CAPITOLO VIII:
PRONTO PER LA
STORIA
Finirono la
serata al solito locale una volta tornati a Madrid, erano in modalità
demente e
c’era chi dava spettacolo, per cui decisero di concludere la vittoria
andando a
bere qualcosa insieme, lo facevano spesso.
José si unì a
loro da bravo egocentrico, non esisteva che lasciasse i propri ragazzi
da soli
a divertirsi, doveva sempre essere lì con loro in ogni caso.
Sapeva comunque
amalgamarsi a loro molto bene, mettere da parte i pensieri riguardanti
il
calcio e diventare uno di loro, i ragazzi stessi erano contenti di
averlo
quando era così in serata di grazia perché diventava un complice di
stupidaggini e giochi niente male. Certo non arrivava ai livelli di
Marcelo, ma
a quei livelli non ci arrivava comunque nessuno.
Karim fu un po’
obbligato a rimanere, un po’ come Mesut. Nessuno dei due era
particolarmente
partecipe, non tanto da passare la nottata con loro a fare baldoria e
sparare
cazzate, quindi quando gli parve potesse essere sufficiente, si alzò e
salutò
tutti andandosene ritenendo il suo compito di socializzazione più che
assolto.
Non era proprio
un lupo solitario ma nemmeno un compagnone, inoltre dipendeva dalla
luna del
momento ed ora la sua, dopo aver realizzato che cercava
fondamentalmente una
storia seria con un uomo oltre che tanto buon sesso, era stranamente
abbacchiata.
Trovarla, quella
storia seria, non era facile per uno che ci teneva alla sua privacy
tanto da
non voler nemmeno far sapere ai suoi compagni ed al suo migliore amico
della
sua omosessualità.
Non gli
interessava deviarli andando con donne e fingendo di essere un etero
incallito,
però non voleva mettere i manifesti.
Dopo poco che
lui se ne fu andato anche José se ne andò. Lui sarebbe anche rimasto ma
era
ovvio che dopotutto fosse lì per Karim e che era con lui che voleva
finire la
serata. Quando e come gli pareva a lui, insomma.
Quando anche
Mesut fece per alzarsi, venne preso e tirato giù con l’obbligo di non
muoversi
perché non poteva abbandonarli anche lui.
Mesut
somigliando molto a Nemo era un po’ la mascotte della squadra, piaceva
a tutti
specie per quella sua aria da sonnambulo costante, quindi bene o male
facevano
spesso a gara per coinvolgerlo e non escluderlo.
Aveva appena
messo in modo la macchina, Karim, con la musica alzata al massimo che
vide José
salire nella propria parcheggiata più in là e fargli i fari. Karim
strabuzzò
gli occhi non credendoci, poi lo vide accostarsi a lui e fargli cenno
di
seguirlo. Il francese rimase inebetito e decise di seguirlo solo per
vedere
cosa gli saltava in testa ora.
Sapeva che se
voleva una storia seria lui era proprio la persona più sbagliata, non
era un
idiota. Cioè finchè si trattava solo di sesso era l’ideale, però ormai
non era
più solo quello e non poteva rischiare di finire per volerla con lui,
la storia
seria. Sarebbe stato puro suicidio.
Quando vide che
lo portava fuori zona si chiese dove volesse andare a parare, insomma,
perché
non a casa sua? Abitava da solo, che problemi c’erano?
Finirono in un
albergo di lusso dove si pagava tanto per il servizio quanto per la
discrezione. Quegli alberghi a cui José si affidava non di rado ma
nemmeno
comunque con eccessiva frequenza. Dipendeva da chi veniva in città…
A quel punto era
chiaro cosa voleva fare, anche prima in effetti, però seguirlo per
curiosità
era diverso dall’accettare passivamente la sua volontà.
In teoria.
Perché poi in
pratica Karim salì in camera con lui e solo dentro mise le mani avanti
e si
decise a parlare vedendo che semplicemente si stava slacciando la
camicia senza
nemmeno aprire bocca. Era ovvio? Era scontato? Loro potevano vedersi in
privato
solo per far quello? Sesso? Lo riteneva squallido, improvvisamente era
solo
quello anche se solo il giorno prima avrebbe firmato perché fosse così
semplice.
Cosa succedeva,
ora che aveva quello che aveva voluto tanto prima?
Capiva che non
era quello che aveva voluto veramente… ma così era da idioti, lo
riconosceva da
solo.
- Ma davvero così?
- Gli uscì senza pensarci, José si fermò e lo fissò senza capire che
diavolo
intendesse…
- Così cosa e
come? - Karim si rese conto di non aver detto niente di sensato, quindi
provò a
fare mente locale.
- Cioè… ci troviamo
qua, scopiamo, poi andiamo via e stop? Così squallido? - José capì al
volo cosa
stava succedendo e non tardò a riportarlo bruscamente sulla terra…
- Sei idiota o
cosa? Hai cominciato tu così, cercandomi solo per scopare… ora che ti
accontento non ti piace? Da quando ti è venuta sta cosa? - Karim si
rese conto
che aveva ragione e sedendosi sul letto si strinse nelle spalle e ci
pensò
bene, non erano per lui tutti questi ragionamenti, sapeva di volta in
volta
cosa voleva punto e basta.
- Non so… - Ammise
sincero sentendosi stupido. José evitò di sedersi a sua volta, era
ovvio che
non l’avrebbero fatto e si riallacciò la camicia altamente seccato, si
appoggiò
alla finestra lì di fronte.
- Ma se stanotte
eri bel bello a scopare con Cris e Riky! -
- Sarà stato
questo! - Esclamò Karim senza pensarci, tanto per cambiare. José sgranò
gli
occhi incredulo:
- Cos’è, ti sei
scaricato? -
Il ragazzo si
alzò insofferente e cominciò a camminare su e giù, cominciava ad
innervosirsi
per bene!
- No, cazzo! È
che… boh, forse come dice Riky ho scaricato gli ormoni, la frenesia
della
scoperta e quelle stronzate lì… ora sono calmo e riesco a vederci più
chiaro di
prima che volevo scopare e basta! -
José si staccò
dal balcone della finestra ed impallidendo disse senza crederci:
- Ed ora no? -
Come se bestemmiasse… certamente dopo la vita che aveva fatto per
riuscirci ed
il modo in cui l’aveva fatto era legittimo se ne sconvolgesse, ora.
Karim non seppe
trattenersi, di nuovo, e fu spontaneo. Ma parlò piano e colpevole come
se
capisse che stesse dicendo l’assurdità del secolo…
- Assurdo, no? È
che voglio anche altro oltre che il sesso… - Se ne vergognava, anche.
Abbassò
lo sguardo e smise di muoversi, era ad un metro e mezzo da José fermo a
sua
volta come se gli avessero fatto un incantesimo.
Si fissarono a
lungo.
Eppure c’era da
vergognarsi nel volere qualcosa di profondo e vero? Una storia d’amore
come si
doveva?
Era vergogna,
quella?
José sospirò e
scuotendo il capo capì che quella bella cosa che avevano avuto fino a
quel
momento era appena finita.
Così presto…
“Un
vero peccato…”
Pensò. Ma non
finì la frase, non si spiegò ‘peccato’ per chi e per cosa. Però gli
dispiacque
troncare tutto.
- Non sono io
quella persona… quella con cui puoi avere una storia… - Disse alla fine
amaro e
senza esitare, parlava guardandolo dritto negli occhi ed era come se lo
perforasse brutalmente. Karim si sentì a disagio e sempre peggio fino a
che lo
stomaco gli si contrasse in una morsa. Improvvisamente non voleva che
fosse
come sembrava… come se… come se si stessero lasciando… non stavano
insieme, no?
Era solo sesso…
José allora con
estrema lentezza raccolse le sue cose, si rimise la giacca e dopo
essersi
assicurato di non aver scordato nulla, gli andò dietro e senza
guardarlo gli
mise la mano sulla spalla come per salutarlo, gli occhi sull’ampia
schiena
tesa.
- Auguri per
quella storia… - Ed era meglio così, chiudere tutto senza guardarsi in
modo da
rivedersi il giorno dopo come se non fosse successo niente,
accantonando tutto
e riprendendo da dove avevano interrotto prima che cominciasse tutto
quello.
Era meglio.
José tolse la
mano e si voltò per andarsene dalla camera ma Karim, senza girarsi a
sua volta,
parlò prima di rifletterci, senza farlo di proposito. Solo agendo
d’impulso.
- E se io
volessi te, invece, per quella storia? - aveva un tono strano, un po’
stizzito
ma un po’… un po’ perso…
- Non lo pensi
veramente… - Replicò José fermo sulla porta, la mano sulla maniglia
pronto per
uscire. Non si guardavano, si davano le spalle a vicenda.
- Come fai a
dirlo? - Le parole affettate e basse, si penetravano a vicenda.
- Lo so. -
Karim a quel
punto si voltò stizzito e di fretta.
- Come diavolo
lo sai?! - Ringhiò, lo sguardo rabbioso, i pugni stretti. Sempre quel
modo da
padrone… perché non guardava gli altri come esseri pensanti e non solo
come
persone che dovevano sottostare a lui?
José colpito da
quel suo scatto, si voltò a sua volta, rimase a debita distanza ma
senza timore
sostenne il suo sguardo e fissandolo come fosse un nemico primo,
rispose ancor
più amaro di prima, la bocca verso il basso, durezza nello sguardo che
lo
perforava:
- Perché chi
vorrebbe veramente una storia seria con me? Non sai cosa stai dicendo,
Karim. -
Con questo, apparendo sul finale disilluso da una probabile brutta
serie di
storie finite male, si voltò e se ne andò senza lasciargli tempo per
ribattere
o reagire.
Karim sospirò
insofferente, poi stizzito colpì il bordo del letto a cui era vicino,
lo calciò
e si spostò ma non successe nulla. Alla fine era veramente finita. Ma
si poteva
dire che qualcosa finiva anche se poi di fatto non era mai veramente
iniziato?
Anche se la vera
domanda era alla fine un’altra… poteva stare male per qualcuno con cui
non eri
mai veramente stato?
La risposta la
cercò ma questa volta non più da Riky e Cris.
La cercò dall’unico
da cui sarebbe dovuto andare sin dall’inizio di tutta quella storia,
quello per
cui il dubbio era originariamente sorto.
Andò da Mesut.
Non sapeva bene
come si sentiva, non voleva stare solo e questo gli bastava.
Ma soprattutto
era stufo di rinunciare a Mesut perché non voleva fargli sapere niente
di quel
che gli stava succedendo. Era stufo di non avere il rapporto che aveva
prima,
di trattenersi, di non dirgli quel che gli pareva, di non andare lui
alle ore
impensate perché poi poteva aver voglia di fare sesso e con lui si
complicava
tutto.
Quando suonò
alla porta, aveva una tale confusione da non saper nemmeno cosa dirgli,
infatti
Mesut che era tornato da poco si stupì di vederlo. Era andato via prima
di lui,
che ci faceva lì?
Oltretutto era
da molto che non passava a casa sua…
- Che hai? -
Chiese spiccio, non era tipo molto paziente.
Karim allora lo
guardò perso e smarrito come non gli capitava mai di essere, quindi
rimase in
silenzio stringendosi nelle spalle, non sapeva proprio cosa dire.
- Karim, ma hai
litigato con qualcuno? - Non era proprio così. Ed ora? Ora da dove
cominciava?
Voleva poter
avere la facoltà di stare zitto pur stando con lui. Alla fine Mesut
capì che
non voleva parlare, come spesso gli capitava, e lo fece entrare
stringendo
scontento le labbra sottili. Non gli piaceva quando faceva così ma
capiva che
voleva i suoi spazi. Solo non capiva perché li cercava da lui.
- Se non hai
voglia di parlare perché vieni qua? Vattene a casa, no? - Però chiuse
la porta
e lo superò lasciandolo all’ingresso a togliersi la giacca. Era ovvio
non
voleva se ne andasse. Karim era abituato ai suoi modi sgarbati e gli
piacevano.
- Volevo stare
con te. - Disse alla fine con sincerità.
Il punto era che
era saturo.
Era arrivato ad
un livello di contenimenti massimo ed ora non riusciva più a fare ciò
che
poteva essere giusto o sensato. Per lui, inteso.
Si era detto di
non andare da lui a vivere la sua omosessualità perché sarebbe stato
come un chiedergli
implicitamente di mettersi con lui perché anche lui lo era e non voleva
fosse
una costrizione, una cosa predefinita. Voleva che se succedeva, fosse
spontaneo.
Però non capiva
nemmeno cos’era ormai naturale e spontaneo.
Lo era sentirsi
così infastiditi per la fine con José?
Non stavano
insieme eppure gli bruciava…
Mesut era in
pigiama, indossava uno nero e semplice, ignorandolo e senza offrirgli
niente
tornò in camera dove era stato prima che lui venisse. Non lo intimò a
seguirlo
ma Karim ovviamente lo fece.
Stava guardando
la televisione sotto il piumino comodamente steso nel letto. Sul
comodino una
tazza di latte caldo.
Karim sapeva di
questo suo rito prima di dormire e lo trovava infantile, quando glielo
diceva e
lo scherniva Mesut gli tirava sempre parte di quel latte caldo. Evitò,
non
aveva voglia di giocare.
Si sedette nel
letto sopra il piumino e diede uno sguardo alla televisione che Mesut
aveva
ripreso a guardare con la tazza fumante in mano. Per un momenti si
sentì
trasparente e provò sollievo, era lì eppure non lo era… poteva fare
quello che
voleva in piena libertà che all’altro andava bene e non gli rompeva le
scatole,
non voleva farlo parlare a tutti i costi, continuava per la sua strada
come
niente.
In televisione
trasmettevano un film di molti anni prima con Antonio Banderas nel
fiore della
sua carriera in una delle tante sue versioni decisamente calda.
Mai con uno
sconosciuto, era il titolo.
Lui interpretava
un agente in incognito che si spacciava per un misterioso ragazzo fuori
dalle regole
che doveva indagare sulla ragazza da lui abbordata. Sospettata
un’assassina
senza scrupoli.
Nel bel mezzo
del film ovviamente i due avevano una caldissima relazione
principalmente
sessuale ma non solo e le scene calde non si risparmiavano per niente,
specie
quella con la rete in
mezzo… insomma, in
quello ci sapeva molto ben fare.
Fu un momento
strano per Karim e Mesut. Si erano trovati altre volte a guardare film
insieme,
anche con scene erotiche, però Karim non aveva mai subito la pressione
di ora.
Si sentiva a
disagio a guardare una scena a luci rosse simile con Mesut, nel suo
letto.
- Prendi freddo!
- Esclamò improvvisamente Mesut mettendo la tazza ormai vuota nel
comodino e
stendendosi meglio per stare più comodo, non staccò gli occhi dalla
televisione,
il thriller era molto ben fatto ed estremamente interessante anche se
era un
film abbastanza vecchio.
Karim lo guardò
esterrefatto faticando a capire a cosa si riferisse, quindi Mesut senza
distogliere lo sguardo alzò il piumino tirandolo via da sotto il suo
sedere,
questo fece sì che il francese si alzasse per adeguarsi al volere del
sovrano.
In breve era steso anche lui sotto le coperte calde, senza scarpe, a
benedire
quell’idea.
In effetti aveva
avuto freddo fuori. Era un tipo che odiava il riscaldamento in camera e
quindi
preferiva immergersi nelle piume!
Tornarono
silenziosamente al film, ormai voleva vedere come finiva anche lui e
fortunatamente le scene erotiche sembravano essere finite.
Antonio era
decisamente bravo in quelle… si stupì a pensarlo ma ormai che quel
mondo gli si
era ampiamente aperto gli veniva tutto più spontaneo.
Alla fine questo
gli portò a chiedersi di nuovo cosa avesse voluto veramente da Josè e
cosa
provasse dopotutto per lui. Perché era stato davvero disposto a provare
a viverla
con lui, quella storia seria. Se avesse accettato ci avrebbe provato,
però alla
fine c’era stata solo amarezza.
Mesut comunque
non gli chiese niente e se lo tenne lì come se fosse normale e quando
il film
finì il ragazzo crollò seduta stante come se non aspettasse altro che
finisse
per poter dormire. Ignorando ancora Karim che, accanto a lui, pensava
un po’ ai
propri guai ed un po’ seguiva il film.
Quando si rese
conto che era finito si chiese se fosse il caso di dire qualcosa,
dopotutto gli
aveva invaso casa e letto e non aveva dato la minima spiegazione…
quando si girò
per parlare rimase di sasso nel vederlo beatamente addormentato.
Era sul fianco
tutto raggomitolato su sé stesso, la guancia sul cuscino e per il resto
il
piumino lo ricopriva interamente lasciando scoperta solo la testa.
“Strano
che dorma così presto!”
Pensò
sovrappensiero trovandosi a sorridere sorpreso. Mesut faticava ad
addormentarsi. Poi vide l’ora. Era effettivamente tardi…
Sospirò, alla
fine non serviva parlarne, forse. Forse l’aveva capito da solo e non
trovava
niente di cui parlare. O forse sapeva che aveva i suoi tempi e che
forzarlo era
una cattiva idea. In ogni caso tutte le opzioni funzionavano.
Decidendo che
per quella notte poteva bastare, prese il telecomando e chiuse la
televisione,
poi si stese meglio, si voltò di fianco verso Mesut e aspettando che la
vista
si abituasse al buio per poterlo vedere bene, tornò a sorridere.
Sembrava un
bambino.
Con quell’immagine
a suo dire tenera si addormentò lasciando andare José e qualunque cosa
sarebbe
potuta essere. Comunque qualcosa da non vivere, evidentemente.
Peccato che poi,
magari complice quella splendida scena di sesso di Antonio Banderas,
sognò di
fare sesso sfrenato con Mesut. Il fatto che fosse lui e non José gli
sembrò
strano anche nel sogno ma continuò di buon grado incapace di svegliarsi
per
riportarsi alla realtà. Quella fantasia non era poi così male…
Karim venne
svegliato dai lamenti sempre più forti ed angosciati di Mesut, quando
si rese
conto che non era un sogno aprì la luce del comodino non capendo perché
l’interruttore
non fosse come se lo ricordava. Quando lo trovò e riuscì a vedere, si
rese
conto di essere da Mesut e che quello che parlava nel sonno chiamando
aiuto era
il suo amico.
Piegò le labbra
contrariato e dispiaciuto mentre con aria assonnata cercava di
riprendersi
abbastanza in fretta per poterlo aiutare.
Non sapeva mai
cosa fare, quando succedeva… stavano spesso in camera insieme e finiva
sempre
per fare incubi che lo svegliavano in piena notte. Di solito non lo
tormentavano così, rinveniva prima.
Rimase un
istante ad osservare il ragazzo rigirarsi con aria tormentata. Aveva
un’aria
sciupata anche nel sonno ed appariva molto più piccolo di quello che
non fosse
in realtà. Sospirando gli scostò alcune ciocche nere dal viso ed attese
senza
sapere cosa fare.
Doveva aver
avuto un’infanzia difficile per ridursi a fare incubi ogni notte e a
non
riuscire a dormire bene, le occhiaie che aveva sempre non le aveva mai
viste su
nessuno.
Non sapeva nulla
di lui nonostante fosse uno sei suoi migliori amici lì al Real, si
chiedeva
perché aspettasse tanto ad aprirsi però alla fine gli andava bene così.
Più si
sapeva l’uno dell’altro, peggio era. Arrivavano sempre guai,
solitamente.
All’ennesimo
rigirarsi nel letto, Mesut si scontrò con Karim steso accanto, non si
tolse e
rimase ad osservare col braccio alzato cercando di capire che diavolo
fare. Non
ebbe tempo di pensare perché Mesut quando sentì del calore corporeo si
calmò
immediatamente e senza svegliarsi si placò tornando a dormire sereno.
Gli si
accoccolò contro sistemandosi sul fianco e abbracciandolo, quindi non
fece
cenni di alcun tipo. Semplicemente continuò a dormire.
Karim allora
spense la luce dal comodino e rimase in quella posizione, abbassando il
braccio
per metterlo su Mesut. Dormire abbracciato a colui che aveva scatenato
tutti i
suoi istinti omosessuali non era una grande idea, lo pensò di sfuggita
mentre
si riaddormentava contento di averlo aiutato a dormire come si doveva,
per una
volta.
“Non
deve succedere!”
Ma al dirsi
anche il perché no, non seppe proseguire.
Quando al
mattino si svegliò per primo, Mesut non capì cosa fosse quella cosa che
se lo
stringeva protettivo. Era morbido e caldo e soprattutto solido. Lo
palpeggiò
incapace di aprire gli occhi, quando capì che si trattava dei pettorali
di un
ragazzo sgranò gli occhi.
Aveva fatto
sesso con un ragazzo senza ricordarselo?
Quando si ricordò
che si era addormentato guardando un film con Karim nel letto, dedusse,
faticosamente, che doveva essere lui. Ma perché diavolo dormivano
abbracciati?
Insomma, era successo si fermasse a dormire da lui perché magari
crollava nel
suo divano, ma non è che si svegliavano abbracciati…
Faticosamente si
sposto per accendere la luce del comodino, doveva riattivare il
cervello e
pensare ma non ci riusciva. Quando lo vide meglio fu anche peggio
perché Karim
che dormiva gli aveva sempre fatto un effetto deleterio.
Sospiro e si
morse il labbro cercando di sfuggire dalla sua presa piuttosto solida
con
scarso successo. Non voleva svegliarlo. Ovviamente.
E poi stava bene
lì fra le sue braccia. Aveva sempre avuto un debole per lui, aveva quel
fascino
mascolino. Cioè, non era il bello per eccellenza anche se poi la
bellezza era
soggettiva, però a lui piaceva come tipo. Così tenebroso, a volte. Ed i
suoi
sorrisi non sempre presenti erano ammalianti.
“Cazzo,
sono proprio cotto come uno stronzo!”
Commentò seccato
sbuffando, non riusciva nemmeno a smettere di guardarlo. Quando Karim
lo sentì
fu tardi per staccare gli occhi da lui e nella nebbia del sonno
interrotto
rimasero silenziosi a fissarsi cercando probabilmente di capire
entrambi la
stessa cosa.
Non tanto cosa
ci facessero così, Karim lo sapeva, quanto perché non si separassero e
si
guardassero ancora.
- Bon jour… - Mormorò
appena Karim in francese. Mesut adorava quando parlava in francese ma
non
glielo aveva mai detto.
Separati da
qualche centimetro, rimasero a contemplarsi senza parlare, quindi fu
Karim a
fare la prima mossa.
Alzò la mano e l’accarezzò
sistemandogli i capelli, Mesut era fissato con l’avere i capelli in
ordine ed
ora erano tutt’altro. Sorrise ironico vedendolo arruffato come un bimbo
e
provando il solito fortissimo istinto protettivo, sicuramente aiutato
dal sonno
che ancora gli annullava la ragione e lo confondeva fra ciò che era
reale con
ciò che aveva sognato, gli posò uno strano ed inaspettato bacio sulla
fronte.
Mesut trattenne il fiato e sgranò di nuovo gli occhi dando l’idea di un
pesce.
Quando lo faceva Karim scherzoso lo chiamava Nemo… era colpa del suo
viso magro
e dei suoi occhi grandi cerchiati sempre da occhiaie. Solo ora si
accorse che
non ne aveva e sorrise compiaciuto.
- Hai dormito
bene? - Chiese sapendo che il merito era suo perché in qualche modo gli
aveva
mandato via l’incubo solito.
- Sì… - Mesut
parve accorgersene solo ora. Non si era svegliato in piena notte preda
dei
soliti incubi e soprattutto aveva dormito fino al mattino. E bene. Era
riposato
e la mente si stava via via sempre più svegliando. - Ma perché dormiamo
così? -
Quello proprio non lo capiva.
Karim sorrise
appena stringendosi nelle spalle.
- Avevi il
solito incubo e dormendo ti sei scontrato con me, quindi ti sei
aggrappato e
sei tornato a dormire. Ti ho tenuto come fossi un gattino… - Dire come
fossi un
pesce sarebbe stato fuori luogo visto che non si poteva dormire con un
pesce
abbracciato…
Mesut arrossì,
odiava fare la parte del debole bisognoso di aiuto, piuttosto
sopportava le
pene dell’inferno e Karim lo sapeva, quindi gli diede un buffetto sulla
guancia
sgridandolo.
- Devi accettare
l’aiuto ogni tanto. Ho dormito bene anche io senza le tue grida! - Era
vero
anche questo…
Mesut sospirò e
non disse niente, si chiese solo come potesse ora alzarsi. Stava troppo
bene
fra le sue braccia.
- Che ora è? -
Chiese cercando di distrarsi. Karim alzò il braccio che aveva piegato
sotto la
testa, era un po’ addormentato e gli faceva male ma non se ne curò e
guardando
l’orologio comunicò che erano le otto. Mesut stupito commentò
spontaneo:
- Cazzo, non ho
mai dormito tanto tutto di fila! - Karim orgoglioso di sé perché sapeva
che era
stato merito suo, sentì l’irrefrenabile istinto di baciarlo ma si
oppose con
tutto sé stesso. Non voleva farlo per una sorta di obbligo interiore,
perché
era stata colpa sua se aveva cominciato a vedere i ragazzi con altri
occhi. Non
voleva che fosse tutto ovvio e predestinato.
Se doveva
succedere veramente, sarebbe dovuto essere spontaneo. Dannatamente
spontaneo.
Però si ostinò a
pensare che baciarlo ora non lo sarebbe stato quando invece non c’era
niente
che improvvisamente voleva più di questo…
Fu così che dopo
averlo osservato con un evidente turbamento nello sguardo, un
turbamento che
tese Mesut, disse di punto in bianco:
- Devo andare,
non passo da casa da due giorni… - Il che non spiegò proprio niente, ma
Mesut
non fece domande, non era tipo. Per questo tutti stavano bene con lui.
Perché
non diceva mai niente, accettava tutto e pensava al suo.
Senza dire nulla
lo lasciò andare e rimase male quando lo vide alzarsi veramente. Lo
guardò
lasciare la stanza e raggomitolandosi sul posto occupato da lui annusò
il suo
odore mentre si faceva prendere dal suo calore cullando visi ancora un
po’.
“Sono
proprio uno stupido… non so proprio come possa piacermi uno dei più
etero del
gruppo… su tutti proprio lui che fra l’altro è il mio migliore amico?”
Se solo avesse
saputo…