CAPITOLO XIII:
L’ORA DEI SENTIMENTI
 
Erano seduti a terra, Karim davanti, appoggiato ed incastrato a José che se lo teneva contro, avvolgendolo con le braccia, come se non volesse farlo andare.
Era la prima volta che cercava lui quelle famose coccole post sesso ed era come se non riuscisse più a riprendersi, se avesse svuotato ogni parte di sé in Karim e non riuscisse a ritrovarsi.
Ogni minima energia svanita nel suo corpo.
Non aveva idea di come stava lui ma lo sentiva completamente arreso fra le sue braccia ed era chiaro che non aveva intenzione di andarsene. Il volto girato verso il suo collo, i respiri lentamente regolari e la mente piano piano schiarita dalla nebbia.
Ora non rimaneva che guardarsi dentro.
La voce di Jacoby Shaddix cantava ancora e la sentirono di nuovo solo ora, No matter what stava dicendo come in un modo o nell’altro, non importava come, ma sarebbero stati insieme.
Entrambi pensarono che doveva essere una specie di segno anche quello.
- E’ stato diverso… - Disse il ragazzo per primo. Voleva che l’ammettesse anche José ma avrebbe scommesso sul contrario. Avrebbe perso.
- Sì… - Karim per un istante credette d’aver capito male, fece per alzarsi ma José non glielo permise, infatti si limitò a spostare la testa sulla sua spalla in modo da poterlo guardare. Il suo profilo da così vicino sembrava corrucciato, sicuramente stava ammettendo cose che non avrebbe mai voluto.
- Vuoi dire che lo ammetti? - Chiese sinceramente stupito, non poteva crederci.
- Ammetto che è stata una scopata diversa… - Puntualizzò abbassando lo sguardo sul suo. I suoi occhi erano particolarmente neri, forse per il piacere appena provato. Si incantò un istante a guardarli e si sentì un perfetto imbecille per quel calore interiore che continuava a provare. E quell’incapacità a mandarlo via e riprendersi.
Karim ghignò:
- Questo è sufficiente! -
- Per cosa? - Chiese curioso.
- Per me… per sapere che posso provarci… che forse ne vale la pena rischiare… - José rimase in silenzio, forse era il caso di metterlo a posto in qualche modo ma non ne aveva una gran voglia, gli piaceva sapere che si stava intestardendo su di lui.
- Ti farai del male, finirà in merda, mi odierai, soffrirai e sarà uno schifo anche a calcio! - La sua predizione solitamente si avverava e questa volta era stata particolarmente precisa. Karim non si fece prendere dal panico, andò avanti per la sua strada tirandosi su e voltandosi meglio per poterlo guardare. Gli prese il mento e le guance fra due dita e strinse in modo poco delicato e romantico, ma sapeva che lui preferiva così.
- Non me ne fotte un cazzo! - Disse a denti stretti. - Se voglio rischiare, rischierò! -
José però non riusciva a capire e si tolse la mano dal viso con un gesto secco.
- Sei un idiota! Ti ho detto che  con me non va mai bene! Perché cazzo ti devi rovinare così? -
- Lo vedi come ci tieni che non finisca male? Che io non soffra? Vuol dire che ne vale la pena! Che devo tentare! Che devo buttarmi! - insistette Karim rimettendogli la mano sulla guancia e premendo con le dita. José tornò a prendergliela ma non riuscì a staccarsela, quindi affondò le unghie per fargli male. Non ci fu verso di toglierselo e cominciò a vacillare, strinse gli occhi che ora erano lucidi, si morse la bocca ed imprecò in portoghese per poi riprendere spigliato e furioso:
- Piantala! Non ne vale la pena! Non vale mai la pena soffrire! Non andrà bene! Perché cazzo devi provarci per forza? Non bastava scopare? - A lui sarebbe bastato, gli era sempre bastato. Aveva avuto molte relazioni, era sempre andato bene mantenendo tutto su un piano sessuale e basta. Perché Karim doveva essere così testardo?

Karim però avvicinò il viso e sfiorando le sue labbra rispose marcando bene su tutte le parole, scandendole senza paura, tenendolo a sé ed imprigionandolo per impedirgli di scappare:
- Perché mi sto innamorando di te ed ora ti devi prendere le tue responsabilità! -
- Sono cazzi tuoi se ti stai innamorando! Io ti avevo avvertito! - Tentò, ma parlare così era una tortura per l’uomo. Non lo lasciava andare, nemmeno respirare.
- E’ colpa tua! Non hai lasciato che troncassi quando ero in tempo! Hai continuato a tormentarmi, cercarmi e scoparmi! Questo come cazzo pensavi che finisse? - Ora Karim stava perdendo la pazienza ma non si separava da lui di un soffio, continuava a parlargli vicino, a tenerlo, a schiacciarlo, a costringerlo. per José era inaccettabile eppure volendo poteva sgusciare via. Non esisteva che lo obbligavano, no?
- Volevo scoparti, fanculo! Non sei un bambino che non sai controllarti! -
- Proprio perché non sono un bambino non poteva che finire così! -
- Ma cosa diavolo ci trovi in me?! Non sono solo uno stronzo da scopare, cazzo? -
- No che non lo sei! Sei anche uno stronzo da amare! - Dichiarazione d’amore meno convenzionale di così non poteva essere udita. José pensò di aver capito male, prima di gridare smise di respirare, batté le palpebre e disse piano:
- Che cazzo stai dicendo? -
Karim sospirò impaziente.
- Che ti sto amando, mi sto innamorando, voglio averti, voglio te. Voglio tutto di te. -
José cominciò a scuotere la testa come un forsennato, cercando di divincolarsi come se fosse spaventato. C’era qualcosa di profondamente enorme in tutto questo suo rifiutarlo con tanta forza. - Smettila, se non volevi non mi cercavi! Perché hai continuato a scoparmi? Di corpi ne hai quanti ne vuoi! Perché cercavi sempre me? - Karim lo sapeva ma José non voleva saperne di dirlo, continuava a scuotere la testa come impazzito spingendo con le mani contro il suo petto ed il collo, cercando con la forza di scappare, senza però riuscirci mai.
- Perché mi andava, cazzo! Lasciami andare, voglio andarmene! - Ma Karim non l’avrebbe mai mollato. Ora lo teneva con l’altro braccio in modo da averlo contro di sé mentre con le gambe l’avvolgeva, si era spostato abilmente e José non riusciva nemmeno a muoversi, solo picchiargli il petto e affondare le unghie. Era come indiavolato.
- José! Devi dirlo! Non è la fine del mondo anche se lo ammetti! Perché cazzo devi fare così? -
- Perché sì! Perché lo so io! - Ruggì José.
- SMETTILA! TI STAI INNAMORANDO ANCHE TU! COSA C’E’ DI MALE? - Gridò fuori di sé Karim senza resistere oltre. José fece altrettanto esasperato.
- TUTTO IL MALE DEL MONDO! PERCHE’ QUESTE COSE NON DURANO PER SEMPRE E QUANDO ME NE ANDRO’ O TE NE ANDRAI TU IO STARO’ DI MERDA E NON VOGLIO! FANCULO! NON VOGLIO STARE COSI’ QUANDO QUALCUNO CHE AMO SE NE VA! BASTA! NON TI VIVRO’ MAI MAI MAI! - Ora che era tutto chiaro, Karim prese la bocca fra indice e pollice e costringendo il viso a star fermo, lo baciò.
Premette la bocca sulla sua e rimase fermo così per qualche secondo. José continuò ad opporsi ma fu come un scemare lento di ogni forza.
Perché doveva essere così selvaggio?
Perché non poteva arrendersi a qualcosa di bello, per una volta?
Probabilmente non aveva mai trovato uno più testardo di lui che l’obbligasse, aveva avuto solo persone capaci di assecondarlo. Forse non aveva mai amato davvero.
Quando lo sentì smettere di tirare, aprì la bocca e si infilò con la lingua, José ebbe l’istinto di morderlo ma fu un istante solo perché poi invece si trovò a succhiare la sua lingua e poi ad intrecciarla con la propria.
Si respirarono a vicenda, si strinsero, risalirono con le mani sui visi, si tennero l’un l’altro e con un fondo di disperazione da parte di entrambi per una situazione che li avrebbe segnati molto, continuarono un bacio che seppe d’infinito.
Continuarono a baciarsi a lungo, addolcendosi, diventando addirittura teneri, oltre che sensuali. Esplorandosi. Sperimentando ogni singolo modo.
Tutto.
Si diedero, si tennero, si presero e rimasero così per dei minuti interminabili, abbracciati senza più lottare.
La resa più dolce mai avuta.
Dopo quello che non poteva essere definito un semplice bacio, Karim sulle sue labbra, volendone ancora, mormorò guardandolo da quella vicinanza ubriacante:
- Non ho paura di amarti, di vivere questa storia con te. Se le nostre strade si divideranno non me ne fotte proprio un cazzo, perché io penso solo al presente. Non ci penso minimamente ad andarmene e se tu hai preso quella casa a Londra perché pensavi di andartene bè, stronzo, cambia i tuoi programmi. Qua ci sono io! - Lo impose e forse, José lo pensò ma non l’avrebbe mai ammesso, gli era mancato solo uno così. Che si imponesse più di quanto non facesse lui normalmente.
- Sei un pazzo suicida! Scapperai da me a gambe levate! - Rispose ritrovando il suo ghigno inconfondibile che a Karim parve la cosa più bella mai vista.
- Per ora voglio solo infilarmi nelle tue! - Con questo si conquistò un altro gran bel sorriso, un sorriso di sincera felicità. Anche José non era mai stato meglio o forse era solo una stupida illusione, però, forse, ne valeva la pena.
Dopo di questo ricominciarono da capo, ovviamente, invertendo solo i ruoli e provando anche altri macchinari… fino a che, guardando l’ora, non si resero conto di essere nei guai fino al collo.
Erano spariti dalla circolazione per ore ma non se ne sarebbero certo pentiti.
 
 
Seppe che era arrivato il momento quando il medico gli diede il suo benestare per tornare ad allenarsi.
Karim e Mesut non si vedevano dal grande litigio seguito da una rottura disastrosa.
Aveva ancora ben impresse le lacrime del tedesco e per questo il ragazzo continuava ad odiarsi.
Si sentiva pessimo e terribile ma era stato solo grazie a quello che era riuscito a capire cosa provava e cosa voleva davvero da José.
La storia con lui non era facile, erano più le volte in cui litigavano che altro, ma c’era da dire che poi la pace era sempre molto pittoresca ed interessante.
José e Mesut non avevano mai smesso di parlarsi ma non avevano mai toccato quell’argomento. L’argomento Karim era diventato taboo ed alla fine era stato l’allenatore a convincerlo a risolvere con lui, non poteva vederlo così cupo. Già lo era sempre di suo.
Non si era comunque intromesso e Mesut stesso non aveva in realtà idea che alla fine José e Karim si fossero messi insieme.
Il francese, con sua solita testardaggine, si presentò a casa dell’altro senza nemmeno avvertirlo. Quando Mesut si ritrovò la sua faccia davanti richiuse subito la porta ma lo fece sul suo piede, Karim ululò dal dolore e Mesut lo mandò comunque al diavolo dicendo che se lo meritava.
- Che cazzo vuoi, vieni qua dopo settimane che non ti fai vivo, dopo che mi hai usato per capire che cazzo volevi da José e poi pensi che io ti accolga a braccia aperte? -
Cominciò isterico scattando subito. Solitamente era freddo e scostante ma quando si trattava di uno che gli piaceva e che l’aveva ferito, la musica cambiava, ovviamente…
- Mi aspettavo proprio questo, ma visto che sto per tornare a giocare, se non mi rompi il piede, devo risolvere! - Anche lui, però, poteva pensare prima di parlare. Almeno ogni tanto…
- Stronzo! Vattene a fanculo! Cosa cazzo vieni solo per poter giocare bene? Fottiti! - Mesut pareva un treno in corsa, non si sarebbe mai fermato o per lo meno questa era l’idea che si aveva di lui guardandolo. Karim però lo conosceva bene e sapeva come averla vinta. Del resto era lui la punta pura che finalizzava il gioco di tutta la squadra, ergo, sapeva sempre come spuntarla!
Entrò lo stesso spalancando la porta con la forza, quindi la sbatté dietro di sé richiudendola e gli andò davanti prendendolo per le spalle, infine lo sbatté con violenza contro il muro. Una volta lì Mesut si zittì magicamente, si fermò del tutto e smise anche di respirare.
Karim non gli lasciò le braccia e non si allontanò ed una volta che ebbe la sua attenzione parlò piano ed incisivo, non una minima indecisione. Ci aveva pensato tantissimo a cosa dirgli.
- Mi dispiace, non voglio che quello che è successo rovini tutto. In ogni caso sono un pazzo di merda ma che tu lo voglia o no dovrai convivere con me ancora a meno che non pensi di andartene. Ed in questo caso saresti un bambino idiota! Insomma, voltiamo pagina ed andiamo avanti. - Per i suoi conti doveva poter bastare. Conti sbagliati.
Masut non gli colpì l’inguine solo perché era appena guarito, però gli pestò il piede, quello che gli aveva chiuso nella porta. Dopo di che lo spinse e sgusciò via percorrendo a gran passi tutta la casa.
Karim imprecò ma lo seguì saltellando, fortunatamente la casa non era infinita e quando arrivò alla solita camera si trovò a parare un sacco di oggetti fra cui cuscini, coperte, trapunte, scarpe e vestiti.
Presi tutti al volo e posati velocissimi, Karim pregò che la smettesse. Da qualche parte dovevano arrivare…
Quando vide che non tirava più niente esclamò speranzoso e seccato allo stesso tempo:
- Hai finito? -
A quello gli arrivò in fronte un’altra scarpa e Karim questa volta finì a terra a tenersi la testa, una serie di parolacce in francese riempirono la stanza fino a che non le esaurì. Sentendolo veramente fermo, Karim alzò il capo e sbirciò verso Mesut pronto comunque ad un’altra scarpa.
- Ti senti meglio? - Sapeva di meritarselo, per questo non reagiva.
Mesut guardando il segno rosso che gli aveva fatto proprio sul terzo occhio assunse un’aria vagamente vittoriosa e quasi malefica!
- Vagamente! Almeno ora quella testaccia di merda, sembra veramente un uovo vuoto! - Era una cosa su cui scherzavano sempre! Che coi capelli rasati Karim sembrava una testa di uovo. Non era vero ma poi Karim chiamava Mesut ‘Nemo’ perché sembrava un pesce… erano i loro modi di comunicare!
I due continuarono a guardarsi in cagnesco da una parte all’altra della camera, seriamente arrabbiati. Bè, uno solo seriamente dolorante.
Poi, come se avessero fatto chissà quale discorso, Karim realizzò cosa gli aveva detto e si mise a ridere. Doveva avercela con lui per aver attentato più volte alla sua vita eppure pareva sereno e rilassato… insomma, se la rideva!
Anche Mesut ci rimase male ma poi dopo il primo momento di stasi cominciò a ridacchiare anche lui fino a che si sedette sul letto tenendosi la pancia.
Non sapeva bene perché ma tutta quella situazione aveva del comico.
Dopo che risero per cinque minuti abbondanti, Karim si trascinò sul letto con lui e accucciato come una tigre pronta ad attaccare il pesce, sospirò ed osservandolo per bene, disse parlando piano e con una limpidezza di fondo incredibile.
- Lo so che sei tanto incazzato perché hai fatto fatica a tenere a bada quello che provavi per me e che poi io ho mandato tutto a puttane con quel comportamento egoista del cazzo. Ma non andava nemmeno bene fingere che niente fosse… insomma… se provavi qualcosa era giusto affrontarlo. È venuto fuori nel modo più sbagliato possibile ma ora siamo entrambi onesti, non abbiamo segreti, non ci nascondiamo più niente e possiamo guardarci negli occhi senza vergognarci di qualcosa. - Era un discorso adulto e vero, Mesut doveva ammetterlo.
Non andava bene nascondere certe cose, prima o poi venivano fuori e si ritorcevano contro. Quella volta nel peggiore dei modi.
Mesut sospirò e si arrese definitivamente tirandogli un debole pugno sul naso:
- Sei solo un idiota! Non dovevi approfittare di me così! Me la pagherai, sai? - Ma non diceva sul serio, si era sfogato a volontà, aveva vissuto la sua rabbia in tutti i modi, ci aveva anche pianto le notti abbracciato a Sami, persona che aveva letteralmente scoperto.
Karim gli tirò una ciocca di capelli, poi lo spettinò e si stese meglio obbligando l’altro a fare altrettanto. Una volta messi di fianco l’uno di fronte all’altro, si misero anche a parlare come niente fosse, con una capacità effettiva di voltare pagina che aveva dell’incredibile.
- Come va con José? - Chiese coraggiosamente Mesut.
Karim strinse le spalle:
- Mi ha minacciato di tenermi a digiuno se non ti parlavo… - Mesut ridacchiò.
- Immagino che digiuno… dì, ma fate altro oltre a scopare? -
Karim fece il broncio.
- Certo… litighiamo come disgraziati!  Bè, è una relazione difficile ma si è arreso a provarla… del resto sai quanto convincente so essere… -
- Oh lo so, credimi! - Mesut rispose immediato tornando a ridere e Karim rincarò la dose:
- In effetti penso che fin’ora nessuno mi abbia mai detto di no. Cazzo, credo d’averla spuntata su tutti! - E non aveva torto considerando tutto dall’inizio!
- Ti sei preso una bella gatta da pelare, eh? Ti andava meglio con me… - Karim a quello disse spontaneo:
- Permettimi di dubitarne! -
Non era un santo nemmeno lui, aveva penato molto.
- Ma poi toglimi una curiosità… in tutto questo, qual è il ruolo di Riky? - A Karim venne un colpo a quella domanda.
- Che diavolo c’entra Riky? - Mesut si tirò su sul gomito e lo puntò col dito battagliero:
- Mi prendi per idiota? Vai sempre a piangere da lui… o a farti coccolare, o a farti consigliare, o a sfogarti… lo sai bene che intendo! -
Il francese ci rimase, aveva ragione… ci pensò. Ricardo era sempre stato un po’ una costante, per lui… l’aveva sempre messo in mezzo in qualche modo.
- Bè, lui è un po’ il mio salvagente… - Disse piano con un tono quasi infantile. Mesut rise.
- Tutti ne hanno bisogno di uno… - Karim ne era convinto, non ci vedeva niente di male… - Stai attento, però, che José non si ingelosisca troppo! Quello è terribile… - Solo allora Karim si rese conto che lo conosceva bene e che erano in ottimi rapporti.
Fu così che passarono la notte svegli a parlare di José, Ricardo, Cristiano e tutti quelli che potevano c’entrare con quel casino di storia che, forse, aveva trovato una fine.
Karim pensò solo che non gli era mai mancato tanto il suo amico come in quel periodo, ma se ne era reso conto solo ora…