CAPITOLO X:
RISULTATI
DISASTROSI
Per Karim
guardarsi dentro non sarebbe stato facile, decifrarsi veramente fino in
fondo,
capire con chi voleva stare, cosa provava… aveva appena cominciato a
provarci,
come poteva riuscirci ora con tanta efficacia?
Confuso e sempre
più a terra, deviò come sempre da casa propria finendo da Cris per la
questione
del disturbo.
Riky era il
preferito di sempre ma aveva una famiglia, Cris aveva un figlio che
però non
viveva con lui, non la notte. Il tempo libero se lo giostrava fra un
piccolo e
l’altro -Cris J e Riky- ma naturalmente la notte e soprattutto quando
aveva
partite e trasferte la creaturina viziata stava con la nonna e la zia.
Sperando
vivamente di trovarlo a casa, scoprì orrendamente che non c’era nessuno.
“Che
sia dalla madre a passare del tempo col figlio?” Si chiese stranito, guardò l’ora e si smentì.
Non
poteva essere a quell’ora. Era tardi.
Passò da casa di
Riky ed allungando il collo sul garage notò che mancava anche la sua,
allora lo
chiamò. Nessuno dei due rispose ed insofferente andò verso casa.
Aveva bisogno di
stare con qualcuno a lagnarsi ad alta voce per provare a dare senso a
quel
casino apocalittico che aveva dentro, dannazione!
Contemplò
seriamente l’idea di andare da José ma la reputò la più stupida e
all’idea di
andare da qualcun altro e spiegare tutta la storia dall’inizio lo
nauseò. Chi
poteva capire perfettamente se non Riky e Cris?
Sospirò e tornò
a casa, passò un’ora a rigirarsi nel letto e alla fine si decise a
scrivere sia
a Mesut che a José. Non gliene fregava un cazzo, loro erano i
colpevoli,
dovevano saperlo e condividere il suo dramma.
Ora era così
incasinato che avrebbe passato tutta la notte sveglia ed era stufo
nonostante
fosse appena all’inizio.
A Mesut scrisse
un quasi dolce ‘sono nella merda, non riesco a dormire, non capisco un
cazzo’
che fece sorridere il destinatario, mentre a José scrisse un incazzoso
‘dovresti
essere più coerente, porca puttana! Prima tronchi poi riapri!’
E a niente
valsero i propri pensieri riguardo quello scambio eloquente di sguardi
nel
bagno, quando, senza parlare, si erano detti che per del sesso
avrebbero potuto
rivedersi quando volevano!
Sul momento gli
era parso andasse bene ma ora vedeva quanto sbagliato fosse. Se non
fosse successo
non avrebbe avuto problemi con Mesut. Ma non ne avrebbe nemmeno mai
parlato con
lui…
Sospirò e fu
lieto di ricevere il messaggio di risposta di quest’ultimo. Sapeva che
la notte
non dormiva…
‘Tanto non devi
allenarti, puoi stare sveglio a pensare anche tutta la notte!’
Karim sorrise.
Stava bene a parlare con lui, era ironico e mai pesante, non ti rompeva
mai il
cazzo in ogni caso… era bene, insomma!
Questo però il
messaggio di José, anche lui la notte stava sveglio a pensare a schemi,
tattiche e cose varie per la squadra. Così si spiegavano le sue
occhiaie.
‘Non sei mica
obbligato! Cosa sei, un bambino?’ Questo innervosì parecchio Karim che
sbuffando lo mandò a cagare in entrambi i modi.
‘Fottiti!
Prenditi le tue responsabilità!’
Era convinto che
ne avesse in quanto non era stato coerente con il discorso avuto giorni
prima.
A Mesut scrisse
un tenero ‘Potevi tenermi lì comunque…’
Quando lo
ricevette il tedesco ridacchiò e sospirò sperando sentitamente che
questa cosa
andasse bene. Suo malgrado rispose un contenuto ‘sei un gatto randagio?’
Karim continuò a
ridere ricevendo i suoi messaggi e rilassarsi e poi a innervosirsi e
seccarsi
con quelli di José. Si sentiva schizofrenico.
‘Sei tu che vuoi
fottermi! Io le mie me le prendo, sei tu che non ti prendi le tue e non
fai
quello che dici!’
Quando lo
ricevette Karim si alzò e provò l’irrefrenabile istinto di chiamarlo
per
gridargli di tutto, si limitò ad imprecare in francese e rispondergli
un
battagliero ‘parli tu che mi dici di farmi una storia con un altro e
poi mi
spari un pompino di tua iniziativa?’
Non aveva torto
il ragazzo ma anche l’adulto aveva una parte di ragione…
sostanzialmente
dicevano la stessa cosa accusandosi a vicenda delle medesime colpe.
A Mesut invece
disse ‘un gatto ed un pesce insieme… non sarebbe una bella coppia?’
Era consapevole
che stava flirtando con lui e Mesut anche, ma trovarono la cosa
simpatica e
divertente e stettero entrambi al gioco consapevoli che finchè Karim
non si
fosse fatto vera chiarezza non ne sarebbe uscito niente di vero.
‘Il gatto si
mangia il pesce di solito…’
Risposta acuta e
furba che spiazzò Karim che poi tornò ad infuriarsi al messaggio di
José.
‘Non eri
obbligato a fartelo fare. Potevi mandarmi via.’
Karim voleva
proprio averlo davanti. Quando fece per rispondergli con impeto, però,
si rese
conto che dopotutto quell’idiota non aveva torto. Poteva. Anche lui
alla fine
non era stato coerente che le proprie scelte. Perché?
Mise da parte
José per rispondere a Mesut, di gran lunga meglio.
‘Ma il gatto si
può anche addomesticare…’
Mesut arrossì
sorpreso di quel messaggio, gli stava praticamente chiedendo di
domarlo, di
rabbonirlo, farlo suo con calma… di controllarlo nel senso buono del
termine.
Gli si stava un po’ affidando.
Preferì
aspettare un po’ prima di rispondere ed intanto Karim si trovò
costretto a dire
qualcosa a José per non fargli avere l’ultima parola.
‘Mi piace come
me lo succhi!’
Risposta
edificante!
José rise nel
leggerlo e finì anche per eccitarsi tanto che decise di stare al suo
gioco
scendendo al suo livello. E provocandolo.
Perché lui era
un provocatore nato.
‘Ho notato da
quanto presto ti è venuto duro… e magari ti piace anche quando ti
faccio altro…’
Karim alzò un
sopracciglio ironico. Voleva fare sesso per messaggio? Quella gli
mancava. Per
telefono magari, ma per messaggio…
Proprio quando
gli stava per rispondere impulsivamente, Mesut si rifece vivo.
‘Per il pesce è
un rischio bello grande. L’istinto sarà sempre quello di mangiarselo…’
A parlare in
metafore di cose alla fin fine sensibili -stavano cercando di capire se
potessero viversela davvero quella storia- con lui e poi scrivere
porcherie
spicce e volgari con quell’altro, Karim tornò a sentirsi schizofrenico.
Il
punto fu che gli piacque enormemente fare entrambi e che si trovò
benissimo in
quel doppio gioco assurdo.
A Mesut rispose
subito con un sorriso tenero ‘Bisogna rischiare per saperlo. Ma quando
un gatto
si affeziona è per sempre!’
A cui poi Mesut
avrebbe risposto ‘Ma è dura che si affezioni…’
Mentre a José
disse con aria malata ‘Mi piace anche quando mi metti le tue dita
dentro’
Se voleva
provocarlo lui non era tipo da non rispondere a dovere, non si tirava
mai
indietro.
José compiaciuto
di quella risposta non si fece pregare ‘E quando ti lecco?’
Karim dovette
prendere aria e calmarsi, quindi passò da Mesut ‘Però succede.’
Mesut però non
rispose più perché non era convinto e non avrebbe cambiato idea, quindi
rimase
solo José anche se, per tutto il resto del tempo, a Karim gli mancarono
i suoi
messaggi… ed infatti finì, nel mezzo delle volgarità con José, per
riscrivergli
‘Ci sei?’
A José invece… ‘Vorrei
che mi sfondassi subito quando mi lecchi, però mi fai penare!’
José non lo
faceva aspettare, invece ‘Perché voglio che me lo succhi un po’ anche
tu, me lo
devi far venire duro altrimenti non senti nulla’
Karim finì per
eccitarsi paurosamente come l’altro e la conseguenza fu quella di
toccarsi
entrambi alla stessa maniera, con una mano fra le gambe a stimolarsi
sempre più
velocemente l’erezione presto tirata fuori e l’altra sul cellulare a
scrivere,
continuarono quel botta e risposta talmente erotico da fargli perdere
il
controllo…
‘Mi piace il tuo
cazzo. Leccarlo. Succhiarlo. Farti impazzire.’
‘Quando spingo
nella tua bocca e tu continui come se dovessi ingoiare.’
‘E poi sul più
bello mi scopi come uno stronzo!’
‘E tu ti fai
scopare come una puttana. Ti piace quando ti sfondo…’
‘E vai sempre più
forte nel mio culo, da dietro.’
‘Col rumore di
sbattimento che facciamo’
‘E le nostre
urla di piacere’
‘Finchè non
veniamo insieme perché anche tu ti tocchi’
‘Il tuo sperma
dentro di me mi scalda violentemente’
‘E ti lascio un
ultimo segno mordendoti’
Karim finì per
venire nello stesso momento in cui si morse il braccio da solo e José
ghignò
nel piacere intenso del proprio orgasmo consapevole che Karim ne aveva
avuto
uno identico sicuramente col segno dei suoi stessi denti addosso.
Ci impiegarono
un po’ per riprendersi dal piacere intenso e prima di scriversi, il
primo a
riuscirci fu José e fu come sempre allusivo…
‘Piaciuto?’
Sapendo perfettamente cosa aveva fatto Karim dall’altra parte.
‘Fottutamente.’
Karim era a sua
volta consapevole di tutto e non riuscì a far finta di niente.
‘Spero non mi
romperai il cazzo dicendo che è colpa mia!’
Karim però
sorrise divertito e con ironia rispose:
‘Ma E’ colpa
tua! Come sempre!’
‘E potrai
sopportarlo?’
‘Cercherò…’
A questo
chiusero il dialogo. Non avevano risolto niente ma almeno si erano
divertiti.
Rendendosi conto
che poi Mesut non gli aveva più risposto si preoccupò e si seccò
mandando a
quel paese il piacere intenso appena provato che l’aveva distratto
tanto bene.
Sbuffando ed
incupendosi tornò a scrivergli un’ultima cosa nella speranza che
servisse a
qualcosa.
‘Non mollerò’
Nonostante non
fosse stato più confuso di quel momento, sapeva con certezza che Mesut
comunque
non poteva mollarlo.
Mesut però non
rispose.
Il risveglio di
Karim fu traumatico perché aveva sognato di fare sesso a tre con José e
Mesut e
naturalmente appena aperti gli occhi si era ritrovato un’erezione da
paura.
Imprecando si era guardato, insultato e poi si era abbassato i boxer
stretti
che lo stavano uccidendo.
La mano era
stata meglio, ci aveva messo un istante a raggiungere l’orgasmo visto
quanto già
eccitato era e si insultò ancora perché era successo pensando di nuovo
a José e
Mesut.
C’era proprio da
chiedersi come potesse essere così confuso su due persone talmente
diverse!
Dopo che i sensi
impazziti gli diedero tregua e la mente si riattivò con fatica, decise
di
infilarsi sotto una doccia per completare il risveglio.
Finì per
pensare, tanto per cambiare, ai due che vivevano nella sua testa da
quella
notte.
Come avere due
elefantini trasparenti per amici invisibili che abitavano la propria
testa… lui
aveva José e Mesut.
Per un momento
pensò di essere impazzito…
José quello affascinante,
accattivante, maniaco, caldo, eccitante con cui avrebbe fatto sesso per
il
resto dei suoi giorni, che non riusciva a smettere di prenderlo in
tutti i modi
possibili, che non arrivava a mandar via.
Mesut quello
meno bello e meno erotico, che non ispirava dal punto di vista
sessuale, non più
di tanto, ma che gli tirava fuori un istinto protettivo che non aveva
mai avuto
in vita sua, quello chiuso e sulle sue che non rompeva le palle a
nessuno ed
era anche piuttosto freddo. A parte quando diventava isterico e gridava.
Ripensò alla
sera precedente a quando era successo e sospirò. Gli era piaciuto
molto, come
gli era piaciuto abbracciarlo ma non aveva provato un vero e proprio
istinto
sessuale. All’idea di farselo era rimasto fermo a pensarci, questo non
era un
buon segno.
Però non poteva
nemmeno dire che fosse solo amicizia, la loro. Ci teneva troppo a lui.
Era
stato Mesut a fargli scattare il dubbio dell’omosessualità.
Però poi era
stato José ed accenderlo davvero. Non era nemmeno capace di spegnerlo
quando lo
decideva lucidamente e seriamente. Gli era bastato così poco per
riaverlo che
era imbarazzante.
Erano quasi gli
antipodi e per di più i due si adoravano, si chiamavano padre e figlio,
erano
quasi un tutt’uno.
Pensando a
quello un flash gli attraversò oscenamente la testa inorridendolo. Si
fermò dal
lavarsi, la schiuma scivolata via a metà sotto il getto caldo
dell’acqua che l’avvolgeva.
- Oh merda!
Quelli sono in rapporti! Cioè parlano, si confidano! Oh cazzo! Ne
parleranno
fra di loro! Oh porca puttana! E cosa si diranno? José dirà che ha
fatto sesso
per messaggio con me mentre Mesut riceveva messaggi tutti teneri e
convincenti?
Cazzo, Karim, hai fatto un casino! - All’idea che succedesse davvero si
sentì
male e lasciando il corpo insaponato per metà chiuse l’acqua ed uscì in
fretta
e furia dal box della doccia, si prese un asciugamano e se lo passò
distratto
sul corpo muscoloso, si soffermò un po’ sull’inguine ancora sensibile
-gli
bastava pensare a José- e guardandosi allo specchio si insultò di nuovo…
- E sai qual è
il vero problema? Non che José lo sappia ma che lo sappia Mesut… che
mentre
cercavo di convincerlo a provare una storia seria con me per vedere se
avrebbe
funzionato, mi scopavo virtualmente José! No cazzo, non deve saperlo…
non mi
parlerà per il resto dei miei giorni e… sai che casino? Non voglio che
Mesut
non mi parli più… -
Non poteva
confidare nel fatto che José avrebbe preso le sue confidenze ma che non
gliele
avrebbe fatte a sua volta. Era sicuro che si sarebbero scambiati le
informazioni.
Sempre più nel
panico si affrettò ad uscire senza nemmeno mangiare. Doveva beccare
José prima
di Mesut e obbligarlo a tenere la bocca chiusa a costo di dargli il
culo come
pagamento!
“Bè,
non sarebbe un prezzo tanto pesante da pagare…”
Pensò poi con
malizia capendo quanto malato fosse.
No, realizzò.
Gli ormoni non li aveva sfogati per niente!
Pregò tutto il
tempo di arrivare in tempo ma fu vano perché José e Mesut si erano già
trovati
a far colazione insieme. Non succedeva sempre ma Mesut, le rare volte
in cui
era confuso ed aveva bisogno di parlare e sfogarsi, o andava da Karim o
da José,
dipendeva dal tipo di sfogo. Se aveva bisogno di un padre o di un amico.
Per ovvie
ragione aveva scelto José.
L’esito fu
oscuro.
Quando Karim
riuscì a beccarlo in sede -il giorno successivo alle partite si
ritrovavano lì
per riguardarle e analizzarle al microscopio- prima degli altri,
nonostante
avesse una visita medica approfondita da fare, lo spinse con forza
bruta dentro
al suo ufficio e lì dentro vi si chiuse a chiave.
L’espressione
del francese non era mai stata tanto ansiosa e José se ne beò come uno
stronzo,
compiacendosi del suo stato.
L’uomo lo guardò
con aria interrogativa fingendo di non sapere cosa volesse, quindi
Karim si
innervosì ulteriormente.
- Ci hai
parlato? - Chiese diretto sapendo che sapeva, sentendoselo dentro.
José giocò un po’
con lui aggirandolo spavaldo per appoggiarsi alla scrivania col
fondoschiena.
Le caviglie incrociate, le braccia conserte, l’aria tranquilla.
- Con chi? -
Karim sbuffò andandogli davanti, non subiva per niente la sua
intimidazione.
Tutti la subivano bene o male in qualche modo, Karim no, mai. Ed era
anche
piuttosto maleducato nel rapportarsi con lui!
- Avanti, lo
sai! -
José alzò un
sopracciglio. Più uno era così, più a lui piaceva.
- No… sai con
quanti ho parlato prima di te? Ti faccio l’elenco? -
Karim non ce la
faceva più, ormai aveva praticamente la certezza che l’avesse fatto.
Perché
faceva così?
- Smettila di
fare lo stronzo! Con Mesut! Ci hai parlato? - Era sempre più nervoso e
gli era
sempre più davanti. José però rimaneva immobile e strafottente in ogni
fibra di
sé.
- Certo che ci
ho parlato! Ci parlo sempre! È il ragazzo con cui parlo di più, cosa
credi? -
Per un momento
Karim di raggelò di terrore pensando che si fossero confidati sin dal
primo
giorno, poi si diede dello stupido… la reazione di Mesut di ieri sera
era stata
più che spontanea. Era caduto dalle nuvole.
- Cosa gli hai
detto? - Per Karim era di nuovo ovvio e José sapeva a cosa si riferiva
ma volle
torturarlo ancora, era così carino fuori di sé!
- Tante cose… l’ho
salutato, gli ho consigliato come al solito qualche rimedio naturale ed
efficace per il sonno viste le brutte occhiaie che aveva, poi lui mi ha
detto
di usarli io quei rimedi visto che le mie, di occhiaie, non sono da
meno. Dopo
di questo gli ho detto cosa voleva mangiare per colazione e gli ho
ordinato
qualcosa di energetico e forte. - Karim sbuffò pensando che avrebbe
potuto
continuare così in eterno. Ora sapeva che ne avevano parlato, se lo
sentiva.
Quello che voleva capire era cosa si fossero detti di preciso.
Senza resistere
oltre lo spinse col proprio corpo per minacciarlo e farlo smettere,
quindi aprì
la mano davanti al suo collo come per prenderlo per lì e stringere ma
non lo
fece, artigliò la mano insofferente e si domò a stento. José ridacchiò
eccitato
a quella sua versione focosa.
- Gli hai detto
dei nostri messaggi di stanotte? -
- Ah, era di
quello che parlavi! - Finse di cadere dalle nuvole e sebbene la sua
presenza
fisica non fosse trascurabile ed ora lo schiacciava contro la
scrivania, non si
mosse ancora di un millimetro. - Potevi dirlo subito! - Karim lo prese
davvero
per il collo ma non strinse. Si limitò a tenergli il mento fra due
dita. Aveva
una voglia di dargli una testata che si stava spaventando. Lo faceva
uscire
sempre di testa, quell’uomo.
- Gli hai detto
di quei cazzo di messaggi si o no? -
- Mi ha detto
che hai cercato di convincerlo a lasciarsi andare a lui, a provare a
stare
insieme per vedere come andava… dunque è con lui che vorresti la cosa
seria… -
Karim non ce la faceva più. Lo prese con l’altra mano libera e gli
artigliò il
braccio, ora erano separati da un paio di centimetri soli ma Karim
voleva solo
colpirlo fino a farlo smettere.
- Gli hai detto
che mentre gli scrivevo quelle cose ti scopavo al telefono? - Ringhiò a
denti
stretti praticamente sulle sue labbra, gli occhi incatenati, i respiri
confusi
e il rosso tutt’intorno, come se la passione fosse ormai accesa e la
scintilla
partita inesorabile.
Gli occhi verde
nocciola di José erano brillanti e deleteri, maliziosi, ironici…
dicevano tutto
e niente e non riusciva a capirli. Lo mandavano in bestia.
Ed erano la cosa
più bella che avesse mai visto.
Come ci riusciva
a farlo cadere così?
- Avresti
preferito lo facessi? - questo fu sufficiente e tirando un respiro di
sollievo
chiuse brevemente gli occhi sentendosi un enorme peso in meno. Aveva
creduto di
morire. Non voleva ferire Mesut a quel modo, specie perché aveva capito
che ci
sarebbe stato, che qualcosa per lui la provava.
José rise in
quel suo modo quasi maligno e divertito da lui, ancora fermo com’era ma
fissandolo da quella vicinanza provocante ed ubriacante, continuò:
- E poi dicono
che il bastardo sia io… quasi quasi glielo faccio sapere… - Lo fece
apposta per
riavere la sua focosa attenzione. Quando tornò su a fissarlo Karim era
di nuovo
combattivo.
- Non lo farai!
- Una minaccia. José si eccitò come non mai.
- Come pensi di
convincermi? - La risposta era ovvia e Karim, quasi sperando glielo
dicesse,
glielo mostrò.
Senza dargli
tempo di respirare o pensarlo lo prese meglio per entrambe le braccia,
lo
spinse seduto sulla scrivania facendo cadere molte cose e lo baciò
togliendogli
il fiato e la ragione. Quell’ondata bollente lo investì fuori dal suo
controllo
andando molto al di là di quello che aveva pensato. Quando le sua mani
corsero
frenetiche sui pantaloni e glieli abbassò quasi con violenza
prendendogli anche
gli slip, José pensò di morire se non l’avesse preso subito all’istante.
Non sapeva come
ci riusciva ma non riusciva ad accenderlo in quel modo ma bastava così
poco,
ogni volta, che era impensabile trattenersi.
Amava capire le
cose ma in quel momento capì solo che anche Karim era eccitato come non
mai e
che non aveva aspettato altro.
Quando entrò in
lui dopo averlo steso in fretta e furia con la schiena sul tavolo e
avergli
alzato le gambe per un miglior accesso, gemette e sospirò come fosse
una
liberazione l’averlo dentro.
Capiva solo
lontanamente che non era normale, il resto non gli era chiaro e la cosa
lo
infastidiva enormemente, ma non c’era più tempo per riflettere.
Era solo tempo
di gemere e prendere tutti i colpi che il ragazzo gli dava con virilità
e
decisione fino a farlo impazzire.
Quando vennero
entrambi, Karim si ritrovò piegato su di lui e con la fronte sulla sua,
la
bocca aperta e ansimante, gli occhi ancora chiusi e sconvolto dal
piacere,
mormorò:
- Ti ho
convinto? - José ridacchiando ammise realizzando che doveva torturarlo
più
spesso:
- Per ora sì… -
quel per ora non piacque al francese ma per il momento si accontentò.
Non andarono
sull’argomento Mesut, su cosa volesse da lui, cosa provasse, cosa
cercasse….
Non parlarono di niente di profondo, intimo e sentimentale. Non
parlarono assolutamente
e quando si ricomposero ed uscirono pensarono solo una cosa senza
bisogno di
dirsela.
Smettere sarebbe
stata la cosa più difficile della loro vita.
E forse non ci
sarebbero nemmeno riusciti.