NOTE: questa l'avevo scritto dopo che ho saputo l'ufficialità dell'addio di Mourinho al Real, che si sapeva già da tempo. L'annuncio è venuto proprio il giorno del compleanno di Iker che, a sua volta è stato il giorno dopo l'addio al calcio di David. Per me era ovvio scrivere una fic. Alla fine a me piaceva molto Jose (il cui nome ho scoperto è corretto sia scritto con accento che senza). L'adoravo perchè anche se sono milanista e lui interista, restava un bravo allenatore adorato dai suoi ragazzi, una personalità di spicco ed accattivante. Mi piaceva. E nei suoi primi due anni al Real mi è piaciuto come è piaciuto ai suoi ragazzi. Poi nel terzo è andato tutto a rotoli, ha cominciato trattando male Riky, grave errore, ed è andato avanti litigando con tutti, i più vistosi sono stati Iker, Sergio e Cris. Ora. Litigare con Sergio è facile, con lui prima gridi e poi ti abbracci. Litigare con Iker ce ne vuole. Litigare con Cris significa cercarsela perchè è estremamente professionale. Ma non solo. Lui adorava Jose. Il fatto che il rapporto sia andato così a rotoli fa capire quale fosse la situazione lì dentro. Così volendo un po' capire cosa sia successo, volendo un po' salutare un allenatore che finchè non è impazzito mi è piaciuto moltissimo, ho scritto questa fic.
È il congedo di Jose con alcuni membri importanti della sua panchina madridista. Ovvero Karim, Iker, Riky e Cris. In che modo? Leggere.
Ho fatto il banner, ho scelto immagini dei primi due anni per far capire meglio la questione... che le cose sono cambiate solo in quest'ultimo anno.
Buona lettura.
Baci Akane
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CONGEDO



/Goodbye - Depeche Mode /

Perfino per lui non sarebbe stato difficile capire quanto pessima fosse come idea accettare.

E lui di faccia tosta ne aveva sempre molta.
Però Iker era venuto a casa sua a chiederglielo spiazzandolo completamente.
Quando l'aveva visto per poco non era caduto dalla sedia dello studio.
Paralizzato, l'aveva guardato senza mascherare il suo enorme stupore.
- Fra tutti non pensavo saresti venuto proprio tu! -
Disse senza peli sulla lingua.
Iker sorridendo in modo strano, alzò le spalle ed allargò le braccia.
- Eccomi qua invece! - José storse il naso guardandolo un istante.
- Beh, però in effetti fra i combattenti sei uno dei pochi che potrebbe buttare le armi per primo. - Non era scemo, immaginava perchè era lì.
Se si fosse trattato di Pepe avrebbe pensato che fosse un rinfacciamento, ma Iker non era tipo.
- Bevi qualcosa? - Iker scosse il capo.
- Sono di passaggio. - Esitò, José si alzò e si sedette davanti alla scrivania invitando Iker a sedersi nella sedia proprio davanti a lui.
Il capitano lo fece sentendosi strano. Per i primi due anni di panchina mourinhana era venuto spesso lì. Durante l'ultimo anno, invece, mai.
- Sei venuto a salutarmi? Guarda che non vado via domani... il campionato non è finito. - Iker scosse il capo.
- No, volevo invitarti alla mia festa di compleanno, stasera faccio qualcosa da me, ho invitato tutti... - Esitò ancora, abbassò lo sguardo, sospirò. - Ti va di fare un salto? - José rimase paralizzato, le braccia strette incrociate sul petto. Il cuore per un momento aveva mancato un battito.
Per un anno intero non aveva più ricevuto inviti simili mentre per i precedenti due erano state cose all'ordine del giorno.
- Davvero vuoi che venga? E sei così disposto perchè hanno annunciato il mio ritiro? - Iker strinse le labbra amaro aspettandosi una risposta del genere.
Alzò lo sguardo e piegò la testa paziente, com'era nel suo stile. Mai combattivo, mai arrabbiato. Poteva essere triste, deluso, amaro ma mai arrabbiato davvero.
- No, lo sono perchè dopotutto è finita. In un modo o nell'altra. E... e penso che nel bene o nel male noi ti dobbiamo lo stesso molto. Io che sono qua da molti anni so cos'eravamo prima. L'ultima Champions l'abbiamo vinta nel 2003, poi abbiamo passato gli anni ad uscire agli ottavi od ai quarti quando andava bene. Solo con te siamo arrivati sempre in semifinale. Ed la Liga? L'ultima l'abbiamo vinta nel 2007. Poi sei arrivato tu e ce ne hai data finalmente un'altra. -
José non sapeva bene come interpretare quelle parole, era impreparato ad un confronto con lui, specie così tranquillo. Ma del resto con lui non si potevano avere scontri più duri.
- Se è il tuo modo di ringraziarmi lo accetto. Però non penso sia il caso che venga alla tua festa. - Iker rimase seduto ancora un po' a fissarlo pensieroso, serio.
Era molto adulto, in effetti.
- Pensavo fosse una buona occasione per andartene in modo meno brutto di come hai passato il resto dell'anno... - Ammise con un pizzico di insolenza.
Poi alzò le mani, si scusò per averlo detto, si alzò e si avviò alla porta.
- Fa come credi, se vieni io ho piacere. Ho un bel ricordo dei due anni precedenti a questo. E che ci credi o no, mi è dispiaciuto per quello che è successo quest'anno. Davvero. Credimi. Perchè so bene che se non fosse stato per questo distacco fra te e noi, avremmo vinto tutto. Quindi fidati che mi dispiace. -
In seguito aprì la porta ed uscì senza aspettare altro.

Jose rimase inebetito sul posto a guardarlo.
E dunque?
Come lo doveva interpretare?
L'aveva preso così in contropiede che non sapeva più cosa pensare, non si era aspettato un invito da parte di Iker, oltretutto pensava davvero fosse fuori luogo.
Però forse, dopotutto, non aveva torto.
Se ne andava da perdente ed erano tutti nella stessa barca. Tutti avevano sbagliato qualcosa durante l'anno, ormai andava via, forse valeva la pena voltare pagina e farlo come si doveva.

Rimase a pensarci tutto il resto della giornata, alla fine aveva deciso di essere sé stesso e non smentirsi sul finale.
Il vero Jose Mourinho sarebbe andato, questo era quanto.
Non sapeva bene perchè, lo fece e basta.
Sapeva che era una pessima idea, ma prese una bottiglia di vino pregiato dalla propria cantina, si vestì bene ma non in modo eccessivo ed uscì.
Iker non abitava lontano dal suo quartiere.
La villa era già gremita di gente, il cancello era aperto, persone ancora arrivavano. Non avrebbero notato la sua presenza, forse.
Si sentiva vagamente idiota, lui solitamente voleva essere notato e lasciare il segno.
Solitamente.
Si strinse nelle spalle e si mandò al diavolo.
Sicuramente sarebbe stata una serata di merda, ma tanto valeva completare l'anno come meritava.
Quando entrò per un istante si perse nella folla, rimase fermo a cercare Iker, già pentito di essere passato.
Pensando di fare solo il minimo sindacale, ovvero fargli gli auguri e dargli la bottiglia per poi andarsene, lo notò in un angolo in compagnia di qualcuno. Il suo viso era molto felice, era davvero luminoso come quell'anno non l'aveva ancora visto. Rimase stupito per un momento nel vederlo così profondamente contento.
Lo invidiò, fu un sentimento spontaneo inspiegabile.
Poi riconobbe la persona con cui parlava, David Beckham. Si diceva che i due avessero una relazione, immaginava fosse vero.
Iker lo notò e chiese un momento al suo compagno, lo raggiunse e mentre si faceva strada si sentì gli occhi di alcuni addosso, percepì l'astio nelle ossa, ormai era abituato a quella sensazione.
Di norma gli piaceva, adesso lo metteva a disagio.
Era chiaro che pensavano 'con che faccia tosta viene?'
Iker era sorpreso di vederlo, lo salutò, gli strinse la mano e con spontaneità non si risparmiò:
- Non pensavo venissi... - Jose sogghignò ed alzò le spalle.
- E' solo perchè sei stato gentile ad invitarmi, non mi fermerò... il tempo di darti questa e farti gli auguri. -
Era sbrigativo, si sentiva anche torturato.
Iker prese la bottiglia di vino, non se ne intendeva ma ringraziò e lo baciò di nuovo.
- Dai, fermati un po', ti prendo da bere? Ci sono anche Angel e Luka da qualche parte... - Sapeva che con loro due andava ancora d'accordo. Non sapeva cosa dire di Gonzalo e Karim, la situazione con loro era così strana...
José tentò di rifiutare ma Iker si dimostrò fermo, sparì qualche secondo e riapparve con un bicchiere di spumante.
José alla fine lo prese e disarmato alzò e lo ringraziò brindando a lui.
- Allora auguri... - ora cominciava a sentirsi a disagio, non sapeva più cosa dire e capiva che era stato stupido venire.
- Sono contento che sei venuto... - ma non sapeva se fosse vero o cosa. Alla fine non voleva rovinare niente, quindi bevve e senza trattenerlo oltre inventò una scusa qualunque fingendo di aver visto qualcuno che voleva salutare. Ovviamente contava di uscire di nascosto quando Iker non avrebbe visto.
Gli seccava fare il ladro, ma riteneva che fosse meno imbarazzante per lui andarsene in sordina.
Si odiava, non aveva avuto senso venire.
Quando fu fuori dalla vista di Iker, puntò la porta, ci era quasi arrivato quando venne intercettato, alzò gli occhi al cielo prima di girarsi e vedere di chi si trattava.
Lo vide e si paralizzò un istante.
Lo vedeva ogni giorno, ma vederlo in un altro contesto era molto strano.
- Cosa fai qua? - Karim lo stava tenendo per il braccio, Jose si sciolse secco e imprecò.
- Niente, mi ha invitato Iker, sono passato per cortesia a fare gli auguri e sto andando! - Karim irrigidì il collo per un momento.
- Davvero ti ha invitato lui? - Tutti sapevano la diatriba che c'era fra i due. José rise amaro.
- Sì, strano vero? - Karim era sempre così spontaneo.
Gli sarebbe piaciuto sempre.
Perchè doveva torturarlo?
Ogni volta lui arrivava.
- Direi... - rimasero in un pesante imbarazzante silenzio, si guardarono un po' e poi Jose, dandosi dello stupido, tagliò corto.
- Beh, vi lascio festeggiare come si deve, me ne vado... - Sgusciò via e per un momento pensò di avercela fatta. In effetti raggiunse la porta che era aperta, percorse pochi metri del giardino quando fu fermato di nuovo, la presa era sempre quella.
- Dai, fermati un attimo! Sei appena arrivato! - ovviamente sapeva anche quello.
- E perchè dovrei? -
Karim alzò le spalle.
- Iker ci rimarrebbe male... -
- Sì beh... non capisco perchè mi ha invitato... - Karim sorrise divertito.
- Perchè lui è Iker? Gli vuoi bene a perchè fa queste cose! Quelle giuste! - Era una bella frecciata verso di lui e Jose seccato rispose subito pronto.
- Non è che non gli voglio bene, ho solo un'opinione diversa da lui, potrò averla o no! - Karim rise di gusto e stiracchiandosi si sedette su un divano a dondolo poco più in là.
Da lì li vedevano da dentro tramite le vetrate aperte, c'era anche abbastanza luce.
Così Jose decise di fare ancora un po' di presenza e si sedette.
Comunque era Karim, fra tutti era uno dei pochi che andava bene rivedere.
Si erano lasciati di nuovo, aveva deciso di mettere tutto via e andarsene in un'altra città. La cosa giusta da fare.
- Come ti senti? - Chiese Karim con le mani dietro la nuca, Jose era seduto ricurvo, guardava avanti a sé e Karim guardava la sua schiena.
Alzò le spalle.
- Come vuoi che mi senta? Come un perdente! Sai quanto odio sentirmi così! -
Karim scosse il capo accennando ad un sorrisetto ironico.
- E perchè hai permesso di arrivare a questo punto? - Jose si rivoltò seccato verso il ragazzo, lo sguardo truce.
- Mi fai la paternale proprio tu? - il francese rise di nuovo.
- Sono il solo che può! - Rispose ironico, Jose un po' si rilassò, poi la sua attenzione fu attirata da Cristiano, incrociarono gli sguardi ma il giovane non fece un solo cenno di saluto ed il più grande ci rimase male. Karim notò subito la scena.
- Era il tuo pupillo, vi adoravate. Tutti ti adoravano. Una volta queste serate si facevano da te. C'era qualcosa da festeggiare? Casa del mister! Era una prassi! Perchè quest'anno è andata così? Non dirmi che sono stato io... hai sempre avuto casini sentimentali, non ti hanno mai distratto. - Ci aveva pensato molto, Jose rimase di stucco da tanta sicurezza.
Lo guardò da oltre la sua spalle ed alla fine si appoggiò accanto con la schiena, si guardò le mani intrecciate. Non sapeva bene cosa dire, si sentiva fuori luogo ed odiava sentircisi. Anche se era abituato, quella sera era insofferente.
- Non lo so Karim. Io dopo due anni mi stufo delle squadre, ho bisogno di cambiare tutto, mi sento imprigionato dopo un po' e non rendo più. È così che è sempre andata. Florentino doveva lasciarmi andare l'anno scorso invece che obbligarmi a restare. - Karim si morse il labbro. Gli dispiaceva, era sincero.
- Sono stati due anni grandiosi. Ti avremmo ricordato come il miglior allenatore mai avuto. - Soprattutto per uno di loro sarebbe stato così. Quello che ora nemmeno lo salutava più.
José continuava a guardare Cristiano pensieroso, oscurato, chiedendosi di continuo come fosse possibile un cambiamento simile.
- Mi chiedo anche io cosa è successo... - Ed era una domanda molto generica e ad ampio spettro.
Ma Karim non era bravo in quel tipo di cose.
Sospirò e gli mise una mano sulla schiena. Anche se aveva avuto molti problemi con lui, si era innamorato e non l'avrebbe mai negato.
- E' successo che un cavallo selvaggio non lo imbrigli, lo tieni in un recinto per un po', poi troverà sempre il modo di andarsene. - Karim a quel punto si alzò sentendosi meglio con sé stesso per aver dato quell'ultima sentenza, più a sé stesso che altro.
Si stiracchiò di nuovo, Jose per quel tocco si era sentito male un istante, i brividi l'avevano attraversato. Comunque non l'avrebbe dimenticato. Mai.
Karim era stato importante in quel suo secondo anno a Madrid, aveva vissuto qualcosa di molto intenso con lui e gli era entrato dentro, emotivamente l'aveva devastato ma aveva ragione. Non era stato lui a rovinare tutto.
Ancora non capiva.
Lo guardò andarsene, lo scambio di sguardi non sarebbe stato l'ultimo, però fra loro due sì. Jose e Karim ex amanti sì. Era l'ultimo. Poi si sarebbero salutati Jose e Karim allenatore e giocatore.
Rimase qualche istante seduto nel dondolo a guardare in basso. Era tutto così strano e sfiancante.
Eppure qualcosa dentro di sé gli diceva anche che era giusto stare lì, glielo diceva davvero.
Non sentì la sua presenza arrivare.
La sua era sempre la più mite e silenziosa.
Non lo notavi mai.
Arrivava come l'inizio di una canzone al pianoforte, una canzone lenta, classica, elegante. Bella. Che poi cresceva e diventava un'opera.
Sentì la sedia a dondolo muoversi un po' e si girò sorpreso. Fu peggio nel vedere chi era.
Sorrise amaro, era la serata degli addii? Pensava di potersela risparmiare. Forse era giusto così.
Ricardo sorrideva.
- Non so come cazzo fai a sorridere sempre! - Disse fuori dai denti, come al solito, distogliendo subito lo sguardo. Era troppo pulito quello di Riky, in pochi lo sostenevano per più di qualche secondo.
- Dovrei piangere? - Rispose sorridendo ancora.
- Lo sai tu! - Disse secco.
- Dobbiamo lasciarci davvero così? - Chiese poi serio il ragazzo. Jose era insofferente verso quella cosa ma evidentemente era un'espiazione.
- Avanti, cosa c'è? - Fece infatti poco dopo sbuffando.
- Volevo salutarti, ti ho visto qua fuori da solo... -
- Ti ho fatto pietà? - Disse amaro e glaciale, lo sguardo che gli lanciò era sottile e affilato come una lama, accusatore. Ricardo gli mise una mano sulla spalla, era morbido. Perchè era così?
- Non stare sempre sulla difensiva. Va tutto bene. Volevo solo salutarti. - A quel punto smise di attaccare. Capì che era ora di finirla, evidentemente.
- Sai cosa mi è venuto in mente ora? - Disse cambiando apparentemente discorso. Riky si appoggiò sulle ginocchia coi gomiti per guardarlo.
- Cosa? -
Jose non ricambiava lo sguardo però erano nella stessa posizione.
- Quando abbiamo parlato quel giorno... cos'era, settembre? Quando io ero deciso a non metterti in campo assolutamente e tutti facevano quell'assurda lotta in tuo favore, chi più chi meno. Lentamente è da lì che le cose si sono deteriorate. Tutti ti difendevano e mi andavano contro ed è una cosa che io non ho mai sopportato. Quando discutono le scelte del mister. Una sera mi hai parlato e detto una cosa. Non penso che posso dimenticarlo. -
Riky cercò di ricordare, gliene aveva dette di cose...
- Hai detto precisamente queste parole, io non le ho più scordate. “Tu, quando ti ritroverai a perdere tutti i tuoi obiettivi perchè Cris se ne sarà andato, fammi un favore. Vieni a spiegarmi come ti sentirai perchè sono proprio curioso! “ - Lasciò correre qualche istante, Riky ricordò il momento. Lo aveva convocato e poi mandato in tribuna per l'ennesima volta, era stato il ritorno della supercoppa di Spagna. Così esasperato gliene aveva dette un paio, sempre senza gridare o mancare di rispetto. Ed era uscita quella frase in riferimento al fatto che Cris si stava staccando tanto da lui perchè Jose stava trattando male il suo compagno, ovvero Riky. E di stare attento che andando avanti così Cris se ne sarebbe andato davvero. - Ho passato i giorni e le settimane, per non dire tutto stasera, a chiedermi cosa fosse successo. Quando io ho perso tutto. - Altra pausa significativa. Lo sguardo di Jose passò finalmente su quello di Riky che si sentì strano, oltre che osservato da tutti quelli dentro. - Quando ti sei seduto mi è venuto in mente quel dialogo, mi son ricordato che me l'avevi detto. Penso che tu avessi ragione. Che io ho perso tutto quando ho perso Cris. Non si è trasferito ma è stato come se fosse successo. Non ha giocato male, ha segnato come sempre tanto, è rimasto il giocatore più importante della squadra, ma da quando fra me e lui le cose si sono rotte, dall'autunno in poi, lentamente tutto è precipitato e non ci siamo più ripresi. Tutto il resto, con la squadra, è stata una conseguenza, come un domino. Ma la prima tessera, quella più importante è stata questa. -
Jose poteva dirsi sicuro della prognosi, ci aveva pensato davvero tanto fino ad ossessionarsene, ora finalmente con Riky poteva ammetterlo.
Glielo aveva detto veramente e c'era da accapponarsi la pelle per una previsione tanto precisa.
Gli aveva detto che avrebbe perso Cris e che con lui avrebbe perso tutti i suoi obiettivi.
Riky stesso ci rimase, sapeva che dentro da qualche parte Cris li stava guardando e sapeva che non intendeva venire a parlarci.
Gli aveva giurato che non l'avrebbe più fatto, che con lui era finita, che l'aveva deluso.
- E' cominciata trattando male me, è continuata litigando con Iker e Sergio e Cris. I tre più importanti e più influenti della squadra. Cris si è portato dietro i suoi portoghesi, brasiliani ed affini. Sergio ed Iker tutti gli spagnoli. Gli altri stranieri si sono un po' gestiti da soli però essendo uniti a tutti noi, il risultato non poteva che essere uno. -
Cercava di essere meno drastico. Non gli piaceva che la colpa fosse in qualche modo di Cris.
- Però è partito con quel 'Sono triste' di Cristiano che era rivolto alla situazione fra te e me, in quel periodo era la sola cosa che non andava. Perchè dopo Iker e Sergio hanno cominciato a contestare le mie scelte e a discutere. -
Jose ora era molto deciso e sicuro ed era girato verso Riky, i due si guardavano e si fronteggiavano, non stavano litigando ma sembravano pronti a farlo, Jose soprattutto.
Rky si fermò e storse la bocca contrariato. Però era vero.
Era cominciato così.
La china era quella.
- Allora è mia la colpa. Perchè se io non fossi stato il giocatore di troppo, nei tuoi piani, non sarebbe successo niente. Se io me ne fossi andato quell'estate forse avreste vinto. Nessuno si sarebbe schierato contro di te, nessun domino, niente. - Amarezza.
Riky aveva gli occhi lucidi. Era tipico suo fare ammenda, ammettere le proprie colpe prima degli altri.
Jose pensò che in ogni caso nessuno al suo posto l'avrebbe ammesso a quel punto.
Scosse il capo e sospirò stanco lui stesso di tutto quello.
- La colpa è del mio modo di fare. La verità è che io mi sono stufato dopo il secondo anno, avevo bisogno di cambiare, è una cosa sistematica che mi succede sempre da qualche tempo a questa parte. Resisto poco. Io volevo andare via la scorsa estate, Florentino mi ha convinto a restare. Dovevo andarmene. Sono diventato insofferente verso tutto e tutti e... e non ho più guardato in faccia nessuno. È questo che ha dato fastidio a tutti, no? Il mio modo di fare da pezzo di merda. Non stavo più lì per voi, non mi prendevo più cura di voi. Ero lì solo per fare un lavoro. Non vi è piaciuto questo. - Riky si strinse nelle spalle ed inarcò le sopracciglia.
- Immagino sia così... - rimasero in silenzio, ormai era finita, cosa serviva analizzarsi?
Per non fare gli stessi errori.
- Ormai è andata. Quel che è rotto è rotto. - con gli occhi cercò di nuovo Cristiano. Era il rapporto che gli bruciava maggiormente. Era il suo giocatore preferito in assoluto. Aveva adorato Ibra e Didier, ma Cristiano per lui era stato incredibile e continuava ad esserlo. Pur giocando in una situazione interna di squadra non congeniale, per niente serena, lui aveva fatto una stagione incredibile.
Per lui Cristiano sarebbe sempre stato speciale e pensare che nel rincontrarlo magari non l'avrebbe mai salutato come faceva Didier tutt'ora, gli dispiaceva.
Non poteva certo negarlo, sarebbe stato sciocco.
Riky intuì la direzione dei suoi pensieri e lo vide sinceramente dispiaciuto. Alla fine gli mise una mano sulla schiena anche lui e alzandosi gli sorrise, perchè lui lo faceva sempre.
- Niente finisce per davvero. C'è sempre il modo di sistemare le cose. - Il suo eterno ottimismo.
Dopo di questo, proprio come la composizione al pianoforte a cui aveva pensato prima, si dissolse nel silenzio.
Era sempre uno che lasciava il segno.
Anche Karim lo era, ma Karim lasciava il segno perchè devastava una volta che entrava dentro.
Jose cercò di nuovo di andarsene ma non ci fu di nuovo verso.
In effetti sperava che venisse una persona che però sapeva non sarebbe mai venuta.
E, proprio come sospettava, così fu.
Iker lo tirò giù dandogli un altro bicchiere di spumante da bere. Jose sorrise poco sorpreso.
Mancava il chiarimento anche con lui.
Soprattutto con lui.
Alla fine nella seconda metà del campionato aveva usato Riky, solo in Liga e solo perchè ormai era andata a puttane. Però l'aveva messo in campo. Con Iker non l'aveva fatto. Trovato una scusa valida, l'aveva tenuto in panchina. Diego Lopez, arrivato per sostituire la sua mano rotta, si era rivelato bravo.
Iker non aveva un posto di diritto solo perchè era il capitano.
Quindi si era comportato anche peggio con Iker, perchè era stato solo principio il suo, non un effettiva convinzione che Mesut, Luka ed Angel fossero meglio di Riky.
Sapeva bene che Diego non era meglio di Iker e che gli spettava di diritto quel posto. Però l'orgoglio era stato insormontabile.
- Me lo dici perchè diavolo hai voluto che venissi? - Disse Jose subito senza peli sulla lingua, non ce la faceva più.
Ancora gli sguardi di tutti e dei chiarimenti pesanti. E mai quello che per lui contava più di tutti.
- Ti adorava, Jose. Tutti noi ti adoravamo, ma lui stravedeva per te. Il rapporto che avevate l'ho visto fra pochi. Ed ora non ti saluta, non ti guarda, non ti parla. - Jose capì subito di chi parlava, contrasse la mascella e quasi ruppe il bicchiere, Iker fece un'aria consapevole, di chi aveva colpito.
Gli prese il bicchiere di mano e lo mise giù, poi si mise in avanti sulla sedia a dondolo e aspettò che lo guardasse. Vedeva un fondo di ferita nello sguardo del suo allenatore.
- E' per questo che ti ho fatto venire. - Fece allora parlando serio ed intenso, puntò il suo sguardo ferito. - Per lo sguardo che hai ora. - Jose si irrigidì sgranando gli occhi. - Perchè ti sei pentito di tutto e non sai come rimediare. Anzi no, ti sei pentito solo di aver permesso a Cristiano di voltarti le spalle. L'unica cosa di cui ti sei pentito. Ma se non fosse successo, almeno metà squadra l'avresti ancora dalla tua parte... - Iker questa volta era sincero.
- E tu perchè ti sei messo a discutere le mie decisioni? È una cosa che odio! - Sbottò cercando di deviare l'argomento. Aveva di nuovo la maledetta impressione di far pena a qualcuno e lo odiava. Lui e Riky erano uguali, dopotutto.
Iker si strinse nelle spalle.
- Io difendo la mia squadra, faccio quello che ritengo giusto per loro. Vado contro tutto e tutti se necessario, come fai di solito tu per i tuoi ragazzi. - Jose non disse più niente. Sapeva che era vero, lo faceva. Tutte le numerose espulsioni non erano un caso.
Alla fin fine avevano fatto un po' la stessa cosa, solo uno contro l'altro. Jose aveva difeso le proprie idee ad ogni costo, Iker i suoi compagni, quelli che riteneva andassero difesi.
Rimasero in silenzio per un po', poi Iker vedendo che Riky stava parlando con Cris, dentro, piegò le labbra e si decise. Gli mise la mano sulla schiena anche lui e Jose capì che serata era.
Quella dei perdoni.
Ma lui non aveva niente da farsi perdonare!
Aveva fatto quello che riteneva giusto!
- Anche se tu pensi che non serva, sappi che quando prenderai l'aereo per Londra ricorderai questa sera e sarai felice di essere venuto. -
Poi si alzò, gli sorrise anche lui ed aggiunse leggero.
- Facciamo che non c'è più rancore, facciamo che andiamo avanti, voltiamo pagina ed andiamo oltre. Facciamo che se ci incontriamo ci salutiamo amichevolmente e che tutto finisce qua. - Jose decise che era un buon compromesso e con un cenno di sorriso davvero sorprendente, capì che per quella sera era tutto.
Aspettò, però.
Rimase lì ancora, non riteneva più di doversene andare in fretta.
È che aspettava qualcuno.
Lo aspettava davvero.
Ci sperava.
Quello per cui, forse, in realtà, era venuto.
Qualcuno che non venne per tutto il tempo che rimase seduto lì fuori da solo.
Poi, con amarezza, decise che era ora di finirla, quindi si alzò con pesantezza. Gli bruciava aver perso lui. Su tutti, gli bruciava aver perso lui.
Però a volte non si potevano cambiare le carte in tavola. A volte erano così e basta.
Bisognava essere uomini e guardare in faccia i propri errori e superarli. Andare oltre.
Con un gran peso dentro, si sentì stupido. Aveva superato molte cose, poteva superare anche quella. Percorse i metri fino al cancello e solo quando l'aveva quasi varcato sentì qualcuno raggiungerlo.
La sua presenza si sentiva ad occhi chiusi e lontano un miglio.
Era veramente impossibile non notarlo. Ed era una presenza di stile.
Ingombrante, quasi.
Si sentì contento come un idiota, si girò e per un momento lo stomaco si contorse nel vederlo.
Cris si fermò, le mani ai fianchi, in ombra. Potevano vedersi poco l'un l'altro.
Rimasero per un po' a fissarsi in piedi uno davanti all'altro senza dirsi niente, Cris aveva le mani nelle tasche. Alla porta di casa Jose vide Riky, Iker e Karim guardarli. Quanto erano idioti tutti quanti. Perchè si interessavano tanto a delle cazzate?
- Non sei convinto, non devi dirmi niente. - Disse capendo di non volere ancora una volta la pietà di nessuno.
Vide Cris indurirsi ulteriormente, il desiderio di lasciarlo e andarsene dagli altri. Ma non lo fece.
Jose si accorse che non respirava più.
- Pensi che mi piaccia aver perso il mio allenatore preferito? - Jose non trattenne la domanda.
- E Ferguson? -
- Ferguson è mio padre. - Rispose ovvio e sicuro. Jose rabbrividì per un momento. Erano diversissimi lui e Ferguson.
- Quindi io sono il tuo allenatore preferito? - Chiese cercando contegno. La speranza interiore di avere quella mano sulla sua schiena. Era tutto quello che desiderava, ora.
- Lo sei sempre stato e in qualche modo lo sarai. Se smetterai di trattare chi ritieni uno scarto... beh, come uno scarto! A te manca il rispetto per gli altri. È tutto qua. E tutti lo meritano. È in questo che mi hai deluso, se te lo sei mai chiesto durante quest'anno. Con Riky hai peggiorato la situazione, ma anche con Iker poi l'hai fatto... con Karim... con molti! Ferguson è stata la prima cosa che mi ha insegnato. Il rispetto. Il rispetto verso noi stessi, verso gli altri, verso le cose, verso qualunque cosa. Tu sei grande e ti fai amare quando vuoi. Sei davvero un allenatore unico. Però una volta che tagli qualcuno fuori non hai più rispetto per quello e a me questo... no... non mi va bene. Poi hai peggiorato le cose facendo così proprio con Riky. Non poteva andare diversamente, a queste condizioni. - Questo doveva essere il massimo.
La spiegazione.
Jose rimase sorpreso, non si era aspettato nemmeno quello.
Aveva pensato ad un discorso su Riky, invece era qualcosa di più ampio.
Cris si strinse nelle spalle come per dire 'ecco tutto.'
- Volevo che lo sapessi prima di andartene. Non pensavo di dirtelo, ma Riky ha detto che tutti hanno bisogno di crescere. Maturare, migliorare. Ma che non possiamo farlo se non ci dicono i nostri errori. Spero ti possa essere utile, davvero. - Jose non sapeva cosa dire a quel punto, aveva lo stomaco stupidamente stretto.
In lontananza vide David raggiungere Iker, lo vide prendergli fugacemente la mano e lo invidiò, guardò ancora Karim che aspettava un finale. Vide Riky aspettare il suo compagno.
Avevano il loro posto, le loro vite, le loro soddisfazioni.
Lui, una volta via di lì, avrebbe potuto trovarne altre.
Si doveva voltare pagina.
- Sono fatto così. Seguo le mie convinzioni, sono una persona diretta. Non sarò mai falso. Per me è non essere falso, per te è mancanza di rispetto. Punti di vista. - Finirla così era davvero una merda, però. Non vide un solo movimento nelle mani di Cris ancora nascoste nelle tasche, gli bruciava che non gli toccasse la schiena anche lui.
- Non è un buon modo di essere fatti. Voglio dire. Se vuoi mantenere dei rapporti. Se invece ti interessa solo l'obiettivo e non il resto... - Anche Cris era molto diretto, per questo gli era sempre piaciuto, fra le altre cose. E non si era mai piegato. Aveva sempre fatto il suo ma non si era mai piegato.
Un altro scambio di sguardi diretti, una sfida, l'eterna sfida. Cris non discuteva facilmente ma se lo faceva bisognava prepararsi.
- Io voglio tutto. - Ammise alla fine. Era il suo meglio. Il suo massimo.
A Cris venne da ridere. Era il solito, non si sarebbe mai smentito ed era questa la sua bellezza, dopotutto. Solo che in quella bellezza c'erano molti difetti. A volte potevi passare sopra ai difetti. A volte no.
- Non puoi avere tutto. Devi scegliere. Io preferisco i rapporti. - Con questo lui aveva concluso. Pensò che non ci sarebbe stato più niente da dire.
Stava per girarsi e andarsene, era già a metà e con lo sguardo basso quando Josè sorprese sé stesso per primo e lo disse.
-Mi dispiace di come è andata. - Per tutto, dopotutto.
Cris si fermò, fece l'accenno ad un sorriso obliquo e particolare dei suoi che Jose amava tanto ed alla fine, in quello che avrebbero considerato l'ultimo contatto anche se alla fin fine si sarebbero rivisti ancora in allenamento, Cris alzò il braccio e mise la mano sulla sua schiena.
Solo questo.
Niente parole.
Un ultimo scambio e poi ognuno per la sua strada.
Così.
Semplicemente così.
E sentirsi leggeri.
Entrambi.
Jose riuscì anche a sorridere.
“Aveva torto Iker. Sono già contento di essere venuto stasera. Non devo aspettare di essere sull'aereo.”
Non si cambiava né i fatti né sé stessi, però sapersi guardare in faccia, sapersi perdonare almeno un po', sapersi accettare, forse, a volte, era sufficiente.
Così José se ne andò via dalla loro vista mentre Cris raggiungeva Riky, Karim entrava da Gonzalo e Iker ringraziava Cris prima di venir trascinato via da David.
Ognuno la sua vita, ma più leggeri di prima.
Più maturi, forse.

FINE