NOTE: questa l'avevo scritto dopo che
ho saputo l'ufficialità dell'addio di Mourinho al Real, che si
sapeva già da tempo. L'annuncio è venuto proprio il giorno del
compleanno di Iker che, a sua volta è stato il giorno dopo l'addio
al calcio di David. Per me era ovvio scrivere una fic. Alla fine a me
piaceva molto Jose (il cui nome ho scoperto è corretto sia scritto
con accento che senza). L'adoravo perchè anche se sono milanista e
lui interista, restava un bravo allenatore adorato dai suoi ragazzi,
una personalità di spicco ed accattivante. Mi piaceva. E nei suoi
primi due anni al Real mi è piaciuto come è piaciuto ai suoi
ragazzi. Poi nel terzo è andato tutto a rotoli, ha cominciato
trattando male Riky, grave errore, ed è andato avanti litigando con
tutti, i più vistosi sono stati Iker, Sergio e Cris. Ora. Litigare
con Sergio è facile, con lui prima gridi e poi ti abbracci. Litigare
con Iker ce ne vuole. Litigare con Cris significa cercarsela perchè
è estremamente professionale. Ma non solo. Lui adorava Jose. Il
fatto che il rapporto sia andato così a rotoli fa capire quale fosse
la situazione lì dentro. Così volendo un po' capire cosa sia
successo, volendo un po' salutare un allenatore che finchè non è
impazzito mi è piaciuto moltissimo, ho scritto questa fic.
È il congedo di Jose con alcuni membri
importanti della sua panchina madridista. Ovvero Karim, Iker, Riky e
Cris. In che modo? Leggere.
Ho fatto il banner, ho scelto immagini
dei primi due anni per far capire meglio la questione... che le cose
sono cambiate solo in quest'ultimo anno.
Buona lettura.
Baci Akane
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richieste, c'è la mia pagina autore su facebook:
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Mentre questa è una pagina sempre su
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in amore che in amicizia:
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CONGEDO
Perfino per lui non sarebbe stato
difficile capire quanto pessima fosse come idea accettare.
E lui di faccia tosta ne aveva sempre
molta.
Però Iker era venuto a casa sua a
chiederglielo spiazzandolo completamente.
Quando l'aveva visto per poco non era
caduto dalla sedia dello studio.
Paralizzato, l'aveva guardato senza
mascherare il suo enorme stupore.
- Fra tutti non pensavo saresti venuto
proprio tu! -
Disse senza peli sulla lingua.
Iker sorridendo in modo strano, alzò
le spalle ed allargò le braccia.
- Eccomi qua invece! - José storse il
naso guardandolo un istante.
- Beh, però in effetti fra i
combattenti sei uno dei pochi che potrebbe buttare le armi per primo.
- Non era scemo, immaginava perchè era lì.
Se si fosse trattato di Pepe avrebbe
pensato che fosse un rinfacciamento, ma Iker non era tipo.
- Bevi qualcosa? - Iker scosse il capo.
- Sono di passaggio. - Esitò, José si
alzò e si sedette davanti alla scrivania invitando Iker a sedersi
nella sedia proprio davanti a lui.
Il capitano lo fece sentendosi strano.
Per i primi due anni di panchina mourinhana era venuto spesso lì.
Durante l'ultimo anno, invece, mai.
- Sei venuto a salutarmi? Guarda che
non vado via domani... il campionato non è finito. - Iker scosse il
capo.
- No, volevo invitarti alla mia festa
di compleanno, stasera faccio qualcosa da me, ho invitato tutti... -
Esitò ancora, abbassò lo sguardo, sospirò. - Ti va di fare un
salto? - José rimase paralizzato, le braccia strette incrociate sul
petto. Il cuore per un momento aveva mancato un battito.
Per un anno intero non aveva più
ricevuto inviti simili mentre per i precedenti due erano state cose
all'ordine del giorno.
- Davvero vuoi che venga? E sei così
disposto perchè hanno annunciato il mio ritiro? - Iker strinse le
labbra amaro aspettandosi una risposta del genere.
Alzò lo sguardo e piegò la testa
paziente, com'era nel suo stile. Mai combattivo, mai arrabbiato.
Poteva essere triste, deluso, amaro ma mai arrabbiato davvero.
- No, lo sono perchè dopotutto è
finita. In un modo o nell'altra. E... e penso che nel bene o nel male
noi ti dobbiamo lo stesso molto. Io che sono qua da molti anni so
cos'eravamo prima. L'ultima Champions l'abbiamo vinta nel 2003, poi
abbiamo passato gli anni ad uscire agli ottavi od ai quarti quando
andava bene. Solo con te siamo arrivati sempre in semifinale. Ed la
Liga? L'ultima l'abbiamo vinta nel 2007. Poi sei arrivato tu e ce ne
hai data finalmente un'altra. -
José non sapeva bene come interpretare
quelle parole, era impreparato ad un confronto con lui, specie così
tranquillo. Ma del resto con lui non si potevano avere scontri più
duri.
- Se è il tuo modo di ringraziarmi lo
accetto. Però non penso sia il caso che venga alla tua festa. - Iker
rimase seduto ancora un po' a fissarlo pensieroso, serio.
Era molto adulto, in effetti.
- Pensavo fosse una buona occasione per
andartene in modo meno brutto di come hai passato il resto
dell'anno... - Ammise con un pizzico di insolenza.
Poi alzò le mani, si scusò per averlo
detto, si alzò e si avviò alla porta.
- Fa come credi, se vieni io ho
piacere. Ho un bel ricordo dei due anni precedenti a questo. E che ci
credi o no, mi è dispiaciuto per quello che è successo quest'anno.
Davvero. Credimi. Perchè so bene che se non fosse stato per questo
distacco fra te e noi, avremmo vinto tutto. Quindi fidati che mi
dispiace. -
In seguito aprì la porta ed uscì
senza aspettare altro.
Jose rimase inebetito sul posto a
guardarlo.
E dunque?
Come lo doveva interpretare?
L'aveva preso così in contropiede che
non sapeva più cosa pensare, non si era aspettato un invito da parte
di Iker, oltretutto pensava davvero fosse fuori luogo.
Però forse, dopotutto, non aveva
torto.
Se ne andava da perdente ed erano tutti
nella stessa barca. Tutti avevano sbagliato qualcosa durante l'anno,
ormai andava via, forse valeva la pena voltare pagina e farlo come si
doveva.
Rimase a pensarci tutto il resto della
giornata, alla fine aveva deciso di essere sé stesso e non smentirsi
sul finale.
Il vero Jose Mourinho sarebbe andato,
questo era quanto.
Non sapeva bene perchè, lo fece e
basta.
Sapeva che era una pessima idea, ma
prese una bottiglia di vino pregiato dalla propria cantina, si vestì
bene ma non in modo eccessivo ed uscì.
Iker non abitava lontano dal suo
quartiere.
La villa era già gremita di gente, il
cancello era aperto, persone ancora arrivavano. Non avrebbero notato
la sua presenza, forse.
Si sentiva vagamente idiota, lui
solitamente voleva essere notato e lasciare il segno.
Solitamente.
Si strinse nelle spalle e si mandò al
diavolo.
Sicuramente sarebbe stata una serata di
merda, ma tanto valeva completare l'anno come meritava.
Quando entrò per un istante si perse
nella folla, rimase fermo a cercare Iker, già pentito di essere
passato.
Pensando di fare solo il minimo
sindacale, ovvero fargli gli auguri e dargli la bottiglia per poi
andarsene, lo notò in un angolo in compagnia di qualcuno. Il suo
viso era molto felice, era davvero luminoso come quell'anno non
l'aveva ancora visto. Rimase stupito per un momento nel vederlo così
profondamente contento.
Lo invidiò, fu un sentimento spontaneo
inspiegabile.
Poi riconobbe la persona con cui
parlava, David Beckham. Si diceva che i due avessero una relazione,
immaginava fosse vero.
Iker lo notò e chiese un momento al
suo compagno, lo raggiunse e mentre si faceva strada si sentì gli
occhi di alcuni addosso, percepì l'astio nelle ossa, ormai era
abituato a quella sensazione.
Di norma gli piaceva, adesso lo metteva
a disagio.
Era chiaro che pensavano 'con che
faccia tosta viene?'
Iker era sorpreso di vederlo, lo
salutò, gli strinse la mano e con spontaneità non si risparmiò:
- Non pensavo venissi... - Jose
sogghignò ed alzò le spalle.
- E' solo perchè sei stato gentile ad
invitarmi, non mi fermerò... il tempo di darti questa e farti gli
auguri. -
Era sbrigativo, si sentiva anche
torturato.
Iker prese la bottiglia di vino, non se
ne intendeva ma ringraziò e lo baciò di nuovo.
- Dai, fermati un po', ti prendo da
bere? Ci sono anche Angel e Luka da qualche parte... - Sapeva che con
loro due andava ancora d'accordo. Non sapeva cosa dire di Gonzalo e
Karim, la situazione con loro era così strana...
José tentò di rifiutare ma Iker si
dimostrò fermo, sparì qualche secondo e riapparve con un bicchiere
di spumante.
José alla fine lo prese e disarmato
alzò e lo ringraziò brindando a lui.
- Allora auguri... - ora cominciava a
sentirsi a disagio, non sapeva più cosa dire e capiva che era stato
stupido venire.
- Sono contento che sei venuto... - ma
non sapeva se fosse vero o cosa. Alla fine non voleva rovinare
niente, quindi bevve e senza trattenerlo oltre inventò una scusa
qualunque fingendo di aver visto qualcuno che voleva salutare.
Ovviamente contava di uscire di nascosto quando Iker non avrebbe
visto.
Gli seccava fare il ladro, ma riteneva
che fosse meno imbarazzante per lui andarsene in sordina.
Si odiava, non aveva avuto senso
venire.
Quando fu fuori dalla vista di Iker,
puntò la porta, ci era quasi arrivato quando venne intercettato,
alzò gli occhi al cielo prima di girarsi e vedere di chi si
trattava.
Lo vide e si paralizzò un istante.
Lo vedeva ogni giorno, ma vederlo in un
altro contesto era molto strano.
- Cosa fai qua? - Karim lo stava
tenendo per il braccio, Jose si sciolse secco e imprecò.
- Niente, mi ha invitato Iker, sono
passato per cortesia a fare gli auguri e sto andando! - Karim
irrigidì il collo per un momento.
- Davvero ti ha invitato lui? - Tutti
sapevano la diatriba che c'era fra i due. José rise amaro.
- Sì, strano vero? - Karim era sempre
così spontaneo.
Gli sarebbe piaciuto sempre.
Perchè doveva torturarlo?
Ogni volta lui arrivava.
- Direi... - rimasero in un pesante
imbarazzante silenzio, si guardarono un po' e poi Jose, dandosi dello
stupido, tagliò corto.
- Beh, vi lascio festeggiare come si
deve, me ne vado... - Sgusciò via e per un momento pensò di
avercela fatta. In effetti raggiunse la porta che era aperta,
percorse pochi metri del giardino quando fu fermato di nuovo, la
presa era sempre quella.
- Dai, fermati un attimo! Sei appena
arrivato! - ovviamente sapeva anche quello.
- E perchè dovrei? -
Karim alzò le spalle.
- Iker ci rimarrebbe male... -
- Sì beh... non capisco perchè mi ha
invitato... - Karim sorrise divertito.
- Perchè lui è Iker? Gli vuoi bene a
perchè fa queste cose! Quelle giuste! - Era una bella frecciata
verso di lui e Jose seccato rispose subito pronto.
- Non è che non gli voglio bene, ho
solo un'opinione diversa da lui, potrò averla o no! - Karim rise di
gusto e stiracchiandosi si sedette su un divano a dondolo poco più
in là.
Da lì li vedevano da dentro tramite le
vetrate aperte, c'era anche abbastanza luce.
Così Jose decise di fare ancora un po'
di presenza e si sedette.
Comunque era Karim, fra tutti era uno
dei pochi che andava bene rivedere.
Si erano lasciati di nuovo, aveva
deciso di mettere tutto via e andarsene in un'altra città. La cosa
giusta da fare.
- Come ti senti? - Chiese Karim con le
mani dietro la nuca, Jose era seduto ricurvo, guardava avanti a sé e
Karim guardava la sua schiena.
Alzò le spalle.
- Come vuoi che mi senta? Come un
perdente! Sai quanto odio sentirmi così! -
Karim scosse il capo accennando ad un
sorrisetto ironico.
- E perchè hai permesso di arrivare a
questo punto? - Jose si rivoltò seccato verso il ragazzo, lo sguardo
truce.
- Mi fai la paternale proprio tu? - il
francese rise di nuovo.
- Sono il solo che può! - Rispose
ironico, Jose un po' si rilassò, poi la sua attenzione fu attirata
da Cristiano, incrociarono gli sguardi ma il giovane non fece un solo
cenno di saluto ed il più grande ci rimase male. Karim notò subito
la scena.
- Era il tuo pupillo, vi adoravate.
Tutti ti adoravano. Una volta queste serate si facevano da te. C'era
qualcosa da festeggiare? Casa del mister! Era una prassi! Perchè
quest'anno è andata così? Non dirmi che sono stato io... hai sempre
avuto casini sentimentali, non ti hanno mai distratto. - Ci aveva
pensato molto, Jose rimase di stucco da tanta sicurezza.
Lo guardò da oltre la sua spalle ed
alla fine si appoggiò accanto con la schiena, si guardò le mani
intrecciate. Non sapeva bene cosa dire, si sentiva fuori luogo ed
odiava sentircisi. Anche se era abituato, quella sera era
insofferente.
- Non lo so Karim. Io dopo due anni mi
stufo delle squadre, ho bisogno di cambiare tutto, mi sento
imprigionato dopo un po' e non rendo più. È così che è sempre
andata. Florentino doveva lasciarmi andare l'anno scorso invece che
obbligarmi a restare. - Karim si morse il labbro. Gli dispiaceva, era
sincero.
- Sono stati due anni grandiosi. Ti
avremmo ricordato come il miglior allenatore mai avuto. - Soprattutto
per uno di loro sarebbe stato così. Quello che ora nemmeno lo
salutava più.
José continuava a guardare Cristiano
pensieroso, oscurato, chiedendosi di continuo come fosse possibile un
cambiamento simile.
- Mi chiedo anche io cosa è
successo... - Ed era una domanda molto generica e ad ampio spettro.
Ma Karim non era bravo in quel tipo di
cose.
Sospirò e gli mise una mano sulla
schiena. Anche se aveva avuto molti problemi con lui, si era
innamorato e non l'avrebbe mai negato.
- E' successo che un cavallo selvaggio
non lo imbrigli, lo tieni in un recinto per un po', poi troverà
sempre il modo di andarsene. - Karim a quel punto si alzò sentendosi
meglio con sé stesso per aver dato quell'ultima sentenza, più a sé
stesso che altro.
Si stiracchiò di nuovo, Jose per quel
tocco si era sentito male un istante, i brividi l'avevano
attraversato. Comunque non l'avrebbe dimenticato. Mai.
Karim era stato importante in quel suo
secondo anno a Madrid, aveva vissuto qualcosa di molto intenso con
lui e gli era entrato dentro, emotivamente l'aveva devastato ma aveva
ragione. Non era stato lui a rovinare tutto.
Ancora non capiva.
Lo guardò andarsene, lo scambio di
sguardi non sarebbe stato l'ultimo, però fra loro due sì. Jose e
Karim ex amanti sì. Era l'ultimo. Poi si sarebbero salutati Jose e
Karim allenatore e giocatore.
Rimase qualche istante seduto nel
dondolo a guardare in basso. Era tutto così strano e sfiancante.
Eppure qualcosa dentro di sé gli
diceva anche che era giusto stare lì, glielo diceva davvero.
Non sentì la sua presenza arrivare.
La sua era sempre la più mite e
silenziosa.
Non lo notavi mai.
Arrivava come l'inizio di una canzone
al pianoforte, una canzone lenta, classica, elegante. Bella. Che poi
cresceva e diventava un'opera.
Sentì la sedia a dondolo muoversi un
po' e si girò sorpreso. Fu peggio nel vedere chi era.
Sorrise amaro, era la serata degli
addii? Pensava di potersela risparmiare. Forse era giusto così.
Ricardo sorrideva.
- Non so come cazzo fai a sorridere
sempre! - Disse fuori dai denti, come al solito, distogliendo subito
lo sguardo. Era troppo pulito quello di Riky, in pochi lo sostenevano
per più di qualche secondo.
- Dovrei piangere? - Rispose sorridendo
ancora.
- Lo sai tu! - Disse secco.
- Dobbiamo lasciarci davvero così? -
Chiese poi serio il ragazzo. Jose era insofferente verso quella cosa
ma evidentemente era un'espiazione.
- Avanti, cosa c'è? - Fece infatti
poco dopo sbuffando.
- Volevo salutarti, ti ho visto qua
fuori da solo... -
- Ti ho fatto pietà? - Disse amaro e
glaciale, lo sguardo che gli lanciò era sottile e affilato come una
lama, accusatore. Ricardo gli mise una mano sulla spalla, era
morbido. Perchè era così?
- Non stare sempre sulla difensiva. Va
tutto bene. Volevo solo salutarti. - A quel punto smise di attaccare.
Capì che era ora di finirla, evidentemente.
- Sai cosa mi è venuto in mente ora? -
Disse cambiando apparentemente discorso. Riky si appoggiò sulle
ginocchia coi gomiti per guardarlo.
- Cosa? -
Jose non ricambiava lo sguardo però
erano nella stessa posizione.
- Quando abbiamo parlato quel giorno...
cos'era, settembre? Quando io ero deciso a non metterti in campo
assolutamente e tutti facevano quell'assurda lotta in tuo favore, chi
più chi meno. Lentamente è da lì che le cose si sono deteriorate.
Tutti ti difendevano e mi andavano contro ed è una cosa che io non
ho mai sopportato. Quando discutono le scelte del mister. Una sera mi
hai parlato e detto una cosa. Non penso che posso dimenticarlo. -
Riky cercò di ricordare, gliene aveva
dette di cose...
- Hai detto precisamente queste parole,
io non le ho più scordate. “Tu,
quando ti ritroverai a perdere tutti i tuoi obiettivi perchè Cris se
ne sarà andato, fammi un favore. Vieni a spiegarmi come ti sentirai
perchè sono proprio curioso!
“ - Lasciò correre qualche istante, Riky ricordò il
momento. Lo aveva convocato e poi mandato in tribuna per l'ennesima
volta, era stato il ritorno della supercoppa di Spagna. Così
esasperato gliene aveva dette un paio, sempre senza gridare o mancare
di rispetto. Ed era uscita quella frase in riferimento al fatto che
Cris si stava staccando tanto da lui perchè Jose stava trattando
male il suo compagno, ovvero Riky. E di stare attento che andando
avanti così Cris se ne sarebbe andato davvero. - Ho passato i giorni
e le settimane, per non dire tutto stasera, a chiedermi cosa fosse
successo. Quando io ho perso tutto. - Altra pausa significativa. Lo
sguardo di Jose passò finalmente su quello di Riky che si sentì
strano, oltre che osservato da tutti quelli dentro. - Quando ti sei
seduto mi è venuto in mente quel dialogo, mi son ricordato che me
l'avevi detto. Penso che tu avessi ragione. Che io ho perso tutto
quando ho perso Cris. Non si è trasferito ma è stato come se fosse
successo. Non ha giocato male, ha segnato come sempre tanto, è
rimasto il giocatore più importante della squadra, ma da quando fra
me e lui le cose si sono rotte, dall'autunno in poi, lentamente tutto
è precipitato e non ci siamo più ripresi. Tutto il resto, con la
squadra, è stata una conseguenza, come un domino. Ma la prima
tessera, quella più importante è stata questa. -
Jose poteva dirsi sicuro della
prognosi, ci aveva pensato davvero tanto fino ad ossessionarsene, ora
finalmente con Riky poteva ammetterlo.
Glielo aveva detto veramente e c'era da
accapponarsi la pelle per una previsione tanto precisa.
Gli aveva detto che avrebbe perso Cris
e che con lui avrebbe perso tutti i suoi obiettivi.
Riky stesso ci rimase, sapeva che
dentro da qualche parte Cris li stava guardando e sapeva che non
intendeva venire a parlarci.
Gli aveva giurato che non l'avrebbe più
fatto, che con lui era finita, che l'aveva deluso.
- E' cominciata trattando male me, è
continuata litigando con Iker e Sergio e Cris. I tre più importanti
e più influenti della squadra. Cris si è portato dietro i suoi
portoghesi, brasiliani ed affini. Sergio ed Iker tutti gli spagnoli.
Gli altri stranieri si sono un po' gestiti da soli però essendo
uniti a tutti noi, il risultato non poteva che essere uno. -
Cercava di essere meno drastico. Non
gli piaceva che la colpa fosse in qualche modo di Cris.
- Però è partito con quel 'Sono
triste' di Cristiano che era rivolto alla situazione fra te e me, in
quel periodo era la sola cosa che non andava. Perchè dopo Iker e
Sergio hanno cominciato a contestare le mie scelte e a discutere. -
Jose ora era molto deciso e sicuro ed
era girato verso Riky, i due si guardavano e si fronteggiavano, non
stavano litigando ma sembravano pronti a farlo, Jose soprattutto.
Rky si fermò e storse la bocca
contrariato. Però era vero.
Era cominciato così.
La china era quella.
- Allora è mia la colpa. Perchè se io
non fossi stato il giocatore di troppo, nei tuoi piani, non sarebbe
successo niente. Se io me ne fossi andato quell'estate forse avreste
vinto. Nessuno si sarebbe schierato contro di te, nessun domino,
niente. - Amarezza.
Riky aveva gli occhi lucidi. Era tipico
suo fare ammenda, ammettere le proprie colpe prima degli altri.
Jose pensò che in ogni caso nessuno al
suo posto l'avrebbe ammesso a quel punto.
Scosse il capo e sospirò stanco lui
stesso di tutto quello.
- La colpa è del mio modo di fare. La
verità è che io mi sono stufato dopo il secondo anno, avevo bisogno
di cambiare, è una cosa sistematica che mi succede sempre da qualche
tempo a questa parte. Resisto poco. Io volevo andare via la scorsa
estate, Florentino mi ha convinto a restare. Dovevo andarmene. Sono
diventato insofferente verso tutto e tutti e... e non ho più
guardato in faccia nessuno. È questo che ha dato fastidio a tutti,
no? Il mio modo di fare da pezzo di merda. Non stavo più lì per
voi, non mi prendevo più cura di voi. Ero lì solo per fare un
lavoro. Non vi è piaciuto questo. - Riky si strinse nelle spalle ed
inarcò le sopracciglia.
- Immagino sia così... - rimasero in
silenzio, ormai era finita, cosa serviva analizzarsi?
Per non fare gli stessi errori.
- Ormai è andata. Quel che è rotto è
rotto. - con gli occhi cercò di nuovo Cristiano. Era il rapporto che
gli bruciava maggiormente. Era il suo giocatore preferito in
assoluto. Aveva adorato Ibra e Didier, ma Cristiano per lui era stato
incredibile e continuava ad esserlo. Pur giocando in una situazione
interna di squadra non congeniale, per niente serena, lui aveva fatto
una stagione incredibile.
Per lui Cristiano sarebbe sempre stato
speciale e pensare che nel rincontrarlo magari non l'avrebbe mai
salutato come faceva Didier tutt'ora, gli dispiaceva.
Non poteva certo negarlo, sarebbe stato
sciocco.
Riky intuì la direzione dei suoi
pensieri e lo vide sinceramente dispiaciuto. Alla fine gli mise una
mano sulla schiena anche lui e alzandosi gli sorrise, perchè lui lo
faceva sempre.
- Niente finisce per davvero. C'è
sempre il modo di sistemare le cose. - Il suo eterno ottimismo.
Dopo di questo, proprio come la
composizione al pianoforte a cui aveva pensato prima, si dissolse nel
silenzio.
Era sempre uno che lasciava il segno.
Anche Karim lo era, ma Karim lasciava
il segno perchè devastava una volta che entrava dentro.
Jose cercò di nuovo di andarsene ma
non ci fu di nuovo verso.
In effetti sperava che venisse una
persona che però sapeva non sarebbe mai venuta.
E, proprio come sospettava, così fu.
Iker lo tirò giù dandogli un altro
bicchiere di spumante da bere. Jose sorrise poco sorpreso.
Mancava il chiarimento anche con lui.
Soprattutto con lui.
Alla fine nella seconda metà del
campionato aveva usato Riky, solo in Liga e solo perchè ormai era
andata a puttane. Però l'aveva messo in campo. Con Iker non l'aveva
fatto. Trovato una scusa valida, l'aveva tenuto in panchina. Diego
Lopez, arrivato per sostituire la sua mano rotta, si era rivelato
bravo.
Iker non aveva un posto di diritto solo
perchè era il capitano.
Quindi si era comportato anche peggio
con Iker, perchè era stato solo principio il suo, non un effettiva
convinzione che Mesut, Luka ed Angel fossero meglio di Riky.
Sapeva bene che Diego non era meglio di
Iker e che gli spettava di diritto quel posto. Però l'orgoglio era
stato insormontabile.
- Me lo dici perchè diavolo hai voluto
che venissi? - Disse Jose subito senza peli sulla lingua, non ce la
faceva più.
Ancora gli sguardi di tutti e dei
chiarimenti pesanti. E mai quello che per lui contava più di tutti.
- Ti adorava, Jose. Tutti noi ti
adoravamo, ma lui stravedeva per te. Il rapporto che avevate l'ho
visto fra pochi. Ed ora non ti saluta, non ti guarda, non ti parla. -
Jose capì subito di chi parlava, contrasse la mascella e quasi ruppe
il bicchiere, Iker fece un'aria consapevole, di chi aveva colpito.
Gli prese il bicchiere di mano e lo
mise giù, poi si mise in avanti sulla sedia a dondolo e aspettò che
lo guardasse. Vedeva un fondo di ferita nello sguardo del suo
allenatore.
- E' per questo che ti ho fatto venire.
- Fece allora parlando serio ed intenso, puntò il suo sguardo
ferito. - Per lo sguardo che hai ora. - Jose si irrigidì sgranando
gli occhi. - Perchè ti sei pentito di tutto e non sai come
rimediare. Anzi no, ti sei pentito solo di aver permesso a Cristiano
di voltarti le spalle. L'unica cosa di cui ti sei pentito. Ma se non
fosse successo, almeno metà squadra l'avresti ancora dalla tua
parte... - Iker questa volta era sincero.
- E tu perchè ti sei messo a discutere
le mie decisioni? È una cosa che odio! - Sbottò cercando di deviare
l'argomento. Aveva di nuovo la maledetta impressione di far pena a
qualcuno e lo odiava. Lui e Riky erano uguali, dopotutto.
Iker si strinse nelle spalle.
- Io difendo la mia squadra, faccio
quello che ritengo giusto per loro. Vado contro tutto e tutti se
necessario, come fai di solito tu per i tuoi ragazzi. - Jose non
disse più niente. Sapeva che era vero, lo faceva. Tutte le numerose
espulsioni non erano un caso.
Alla fin fine avevano fatto un po' la
stessa cosa, solo uno contro l'altro. Jose aveva difeso le proprie
idee ad ogni costo, Iker i suoi compagni, quelli che riteneva
andassero difesi.
Rimasero in silenzio per un po', poi
Iker vedendo che Riky stava parlando con Cris, dentro, piegò le
labbra e si decise. Gli mise la mano sulla schiena anche lui e Jose
capì che serata era.
Quella dei perdoni.
Ma lui non aveva niente da farsi
perdonare!
Aveva fatto quello che riteneva giusto!
- Anche se tu pensi che non serva,
sappi che quando prenderai l'aereo per Londra ricorderai questa sera
e sarai felice di essere venuto. -
Poi si alzò, gli sorrise anche lui ed
aggiunse leggero.
- Facciamo che non c'è più rancore,
facciamo che andiamo avanti, voltiamo pagina ed andiamo oltre.
Facciamo che se ci incontriamo ci salutiamo amichevolmente e che
tutto finisce qua. - Jose decise che era un buon compromesso e con un
cenno di sorriso davvero sorprendente, capì che per quella sera era
tutto.
Aspettò, però.
Rimase lì ancora, non riteneva più di
doversene andare in fretta.
È che aspettava qualcuno.
Lo aspettava davvero.
Ci sperava.
Quello per cui, forse, in realtà, era
venuto.
Qualcuno che non venne per tutto il
tempo che rimase seduto lì fuori da solo.
Poi, con amarezza, decise che era ora
di finirla, quindi si alzò con pesantezza. Gli bruciava aver perso
lui. Su tutti, gli bruciava aver perso lui.
Però a volte non si potevano cambiare
le carte in tavola. A volte erano così e basta.
Bisognava essere uomini e guardare in
faccia i propri errori e superarli. Andare oltre.
Con un gran peso dentro, si sentì
stupido. Aveva superato molte cose, poteva superare anche quella.
Percorse i metri fino al cancello e solo quando l'aveva quasi varcato
sentì qualcuno raggiungerlo.
La sua presenza si sentiva ad occhi
chiusi e lontano un miglio.
Era veramente impossibile non notarlo.
Ed era una presenza di stile.
Ingombrante, quasi.
Si sentì contento come un idiota, si
girò e per un momento lo stomaco si contorse nel vederlo.
Cris si fermò, le mani ai fianchi, in
ombra. Potevano vedersi poco l'un l'altro.
Rimasero per un po' a fissarsi in piedi
uno davanti all'altro senza dirsi niente, Cris aveva le mani nelle
tasche. Alla porta di casa Jose vide Riky, Iker e Karim guardarli.
Quanto erano idioti tutti quanti. Perchè si interessavano tanto a
delle cazzate?
- Non sei convinto, non devi dirmi
niente. - Disse capendo di non volere ancora una volta la pietà di
nessuno.
Vide Cris indurirsi ulteriormente, il
desiderio di lasciarlo e andarsene dagli altri. Ma non lo fece.
Jose si accorse che non respirava più.
- Pensi che mi piaccia aver perso il
mio allenatore preferito? - Jose non trattenne la domanda.
- E Ferguson? -
- Ferguson è mio padre. - Rispose
ovvio e sicuro. Jose rabbrividì per un momento. Erano diversissimi
lui e Ferguson.
- Quindi io sono il tuo allenatore
preferito? - Chiese cercando contegno. La speranza interiore di avere
quella mano sulla sua schiena. Era tutto quello che desiderava, ora.
- Lo sei sempre stato e in qualche modo
lo sarai. Se smetterai di trattare chi ritieni uno scarto... beh,
come uno scarto! A te manca il rispetto per gli altri. È tutto qua.
E tutti lo meritano. È in questo che mi hai deluso, se te lo sei mai
chiesto durante quest'anno. Con Riky hai peggiorato la situazione, ma
anche con Iker poi l'hai fatto... con Karim... con molti! Ferguson è
stata la prima cosa che mi ha insegnato. Il rispetto. Il rispetto
verso noi stessi, verso gli altri, verso le cose, verso qualunque
cosa. Tu sei grande e ti fai amare quando vuoi. Sei davvero un
allenatore unico. Però una volta che tagli qualcuno fuori non hai
più rispetto per quello e a me questo... no... non mi va bene. Poi
hai peggiorato le cose facendo così proprio con Riky. Non poteva
andare diversamente, a queste condizioni. - Questo doveva essere il
massimo.
La spiegazione.
Jose rimase sorpreso, non si era
aspettato nemmeno quello.
Aveva pensato ad un discorso su Riky,
invece era qualcosa di più ampio.
Cris si strinse nelle spalle come per
dire 'ecco tutto.'
- Volevo che lo sapessi prima di
andartene. Non pensavo di dirtelo, ma Riky ha detto che tutti hanno
bisogno di crescere. Maturare, migliorare. Ma che non possiamo farlo
se non ci dicono i nostri errori. Spero ti possa essere utile,
davvero. - Jose non sapeva cosa dire a quel punto, aveva lo stomaco
stupidamente stretto.
In lontananza vide David raggiungere
Iker, lo vide prendergli fugacemente la mano e lo invidiò, guardò
ancora Karim che aspettava un finale. Vide Riky aspettare il suo
compagno.
Avevano il loro posto, le loro vite, le
loro soddisfazioni.
Lui, una volta via di lì, avrebbe
potuto trovarne altre.
Si doveva voltare pagina.
- Sono fatto così. Seguo le mie
convinzioni, sono una persona diretta. Non sarò mai falso. Per me è
non essere falso, per te è mancanza di rispetto. Punti di vista. -
Finirla così era davvero una merda, però. Non vide un solo
movimento nelle mani di Cris ancora nascoste nelle tasche, gli
bruciava che non gli toccasse la schiena anche lui.
- Non è un buon modo di essere fatti.
Voglio dire. Se vuoi mantenere dei rapporti. Se invece ti interessa
solo l'obiettivo e non il resto... - Anche Cris era molto diretto,
per questo gli era sempre piaciuto, fra le altre cose. E non si era
mai piegato. Aveva sempre fatto il suo ma non si era mai piegato.
Un altro scambio di sguardi diretti,
una sfida, l'eterna sfida. Cris non discuteva facilmente ma se lo
faceva bisognava prepararsi.
- Io voglio tutto. - Ammise alla fine.
Era il suo meglio. Il suo massimo.
A Cris venne da ridere. Era il solito,
non si sarebbe mai smentito ed era questa la sua bellezza, dopotutto.
Solo che in quella bellezza c'erano molti difetti. A volte potevi
passare sopra ai difetti. A volte no.
- Non puoi avere tutto. Devi scegliere.
Io preferisco i rapporti. - Con questo lui aveva concluso. Pensò che
non ci sarebbe stato più niente da dire.
Stava per girarsi e andarsene, era già
a metà e con lo sguardo basso quando Josè sorprese sé stesso per
primo e lo disse.
-Mi dispiace di come è andata. - Per
tutto, dopotutto.
Cris si fermò, fece l'accenno ad un
sorriso obliquo e particolare dei suoi che Jose amava tanto ed alla
fine, in quello che avrebbero considerato l'ultimo contatto anche se
alla fin fine si sarebbero rivisti ancora in allenamento, Cris alzò
il braccio e mise la mano sulla sua schiena.
Solo questo.
Niente parole.
Un ultimo scambio e poi ognuno per la
sua strada.
Così.
Semplicemente così.
E sentirsi leggeri.
Entrambi.
Jose riuscì anche a sorridere.
“Aveva torto Iker. Sono già contento
di essere venuto stasera. Non devo aspettare di essere sull'aereo.”
Non si cambiava né i fatti né sé
stessi, però sapersi guardare in faccia, sapersi perdonare almeno un
po', sapersi accettare, forse, a volte, era sufficiente.
Così José se ne andò via dalla loro
vista mentre Cris raggiungeva Riky, Karim entrava da Gonzalo e Iker
ringraziava Cris prima di venir trascinato via da David.
Ognuno la sua vita, ma più leggeri di
prima.
Più maturi, forse.
FINE