CAPITOLO VIII:
SOGNI ED INTENZIONI
 
Marcelo sospirò almeno dieci volte prima di dirgli qualcosa, poi si decise a dargli un fazzoletto e a toccargli la schiena impacciato.
Gli dispiaceva che Fabio stesse così ma principalmente gli dispiaceva di quella caduta di stile che non era da lui.
Non si capacitava del basso livello raggiunto. O meglio, capiva che per amore uno era disposto a tutto ma a tanto no. Ma forse lui non aveva mai amato a certi livelli.
Poi pensò ad Andry che sembrava essersi messo da parte e capì che aveva ragione. Non si arrivava mai a tanto, specie se si amava a certi livelli perché in quei casi capivi qual era il vero bene dell’altro.
Lo spirito di sacrificio per la sua felicità era la prima cosa e se non arrivava significava che non era amore puro.
Come quello che Andry provava ancora, dopo tutti quegli anni, per Ricardo.
O che c’era fra quest’ultimo e Cristiano.
Sapeva bene tutti i particolari della loro vicenda e sapeva che l’ultima era una promessa scambiatasi al pari di una specie di fede nuziale, per accettare anche un eventuale partenza dal club di uno dei due, se per la felicità dell’altro.
Fortunatamente l’anno stava per finire e sembrava che Riky non se ne sarebbe andato dal Real (*) ma all’epoca della promessa famosa non ne erano sicuri. A quell’epoca avevano pensato che tutto potesse finire da un momento all’altro e si erano detti di accettare qualsiasi decisione, pur di far star bene l’altro.
Quello per Marcelo era amore puro.
Cristiano che accettava un possibile -ma mai avvenuto- contratto di Ricardo con altri club. Che gli dava il suo benestare nel caso volesse partire da Madrid.
Non Fabio che architettava cose meschine per ottenere Cristiano come fosse un trofeo.
Però non era nel suo DNA lasciare l’amico a sé stesso. Marcelo era Marcelo e Fabio aveva sbagliato ma contava che finalmente l’avesse capito.
Fabio si lavò il viso e se lo asciugò, era rosso e gonfio di lacrime ma almeno aveva più o meno smesso, si soffiò il naso con il fazzoletto che gli aveva dato Marcelo e lo guardò distrutto, sembrava passato sotto un tir.
- Cazzo Fabio, sembra che hai passato tu quello che ha passato Riky! - A quelle parole, che volevano sdrammatizzare e tirarlo su, Fabio si contrasse in una smorfia di dispiacere. Cosa aveva fatto passare a quel povero ragazzo?
- Credevo solo che in fondo lo volesse anche lui… sapevo che, da quello che mi ha detto in confidenza, non aveva mai vissuto il suo amore per Andry e che era sempre rimasto un suo grande rimpianto… pensavo che se Andry fosse venuto avrebbe dimostrato che era ancora innamorato e che potessero… -
Marcelo poteva immaginare i suoi ragionamenti ma indurito come lo si vedeva raramente, sbottò interrompendolo:
- Ma non l’hai fatto per aiutarlo e dare loro una seconda occasione! Non l’hai fatto per fare Cupido! L’hai fatto per liberare Cristiano e spingerlo da te! Ma poi… pensi che se Riky l’avesse piantato per mettersi con Andry avrebbe davvero avuto voglia di stare con un altro così come niente? - Per Marcelo era inconcepibile e si infiammava facilmente nel parlarne, infatti ora aveva preso a camminare per il bagno nervoso. Fabio lo seguiva con lo sguardo stralunato e senza forze si sedette sul water chiuso.
Lo zigomo gli si stava gonfiando parecchio, ora era molto rosso e pulsava bruciante.
- Appunto perché so che sarebbe stato distrutto e depresso… avrebbe avuto bisogno di essere tirato su, avrebbe cercato qualcuno che l’aiutasse e si sarebbe aggrappato a me perché sarei stato pronto per questo! -
- Ma questo non significa che poi si sarebbe innamorato! Sai che razza di storia hanno vissuto questi due? Se si lasciassero Cris non si innamorerebbe più a vita, credimi! Rimarrebbe comunque consacrato a Riky lo stesso! E credimi che so bene cosa dico… Cris ormai è unicamente di Riky e viceversa. Cercare di fargli del male è proprio un gesto inutile perché comunque li fai soffrire ma non li separi! -
Ora lo sapeva.
Ora.
E ne era amaramente pentito, ma come rimediare? Cosa fare?
Non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardare in faccia nessuno dei due.
Dio come si odiava, ora…
- Avrei aspettato, prima o poi l’avrebbe dimenticato e avrebbe visto quanto vicino gli sono stato e… - Marcelo rise isterico.
- Hai visto troppi film! Hai ragionato troppo, con lui non puoi. Lui lo affronti di petto se vuoi avere qualche possibilità. Non esistono strategie e non perché è furbo, non lo è affatto. Lui semplicemente è di coccio! Non lo prendi per tattica! Tu ragioni da difensore ma lui è un attaccante. Va preso a calci e basta! E comunque non avrebbe mai funzionato nemmeno questo, ama Riky! Ficcatelo in testa e pensa piuttosto a come rimediare a questo grande casino! -
Fabio trattenne il fiato terrorizzato dall’idea di dover affrontare il mondo là fuori, quindi chiese flebile ripensando a tutto.
- Come devo fare? - Non ne aveva la minima idea ed in tutta onestà pensava non si potesse rimediare davvero.
Marcelo strinse le labbra dispiaciuto e arrendendosi all’evidenza scosse il capo sconsolato.
- Non lo so, Fabio… non lo so proprio… devi vedertela tu perché io quello che potevo l’ho fatto ed è anche troppo… esci e sii uomo almeno ora! -
Queste parole impressionarono molto Fabio che rimase ad osservarlo mentre usciva dal bagno lasciandolo solo. Rimase a ripensare alle sue parole, a tutto quello che era successo, cosa aveva fatto e ai propri ragionamenti precedenti.
Ora gli appariva chiaro… ma come aveva potuto illudersi così?
Ci aveva anche perso il sonno a pensare a tutto quel piano.
Un modo per far riunire Riky ed Andry… e poi era arrivato il compleanno del brasiliano… perfetto, no?
Ed invece no…
Si chinò appoggiando i gomiti sulle ginocchia, quindi si prese il viso fra le mani e sospirando sconfitto mormorò addolorato:
- Dio, cosa devo fare, ora? -
Improvvisamente essere uomo era davvero impossibile eppure aveva ragione, Marcelo.
Era l’unica cosa che rimaneva.
Andare fuori e affrontare Cristiano e Ricardo.
Eppure si immaginò molto più difficile risolvere col primo piuttosto che col secondo.
Mai e poi mai avrebbe osato pensare che invece sarebbe stata più dura proprio col secondo. Mai.
 
Quando Marcelo uscì, vide subito Alex e Roby aggirarsi fra la folla alla ricerca di qualcuno, quando lo videro si avvicinarono tesi e preoccupati, i tre si appartarono tenendo d’occhio le scale del piano della mansarda ed il bagno dove era sparito Fabio, che era quello del primo piano e non del piano terra, dove si teneva la festa.
- Allora? - Chiesero tutti e tre in contemporanea… Si strinsero nelle spalle, sempre allo stesso modo, e parlando in portoghese si aggiornarono vicendevolmente.
Poi Marcelo aggiunse grave:
- Non so se le cose con Fabio potranno tornare come prima… -
- Non so, Riky ha una capacità di perdonare e sistemare le cose che… - Alex cercava di essere ottimista anche se sapeva che era stato tanto male nell’affrontare in quel modo brutale Andry.
- Tu dici? - Fece Roby per nulla convinto.
Il compagno di squadra lo guardò spaventato all’idea che non sistemassero tutto e Marcelo che stava per parlare si zittì nel notare Andry scendere le famose scale. Divennero di gelo, come prima per un leggendario istante, quando tutti si erano guardati ed avevano capito che il danno l’aveva fatto Fabio.
Nessuno lo conosceva veramente bene, Alex un po' per quell'anno calcistico passato insieme, quando Andry era tornato al Milan in prestito dal Chelsea, ma nemmeno molto bene.
Andry vedendoli si fermò indeciso sul da farsi, poi passò oltre senza saper che dire loro. Non aveva niente da condividere, in realtà. Non aveva mai niente da condividere con nessuno, era una vita che non condivideva nulla con anima viva. Solo con Riky l’aveva condiviso. Aveva condiviso tutto sé stesso. E poi aveva sofferto per questo.
Non avrebbe più condiviso nulla con nessun altro. Mai.
Alex, però, non parve d’accordo con questo e vedendo che scendeva verso la festa, pensando se ne andasse, lo seguì senza sapere bene cosa fare. Non aveva in mente niente di preciso, andò e basta.
 
Andry si sentì prendere per il braccio e per un momento la mano gli sembrò quella di Riky, si voltò di scatto pieno di speranza e solo dopo aver visto due occhi altrettanto belli come quelli di Riky, eppure diversi, la delusione apparve nei propri.
Il castano degli alberi si incupì con dolore capendo che Riky non sarebbe tornato da lui, che questa volta era veramente finita, e colpito peggio di quanto accaduto prima scosse il capo come per chiedere pietà. Dopo di che scivolò via dalla sua presa e si diresse verso l’uscita sul retro.
Non poteva resistere, però non se ne sarebbe andato prima di rivedere il suo amore negli occhi almeno un’ultima volta.
Alex lo seguì tenacemente e quando fu fuori, nel giardino sul retro della villa, si ritrovò seduto con lui in un tempo anche troppo breve.
Andry non lo notò subito, troppo occupato a pensare a cosa dovesse fare ora e a come trovare la forza di alzarsi. La prima cosa che disse, quando si trovò seduto su dei gradini di un’aiuola, fu un amaro ma non aggressivo:
- Sei seduto col cattivo della situazione, non hai paura che ti sbrani? - Alex si stupì della sua uscita e con sincerità rispose guardando il suo profilo dal naso leggermente all’insù ed i lineamenti che a volte ricordavano quelli di una tigre:
- Ti senti il cattivo della situazione? -
Andry lo guardò a sua volta per capire quanto serio fosse, poi capì che non scherzava.
- Tu che dici? Mi avete guardato come se fossi l’intruso! Come se mi fossi auto invitato io, qua… come se fossi l’indesiderato numero uno… - Non era uno di molte parole ma gli veniva stranamente facile parlare ora con lui. Se ne stupì ed Alex abbassò lo sguardo mortificato, quindi anche lui lo distolse tornando in silenzio.
- Mi dispiace… dal tuo punto di vista siamo noi quelli che ci siamo messi in mezzo… -
Alex sapeva bene tutta la storia e gli dispiaceva molto, ora, di quello che era successo.
- Voi non c’entrate nulla. Nessuno c’entrava. Solo Riky… eravamo solo Riky ed io, una volta… dannazione, come sono potute cambiare così, le cose? - Quanta amarezza in poche parole. Quanto dolore. Ad Alex vennero le lacrime agli occhi e si terrorizzò all’idea di non riuscire a trattenerle…
- Mi dispiace… Riky mi ha sempre detto che cosa era successo con te ed io solo ora capisco bene tutto… che era vero amore quello che provavate… e che tu… tu… perché l’hai lasciato andare? - Questo non era un ragionamento concepibile per nessuno, poiché entrambi si amavano molto allo stesso modo. Perché non viversi?
Andry aveva appena giurato che non si sarebbe mai aperto a nessuno, non in quel modo, ma non fu capace di non rispondere. Si chiese come fosse possibile…
- Perché lo amavo troppo per non rispettare ciò che lui era veramente. E lui era un ragazzino innamorato di Dio che si sarebbe pentito di andare contro di lui per un sentimento carnale e sbagliato. Non volevo rovinarlo. Lo amavo troppo. - Alex rimase profondamente colpito da quel discorso, era certo che nessuno al mondo avrebbe mai avuto tanta forza di vivere una cosa simile, di farla… e Andry si sentì strano nel dirla. Era la prima volta. Non l’aveva mai detto così bene nemmeno a Riky forse. O forse lui l’aveva sempre saputo da solo.
Alex non trattenne le lacrime e benedì il buio di quel giardino, non se le asciugò ma tirò su col naso con fare infantile. Andry non voltò il capo, non lo guardò. Faceva abbastanza fatica a non piangere di nuovo.
- Ma lui era prima di tutto un ragazzo che ti amava. -
- Era troppo piccolo, a quell’età ami tutto e tutti con un’intensità sbagliata, non sai cosa fai. Poi te ne penti. Io lo sapevo. Non era giusto. L’avrei rovinato e non potevo. - Parlava sempre più piano, non aveva quasi più forze per dire quelle cose.
- Ma tu come hai fatto? Cosa è stato di te? - Nessuno glielo aveva mai chiesto. Tutti avevano visto il dolore di Riky… anche prima, in mansarda… si erano tutti occupati di lui e Cris. Nessuno aveva pensato cosa doveva essere per lui. Andry si stupì che quel ragazzino invece ci pensasse.
- Io… - Per l’ucraino fu più difficile di quel che avrebbe mai osato pensare. - Io non sono mai stato più infelice. - Improvvisamente non c’era più niente da spiegare o da dire.
Improvvisamente le righe sulle sue guance erano calde e corrosive e chinato il capo si schiacciò al dolore di tutti quegli anni passati a resistere stoicamente… e gli rovinarono sulle spalle facendogli un male inaudito. Un male che non avrebbe mai osato provare.
Alex sentendolo piangere pensò che anche lui non sarebbe mai riuscito a smettere e perfettamente in stile Riky, lo avvolse con un braccio intorno alle sue spalle e appoggiò teneramente la guancia al suo capo chino.
- Non ho mai visto più amore di questo… - Lo disse pensandolo sinceramente e fu il colpo di grazia per Andry che istintivamente e senza rendersene conto si voltò nascondendo il viso contro il suo collo, fra le sue braccia.
Come ci si poteva uccidere da soli?
Eppure l’aveva saputo che venendo lì sarebbe stato terribile… perché tentare lo stesso?
Perché non poteva fallire sempre tutte le occasioni per essere felice.
Era giusto averci provato…
Pianse fra le sue braccia a lungo, come un bambino, e non capì mai come fu possibile che quel ragazzino fosse così confortevole.
Quando riuscì a smettere, anche lui si era calmato. Andry sgusciò vergognandosi di quello che aveva fatto e quando si appoggiò dietro di sé sul gradino, coi gomiti, alzò la testa a guardare il cielo notturno stellato.
Era tempestato di stelle, davvero meraviglioso.
Provò uno strano e breve senso di grandezza, in sé, realizzando che di cose nella sua vita a soli 36 anni ne aveva fatte… e che nel bene o nel male, quella era la sua vita. Bella o brutta che fosse stata.
Di scelte sbagliate ne aveva compiute ma ora si doveva voltare pagina, mettere via i discorsi insoluti e mettersi il cuore in pace.
Era ora.
Era dannatamente ora.
Sentiva il bisogno più profondo di trovare un altro posto dove stare in pace e stare bene.
Un altro posto…
- Credo che questo per me sarà l’anno delle chiusure e della fine delle cose importanti. - Disse finalmente con più serenità di quel che avrebbe mai osato pensare.
Alex sorpreso di quel che aveva detto, si girò e lo guardò. Le luci dell’interno lo illuminavano solo parzialmente, la sagoma longilinea ed in forma… non era invecchiato di un anno, non aveva età… l’aveva pensato subito, quella sera.
- Cioè? -
- Chiuderò col calcio, dopo l’europeo. Non giocherò più. Quindi voglio provare a trovare un altro mondo dove essere felice, cambiare genere. Ho chiuso con Riky, finalmente, dopo anni che non osavo. Chiuderò col calcio che mi ha dato tante gioie e tante pene… come Riky… e andrò finalmente avanti, magari… - (**) Non avrebbe mai pensato potesse essere fonte di speranza…
- Ti sento quasi sollevato… - Commentò infatti Alex incuriosito.
Andry si strinse nelle spalle e sorrise un po’.
- Lo sono. Ho lasciato Riky perché fosse veramente felice e non pentito di un qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare. Stasera ho saputo che lo è. Felice. Quindi posso metterlo via serenamente. Dopotutto, anche se mi ha fatto malissimo, è stata la scelta giusta, la mia. E col calcio… bè, di cose ne ho fatte. Ora è tempo di provare altre strade per essere di nuovo felice io. -
Alex in quel momento sentì dentro una tale certezza da non saper proprio come tradurla, ma la comunicò spontaneamente con un sorriso dei suoi.
- Sarai di nuovo felice. - Andry lo sapeva ma spostò lo sguardo sul suo e gli sorrise grato. Un regalo che in pochi potevano vantarsi d’aver mai avuto, oltre a Riky.
Arrossì e si sentì soddisfatto di sé e di quel che era riuscito a fare, per una volta, tutto da solo.
Dopo di questo si stese anche lui come Andry ed alzando la testa si misero ad osservare le stelle parlando di calcio, di squadre, di intenzioni e di sogni.
Di cose da imparare da un grande atleta ce n’erano sempre, si disse Alex contento di quel momento con lui.
 

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(*) Quando ho scritto questo capitolo si era nel periodo in cui sembrava Riky dovesse rimanere, quando con José aveva chiarito e li si era visti ridere e scherzare tranquillamente insieme. La sua storia al Real è un vero travaglio, povero cucciolo.
(**)E di nuovo, quando ho scritto questo, non si sapeva quali fossero le intenzioni finali di Andry, ovvero prima aveva vagamente accennato che lasciava il calcio giocato dopo l'europeo facendo intendere che magari si sarebbe messo ad allenare. Poi, dopo gli europei e quindi dopo che ho scritto questo capitolo, ha annunciato che chiudeva del tutto col calcio e che voleva provare ad entrare in politica nel suo Paese per provare a cambiare le molte cose che non andavano bene. Essendo cresciuto là lui ne sa qualcosa... ma io non avevo idea di questo, quando ho scritto.