CAPITOLO II:
GIOCHI A SORPRESA
 
Arrivò al punto da credere che l’impressione avuta quella sera fosse del tutto falsa, ovvero che José non avesse mai avuto l’intenzione di proseguire quel discorso, che era stata una parentesi di una volta giusto per aiutarlo a sondare i suoi dubbi.
Fu così che smise di cercarlo, si rendeva conto di star facendo troppo la parte del povero idiota che correva dietro a qualcuno che scappava. Detestava farlo.
Mandando tutto al diavolo decise di andare comunque a parlarne con qualcuno di fidato ed adatto per sfogarsi un po’.
Sarebbe andato da Mesut ma non era certo fosse la persona adatta, non sapeva niente della sua vita privata ed anche se lui era convinto che fosse gay, era talmente ermetico in quel senso che nessuno sapeva se era fidanzato e che gusti sessuali avesse. In realtà tutti lo immaginavano perché come Riky era un tipo abbastanza chiaro nei suoi modi.
Fu così che decise di andare sul sicuro capitando a casa di Cristiano.
Dovette suonare tre volte prima che si degnasse di aprirgli, alla fine arrivò un Ricardo trafelato e scomposto, capelli completamente spettinati, rossissimo in viso, aria estremamente colpevole.
Karim non esitò:
- Stavate scopando? - E chi non lo sapeva che facevano coppia?
Ricardo avvampò ancora se possibile e si grattò la nuca balbettando:
- Ecco… bè… in realtà… - Ma non rispose niente perché arrivò Cristiano, da dietro, in boxer, a tirarsi il compagno via per riprendere seccato l’attività malamente interrotta, quando vide Karim che non se ne andava gli puntò il dito medio contro e sbottò snervato:
- Tu i momenti sbagliati non sai cosa sono, no? Vattene, non è ora di rompere! -
Karim però parve non sentire niente e come niente fosse entrò:
- Dai, ho bisogno di parlare! - Non era una richiesta implorante, si stava imponendo.
Cris lo guardò come se fosse pazzo e Riky ormai era perduto da tempo…
- Proprio ora e qua? -
Karim esasperato da quella frase si rivoltò contro come un posseduto dal demonio:
- Non dirlo anche tu, sai! - Cris capì che doveva essere messo proprio male, così sospirando seccato ma straordinariamente sconfitto, si girò sui tacchi e lo fece entrare sbattendo la porta d’ingresso. Riky sgusciò altrove, al bagno, a sistemarsi e calmarsi e Cris decise di rimanere a proprio agio in casa sua.
- Era uno di quei cazzo momenti rari dove possiamo stare soli e scopare qua invece che… - Si fermò rendendosi conto che Karim e nessun altro sapevano del secondo appartamento che usavano come casa personale, non colse niente perché non l’aveva seriamente ascoltato, quindi buttandosi sul divano si strofinò il viso sbuffando esasperato.
- Dai, devo gridare con qualcuno altrimenti esplodo! - Cristiano decise di non rivestirsi, magari ci avrebbe messo poco, quindi andando a prendere da bere nell’angolo bar del suo enorme soggiorno, disse sbuffando:
- Dai, muoviti! - Karim non calcolò le sue sfumature parecchio seccate, andò dritto per la sua strada incazzosa e cominciò quello per cui era lì, proprio mentre Ricardo tornava.
- Sono bisessuale, ho scoperto tendenze gay di recente e José mi ha aiutato a venirne a capo. Non ho dubbi, non ho problemi ad esserlo, mi piace scopare con gli uomini, amen. chi se ne frega comunque! Però dopo che mi ha dato la mano. - Si fermò e precisò alzando gli occhi: - la bocca. - Ricardo arrossì e Cristiano rise. - Mi ha fatto chiaramente capire che saremmo andati avanti in questo discorso ma poi non è più successo, non ha più voluto. Non voglio una storia, voglio solo scopare e siccome quella sera sembrava dovessimo ma poi mi ha fatto solo un pompino mi è rimasta la voglia. Non c’è niente di che! Ma mi manda in bestia perché quando vado per finire il discorso lui dice che non è il momento ed invece potrebbe semplicemente dirmi che non gli va più e di non rompere! Non sono un bambino, mi va bene, ma se un discorso è aperto perché volevamo finirlo entrambi, io cerco giustamente di finirlo. Fanculo anche lui! - Al termine Ricardo era imbarazzato per l’uso di certi termini e per l’essersi figurato la serata in questione e Cristiano invece era seriamente interessato a saperne di più. La cosa si faceva curiosa!
- E cosa pensi di fare, ora? - Cristiano non era certo il tipo da dare consigli, specie non saggi, ma a fare domande era bravo.
Karim spostò lo sguardo su di lui, si era seduto sulla poltrona mentre Ricardo sul suo stesso divano ma ben lontano, come se fosse spaventato all’idea di essere contagiato dai suoi modi grezzi e bruti.
- Cosa diavolo dovrei fare? Se non vuole non vuole! Ormai è evidente! Mi sta sulle palle che me l’ha fatto credere ed io ci sono cascato ed ora non ha i coglioni per scaricarmi come si deve. Odio essere tenuto sulle spine! Insomma, chi cazzo si crede di essere? Fosse per me lo prenderei a pugni ma è il nostro allenatore! - Vedendo che Cris ridacchiava ancora, Karim gli ringhiò contro: - Scusa ma tu che faresti? -
Ricardo impallidì, i metodi di Cris erano fuori dal comune.
- Io lo obbligherei a riprendere. Non me ne fotterebbe un cazzo che lo volesse o no. Quello che conta è che lo voglio io. Quindi me lo prenderei, anche con le cattive se necessario! -
- Ma quello è il nostro allenatore… - Replicò esterrefatto Karim. Parlava bene ma non l’avrebbe mai fatto.
- Non ha importanza, non può fare quello che vuole, l’hai detto anche tu, no? -
- Che idee da dargli! Vuoi che lo butti in una vasca di olio bollente? - Ricardo aveva una visione tremenda di José e gli altri due risero, lui rimase serio convinto che avrebbe comunque reagito male.
- Scusa, ragiona! Se sei sicuro che anche lui vuole andare avanti, cioè vuole scoparti in un secondo momento, se non l’ha fatto è perché ci ha ripensato, non perché non vuole più. Quindi se lo tenti di nuovo come si deve cederà di nuovo. Vuole solo essere corteggiato un po’, ama sentirsi prezioso e desiderato, è una prima donna, quello, proprio come me! - Su questo erano tutti d’accordo, Karim ora era decisamente più calmo ed interessato a quel punto di vista, Ricardo invece si inserì con la sua placidità tipica:
- Tu lo sedurresti, non useresti le cattive, comunque. - Puntualizzò visto che non gli piaceva una visione brutale del proprio compagno. Poi riprese rivolto a Karim accanto: - E secondo me invece di forzarlo o sedurlo, dovresti semplicemente spostare bersaglio. Cioè, se è solo una questione di sesso il mondo è pieno di begli uomini. Con lui le cose si complicherebbero solamente e probabilmente ora ci ha ripensato per questo. - Karim a bocca aperta lo guardò ammirato come se fosse un angelo saggio caduto dal cielo. Eccolo lì quello che gli serviva… qualcuno che sapesse dare dei buoni consigli e non delle assurde idee pericolose da svitato! Se avesse sentito Sergio probabilmente gli avrebbe detto anche di peggio… 
Karim si avvicinò a lui annullando la breve distanza e prendendogli la mano nelle sue lo guardò intensamente come se fosse la sua salvezza:
- Tu sì che sei utile! Fortuna che esisti! Se non fossi già con questo qui ti prenderei io! - Come se fosse un frutto al supermercato…
- Non è che starebbe solo a te la scelta, comunque… - Disse infatti. Cristiano rise contento che comunque fosse solo suo, Riky, e a lui consacrato -ad eccezione della moglie- poi però vedendo che Karim ridendo rilassato gli spettinava i capelli appena pettinati, si mise sull’attenti. Comunque era uno che aveva appena scoperto di essere gay e tendeva ad essere uno piuttosto attivo quindi per natura attratto da quelli più passivi.
Poi si fermò.
Però era attratto da Josè.
E si rispose.
Ma solo sessualmente.
Anche lui lo era stato sessualmente da lui… tutto lì.
No, doveva stare attento!
Alzatosi di scatto si prese Karim per il braccio, lo alzò in piedi e lo trascinò verso l’ingresso:
- Ok, ora che hai avuto i nostri preziosi servigi, vattene e fa quello che vuoi, ma fallo fuori di qua e lasciaci quel che resta del nostro tempo! - Karim alla fine rise mentre Ricardo da dentro lo rimproverava per la maleducazione indicibile scusandosi con lui.
- Tornerò per aggiornarvi quando avrò aggiornamenti! - Disse Karim sopra la spalla di Cris in direzione di Riky, poco dietro.
- Non provarci nemmeno, non mi interessa niente, lasciaci in pace! - Fece seccato Cristiano comunque fondamentalmente scherzando.
- Va bene, aspetteremo trepidanti! - Rispose invece Ricardo sorridendo allegramente in quel suo tipico modo sempre disponibile e gentile.
Karim alla fine rimase a ridere da solo per un bel po’, a ripensare a quanto diversi fossero quei due eppure quanto bene stessero insieme e soprattutto quanto felici fossero.
Davvero invidiabili!”
 
 
Da un lato sapeva che Ricardo aveva ragione, dall’altro voleva proprio seguire l’idea di Cristiano, lo stuzzicava troppo quella di sedurlo però doveva anche ammettere che non era il tipo da farlo. Bè, nemmeno da mollare.
Per Cris era facile sedurre, per lui no. Al massimo poteva prenderselo con la forza, di sicuro non avrebbe sdegnato…
Mollare, comunque, proprio no, sebbene sapeva che sarebbe stata la cosa giusta.
Era una questione di principio e di correttezza, si era messo in testa che se lo sarebbe portato a letto veramente e così sarebbe stato. José gli aveva dato implicitamente il permesso ed ora doveva mantenere la sua parola, punto e basta. Proprio una questione di principio!
Guardò l’ora, ne mancava una agli allenamenti pomeridiani, non gli andava di tornare a casa e rimuginarci sopra, gli serviva del tempo per prendere la decisione finale o per lo meno farsi un minimo piano. Odiava farsi i piani, andava sempre ad istinto, ma a volte doveva ammettere che servivano. A volte.
“Andrò in palestra…”
Non avrebbe di certo mai lontanamente immaginato che quella era la mossa più giusta!
 
 
Per lui non esistevano problemi, non c’era niente a cui pensare, Karim era il solito esagerato testardo cronico e cocciuto come la morte. Perché si fissava sulle cose?
Dopo quella sera si era tranquillizzato nel capire che si trattava solo di ‘quello‘, era stato bello aiutarlo, non gli sarebbe dispiaciuto ogni tanto rifarlo ma da lì al farlo diventare un appuntamento fisso, un obbligo, una cosa premeditata e decisa ce ne passava.
A lui piaceva vivere alla giornata senza pensare ad altro che al suo lavoro, per il resto andava sul momento.
Non escludeva che prima o poi avrebbe ripreso il famoso discorso con Karim, ma non poteva deciderlo su due piedi.
Sperava solo che la piantasse di rompergli le palle ed insistere tanto!
Sbuffando uscì dall’ufficio, aveva bisogno di distrarsi, non riusciva a concentrarsi sul lavoro, voleva elaborare degli schemi particolari, ora che si avvicinavano le partite difficili di Champions. L’ipotetico scontro con Bayern Monaco, Barcellona e Milan richiedeva il doppio del lavoro normale ma con Karim che insisteva anche nella propria mente, non riusciva proprio a concentrarsi come voleva.
Decise di prendersi una pausa e scese ai piani inferiori.
La sede della società comprendeva, oltre ad un numero imprecisato di uffici e alla sala conferenze che diventava la sala video, anche una palestra privata per gli atleti della società sia di calcio che di basket, di conseguenza da lì capitava che ci fosse un gran via vai anche di giocatori perché erano obbligati a rafforzarsi in palestra.
C’erano quelli che frequentavano di più e quelli che frequentavano di meno, Cristiano ad esempio era sempre lì, Mesut invece non ne voleva proprio sapere.
Nello stesso piano della palestra c’era la zona relax con alcune poltroncine, un paio di tavolini e delle macchinette. Quella per fare il caffè, quella che distribuiva bevande e quella che distribuiva snack.
Andò a prendersi un caffè e appoggiandosi ad uno dei tavolini metallici, buttò lo sguardo alla palestra per vedere se c’era qualcuno dei suoi con cui fare due chiacchiere e distrarsi meglio.
Quando dalla vetrata divisoria vide l’unico che era dentro, per poco gli venne un colpo.
“Cos’è, mi segue davvero?”
Per un momento lo credette seriamente, poi decise di lasciar perdere l’idea e avvicinandosi alle porte dove si poteva vedere dentro, osservò Karim correre sul tappeto e lentamente perse totalmente la cognizione del tempo, il caffè divenne freddo.
Karim correva con gli auricolari alle orecchie, quelli piccoli poiché i suoi soliti grandi erano fastidiosi se doveva allenarsi. Una maglietta senza maniche morbida e degli shorts. Si perse nella sua figura alta, atletica che si muoveva ritmicamente senza rallentare o cambiare tempistica.
Dalla pelle imperlata doveva essere lì a correre da un po’ e decise che dopo gli avrebbe fatto saltare il riscaldamento per approfittarne e fargli fare altre cose.
Non si chiese nemmeno per un istante se quelle ‘altre cose’ c’entravano col calcio o con qualcosa di carattere personale.
Quando lo vide smettere rimase a guardarlo dirigersi all’attrezzo per le braccia, quello che, da seduti, si doveva chiudere ed aprire.
José a quel punto alzò un sopracciglio ironico.
Non era mai stato particolarmente sensibile a quel genere di visioni, con tutti gli atleti che aveva visto in situazioni anche più espositive era impossibile, però ora improvvisamente si trovava ad apprezzare la sua immagine aitante e muscolosa che si allenava.
Dopo una sessione completa con quel macchinario, Karim si alzò e si tolse la maglia rimanendo a torso nudo. Lì per lì José pensò che l’avesse notato ma poi dal suo modo di muoversi identico a prima, molto placido e tranquillo, capì che lo faceva spontaneamente. Quando cominciò coi macchinari per le gambe si incantò ad osservare tutti i suoi muscoli che guizzavano. Non erano eccessivi, quelli di Cris, volendo, potevano essere considerati tali ma i suoi sebbene fossero ben messi sotto quel punto di vista, non erano esagerati. Erano davvero piacevoli da guardare.
Il filo nero degli auricolari scendeva dalle orecchie sfiorandogli il torace per poi arrivare alla cintura in fibra elastica nera che aveva intorno alla vita dove c’era l’I-pod con la musica che ascoltava, anche solo quel semplice dettaglio catturò maniacalmente la sua attenzione.
Improvvisamente anche se non aveva mai considerato Karim un effettivo bel ragazzo come altri, ora lo vedeva un tipo affascinante e con un suo gran perché. Parte grazie al suo fisico, parte per i suoi modi così diversi dagli altri, sempre placido e tranquillo, era uno che non si scomponeva mai ma comunque duro e testardo, da picchiare per fargli entrare qualcosa in testa. Insomma, aveva molti lati interessanti e questi uniti al suo gran bel fisico lo rendeva nel complesso un tipo piuttosto affascinante. Ed ora che fissava ossessivo anche il suo viso, nonostante non avesse un naso propriamente regolare come quello, ad esempio, di Cris o molti altri, riusciva a piacergli ugualmente. Lo rendeva caratteristico, si distingueva, non era una bellezza comune, a qualcuno poteva anche non piacere ma non si sentiva di dire che fosse brutto. E poi con la bocca e gli occhi che si ritrovava poteva anche permettersi qualche altra imperfezione insignificante.
Immerso completamente in quelle considerazioni che in vita sua non avrebbe mai pensato di avere, non certo su Karim, fu distratto dalla propria sveglia. Se l’era messa per ricordarsi di dirigersi al campo, spesso mentre lavorava su schemi e cose simili capitava che perdesse la cognizione del tempo, quindi gli serviva la sveglia per tornare al presente.
Riscuotendosi si insultò pesantemente dando le spalle a Karim, a malincuore, per poi bersi il suo caffè freddo ed andarsene senza fare niente.
Karim non si accorse di essere stato spiato ma senza sapere aveva fatto la cosa giusta per destare di nuovo l’interesse speciale di José.
Non ci avrebbe messo poco ad ottenere quel che voleva.
 
 
Quando si videro al campo d’allenamento, Karim non aveva la minima idea di essere già stato visto da José, non capì il suo strano sguardo e pieno ancora di domande su come comportarsi, si decise ad ignorarlo.
Ricardo e Cristiano gli si avvicinarono subito per sapere se in quell’ora era successo qualcosa.
- A Cris non dico un cazzo visto che non voleva sapere! - Così dicendo si prese Ricardo sotto braccio e se lo portò altrove, lontano dal portoghese che rimase a guardarli incerto se ridere o arrabbiarsi.
Ricardo rideva, quindi poteva essere fonte di gelosia quando di tranquillità, per Cris.
Eppure non fu l’unico a fissarli. José, a bordo campo, fingendo di studiarsi delle carte, li teneva ben d’occhio mentre Karim e Ricardo parlottavano fitto fitto ridacchiando. Il peggio fu quando si fecero seri e Ricardo parve consolare e sostenere in qualche modo Karim.
Odiava non sapere ma soprattutto odiava essere messo da parte come niente.
Con un fischio potente richiamò tutti dicendo di cominciare a correre e riscaldarsi come sempre, proseguendo, dopo i soliti minuti, con lo stretching. Poi diede indicazioni precise al suo secondo e al resto dello staff preparatorio, quindi con un secondo fischio chiamò Karim.
- Tu hai già fatto riscaldamento, prima, vieni un attimo con me! - Karim in quel momento capì che doveva averlo visto e si chiese come avesse fatto a non accorgersi della sua presenza, infine ghignò fra sé e sé.
Cosa voleva da lui?
Che si fosse finalmente deciso? Non sarebbe stato di certo male… un po’ tardivo, forse, ma comunque il risultato era quello che contava, se poteva avere ciò che da giorni desiderava.
Oltre agli spogliatoi dello staff e dei giocatori, c’era un’altra stanza adibita a magazzino che conteneva tutti gli attrezzi che potevano servire in un allenamento, compresa la cesta dei palloni in rete metallica.
José lo portò lì e quando Karim lo vide capì che c’era solo una ed unica intenzione di fondo.
Non doveva certo parlargli!
- Eri anche tu là? - Chiese seguendolo spavaldo, fingendo indifferenza per quello che era ovvio stavano per fare.
José chiuse la porta a chiave dopo averlo fatto entrare e senza nemmeno rispondere lo spinse contro la cesta dei palloni, quelli necessari erano già stati presi e portati fuori insieme al resto del materiale, per non avere seccanti interruzioni.
- Ora non ti lamenterai più, no? - Sbottò brusco. Karim sogghignò ancora.
Decisamente no, nessun lamento.
A quel punto José gli prese la maglietta e gliela sfilò sbrigativo, quando l’ebbe a torso nudo notò che non si era fatto una doccia dopo l’allenamento in palestra, logicamente ora doveva sudare di nuovo. Trovò a suo modo piacevole l’idea della sua pelle salata e si diede del malato mentale perché certe cose, sebbene fosse uno molto aperto e sperimentatore, non le aveva mai fatte.
Fu dopo un gioco di sguardi divoratori che il mister decise di darci un taglio e mettendo a tacere le proprie strane voglie, si avventò sulle sue labbra. Karim emise un piccolo sospiro con la gola che sembrò più un lamento di piacere.
“Era ora dannazione!”
Pensò prendendolo per la vita, infilò presto le mani sotto la maglia della sua tuta e infastidito da tutta la stoffa che c’era, gli abbassò la cerniera, sotto aveva una maglietta e gliel’alzò dai pantaloni, quando ebbe diretto contatto coi suoi fianchi, risalì sulla schiena attirandolo a sé e perdendosi sulla sua pelle asciutta e liscia, notò che l’altro stava facendo altrettanto con la propria, esplorandolo come se fosse compiaciuto di trovarla non così asciutta e liscia come la propria ma bensì umida e non completamente scorrevole.
Intrecciarono le lingue e dopo poco si trovarono ad uscire dalle bocche aperte come per seguire un gioco erotico che andava ben al di là dei baci dolci e cose del genere. Loro non erano dolci e non volevano niente di dolce.
Quando Karim si infilò sotto l’elastico dei pantaloni e degli slip alla ricerca dei suoi glutei, José lasciandosi attirare a lui dalla sua prepotenza, scese sul mento e poi sul collo, quando poté impadronirsi di quella porzione di pelle assaggiò il suo sapore, il sapore del suo allenamento e di nuovo, sentendo che gli stava dando alla testa, si diede dello psicopatico ma non servì a fermarlo perché invece di contenersi lo morse. Non gli fece male, anzi, l’eccitò ulteriormente e quando si lamentò l’uomo cominciò anche a succhiarlo.
Sentì ogni singolo muscolo del collo, lì dove l’assaggiava, e tornando a morderlo ad ogni vampata d’eccitazione dovuta alle sue dita che lo stavano stuzzicando per dietro, si spostò sulla clavicola compiendo lo stesso identico gesto. Lo ricoprì di tanti morsi ma cercò di non lasciargli troppi segni visibili. Già quello sul collo sarebbe stato impossibile coprire. Quando raggiunse i pettorali ci andò giù più pesante perché la consapevolezza che lì avrebbe indossato la maglia gli diede il via libero. I suoi pettorali erano accentuati in un modo che definì delizioso e si sentì come uno che stava per mangiarsi un cibo gustosissimo. Dal modo in cui lo stava mordendo per marcare il proprio territorio ed assaggiarlo, c’era da pensarlo in effetti…
Quando Karim ebbe abbastanza del suo trattamento e capì che non gli avrebbe concesso di già altro dalle sue natiche, il ragazzo decise che almeno un’altra parte se la sarebbe comunque presa ed abbassandosi gli tolse il proprio torace dalla bocca. José si lamentò ma soffocò quando lo vide in ginocchio davanti a sé ad abbassargli gli indumenti e avventarsi finalmente sul suo membro; si eccitò subito al contatto delle sue mani decise, poi divenne incontenibile quando lo leccò. Dovette succhiare poco perché accompagnato involontariamente dai movimenti di bacino che lo incitavano ad aumentare il ritmo, divenne tutto troppo insostenibile per mantenere i piani iniziali, qualunque essi fossero stati.
Lui e la sua mania di pianificare tutto.
Inizialmente voleva solo baciarlo ed eccitarlo un po’, fargli venire fame, poi piantarlo in asso.
Giusto per tenerselo ancora legato, non voleva che si spostasse su altre prede più facili, voleva che insistesse ancora su di lui.
Era solo un gioco, quello che aveva cominciato con Karim, ma se lui giocava, giocava a modo suo!
Peccato che non aveva fatto i conti con uno degli attaccanti più in forma al momento.
Alla fine venne incontrollatamente piegandosi in avanti, appoggiandosi di peso sulla cesta metallica dei palloni contro cui era Karim stesso, e tutto si annullò per un tempo imprecisato.
La prima cosa che sentì furono i propri respiri affannati, i battiti impazziti nel petto e il caldo, un caldo assurdo. Il sangue correva ancora sotto la pelle facendolo addirittura tremare per l’eccitazione, non avrebbe mai pensato di ridursi così per una cosa simile. Poche volte gli era successo e di recente no.
Quando Karim capì che il gioco era finito, si alzò e gli circondò la vita attirandolo a sé, José si lasciò prendere e per un momento si riebbe solo con la sua bocca nella propria che gli rimandava il suo stesso sapore.
Fu un bacio più lento di prima, meno divoratore e frenetico, ebbero tempo di capire ogni cosa, ogni sensazione, di catturare i rispettivi sapori e di farlo con gli occhi chiusi in modo da renderlo indelebile nelle loro menti.
Non l’avrebbero di certo mai dimenticato.
Fu strano, poi, semplicemente staccarsi e ricomporsi come se avessero finito, come se fosse normale, come se l’avessero già fatto. Come se oltre non si potesse andare, ora, perché dovevano prepararsi.
- Lo riprendiamo, il discorso? - Disse Karim per chiarirlo prima di tornare a fare la vita dei giorni precedenti. Non era tipo da rovinarsi l’esistenza nel correre dietro a qualcuno mentre José amava giocare e prendere in giro gli altri, più diversi non potevano essere.
Nonostante questo José non poté che rispondere spontaneo e contro le proprie stesse idee.
- E‘ ovvio! -
Ma non sapeva quanto José gliel’avrebbe fatto penare, quella ripresa di discorso.
Perché José rimaneva sempre José!