CAPITOLO IV:
CIO’ CHE VUOI
VERAMENTE
L’Antartide a
confronto era l’Equatore.
Cominciò così,
José, in risposta all’andare di Karim con Cris e Riky.
Se non era una
ripicca quella non sapeva proprio cosa poteva esserlo.
Andare con gli
stessi con cui lui era stato… che infantile!
Solo per fargli
vedere… che cosa, poi? Cosa voleva dimostrargli? Farsi notare in
qualche modo?
Bene, si disse.
Che facesse pure. A lui non importava, perché avrebbe dovuto? Poteva
fare quel
che gli pareva!
Karim si accorse
del grande gelo, del resto sarebbe stato davvero impossibile non
notarlo. Tutti
in squadra se ne resero conto e quando Mesut chiese al mister se
andasse tutto bene
fra lui e Karim, José grugnì qualcosa di incomprensibile. Chiunque se
ne stupì,
José di solito non rispondeva male a Mesut, lo considerava come un
figlio, lo
trattava come un principino ed infatti mandavano o lui o Ricardo dal
mister per
chiedergli cose particolari che sapevano lui poteva prendersela.
- Dev’essere
grave! - Asserì Marcelo prendendo sotto braccio Mesut per paura che se
la
prendesse. Al tedesco importava poco, non si voltava indietro nemmeno
per degli
insulti diretti, figurarsi una cosa simile.
Nonostante non
se la fosse presa, però, tirò una pallonata in testa a Karim,
dimostrando un’ottima
mira come sempre, e quando il francese si voltò gli fece il segno di
che cosa
fosse successo col mister. Karim da lontano scrollò le spalle e si
voltò senza
rispondere per poi tornare ad attaccarsi a Ricardo.
- Qua sta
succedendo qualcosa di strano! - Mormorò Marcelo cospiratore. - Tu che
sei in
buoni rapporti sia con il mister che con Karim, cosa ne pensi? -
- Che non sono
cazzi miei! - Rispose freddamente Mesut senza darsi pena, sfuggendo
dalla presa
del brasiliano che rimase a ridere.
Karim non si
voltò mai indietro davanti alla freddezza di José e scelse di tenere
fuori da
tutta quella storia Mesut di proposito. Con lui era sempre andato
d’accordo ed
era uno dei pochi con cui si era sempre aperto, però in questa storia
dello
scoprirsi gay e del sesso col mister, non aveva voluto coinvolgerlo per
non
avere la tentazione di usarlo in qualche modo. Si conosceva e sapeva
che
avrebbe potuto avere la tentazione, ma non voleva. Era una brava
persona e non
era per niente giusto.
Finiti gli
allenamenti, Karim preso sotto braccio Ricardo con Cristiano dall’altra
parte a
fare la stessa cosa, disse proprio mentre passavano accanto alla
panchina dove
José stava finendo di comporre i suoi famosi appunti della giornata:
- Allora ce la
facciamo, stasera? - Ricardo aveva fatto una faccia assolutamente
imbarazzata e
aveva cominciato a negare con forza, mentre Cristiano si era messo a
ridere
dicendo ‘assolutamente sì!’
José, capendo
che quel tono non presagiva niente di buono poiché ormai conosceva Cris
come le
sue tasche, si immaginò all’istante loro tre a fare sesso insieme e non
fu
tanto per la coppia di cui fondamentalmente non gli importava niente,
non seppe
però per cosa e perché, però decise che non gli avrebbe lasciato fare
quello
che voleva.
Tutto lì.
Forse,
semplicemente, non voleva essere messo da parte. Troppo egocentrico e
prima
donna.
O forse,
semplicemente, era geloso.
Fatto fu che
proprio mentre passavano, senza alzare lo sguardo dalle sue schede,
disse con
tono alto e perentorio:
- Tu non hai
finito, Karim! -
Karim si fermò
sorpreso insieme agli altri due e ad alcuni che erano lì vicino, lo
guardò
stupito convinto di aver capito male, quindi cauto chiese:
- Come? -
- Non hai
finito! Hai i tiri di ieri da completare! - Rispose con fermezza José
alzando
lo sguardo su di lui. Karim rimase inebetito, i tiri di ieri non li
aveva
finiti perché avevano litigato. Con che coraggio faceva riferimento a
quel
momento? Oltretutto per impedirgli di divertirsi come meritava.
- Proprio ora? -
Era finito il pomeriggio, si avvicinava l’ora di cena ed avevano fame,
per non
dire che i suoi programmi erano chiari.
- Sì, ora! Prima
cominci, prima finisci! E visto che ieri hai deciso da solo di non
finirli, te
ne aggiungo una ventina in più! - Karim era senza parole e Cris capì
che era
per impedirgli di fare sesso con loro, sapeva che José aveva capito,
avevano
usato molti riferimenti chiari solo ad uno che a sua volta aveva già
fatto la
stessa cosa. Sentì l’istinto di dirgliene quattro perché era chiaro lo
facesse
per ripicca, ma Riky, a cui arrivò a tutto a sua volta, se lo prese e
lo
trascinò negli spogliatoi.
- Faremo un’altra
volta, Karim. Fai quello che devi… - Disse con calma ed un sorriso
incoraggiante che voleva rilassarlo. Ci riuscì perché anche Karim ebbe
l’istinto
di insultare José, se non lo fece fu per quella specie di promessa
riguardo
alla loro splendida idea.
José poteva
andare a quel paese, ora si era fissato con il sesso con Cris e Riky e
l’avrebbe
fatto, dannazione! Con o senza il suo benestare!
E poi chi era?
Nessuno! Solo uno stronzo che si credeva chissà chi! Gliel’aveva detto
che
poteva andare con altri e che non era necessario proprio lui!
Senza aggiungere
nulla se non uno sguardo furente che comunicava molto bene il suo stato
d’animo,
Karim andò a prendersi dei palloni e a sistemarseli poco più in là del
centrocampo, da dove doveva tirare.
Non si
parlarono, non si guardarono, fecero come se l’altro non fosse lì. José
continuò
a scrivere tutto il tempo e Karim a tirare dalla distanza esercitandosi
sulla
potenza e sulla precisione e al termine del massacrante extra,
massacrante in
quanto veniva dopo una giornata intera d’allenamento, non si lamentò e
non
disse nulla.
Il giorno dopo
la storia si ripeté ed anzi peggiorò perché se il girono prima si era
limitato
ad essere freddo e poi dargli un ultra solo alla fine, quella volta
l’ultra
glielo diede dal mattino alla sera. Lo riempì di esercizi in più e lo
rimproverò
di continuo come una donna col ciclo!
Fu intrattabile
solo con Karim e tutti erano lì a fare il conto alla rovescia su quando
il
francese sarebbe esploso.
Convinto che
avendolo massacrato tutto il tempo, gli avrebbe lasciato la sera, Karim
tornò a
dire a Riky e Cris, uscendo dal campo:
- Non sono
abbastanza stanco da saltare la nostra serata! Riky me l’hai promesso!
Hai
detto che l’avresti fatto! Non mi è sfuggito! -
Ricardo tornò ad
avvampare e Cristiano a ridere senza pietà e, come da copione, la voce
secca di
José tornò a sentirsi:
- Karim, non hai
finito! - Karim alzò gli occhi al cielo ed allargò le braccia
esasperato,
Ricardo gli prese il braccio per calmarlo e non farlo correre per
demolirlo;
servì solo a rimandare l’istinto che comunque dopo si sarebbe scatenato
ugualmente.
- Sei serio? -
Chiese seccato. José non lo guardò:
- Come la morte!
- Karim sgusciò da Ricardo e gli andò davanti con le mani ai fianchi in
segno
di sfida. Lui era più testardo. Se voleva giocare duro, l’avrebbe
accontentato!
José gli fece
fare altri esercizi di tiro che lui fece tutti senza fiatare ed il
giorno
successivo si presentò lo stesso copione.
- Oggi è l’ultimo
giorno, poi andiamo in trasferta. Voglio proprio vedere come intende
impedirmi
di stare in camera con voi! - Asserì Karim battagliero il giorno dopo
ancora,
quando la storia sembrava essere sempre la stessa.
Cristiano e
Ricardo erano allibiti per quel comportamento, non era tanto una
questione
ossessiva quanto di principio.
Karim era fuori
di sé e gli bastava una scusa minima per saltargli alla gola, lo faceva
solo
perché lui era più testardo e poteva reggere qualunque cosa. Non voleva
per
forza fare sesso con Cris e Riky, cioè se lo faceva bene altrimenti non
moriva,
però ora era diventato un puntiglio per colpa delle negazioni continue
di José.
Se non si fosse impegnato ad impedirglielo con tanta stregua,
probabilmente non
l’avrebbe nemmeno mai fatto…
- Non può
impedirmelo! Cosa fa, non mi convoca? Sto benissimo, non può! -
- Può tirare
fuori una scelta tattica e lasciarti a casa! - Disse Cris che conosceva
José e
le sue risorse infinite.
- Gli servo, in
attacco ci siamo io e Gonzalo, come punte pure sotto la porta, tu sei
un ala.
Nel nostro ruolo siamo solo io e lui. - Karim era convinto e
battagliero e
Ricardo sospirò pensando a come potesse fare per calmare gli animi.
Sembrava
dovessero davvero sbranarsi.
- Secondo me
questa situazione può sbloccarsi solo se ci parli e chiarisci perché fa
così.
Se è vero che non gliene importa, perché ti occupa tutta la giornata
col calcio
impedendoti di fare quello che vuoi? Ti massacra di proposito! -
Perfino Ricardo
lo diceva e questo non aiutava di certo Karim a stare meglio.
- No, voglio
vedere fin dove può spingersi! Quanto andrà avanti? - Però il francese
stava
dimostrando una testardaggine degna della tigre più feroce.
La risposta
sarebbe stata ‘all’infinito’ perché in fatto di cocciutaggine nessuno
poteva
battere José.
- Oggi farai un
extra di resistenza. Corri finchè ti dico io! -
“Fino
a morirne, piuttosto che chiedere pietà o spiegazioni, stronzo!”
Pensò
tenacemente Karim cominciando a correre senza dire mezza parola.
Ovviamente non
potendo mantenere un’andatura veloce perché era già stanco, andava
piano e
capitò di sentirlo parlare al telefono proprio mentre passava nei
paraggi.
- No, tardo
anche oggi, mangiate e non aspettatemi! - Stava dicendo probabilmente a
sua
moglie.
- Guarda che
puoi anche andare! Non serve mi controlli! - Disse velenoso, col
fiatone e
senza smettere di correre. Non era stato capace di trattenersi e
chiudersi la
bocca e José, mettendo giù la comunicazione, rispose tagliente:
- Non mi fido! -
E i doppi sensi si sprecavano!
Non l’avesse mai
detto!
Karim a quel
punto andò da lui diretto ignorando i giri di campo e come se avesse
forze
inesauribili e non fosse invece stremato, lo puntò col dito e cominciò
a
parlargli concitato. Non urlava solo perché non ce la faceva con il
fiato e le
corde vocali.
- Per chi mi
prendi? Quanti anni pensi io abbia? Credi davvero che se mi dici di
fare cento
fottuti giri di campo io non li faccia se te ne vai? È tutta la
settimana che
sto facendo tutte le stronzate che mi dici e non mi lamento, le faccio
tutte!
Cosa devo dimostrarti, ancora? Sei uno stronzo, ecco cosa sei! -
La conclusione
non riuscì a trattenerla e José gli puntò a sua volta il dito contro
rispondendogli sull’infuriato andante, al suo stesso livello:
- Con chi credi
di parlare? Sono il tuo allenatore, pretendo rispetto! - Karim pestò il
piede a
terra e si avvicinò fino a sfiorarlo col corpo, faticava a non toccarlo
e lo
faceva solo perché sapeva che avrebbe potuto fargli male.
- Devi
guadagnartelo il mio rispetto! Volevo stare zitto e fare tutto quello
che mi
chiedevi, ma non serve ad un cazzo perché oltre a trattarmi come una
tua
fottuta proprietà, mi fai sentire un idiota! Non lo ammetto! Va bene
stare ai
tuoi assurdi allenamenti di vendetta, ma essere trattato come un idiota
no!
Spiegami cosa cazzo vuoi da me, una volta per tutte! -
Nonostante fosse
senza forze e stanchissimo, la rabbia lo caricava come se ne avesse
invece in
abbondanza e quando cominciò a parlare non smise più. José stava per
rimanere
senza parole, impressionato non solo dalla sua ira ma anche
dall’inesauribile
energia che per andargli contro sprigionava.
Il giorno in cui
avevano avuto il secondo assaggio, dopo che Karim aveva fatto palestra,
tornò
prepotente in lui come un treno.
L’eccitazione.
L’aveva davanti,
furibondo con lui, stanco morto, sudato e stremato che chiedeva
spiegazioni a
testa alta. Queste erano le cose che gli piacevano. Quelle erano le
persone che
adorava.
Suo malgrado,
per non cedere e non rispondergli, per non dargli la sincerità che
meritava e
che non era in grado di dare, si voltò e si diresse verso gli
spogliatoi:
- Puoi andare,
per oggi! Sei troppo stanco! - Come se fosse un segno di magnanimità!
Karim,
incredulo, lo lasciò andare fino a che non fu dentro, non poteva
davvero essere
scappato. Cosa gli costava ammetterlo?
“Adesso
basta, fanculo!”
Così pensando,
si diresse a passo di carica nella struttura ed entrando negli
spogliatoi dello
staff dove José stava radunando le sue cose per andare, Karim cominciò
subito
gridando:
- Dillo che vuoi
scoparmi e ti sta sul culo che io abbia veramente cambiato mire! Dillo
che vuoi
essere corteggiato, che ti piace quando sei richiesto, quando ti
pregano! Vuoi
essere fottutamente desiderato e per questo quando lo sei ti fai
attendere! Non
ce l’hai d’oro, non sei un re, ti ho detto che potevo andare con altri
ed
intendo farlo! Sai cosa voglio fare? Andare a letto con Cris e Riky
perché mi
hanno detto d’averlo fatto con te e mi hanno fatto venire voglia! E se
vuoi
saperlo non è perché l’hai fatto tu, è perché l’hanno fatto loro! Di te
non me
ne fotte un cazzo! Vado avanti per la mia strada con o senza di te!
Solo che io
sono sincero e tu sei un ipocrita figlio di puttana! -
Chi avrebbe
potuto dire una cosa simile al proprio allenatore e rimanere vivo?
Ma soprattutto
chi a José Mourinho!?
Sentendosi dire
quelle cose, José si montò di rabbia a sua volta ma l’espresse
diversamente da
lui.
Gli andò davanti
fulmineo puntandolo col dito come prima, però questa volta premette
l’indice
sul suo petto, poi disse per nulla intimorito da uno più alto e grosso
di lui:
- Allora perché
sei qua ad incazzarti con me? Perché mi insulti? Perché fai tutto
questo? Cosa
te ne frega del perché faccio quel che faccio? -
Karim stentò a
non prenderlo e strattonarlo:
- Perché tu vuoi
che io lo faccia! Detesti che ti ignori, che faccia finta di nulla a
tutte le
tue provocazioni! -
- Se non te ne
fotte niente come dici, faresti quello che ti pare! Dici che mi stai
assecondando e poi dici che non te ne fotte niente di me, non vanno
d’accordo
le due cose, lo sai? -
- Io voglio solo
che tu lo dica una volta per tutte! Perché non fai che rimangiarti
quello che
dici e che mi fai capire! Sei ipocrita, e poi ti vanti di essere uno
onesto!
Sei solo un falso! -
Sentirselo dire
fu bruciante perché detestava esserlo, si rese conto solo allora che
però dal
suo punto di vista era vero. L’aver giocato con lui per puro
divertimento
personale l’aveva fatto sembrare falso ed ipocrita e lui lo odiava
profondamente esserlo.
- Io faccio solo
quello che mi pare e non devo rendere conto a nessuno! Non sei sempre
al centro
dei miei pensieri e se la cosa ti sta sul culo cazzi tuoi! Fattene una
ragione!
Io ti sto disciplinando! Ti sto facendo fare esercizi in più per
punirti ma non
del fatto che vuoi scoparti tutta la squadra, per quel che mi riguarda
puoi
farlo anche col mondo. Ti punisco perché non fai che insultarmi e
mancarmi di
rispetto e se non la pianti ti tolgo dalla rosa! E renditi conto che
sto usando
riguardo perché in casi normali saresti fuori a vita, parlandomi così!
- Era
vero, da un lato, ma non del tutto.
Perché poi era
altrettanto vero che era geloso marcio e che odiava essere stato
rimpiazzato da
Cris e Riky, ma non glielo avrebbe mai detto nemmeno sotto tortura!
Karim parve
coglierlo lo stesso o forse la sua famosa testardaggine lo spingeva a
crederlo
nonostante tutto.
Fu a quel punto,
esaurendo le cose da rispondere e non volendo ripetere le precedenti,
che
decise di dimostrargli che aveva ragione e facendo le cose a modo suo,
lo prese
per le braccia, lo girò e lo spinse contro la parete lì dietro. Una
volta lì
semplicemente lo baciò.
Fu una vera e
propria lotta perché José non ci sarebbe mai stato nemmeno con una
pistola alla
tempia, però la forza di Karim lo sovrastava e per un momento credette
che se
gli fosse venuto un raptus, avrebbe potuto realmente violentarlo nel
senso più
serio del termine.
Costretto contro
il muro con Karim davanti, le braccia lo tenevano fermo e seppure
tentasse di
spingerlo via, la sua bocca premeva sulla propria in modo asfissiante.
Quando
lo morse per fargliele aprire, alla fine sentì il suo sapore e capì che
era
riuscito ad entrare con la lingua.
Prima ancora di
realizzare ogni cosa, era lì a rispondere al bacio intrecciando le
lingue in
quella lotta che aveva dell’incredibile per come era iniziata.
Mano a mano che
proseguivano, Karim aveva la conferma che in realtà era quello ciò che
José
aveva voluto e uscendo dalla sua bocca raggiunse l’orecchio, gli morse
il lobo
e disse:
- Ammettilo che è
questo che vuoi! -
- No. - Mormorò
roco José continuando a spingerlo via ma sempre più debolmente. Allora
Karim si
staccò il necessario per togliersi la maglietta ormai attaccata alla
pelle per
il sudore, José ora era in seria difficoltà e Karim glielo lesse nello
sguardo:
- E’ questo che
vuoi! - E non era più una domanda ma José continuò ostinato a dire di
no anche
quando Karim gli aprì la felpa della tuta e gli alzò la maglietta
scoprendogli
il torace, quando gli mordicchiò i capezzoli e poi glieli succhiò
facendolo
respirare profondamente.
- Certo che è
questo… - E andò via via abbassandosi. Una volta in ginocchio, gli tirò
giù i
pantaloni insieme agli slip raggiungendolo con la bocca.
Gli leccò l’erezione
per poi, poco dopo, fare come l’altro giorno e succhiarlo nel giro di
poco, con
impeto e foga, senza lasciargli tempo di reagire.
Fino a che le
sue mani, invece di cercare di spingerlo via, se lo tennero a sé
attirandolo
contro il proprio inguine.
Karim lì seppe d’aver
vinto e quando lo sentì vicino all’orgasmo risalì, ritrovò la sua
bocca, gli
succhiò il labbro inferiore e su di esso, abbassandosi gli shorts coi
boxer,
mormorò arrogante:
- Vuoi scoparmi!
Vuoi solo scoparmi! E ti sei perso nei tuoi fottuti giochi stronzi! Ma
tu vuoi
solo scopare una buona volta con me. - José non seppe proprio come
rifiutarlo o
negarlo, quindi in risposta gli prese il suo membro in mano e cominciò
a
muoversi su di esso, lo strinse fino a farlo gemere e quando lo sentì
reagire
più che attivamente contro di sé, gli cinse il collo con le braccia
premendo
entrambe le erezioni eccitate le une sulle altre, strofinandole fra
loro.
Come se non
potesse far altro che prendersi tutto di lui come aveva sempre
desiderato.
Proprio in quel
modo si rimpossessò del suo sapore che l’eccitava assurdamente.
Sapeva che non
era normale ma sentire come sapeva di fatica lo mandava in estasi. Aprì
la
bocca che aderì alla sua guancia e da lì scese leccando, l’assaggiò e
Karim gli
porse il collo piegando la testa dall’altre parte mentre, appoggiato
alla
parete dietro di lui, gli si strofinava a sua volta addosso impazzendo
dal
piacere anche solo per quello.
José leccò e
succhiò, mordendo talvolta, anche altre parti del suo corpo, scendendo
via via
sempre più fino a possedere quasi ogni centimetro. E quando arrivò alla
sua
erezione, gli riservò lo stesso trattamento ricevuto prima.
Si mosse sempre
più velocemente facendo sentire quanto lo desiderasse e con Karim che
muoveva
il bacino contro la sua bocca, desiderando averlo ancora e ancora, non
resistette alla tentazione e non volendo avere l’orgasmo nella sua
bocca per
poi far finire probabilmente tutto in quel modo, l’alzò e lo girò
contro il
muro, premendosi contro per non farlo scappare.
José capì quali
erano le sue intenzioni e sorpreso di essere lui quello che veniva
sopraffatto,
si eccitò violentemente all’idea, quindi si piegò a sua volta e gli
diede
implicito permesso per proseguire.
Karim se lo
sarebbe preso comunque, ma fu lieto che lo volesse anche lui. Con la
voglia
cruda di possederlo e basta, entrò in lui prendendolo per i fianchi
senza molte
preparazioni particolari se non l‘indispensabile.
La sua fortuna
fu che non era per niente la prima volta, quindi a parte un primo
momento di
stordimento dove imprecò insultandolo pesantemente in portoghese, José
si tenne
al muro davanti a sé e cominciò a gemere alle sue spinte.
Karim aumentò il
ritmo ad ogni colpo fino ad affondare sempre più in profondità e con
impeto
vennero investiti da un’intensità di piacere senza precedenti.
Le voci si
unirono in gemiti sempre più forti fino a che non riuscirono a
raggiungere l’orgasmo
e a trovare il culmine di quel momento inatteso e sinceramente
sorpreso.
Rimasero
storditi dal piacere per un po’, senza capire cosa fosse successo e
dove
fossero, con gli occhi chiusi, l’uno sull’altro, ansimanti e tremanti.
Poi José si girò
fra le braccia di Karim che lo sosteneva, gli cinse il collo e aderì la
bocca
aperta alla sua, i petti combaciarono e come se traesse sollievo nel
sentirlo
contro di sé, la sua pelle sudata e calda ed i suoi muscoli rilassati,
trovò
anche la sua lingua che gli venne incontro sorpreso di averlo sentito
stordito
in quel modo, come se si godesse ogni singolo e piccolo dettaglio.
Fu strano, quel
momento, perché non avrebbe mai immaginato potesse essere così… quasi
delicato
in un certo senso… rimase sconvolto a sentirlo contro di sé e a
desiderare di
averne ancora, di più, sempre di più.
A quel punto,
dopo un istante indefinito in cui le loro lingue si amalgamarono fra
loro
fondendosi all’interno delle loro bocche che cercavano sempre più
maggior
contatto, Karim si separò quel soffio per poter parlare. Gli occhi
socchiusi,
le sopracciglia aggrottate, lui incredulo, confuso, proprio non capiva:
- Era questo che
volevamo… - Ma non seppe definire cosa era stato veramente perché
sebbene era
stato sesso, quell’ultimo bacio e tutto quello che era successo prima
per
riuscire a farlo, era davvero anomalo. Tutte quelle lotte, tutte quelle
insistite, quei tira e molla, quel cercarsi e scappare e poi tornare…
tutto
quello non presagiva solo un momento di piacevole sesso vicendevole e
non erano
così idioti da crederlo, ma non lo definirono.
Dissero solo che
era quello che volevano.
- Era questo… -
Alla fine José l’ammise ma non seppe fare di meglio.
Era ancora
presto, dopotutto…
- E vuoi
rifarlo? - Chiese Karim diretto, sempre senza separarsi dalla sua
bocca, come
se gli desse ossigeno.
- Sì… -
- Veramente? Non
tornerai a fare lo stronzo per divertirti? - L’aveva capito, José
ridacchiò.
Gli si era ritorto contro, quel gioco, non era il caso di ripetere
certi
errori.
Anche se doveva
ammettere che del sesso simile, in casi diversi, se lo sarebbe proprio
sognato.
- Lo vedrai! -
Questa risposta preoccupò Karim che comunque lo strinse più forte
aumentando la
presa. Non sapeva perché voleva proprio lui e voleva rifarlo a tutti i
costi,
però era abituato a prendersi quel che voleva sul momento, come gli
capitava.
Questo era tutto
ciò che sapeva.
Viveva alla
giornata e avrebbe continuato.
Tutto l’opposto
di José che invece si programmava ogni cosa.
Come sarebbero
andati avanti, dopotutto, nemmeno loro riuscivano neanche vagamente ad
immaginarlo.