CAPITOLO IX:
PROVARE A
DECIFRARSI
Arrivò Mosca ed
arrivò lo strappo inguinale di Karim che preoccupò molto tutti, José
Mourinho
per primo.
I due erano
freschi di rottura, per così dire, e non si erano più parlati però
avevano
mantenuto i rapporti su un piano professionale senza tornare a fare la
guerra
di mesi prima.
Erano gli ottavi
d’andata ed era pieno inverno, a Mosca il freddo era quasi
insopportabile e
nessuno si stupì del sottotono in cui giocarono, ma si allarmarono
quando, per
colpa di quel maledetto freddo, Karim per un tiro dalla distanza appena
sceso
in campo finì per strapparsi l’inguine.
Steso a terra
rimase a massaggiarselo dolorante nella speranza che non fosse quello
che pensava
e quando fu negli spogliatoi il primo ad accertarsene fu José.
Fu strano poiché
normalmente di queste cose se ne occupavano i massaggiatori ed i medici
della
società, ma quando José lo strappò a tutti e se lo portò in bagno con
quella di
‘ti parlo così intanto ti controllo’, tutti, Karim per primo, lo
fissarono come
fosse impazzito.
Quando si
chiusero davvero in bagno ci fu un attimo di stallo in cui tutti i
ragazzi si
guardarono ed i più curiosi e reattivi mimarono:
- Ma qualcuno ha
capito se stanno insieme o no? - Dopo tutti i tira e molla nel loro
rapporto,
era chiaro solo che non si erano indifferenti… potevano amarsi come
odiarsi e
non ci si veniva mai a capo di ciò.
Altri alzarono
le spalle per poi fiondarsi dietro la porta per sentire cosa si
dicevano.
Niente.
- Stanno zitti…
-
Sussurravano.
- Ma non doveva
parlargli? -
- Si ma anche
controllare… -
- Allora starà
controllando… -
- Non ci vuole
molto e poi soprattutto non ci vuole silenzio… -
- A meno che non
controlli con la bocca… - Fu l’allusione di Sergio che tutti ormai
volevano
fare. Mesut seccato si infilò in doccia sbuffando e Riky lo notò
preoccupato.
Gli ci volle un secondo a fare due più due, in quelle cose sentimentali
era il
migliore ormai!
Cris lo guardò
con aria interrogativa e Riky fece il segno del ‘ti spiego dopo’.
Intanto, nel
famoso bagno, José senza dire niente aveva spinto poco gentilmente
Karim contro
la parete e si era abbassato senza proferire parola. Avvassandogli
anche i
pantaloncini e gli slip, Karim alzò le sopracciglia scettico ed
incredulo.
Per controllare
l’entità del danno muscolare all’inguine non serviva mica spogliarlo. O
forse sì?
Se lo chiese mentre la confusione si impadroniva di lui… confusione
giustificata
dalle sua mani che gli toccavano la coscia.
Stavano
effettivamente testando lo stato dei muscoli ma non era chiaro perché
lo
facesse lui. Doveva parlargli? E allora perché stava zitto?
Karim decise di
assecondarlo per vedere dove sarebbe arrivato.
- Sono
effettivamente molto contratti… -
Ma
continuò a palpeggiare con i polpastrelli come se facesse un massaggio
vero e
proprio. Peccato che risalì su quello che era veramente l’inguine, la
parte che
infatti gli faceva più male.
José senza il
minimo problema e con gran faccia tosta, mentre con una mano continuava
a
testarlo, con l’altra gli spostò le parti intime per avere più spazio.
Inizialmente fu solo quello.
- E’ strappato.
- Disse contrariato e seccato.
Poi però fu
altro.
La mano che gli
teneva l’erezione finì per prenderglielo bene e appurato che la
prognosi l’avrebbe
data un medico vero, lui si occupò di un’altra diagnosi.
- Cosa dovevi
dirmi? - Chiese Karim scettico constatando che non era un discorso a
parole
quello che voleva fargli. José non rispose e cominciò a muovere la mano
sul suo
membro dapprima rilassato. Non tardò ad eccitarsi e farsi sempre più
duro sotto
il suo palmo e quando lo sentì tale l’allenatore sorrise orgoglioso e
soddisfatto finendo per avvolgerlo fra le labbra.
Non c’era niente
da dirgli a parole se non a gesti, specie perché gli altri dietro la
porta
cercavano di sentire.
Karim appoggiò
la testa all’indietro sulla parete e allargando le braccia ai lati
chiuse gli
occhi e si abbandonò al piacere della sua bocca su di sé. Gli era
dannatamente
mancato, comunque.
Capì che voleva
solo chiedergli se era sicuro che non volesse più quello, che puntasse
davvero
ad una storia seria, che non gli potesse bastare del buon sano sesso
fine a sé
stesso, però quello che non gli fu chiaro era perché insistesse tanto
su quel
fronte. Poteva avere chi voleva, di certo l’amante fisso l’aveva,
conoscendo il
tipo. Insomma, era risaputo che sapeva divertirsi, quell’uomo. Perché
insisteva
tanto con lui?
A quella domanda
non trovò risposta perché non gliela pose decidendo di tenersi quel
piacere
fortissimo e acuto assolutamente insperato ed inatteso. Quando
l’eccitazione
aumentò, Karim finì con le mani sulla sua nuca ad accompagnargli i
movimenti
ormai dimentico di tutti i suoi propositi e di quel che si erano detti
solo
giorni prima.
Era così punto e
basta.
Se avevano
voglia potevano farlo ma senza pretese serie di mezzo.
Il discorso l’avevano
fatto, non ebbero bisogno di farlo a parole.
Quando uscì
aveva un gran sorriso soddisfatto mentre José era il solito musone,
vedendoli
tutti lì intorno li guardò con un mitra al posto degli occhi e con un
seccato ‘bé?’
sgusciò ed uscì gracchiando solo un finale ‘muovetevi!’
Se fino a quel
momento in pochi avevano veramente sospettato qualcosa perché erano
stati
veramente attenti a non destare il minimo sospetto, ora era
praticamente una
certezza. Se non altro dal silenzio assoluto che c’era stato dietro a
quella
porta e dal suo umore pacifico e sereno con cui era uscito Karim.
Che comunque non
avessero mai detto potessero finire insieme era ovvio e solo in un
secondo
momento Karim si rese conto che i suoi propositi di tenersi i cazzi
propri per
sé erano andati a puttane, quindi guardandosi intorno con un campanello
d’allarme,
cercò Mesut trovandolo solo uscito dalla doccia. Era avvolto in un
asciugamano
ed era tutto bagnato. Non lo fissava, sembrava arrabbiato e immaginò
che fosse
perché non gli aveva detto niente prima. Era comprensibile.
Gonzalo gli mise
il braccio intorno alle spalle e ridendo allusivo disse senza la minima
cattiveria:
- Ora capisco
perché quest’anno ha usato più te di me! - Karim in casi normali se la
sarebbe
presa e gli avrebbe tirato un pugno, ma ora era nella pace dei sensi
dopo l’orgasmo
e non disse niente, gli rifilò una gomitata e sopportò le varie battute
degli
altri tutte su quello stampo. E poi le solite domande…
- Ma da quanto?
-
- Riky e Cris
sapevano? -
- Come è
successo? -
- E’ solo sesso?
-
- Com’è a letto?
-
Karim voleva
solo parlare con Mesut eppure sembrava l’unico che non voleva farlo…
dopo
essersi vestito in fretta e furia, uscì fuggendo da Karim per poi
nascondersi
in fondo al pullman nella speranza di essere solo lasciato in pace. Non
voleva
sapere niente. Non gli importava niente.
Che andasse a
quel paese.
Karim capendo
che ce l’aveva con lui, era chiaro come un cristallo sotto il sole quel
ragazzo, non poté certo dargli torto e sapendo che aveva bisogno di
sbollirsi,
lo lasciò in pace preferendo attaccarsi al confortevole Ricardo che se
non ci
fosse stato sarebbe stato da inventare di sicuro…
Sprofondato nel
sedile con lui rubando il posto a Cris che lo fissò come fosse la peste
bubbonica -fiondandosi a sua volta da Fabio che fremeva per averlo
vicino-
appoggiò la testa contro la sua spalla stanco, aveva la completa
consapevolezza
d’aver appena fatto una stronzata.
- Riky, cosa ho
fatto? - Non era sicuro di quando avesse sbagliato…
Ricardo sorrise
carezzandogli la fronte, quindi provò ad indovinare indulgente.
- Non ne hai
parlato con l’unico con cui avresti dovuto farlo… -
Karim sospirò.
Era proprio così allora… come temeva…
- Ma pensavo che
poi si sarebbe sentito in obbligo di… -
- Di cosa,
Karim? Fare da cavia per i tuoi ormoni? Insomma, conosci Mesut… pensi
che
qualcuno potrebbe obbligarlo a fare qualcosa? - Ricardo ora era più
duro anche
se non lo stava proprio sgridando, Karim si sentiva comunque un verme.
- No… che ne so…
pensavo che poi… boh, le cose si sarebbero incasinate… che fossimo
finiti
insieme per forza… che… -
- Ma quante
puttanate devo sentire? - Questo non era Riky ovviamente. Cris, seduto
davanti
con Fabio che si stava facendo un’idea sua su tutta la faccenda,
intervenne
spazientito specie perché aveva dovuto cedere il suo compagno per
quelle
paturnie assurde.
Karim lo fissò
attraverso il sedile che li separava, ora Cris era girato verso di lui
e lo
guardava seccato.
- Che cazzo vuoi
tu? - Chiese Karim col solito accento francese.
- Mi hai fottuto
il posto per dire queste cagate? - Cris era anche sul piede di guerra,
in
effetti, e Riky corse ai ripari prima che si prendessero ad insulti.
- Sì è espresso
male… è solo confuso, non ha pensato bene, ha agito d’istinto… non
c’era una
vera logica dietro a quello che ha fatto… - Ecco, detta così era
accettabile.
- Comunque il
risultato non cambia… ora è arrabbiato con me… - Grugnì Karim
arrabbiato per
quello.
- Parlaci, no? -
Fece Cris sperando se ne andasse dal suo sedile.
- Nemmeno per
idea! Non ora! Aspetta che si calmi un po’, ora litighereste… -
La parola di
Riky fu vangelo e venne eseguita dal discepolo Karim con fede nella
speranza
che poi potesse essere un momento propizio.
- Come se non
bastasse ora chissà per quanto non giocherò! Che palle! -
Ma non ne uscì
in nessun modo da quello stato di insoddisfazione. L’idea di aver
ferito Mesut
lo rose fino a non poterne più e appena tornati a Madrid Karim l’affrontò in capace di
aspettare oltre.
La pazienza non
era mai stata il suo forte.
Aspettò che
arrivasse a casa, una volta dentro non avrebbe potuto scappare e di
sicuro non
gli avrebbe chiuso la porta in faccia.
Pensando di
essere stato furbo non considerò l’idea che Mesut lo conosceva e se lo
aspettava.
Al suo
campanello, infatti, non aprì.
Karim ci rimase
male, sapeva che era in casa, perché non gli apriva?
Suono una decina
di volte prima di realizzare che sapeva era lui e non voleva parlargli.
- Ok, così non
va bene… - Certo, tecnicamente lui sarebbe stato lontano dal campo per
un po’
quindi il tempo per passargli l’avrebbe avuto, però non voleva non
parlargli e
vederlo per tutto quel tempo, all’idea si ribellò e cominciando a
bussare
rumorosamente, lo chiamò. Mesut cominciò a mettergli giù fino a
spegnere il
cellulare, quindi quando si mise anche a gridare di aprigli e non fare
l’idiota,
il casino che stava facendo era così grande che Mesut dovette
intervenire. Non
aprì la porta, si limitò a calciarla dall’altra parte e gridargli
contro
attraverso:
- PIANTALA E NON
ROMPERE IL CAZZO! VATTENE DA JOSE’! -
Karim si fermò,
almeno era lì e poteva dire qualcosa nella speranza che l’ascoltasse
comunque.
Si perché l’idea
di lasciarlo in pace era veramente inaccettabile.
- Mesut mi
dispiace… non volevo nascondertelo… -
Mesut calciò di
nuovo la porta e Karim si staccò guardandola stupito, dove la metteva
tanta
rabbia quello scricciolo di ragazzo? Certo il suo carattere non era
pane per
ostie, però da lì a picchiare duro a quel modo ce ne passava.
Al suo silenzio
continuò riattaccandosi al legno fortunatamente non così massiccio da
non poter
essere sentito dall’altra parte.
La fronte e le
mani contro di esso, gli occhi fissi nella speranza che gli aprisse.
- Non te l’ho
detto subito perché prima non ne ero sicuro e poi è cominciata questa
stronzata
con José… non è niente di serio, solo sesso… non volevo coinvolgerti in
queste
mie voglie da maniaco… avrei finito per violentarti, forse. Avevo una
voglia
matta di scopare che… - Era tutto vero ma non gli stava dicendo la cosa
più
importante e a quel punto la voce di Mesut si sentì sempre ringhiante e
furiosa.
- Da quanto è
iniziato? -
Karim sospirò
pensandoci.
- Qualche
settimana… -
In risposta un
altro calcio, più forte, unito ad un grido più forte:
- E NON PENSAVI
DI DIRMELO CHE SEI GAY? -
Fortunatamente
viveva in una casa indipendente da solo, non aveva vicini e potevano
anche
stare lì a gridare tutta la notte…
Karim non seppe
cosa dire.
- Si… cioè… non
subito ma te l’avrei detto… - Era sempre più flebile perché sapeva di
non
meritarsi il suo perdono, sapeva che l’aveva ferito.
- Quando? -
- Non so… prima
o poi… - Ecco, classica risposta idiota…
- VAFFANCULO
KARIM! - Con questo ed un ultimo calcio, il tedesco se ne andò. Quando
Karim lo
capì decise che in un modo o nell’altro sarebbe entrato, non esisteva
che se ne
andasse e non si parlassero più. Non poteva e non voleva, dannazione!
Mesut non sapeva
che più testardo di un tedesco c’era solo un francese contagiato
dall’anima
caliente spagnola…
Pensando di
esserselo tolto di torno, puntò alla televisione poiché il sonno
ovviamente non
sarebbe mai venuto, quindi nel divano cominciò a girare canale come un
invasato, furiosamente, senza guardare niente di quel che vedeva.
All’ennesimo
canale buttò il telecomando contro il muro rompendolo, imprecò e si
prese le
ginocchia contro il petto stringendole convulsamente, quindi cominciò a
mordicchiarsele nervoso e a obbligarsi a non piangere.
Era solo un
pezzo di merda che non meritava niente, di lui.
Si era convinto
di essere qualcosa per lui e si era sbagliato, ora doveva solo mandarlo
a
cagare e basta!
Siccome il
telecomando era rotto ed il volume era alto per non sentire possibili
altri
casini da parte di Karim da fuori, non si accorse della sua presenza
prima di
vederselo lì vicino. Non vide subito il taglio che si era fatto sul
fianco,
aveva la giacca.
Mesut cacciò un
urlo ma poi si riprese in fretta e cominciò ad attaccarlo e spingerlo
via come
fosse l’essere più ripugnante del mondo.
- VATTENE
STRONZO! COME DIAVOLO SEI ENTRATO? NON TI VOGLIO VEDERE! NON TI VOGLIO
PARLARE!
VATTENE DA JOSE’, CAZZO! -
Mesut, che era
la metà di Karim, lo fece indietreggiare fino a finire contro una porta
chiusa,
quindi per evitare lo prendesse davvero a pugni gli prese i polsi ed
usò la
forza per fermarlo. Non l’aveva mai visto più fuori di sé di così.
Normalmente
rimaneva piuttosto freddo e reagiva di rado alle cose. Non era più lui
e Karim,
sconvolto, cominciò a chiedersi se non fosse geloso e non solo una
questione di
amicizia.
Quando il
ragazzo non riuscì più a muoversi, decise di calmarsi per farsi
liberare. Karim
lo lasciò nella speranza che non ricominciasse e così per un momento
fu.
Rimasero fermi uno davanti all’altro a guardarsi ansimanti, quindi
Karim azzardò
piano e cauto:
- Sei calmo?
Puoi ascoltarmi? - Ma l’idea di farlo veramente lo rimandò di nuovo in
bestia infatti
con un nuovo scatto di nervi -evidentemente trattenuti per troppo
tempo- lo
spinse ancora questa volta colpendogli l’addome. Questo fece sussultare
Karim
in modo sospetto, sapeva di non avere molta forza… era impossibile gli
avesse
fatto male…
- Non farmi
ridere! - Solo quando si girò per andarsene e passarsi le mani sul viso
con
quella di sistemarsi i capelli si accorse che una era un po’ sporca di
sangue.
Si fermò e se la
guardò. Non era ferito… ci mise meno di chiunque altro a capirlo, come
un razzo
infatti si voltò di nuovo, si fiondò ancora sul francese e gli alzò la
maglia
cercando qualcosa che trovò con orrore.
C’era un gran
bel taglio sul fianco che aveva sporcato la maglia nera sul davanti e
vedendola
meglio era anche strappata. La giacca aperta non aveva impedito si
impigliasse
in qualcosa e si facesse male.
- Ma Karim… dove
diavolo… - poi capì e come un cane da caccia lo guardò in viso: - Come
diavolo
sei entrato? -
- Mi sono
arrampicato sulla grondaia! -
Le finestre del
piano terra avevano le sbarre ma non quelle del piano di sopra.
- So che il
bagno di su lo tieni sempre aperto per impedire che si formi la muffa
e… -
Cominciò a parlargli di dettagli stupidi come se fossero importanti e
Mesut
scollegò il cervello per insultarlo.
- Sei un idiota,
Karim! Potevi farti veramente male, cadere, farti di peggio… sei
proprio… e poi
con lo strappo all’inguine come diavolo hai fatto? Avrai sofferto come
un cane!
-
- E’ per una
fitta lì che ho messo male il piede e stavo per scivolare. Mi sono
tenuto però
il risultato è stato questo… - Disse piano lieto che si fosse calmato e
non
fosse più isterico. Si guardò lui stesso per la prima volta constatando
che era
bello lungo ma non molto profondo.
- Fa male? -
Chiese vedendo che continuava a sanguinare. Presto tutta l’incazzatura
di prima
dimenticata.
- Un po’…- Così
magari avrebbe avuto pietà di lui…
Mesut sospirò e
gli tolse la giacca con gesti secchi e, sempre con altrettanti gesti
secchi, lo
obbligò a togliersi la maglia. Quando l’ebbe a torso nudo lo spinse
seduto sul
divano, quindi sparì a prendere la cassetta del pronto soccorso. Quando
tornò
lo vide che tentava di asciugarsi il sangue con la maglia strappata per
non
sporcare il divano bianco e sorrise di sfuggita. Era impacciato in quel
genere
di cose. Poi notò che era a torso nudo e si morse il labbro.
Si stava
cacciando in un gran bel guaio, ora…
Inghiottì e si
mise su la sua aria fredda per farsi notare.
Sedendosi
accanto gli alzò poco gentilmente il braccio senza proferire parola,
quindi
cominciò a medicarlo con l’acqua ossigenata ed il cotone.
- Non servono
punti, è solo lungo ma non profondo… -
Karim non disse
nulla, era troppo impegnato a stare calmo e a controllare le proprie
reazioni
basiche. Le sue dita erano piccole e sottili e si muovevano molto bene
su di sé,
sulla propria pelle. Quando fu pulita ed asciutta, gli mise una garza
sufficientemente grande per ricoprire tutta la parte lesa e la fermò
con dello
scotch di carta. Quando l’operazione fu conclusa si concesse il tempo
di
realizzare quanto piacevole fosse stato prendersi cura di lui mettendo
da parte
le ire di prima.
Fingere che non
fosse successo niente era stato utile solo per quell’istante, la verità
era che
per Karim non contava niente e la cosa gli bruciava come non mai.
Allontanandosi di un posto per non saltargli addosso, evitò con cura di
fissare
il suo torace ancora nudo. Un torace egregiamente allenato che non
riusciva mai
ad evitare di fissargli ogni volta che erano negli spogliatoi.
- Vattene, ora!
-
Karim non ci
pensava minimamente, non fece nemmeno cenno di vestirsi -posto che non
poteva
vista la maglia rotta e sporca- ma non mosse mezzo muscolo, anzi, si
girò e lo
guardò ancora con intensità ed aria di scuse.
- Non volevo
nascondertelo per sempre… e non so perché non te l’ho detto subito… è
che… ho
cominciato a pensarci perché mi chiedevo se per te provassi solo
amicizia.
Quindi per capire se fossi gay o bisessuale mi sono guardato intorno.
José è spuntato
dal nulla… in mezzo alle mie mille domande, e mi ha dato risposta
pratica. Mi è
piaciuto quello che mi ha fatto ed ho dedotto che lo fossi. Siccome lui
era
disponibile e mi aveva acceso tutti gli ormoni impazziti, ho continuato
ad
andare con lui ma è sempre stato solo questo. Sesso e basta. -
Mesut questo
poteva anche capirlo, non doveva piacergli veramente, insomma…
- Perché cazzo
non me lo hai detto subito, appena ti è venuto il dubbio di esserlo?
Sai che io
lo sono, poteva darti un mano io… - Mai uso di termine fu peggiore…
Karim non
trattenne un sorrisetto e con spontaneità rispose:
- E’ proprio per
questo che… cioè, non volevo ti sentissi in obbligo di aiutarmi a
capire perché
tu lo sei già e… che ne so… - Non sapeva nemmeno lui perché, in realtà,
e Mesut
non era idiota. Sospirò passandosi una mano fra i capelli che portò
all’indietro,
poi si appoggiò con un gomito allo schienale del divano e piegò una
gamba sotto
di sé per stare più comodo e guardarlo meglio.
Rimaneva
dannatamente a torso nudo e possibile che non si rendesse conto che a
lui gli
piaceva?
Era così ottuso?
Del resto capire
a 25 anni di avere tendenze omosessuali significava essere tardi…
- quanto sei
stupido… se non volevo non lo facevo, mica mi sentivo in obbligo!
Proprio io! -
Era vero, glielo aveva detto anche Riky in corriera. Non lo poteva
obbligare,
però alla fine come se lo spiegava?
Vedendo che non
sapeva che altro dire Mesut decise di dargli tregua e addentrarsi
meglio in
quella sua scoperta.
- E sei andato
solo con lui? - Chiese riferendosi a José.
- No… abbiamo
fatto anche a tre con Cris e Riky… - Non voleva più nascondergli
niente. Masut
alzò un sopracciglio ironico. Alla faccia del novellino… nemmeno lui,
che lo
era da molto tempo, aveva fatto a tre con nessuno… e Riky, poi… non
l’avrebbe
mai detto capace di ciò!
- Quando? -
- Quella volta
in trasferta, quando ti sono capitato in camera di mattina… - il
ragazzo ricordò
e ricordò anche la strana sensazione che aveva avuto nei suoi riguardi.
Niente
di comprensibile.
Abbassò lo
sguardo perdendolo nei suoi pettorali e nel suo ventre rilassato, era
ipnotico
il suo petto per lui…
- E… ti è
piaciuto? - il tono era un sussurro. Si stava creando una strana
atmosfera
intima e confidenziale e Karim cominciò a sentire di nuovo la famosa
ondata d’eccitazione
che l’aveva caratterizzato in quel periodo. Di questo aveva avuto
paura? Di
voler saltare addosso anche a Mesut? E anche se fosse successo? Che
problema c’era?
Lo guardò in
viso, i suoi occhi fissi su di sé lo stavano scaldando troppo. Fortuna
che
erano abbastanza lontani. Non troppo, ma nemmeno attaccati.
- Sì… ma per
quanto ne avessi voglia e sia stato bello, è solo sesso… sento… sento
il
bisogno di qualcos’altro, ora, dopo aver ampiamente sfogato tutti gli
ormoni… -
Mesut tremò
dentro di sé ma si fece coraggio e glielo chiese sempre senza alzare lo
sguardo. Era meglio farsi del male osservando la sua pelle chiara e
liscia, i
suoi muscoli tonici e rilassati.
- E la vuoi
avere con José? -
Karim si sentì
fortemente a disagio, ora, a rispondere a quella domanda. Non lo sapeva
nemmeno
lui ma dirglielo, ne era certo, gli sarebbe valso la sua amicizia. O
qualcos’altro.
Quel qualcos’altro non avrebbe mai voluto perderlo, qualunque cosa
fosse.
- Non… non lo so…
- Però se l’avesse piantata di fissargli il torace a quel modo magari
sarebbe
stato più facile…
Mesut non era
una bellezza classica, però era delicato e del tipo che uno aveva una
voglia
snodata di proteggere. Ed era stato il primo capace di instaurare con
lui -e
viceversa- un rapporto. Entrambi chiusi, non avevano legato facilmente.
Karim
un po’ di più ma comunque niente di che. Con lui si erano trovati in
modo
anomalo.
Allungò la mano
abbandonata fra loro fino a toccargli il ginocchio. Mesut sussultò e
finalmente
alzò lo sguardo, era perso, somigliava di nuovo a quello di un
pesciolino
rosso. Era un’immagine che a Karim, in sovrapposizione a lui, piaceva
da matti
anche se all’altro mandava in bestia.
Si intenerì e
provò a rispondere alla domanda implicita che non aveva il coraggio di
porre:
- Ho provato a
proporglielo ma non ha voluto. Ha detto che non è uno con cui qualcuno
potrebbe
volere niente di serio. Insomma, se si tratta di sesso quanto ne voglio
ma non
altro. - Non disse che era strano poi che dopo questa decisione
l’avesse
cercato José… non avevano fatto altro che sesso orale però era successo
dopo la
decisione di lasciare tutto su un altro piano. Come se non volesse
comunque
lasciarlo andare del tutto.
Il tedesco ora
si mordeva il labbro storcendolo tutto, era a disagio e non sapeva cosa
dire e
fare. Non gli piaceva quel discorso ma se José l’aveva rifiutato per
qualcosa
di serio una speranza c’era. Poi si rese conto che non voleva niente da
Karim
anche se gli piaceva. Si era sempre imposto di mantenere tutto su un
piano
amicale convinto che non sarebbe mai potuto essere altro, ci aveva
messo molto
ad accettarlo e non avrebbe cambiato idea.
- Sei ancora
arrabbiato perché non te l’ho detto subito? - Mesut si disse che se era
vero
che voleva solo un’amicizia da lui, allora doveva rispondere che non lo
era. La
sua forza d’animo non era poca roba…
- Dovevi farlo.
Ma me la farò passare… - Asserì alla fine contento di sé.
Lo fu meno
quando Karim per ringraziarlo della sua comprensione e di non averlo
piantato,
l’abbracciò sporgendosi verso di lui. L’avvolse forte nelle braccia
dando sfogo
a tutta la sua voglia di proteggerlo e quando l’ebbe contro di sé
strinse gli
occhi rilassandosi. Era la sensazione più bella che avesse mai provato
e
spontaneo come era sempre stato, senza pensarci oltre, tenendogli una
mano
sulla nuca per impedirgli di sfuggirgli, mormorò con aria grave:
- Mesut… - Il
ragazzo non sapeva se rilassarsi contro di lui o cosa, il fatto
d’essere a
diretto contatto col suo corpo lo stava uccidendo. Il suo petto così
sodo… la
sua pelle liscia e calda… come poteva non capire da solo che gli
piaceva?
- Mm? -
- E se… e se
alla fine era vero che non provavo solo amicizia per te? - Fece piano
ricordandosi da cosa era partito tutto.
Se Riky fosse
stato presente avrebbe detto che lo sapeva…
Mesut non riuscì
più a respirare e immobile senza la minima capacità di muoversi, cercò
disperatamente la ragione perduta da qualche parte.
Cosa dire? Cosa
fare? Voleva dirgli che era contento e non aspettava altro ma poi
magari era
vero… poteva essere una specie di conseguenza al fatto che erano
entrambi gay e
che credevano di poter stare insieme… niente di effettivo, magari…
Si odiò per
tutte queste paranoie -o paure- ma non fu capace di trattenerle ed alla
fine, tirandosi
su appena dalla sua splendida e calda postazione, risalì fino a
guardarlo in
viso da quella vicinanza ubriacante.
Da niente a
tutto in un istante. Come poteva essere?
Poi se ne rese
conto. Da parte sua c’era sempre stato tutto questo, solo che si era
rassegnato
a non avere niente da lui se non amicizia.
Ma Karim?
Era autentico?
- Io ho sempre
provato qualcosa. Mi sei piaciuto da subito. Per me è scattato
immediatamente
qualcosa. - Decise di scoprire tutte le carte per venirne a capo. Non
poteva evitarlo.
Fu il turno di Karim di trattenere il fiato, ora.
- Ma tu come fai
così di punto in bianco? - Concluse.
Karim capiva
dove voleva andare a parare ed aveva ragione, come poteva essere così
improvviso?
- Non credi che
possa succedere dopo un po’? - non lo sapeva nemmeno Karim. Era uno di
quei
momenti in cui aveva bisogno della saggezza illuminante di Riky.
Mesut sospirò
allontanandosi, premette le mani contro il suo petto torturandosi al
contatto e
Karim lo trattenne cingendolo, non lo fece andar via e rimase così ad
osservarlo, Mesut era confuso ma lui non era da meno.
- Non lo so, io
penso che se due finiscono insieme è perché c’è stata subito una
scintilla… che
poi magari si è sviluppata lentamente col tempo… però non così di punto
in
bianco, ecco… io so che la mia è nata immediatamente appena ti ho
visto. Ma
pensavo che per te non ci fosse niente… -
Karim si strinse
nelle spalle ma non l’avrebbe lasciato.
Dio, non l’aveva
nemmeno mai baciato, come poteva già trovarsi a chiedersi quello?
Lo stava solo
abbracciando e moriva all’idea di lasciarlo.
E si chiedeva se
fosse più dell’amicizia?
Perché non
faceva come sempre? Andava subito a contatto spinto, normalmente. Con
lui no,
non c’era verso e non capiva se era perché non era attratto
sessualmente o perché
non osava. Perché forse era troppo profondo e vero e bello quello che
provava
per lui per rovinarlo con del sesso. O forse aveva una fottuta paura.
Di cosa
non lo sapeva.
- senti Karim…
sei troppo confuso, ora… non sai bene cosa provi, cosa vuoi, perché…
non sai
nemmeno se vuoi una storia con José o con me… cioè… devi farti
chiarezza e poi
ne riparliamo. - Alla fine Mesut con polso fermo si allontanò
riuscendoci.
Non sapeva
nemmeno lui come ma ce la fece col risultato che così male non lo erano
mai stati.