NOTE:
si tratta in realtà di una Side Fic, è tratto da Daddy-sitter. Per chi
non l’avesse letta parla delle vacanze estive di Cris e Riky che hanno
fatto con rispettive famiglie ma insieme. Se per Carol non ci sono
stati problemi, per Irina sì poiché ha capito quasi subito del legame
speciale fra i due ragazzi. Così ingelosita comincia a fare la guerra a
Riky che comunque vince. Alla fine c’è un piccolo incidente, il figlio
di Cristiano (Cris J nella mia fic perché si chiama come il papi) cade
mentre loro due litigano, sbatte la testa e perde per un attimo i
sensi. I due ragazzi passano tutto il giorno insieme in ospedale e Cris
è molto scosso, Riky l’aiuta e lo consola finendo, a sera, per fare il
seme! ^O^ Nel frattempo ho dato un input per Carol, la moglie di Riky,
e Irina, la compagna di Cris. Perché loro due, naturalmente, sono state
tanto insieme durante la vacanza e Carol non ha fatto che cercare di
convincere che le idee di Irina sono malate. Alla fine la bella modella
è molto scossa per l’accaduto e Carol riesce a farle capire che tipo di
rapporto i rispettivi compagni hanno -cioè secondo lei-. Nella fic
accennavo ad una storia fra le due che nasceva proprio in quella notte
ma non l’ho descritta. Convinta da Yukino mi sono decisa a mostrare
cosa è successo. Il primo pezzetto è ripreso dalla fic originale così
come l’ultimo, nel mezzo c’è tutta la parte nuova. Spero possa piacere,
non ha pretese, è la mia prima yuri, credo, e mi son fatta prendere la
mano, spero che sia decente, insomma. A me l’idea di quelle due insieme
piace troppo… la principessina Irina e la dolce Carol! Che coppia!
Ok,
basta, buona lettura.
Baci
Akane
PRIMA LI
FANNO POI LI ACCOPPIANO
In
camera dopo aver messo Isabella nel box a giocare, si prese Luca in
braccio per tranquillizzarlo, si vedeva che era preoccupato per il suo
amico e non avendo capito bene di cosa si era trattato, gliene aveva
dovuto parlare per spiegare in parole semplici l’accaduto, poi vedendo
Irina giustamente pensierosa e preoccupata per cose molto più
complicate di quanto non apparissero, Caroline decise di parlare anche
a lei con la stessa dolcezza e prendendole la mano come avrebbe potuto
fare con una sua cara amica, provò a spiegarle quello che secondo lei
stava succedendo fra Cristiano e Ricardo, cosa fin troppo evidente per
essere ignorata e messa da parte.
-
Non è una questione di amore o attrazione o qualunque altra cosa tu
abbia in mente per fare questa guerra a quei due poveri ragazzi. È
semplicemente che ad un certo punto si supera la fase uno e si passa
alla due, la due è quella della spiritualità, si cerca qualcosa di più
dell’amore fisico e pratico, si cerca qualcosa di più grande ed
interiore. Ricardo ha quel tipo di interiorità grazie alla sua fede e
non tutti la devono avere, non come ce l’abbiamo noi, però sia che tu
creda in Dio o no, prima o poi il bisogno di credere comunque in
qualcosa arriva, quel bisogno di spiritualità, di caldo interiore. Cris
l’ha trovata inconsciamente in lui che è solo un suo caro amico, ma non
devi sottovalutare l’amicizia, è un sentimento anche più forte
dell’amore, più puro perché non si spegne mai e non vuole niente in
cambio. -
Irina
a quelle parole si calmò, fu come se finalmente capisse quel che non
era mai riuscita a comprendere e riflettendo sul proprio comportamento
di quei giorni che aveva portato all’esasperazione sia uno che l’altro,
si rese conto che se qualcuno si fosse preso la briga di spiegarle
prima certe cose, forse non avrebbe fatto alcun danno.
-
Dovrò scusarmi… - Mormorò facendo sorridere radiosa Caroline mentre le
stringeva ulteriormente la mano provocandole una piacevole scarica
elettrica che la riscaldò immediatamente.
Fu
allora che capì meglio il famoso rapporto di Cristiano e Ricardo che
l’aveva tanto mandata in confusione.
Come
se le staccassero i fili, si adagiò contro la sua spalla e nascondendo
la fronte e gli occhi chiusi contro il suo collo caldo, fra i capelli
neri e lunghi che le scendevano splendidi sulla schiena, e sospirò.
Non
stava male al punto da piangere, era anche meno confusa di prima, in
generale stava meglio, così tanto meglio che le girava la testa ed era
cosciente che fosse per la presenza confortevole di Carol. Non le
avrebbe mai dato tutto quel potere ma le sembrò che il braccio che la
cinse intorno alla vita fosse la sensazione più dolce che avesse mai
provato.
In
vita sua di uomini ne aveva avuti abbastanza, tutti piacevoli e di un
certo tipo. Cristiano oltre ad essere l’ultimo era anche uno dei
migliori, in realtà. Ricco, famoso e con una carriera brillante.
Per
non dire bello ed anche simpatico se di buon umore. In realtà sapeva
che le era capitato un gran bel colpo, non era da tutti trovare uno che
a parte i soliti difetti d’egocentrismo ed infantilismo era una brava
persona, bella oltre che, appunto, ricca, popolare e brava in quello
che faceva. Insomma, un’autentica stella. Normalmente erano idioti
completi, quelli così, Cris in realtà non lo era per questo insisteva
tanto nello stare con lui nonostante i molti sospetti che nutriva da
molto.
Da
quando aveva avuto il figlio e si era messo con lei pareva aver messo
la testa a posto ma ora era convinta d’aver capito pienamente il
rapporto che lo legava a Ricardo ed anche se inizialmente era impazzito
di gelosia e rabbia all’idea che avessero una storia clandestina, ora
non riusciva più di tanto ad importarle.
Ora
che Carol la cingeva con dolcezza.
Capì
grazie a lei e a quel momento cosa aveva trovato Cris in Riky e non
solo. Non poté di certo biasimarlo.
Rimasero
a lungo così senza dire nulla, Carol con pazienza aspettava che si
riprendesse convinta che si sentiva ancora in colpa per il piccolo Cris
J e per aver tormentato ingiustamente il grande Cris e Riky. La sua
ingenuità rasentava i massimi livelli, persino suo marito non era più
così.
Sarebbe
comunque rimasta così anche tutta la notte, era bello averla così
rilassata e abbandonata a sé, appariva finalmente come un essere umano
con fragilità e bisogno d’affetto, probabilmente con Cris la vita
amorosa non era la fine del mondo, se ad un piccolo semplice contatto
le era praticamente crollata addosso. Era chiaro che avesse bisogno di
quello. Quel calore interiore di cui aveva parlato prima.
Si
disse disposta a darle tutto ciò che le serviva e ad aiutarla, convinta
che comunque fosse ciò che Dio voleva.
Non
aveva idea di cosa volesse Irina per essere ‘aiutata’.
Prese
tutto forma in breve, non fu proprio improvviso ma quasi. Ebbe tempo di
elaborarlo per tutto il giorno, in realtà.
Essendo
mattina decisero di aspettare un po’ di tempo prima di andare a
trovarli in ospedale e vedere come stavano, quindi scesero a fare la
colazione mentre Ricardo le teneva costantemente aggiornate e diceva
loro di non preoccuparsi che il piccolo guerriero stava bene, a
giudicare dalle sue urla assurde.
Dopo
essere andate a trovarli, vedendo che Luca ed Isabella erano
particolarmente nervose sentendo Cris J piangere di continuo, Ricardo
disse loro di andare a distrarre i due piccoli perché non era un
ambiente che gli piaceva per loro, fu così che Cristiano ed Irina
fecero una sottospecie di pace per la litigata fatta in precedenza alla
brutta caduta del principino.
Poche
parole, un abbraccio fugace ed uno stampo lieve sulle labbra. E la
consapevolezza che non serviva più parlare negli occhi di entrambi,
ormai era tutto troppo evidente e chiaro. Troppo.
Il
resto della giornata passò in sordina con le due donne che facevano da
madri a Luca ed Isabella sembrando sempre più una coppia, si trovarono
presto così in sintonia che non avrebbero mai pensato potesse
succedere. Erano diverse come il giorno e la notte ma improvvisamente
Irina sembrava quasi dipendere da Carol, come se lei fosse il sole fra
le nubi scure.
Non
era comunque molto brava ad analizzarsi, non le piaceva farlo convinta
sempre che non ci fosse poi molto da guardare, dentro di sé. Preferiva
agire istintivamente, fare subito ciò che voleva senza farsi grossi
problemi perché comunque lei poteva tutto per un motivo o per l’altro.
A
sera, Ricardo venne a dirle che erano in camera ma che Cristiano era
troppo scosso per affrontare Irina e che preferiva stare o da solo o
con lui. Ovviamente Carol le aveva detto di stare con lui. Tanto più
che Irina era tutto il giorno che era strana, meglio dividersi i
compiti per quella notte.
Non
aveva idea fino a che punto se li sarebbero divisi.
I
bambini crollarono abbastanza presto per via della grande
preoccupazione di quel giorno, alla fine l’avevano assimilata sotto
forma di stanchezza e se per Isabella era normale crollare addormentata
presto perché era piccola, per Luca no senza suo padre.
Irina
andò a farsi una doccia mentre lei si occupava dei piccoli e quando
uscì dal bagno indossava solo una canottiera e degli shorts davvero
shorts. Carol la guardò… fra l’essere senza reggisono con una
canottierina nera che lasciava poco all’immaginazione e le gambe tutte
scoperte, non si poteva dire che fosse un abbigliamento consono a dei
bambini ma non disse nulla per non seccarla e soprattutto perché i suoi
due tesori dormivano.
-
Che c’è? - Chiese Irina notando il suo sguardo attento. L’aveva
squadrata da capo a piedi facendola sentire come Biancaneve nel mondo
reale.
-
Niente… i capelli… sono bagnati… - Disse alla fine deviando per non
essere polemica, poi riscì anche ad aggiungere: - Non vorrei ti venisse
la cervicale… non li asciughi, solitamente? - Irina, che non era idiota
come poteva sembrare, capì e rispose a dovere. A modo suo.
-
Sì ma non volevo svegliare i piccoli. - Con questo si conquistò
definitivamente Carol. E lo sapeva bene che sarebbe successo.
Ridacchiando
fra sé e sé, la modella si stese nel letto matrimoniale al posto di
Ricardo ed evitando le lenzuola di proposito, si sistemò sul fianco in
una posizione estremamente sensuale, proprio una gatta. Carol lo notò
ma finse indifferenza per un nano secondo. Il tempo di cominciare a
spogliarsi a sua volta e mettersi in tenuta da notte che consisteva in
una splendida camicia da notte estiva con dei deliziosi laccetti sulle
spalline. Era a pieghe e scendeva morbida fin sulle cosce, color pesca.
-
Si vede che sei una modella… - Le sfuggì alla fine, quando era tornata
a guardarla. Irina la stava fissando con molta intensità e si era
sentita doppiamente nuda, quando si era tolta i vestiti da giorno per
indossare quelli da notte. Il reggiseno l’aveva tenuto nonostante lo
togliesse sempre.
Irina
notò ogni singolo gesto, anche il rossore sulle sue guance abbronzate e
la trovò deliziosa.
-
Perché? -
-
Perché assumi sempre posizioni provocanti, come se dovessi venir
fotografata! - Fu sincera, in realtà non aveva detto niente di strano
eppure le sembrava di essere stata troppo sfacciata. La sua risatina la
tese ulteriormente e quando si sedette sentì la sua voce ringraziarla:
-
E’ un gran bel complimento per me… - Poi aggiunse con astuzia,
abbassando il tono: - Specie se viene da te… -
Carol
le dava la schiena e proprio al momento di girarsi per guardarla e
dimostrarle tutto il suo enorme imbarazzo -ora qualcosa di strano c’era
davvero- vide Luca muoversi inquieto.
Prese
la palla al balzo e proprio mentre Irina le stava allungando le mani
sui capelli che ricadevano fino a metà schiena, lisci e neri, si alzò e
si sedette nel lettino del figlio, gli carezzò la fronte e senza
parlare o dire qualcosa di particolare, iniziò a cantare.
Carol
aveva intrapreso una piccola carriera di cantante senza aver riscosso
un grosso successo se non in patria, però fatto era che aveva proprio
una gran bella voce e cantava comunque bene.
Irina
rimase incantata ad ascoltarla, cantava in portoghese ed era davvero
rilassante. Osservò anche la sua espressione mentre lo faceva, guardava
suo figlio con una dolcezza infinita e capì perché Ricardo nonostante
le sue pulsioni omosessuali -ormai era inutile non dirlo- si fosse
comunque sposato con lei. Lei era serenità, pace, dolcezza… tutte cose
che in ogni caso servivano a tutti.
Irina
non ne aveva mai avute, aveva sempre dato la precedenza ad un altro
genere di cose e questa volta era stato strano abbandonarsi ad una così.
Fu
come assumere per la prima volta una sostanza che dava forte dipendenza.
Luca
si riassopì preso e la ragazza di rialzò tornando nel letto, dimentica
per un istante del momento d’imbarazzo precedente.
-
Se non gli canto qualcosa non si addormenta bene. - Spiegò Carol mentre
si stava per stendere. Si fermò notando il suo sguardo incantato. - Che
c’è? - chiese ingenuamente.
-
Sei molto brava! - Rispose senza problemi Irina facendola arrossire di
nuovo, sorrise comunque con sorpresa non aspettandosi da lei tutta
quella gentilezza. L’aveva mal considerata per la maggior parte del
tempo ed ora doversi ricredere era anche piacevole.
Irina
le si avvicinò sul letto vedendo che non si stendeva e prendendo
finalmente una ciocca nera di capelli, cominciò a giocarci. Rimaneva
stesa sul fianco, tutta abbassata, e la guardava dal basso con uno
sguardo estremamente lussurioso, sembrava di nuovo in un set
fotografico.
Carol
lo pensò ma si sentì sedotta da lei e da quel gesto che le provocò dei
forti brividi di piacere. Adorava quando le toccavano i capelli.
-
Non ti togli il reggiseno? - Chiese Irina. - A me dà fastidio dormire
con quello… - Carol, incantata per un attimo dal suo sguardo da gatta e
dai suoi occhi incredibilmente verdi. Non aveva mai visto due occhi
simili, o forse sì ma magari non le erano mai piaciuti tanto.
Irina
era bella e sapeva di esserlo e la differenza con Carol che era
altrettanto bella era questo, che non ne era pienamente consapevole.
Sapeva di non essere brutta ma non si comportava coma una bella donna,
non ci pensava mai.
-
No… cioè normalmente lo tolgo ma… - La sua sincerità la smascherò in un
istante e sorridendo con malizia, Irina si alzò a sedere raggomitolando
le gambe sotto di sé, quindi la voltò e disse:
-
Te lo tolgo io. - Carol, docile, si fece fare non capendo perché
dovesse farlo. - Non devi imbarazzarti… - Mormorò mentre le alzava la
camicia da notte da bambola e le infilava le mani sotto, sfiorandole la
schiena di proposito. Rabbrividì e si raddrizzò immediatamente. Irina
sogghignò ma non fu vista. - Fra donne che bisogno c’è? - Disse ancora
sempre più suadente, ora aveva avvicinato il viso al suo per parlarle
nell’orecchio. Anche questo fu motivo di profondo sconvolgimento perché
l’altra piegò la testa di lato, ora era certa che la stesse seducendo
ed era questo che c’era di sbagliato. Erano due donne, perché ci
provava con lei? Pensava di dover ricambiare la sua gentilezza ed il
fatto che era stata con lei così tanto?
-
Guarda che non devi ricambiare… - Disse seguendo il filo dei propri
pensieri che le sembravano logici.
-
Eh? - Chiese Irina non capendo slacciandole i gancetti e togliendo le
mani da sotto per prenderle le spalline da fuori e fargliele cadere
lungo le braccia. Gliele carezzò con entrambe le mani come se le stesse
spalmando una crema e Carol dimenticò di nuovo tutto, si morse la bocca
e cercò di nuovo di riprendere il senso delle sue parole.
-
Se pensi di dover ricambiare in qualche modo il fatto che ti ho
sostenuta, oggi, non devi… cioè, l’ho fatto volentieri e… - Ma ora le
sue mani si erano infilate oltre le spalle, nella scollatura non molto
accentuata della sua camicia da notte e le aveva preso il reggiseno
sfilandoglielo da sopra. Nella manovra si era appoggiata col petto
sulla sua schiena facendole sentire tutta la morbidezza dei suoi seni
liberi. Fortunatamente separate dalla stoffa dei rispettivi indumenti,
sia pure sottili.
-
Ma io non penso di dover ricambiare. Al massimo lo voglio. Però in
realtà non è un discorso di ricambiare. - Carol si girò prima che le
mettesse le mani da qualche altra parte ma fu peggio perché si ritrovò
praticamente fra le sue braccia, viso contro viso, le bocche a poca
distanza le une dalle altre.
- E
allora cosa… - La voce le morì in gola, le sue labbra erano vicine e
carnose, le aveva sempre considerate belle così come ogni singolo
lineamento che la componeva. Non aveva mai avuto problemi nel
riconoscerla una splendida ragazza ma ora improvvisamente ci vedeva
tutto il male possibile.
Irina
pensava la stessa cosa con la dolcezza naturale che il suo viso sapeva
assumere in ogni istante, anche preda dell’imbarazzo lo era e pensando
che avrebbe potuto trattenere il fiato in eterno se non avesse fatto
qualcosa, si scostò a sorpresa lasciandole lo spazio per stendersi e
riprendersi.
-
Dai, stendiamoci. È stata una giornata massacrante. - Non più di altre,
ma era stata psicologicamente atroce sotto molti punti di vista.
Carol
spaesata e confusa batté le palpebre un paio di volte fino a che non si
decise a stendersi, prese il lenzuolo e lo tirò sopra entrambe. Non era
freddo però aveva idea che si chiamasse decenza.
Gli
occhi verde chiaro di Irina brillavano di continuo e la sua pelle
abbronzata sembrava estremamente liscia e morbida, non aveva mai notato
tutti questi dettagli sebbene avesse sempre pensato che fosse splendida.
Era
davvero in difficoltà. Voleva una risposta ma al tempo stesso ne aveva
paura.
Sospirò
non osando comunque tornare in argomento pensando che forse fosse
finita, cercò qualcosa che potesse concludere la giornata.
-
Come stai? Stamattina eri molto scossa… - Era sinceramente preoccupata
per lei e voleva capirlo, magari era ancora così sconvolta che ci
provava con lei…
Irina
però non era mai stata meglio e avvicinandosi all’altra che si era
coricata sul fianco come lei per guardarla, tornò a toccarle i capelli
sparsi sul cuscino, erano come una sorta di calmante.
Carol
si sentì chiaramente sfuggire da sé, incapace di staccare lo sguardo
dal suo magnetico e di allontanarsi.
-
Bene, grazie a te. Ho capito cosa intendevi col discorso
sull’interiorità e la spiritualità… - Carol lieta che fosse così
s’illuminò abbassando la guardia:
-
Sono contenta, ero preoccupata perché… -
-
Penso che Cris e Riky stiano vivendo esattamente la stessa cosa, in
effetti… - Continuò interrompendola. Ora era sempre più vicina ed aveva
il braccio piegato sotto il proprio capo.
-
E’ quello che volevo dire io… - Ma capì che non intendevano proprio la
stessa cosa e con ingenuità se ne accertò corrugando la fronte: -
Intendi a livello di amicizia o sei ancora convinta che… -
Irina
sorrise ironica.
-
Intendo che sono profondamente uniti spiritualmente perché Riky colma
le mancanze di Cris, si completano… - Cominciò.
-
Sì, esattamente questo… - Ma Irina proseguì furba, senza pietà, sempre
con una strana luce nello sguardo ormai ad un soffio dal suo. Si
sentivano i rispettivi fiati sulla pelle del viso e la mano dai capelli
era scesa sul suo collo caldo. Carol faticava a capire cosa diceva ma
si sforzava perché non voleva nemmeno mandarla via. Erano cose che si
facevano fra ragazze… quel genere di coccole innocenti… no?
-
Che poi, a lungo andare, avrà portato inevitabilmente a qualcosa di
fisico. - Concluse. Ok, la pensava ancora a modo suo solo che ora stava
praticamente dicendo che erano anime gemelle fatti per stare insieme e
che si amavano. Perché si amavano era accettabile? Stava per cominciare
un sermone lunghissimo distratta dall’argomento e dimentica per un
istante della sua vicinanza e delle sue mani, tornò lì brutalmente
quando le si fermò sul viso in una specie di carezza, il pollice le
percorse le labbra morbide e tutto svanì, tutto scivolò via, specie i
pensieri e le intenzioni.
Rimase
solo le loro bocche che finalmente si univano fondendosi le une sulle
altre.
Carol
rimase assolutamente immobile, in totale blackout. Irina ebbe la meglio
in un istante e lasciandole il viso si alzò sul gomito in modo da
stenderla sulla schiena e potersi sistemare parzialmente sopra. Fu così
che poté esplorare il tanto agognato resto del copro.
Non
perse tempo, non era tipa da aspettare la sensibilità altrui o cose
simili.
Aveva
capito di volerla e di esserne attratta e questo le era bastato.
Carol
completamente stordita di lei, la lasciò senza la capacità di
respingerla o toccarla.
Eppure
ne aveva voglia.
Sentì
la sua lingua sicura farsi strada fra le labbra aperte con furbizia,
poi bruciò quando si incontrarono, l’accarezzò con sensuale lentezza e
quando si abituò a lei il bacio ebbe inizio perché Carol stessa si
abituò. Ed anzi. Capì che la voleva.
Fu
lì che l’istinto prese il sopravvento anche su di lei e pregò solo che
non smettesse.
Avvampò
nel rendersene conto ma non voleva che finisse tutto.
Il
calore che provò partì precisamente dalla zona intima del suo corpo e
capendo che si stava già eccitando, la sentì strofinarsi con sensuale
lentezza. Le sue curve generose il necessario contro di sé la stavano
facendo impazzire ma fu peggio sentire la stoffa a separarle.
Non
si accorse di essere lei a prendere l’iniziativa e alzarle la
canottiera, pensò che fosse stata Irina. Ma lei sorrise vittoriosa e
seduta a cavalcioni su di lei si alzò dritta facendosi vedere bene
dalla compagna mentre, maliziosa e sicura di sé, si toglieva la
canottiera rimanendo a torso nudo.
Carol
avvampò ancora coprendosi il viso con le mani, stava davvero facendo
una cosa del genere?
Non
riuscì a dire nulla e quando Irina ridacchiando divertita dalla sua
reazione ingenua ed infantile le prese le mani obbligandola non solo a
guardare, chiuse gli occhi. Li chiuse e fu peggio perché non vide dove
le stava portando le mani. Fu veloce a posargliele sui propri seni
nudi, erano sodi e alti di una misura ideale. L’obbligò solo per poco a
toccarglieli perché poi, chinata di nuovo, bocca sull’orecchio, glielo
leccò e poi disse piano e suadente:
-
Guardami, non ti piaccio? - Sapeva di piacerle, non era sciocca. Carol
ormai non sarebbe più tornata del suo colorito normale, quindi decise
di rassegnarsi anche perché a conti fatti la voleva troppo. Una volta
lì gettata in mare ai nuotatori veniva spontaneo nuotare. Fu così che
accadde a lei.
Questione
di natura ed istinto, ma accadde ed Irina ne fu orgogliosa.
Aprì
gli occhi e la guardò, era di nuovo col viso davanti al suo, vicino.
Gli tolse le mani e lasciò che facesse come voleva e constatò con gioia
che rimaneva lì a toccarle i seni come ipnotizzata. Finì per
tormentarle i capezzoli ed aver voglia di averli sotto la lingua.
Non
avrebbe mai osato se non fosse stato per l’acutezza della modella che,
sorridendo enigmatica, mormorò sulle sue labbra, sfiorandole,
succhiandole e lasciandogliele di continuo:
-
Non vuoi assaggiare? - Voleva torturarla un po’, a quel punto.
Si
rese conto che era facile al cedere.
-
Sì ma… -
-
Ma? - Carol si diede della pazza per aver detto ‘sì’ prima del ‘ma’.
suo malgrado rispose:
-
Come fai di punto in bianco, così, a fare… - Irina ridacchiò tornando
sul suo orecchio, le diede piacere con la lingua e rispose piano:
-
Non hai mai avuto esperienze di questo tipo? - Carol scosse il capo
imbarazzata, gli occhi sgranati e sconvolti: - Io sì. E fidati che sono
altamente appaganti. - A questo punto l’ondata che provò non fu solo di
calore ed eccitazione ma anche di curiosità.
Ecco
perché le carezza di Carol si spostarono dai seni ai fianchi e finì per
accompagnare i movimenti sinuosi di Irina che si alzò per darle i seni
fra le labbra.
Se
ne prese uno dopo averle aperte, glielo leccò con la punta della lingua
giocando col capezzolo e poi continuò mano a mano che lo sentiva più
rigido fino a succhiarlo.
Solo
allora Carol si rese conto di un problemino di carattere materno.
Isabella,
nata da poche settimane, era ancora allattata al seno.
Si
fermò pensando che quando sarebbe toccato a lei sarebbe finita in modo
alquanto strano ma Irina lo prese per un ‘scambiamo le posizioni’.
Non
ci pensava minimamente a stare sotto, quindi abbassandosi le tirò su la
camicia da notte.
Solo
quando ebbe davanti al viso i suoi seni pieni capì probabilmente quale
pensiero aveva appena avuto.
-
Allatto… - Mormorò Carol imbarazzata e piena di sensi di colpa
coprendosi il viso con le mani e le braccia, come se fosse un misfatto.
Era davvero orrendo fare una cosa simile in un momento del genere.
Era
una madre, i figli dormivano accanto e si lasciava andare a certe cose
di dubbio gusto.
Bè,
in realtà il gusto era ottimo.
Irina
sorrise contenta della sua scoperta e ignorando le sue braccia sul viso
e l’imbarazzo gigantesco, glieli prese entrambi fra le mani, cercò di
non stringere troppo e si limitò a leccare con una delicatezza
insospettabile.
Carol
che era particolarmente sensibile sui capezzoli in quel periodo per
ovvie ragioni, sussultò subito premendosi ancor più forte gli
avambracci sulla faccia.
Era
in piena lotta interiore e gli ormoni non erano di certo un aiuto.
Voleva
anche gridare, se era per quello, ma la delicatezza di Irina la sciolse
e quando le sue mani le liberarono il viso, fu per ritrovare la sua
bocca.
Dopo
un bacio che sapeva sorprendentemente di dolce, Carol mormorò piano:
-
Visto che non è successo niente? - Pensava potesse verificarsi qualche
fatto imbarazzante legato al latte ma così non era stato. - Sono solo
gli uomini a non sapere come fare… - Si riferiva all’aver a che fare
coi seni di donne in allattamento, era una cosa obiettivamente
risaputa. Loro facevano come gli piaceva, non come poteva andare bene
alle donne.
A
quel punto Carol la cinse stringendola a sé e dopo che l’ebbe baciata a
sua volta, scivolò lungo la sua schiena e poi alla vita, si infilò
timidamente con le dita sotto i pantaloncini per poi scoprire che non
aveva né slip né tanga. Arrossì all’idea e Irina rise scivolando giù
sotto al lenzuolo che rimase a coprirla parzialmente.
Le
tolse gli slip che indossava, erano delle semplici brasiliane, quindi
si alzò le alzò le aprì le gambe e le fece sapere in cos’altro erano
più pratiche le donne.
Carol
si prese il cuscino sotto di sé e strinse mano a mano che le sue dita e
la sua lingua avanzavano in lei. Era qualcosa in incredibile perché
anche se ovviamente con Ricardo quelle cose le aveva fatte, con lei era
veramente diverso. Non che Riky non fosse bravo o cose simili, però lei
era… tutt’altra cosa… la gestiva, la muoveva in un modo che… si faceva
strada quasi con prepotenza per poi farla impazzire. Provò una serie di
cose incredibili specie quando i suoi capelli lunghi le ricaddero sulle
cosce ricordandole che era una donna che le stava dando tutto quel
piacere.
Quel
pensiero le diede alla testa ed inarcandosi liberò il culmine del
proprio godimento affondando le unghie sulle scapole della ragazza.
Irina
rimase basita, avrebbe voluto giocare di più prima dell’orgasmo
decisivo ma evidentemente ne aveva avuto troppa voglia per trattenersi.
Sorrise
sorniona soddisfatta comunque del suo operato, sapendo che non poteva
pretendere molto da lei, ora.
Però
tornata su le restituì il suo stesso sapore e Carol se ne ubriacò,
quasi, non avendo idea di che cosa stava facendo.
Erano
cose che normalmente non avrebbe fatto ma cosa c’era lì di normale?
Non
riusciva proprio a riattivarsi e quando l’altra le prese la mano e se
la infilò fra le gambe a farle toccare la propria femminilità, chiuse
gli occhi mentre Irina invece la guardava fissa sfidandola.
Non
seppe far altro che proseguire quella specie di esplorazione perversa o
forse più naturale di quel che avrebbe mai osato pensare.
La
toccò inizialmente titubante e insicura, poi via via sempre con maggior
sicurezza e voglia. La sentiva bagnarsi e darle maggior strada mentre
continuava, capiva che le piaceva specie dai sospiri contro la sua
bocca e quando questi furono quasi eccessivi, Carol la cinse con il
braccio libero come per dirle di non gridare. Ma l’aiutò a raggiungere
il suo orgasmo che fu altrettanto sconvolgente poiché era poi arrivato
in un momento di dolcezza. Sentendo che l’abbracciava.
Rimasero
ansimanti ad osservarsi per qualche istante, poi, contemplandosi e
piacendosi sempre più, quindi sancendo tutto quello con un bacio
leggero e delicato che gestì Carol, trovarono la serenità alla fine di
quella stranissima giornata.
Non
avevano avuto modo di parlare, forse l’avrebbero fatto, era stato
comunque sconvolgente e piacevole. Meraviglioso. Come qualcosa che
dopotutto avevano sempre cercato senza nemmeno saperlo, qualcosa che
era loro sempre mancato.
Sempre.
Dopo
che Irina si stese di lato circondandole la vita con un braccio e
appoggiando le labbra contro la sua spalla nuda, Carol, nel silenzio di
qualche secondo dove la frenesia era scemata almeno in parte, disse con
un tono decisamente anomalo, quasi risoluto:
-
Rimettiti la canottiera che se si sveglia mio figlio gli viene un
colpo! - Irina in risposta rise ma, suo malgrado, l’accontentò tornando
poi a dormirle abbracciata.
In
pieno Cris e Riky style!
Esilarante
il momento in spiaggia quando Cristiano steso a pancia in giù a
prendere il sole ricevette dalla candida Irina una domanda
apparentemente come tante.
-
Cris, come ti sei graffiato dietro alle ginocchia? - Ricardo puntò
allarmato lo sguardo dietro alle sue ginocchia dove la notte Cristiano
stesso si era graffiato per tenersi alte e piegate le gambe
nell’incredibile notte d’amore che avevano avuto, quindi arrossì
fissandolo quasi disperato, sperando che se ne inventasse una
appropriata.
Cristiano
però non andò nel panico e con calma, consapevole che ormai le cose
erano perfettamente a posto, rispose noncurante:
-
Puoi anche non crederci, ma sono stato io. - Ed era vero, cosa unica
visto che normalmente era Riky a graffiarlo mentre facevano sesso.
Irina
alzò le spalle e tornando a stendersi come niente, disse pacata:
-
Oh, ci credo, fidati. -
Solo
lì i due ragazzi incuriositi da quella reazione, notarono dei graffi
sulle scapole. La pelle era abbronzata e si vedevano poco, ma sapendo
cosa cercare uno li trovava subito.
Loro
lo sapevano e scambiandosi degli sguardi eloquenti da sopra di lei,
finirono uno col soffocare a stento delle risate imbarazzate e l’altro
a ghignare liberamente.
Ormai
era tutto a posto.
FINE