CAPITOLO II:
GIOCHI A
SORPRESA
Arrivò al punto
da credere che l’impressione avuta quella sera fosse del tutto falsa,
ovvero
che José non avesse mai avuto l’intenzione di proseguire quel discorso,
che era
stata una parentesi di una volta giusto per aiutarlo a sondare i suoi
dubbi.
Fu così che
smise di cercarlo, si rendeva conto di star facendo troppo la parte del
povero
idiota che correva dietro a qualcuno che scappava. Detestava farlo.
Mandando tutto
al diavolo decise di andare comunque a parlarne con qualcuno di fidato
ed
adatto per sfogarsi un po’.
Sarebbe andato
da Mesut ma non era certo fosse la persona adatta, non sapeva niente
della sua
vita privata ed anche se lui era convinto che fosse gay, era talmente
ermetico
in quel senso che nessuno sapeva se era fidanzato e che gusti sessuali
avesse.
In realtà tutti lo immaginavano perché come Riky era un tipo abbastanza
chiaro
nei suoi modi.
Fu così che
decise di andare sul sicuro capitando a casa di Cristiano.
Dovette suonare
tre volte prima che si degnasse di aprirgli, alla fine arrivò un
Ricardo
trafelato e scomposto, capelli completamente spettinati, rossissimo in
viso,
aria estremamente colpevole.
Karim non esitò:
- Stavate
scopando? - E chi non lo sapeva che facevano coppia?
Ricardo avvampò
ancora se possibile e si grattò la nuca balbettando:
- Ecco… bè… in
realtà… - Ma non rispose niente perché arrivò Cristiano, da dietro, in
boxer, a
tirarsi il compagno via per riprendere seccato l’attività malamente
interrotta,
quando vide Karim che non se ne andava gli puntò il dito medio contro e
sbottò
snervato:
- Tu i momenti
sbagliati non sai cosa sono, no? Vattene, non è ora di rompere! -
Karim però parve
non sentire niente e come niente fosse entrò:
- Dai, ho
bisogno di parlare! - Non era una richiesta implorante, si stava
imponendo.
Cris lo guardò
come se fosse pazzo e Riky ormai era perduto da tempo…
- Proprio ora e
qua? -
Karim esasperato
da quella frase si rivoltò contro come un posseduto dal demonio:
- Non dirlo
anche tu, sai! - Cris capì che doveva essere messo proprio male, così
sospirando seccato ma straordinariamente sconfitto, si girò sui tacchi
e lo
fece entrare sbattendo la porta d’ingresso. Riky sgusciò altrove, al
bagno, a
sistemarsi e calmarsi e Cris decise di rimanere a proprio agio in casa
sua.
- Era uno di
quei cazzo momenti rari dove possiamo stare soli e scopare qua invece
che… - Si
fermò rendendosi conto che Karim e nessun altro sapevano del secondo
appartamento che usavano come casa personale, non colse niente perché
non l’aveva
seriamente ascoltato, quindi buttandosi sul divano si strofinò il viso
sbuffando esasperato.
- Dai, devo
gridare con qualcuno altrimenti esplodo! - Cristiano decise di non
rivestirsi,
magari ci avrebbe messo poco, quindi andando a prendere da bere
nell’angolo bar
del suo enorme soggiorno, disse sbuffando:
- Dai, muoviti!
- Karim non calcolò le sue sfumature parecchio seccate, andò dritto per
la sua
strada incazzosa e cominciò quello per cui era lì, proprio mentre
Ricardo
tornava.
- Sono
bisessuale, ho scoperto tendenze gay di recente e José mi ha aiutato a
venirne
a capo. Non ho dubbi, non ho problemi ad esserlo, mi piace scopare con
gli
uomini, amen. chi se ne frega comunque! Però dopo che mi ha dato la
mano. - Si
fermò e precisò alzando gli occhi: - la bocca. - Ricardo arrossì e
Cristiano
rise. - Mi ha fatto chiaramente capire che saremmo andati avanti in
questo
discorso ma poi non è più successo, non ha più voluto. Non voglio una
storia,
voglio solo scopare e siccome quella sera sembrava dovessimo ma poi mi
ha fatto
solo un pompino mi è rimasta la voglia. Non c’è niente di che! Ma mi
manda in
bestia perché quando vado per finire il discorso lui dice che non è il
momento
ed invece potrebbe semplicemente dirmi che non gli va più e di non
rompere! Non
sono un bambino, mi va bene, ma se un discorso è aperto perché volevamo
finirlo
entrambi, io cerco giustamente di finirlo. Fanculo anche lui! - Al
termine
Ricardo era imbarazzato per l’uso di certi termini e per l’essersi
figurato la
serata in questione e Cristiano invece era seriamente interessato a
saperne di
più. La cosa si faceva curiosa!
- E cosa pensi
di fare, ora? - Cristiano non era certo il tipo da dare consigli,
specie non
saggi, ma a fare domande era bravo.
Karim spostò lo
sguardo su di lui, si era seduto sulla poltrona mentre Ricardo sul suo
stesso
divano ma ben lontano, come se fosse spaventato all’idea di essere
contagiato
dai suoi modi grezzi e bruti.
- Cosa diavolo
dovrei fare? Se non vuole non vuole! Ormai è evidente! Mi sta sulle
palle che
me l’ha fatto credere ed io ci sono cascato ed ora non ha i coglioni
per
scaricarmi come si deve. Odio essere tenuto sulle spine! Insomma, chi
cazzo si
crede di essere? Fosse per me lo prenderei a pugni ma è il nostro
allenatore! -
Vedendo che Cris ridacchiava ancora, Karim gli ringhiò contro: - Scusa
ma tu
che faresti? -
Ricardo impallidì,
i metodi di Cris erano fuori dal comune.
- Io lo
obbligherei a riprendere. Non me ne fotterebbe un cazzo che lo volesse
o no.
Quello che conta è che lo voglio io. Quindi me lo prenderei, anche con
le
cattive se necessario! -
- Ma quello è il
nostro allenatore… - Replicò esterrefatto Karim. Parlava bene ma non
l’avrebbe
mai fatto.
- Non ha
importanza, non può fare quello che vuole, l’hai detto anche tu, no? -
- Che idee da dargli!
Vuoi che lo butti in una vasca di olio bollente? - Ricardo aveva una
visione
tremenda di José e gli altri due risero, lui rimase serio convinto che
avrebbe
comunque reagito male.
- Scusa,
ragiona! Se sei sicuro che anche lui vuole andare avanti, cioè vuole
scoparti
in un secondo momento, se non l’ha fatto è perché ci ha ripensato, non
perché
non vuole più. Quindi se lo tenti di nuovo come si deve cederà di
nuovo. Vuole
solo essere corteggiato un po’, ama sentirsi prezioso e desiderato, è
una prima
donna, quello, proprio come me! - Su questo erano tutti d’accordo,
Karim ora
era decisamente più calmo ed interessato a quel punto di vista, Ricardo
invece
si inserì con la sua placidità tipica:
- Tu lo
sedurresti, non useresti le cattive, comunque. - Puntualizzò visto che
non gli
piaceva una visione brutale del proprio compagno. Poi riprese rivolto a
Karim
accanto: - E secondo me invece di forzarlo o sedurlo, dovresti
semplicemente
spostare bersaglio. Cioè, se è solo una questione di sesso il mondo è
pieno di
begli uomini. Con lui le cose si complicherebbero solamente e
probabilmente ora
ci ha ripensato per questo. - Karim a bocca aperta lo guardò ammirato
come se
fosse un angelo saggio caduto dal cielo. Eccolo lì quello che gli
serviva…
qualcuno che sapesse dare dei buoni consigli e non delle assurde idee
pericolose da svitato! Se avesse sentito Sergio probabilmente gli
avrebbe detto
anche di peggio…
Karim si avvicinò
a lui annullando la breve distanza e prendendogli la mano nelle sue lo
guardò
intensamente come se fosse la sua salvezza:
- Tu sì che sei
utile! Fortuna che esisti! Se non fossi già con questo qui ti prenderei
io! -
Come se fosse un frutto al supermercato…
- Non è che
starebbe solo a te la scelta, comunque… - Disse infatti. Cristiano rise
contento
che comunque fosse solo suo, Riky, e a lui consacrato -ad eccezione
della
moglie- poi però vedendo che Karim ridendo rilassato gli spettinava i
capelli
appena pettinati, si mise sull’attenti. Comunque era uno che aveva
appena
scoperto di essere gay e tendeva ad essere uno piuttosto attivo quindi
per
natura attratto da quelli più passivi.
Poi si fermò.
Però era
attratto da Josè.
E si rispose.
Ma solo
sessualmente.
Anche lui lo era
stato sessualmente da lui… tutto lì.
No, doveva stare
attento!
Alzatosi di
scatto si prese Karim per il braccio, lo alzò in piedi e lo trascinò
verso l’ingresso:
- Ok, ora che
hai avuto i nostri preziosi servigi, vattene e fa quello che vuoi, ma
fallo
fuori di qua e lasciaci quel che resta del nostro tempo! - Karim alla
fine rise
mentre Ricardo da dentro lo rimproverava per la maleducazione
indicibile
scusandosi con lui.
- Tornerò per
aggiornarvi quando avrò aggiornamenti! - Disse Karim sopra la spalla di
Cris in
direzione di Riky, poco dietro.
- Non provarci
nemmeno, non mi interessa niente, lasciaci in pace! - Fece seccato
Cristiano
comunque fondamentalmente scherzando.
- Va bene,
aspetteremo trepidanti! - Rispose invece Ricardo sorridendo
allegramente in
quel suo tipico modo sempre disponibile e gentile.
Karim alla fine
rimase a ridere da solo per un bel po’, a ripensare a quanto diversi
fossero
quei due eppure quanto bene stessero insieme e soprattutto quanto
felici
fossero.
“Davvero
invidiabili!”
Da un lato
sapeva che Ricardo aveva ragione, dall’altro voleva proprio seguire
l’idea di
Cristiano, lo stuzzicava troppo quella di sedurlo però doveva anche
ammettere
che non era il tipo da farlo. Bè, nemmeno da mollare.
Per Cris era
facile sedurre, per lui no. Al massimo poteva prenderselo con la forza,
di
sicuro non avrebbe sdegnato…
Mollare,
comunque, proprio no, sebbene sapeva che sarebbe stata la cosa giusta.
Era una
questione di principio e di correttezza, si era messo in testa che se
lo
sarebbe portato a letto veramente e così sarebbe stato. José gli aveva
dato
implicitamente il permesso ed ora doveva mantenere la sua parola, punto
e
basta. Proprio una questione di principio!
Guardò l’ora, ne
mancava una agli allenamenti pomeridiani, non gli andava di tornare a
casa e
rimuginarci sopra, gli serviva del tempo per prendere la decisione
finale o per
lo meno farsi un minimo piano. Odiava farsi i piani, andava sempre ad
istinto,
ma a volte doveva ammettere che servivano. A volte.
“Andrò
in palestra…”
Non avrebbe di
certo mai lontanamente immaginato che quella era la mossa più giusta!
Per lui non
esistevano problemi, non c’era niente a cui pensare, Karim era il
solito
esagerato testardo cronico e cocciuto come la morte. Perché si fissava
sulle
cose?
Dopo quella sera
si era tranquillizzato nel capire che si trattava solo di ‘quello‘, era
stato
bello aiutarlo, non gli sarebbe dispiaciuto ogni tanto rifarlo ma da lì
al
farlo diventare un appuntamento fisso, un obbligo, una cosa premeditata
e
decisa ce ne passava.
A lui piaceva
vivere alla giornata senza pensare ad altro che al suo lavoro, per il
resto
andava sul momento.
Non escludeva
che prima o poi avrebbe ripreso il famoso discorso con Karim, ma non
poteva
deciderlo su due piedi.
Sperava solo che
la piantasse di rompergli le palle ed insistere tanto!
Sbuffando uscì
dall’ufficio, aveva bisogno di distrarsi, non riusciva a concentrarsi
sul
lavoro, voleva elaborare degli schemi particolari, ora che si
avvicinavano le
partite difficili di Champions. L’ipotetico scontro con Bayern Monaco,
Barcellona e Milan richiedeva il doppio del lavoro normale ma con Karim
che
insisteva anche nella propria mente, non riusciva proprio a
concentrarsi come
voleva.
Decise di
prendersi una pausa e scese ai piani inferiori.
La sede della
società comprendeva, oltre ad un numero imprecisato di uffici e alla
sala
conferenze che diventava la sala video, anche una palestra privata per
gli
atleti della società sia di calcio che di basket, di conseguenza da lì
capitava
che ci fosse un gran via vai anche di giocatori perché erano obbligati
a
rafforzarsi in palestra.
C’erano quelli
che frequentavano di più e quelli che frequentavano di meno, Cristiano
ad
esempio era sempre lì, Mesut invece non ne voleva proprio sapere.
Nello stesso
piano della palestra c’era la zona relax con alcune poltroncine, un
paio di
tavolini e delle macchinette. Quella per fare il caffè, quella che
distribuiva
bevande e quella che distribuiva snack.
Andò a prendersi
un caffè e appoggiandosi ad uno dei tavolini metallici, buttò lo
sguardo alla
palestra per vedere se c’era qualcuno dei suoi con cui fare due
chiacchiere e
distrarsi meglio.
Quando dalla
vetrata divisoria vide l’unico che era dentro, per poco gli venne un
colpo.
“Cos’è,
mi segue davvero?”
Per un momento
lo credette seriamente, poi decise di lasciar perdere l’idea e
avvicinandosi
alle porte dove si poteva vedere dentro, osservò Karim correre sul
tappeto e
lentamente perse totalmente la cognizione del tempo, il caffè divenne
freddo.
Karim correva
con gli auricolari alle orecchie, quelli piccoli poiché i suoi soliti
grandi
erano fastidiosi se doveva allenarsi. Una maglietta senza maniche
morbida e
degli shorts. Si perse nella sua figura alta, atletica che si muoveva
ritmicamente senza rallentare o cambiare tempistica.
Dalla pelle
imperlata doveva essere lì a correre da un po’ e decise che dopo gli
avrebbe
fatto saltare il riscaldamento per approfittarne e fargli fare altre
cose.
Non si chiese
nemmeno per un istante se quelle ‘altre cose’ c’entravano col calcio o
con
qualcosa di carattere personale.
Quando lo vide
smettere rimase a guardarlo dirigersi all’attrezzo per le braccia,
quello che,
da seduti, si doveva chiudere ed aprire.
José a quel
punto alzò un sopracciglio ironico.
Non era mai
stato particolarmente sensibile a quel genere di visioni, con tutti gli
atleti
che aveva visto in situazioni anche più espositive era impossibile,
però ora
improvvisamente si trovava ad apprezzare la sua immagine aitante e
muscolosa
che si allenava.
Dopo una
sessione completa con quel macchinario, Karim si alzò e si tolse la
maglia
rimanendo a torso nudo. Lì per lì José pensò che l’avesse notato ma poi
dal suo
modo di muoversi identico a prima, molto placido e tranquillo, capì che
lo
faceva spontaneamente. Quando cominciò coi macchinari per le gambe si
incantò
ad osservare tutti i suoi muscoli che guizzavano. Non erano eccessivi,
quelli
di Cris, volendo, potevano essere considerati tali ma i suoi sebbene
fossero
ben messi sotto quel punto di vista, non erano esagerati. Erano davvero
piacevoli da guardare.
Il filo nero
degli auricolari scendeva dalle orecchie sfiorandogli il torace per poi
arrivare alla cintura in fibra elastica nera che aveva intorno alla
vita dove c’era
l’I-pod con la musica che ascoltava, anche solo quel semplice dettaglio
catturò
maniacalmente la sua attenzione.
Improvvisamente
anche se non aveva mai considerato Karim un effettivo bel ragazzo come
altri,
ora lo vedeva un tipo affascinante e con un suo gran perché. Parte
grazie al
suo fisico, parte per i suoi modi così diversi dagli altri, sempre
placido e
tranquillo, era uno che non si scomponeva mai ma comunque duro e
testardo, da
picchiare per fargli entrare qualcosa in testa. Insomma, aveva molti
lati
interessanti e questi uniti al suo gran bel fisico lo rendeva nel
complesso un
tipo piuttosto affascinante. Ed ora che fissava ossessivo anche il suo
viso,
nonostante non avesse un naso propriamente regolare come quello, ad
esempio, di
Cris o molti altri, riusciva a piacergli ugualmente. Lo rendeva
caratteristico,
si distingueva, non era una bellezza comune, a qualcuno poteva anche
non
piacere ma non si sentiva di dire che fosse brutto. E poi con la bocca
e gli
occhi che si ritrovava poteva anche permettersi qualche altra
imperfezione
insignificante.
Immerso
completamente in quelle considerazioni che in vita sua non avrebbe mai
pensato
di avere, non certo su Karim, fu distratto dalla propria sveglia. Se
l’era
messa per ricordarsi di dirigersi al campo, spesso mentre lavorava su
schemi e
cose simili capitava che perdesse la cognizione del tempo, quindi gli
serviva
la sveglia per tornare al presente.
Riscuotendosi si
insultò pesantemente dando le spalle a Karim, a malincuore, per poi
bersi il
suo caffè freddo ed andarsene senza fare niente.
Karim non si
accorse di essere stato spiato ma senza sapere aveva fatto la cosa
giusta per
destare di nuovo l’interesse speciale di José.
Non ci avrebbe
messo poco ad ottenere quel che voleva.
Quando si videro
al campo d’allenamento, Karim non aveva la minima idea di essere già
stato
visto da José, non capì il suo strano sguardo e pieno ancora di domande
su come
comportarsi, si decise ad ignorarlo.
Ricardo e
Cristiano gli si avvicinarono subito per sapere se in quell’ora era
successo
qualcosa.
- A Cris non
dico un cazzo visto che non voleva sapere! - Così dicendo si prese
Ricardo
sotto braccio e se lo portò altrove, lontano dal portoghese che rimase
a
guardarli incerto se ridere o arrabbiarsi.
Ricardo rideva,
quindi poteva essere fonte di gelosia quando di tranquillità, per Cris.
Eppure non fu l’unico
a fissarli. José, a bordo campo, fingendo di studiarsi delle carte, li
teneva
ben d’occhio mentre Karim e Ricardo parlottavano fitto fitto
ridacchiando. Il
peggio fu quando si fecero seri e Ricardo parve consolare e sostenere
in
qualche modo Karim.
Odiava non
sapere ma soprattutto odiava essere messo da parte come niente.
Con un fischio
potente richiamò tutti dicendo di cominciare a correre e riscaldarsi
come
sempre, proseguendo, dopo i soliti minuti, con lo stretching. Poi diede
indicazioni precise al suo secondo e al resto dello staff preparatorio,
quindi
con un secondo fischio chiamò Karim.
- Tu hai già
fatto riscaldamento, prima, vieni un attimo con me! - Karim in quel
momento capì
che doveva averlo visto e si chiese come avesse fatto a non accorgersi
della
sua presenza, infine ghignò fra sé e sé.
Cosa voleva da
lui?
Che si fosse
finalmente deciso? Non sarebbe stato di certo male… un po’ tardivo,
forse, ma
comunque il risultato era quello che contava, se poteva avere ciò che
da giorni
desiderava.
Oltre agli
spogliatoi dello staff e dei giocatori, c’era un’altra stanza adibita a
magazzino che conteneva tutti gli attrezzi che potevano servire in un
allenamento, compresa la cesta dei palloni in rete metallica.
José lo portò lì
e quando Karim lo vide capì che c’era solo una ed unica intenzione di
fondo.
Non doveva certo
parlargli!
- Eri anche tu là?
- Chiese seguendolo spavaldo, fingendo indifferenza per quello che era
ovvio
stavano per fare.
José chiuse la
porta a chiave dopo averlo fatto entrare e senza nemmeno rispondere lo
spinse
contro la cesta dei palloni, quelli necessari erano già stati presi e
portati
fuori insieme al resto del materiale, per non avere seccanti
interruzioni.
- Ora non ti
lamenterai più, no? - Sbottò brusco. Karim sogghignò ancora.
Decisamente no,
nessun lamento.
A quel punto José
gli prese la maglietta e gliela sfilò sbrigativo, quando l’ebbe a torso
nudo
notò che non si era fatto una doccia dopo l’allenamento in palestra,
logicamente ora doveva sudare di nuovo. Trovò a suo modo piacevole
l’idea della
sua pelle salata e si diede del malato mentale perché certe cose,
sebbene fosse
uno molto aperto e sperimentatore, non le aveva mai fatte.
Fu dopo un gioco
di sguardi divoratori che il mister decise di darci un taglio e
mettendo a
tacere le proprie strane voglie, si avventò sulle sue labbra. Karim
emise un
piccolo sospiro con la gola che sembrò più un lamento di piacere.
“Era
ora dannazione!”
Pensò
prendendolo per la vita, infilò presto le mani sotto la maglia della
sua tuta e
infastidito da tutta la stoffa che c’era, gli abbassò la cerniera,
sotto aveva
una maglietta e gliel’alzò dai pantaloni, quando ebbe diretto contatto
coi suoi
fianchi, risalì sulla schiena attirandolo a sé e perdendosi sulla sua
pelle
asciutta e liscia, notò che l’altro stava facendo altrettanto con la
propria,
esplorandolo come se fosse compiaciuto di trovarla non così asciutta e
liscia
come la propria ma bensì umida e non completamente scorrevole.
Intrecciarono le
lingue e dopo poco si trovarono ad uscire dalle bocche aperte come per
seguire
un gioco erotico che andava ben al di là dei baci dolci e cose del
genere. Loro
non erano dolci e non volevano niente di dolce.
Quando Karim si
infilò sotto l’elastico dei pantaloni e degli slip alla ricerca dei
suoi
glutei, José lasciandosi attirare a lui dalla sua prepotenza, scese sul
mento e
poi sul collo, quando poté impadronirsi di quella porzione di pelle
assaggiò il
suo sapore, il sapore del suo allenamento e di nuovo, sentendo che gli
stava
dando alla testa, si diede dello psicopatico ma non servì a fermarlo
perché
invece di contenersi lo morse. Non gli fece male, anzi, l’eccitò
ulteriormente
e quando si lamentò l’uomo cominciò anche a succhiarlo.
Sentì ogni
singolo muscolo del collo, lì dove l’assaggiava, e tornando a morderlo
ad ogni
vampata d’eccitazione dovuta alle sue dita che lo stavano stuzzicando
per
dietro, si spostò sulla clavicola compiendo lo stesso identico gesto.
Lo ricoprì
di tanti morsi ma cercò di non lasciargli troppi segni visibili. Già
quello sul
collo sarebbe stato impossibile coprire. Quando raggiunse i pettorali
ci andò
giù più pesante perché la consapevolezza che lì avrebbe indossato la
maglia gli
diede il via libero. I suoi pettorali erano accentuati in un modo che
definì
delizioso e si sentì come uno che stava per mangiarsi un cibo
gustosissimo. Dal
modo in cui lo stava mordendo per marcare il proprio territorio ed
assaggiarlo,
c’era da pensarlo in effetti…
Quando Karim
ebbe abbastanza del suo trattamento e capì che non gli avrebbe concesso
di già
altro dalle sue natiche, il ragazzo decise che almeno un’altra parte se
la
sarebbe comunque presa ed abbassandosi gli tolse il proprio torace
dalla bocca.
José si lamentò ma soffocò quando lo vide in ginocchio davanti a sé ad
abbassargli gli indumenti e avventarsi finalmente sul suo membro; si
eccitò
subito al contatto delle sue mani decise, poi divenne incontenibile
quando lo
leccò. Dovette succhiare poco perché accompagnato involontariamente dai
movimenti di bacino che lo incitavano ad aumentare il ritmo, divenne
tutto
troppo insostenibile per mantenere i piani iniziali, qualunque essi
fossero
stati.
Lui e la sua
mania di pianificare tutto.
Inizialmente
voleva solo baciarlo ed eccitarlo un po’, fargli venire fame, poi
piantarlo in
asso.
Giusto per
tenerselo ancora legato, non voleva che si spostasse su altre prede più
facili,
voleva che insistesse ancora su di lui.
Era solo un
gioco, quello che aveva cominciato con Karim, ma se lui giocava,
giocava a modo
suo!
Peccato che non
aveva fatto i conti con uno degli attaccanti più in forma al momento.
Alla fine venne
incontrollatamente piegandosi in avanti, appoggiandosi di peso sulla
cesta
metallica dei palloni contro cui era Karim stesso, e tutto si annullò
per un
tempo imprecisato.
La prima cosa
che sentì furono i propri respiri affannati, i battiti impazziti nel
petto e il
caldo, un caldo assurdo. Il sangue correva ancora sotto la pelle
facendolo
addirittura tremare per l’eccitazione, non avrebbe mai pensato di
ridursi così
per una cosa simile. Poche volte gli era successo e di recente no.
Quando Karim capì
che il gioco era finito, si alzò e gli circondò la vita attirandolo a
sé, José
si lasciò prendere e per un momento si riebbe solo con la sua bocca
nella
propria che gli rimandava il suo stesso sapore.
Fu un bacio più
lento di prima, meno divoratore e frenetico, ebbero tempo di capire
ogni cosa,
ogni sensazione, di catturare i rispettivi sapori e di farlo con gli
occhi
chiusi in modo da renderlo indelebile nelle loro menti.
Non l’avrebbero
di certo mai dimenticato.
Fu strano, poi,
semplicemente staccarsi e ricomporsi come se avessero finito, come se
fosse
normale, come se l’avessero già fatto. Come se oltre non si potesse
andare,
ora, perché dovevano prepararsi.
- Lo
riprendiamo, il discorso? - Disse Karim per chiarirlo prima di tornare
a fare
la vita dei giorni precedenti. Non era tipo da rovinarsi l’esistenza
nel
correre dietro a qualcuno mentre José amava giocare e prendere in giro
gli
altri, più diversi non potevano essere.
Nonostante
questo José non poté che rispondere spontaneo e contro le proprie
stesse idee.
- E‘ ovvio! -
Ma non sapeva
quanto José gliel’avrebbe fatto penare, quella ripresa di discorso.
Perché José
rimaneva sempre José!