CAPITOLO VIII:
PRONTO PER LA STORIA
 
Finirono la serata al solito locale una volta tornati a Madrid, erano in modalità demente e c’era chi dava spettacolo, per cui decisero di concludere la vittoria andando a bere qualcosa insieme, lo facevano spesso.
José si unì a loro da bravo egocentrico, non esisteva che lasciasse i propri ragazzi da soli a divertirsi, doveva sempre essere lì con loro in ogni caso.
Sapeva comunque amalgamarsi a loro molto bene, mettere da parte i pensieri riguardanti il calcio e diventare uno di loro, i ragazzi stessi erano contenti di averlo quando era così in serata di grazia perché diventava un complice di stupidaggini e giochi niente male. Certo non arrivava ai livelli di Marcelo, ma a quei livelli non ci arrivava comunque nessuno.
Karim fu un po’ obbligato a rimanere, un po’ come Mesut. Nessuno dei due era particolarmente partecipe, non tanto da passare la nottata con loro a fare baldoria e sparare cazzate, quindi quando gli parve potesse essere sufficiente, si alzò e salutò tutti andandosene ritenendo il suo compito di socializzazione più che assolto.
Non era proprio un lupo solitario ma nemmeno un compagnone, inoltre dipendeva dalla luna del momento ed ora la sua, dopo aver realizzato che cercava fondamentalmente una storia seria con un uomo oltre che tanto buon sesso, era stranamente abbacchiata.
Trovarla, quella storia seria, non era facile per uno che ci teneva alla sua privacy tanto da non voler nemmeno far sapere ai suoi compagni ed al suo migliore amico della sua omosessualità.
Non gli interessava deviarli andando con donne e fingendo di essere un etero incallito, però non voleva mettere i manifesti.
Dopo poco che lui se ne fu andato anche José se ne andò. Lui sarebbe anche rimasto ma era ovvio che dopotutto fosse lì per Karim e che era con lui che voleva finire la serata. Quando e come gli pareva a lui, insomma.
Quando anche Mesut fece per alzarsi, venne preso e tirato giù con l’obbligo di non muoversi perché non poteva abbandonarli anche lui.
Mesut somigliando molto a Nemo era un po’ la mascotte della squadra, piaceva a tutti specie per quella sua aria da sonnambulo costante, quindi bene o male facevano spesso a gara per coinvolgerlo e non escluderlo.
Aveva appena messo in modo la macchina, Karim, con la musica alzata al massimo che vide José salire nella propria parcheggiata più in là e fargli i fari. Karim strabuzzò gli occhi non credendoci, poi lo vide accostarsi a lui e fargli cenno di seguirlo. Il francese rimase inebetito e decise di seguirlo solo per vedere cosa gli saltava in testa ora.
Sapeva che se voleva una storia seria lui era proprio la persona più sbagliata, non era un idiota. Cioè finchè si trattava solo di sesso era l’ideale, però ormai non era più solo quello e non poteva rischiare di finire per volerla con lui, la storia seria. Sarebbe stato puro suicidio.
Quando vide che lo portava fuori zona si chiese dove volesse andare a parare, insomma, perché non a casa sua? Abitava da solo, che problemi c’erano?
Finirono in un albergo di lusso dove si pagava tanto per il servizio quanto per la discrezione. Quegli alberghi a cui José si affidava non di rado ma nemmeno comunque con eccessiva frequenza. Dipendeva da chi veniva in città…
A quel punto era chiaro cosa voleva fare, anche prima in effetti, però seguirlo per curiosità era diverso dall’accettare passivamente la sua volontà.
In teoria.
Perché poi in pratica Karim salì in camera con lui e solo dentro mise le mani avanti e si decise a parlare vedendo che semplicemente si stava slacciando la camicia senza nemmeno aprire bocca. Era ovvio? Era scontato? Loro potevano vedersi in privato solo per far quello? Sesso? Lo riteneva squallido, improvvisamente era solo quello anche se solo il giorno prima avrebbe firmato perché fosse così semplice.
Cosa succedeva, ora che aveva quello che aveva voluto tanto prima?
Capiva che non era quello che aveva voluto veramente… ma così era da idioti, lo riconosceva da solo.
- Ma davvero così? - Gli uscì senza pensarci, José si fermò e lo fissò senza capire che diavolo intendesse…
- Così cosa e come? - Karim si rese conto di non aver detto niente di sensato, quindi provò a fare mente locale.
- Cioè… ci troviamo qua, scopiamo, poi andiamo via e stop? Così squallido? - José capì al volo cosa stava succedendo e non tardò a riportarlo bruscamente sulla terra…
- Sei idiota o cosa? Hai cominciato tu così, cercandomi solo per scopare… ora che ti accontento non ti piace? Da quando ti è venuta sta cosa? - Karim si rese conto che aveva ragione e sedendosi sul letto si strinse nelle spalle e ci pensò bene, non erano per lui tutti questi ragionamenti, sapeva di volta in volta cosa voleva punto e basta.
- Non so… - Ammise sincero sentendosi stupido. José evitò di sedersi a sua volta, era ovvio che non l’avrebbero fatto e si riallacciò la camicia altamente seccato, si appoggiò alla finestra lì di fronte.
- Ma se stanotte eri bel bello a scopare con Cris e Riky! -
- Sarà stato questo! - Esclamò Karim senza pensarci, tanto per cambiare. José sgranò gli occhi incredulo:
- Cos’è, ti sei scaricato? -
Il ragazzo si alzò insofferente e cominciò a camminare su e giù, cominciava ad innervosirsi per bene!
- No, cazzo! È che… boh, forse come dice Riky ho scaricato gli ormoni, la frenesia della scoperta e quelle stronzate lì… ora sono calmo e riesco a vederci più chiaro di prima che volevo scopare e basta! -
José si staccò dal balcone della finestra ed impallidendo disse senza crederci:
- Ed ora no? - Come se bestemmiasse… certamente dopo la vita che aveva fatto per riuscirci ed il modo in cui l’aveva fatto era legittimo se ne sconvolgesse, ora.
Karim non seppe trattenersi, di nuovo, e fu spontaneo. Ma parlò piano e colpevole come se capisse che stesse dicendo l’assurdità del secolo…
- Assurdo, no? È che voglio anche altro oltre che il sesso… - Se ne vergognava, anche. Abbassò lo sguardo e smise di muoversi, era ad un metro e mezzo da José fermo a sua volta come se gli avessero fatto un incantesimo.
Si fissarono a lungo.
Eppure c’era da vergognarsi nel volere qualcosa di profondo e vero? Una storia d’amore come si doveva?
Era vergogna, quella?
José sospirò e scuotendo il capo capì che quella bella cosa che avevano avuto fino a quel momento era appena finita.
Così presto…
“Un vero peccato…”
Pensò. Ma non finì la frase, non si spiegò ‘peccato’ per chi e per cosa. Però gli dispiacque troncare tutto.
- Non sono io quella persona… quella con cui puoi avere una storia… - Disse alla fine amaro e senza esitare, parlava guardandolo dritto negli occhi ed era come se lo perforasse brutalmente. Karim si sentì a disagio e sempre peggio fino a che lo stomaco gli si contrasse in una morsa. Improvvisamente non voleva che fosse come sembrava… come se… come se si stessero lasciando… non stavano insieme, no? Era solo sesso…
José allora con estrema lentezza raccolse le sue cose, si rimise la giacca e dopo essersi assicurato di non aver scordato nulla, gli andò dietro e senza guardarlo gli mise la mano sulla spalla come per salutarlo, gli occhi sull’ampia schiena tesa.
- Auguri per quella storia… - Ed era meglio così, chiudere tutto senza guardarsi in modo da rivedersi il giorno dopo come se non fosse successo niente, accantonando tutto e riprendendo da dove avevano interrotto prima che cominciasse tutto quello.
Era meglio.
José tolse la mano e si voltò per andarsene dalla camera ma Karim, senza girarsi a sua volta, parlò prima di rifletterci, senza farlo di proposito. Solo agendo d’impulso.
- E se io volessi te, invece, per quella storia? - aveva un tono strano, un po’ stizzito ma un po’… un po’ perso…
- Non lo pensi veramente… - Replicò José fermo sulla porta, la mano sulla maniglia pronto per uscire. Non si guardavano, si davano le spalle a vicenda.
- Come fai a dirlo? - Le parole affettate e basse, si penetravano a vicenda.
- Lo so. -
Karim a quel punto si voltò stizzito e di fretta.
- Come diavolo lo sai?! - Ringhiò, lo sguardo rabbioso, i pugni stretti. Sempre quel modo da padrone… perché non guardava gli altri come esseri pensanti e non solo come persone che dovevano sottostare a lui?
José colpito da quel suo scatto, si voltò a sua volta, rimase a debita distanza ma senza timore sostenne il suo sguardo e fissandolo come fosse un nemico primo, rispose ancor più amaro di prima, la bocca verso il basso, durezza nello sguardo che lo perforava:
- Perché chi vorrebbe veramente una storia seria con me? Non sai cosa stai dicendo, Karim. - Con questo, apparendo sul finale disilluso da una probabile brutta serie di storie finite male, si voltò e se ne andò senza lasciargli tempo per ribattere o reagire.
Karim sospirò insofferente, poi stizzito colpì il bordo del letto a cui era vicino, lo calciò e si spostò ma non successe nulla. Alla fine era veramente finita. Ma si poteva dire che qualcosa finiva anche se poi di fatto non era mai veramente iniziato?
Anche se la vera domanda era alla fine un’altra… poteva stare male per qualcuno con cui non eri mai veramente stato?
La risposta la cercò ma questa volta non più da Riky e Cris.
La cercò dall’unico da cui sarebbe dovuto andare sin dall’inizio di tutta quella storia, quello per cui il dubbio era originariamente sorto.
Andò da Mesut.
 
 
Non sapeva bene come si sentiva, non voleva stare solo e questo gli bastava.
Ma soprattutto era stufo di rinunciare a Mesut perché non voleva fargli sapere niente di quel che gli stava succedendo. Era stufo di non avere il rapporto che aveva prima, di trattenersi, di non dirgli quel che gli pareva, di non andare lui alle ore impensate perché poi poteva aver voglia di fare sesso e con lui si complicava tutto.
Quando suonò alla porta, aveva una tale confusione da non saper nemmeno cosa dirgli, infatti Mesut che era tornato da poco si stupì di vederlo. Era andato via prima di lui, che ci faceva lì?
Oltretutto era da molto che non passava a casa sua…
- Che hai? - Chiese spiccio, non era tipo molto paziente.
Karim allora lo guardò perso e smarrito come non gli capitava mai di essere, quindi rimase in silenzio stringendosi nelle spalle, non sapeva proprio cosa dire.
- Karim, ma hai litigato con qualcuno? - Non era proprio così. Ed ora? Ora da dove cominciava?
Voleva poter avere la facoltà di stare zitto pur stando con lui. Alla fine Mesut capì che non voleva parlare, come spesso gli capitava, e lo fece entrare stringendo scontento le labbra sottili. Non gli piaceva quando faceva così ma capiva che voleva i suoi spazi. Solo non capiva perché li cercava da lui.
- Se non hai voglia di parlare perché vieni qua? Vattene a casa, no? - Però chiuse la porta e lo superò lasciandolo all’ingresso a togliersi la giacca. Era ovvio non voleva se ne andasse. Karim era abituato ai suoi modi sgarbati e gli piacevano.
- Volevo stare con te. - Disse alla fine con sincerità.
Il punto era che era saturo.
Era arrivato ad un livello di contenimenti massimo ed ora non riusciva più a fare ciò che poteva essere giusto o sensato. Per lui, inteso.
Si era detto di non andare da lui a vivere la sua omosessualità perché sarebbe stato come un chiedergli implicitamente di mettersi con lui perché anche lui lo era e non voleva fosse una costrizione, una cosa predefinita. Voleva che se succedeva, fosse spontaneo.
Però non capiva nemmeno cos’era ormai naturale e spontaneo.
Lo era sentirsi così infastiditi per la fine con José?
Non stavano insieme eppure gli bruciava…
Mesut era in pigiama, indossava uno nero e semplice, ignorandolo e senza offrirgli niente tornò in camera dove era stato prima che lui venisse. Non lo intimò a seguirlo ma Karim ovviamente lo fece.
Stava guardando la televisione sotto il piumino comodamente steso nel letto. Sul comodino una tazza di latte caldo.
Karim sapeva di questo suo rito prima di dormire e lo trovava infantile, quando glielo diceva e lo scherniva Mesut gli tirava sempre parte di quel latte caldo. Evitò, non aveva voglia di giocare.
Si sedette nel letto sopra il piumino e diede uno sguardo alla televisione che Mesut aveva ripreso a guardare con la tazza fumante in mano. Per un momenti si sentì trasparente e provò sollievo, era lì eppure non lo era… poteva fare quello che voleva in piena libertà che all’altro andava bene e non gli rompeva le scatole, non voleva farlo parlare a tutti i costi, continuava per la sua strada come niente.
In televisione trasmettevano un film di molti anni prima con Antonio Banderas nel fiore della sua carriera in una delle tante sue versioni decisamente calda.
Mai con uno sconosciuto, era il titolo.
Lui interpretava un agente in incognito che si spacciava per un misterioso ragazzo fuori dalle regole che doveva indagare sulla ragazza da lui abbordata. Sospettata un’assassina senza scrupoli.
Nel bel mezzo del film ovviamente i due avevano una caldissima relazione principalmente sessuale ma non solo e le scene calde non si risparmiavano per niente, specie quella con la rete  in mezzo… insomma, in quello ci sapeva molto ben fare.
Fu un momento strano per Karim e Mesut. Si erano trovati altre volte a guardare film insieme, anche con scene erotiche, però Karim non aveva mai subito la pressione di ora.
Si sentiva a disagio a guardare una scena a luci rosse simile con Mesut, nel suo letto.
- Prendi freddo! - Esclamò improvvisamente Mesut mettendo la tazza ormai vuota nel comodino e stendendosi meglio per stare più comodo, non staccò gli occhi dalla televisione, il thriller era molto ben fatto ed estremamente interessante anche se era un film abbastanza vecchio.
Karim lo guardò esterrefatto faticando a capire a cosa si riferisse, quindi Mesut senza distogliere lo sguardo alzò il piumino tirandolo via da sotto il suo sedere, questo fece sì che il francese si alzasse per adeguarsi al volere del sovrano. In breve era steso anche lui sotto le coperte calde, senza scarpe, a benedire quell’idea.
In effetti aveva avuto freddo fuori. Era un tipo che odiava il riscaldamento in camera e quindi preferiva immergersi nelle piume!
Tornarono silenziosamente al film, ormai voleva vedere come finiva anche lui e fortunatamente le scene erotiche sembravano essere finite.
Antonio era decisamente bravo in quelle… si stupì a pensarlo ma ormai che quel mondo gli si era ampiamente aperto gli veniva tutto più spontaneo.
Alla fine questo gli portò a chiedersi di nuovo cosa avesse voluto veramente da Josè e cosa provasse dopotutto per lui. Perché era stato davvero disposto a provare a viverla con lui, quella storia seria. Se avesse accettato ci avrebbe provato, però alla fine c’era stata solo amarezza.
Mesut comunque non gli chiese niente e se lo tenne lì come se fosse normale e quando il film finì il ragazzo crollò seduta stante come se non aspettasse altro che finisse per poter dormire. Ignorando ancora Karim che, accanto a lui, pensava un po’ ai propri guai ed un po’ seguiva il film.
Quando si rese conto che era finito si chiese se fosse il caso di dire qualcosa, dopotutto gli aveva invaso casa e letto e non aveva dato la minima spiegazione… quando si girò per parlare rimase di sasso nel vederlo beatamente addormentato.
Era sul fianco tutto raggomitolato su sé stesso, la guancia sul cuscino e per il resto il piumino lo ricopriva interamente lasciando scoperta solo la testa.
“Strano che dorma così presto!”
Pensò sovrappensiero trovandosi a sorridere sorpreso. Mesut faticava ad addormentarsi. Poi vide l’ora. Era effettivamente tardi…
Sospirò, alla fine non serviva parlarne, forse. Forse l’aveva capito da solo e non trovava niente di cui parlare. O forse sapeva che aveva i suoi tempi e che forzarlo era una cattiva idea. In ogni caso tutte le opzioni funzionavano.
Decidendo che per quella notte poteva bastare, prese il telecomando e chiuse la televisione, poi si stese meglio, si voltò di fianco verso Mesut e aspettando che la vista si abituasse al buio per poterlo vedere bene, tornò a sorridere.
Sembrava un bambino.
Con quell’immagine a suo dire tenera si addormentò lasciando andare José e qualunque cosa sarebbe potuta essere. Comunque qualcosa da non vivere, evidentemente.
Peccato che poi, magari complice quella splendida scena di sesso di Antonio Banderas, sognò di fare sesso sfrenato con Mesut. Il fatto che fosse lui e non José gli sembrò strano anche nel sogno ma continuò di buon grado incapace di svegliarsi per riportarsi alla realtà. Quella fantasia non era poi così male…
 
Karim venne svegliato dai lamenti sempre più forti ed angosciati di Mesut, quando si rese conto che non era un sogno aprì la luce del comodino non capendo perché l’interruttore non fosse come se lo ricordava. Quando lo trovò e riuscì a vedere, si rese conto di essere da Mesut e che quello che parlava nel sonno chiamando aiuto era il suo amico.
Piegò le labbra contrariato e dispiaciuto mentre con aria assonnata cercava di riprendersi abbastanza in fretta per poterlo aiutare.
Non sapeva mai cosa fare, quando succedeva… stavano spesso in camera insieme e finiva sempre per fare incubi che lo svegliavano in piena notte. Di solito non lo tormentavano così, rinveniva prima.
Rimase un istante ad osservare il ragazzo rigirarsi con aria tormentata. Aveva un’aria sciupata anche nel sonno ed appariva molto più piccolo di quello che non fosse in realtà. Sospirando gli scostò alcune ciocche nere dal viso ed attese senza sapere cosa fare.
Doveva aver avuto un’infanzia difficile per ridursi a fare incubi ogni notte e a non riuscire a dormire bene, le occhiaie che aveva sempre non le aveva mai viste su nessuno.
Non sapeva nulla di lui nonostante fosse uno sei suoi migliori amici lì al Real, si chiedeva perché aspettasse tanto ad aprirsi però alla fine gli andava bene così. Più si sapeva l’uno dell’altro, peggio era. Arrivavano sempre guai, solitamente.
All’ennesimo rigirarsi nel letto, Mesut si scontrò con Karim steso accanto, non si tolse e rimase ad osservare col braccio alzato cercando di capire che diavolo fare. Non ebbe tempo di pensare perché Mesut quando sentì del calore corporeo si calmò immediatamente e senza svegliarsi si placò tornando a dormire sereno. Gli si accoccolò contro sistemandosi sul fianco e abbracciandolo, quindi non fece cenni di alcun tipo. Semplicemente continuò a dormire.
Karim allora spense la luce dal comodino e rimase in quella posizione, abbassando il braccio per metterlo su Mesut. Dormire abbracciato a colui che aveva scatenato tutti i suoi istinti omosessuali non era una grande idea, lo pensò di sfuggita mentre si riaddormentava contento di averlo aiutato a dormire come si doveva, per una volta.
“Non deve succedere!”
Ma al dirsi anche il perché no, non seppe proseguire.
 
Quando al mattino si svegliò per primo, Mesut non capì cosa fosse quella cosa che se lo stringeva protettivo. Era morbido e caldo e soprattutto solido. Lo palpeggiò incapace di aprire gli occhi, quando capì che si trattava dei pettorali di un ragazzo sgranò gli occhi.
Aveva fatto sesso con un ragazzo senza ricordarselo?
Quando si ricordò che si era addormentato guardando un film con Karim nel letto, dedusse, faticosamente, che doveva essere lui. Ma perché diavolo dormivano abbracciati? Insomma, era successo si fermasse a dormire da lui perché magari crollava nel suo divano, ma non è che si svegliavano abbracciati…
Faticosamente si sposto per accendere la luce del comodino, doveva riattivare il cervello e pensare ma non ci riusciva. Quando lo vide meglio fu anche peggio perché Karim che dormiva gli aveva sempre fatto un effetto deleterio.
Sospiro e si morse il labbro cercando di sfuggire dalla sua presa piuttosto solida con scarso successo. Non voleva svegliarlo. Ovviamente.
E poi stava bene lì fra le sue braccia. Aveva sempre avuto un debole per lui, aveva quel fascino mascolino. Cioè, non era il bello per eccellenza anche se poi la bellezza era soggettiva, però a lui piaceva come tipo. Così tenebroso, a volte. Ed i suoi sorrisi non sempre presenti erano ammalianti.
“Cazzo, sono proprio cotto come uno stronzo!”
Commentò seccato sbuffando, non riusciva nemmeno a smettere di guardarlo. Quando Karim lo sentì fu tardi per staccare gli occhi da lui e nella nebbia del sonno interrotto rimasero silenziosi a fissarsi cercando probabilmente di capire entrambi la stessa cosa.
Non tanto cosa ci facessero così, Karim lo sapeva, quanto perché non si separassero e si guardassero ancora.
- Bon jour… - Mormorò appena Karim in francese. Mesut adorava quando parlava in francese ma non glielo aveva mai detto.
Separati da qualche centimetro, rimasero a contemplarsi senza parlare, quindi fu Karim a fare la prima mossa.
Alzò la mano e l’accarezzò sistemandogli i capelli, Mesut era fissato con l’avere i capelli in ordine ed ora erano tutt’altro. Sorrise ironico vedendolo arruffato come un bimbo e provando il solito fortissimo istinto protettivo, sicuramente aiutato dal sonno che ancora gli annullava la ragione e lo confondeva fra ciò che era reale con ciò che aveva sognato, gli posò uno strano ed inaspettato bacio sulla fronte. Mesut trattenne il fiato e sgranò di nuovo gli occhi dando l’idea di un pesce. Quando lo faceva Karim scherzoso lo chiamava Nemo… era colpa del suo viso magro e dei suoi occhi grandi cerchiati sempre da occhiaie. Solo ora si accorse che non ne aveva e sorrise compiaciuto.
- Hai dormito bene? - Chiese sapendo che il merito era suo perché in qualche modo gli aveva mandato via l’incubo solito.
- Sì… - Mesut parve accorgersene solo ora. Non si era svegliato in piena notte preda dei soliti incubi e soprattutto aveva dormito fino al mattino. E bene. Era riposato e la mente si stava via via sempre più svegliando. - Ma perché dormiamo così? - Quello proprio non lo capiva.
Karim sorrise appena stringendosi nelle spalle.
- Avevi il solito incubo e dormendo ti sei scontrato con me, quindi ti sei aggrappato e sei tornato a dormire. Ti ho tenuto come fossi un gattino… - Dire come fossi un pesce sarebbe stato fuori luogo visto che non si poteva dormire con un pesce abbracciato…
Mesut arrossì, odiava fare la parte del debole bisognoso di aiuto, piuttosto sopportava le pene dell’inferno e Karim lo sapeva, quindi gli diede un buffetto sulla guancia sgridandolo.
- Devi accettare l’aiuto ogni tanto. Ho dormito bene anche io senza le tue grida! - Era vero anche questo…
Mesut sospirò e non disse niente, si chiese solo come potesse ora alzarsi. Stava troppo bene fra le sue braccia.
- Che ora è? - Chiese cercando di distrarsi. Karim alzò il braccio che aveva piegato sotto la testa, era un po’ addormentato e gli faceva male ma non se ne curò e guardando l’orologio comunicò che erano le otto. Mesut stupito commentò spontaneo:
- Cazzo, non ho mai dormito tanto tutto di fila! - Karim orgoglioso di sé perché sapeva che era stato merito suo, sentì l’irrefrenabile istinto di baciarlo ma si oppose con tutto sé stesso. Non voleva farlo per una sorta di obbligo interiore, perché era stata colpa sua se aveva cominciato a vedere i ragazzi con altri occhi. Non voleva che fosse tutto ovvio e predestinato.
Se doveva succedere veramente, sarebbe dovuto essere spontaneo. Dannatamente spontaneo.
Però si ostinò a pensare che baciarlo ora non lo sarebbe stato quando invece non c’era niente che improvvisamente voleva più di questo…
Fu così che dopo averlo osservato con un evidente turbamento nello sguardo, un turbamento che tese Mesut, disse di punto in bianco:
- Devo andare, non passo da casa da due giorni… - Il che non spiegò proprio niente, ma Mesut non fece domande, non era tipo. Per questo tutti stavano bene con lui. Perché non diceva mai niente, accettava tutto e pensava al suo.
Senza dire nulla lo lasciò andare e rimase male quando lo vide alzarsi veramente. Lo guardò lasciare la stanza e raggomitolandosi sul posto occupato da lui annusò il suo odore mentre si faceva prendere dal suo calore cullando visi ancora un po’.
“Sono proprio uno stupido… non so proprio come possa piacermi uno dei più etero del gruppo… su tutti proprio lui che fra l’altro è il mio migliore amico?”
Se solo avesse saputo…