CAPITOLO IX:
PROVARE A DECIFRARSI
 
Arrivò Mosca ed arrivò lo strappo inguinale di Karim che preoccupò molto tutti, José Mourinho per primo.
I due erano freschi di rottura, per così dire, e non si erano più parlati però avevano mantenuto i rapporti su un piano professionale senza tornare a fare la guerra di mesi prima.
Erano gli ottavi d’andata ed era pieno inverno, a Mosca il freddo era quasi insopportabile e nessuno si stupì del sottotono in cui giocarono, ma si allarmarono quando, per colpa di quel maledetto freddo, Karim per un tiro dalla distanza appena sceso in campo finì per strapparsi l’inguine.
Steso a terra rimase a massaggiarselo dolorante nella speranza che non fosse quello che pensava e quando fu negli spogliatoi il primo ad accertarsene fu José.
Fu strano poiché normalmente di queste cose se ne occupavano i massaggiatori ed i medici della società, ma quando José lo strappò a tutti e se lo portò in bagno con quella di ‘ti parlo così intanto ti controllo’, tutti, Karim per primo, lo fissarono come fosse impazzito.
Quando si chiusero davvero in bagno ci fu un attimo di stallo in cui tutti i ragazzi si guardarono ed i più curiosi e reattivi mimarono:
- Ma qualcuno ha capito se stanno insieme o no? - Dopo tutti i tira e molla nel loro rapporto, era chiaro solo che non si erano indifferenti… potevano amarsi come odiarsi e non ci si veniva mai a capo di ciò.
Altri alzarono le spalle per poi fiondarsi dietro la porta per sentire cosa si dicevano.
Niente.
- Stanno zitti… -
Sussurravano.
- Ma non doveva parlargli? -
- Si ma anche controllare… -
- Allora starà controllando… -
- Non ci vuole molto e poi soprattutto non ci vuole silenzio… -
- A meno che non controlli con la bocca… - Fu l’allusione di Sergio che tutti ormai volevano fare. Mesut seccato si infilò in doccia sbuffando e Riky lo notò preoccupato. Gli ci volle un secondo a fare due più due, in quelle cose sentimentali era il migliore ormai!
Cris lo guardò con aria interrogativa e Riky fece il segno del ‘ti spiego dopo’.
 
Intanto, nel famoso bagno, José senza dire niente aveva spinto poco gentilmente Karim contro la parete e si era abbassato senza proferire parola. Avvassandogli anche i pantaloncini e gli slip, Karim alzò le sopracciglia scettico ed incredulo.
Per controllare l’entità del danno muscolare all’inguine non serviva mica spogliarlo. O forse sì? Se lo chiese mentre la confusione si impadroniva di lui… confusione giustificata dalle sua mani che gli toccavano la coscia.
Stavano effettivamente testando lo stato dei muscoli ma non era chiaro perché lo facesse lui. Doveva parlargli? E allora perché stava zitto?
Karim decise di assecondarlo per vedere dove sarebbe arrivato.
- Sono effettivamente molto contratti… -  Ma continuò a palpeggiare con i polpastrelli come se facesse un massaggio vero e proprio. Peccato che risalì su quello che era veramente l’inguine, la parte che infatti gli faceva più male.
José senza il minimo problema e con gran faccia tosta, mentre con una mano continuava a testarlo, con l’altra gli spostò le parti intime per avere più spazio. Inizialmente fu solo quello.
- E’ strappato. - Disse contrariato e seccato.
Poi però fu altro.
La mano che gli teneva l’erezione finì per prenderglielo bene e appurato che la prognosi l’avrebbe data un medico vero, lui si occupò di un’altra diagnosi.
- Cosa dovevi dirmi? - Chiese Karim scettico constatando che non era un discorso a parole quello che voleva fargli. José non rispose e cominciò a muovere la mano sul suo membro dapprima rilassato. Non tardò ad eccitarsi e farsi sempre più duro sotto il suo palmo e quando lo sentì tale l’allenatore sorrise orgoglioso e soddisfatto finendo per avvolgerlo fra le labbra.
Non c’era niente da dirgli a parole se non a gesti, specie perché gli altri dietro la porta cercavano di sentire.
Karim appoggiò la testa all’indietro sulla parete e allargando le braccia ai lati chiuse gli occhi e si abbandonò al piacere della sua bocca su di sé. Gli era dannatamente mancato, comunque.
Capì che voleva solo chiedergli se era sicuro che non volesse più quello, che puntasse davvero ad una storia seria, che non gli potesse bastare del buon sano sesso fine a sé stesso, però quello che non gli fu chiaro era perché insistesse tanto su quel fronte. Poteva avere chi voleva, di certo l’amante fisso l’aveva, conoscendo il tipo. Insomma, era risaputo che sapeva divertirsi, quell’uomo. Perché insisteva tanto con lui?
A quella domanda non trovò risposta perché non gliela pose decidendo di tenersi quel piacere fortissimo e acuto assolutamente insperato ed inatteso. Quando l’eccitazione aumentò, Karim finì con le mani sulla sua nuca ad accompagnargli i movimenti ormai dimentico di tutti i suoi propositi e di quel che si erano detti solo giorni prima.
Era così punto e basta.
Se avevano voglia potevano farlo ma senza pretese serie di mezzo.
Il discorso l’avevano fatto, non ebbero bisogno di farlo a parole.
 
Quando uscì aveva un gran sorriso soddisfatto mentre José era il solito musone, vedendoli tutti lì intorno li guardò con un mitra al posto degli occhi e con un seccato ‘bé?’ sgusciò ed uscì gracchiando solo un finale ‘muovetevi!’
Se fino a quel momento in pochi avevano veramente sospettato qualcosa perché erano stati veramente attenti a non destare il minimo sospetto, ora era praticamente una certezza. Se non altro dal silenzio assoluto che c’era stato dietro a quella porta e dal suo umore pacifico e sereno con cui era uscito Karim.
Che comunque non avessero mai detto potessero finire insieme era ovvio e solo in un secondo momento Karim si rese conto che i suoi propositi di tenersi i cazzi propri per sé erano andati a puttane, quindi guardandosi intorno con un campanello d’allarme, cercò Mesut trovandolo solo uscito dalla doccia. Era avvolto in un asciugamano ed era tutto bagnato. Non lo fissava, sembrava arrabbiato e immaginò che fosse perché non gli aveva detto niente prima. Era comprensibile.
Gonzalo gli mise il braccio intorno alle spalle e ridendo allusivo disse senza la minima cattiveria:
- Ora capisco perché quest’anno ha usato più te di me! - Karim in casi normali se la sarebbe presa e gli avrebbe tirato un pugno, ma ora era nella pace dei sensi dopo l’orgasmo e non disse niente, gli rifilò una gomitata e sopportò le varie battute degli altri tutte su quello stampo. E poi le solite domande…
- Ma da quanto? -
- Riky e Cris sapevano? -
- Come è successo? -
- E’ solo sesso? -
- Com’è a letto? -
Karim voleva solo parlare con Mesut eppure sembrava l’unico che non voleva farlo… dopo essersi vestito in fretta e furia, uscì fuggendo da Karim per poi nascondersi in fondo al pullman nella speranza di essere solo lasciato in pace. Non voleva sapere niente. Non gli importava niente.
Che andasse a quel paese.
Karim capendo che ce l’aveva con lui, era chiaro come un cristallo sotto il sole quel ragazzo, non poté certo dargli torto e sapendo che aveva bisogno di sbollirsi, lo lasciò in pace preferendo attaccarsi al confortevole Ricardo che se non ci fosse stato sarebbe stato da inventare di sicuro…
Sprofondato nel sedile con lui rubando il posto a Cris che lo fissò come fosse la peste bubbonica -fiondandosi a sua volta da Fabio che fremeva per averlo vicino- appoggiò la testa contro la sua spalla stanco, aveva la completa consapevolezza d’aver appena fatto una stronzata.
- Riky, cosa ho fatto? - Non era sicuro di quando avesse sbagliato…
Ricardo sorrise carezzandogli la fronte, quindi provò ad indovinare indulgente.
- Non ne hai parlato con l’unico con cui avresti dovuto farlo… -
Karim sospirò. Era proprio così allora… come temeva…
- Ma pensavo che poi si sarebbe sentito in obbligo di… -
- Di cosa, Karim? Fare da cavia per i tuoi ormoni? Insomma, conosci Mesut… pensi che qualcuno potrebbe obbligarlo a fare qualcosa? - Ricardo ora era più duro anche se non lo stava proprio sgridando, Karim si sentiva comunque un verme.
- No… che ne so… pensavo che poi… boh, le cose si sarebbero incasinate… che fossimo finiti insieme per forza… che… -
- Ma quante puttanate devo sentire? - Questo non era Riky ovviamente. Cris, seduto davanti con Fabio che si stava facendo un’idea sua su tutta la faccenda, intervenne spazientito specie perché aveva dovuto cedere il suo compagno per quelle paturnie assurde.
Karim lo fissò attraverso il sedile che li separava, ora Cris era girato verso di lui e lo guardava seccato.
- Che cazzo vuoi tu? - Chiese Karim col solito accento francese.
- Mi hai fottuto il posto per dire queste cagate? - Cris era anche sul piede di guerra, in effetti, e Riky corse ai ripari prima che si prendessero ad insulti.
- Sì è espresso male… è solo confuso, non ha pensato bene, ha agito d’istinto… non c’era una vera logica dietro a quello che ha fatto… - Ecco, detta così era accettabile.
- Comunque il risultato non cambia… ora è arrabbiato con me… - Grugnì Karim arrabbiato per quello.
- Parlaci, no? - Fece Cris sperando se ne andasse dal suo sedile.
- Nemmeno per idea! Non ora! Aspetta che si calmi un po’, ora litighereste… -
La parola di Riky fu vangelo e venne eseguita dal discepolo Karim con fede nella speranza che poi potesse essere un momento propizio.
- Come se non bastasse ora chissà per quanto non giocherò! Che palle! -
 
Ma non ne uscì in nessun modo da quello stato di insoddisfazione. L’idea di aver ferito Mesut lo rose fino a non poterne più e appena tornati a Madrid Karim  l’affrontò in capace di aspettare oltre.
La pazienza non era mai stata il suo forte.
Aspettò che arrivasse a casa, una volta dentro non avrebbe potuto scappare e di sicuro non gli avrebbe chiuso la porta in faccia.
Pensando di essere stato furbo non considerò l’idea che Mesut lo conosceva e se lo aspettava.
Al suo campanello, infatti, non aprì.
Karim ci rimase male, sapeva che era in casa, perché non gli apriva?
Suono una decina di volte prima di realizzare che sapeva era lui e non voleva parlargli.
- Ok, così non va bene… - Certo, tecnicamente lui sarebbe stato lontano dal campo per un po’ quindi il tempo per passargli l’avrebbe avuto, però non voleva non parlargli e vederlo per tutto quel tempo, all’idea si ribellò e cominciando a bussare rumorosamente, lo chiamò. Mesut cominciò a mettergli giù fino a spegnere il cellulare, quindi quando si mise anche a gridare di aprigli e non fare l’idiota, il casino che stava facendo era così grande che Mesut dovette intervenire. Non aprì la porta, si limitò a calciarla dall’altra parte e gridargli contro attraverso:
- PIANTALA E NON ROMPERE IL CAZZO! VATTENE DA JOSE’! -
Karim si fermò, almeno era lì e poteva dire qualcosa nella speranza che l’ascoltasse comunque.
Si perché l’idea di lasciarlo in pace era veramente inaccettabile.
- Mesut mi dispiace… non volevo nascondertelo… -
Mesut calciò di nuovo la porta e Karim si staccò guardandola stupito, dove la metteva tanta rabbia quello scricciolo di ragazzo? Certo il suo carattere non era pane per ostie, però da lì a picchiare duro a quel modo ce ne passava.
Al suo silenzio continuò riattaccandosi al legno fortunatamente non così massiccio da non poter essere sentito dall’altra parte.
La fronte e le mani contro di esso, gli occhi fissi nella speranza che gli aprisse.
- Non te l’ho detto subito perché prima non ne ero sicuro e poi è cominciata questa stronzata con José… non è niente di serio, solo sesso… non volevo coinvolgerti in queste mie voglie da maniaco… avrei finito per violentarti, forse. Avevo una voglia matta di scopare che… - Era tutto vero ma non gli stava dicendo la cosa più importante e a quel punto la voce di Mesut si sentì sempre ringhiante e furiosa.
- Da quanto è iniziato? -
Karim sospirò pensandoci.
- Qualche settimana… -
In risposta un altro calcio, più forte, unito ad un grido più forte:
- E NON PENSAVI DI DIRMELO CHE SEI GAY? -
Fortunatamente viveva in una casa indipendente da solo, non aveva vicini e potevano anche stare lì a gridare tutta la notte…
Karim non seppe cosa dire.
- Si… cioè… non subito ma te l’avrei detto… - Era sempre più flebile perché sapeva di non meritarsi il suo perdono, sapeva che l’aveva ferito.
- Quando? -
- Non so… prima o poi… - Ecco, classica risposta idiota…
- VAFFANCULO KARIM! - Con questo ed un ultimo calcio, il tedesco se ne andò. Quando Karim lo capì decise che in un modo o nell’altro sarebbe entrato, non esisteva che se ne andasse e non si parlassero più. Non poteva e non voleva, dannazione!
Mesut non sapeva che più testardo di un tedesco c’era solo un francese contagiato dall’anima caliente spagnola…
Pensando di esserselo tolto di torno, puntò alla televisione poiché il sonno ovviamente non sarebbe mai venuto, quindi nel divano cominciò a girare canale come un invasato, furiosamente, senza guardare niente di quel che vedeva.
All’ennesimo canale buttò il telecomando contro il muro rompendolo, imprecò e si prese le ginocchia contro il petto stringendole convulsamente, quindi cominciò a mordicchiarsele nervoso e a obbligarsi a non piangere.
Era solo un pezzo di merda che non meritava niente, di lui.
Si era convinto di essere qualcosa per lui e si era sbagliato, ora doveva solo mandarlo a cagare e basta!
Siccome il telecomando era rotto ed il volume era alto per non sentire possibili altri casini da parte di Karim da fuori, non si accorse della sua presenza prima di vederselo lì vicino. Non vide subito il taglio che si era fatto sul fianco, aveva la giacca.
Mesut cacciò un urlo ma poi si riprese in fretta e cominciò ad attaccarlo e spingerlo via come fosse l’essere più ripugnante del mondo.
- VATTENE STRONZO! COME DIAVOLO SEI ENTRATO? NON TI VOGLIO VEDERE! NON TI VOGLIO PARLARE! VATTENE DA JOSE’, CAZZO! -
Mesut, che era la metà di Karim, lo fece indietreggiare fino a finire contro una porta chiusa, quindi per evitare lo prendesse davvero a pugni gli prese i polsi ed usò la forza per fermarlo. Non l’aveva mai visto più fuori di sé di così. Normalmente rimaneva piuttosto freddo e reagiva di rado alle cose. Non era più lui e Karim, sconvolto, cominciò a chiedersi se non fosse geloso e non solo una questione di amicizia.
Quando il ragazzo non riuscì più a muoversi, decise di calmarsi per farsi liberare. Karim lo lasciò nella speranza che non ricominciasse e così per un momento fu. Rimasero fermi uno davanti all’altro a guardarsi ansimanti, quindi Karim azzardò piano e cauto:
- Sei calmo? Puoi ascoltarmi? - Ma l’idea di farlo veramente lo rimandò di nuovo in bestia infatti con un nuovo scatto di nervi -evidentemente trattenuti per troppo tempo- lo spinse ancora questa volta colpendogli l’addome. Questo fece sussultare Karim in modo sospetto, sapeva di non avere molta forza… era impossibile gli avesse fatto male…
- Non farmi ridere! - Solo quando si girò per andarsene e passarsi le mani sul viso con quella di sistemarsi i capelli si accorse che una era un po’ sporca di sangue.
Si fermò e se la guardò. Non era ferito… ci mise meno di chiunque altro a capirlo, come un razzo infatti si voltò di nuovo, si fiondò ancora sul francese e gli alzò la maglia cercando qualcosa che trovò con orrore.
C’era un gran bel taglio sul fianco che aveva sporcato la maglia nera sul davanti e vedendola meglio era anche strappata. La giacca aperta non aveva impedito si impigliasse in qualcosa e si facesse male.
- Ma Karim… dove diavolo… - poi capì e come un cane da caccia lo guardò in viso: - Come diavolo sei entrato? -
- Mi sono arrampicato sulla grondaia! -
Le finestre del piano terra avevano le sbarre ma non quelle del piano di sopra.
- So che il bagno di su lo tieni sempre aperto per impedire che si formi la muffa e… - Cominciò a parlargli di dettagli stupidi come se fossero importanti e Mesut scollegò il cervello per insultarlo.
- Sei un idiota, Karim! Potevi farti veramente male, cadere, farti di peggio… sei proprio… e poi con lo strappo all’inguine come diavolo hai fatto? Avrai sofferto come un cane! -
- E’ per una fitta lì che ho messo male il piede e stavo per scivolare. Mi sono tenuto però il risultato è stato questo… - Disse piano lieto che si fosse calmato e non fosse più isterico. Si guardò lui stesso per la prima volta constatando che era bello lungo ma non molto profondo.
- Fa male? - Chiese vedendo che continuava a sanguinare. Presto tutta l’incazzatura di prima dimenticata.
- Un po’…- Così magari avrebbe avuto pietà di lui…
Mesut sospirò e gli tolse la giacca con gesti secchi e, sempre con altrettanti gesti secchi, lo obbligò a togliersi la maglia. Quando l’ebbe a torso nudo lo spinse seduto sul divano, quindi sparì a prendere la cassetta del pronto soccorso. Quando tornò lo vide che tentava di asciugarsi il sangue con la maglia strappata per non sporcare il divano bianco e sorrise di sfuggita. Era impacciato in quel genere di cose. Poi notò che era a torso nudo e si morse il labbro.
Si stava cacciando in un gran bel guaio, ora…
Inghiottì e si mise su la sua aria fredda per farsi notare.
Sedendosi accanto gli alzò poco gentilmente il braccio senza proferire parola, quindi cominciò a medicarlo con l’acqua ossigenata ed il cotone.
- Non servono punti, è solo lungo ma non profondo… -
Karim non disse nulla, era troppo impegnato a stare calmo e a controllare le proprie reazioni basiche. Le sue dita erano piccole e sottili e si muovevano molto bene su di sé, sulla propria pelle. Quando fu pulita ed asciutta, gli mise una garza sufficientemente grande per ricoprire tutta la parte lesa e la fermò con dello scotch di carta. Quando l’operazione fu conclusa si concesse il tempo di realizzare quanto piacevole fosse stato prendersi cura di lui mettendo da parte le ire di prima.
Fingere che non fosse successo niente era stato utile solo per quell’istante, la verità era che per Karim non contava niente e la cosa gli bruciava come non mai. Allontanandosi di un posto per non saltargli addosso, evitò con cura di fissare il suo torace ancora nudo. Un torace egregiamente allenato che non riusciva mai ad evitare di fissargli ogni volta che erano negli spogliatoi.
- Vattene, ora! -
Karim non ci pensava minimamente, non fece nemmeno cenno di vestirsi -posto che non poteva vista la maglia rotta e sporca- ma non mosse mezzo muscolo, anzi, si girò e lo guardò ancora con intensità ed aria di scuse.
- Non volevo nascondertelo per sempre… e non so perché non te l’ho detto subito… è che… ho cominciato a pensarci perché mi chiedevo se per te provassi solo amicizia. Quindi per capire se fossi gay o bisessuale mi sono guardato intorno. José è spuntato dal nulla… in mezzo alle mie mille domande, e mi ha dato risposta pratica. Mi è piaciuto quello che mi ha fatto ed ho dedotto che lo fossi. Siccome lui era disponibile e mi aveva acceso tutti gli ormoni impazziti, ho continuato ad andare con lui ma è sempre stato solo questo. Sesso e basta. -
Mesut questo poteva anche capirlo, non doveva piacergli veramente, insomma…
- Perché cazzo non me lo hai detto subito, appena ti è venuto il dubbio di esserlo? Sai che io lo sono, poteva darti un mano io… - Mai uso di termine fu peggiore…
Karim non trattenne un sorrisetto e con spontaneità rispose:
- E’ proprio per questo che… cioè, non volevo ti sentissi in obbligo di aiutarmi a capire perché tu lo sei già e… che ne so… - Non sapeva nemmeno lui perché, in realtà, e Mesut non era idiota. Sospirò passandosi una mano fra i capelli che portò all’indietro, poi si appoggiò con un gomito allo schienale del divano e piegò una gamba sotto di sé per stare più comodo e guardarlo meglio.
Rimaneva dannatamente a torso nudo e possibile che non si rendesse conto che a lui gli piaceva?
Era così ottuso?
Del resto capire a 25 anni di avere tendenze omosessuali significava essere tardi…
- quanto sei stupido… se non volevo non lo facevo, mica mi sentivo in obbligo! Proprio io! - Era vero, glielo aveva detto anche Riky in corriera. Non lo poteva obbligare, però alla fine come se lo spiegava?
Vedendo che non sapeva che altro dire Mesut decise di dargli tregua e addentrarsi meglio in quella sua scoperta.
- E sei andato solo con lui? - Chiese riferendosi a José.
- No… abbiamo fatto anche a tre con Cris e Riky… - Non voleva più nascondergli niente. Masut alzò un sopracciglio ironico. Alla faccia del novellino… nemmeno lui, che lo era da molto tempo, aveva fatto a tre con nessuno… e Riky, poi… non l’avrebbe mai detto capace di ciò!
- Quando? -
- Quella volta in trasferta, quando ti sono capitato in camera di mattina… - il ragazzo ricordò e ricordò anche la strana sensazione che aveva avuto nei suoi riguardi. Niente di comprensibile.
Abbassò lo sguardo perdendolo nei suoi pettorali e nel suo ventre rilassato, era ipnotico il suo petto per lui…
- E… ti è piaciuto? - il tono era un sussurro. Si stava creando una strana atmosfera intima e confidenziale e Karim cominciò a sentire di nuovo la famosa ondata d’eccitazione che l’aveva caratterizzato in quel periodo. Di questo aveva avuto paura? Di voler saltare addosso anche a Mesut? E anche se fosse successo? Che problema c’era?
Lo guardò in viso, i suoi occhi fissi su di sé lo stavano scaldando troppo. Fortuna che erano abbastanza lontani. Non troppo, ma nemmeno attaccati.
- Sì… ma per quanto ne avessi voglia e sia stato bello, è solo sesso… sento… sento il bisogno di qualcos’altro, ora, dopo aver ampiamente sfogato tutti gli ormoni… -
Mesut tremò dentro di sé ma si fece coraggio e glielo chiese sempre senza alzare lo sguardo. Era meglio farsi del male osservando la sua pelle chiara e liscia, i suoi muscoli tonici e rilassati.
- E la vuoi avere con José? -
Karim si sentì fortemente a disagio, ora, a rispondere a quella domanda. Non lo sapeva nemmeno lui ma dirglielo, ne era certo, gli sarebbe valso la sua amicizia. O qualcos’altro. Quel qualcos’altro non avrebbe mai voluto perderlo, qualunque cosa fosse.
- Non… non lo so… - Però se l’avesse piantata di fissargli il torace a quel modo magari sarebbe stato più facile…
Mesut non era una bellezza classica, però era delicato e del tipo che uno aveva una voglia snodata di proteggere. Ed era stato il primo capace di instaurare con lui -e viceversa- un rapporto. Entrambi chiusi, non avevano legato facilmente. Karim un po’ di più ma comunque niente di che. Con lui si erano trovati in modo anomalo.
Allungò la mano abbandonata fra loro fino a toccargli il ginocchio. Mesut sussultò e finalmente alzò lo sguardo, era perso, somigliava di nuovo a quello di un pesciolino rosso. Era un’immagine che a Karim, in sovrapposizione a lui, piaceva da matti anche se all’altro mandava in bestia.
Si intenerì e provò a rispondere alla domanda implicita che non aveva il coraggio di porre:
- Ho provato a proporglielo ma non ha voluto. Ha detto che non è uno con cui qualcuno potrebbe volere niente di serio. Insomma, se si tratta di sesso quanto ne voglio ma non altro. - Non disse che era strano poi che dopo questa decisione l’avesse cercato José… non avevano fatto altro che sesso orale però era successo dopo la decisione di lasciare tutto su un altro piano. Come se non volesse comunque lasciarlo andare del tutto.
Il tedesco ora si mordeva il labbro storcendolo tutto, era a disagio e non sapeva cosa dire e fare. Non gli piaceva quel discorso ma se José l’aveva rifiutato per qualcosa di serio una speranza c’era. Poi si rese conto che non voleva niente da Karim anche se gli piaceva. Si era sempre imposto di mantenere tutto su un piano amicale convinto che non sarebbe mai potuto essere altro, ci aveva messo molto ad accettarlo e non avrebbe cambiato idea.
- Sei ancora arrabbiato perché non te l’ho detto subito? - Mesut si disse che se era vero che voleva solo un’amicizia da lui, allora doveva rispondere che non lo era. La sua forza d’animo non era poca roba…
- Dovevi farlo. Ma me la farò passare… - Asserì alla fine contento di sé.
Lo fu meno quando Karim per ringraziarlo della sua comprensione e di non averlo piantato, l’abbracciò sporgendosi verso di lui. L’avvolse forte nelle braccia dando sfogo a tutta la sua voglia di proteggerlo e quando l’ebbe contro di sé strinse gli occhi rilassandosi. Era la sensazione più bella che avesse mai provato e spontaneo come era sempre stato, senza pensarci oltre, tenendogli una mano sulla nuca per impedirgli di sfuggirgli, mormorò con aria grave:
- Mesut… - Il ragazzo non sapeva se rilassarsi contro di lui o cosa, il fatto d’essere a diretto contatto col suo corpo lo stava uccidendo. Il suo petto così sodo… la sua pelle liscia e calda… come poteva non capire da solo che gli piaceva?
- Mm? -
- E se… e se alla fine era vero che non provavo solo amicizia per te? - Fece piano ricordandosi da cosa era partito tutto.
Se Riky fosse stato presente avrebbe detto che lo sapeva…
Mesut non riuscì più a respirare e immobile senza la minima capacità di muoversi, cercò disperatamente la ragione perduta da qualche parte.
Cosa dire? Cosa fare? Voleva dirgli che era contento e non aspettava altro ma poi magari era vero… poteva essere una specie di conseguenza al fatto che erano entrambi gay e che credevano di poter stare insieme… niente di effettivo, magari…
Si odiò per tutte queste paranoie -o paure- ma non fu capace di trattenerle ed alla fine, tirandosi su appena dalla sua splendida e calda postazione, risalì fino a guardarlo in viso da quella vicinanza ubriacante.
Da niente a tutto in un istante. Come poteva essere?
Poi se ne rese conto. Da parte sua c’era sempre stato tutto questo, solo che si era rassegnato a non avere niente da lui se non amicizia.
Ma Karim?
Era autentico?
- Io ho sempre provato qualcosa. Mi sei piaciuto da subito. Per me è scattato immediatamente qualcosa. - Decise di scoprire tutte le carte per venirne a capo. Non poteva evitarlo. Fu il turno di Karim di trattenere il fiato, ora.
- Ma tu come fai così di punto in bianco? - Concluse.
Karim capiva dove voleva andare a parare ed aveva ragione, come poteva essere così improvviso?
- Non credi che possa succedere dopo un po’? - non lo sapeva nemmeno Karim. Era uno di quei momenti in cui aveva bisogno della saggezza illuminante di Riky.
Mesut sospirò allontanandosi, premette le mani contro il suo petto torturandosi al contatto e Karim lo trattenne cingendolo, non lo fece andar via e rimase così ad osservarlo, Mesut era confuso ma lui non era da meno.
- Non lo so, io penso che se due finiscono insieme è perché c’è stata subito una scintilla… che poi magari si è sviluppata lentamente col tempo… però non così di punto in bianco, ecco… io so che la mia è nata immediatamente appena ti ho visto. Ma pensavo che per te non ci fosse niente… -
Karim si strinse nelle spalle ma non l’avrebbe lasciato.
Dio, non l’aveva nemmeno mai baciato, come poteva già trovarsi a chiedersi quello?
Lo stava solo abbracciando e moriva all’idea di lasciarlo.
E si chiedeva se fosse più dell’amicizia?
Perché non faceva come sempre? Andava subito a contatto spinto, normalmente. Con lui no, non c’era verso e non capiva se era perché non era attratto sessualmente o perché non osava. Perché forse era troppo profondo e vero e bello quello che provava per lui per rovinarlo con del sesso. O forse aveva una fottuta paura. Di cosa non lo sapeva.
- senti Karim… sei troppo confuso, ora… non sai bene cosa provi, cosa vuoi, perché… non sai nemmeno se vuoi una storia con José o con me… cioè… devi farti chiarezza e poi ne riparliamo. - Alla fine Mesut con polso fermo si allontanò riuscendoci.
Non sapeva nemmeno lui come ma ce la fece col risultato che così male non lo erano mai stati.