CAPITOLO IX:
A COSA SERVONO GLI AMICI
 
Cris e Riky scesero insieme dopo un’oretta all’incirca, erano davvero sereni e rilassati come non mai. Considerando cosa era successo c’era da crederlo un autentico miracolo.
Del resto Cris aveva degli argomenti molto convincenti per calmare qualcuno.
Vide immediatamente Marcelo e Roby -che se non fosse stato per i capelli si sarebbero confusi- davanti alla porta del bagno del primo piano, a quello fu facile dedurre il logico, ovvero che Fabio vi era chiuso dentro.
Riky sospirò nello stesso modo di Cris, per una volta, e con un dolore nello sguardo che cercò disperatamente di eludere e nascondere, toccò il braccio del compagno guardandolo incoraggiante, quindi annuì col capo ed indicò la porta chiusa.
- Devi andare… ascoltarlo con calma… sentire cosa ha da dire… - Cris si indurì repentinamente, suo malgrado non disse nulla sulle prime, rimase a fissare male la stessa porta consapevole che aveva ragione.
Quando parve ritrovare la calma di prima, posò un bacio sulle labbra del compagno, poi si avviò. Una volta con la mano sulla maniglia, si fermò e girato a metà verso di lui, disse:
- Dovresti ascoltarlo anche tu… - A quello Riky non riuscì a nascondere la propria paura.
Quella.
Paura.
Paura di non riuscire a perdonarlo guardandolo negli occhi.
Cris lo capì e non insistette mentre Roby, che era un grande amico di Riky, lo cinse per la schiena e lo portò via.
Non era il momento di affrontare certi duri colpi.
Marcelo esitò aspettando Cris entrare e si chiese cosa dovesse fare… decise di rimanere pronto all’intervento in caso sentisse urla strazianti. Non era sicuro che Cris non potesse trasformarsi in un assassino.
 
Una volta dentro, Cris richiuse subito la porta dietro di sé e dando un’occhiata veloce al bagno notò Fabio seduto in un angolo, a terra, con le gambe piegate contro il petto e la testa fra le mani. Sembrava in crisi profonda, come non sapesse dove sbattere la testa.
Per un momento provò anche pena ma poi riebbe sulla pelle le lacrime di Riky e decise che non poteva avere pietà questa volta.
Respirò molte volte, più di venti di fila. Profonde e lunghe. Poi si decise e si avvicinò sedendosi davanti a lui, le gambe sotto di sé, le mani prese ai pantaloni, strette a pugno.
La mascella era contratta, lo sguardo estremamente duro, una linea sottile la bocca.
Fabio non avrebbe mai osato guardarlo ma Cris lo obbligò con una sola parola semplicissima.
- Guardami. - Fermo, piano, laconico. Non avrebbe ammesso repliche e a quell’ordine Fabio sussultò ma lo fece. Quando i loro occhi di un colore molto simile si incrociarono, Cris tornò ad avere la tentazione di picchiarlo.
Come osava averli lucidi?
Come osava insinuare che voleva piangere?
Come osava essere dispiaciuto?
La rabbia gli rimontò dentro e strinse convulsamente i pugni sulle cosce. Non si mosse, poi dopo qualche istante tornò a parlare più gelido di prima.
- Ora parla. - Ecco, se si limitava a quello poteva farcela.
Non avrebbe mai voluto, non ci sarebbe mai riuscito ma sapeva di doverglielo, per cui lo fece.
Prese molti respiri a sua volta, tentò di aprire bocca e cominciare molte volte, alla fine riuscì a parlare piano e a bassa voce ma distogliendo gli occhi.
Si vergognava di sé stesso come non mai.
- Ho ricevuto molte confidenze da Riky… ci siamo avvicinati tanto… si è aperto con me e da tutto quello che mi ha detto ho capito che non aveva messo via Andry. Io… io da quello che mi ha raccontato ho pensato che fossero ancora innamorati… pensando questo mi sono detto che non era giusto che stesse con te… - questo riassumeva il suo ragionamento più sincero. Era terribile, per questo Cris ci credette.
Voleva prenderlo per il collo, Dio come lo voleva.
- Lo sai che Riky è rimasto molto più ferito da te che dall’aver rivisto Andry in questo modo? Ha visto il tuo atto come un tradimento molto grave perché per lui l’amicizia viene sopra ogni cosa. Lui si era legato veramente a te, Fabio. Come hai potuto fargli questo? Decidere che amava Andry e cercare di riavvicinarli… - Lo sapeva, Marcelo glielo aveva detto chiaro e tondo, prima, ma voleva sentirlo da lui. E poi gli premeva questa cosa di Riky. Per uno stupido sentimento nei propri confronti aveva fatto così male al suo ragazzo… Dio, che voglia di fargli male.
Fabio voleva morire, riusciva a vedere chiaramente tutto quello che aveva fatto solo ora, anche se prima Marcelo aveva cominciato ad aprirgli gli occhi.
Ora cosa doveva fare? Cosa doveva dire?
- Io… - Alzò lo sguardo, alla fine, con gli occhi pieni di lacrime. - Non volevo tradirlo o ferirlo, ma ero veramente convinto che amasse ancora lui… come… come io amo te… -
In quell’istante Cris non riuscì più a trattenersi, scattò talmente veloce da non poter essere previsto nemmeno dai riflessi migliori di Iker.
Lo prese per il collo e stringendo le dita subito sotto il mento, alla base della mascella, fece spasmodicamente fatica a non stringere furiosamente. Però la botta alla nuca la sentì e premuto contro la parete dietro di sé, Fabio non reagì, non tentò di liberarsi o fare forza contro di lui. Cris però non allentò la presa, non la rafforzò nemmeno.
Rimase a guardarlo furibondo come un animale feroce, Fabio ne ebbe paura ma sapeva che aveva ragione.
- Tu mi ami… tu mi ami?! - Fece sibillino perché non riusciva nemmeno più a gridare. - E che amore è questo? Sai quanto male mi hai fatto? Potevi anche avere ragione, poteva essere vero che Riky ama ancora Andry ma io amo lui, lui! E tu lo sai bene, dannazione! Come puoi dire che l’hai fatto perché mi ami? Non lo voglio un amore simile, né lo vorrò mai! -
Rendendosi conto che aveva stretto, si alzò e lo mollò, quindi prese a camminare come un forsennato su e giù per il bagno.
Era inferocito, voleva picchiarlo ed il livido che sarebbe uscito solo l’indomani non gli rendeva giustizia!
Voleva ancora massacrarlo!
Per evitare diede un calcio al cestino con la carta che si rovesciò con un frastuono non eccessivo, rimase fermo dandogli la schiena, le mani sui fianchi, gli occhi stretti, il respiro affannato. Voleva ucciderlo seriamente.
- Cosa… cosa posso fare per rimediare? -
Cris non ci pensò nemmeno, si voltò come una molla e accompagnando le parole ad un gesto ampio del braccio volto ad indicare Riky fuori dal bagno, gridò fuori di sé:
- FA SI’ CHE TI PERDONI E CHE TORNI A SORRIDERE GUARDANDOTI! E’ CON LUI CHE DEVI PARLARE, NON CON ME! FINCHE’ CON LUI NON SARA’ TUTTO A POSTO NON LO SARA’ MAI CON ME, FABIO, MAI! SCORDATELO! DEVO VEDERLO SORRIDERE DI NUOVO IN TUA COMPAGNIA! -
Dopo di questo Cristiano non attese una risposta che non sarebbe mai venuta. Uscì e sbatté la porta così forte che fece sussultare i vetri delle finestre.
Investì quasi Marcelo che però ignorò avendo solo bisogno di sfogarsi per calmarsi.
Scese le scale e sparì a sua volta, come, prima di lui, tutti gli altri implicati in questa storia.
 
Inutile dire che Marcelo tornò da Fabio e, seppure insultandolo, provò a tirarlo comunque su.
Perché Marcelo era Marcelo.
 
 
Roby portò Riky involontariamente poco lontano da Andry ed Alex. Si chiuse con lui nella lavanderia che stava proprio vicino al giardino sul retro.
Era grande, c’era una lavatrice, un’asciugatrice, due enormi contenitori per la biancheria da lavare e armadietti pieni di detersivi e tutto il necessario per i bagni come salviette, asciugamani e carta igienica.
Era tutto immacolatamente bianco.
Roby spinse con sicurezza Riky sulla lavatrice che si avviò in quel momento.
Probabilmente aveva schiacciato qualcosa e provando a vedere schiacciò qualche tasto a caso finendo per far andare la centrifuga.
Riky sospirò indeciso e fece per scendere ma Roby lo trattenne su e guardandolo da ancora più in basso di quanto faceva di solito, gli si posizionò comodamente fra le gambe che aprì. Riky si lasciò fare non capendo cosa cercava, poi si rilassò vedendo che l’abbracciava cingendogli la vita e appoggiando il viso contro il suo addome.
Solo lui sapeva cosa stava facendo.
Sorrise dolcemente ammorbidendosi e si trovò a respirare di nuovo, nonostante le forti vibrazioni che li facevano ballare e sospendere i pensieri.
Riky l’avvolse a sua volta circondandogli la testa con le braccia, quindi si incurvò tutto per coprirlo, a quel punto chiuse gli occhi e rimase fermo a sentire i corpi muoversi e niente più.
Era una cosa che Roby faceva solo con Riky, una cosa fra loro e basta.
Siccome quando giocavano in nazionale era capitato che Riky si scontrasse con la sua natura poco latente omosessuale e che quindi spesso fosse in crisi, Roby arrivava cercando di farlo sorridere. Non ci riusciva bene perché Riky in quei momenti era molto giù, però apprezzava i suoi tentativi e lo abbracciava. Essendo più basso di lui finiva per nasconde il viso nel petto e sussurrare che sembrava un orsacchiotto.
Questo effettivamente gli ridava il sorriso, fungeva proprio da calmante.
Da allora, quando si rivedevano e vedeva che ne aveva bisogno, non si metteva a parlare o a farlo ridere ma lo abbracciava facendo l’orsacchiotto!
Rimasero così a lungo, tutto il tempo della centrifuga. Quando la lavatrice si fermò i due si staccarono e si guardarono tenendosi ancora fra le braccia, sembravano veramente due fratelli.
Riky lo era per molti, per questo nessuno poteva capacitarsi di come Fabio gli avesse fatto quello dopo essersi avvicinato tanto a lui… essergli diventato amico…
Non servirono parole fra i due, non si dissero esattamente niente, solo uno scambio di sguardi intenso ed eloquente che parlò per loro, poi Riky lo ringraziò con un tenero bacio sulla fronte e scese dall’elettrodomestico con maggior leggerezza.
- Andiamo di là? - Disse ricordandosi della festa in suo onore.
Uscendo dalla stanza, tutto tornò a cambiare. La malinconia rimase in quella lavanderia sterile e loro due tornarono a sorridere sereni e radiosi come sempre.
 
 
Cristiano non poteva tornare dagli invitati, vedendo la folla radunata in quella che poi era casa sua -l’aveva prestata per quella festa poiché ‘non era roba per la famiglia di Riky’- arricciò il naso schifato deviando dalla sala grande fino al giardino sul retro.
Per un istante non incrociò Riky e Roby.
In realtà sperava di trovarli fuori ma prima voleva calmarsi, poi eventualmente vedere com’era il suo compagno. Sapeva che era in buone mani.
Di sicuro, comunque, non era uscito per cercare chi poi trovò.
Su Alex non fece una piega ma quando riconobbe nella figura mezza stesa sui gradini niente meno che Andry, per poco non mise male il piede cadendo.
I due alzarono le teste per vedere di chi si trattava e quando lo riconobbero fecero delle strane espressioni.
- Ciao… - Salutò piano Alex, non poteva negare di essere teso come un gatto. Poteva esserci l’apocalisse, in fondo…
Cris non rispose ma si sedette vicino a lui, i due si tirarono su con la schiena, pronti per ogni evenienza, Andry attento a capire come fosse andata con Riky, Alex chiedendosi se dovesse chiamare qualcuno in soccorso.
Quando però Cris disse:
- Ci puoi lasciare soli, per favore? - Alex non ebbe la minima forza per opporsi e dire ‘dovrete passare sul mio cadavere!’ perché sapeva che entrambi sarebbero stati capaci!
Senza dire niente il brasiliano si alzò dubbioso e lanciando loro un ultimo sguardo teso e apprensivo se ne andò dentro.