suo corpo lasciandogli tante
piccole scie umide al suo passaggio. Tolti i suoi vestiti aiutato da
Riky stesso, gli alzò le gambe e immerse il viso fra i suoi glutei,
aiutandosi con le mani per far sua l’apertura che ben presto
avrebbe posseduto con tutto sé stesso.
Riky
sentì la sua lingua insinuarsi in sé e cominciò a sospirare sempre
più forte mentre a tratti si mordeva il braccio per non gridare
troppo. Si inarcava tenendosi le gambe contro il petto per fargli
fare tutto quello che voleva e quando le sue dita entrarono
lentamente fino in fondo, fino a raggiungere la preparazione
adeguata, si trovò a chiamarlo lui stesso. Di nuovo incapace di
trattenersi.
Come
sempre.
-
Cris ti prego… vieni… -
Non
giocò con lui, solitamente l’avrebbe fatto parlare ancora fino a
chiedergli volgarmente cosa voleva ma lì aveva una voglia indicibile
di entrare e prenderlo, quindi si alzò e gli si stese sopra
carezzandolo con dolcezza, gli posò un bacio delicato sulle labbra
finendo poi per succhiargliele ed infine scivolò in lui.
A
Ricardo parve tornare finalmente a vivere e abbandonò il capo
all’indietro insieme alle braccia che aprì sopra la sua testa
afferrandosi al sacco su cui era adagiato.
Le
spinte di Cris si fecero via via sempre più decise, sempre più
profonde, fino a che finì per aggrapparsi a lui, a graffiargli la
schiena e a mordergli la spalla. Ad ogni colpo sempre più forte e
sentito, i loro gemiti od un gesto di passione e godimento da parte
di entrambi, la stanza piena di loro, dei rumori dei loro corpi che
si univano con passione, delle loro voci.
Loro
in ogni modo.
Fino
al culmine dell’orgasmo che esplose per entrambi scuotendoli dentro
e fuori.
Si
sentirono l’un l’altro in ogni fibra di loro stessi ed il
desiderio di arrivare a quel punto era stato così forte che ora
riprendersi era decisamente problematico.
Riky
l’avvolse subito fra le sue braccia dandogli rifugio con dolcezza e
protezione, gli baciò sfinito la tempia e la testa per poi dargli
tutto il tempo che voleva per stare insieme così. Semplicemente
insieme così anche tutta la vita, se necessario. Perché niente
altro contava di più in quel preciso istante.
Se
avesse dovuto rispondere ad Andry, in quel momento Cris gli avrebbe
detto di giudicare da solo e dirgli lui se non aveva abbastanza cura
del loro Riky.
“Non
lo lascerò mai a nessuno, mai. Dovessi morire, cazzo!”
Fu
l’unico pensiero di Cris in contrasto con quello di Riky molto più
dolce ma comunque dal medesimo senso.
“Dopo
stasera ho la certezza assoluta che niente ci vincerà. “
E
dovette sforzarsi per non essere più stucchevole e sdolcinato, ma fu
semplicemente perfetto.