CAPITOLO I:
L’IMPORTANTE E’
CAPIRLO
I piedi erano
alzati sul tavolo, le scarpe da ginnastica rigorosamente indosso. Era
seduto
stravaccato col sedere sulla punta della sedia imbottita, le mani
comodamente
intrecciate sullo stomaco e la testa abbandonata all’indietro, la nuca
sullo
schienale, gli occhi avrebbero guardato il soffitto, per la posizione,
se
fossero stati aperti. Dall’immobilità ed il respiro regolare sembrava
fosse
addormentato. Agli orecchi le cuffie e la musica dell’ i-pod che si
sentiva
anche da fuori.
Canzoni rock ed
hip hop si alternavano ma non si capiva se poi il ragazzo le ascoltasse
effettivamente.
Quando José entrò
vide Karim nel suo studio in quella posa plastica come se credesse di
essere a
casa sua, oppure si pensasse una statua. O tutte e due.
Alzò un
sopracciglio scettico.
Karim era nel
suo studio sulla sua sedia mezzo steso e coi piedi sulla sua scrivania.
E dormiva!
Non ci perse un
secondo e non ebbe riguardi, facendo il giro della scrivania diede un
calcio
alla sedia e lo buttò semplicemente giù. Il tonfo fu sordo e quando il
ragazzo
fu a terra con una valanga di insulti doloranti e furiosi, si raddrizzò
la
sedia e vi si sedette trionfante come niente fosse, poi si voltò verso
Karim ai
suoi piedi, di fianco, e fissandolo con aria di sufficienza di chi si
prendeva
gioco di qualcuno, disse:
- Volevi
qualcosa? -
Karim lo guardò
torvo da terra e togliendosi le cuffie facendole cadere intorno al
collo,
rispose truce:
- Non certo
essere buttato giù in questo modo! - José alzò le spalle:
- Eri seduto
sulla mia sedia coi piedi sulla mia scrivania. Te la sei cercato! - Ne
era
convinto e Karim scosse il capo capendo che non c’era da discutere. Con
lui non
c’era mai da discutere.
Alla fine si alzò
brontolando sotto voce in francese e mettendosi a sedere davanti alla
scrivania
fece un paio di sospiri profondi e calmatosi lo fissò con serietà,
aveva uno
sguardo molto diretto e penetrante e José anche se non lo diede a
vedere ne
rimase colpito.
- Insomma, si può
sapere che diavolo vuoi? -
- Lo sai bene
cosa voglio! - José non fece cenno d’aver capito, rimase imperturbabile
con
aria accattivante, la sua solita. Eppure già solo per quello avrebbe
dovuto
come minimo vacillare!
- Ti sembra il
posto? - Chiese solo perfettamente composto.
- Non è mai il
posto giusto, per te! Né l’ora, né il momento, né il giorno, né un
cazzo! -
Sbottò seccato, la sua pazienza era sempre molto scarsa ma tendeva
comunque a
non arrabbiarsi di frequente. José lo metteva sempre a dura prova!
L’uomo più
grande si appoggiò allo schienale ed intrecciò le dita sullo stomaco in
una
posa comoda di chi era sicuro di sé e non aveva niente che non andava.
Sempre
quella dannata espressione divertita. Non lo sopportava quando faceva
così!
- Siamo in sede,
nel mio ufficio, ti sembra il posto davvero, Karim? - Chiese con
semplicità,
allusivo e provocatorio. Karim sospirò insofferente e si alzò in piedi
di
scatto, quindi scuotendo il capo fece il gesto di mandarlo a quel paese
senza
riguardi, dopo di che uscì sbattendo addirittura la porta.
José rimase
impassibile a fissarla per qualche istante, poi sospirò e si fece cupo
e torvo,
non era certamente facile come voleva farla sembrare ma gli serviva più
tempo
per pensarci, tutto lì.
I ricordi, a
quel punto, furono prepotenti per entrambi.
***
Era un periodo
in cui Karim era particolarmente teso e di cattivo umore, sembrava che
qualcosa
lo preoccupasse ma non era mai stato un ragazzo molto aperto. Non era
eccessivamente chiuso e sulle sue ma nemmeno un mostro di espansività.
José con lui era
sempre sul chi vive poiché era particolare.
Tutti i suoi
ragazzi lo erano ed ognuno andava trattato in modo diverso, con ognuno
una
strategia a sé.
Quello con cui
era più apprensivo in assoluto era Ricardo perché era di gran lunga il
più
emotivo: stava recuperando con fatica la sua splendida forma di un
tempo, aveva
ancora da lavorare ma si stava impegnando molto e ce la stava facendo,
le volte
in cui era in giornata si rivelava prezioso e lui si pregustava il
momento in
cui sarebbe riuscito a tprmare il Bambino -cresciuto- D’Oro di un
tempo, quello
che in qualunque modo toccasse la palla la trasformava in qualcosa di
importante ed unico. Con lui era apprensivo perché bastava un soffio
per farlo
crollare dalla complicata struttura di carte in cui era salito… bastava
che
qualche equilibrio scemasse, bastava che qualcosa andasse storto, che
uno degli
elementi che lo rendevano sereno e felice venisse a mancare o
vacillasse e lui
finiva a terra e se succedeva anche il suo rendimento calcistico colava
a picco
con lui ed il suo umore. Ricardo era sicuramente il più delicato, sotto
questo
aspetto.
Poi c’era, ad
esempio, Cristiano. Cris era per lui una sorta di stella polare, quello
da
seguire nei momenti di difficoltà. Durante le partite difficili
tendenzialmente
era lui che tirava fuori qualcosa dal cappello magico e che faceva una
magia…
Cristiano era una roccia, non si abbatteva quasi con niente, non gli
dava
pensieri o grattacapi e da quando era diventato padre e si era messo
con
Ricardo aveva messo la testa a posto anche al di fuori del calcio. Si
era
calmato, non si sentivano più voci pessime sul suo conto ed era sereno.
Insomma, una sicurezza. Su di lui avrebbe messo la mano sul fuoco. Era
senza
ombra di dubbio il suo giocatore chiave.
Altra colonna
portante era Iker, anche su di lui sapeva di poter sempre contare ma in
modo
diverso rispetto che con Cris perché a lui poteva anche chiedere di
risolvere
qualche casino della squadra, sapeva che riusciva a raddrizzare
chiunque perché
non c’era uno, nel Real, che non lo ascoltava. Anche lui non gli aveva
mai dato
pensieri o grattacapi e poteva giocarsi la testa che sarebbe sempre
stato così.
Mesut lo
adorava, lo vedeva come un figlio infatti tutti scherzavano chiamandolo
‘figlio
del coach’ o simili… entrambi stravedevano l’uno per l’altro, non erano
caratterialmente simili ma erano compatibili, uno ascoltava sempre
l’altro e
non si mettevano mai in discussione, oltretutto Mesut era uno dei pochi
che in
assoluto non gli aveva mai dato pensieri. Cris magari poteva essere
capitato
che, non essendo in serata durante una partita importante, l’avesse poi
maledetto. O una piccola tensione all’inizio con Iker, prima che
cominciassero
a capirsi poiché troppo diversi.
Però con lui mai
nulla, Mesut gli aveva sempre chiesto delucidazioni per le cose che non
capiva
e poi aveva semplicemente fatto, come un bravo soldato. Non l’aveva mai
deluso,
mai fatto casini, mai stato fonte di momenti difficili. Era uno che si
impegnava, che faceva il suo e che stava al suo posto. Magari fossero
stati
tutti così.
Insomma, con ognuno
c’era un rapporto diverso, una chiave di relazione… e Karim aveva la
sua.
L’anno
precedente avevano avuto molti scontri indiretti, nessuno aveva mai
osato
contraddirlo apertamente salvo qualche eccezione con cui aveva poi
risolto
-leggasi Sergio-, però succedeva talvolta che ci fossero
incomprensioni. Karim
era una testa molto dura, non si spezzava mai in nessun caso e durante
lo
scorso campionato non era stato in forma. Alla sua forma. Alla forma
che tutti
conoscevano, una gran forma. José di conseguenza aveva adottato la
linea dura
perché lui era così, un testone. L’aveva inquadrato subito.
Non l’aveva
fatto giocare tanto pur avesse avuto bisogno di lui perché
semplicemente doveva
meritarsi il campo. Alla fine questo sistema brutale aveva dato i suoi
frutti
perché Karim per fargliela pagare si era impegnato il doppio fino a
che, nell’anno
corrente, era esploso nel pieno del suo talento.
Un po’ quello
che stava facendo con Ricardo, solo con metodi completamente diversi.
Con lui
la linea dura non sarebbe mai servita, anzi, l’avrebbe perso. Con lui
l’unica
era quella morbida e paziente anche se non era abituato ad utilizzarla.
Di conseguenza,
ora, quando lo vedeva tentennare in qualche modo o preoccuparsi di
qualcosa,
José scattava sull’attenti convinto che fosse un preludio ad un
tremendo
periodo di blocco calcistico.
Karim si era
chiesto a lungo se Josè si sarebbe degnato di venire a vedere di lui,
non
sarebbe mai andato a cercarlo ma in virtù dell’anno passato dove non si
erano
praticamente parlati, aveva pensato l’avrebbe lasciato a sé stesso per
sempre.
Quando se l’era
visto piombare in casa dopo l’ennesimo allenamento dove era stato sulle
sue, si
era stupito non poco.
- Che fai qua? -
Aveva concesso a tutti di dargli del tu per creare maggior contatto e
confidenza, alcuni allenatori non lo concedevano nemmeno dopo anni e
anni di
allenamento della stessa squadra, altri dal primo giorno. Lui era fra
questi.
José lo mise da
parte senza troppi complimenti ed entrò mantenendo nervosamente le mani
in
tasca, quindi trovandosi male in un ruolo in cui non era abituato
-ovvero non
lo era nei confronti di Karim con cui non aveva praticamente mai
instaurato un
rapporto- andò subito al punto sbrigativo ed impaziente. Lo guardò
dritto negli
occhi torvo e accusatorio:
- Che diavolo ti
prende, ora? Hai ripreso a giocare bene, che cazzo c’è che non va? -
Karim si
sorprese enormemente di quella domanda diretta non perché non lo
reputasse
tale, sapeva che lo era ma mai con lui. Non gli si era mai avvicinato
tanto,
non gli aveva mai chiesto cosa succedesse… non si era mai rapportato,
insomma.
L’aveva sempre accuratamente ignorato.
Rimase inebetito
un istante, poi in contrapposizione al suo spagnolo dall’accento
portoghese,
parlò lui col suo spagnolo dall’accento francese. Un accento che faceva
sciogliere ogni volta l’uomo. Adorava la sua ‘erre’ che tendeva
all’arrotolato
tipica del suo linguaggio.
- Perché lo
dici? Ti sembra sia calato? - Non gli era sembrato ma non gli poteva
venire in
mente un altro motivo per cui potesse aver notato qualcosa di lui!
- Ehi, per chi
mi prendi, una capra? Le noto tutte, le cose! - rispose seccato José
capendo
che era un’offesa, in realtà. Karim che non era dotato della rara dote
riflessiva, rispose istintivo senza frenare la lingua e riflettere.
- Non mi pareva!
- José s’incupì cominciando a montarsi di rabbia, quindi avvicinandosi
pericolosamente gli arrivò a pochi centimetri. Karim non si allontanò e
non si
spaventò di certo, rimase fermo a guardarlo e cercare di capire come
prendere
quell’uomo strano che parlò subito minaccioso come se non fosse più
basso di
lui:
- Non li devo
spiegare a te i miei modi e le mie strategie, se però ti faccio una
domanda sei
pregato di rispondere! - Poi si rese conto che se voleva spingere
qualcuno alla
confidenza quello non era il metodo più indicato, specie se l’altro era
rigido
e restio come Karim. Infatti, puntuale, si chiuse ancor di più piccato
di quell’aggressività.
- Ed io non ho
certo voglia di parlarne con te se me lo chiedi così, cazzo! - José
ebbe una
fortissima voglia di mettergli le mani al collo ma si fermò solo
perché,
stupito del modo in cui gli stava tenendo testa, era più colpito che
furioso.
Respirò a fondo
un paio di volte, poi alzando le mani avanti fece un passo indietro,
sia
effettivo che figurato, dopo di che riprese più calmo:
- Abbiamo
iniziato male. Mi offri una birra? - Lontani da partite permetteva ai
suoi
ragazzi un paio di birre ogni tanto, non certo però di fare seratone ed
esagerare ubriacandosi.
Questo a Karim
parve accettabile e prendendogli la giacca che si tolse, lo fece
accomodare in
casa. Naturalmente viveva solo e non era un mostro d’ordine. José
constatò che
non sapeva quale fosse il senso delle donne delle pulizie!
Storse il naso
quando andò, silenzioso, a prendere due birre in frigo. Non sapeva
nemmeno dove
sedersi.
Quando tornò era
ancora indeciso su cosa buttare a terra, Karim ridacchiò e questo
sciolse la
tensione quasi del tutto. Gli liberò in breve il divano e sedendosi
nella
poltrona accanto, rimase in attesa che facesse il prossimo passo. Era
venuto
lui a trovarlo, non doveva mica fare qualcosa per primo!
- Hai litigato
con la ragazza? - Chiese diretto non avendo la minima idea di che vita
privata
avesse. Gli altri erano molto più in piazza di lui, nel senso che
sapeva chi
erano le loro compagne, chi aveva una doppia vita poiché bisessuale e
magari
aveva l’amante all’interno della squadra ed anche chi era proprio gay.
Karim sbatté le
palpebre stordito.
- Perché ti
interessa tanto? - Non c’era verso di non essere maledettamente
spontaneo e José
in realtà l’apprezzò.
- Perché sei
nella mia squadra e sto attento a tutto quello che capita ai miei
ragazzi. Mi
interessate tutti in ugual misura, solo che alcuni necessitano di
sistemi
diversi. - Gli concesse la spiegazione capendo che altrimenti non gli
avrebbe
mai risposto.
- E dunque cosa
hai notato di me? - Karim sembrava più curioso che seccato, ora, quindi
José
continuò su quella strada, aprendosi un po’ per primo. Tanto poteva
sempre decidere
cosa condividere e cosa tenersi per sé…
- Che
ultimamente sei giù di corda, più rabbioso e sulle tue del solito. -
Karim
rimase colpito, non pensava gli sarebbe poi interessato realmente.
- Non hai mai
mostrato preoccupazione per me, ho sempre creduto che fra tutti io
fossi quello
di cui ti sbattessi di più! -
- Ma se quest’anno
ti ho preferito un sacco di volte a moltissimi altri! - Questo era il
suo modo
per dire che si sbagliava ma Karim rise vedendolo come un modo assurdo
per
offendere qualcuno nel tentativo di tirarlo su.
- Vuol dire che
ci sono altri più scarsi di me? - Alla fine non avevano mai avuto un
confronto
diretto, loro due, e vedendo che poi Karim si era ripreso
calcisticamente non
si erano quasi mai parlati.
Ora sembrava
servisse.
José si seccò e
mettendo giù la birra si mise in punta sul divano per parlargli con
maggiore
incisività. Cominciava seriamente a seccarsi!
- Non ti facevo
così rompicoglioni! Non puoi semplicemente accettare che qualcuno si
preoccupa
e rispondere? - Senza volerlo si era scoperto parecchio, così cercando
di
correggere il tiro, proseguì: - Ho i miei metodi con tutti. Tu sei un
testone
ed allora ti bastono. Ha funzionato l’anno scorso, ma ora a quanto pare
c’è
dell’altro… -
Karim a quel
punto era propriamente spiazzato. Non si sarebbe mai aspettato tante
ammissioni
da parte sua e non sapendo cosa dire, fu sincero. Del resto la capacità
di
filtrare non l’aveva proprio sviluppata:
- Non pensavo
che fosse così. Credevo di starti solo sulle palle. -
- A me i miei ragazzi
non stanno mai sulle palle. - rispose deciso. Poi aggiunse. - Men che
mai tu
che anzi sei uno fra quelli che in realtà apprezzo di più! - Karim a
quel punto
si mise a tossire come un forsennato con la birra che gli andava
storta. Per un
momento credette di averlo perso e José si trovò seduto sul bracciolo
della
poltrona a battergli sulla schiena. Alla fine rosso come un pomodoro si
riebbe
e alzando lo sguardo sull’allenatore che rimaneva sulla nuova
postazione
paurosamente vicino a lui, disse:
- Non avrei mai
detto. -
José ghignava,
ora, e pareva davvero divertirsi!
- Ed io non ti
facevo così ottuso! -
- Davvero mi
apprezzi? Hai un modo assurdo di dimostrarlo! - Non ci stava proprio a
fare la
parte di quello che aveva riguardi per qualcuno. José rimase lì dov’era
e si
accomodò meglio per poterlo guardare dall‘alto, per una volta.
- Lo so, dipende
da chi ho davanti. Con qualcuno mi viene spontaneo dimostrarlo, con
altri non
ci riesco però mi piaci, non sei uno che si lagna e sei duro. Ho un
debole per
quelli duri. Più che duro sei di coccio… - Aggiunse rendendosi conto
che non se
ne era mai accorto.
Karim rimase a
bocca aperta a fissarlo non capendo come dovesse sentirsi. Era un
complimento?
- E insomma, si può sapere che problema hai? - Chiese vedendolo ben
disposto a
dirglielo, ora.
Karim sbattendo
le palpebre stordito decise di aprirsi dal momento che gli stava
facendo delle
rivelazioni non male.
- E’ di
carattere personale, non c’entra col calcio… - Avvertì come se dicesse
qualcosa
di importante. José inarcò impaziente le sopracciglia come a dire ‘e
allora?’,
così Karim si decise e lo sputò fuori brusco e seccato. - Credo di
essere un po’
gay! - José rimase inebetito. Non si sarebbe aspettato di certo quello,
ma
comunque…
- E questo ti
preoccupa tanto? - anche lui il filtro non l’aveva ed era risaputo.
Karim
incrociò le braccia al petto punto sul vivo ed offeso:
- Certo! Non è
una cosa che si affronta tutti i giorni! Ho la ragazza, pensavo di
essere etero
ed invece… -
- Ma ora lo
scopri? Di punto in bianco? Sei tardo, Karim! - Esclamò spontaneo José.
Questo
mollò un po’ la tensione ma invece che imbarazzo si creò un altro
genere di
dinamica. Karim si sentì montare dentro da un fastidio senza pari che
però non
sapeva decifrare e José invece si stava bellamente divertendo.
- Non dire
cazzate! Non c’è un’età per scoprirlo! Quando lo senti, lo senti! -
José non
era d’accordo ed incrociando le braccia al petto a sua volta, rispose
altrettanto sicuro di sé:
- Ma cosa cazzo
dici? Lo sei dalla nascita, non lo diventi come per magia! Può solo
essere che
lo ammetti a te stesso e dai retta agli impulsi omosessuali in tarda
età perché
prima ti ostini ad ignorarli. E scambi quella voglia di abbracciare e
toccare
sempre i tuoi amici per un modo espansivo di essere. Fra uomini non ci
sono
modi espansivi di essere amici. Se lo sei vuol dire che hai una latenza
gay. Io
ho la ferma convinzione che in realtà siamo tutti bisessuali! Io stesso
ho
avuto esperienze omosessuali, non ci trovo niente di male, sono
appaganti anche
più di quelle etero, forse… l’unico neo è che una famiglia te la può
dare solo
una donna. -
José si aprì con
facilità nonostante non avesse mai parlato seriamente con Karim, questi
ora l’ascoltava
a bocca aperta come se cadesse dalle nuvole. Non aveva mai ascoltato un
punto
di vista simile in merito all’argomento, non immaginava nemmeno che lo
fosse.
- Sei
bisessuale? - Chiese stupito ed incuriosito. José fece uno dei suoi
strani
sorrisi enigmatici ed allusivi e Karim si sentì a disagio.
- Sì. E ti
ripeto, è enormemente appagante una relazione con un uomo. O anche solo
del
buon sesso. - Karim ora era seriamente imbarazzato ed incuriosito al
contempo,
avrebbe voluto sapere tutto di lui ma principalmente si chiese come
l’avesse capito,
quando e cosa avesse fatto. José parve capire la sua curiosità e lo
precedette:
- Quando ho cominciato a giocare a calcio! Mi sono accorto subito di
avere
pulsioni verso gli altri maschi come me… però l’ho sfogato quando ero
più
grande. Ho avuto cose di poco conto, solo da adulto relazioni serie ma
sporadiche. Ora tendo ad avere solo rapporti sessuali occasionali,
quando mi
va. Dipende da con chi sono, insomma. - Non chiese come poteva
conciliarlo con
sua moglie, sapeva che per molti uomini la famiglia ed il divertimento
erano
discorsi a separati. Altri invece erano semplicemente bravi a fingere
che la
propria donna fosse l’unico mondo esistente anche se non era così. -
Molti
vivono la favola più falsa del mondo convincendosi che sono etero ed
innamorati
della propria donna. Io non nego che ci possa essere del forte
sentimento per
lei, però sicuramente, se hai quelle pulsioni, e bene o male possono
capitare a
tutti, dovresti sfogarle prima che rovinino seriamente te e la tua
relazione.
Se conta realmente. Altri invece fanno volutamente la doppia vita, in
questo
caso ci sono molte motivazioni in merito. Comunque quello che dà una
donna,
specie se è compagna seria, non lo dà nessuno e su questo non si
discute. -
Karim capì meglio quel discorso che ora gli appariva completo ed
esauriente.
Comunque avrebbe continuato ad ascoltarlo a lungo se poi non gli avesse
fatto
una domanda a bruciapelo di punto in bianco: - Perché dici che hai
dubbi? -
Karim boccheggiò
per un istante, poi si diede dell’idiota e rispose sinceramente:
- Perché non lo
so con certezza. Credo di avere quelle famose pulsioni ma non ho mai
testato,
non so se sono pazzo o cosa, insomma! - José a quel punto lo guardò più
insistente che mai, con quel costante sorrisino stampato in faccia.
- A questo punto
si prova direttamente! È l’unico sistema, eh? -
Karim sgranò gli
occhi credendo di aver capito male, poi notando che non si spostava e
che lo
fissava senza la minima esitazione alzò le spalle e accettò di buon
grado. Era
un bell’uomo ed era disponibile, questo gli bastava.
Senza preavviso
o fargli capire cosa stava per fare, impetuoso e veloce, Karim prese
José per
la camicia, lo tirò a sé e lo baciò senza turbarsene.
Lo sentì
irrigidirsi per la sorpresa, poi però si rilassò subito e rispose al
bacio.
Le loro labbra
si aprirono subito per venirsi incontro con le lingue che, trovatesi,
lottarono
per la supremazia dimostrando di avere entrambi la mania del comando e
dell’attacco.
Fu un bacio che
tolse loro il fiato ma che soprattutto piacque indicibilmente, quindi
quando
smisero per respirare rimasero a fissarsi da vicino, un soffio l’uno
dall’altro.
José per non crollargli addosso si era tenuto con una mano al bracciolo
opposto
al proprio, con l’altra allo schienale, dietro la testa di Karim.
Improvvisa la
stessa ondata d’eccitazione li colse e fu chiaro ad entrambi come
sarebbe
finita, in un unico modo sensato.
Non solo era
piaciuto ad entrambi, specie a Karim, ma erano perfettamente disposti
ad andare
oltre e lo desideravano sentitamente.
Ogni vago
problema che ci sarebbe potuto essere svanì all’istante, entrambi non
erano
tipi da farsene e quando José si accomodò meglio a cavalcioni sul
ragazzo che
se lo prese per la vita, ripresero a baciarsi con impeto e passione,
una
passione che crebbe istante dopo istante fino a che le mani non
frugarono
vicendevolmente nei rispettivi vestiti spogliandosi in fretta e furia,
come se
fosse un bisogno impellente.
Si ebbero sulla
pelle, si carezzarono e si bruciarono con le bocche che assaggiarono il
piacevole sapore dei loro corpi e quando José corse in basso, scendendo
a
terra, si portò dietro i suoi pantaloni sfilandoglieli mentre Karim
l’aiutava
alzando il bacino.
Avutolo a sua
completa disposizione gli dimostrò come si procedeva da lì in poi,
conscio che
l’istinto di Karim sarebbe comunque andato più che bene.
Non ci mise
molto a stimolarlo con la bocca, pareva già parecchio eccitato di suo,
la sua
erezione fu subito più che soddisfacente e José ne fu compiaciuto.
Decise che
come prima volta sarebbe potuto limitarsi a quello e lo fece venire
dimostrandogli quanto diverso fosse il sesso fra uomini. Certe cose
erano molto
simili, alcune tecnicamente uguali eppure diverse. Diverse per il
semplice
fatto che mentre uno riceveva un piacere nelle parti intime, l’altro se
lo
provocava identico con le proprie mani. Quando Karim realizzò che
mentre lui
aveva l’orgasmo, José se ne stava facendo uno da solo, si eccitò il
doppio e
capì che più che il sesso orale in sé era stata la consapevolezza che
quello
era un uomo e che si stava masturbando in contemporanea al suo piacere.
Bastò seppure fu
poi poco, tutto sommato, confronto a ciò che sarebbe potuto essere. Ma
per
Karim fu chiaro quanto lo fu per José.
Era solo l’inizio
ed era proprio quello che sembrava.
Tiratosi su e
tornato alla sua bocca, José disse basso e con malizia:
- E’ questo che
intendevo. Non puoi avere dubbi una volta che provi perché
semplicemente ne
vorresti sempre di più. -
Karim allora in
risposta gli prese il viso fra le mani e lo baciò di nuovo eccitato
all’idea
che potessero avere dell’altro, perché ormai non poteva più farne a
meno, ormai
voleva anche il resto. Tutto ed oltre. E lo voleva con lui.
In seguito, però,
José riprese il controllo della situazione, com’era nel suo stile, e
dicendo
che il resto del discorso l’avrebbero avuto in un altro momento e di
stare
tranquillo, se ne andò facendogli pensare a quello tutto il tempo.
Successivamente
non ebbe veramente tempo e modo di proseguire e si fece desiderare
parecchio
fino a che, Karim, incapace di aspettare troppo, non aveva preso la
situazione
nel suo tipico modo, ovvero di petto, ed era venuto in ufficio dopo una
serie
di volte che aveva detto sempre la stessa cosa.
Che non era il
luogo ed il momento adatto.
In realtà l’adulto
aveva ragione ma Karim non sentiva ragioni, non gliene importava
proprio. Lo
voleva e basta. Cioè proseguire il discorso del sesso. Non voleva
niente altro.
Solo che lo
voleva specificamente con lui perché ormai l’aveva stuzzicato ed
incuriosito
troppo. Come quando si assaggiava una fetta di una torta buonissima e
si voleva
assolutamente il resto. Di torte ne era piena la pasticceria ma quella
era
diventata il tormento.
Questo successe
fra loro due.