CAPITOLO XI:
VENENDONE A CAPO
Pur avendo
arginato la Grande Guerra, Karim si rese presto conto -appena aveva poi
rivisto
Mesut- che alla fin fine non aveva risolto proprio niente!
Insomma, José
avrebbe tenuto la bocca chiusa ma sostanzialmente il problema rimaneva.
E non solo uno.
Se da un lato c’era
l’impossibilità a smettere di andare a letto con il suo allenatore
-ampiamente
ricambiato in questo senso- dall’altro c’era quella confusione
sentimentale
verso Mesut. Non sapeva cosa provava, se voleva una storia seria da
lui, se si
stava innamorando o se era solo un grande affetto profondo…
Per non sbattere
la testa contro il muro, cosa che avrebbe anche potuto fare se non
fosse
ricorso a qualcosa, andò di nuovo da Ricardo e Cristiano. L’angelo ed
il
diavolo custodi.
Sapeva che non
era un’idea geniale tornare da loro, in precedenza l’avevano incasinato
non
poco, però erano anche gli unici con cui poteva parlarne e che poi
avevano
potuto far qualcosa per lui.
Ricardo tendeva
al sentimentalismo, Cristiano alla ninfomania ma magari parlando con
loro
insieme avrebbe trovato una via di mezzo, dai loro discorsi.
Piombato in casa
da Cris con due cartoni di pizza, aveva scritto a Riky un implorante
messaggio
dei suoi ‘Ti prego vieni da Cris è questione di vita o di morte!’ che
aveva
spaventato parecchio il povero ragazzo che si era catapultato dal suo
vicino di
casa.
- Cosa è
successo? Sta male qualcuno? - Chiese tutto preoccupato Ricardo.
Cristiano e
Karim, che avevano cominciato a favorire la pizza, lo guardarono con le
bocche
piene e già belle oleate, quindi seri e stupiti di quella domanda
risposero in
coro:
- No, perché? -
Riky allora li aveva fissati con cura senza capire, stavano benissimo…
così
aveva preso il cellulare ed aveva controllato. Che avesse letto male?
Rileggendo si
rese conto che no, aveva letto benissimo.
- Ma il tuo
messaggio diceva di venire che era una questione di vita o di morte e
siccome
dicevi da Cris mi è preso un colpo! - disse infatti ancora ai limiti
dell’isteria.
Cris fece un
largo sorriso -sempre con la bocca piena- realizzando che il suo amore
si era
preoccupato tanto per lui, ma Karim l’aveva poi preso per il polso e
l’aveva
tirato su una sedia intorno al tavolo -non potevano rischiare di
rovinare i
meravigliosi divani di Cris-
- Nessuno sta
morendo… il tuo tesoro è vivo e vegeto. Ma io sto uscendo fuori di
testa,
dovete aiutarmi a risolvere questo rebus! - Ricardo ancora stordito
dalla
preoccupazione realizzò a malapena che Cristiano stava bene, quindi
prendendolo
in parola si mise a guardarsi intorno come se cercasse qualcosa:
- Cosa cerchi
ora? - Chiese infatti il proprietario di casa.
- Il giornale
con il rebus da risolvere! - Finì che i due si soffocarono dai bocconi
di pizza
per le troppe risa e che Ricardo rimase a fissarli senza capire con
tanti punti
di domanda sulla testa.
Solo dopo cinque
minuti abbondanti si erano poi degnati di rispondere ed illuminarlo:
- Ma era una
metafora! -
- Sì, intendeva
che ha bisogno di una mano per capire una cosa complicata! - Ricardo
guardò
prima uno poi l’altro, poi il messaggio ed in seguito a ciò gli mostrò
il
cellulare come se credesse di essere lui quello pazzo:
- Ma ti sembrano
messaggi da mandare? - Alla fine Cris lo baciò oliandogli la bocca di
pizza e
Riky, con una smorfia da principino viziato, lo allontanò seccato
cominciando a
mangiare.
Il muso rimase
ben poco, non era geneticamente capace di farne troppo a lungo e poi
con Cris
era in un periodo di grazia, a calcio cominciava a recuperare bene e
sembrava
non esistere un solo problema serio al mondo.
Dopo essersi
ingozzati -Cris e Karim, Riky aveva mangiato deliziosamente bene senza
nemmeno
sporcarsi un ditino- e ripuliti, si spostarono col caffè ed il
digestivo sul
divano. Digestivo a base alcolica per Cris e Karim mentre analcolica
per Riky.
Non potevano ma ovviamente erano famosi per essere un po’
indisciplinati, quei
due. E poi non c’erano imminenti partite in vista!
Cristiano,
sistemato mezzo steso su Ricardo, guardava di continuo l’ora per
controllare il
momento in cui sua madre gli avrebbe portato il figlio mentre comunque
si
faceva fare i grattini teneri e rilassanti sulla schiena e dietro al
collo come
fosse un gattino.
- Allora, spara!
- Esclamò con una voce tendente alle fusa. Ricardo che se lo cingeva
protettivo
guardò Karim che si massaggiava la pancia per digerire prima.
- Bè… - Cominciò
per poi ruttare poco finemente. Poi riprese come niente fosse: -
Sostanzialmente il problema è questo: non capisco cosa provo per Mesut
mentre
non riesco a smettere di scopare con José. - Spiegata così non diceva
molto anche
se loro che sapevano i retroscena arrivarono al resto e Ricardo
tradusse per
lui:
- Vuoi dire che
non sei sicuro se ti stai innamorando di Mesut mentre con José, con cui
avevi
deciso di troncare anche il sesso perché vuoi una storia vera, non
riesci a smettere
di finirci insieme? - Cercava sempre dei termini non traumatici e
Cristiano
ridacchiò sentendolo spiegare. Karim annuì, non gliene fregava molto
del modo
in cui veniva detto purchè se ne parlasse in qualche modo.
- Bè, mi sembra
chiaro… - Fece subito Ricardo che sapeva bene cosa bisognava fare in
quei casi.
Anche Cristiano lo sapeva e lo disse nello stesso momento e mentre Riky
diceva:
- Devi sforzarti
di non farlo più con José ed uscire di più con Mesut. -
Cris diceva:
- Devi scopare
con entrambi! -
I due fidanzati
si fissarono da vicino com’erano, rimasero seri e assottigliarono gli
occhi
convinti che l’altro sbagliasse come sempre, quindi Karim seriamente
confuso
chiese uno spontaneo:
- Eh? - che poi
uscì insieme ad un altro rutto.
Cris e Riky fecero
per aprire insieme le bocche di nuovo e rispondere, ma lo fecero
continuando a
fissarsi con aria da sfida e pure parecchio divertita. Sapevano che
stavano per
dire una cosa opposta all’altra.
- Devi… -
Cominciarono piano e cauti, sempre guardandosi quasi che Karim non ci
fosse più.
- scopare - - non andare più - Sembrava giocassero ma parlavano
esattamente
nello stesso momento, con lo stesso tono, guardandosi allo stesso modo.
Dicendo
solo cose diverse. - con entrambi. - - con nessuno. - A Karim girava la
testa
ed esplose con uno spontaneo:
- Eh? -
Estremamente comico.
Proprio come
prima.
Cristiano però
sbuffò spazientito e mettendo la mano sulla bocca del proprio ragazzo,
rispose
dicendo la sua schietto e spontaneo, questa volta fissando Karim e non
più il
suo abbagliante compagno di vita:
- Secondo me
devi provare a scopare con tutti e due e per bene. Senza andare solo
con uno o
solo con l’altro. O smettere! Devi provare con Mesut quello che fai con
José,
solo quando li avrai sullo stesso piano capirai chi preferisci! -
Ricardo gli
morse la mano senza fargli male, quindi gli mise la propria sulla sua
bocca per
zittirlo e disse ora la sua:
- Invece secondo
me devi evitare il lato sessuale e concentrarti sul rapporto. Esci con
entrambi, cerca di instaurare una relazione vera e propria improntata
su
qualcosa di serio e vedi poi con chi ti trovi meglio, chi preferisci e,
a lungo
andare, con chi scatta l’alchimia. Con chi dei due, insomma, non riesci
proprio
più a fare a meno di portare la storia su un piano intimo. - Insomma,
come si
vivevano le storie normalmente.
Cristiano però
per liberarsi non gli morse la mano ma cominciò a succhiargli le dita e
a
leccargli il palmo, Ricardo lo lasciò fare trovandolo stupido ma carino
e Karim
nemmeno li notò ingrumarsi. Era concentrato su quello che avevano detto.
Due punti di
vista davvero diversi.
A chi dare
retta?
Sospirò tante di
quelle volte che andò in apnea e quando la testa cominciò a dolergli,
alzò lo
sguardo sui due per poi vederli a baciarsi, succhiarsi l’orecchio, il
collo e a
frugarsi con le mani sotto le maglie debitamente alzate.
Ovviamente Riky
era sul torace, Cris gli aveva slacciato i pantaloni e si stava
occupando di
altre zone intime…
Karim sospirò e
sbuffò.
Alla fine però
aveva ragione Cris… per quanto gli ideali di Ricardo fossero
fantastici, ormai
quel mondo funzionava con gli ormoni e bisognava misurare quelli.
Anche se lui
cercava una storia seria.
“A
conti fatti anche loro non evitano di scoparsi in ogni momento! Proprio
come io
non riesco a smettere di ficcarmi fra le gambe di José! All’idea di
smettere di
nuovo mi viene da ridere! Non so che diavolo ha quell’uomo ma… è una
calamita!”
Così pensando
scrollò le spalle, sbuffò e si alzò dal divano per andarsene senza
nemmeno
salutare.
A rimanere poi
gli tornava la voglia di aggiungersi alle danze e aveva deciso di
concentrarsi
sulla famosa storia che non riusciva a capire con chi voleva, ma che
sapeva
comunque di volere.
“Bè,
sempre molto chiaro e cristallino, eh?”
Cris e Riky non
si accorsero nemmeno che se ne era andato e lui non se ne curò poiché
ormai
concentrato su un fatto appena deciso.
Aveva un piano.
Portarsi a letto
Mesut!
Quello sì che
era un piano!
Bè, sempre
meglio dei giorni precedenti dove aveva cercato di sbattere la testa
sul muro.
Insomma, magari facendo alla Cristiano Ronaldo non ne sarebbe uscito
splendidamente, ma in qualche modo, da qualche parte, sarebbe arrivato.
Sperava.
C’era da dire
che anche se era unico per incasinarsi la vita, Karim, una volta che
trovava un
obiettivo specifico e circoscritto da raggiungere, ci impiegava
pochissimo ad
ottenerlo.
Insomma, doveva
portarsi a letto qualcuno?
Niente di più
facile!
Non era José,
Cristiano o Sergio ma se la cavava egregiamente. Non era un seduttore
ma la
classica punta pura che penetrava dritto dritto in rete bucandola con
un calcio
potentissimo. Ebbene questo funzionava anche nella vita privata. Se
decideva di
penetrare e bucare qualcuno lo faceva in un istante senza perdere tempo
in
tattiche varie. Ne aveva solo una. Andare e colpire.
E ci riusciva
molto bene, in effetti.
Quando Mesut si
trovò il ragazzo in casa, alla sera, pensò che volesse riattaccare con
quel
discorso sul ‘voglio o non voglio?’.
Se avesse
ricominciato gli avrebbe tirato tutte le scarpe che aveva, e non erano
poche.
Non sopportava quei discorsi… erano stupidi e perdite di tempo. Se non
si
sapeva cosa si voleva semplicemente non si voleva davvero. Punto.
Lui era
fermamente convinto che Karim non volesse stare con lui ma che provasse
solo un
fortissimo sentimento d’amicizia. Poi magari c’entrava il fatto che era
bisessuale e lui gay… insomma, qualunque cosa fosse, doveva smetterla
che non
era la sua cavia da laboratorio.
Per quanto si
sarebbe fatto scopare da lui fino alla fine del mondo, sapere che non
era
davvero ciò che voleva lo trovava degradante, sciocco e penoso.
Lui non voleva
essere così, si amava abbastanza anche se non ai livelli di Cris e
Sergio
-nessuno si amava a quei livelli- e ci teneva a trattarsi bene.
Convinto a
respingerlo con fermezza se avesse attaccato con quegli stupidi
discorsi su
loro due, lo fece entrare tornando a buttarsi sul letto dove, come al
solito,
stava guardando un film.
Aveva la
televisione più grande in camera perché gli piaceva guardarla steso sul
letto,
poi finiva che si addormentava e lo faceva di proposito. Odiava
addormentarsi
col buio.
Non ci pensò
molto che poteva essere un invito per Karim.
Quando veniva si
mettevano sempre sul suo letto perché era enorme, comodissimo e con una
televisione da urlo. Guardavano insieme il film, parlavano, mangiavano
porcherie e poi Karim se ne andava, quando non si addormentava lì.
Non era mai
successo niente e siccome il tedesco era convinto che Karim in realtà
non fosse
innamorato di lui ma solo attratto da un punto di vista simbolico
-ovvero era
attirato dal fatto che gli piacessero gli uomini come a lui-, non si
preoccupò
di cambiare una virgola delle loro solite serate. Se l’avesse fatto, se
si
fosse messo sul divano o sul tavolo invece che sul letto, Karim avrebbe
pensato
che fosse imbarazzato e che quindi ci potesse stare chissà cosa dietro.
Lui non si
voltava mai, andava sempre dritto per la sua strada senza la minima
deviazione.
Punto.
A Karim parve
fin troppo facile, così.
Ci aveva sperato
che non cambiasse modalità e lo conosceva bene, infatti così aveva
fatto.
Si era rimesso
sul letto a guardare la televisione.
Stava guardando
un film di Colin Farrell piuttosto vecchio, si chiamava Una casa alla
fine del
mondo ed era iniziato da poco.
Karim si buttò
sul letto con lui e prima di cominciare rimase in silenzio a vedere che
cosa
guardava. Non lo conosceva, quel film. Oltretutto prima di vedere in
scena
Colin, c’erano delle scene coi protagonisti da ragazzini.
Rimase attendo
ad osservare quei momenti pensando che quei bambini fossero decisamente
strani,
ma quando vide uno dei due infilare la mano sotto il lenzuolo e
spostarla sul
suo amico accanto che dormiva, capì perché lo erano. Ma strano non era
il
termine giusto.
Karim rimase ad
occhi sgranati e alquanto shockato a guardare i due a masturbarsi a
vicenda,
specie quando poi, da ragazzini, li mostrarono continuare su quella
strada
molto elastica.
Però l’arrivo in
scena di Colin Farrell fu la spiegazione di tutto e Karim a quel punto
non poté
trattenersi:
- Ma tu scegli i
film in base agli attori? - Chiese spontaneo! “Oltre che se
hanno scene di
sesso da panico oppure se ci sono gay di mezzo?”
Questo poi ebbe
il buon gusto di non dirlo anche se il resto non era stato tanto
delicato.
Mesut che si
aspettava qualcosa del genere gradì la sua sparata. Era così da Karim
che lo
rilassò.
Forse si era
tolto quella sciocchezza dalla testa e si era deciso a tornare suo
amico e
basta.
Gli dispiaceva
un po’, ma doveva ammettere che era la cosa migliore.
Karim non si
sarebbe mai potuto innamorare così di punto in bianco, ne era certo.
- Certo! -
rispose freddo e schietto senza problemi. Karim rise, poi rispose:
- Hai buon
gusto! -
Ammise.
Antonio Banderas
e Colin Farrell non erano certo dei bruttoni… poi ripensò agli altri…
erano
tutti o con attori davvero splendidi oppure con scene eccessivamente
calde o,
addirittura, dalla tematica omosessuale.
Sembrava
conoscerli tutti!
Mesut rise
rilassato del modo in cui si erano messi a parlare e sentendo tutta la
tensione
allentata, si riconcentrò sul film.
Poi il film si
focalizzò su un momento in cui il famoso e bel Colin ballava e baciava
il suo
amico in un modo a dir poco ipnotico.
Ipnotico fu dir
poco.
Non era un bacio
mozzafiato alla Brockback mountain, ma fu un bacio molto dolce e con un
che di
sensuale.
Ai loro occhi fu
parecchio sensuale.
E comunque
caldo.
Caldo il
necessario.
Karim il resto
non lo guardò nemmeno e prendendo spunto dalla scena iniziale del film,
si mise
la mano sotto ai pantaloni, fra le gambe.
Bè, un minimo di
strategia l’aveva, magari…
Mesut lo vide
subito e quando capì che si muoveva sulla sua erezione masturbandosi
proprio lì
vicino a lui, per poco non gli venne un colpo.
Insomma, non era
nemmeno un porno!
Cos’aveva tanto
da… ma non fece in tempo a pensare peste e corna su di lui né ad
ignorarlo come
avrebbe fatto normalmente, che sentì la propria eccitarsi e ci rimase
di sasso.
“Ok,
ora sono nella merda. Se lo nota questo mi salta addosso perché è
coglione e
pensa di dover provare a scoparmi! Ecco cosa voleva fare! Scopare con
me per
vedere se è bello e gli va! Ma che cosa ha in quella testaccia dura? È
proprio
un idiota! Non si fa così! “
Ma per quante
gliene stesse dicendo mentalmente e non riuscisse più a staccare gli
occhi dal
suo inguine ormai evidente, non riusciva a chiudere la televisione e
calciarlo
giù dal letto per dirgli freddamente di andarsene.
Era ovviamente
inchiodato lì.
A Mesut piaceva
da matti Karim.
Quando si sentì
abbastanza soddisfatto, senza ovviamente raggiungere già l’orgasmo,
Karim voltò
lo sguardo sull’amico accanto consapevole che lo fissava e che gli
stava
piacendo, quindi con un sorrisino alla Cris che fece avvampare
l’impassibile
Mesut, si sfilò la mano dai pantaloni e si allungò appena su di lui,
gli bastò
voltarsi un attimo sul fianco per raggiungere le sue gambe ed infilarsi
sotto l’elastico
del pigiama.
Mesut gli fermò
la mano istintivamente ma Karim usò la forza, sapeva che lo voleva ed
ovviamente lo notò subito.
Non disse ancora
nulla, si limitò a guardarlo ormai da abbastanza vicino, a vedere la
disapprovazione nel suo sguardo allucinato misto a desiderio, vide la
sua lotta
interiore fra dovere e piacere e decise di dargli un’altra piccola
spinta
prendendogli la mano con cui cercava di fermare la propria. Gliela
tolse
bloccandogliela di lato e tirandogli giù i vestiti si abbassò su di lui
arrivando col viso proprio lì in mezzo.
Mesut soffocò un
‘no’ con disprezzo ma non riuscì mai a continuare la frase perché la
sua bocca,
una volta raggiunto il proprio membro, l’aveva fatto godere come non
mai.
Scontato? Si
chiese… forse sì… ma ormai non poteva proprio più farne a meno.
Finì così che
con la mano libera messa sulla sua nuca gliela mosse su e giù
accompagnando il
suo assaggio. Un assaggio che non avrebbe mai dovuto dare, che era
sbagliato e
da evitare.
Peccato che fra
il dire ed il fare ci fosse troppo in mezzo.
- Sei uno
stronzo… - Mormorò fra un sospiro e l’altro. Karim ghignò sulla sua
erezione
ormai dura contro il proprio palato e la lingua, quindi continuò
aumentando l’intensità.
Era quasi
violento, in un certo senso, e a Mesut faceva impazzire quel modo di
fare così
virile e maschile.
Alla fine venne
e Karim non si trattenne, non esitò a farlo suo fino all’ultimo e
quando risalì
sul viso si era appena ripulito fugacemente.
Era di quelli
capaci di far qualunque cosa, nel sesso. Mesut lo capì e fu ancora
peggio perché
avrebbe voluto picchiarlo.
Non poteva
incarnare l’uomo dei suoi sogni nell’amara consapevolezza che dopo
quella notte
avrebbe capito che non lo voleva veramente come amante o fidanzato.
Si stava facendo
del male, del male come non mai ma cosa fare?
Non aveva le
forze mentali oltre che fisiche per respingerlo.
Ormai non ce l’avrebbe
fatta.
Karim finalmente
fuse la bocca con la sua, il proprio sapore gli fece arricciare il naso
in una
smorfia che subito divenne piacere per la mano che tornava sul suo
sesso e poi
su ad esplorargli il resto del corpo magro. L’accarezzò esplorando la
sua
delicatezza e la sua linearità. Non era molto muscoloso né molto
grande.
Pensò che fosse
semplicemente perfetto per essere preso e senza soffermarsi sul lato
del
piacere interiore o meno, non si accorse che stava pensando.
Stava pensando
tecnicamente a cosa fare e come e forse ad un sacco di altre cose ma
non stava
impazzendo.
Semplicemente
non stava impazzendo.
Non era come
quando lo faceva con José… era più come quando l’aveva fatto con Riky e
Cris ed
anzi, forse anche meno eccitante.
Con loro era
stato più un delirio allucinogeno. Con José però era… era… l’ondata di
calore
lo investì nel momento in cui pensò a lui e sentendosi già solo così
vicino al
limite massimo, scese fra le sue gambe ad immergersi fra i suoi glutei,
si
insinuò con la lingue e le dita nella sua apertura, lo preparò
trovandolo già egregiamente
morbido sotto quell’aspetto. Ghignò al pensiero che non fosse affatto
la prima
volta e preferendo così, gli alzò le gambe, gliele piegò con forza fra
i loro
toraci e poi con nemmeno un po’ di delicatezza, sentimentalismo,
preliminari o
quant’altro, semplicemente lo penetrò.
Come faceva
quando giocava a calcio.
Prendeva la
palla e andava a rete senza troppi giochini leziosi, tattiche o
passaggi.
Dritto in rete.
Mesut si sentì
una palla, in quel momento, e si pentì subito di averglielo permesso
perché l’aveva
sentito non provare nulla ed eccitarsi in un istante di follia
provocato
probabilmente da qualcun altro.
A chi aveva
pensato?
A José? Avevano
avuto un qualcosa insieme ma Karim gli aveva detto che avevano smesso…
si
chiese cosa pensasse Karim, cosa provasse, cosa volesse, cosa sentisse…
e con
amarezza lo sentì venire.
Così distante e
così squallido non era mai stato, far sesso.
E non parlava d’amore.
L’amore l’aveva fatto poche volte ma quello… quello era stato pietoso e
basta,
proprio come aveva previsto.
Mesut lo spinse
fuori scalciandolo coi piedi, non gli lasciò nemmeno riprendere fiato,
lo mandò
via con forza e gesti secchi, quindi infuriato come una tigre siberiana
lo fece
cadere giù dal letto. Dopo di che si alzò e senza dire niente, con il
viso
contratto in una smorfia mai vista perché cercava di trattenersi dal
piangere e
dall’urlare, corse in bagno e sbatté la porta chiudendosi a chiave.
Karim,
fortemente stordito per la fine più traumatica mai avuta, faticò a
riprendersi
e a capire cosa fosse successo. Imprecò in francese e poi si rimise in
piedi,
barcollò, si appoggiò al letto e poi andò dietro a Mesut cominciando a
picchiare la porta come se fosse un sacco da boxe.
- MESUT! MESUT
DAI APRI CAZZO! PARLIAMONE! DAI! - Ovviamente il silenzio più completo.
- DAI
NON TI HO VIOLENTATO! POTEVI DIRMI DI NO! POTEVI BUTTARMI GIU’ PRIMA!
SEI TU
CHE L’HAI VOLUTO! - Ancora peggio perché aveva ragione. - MESUT TI
PREGO! NON
POSSIAMO NON PARLARCI PIU’! VOGLIO SPIEGARTI! DAI, COSA C’E’? - Lì per
lì Mesut
pensò seriamente che fosse un ritardato mentale e cominciando a dare a
sua
volta calci alla porta in risposta alle sue bussate, gridò isterico:
- SEI FORSE UN
HANDICAPPATO? COME FAI A CHIEDERMI COSA C’E’? SEI STRONZO O LO FAI? -
Karim non
avrebbe comunque mollato e tornando a sbattere sulla porta che prima o
poi
sarebbe caduta, continuò urlando più forte. Non era arrabbiato ma
voleva che l’ascoltasse,
che gli desse retta e pensava che quello fosse l’unico modo.
- DIMMELO COSA C’E’
CHE NON VA? ESCI E PARLIAMONE! - Era meglio non lo facesse.
- PENSAVI AD UN
ALTRO MENTRE SCOPAVI CON ME! SEI VENUTO PERCHE’ PENSAVI A QUALCUN
ALTRO,
COGLIONE! -
- MA COME FAI A
DIRLO! NON HO NEMMENO DETTO UN NOME! -
- NON SERVIVA,
STRONZO! SI CAPISCE SUBITO SE PENSI AD UN ALTRO! NON ERI LI’ CON ME,
NON TI
ECCITAVA ABBASTANZA, ERI COME UNO CHE HA IMPARATO COME SI SCOPA E LO
STAVA
RIFACENDO! VATTENE AFFANCULO DA LUI E NON FARTI PIU’ VEDERE! IO E TE
ABBIAMO
CHIUSO, CAZZO! -
Karim
terrorizzato che fosse veramente così cominciò a dare calci a sua volta
alla
porta, smise solo quando sentì delle fine non da poco all’inguine
strappato ed
imprecando si separò tenendoselo.
Era quasi
guarito dal dolore… facendo sesso il piacere aveva sovrastato quel
fastidio là
sotto ed ora… ora un calcio ed eccolo di nuovo a soffrire! Mesut si
preoccupò
per averlo sentito smettere, quindi appiccicò l’orecchio alla parta e
rimase in
silenzio. Aprì solo perché convinto se ne fosse andato e quando lo vide
lì a
tenersi in mezzo alle gambe e ad imprecare senza usare la voce, capì
che doveva
stare parecchio male.
Si preoccupò e
si insultò per questo, quindi sbuffando si morse il labbro.
Erano affari
suoi, affari suoi e basta! Doveva lasciarlo a sé stesso e basta. Doveva…
Peccato che poi
dopo essere andato in cucina ed aver preso del ghiaccio era tornato in
camera,
l’aveva spinto poco gentilmente sul letto e gliel’aveva messo
sull’inguine all’altezza
dello strappo.
Sperava non si
fosse aggravato, poi si staccò vedendo che se lo teneva da solo
imprecando
questa volta ad alta voce e sempre in francese.
Era davvero
sconvolgente il ghiaccio lì e non era nemmeno convinto che funzionasse
e
servisse…
- Cos’è, mi vuoi
torturare come vendetta? - Chiese Karim fra i denti per non gridare
come un
bambino.
- Fottiti! -
Ruggì Mesut rimettendosi gli slip ed i pantaloni del pigiama.
Karim comunque
si tenne il ghiaccio finchè non si sentì meglio ed il dolore non scemò,
quindi
lo lasciò e sospirò tirandosi piano su a sedere. Si strofinò il viso,
si chinò
e si appoggiò sulle ginocchia. Una volta lì rialzò lo sguardo su Mesut
piantato
in piedi contro l’armadio che aspettava se ne andasse. Lo stava
uccidendo con
lo sguardo.
Bè, voleva
parlare e quello era il momento.
Già, ma per
dirgli cosa, poi?
Ora che si era
calmato -grazie al ghiaccio che gli aveva congelato i neuroni- vedeva
tutto
molto bene e siccome non era capace di usare il tatto, fu disarmante
nella sua
sincerità brutale.
- Cazzo hai
ragione… - Era come se parlasse a sé stesso, comunque…
Mesut tirò tutti
i muscoli del corpo domando a stento la voglia di andare a dargli un
calcio sui
denti.
Karim però
proseguì piano sentendosi enormemente colpevole, ora che ne parlava
vedeva
tutto il male che non aveva saputo vedere prima. Quanto stronzo era
stato?
- Alla fine
dovevo dare retta a Riky… - E anche ora… essere meno spontaneo magari…
Mesut lo
fissò con occhi sgranati e Karim spiegò sempre più in torto: - Il
consiglio di
Riky al mio caos mentale è stato di fare astinenza sessuale e vivere
con
entrambi le parti in causa una relazione normale, costruendo un
rapporto sano
per vedere con chi, poi, avrei voluto approfondire la cosa anche
sessualmente.
Cris invece mi ha detto di andare a letto con entrambi per vedere con
chi poi
sarebbe stato meglio! - Mesut provò un’irrefrenabile istinto di andare
da Cris
e sparargli.
- E… perché, di
grazia, hai dato retta ad uno che ragiona col cazzo e che in vita sua è
andato
con chiunque, uomini, donne e trans? - Cosa risaputa. Karim si strinse
nelle
spalle. Quanto assurdo era?
- Bè, in realtà
mi ha fatto capire che avevi ragione… che… che insomma, non sono
veramente
preso in quel senso da te… cioè… facevo sesso come potevo farlo con
chiunque ma
non ero interiormente coinvolto come mi aspettavo di essere… come avrei
dovuto…
e se avessi fatto la strada lunga non ti avrei fatto soffrire subito ma
sarebbe
stata più lunga e poi comunque sarei giunto alla stessa conclusione…
però lo so
che dovevo fare come le persone normali. Lo so… è che non ho pazienza e
volevo
subito la risposta e… non mi perdonerai mai, vero Mesut? - Mesut
stringeva gli
occhi così tanto che ormai erano due fessurre. Karim vide subito la
luce della
tristezza in essi e si diede dell’idiota odiandosi.
Non ci pensò un
istante, anche se voleva stare solo sapeva che stava per piangere e non
voleva
piantarlo così. Era davvero un disgraziato, si disse.
Alzandosi zoppicò
verso di lui e raggiuntolo lo abbraccio forzandolo. Mesut lo respinse,
fece per
riempirlo di pugni ed incapace di parlare e gridare senza scoppiare in
un vero
pianto, alla fine si arrese alle sue braccia possenti.
Era nudo, lo
stava torturando ancora eppure non riusciva più a combatterlo.
Ormai aveva
ceduto ai suoi sentimenti, ai suoi istinti e a tutto ciò che provava
per lui.
Inutilmente.
Alla fine pianse
comunque e fu la punizione peggiore per Karim che non sapendo più cosa
dire si
odiò come non aveva mai fatto in vita sua.
“Che
maledetto che sono!”
E non osò
pensare a José di nuovo.