CAPITOLO
III:
SIETE
IDENTICI
Il
mattino seguente si trovarono insieme per la colazione. D’accordo per
fare il primo bagno tutti insieme, avevano messo la sveglia alla stessa
ora, non una ignobile ma comunque pur sempre sveglia fu.
Ritrovatisi
quasi in contemporanea nella sala bar dell’albergo per fare colazione,
seduti allo stesso tavolo, Cristiano stava seduto davanti a Ricardo
contemplandolo con l’espressione più strana che avesse mai avuto senza
che questi se ne accorgesse, completamente immerso nel mondo dei sogni.
Non
avendo dormito molto per colpa della lunga passeggiata notturna, aveva
ancora un gran sonno e la cosa era evidente. Altrettanto evidente era
che a Cristiano piacesse qualcosa in particolare del suo amico e mentre
le donne erano fortunatamente in ritardo come sempre, ebbe tutto il
tempo per stare lì incantato a fissarlo col gomito sul tavolo ed il
mento nel palmo.
Solo
dopo un paio di minuti in cui Riky parve miracolosamente svegliarsi, lo
notò e senza muoversi di un millimetro dalla propria posizione magica
con suo figlio in braccio, Cris rispose estatico con voce roca piena a
sua volta di sonno:
-
Vi guardavo… - Il brasiliano alzò un sopracciglio appena ma rimase
serio ed in ascolto, così l’altro approfondì: - Siete… identici… - E lì
lo si poteva ammirare una volta più di sempre…
Padre
e figlio erano effettivamente quasi una goccia d’acqua ma non solo, la
posizione da loro assunta era un autentico capolavoro.
Luca
stava sulle ginocchia del padre tutto appoggiato su di lui e col viso
accanto al suo, fissava il vuoto con la stessa identica espressione
insonnolita dell’adulto. Inoltre si succhiava l’indice e con l’altra
manina toccava a Ricardo l’orecchio per rilassarsi. Era una cosa che
faceva spesso quando voleva le coccole.
L’espressione
più tenera di questo mondo, i lineamenti solo più infantili di quelli
dell’uomo ma comunque identici, stessa pettinatura di capelli
ordinatamente sistemati con la frangia di lato, vestiti semplici e
sullo stesso stile, sempre rigorosamente da bravi ragazzi.
Cristiano
non poté che imprimersi a fuoco quel momento e rimanerne incantato.
Sapeva quanto si somigliassero e lì per lì si trovò a desiderare un
figlio come Luca. Non nel senso buono come lui ma proprio COME lui. Poi
a distrarlo da quelle considerazione romantiche di ragazzo innamorato
arrivarono le urla capricciose ed isteriche del suo, di figlio, che
come se avesse sentito i suoi desideri segreti arrivò a ricordargli
quanto invece fosse diverso. Molto diverso.
Alla
fine sospirando si riscosse e prese automaticamente in braccio la
piccola peste urlante fino a che Ricardo non intervenne svegliandosi
dal suo sonno profondo:
-
Te lo dicevo ieri sera, non devi sempre prenderlo in braccio quando
urla in quel modo… - Disse con dolcezza insegnandogli i momenti pratici.
Cris
allora lo rimise giù e le urla aumentarono assordando tutti, quindi
storse la bocca e corrucciò la fronte:
-
Adesso dimmi come distingui questo pianto da quello di quando ha
effettivamente bisogno di qualcosa! -
Ricardo
allora alzò entrambe le sopracciglia non credendo gli chiedesse davvero
una cosa del genere, quindi capendo che era sinceramente interdetto
rispose con la spontaneità più pura:
-
Questo non è un pianto, è isterismo! - Cristiano guardò il figlio e poi
il compagno quindi scuotendo il capo rivelò di non aver ancora capito
la differenza.
“Ma
questo dove vive?”
Si
chiese, poi si tese e indicando il viso del bel Cris J fece con una
pazienza che non doveva usare nemmeno con Luca:
-
Vedi che non ha lacrime? Quando piange davvero gli scendono le lacrime
e sono grandi come case. Quando fa i capricci grida isterico e basta
fingendo il pianto. Ma non ci sono lacrime. Ecco come li distingui!
Questi sono capricci! Non lo stavi calcolando quindi ha attirato la tua
attenzione perché vuole che guardi solo lui… cavoli, ti assomiglia come
una goccia d’acqua, a livello caratteriale! -
Fece
spontaneo.
Cristiano
rise capendo perché l’aveva detto, quindi rispondendo a tono con la sua
tipica ironia, disse avvicinandosi appena a lui:
-
Certo che non lo calcolavo… ero occupato a fissare qualcun altro… - Non
andò nei particolari consapevole che Luca anche se era mezzo
addormentato aveva tre anni e beveva tutto quello che gli succedeva
intorno imparandolo e ricordandolo fino all’infinito e oltre.
-
Male, hai un figlio che siccome ti somiglia vuole ogni tua attenzione
disponibile e oltre, sei tu che gli hai trasmesso il tuo stesso corredo
genetico, sembra che l’hai fatto tu con te stesso… non ho mai visto una
simile somiglianza perfetta! -
-
Io sì! Fra te e Luca! Siete impressionanti anche voi. - Alla fine le
urla di Cris J li aiutarono a non farsi sentire da nessuno, quindi
potendo parlare quasi liberamente, anche se comunque in codice, i due
padri si scambiarono uno sguardo estremamente significativo prima di
essere interrotti dalle rispettive donne che finalmente erano arrivate.
Il
resto non detto fu comunque molto chiaro.
Avrebbero
dovuto ritagliarsi del tempo da soli come si doveva il prima possibile
o Cristiano avrebbe consumato Luca con lo sguardo a forza di guardarlo
con quella faccia da triglia innamorata perché era la copia del suo
adorato papà… passando poi per un poco di buono che fissava i bambini!
In
spiaggia furono le urla di Tarzan parte seconda, ovvero se Caroline con
abilità era riuscita a far smettere di gridare in quel modo il piccolo
Cris J, una volta arrivati al mare e messolo nell’acqua nel
graziosissimo salvagente con la paperella, le urla ricominciarono.
-
Secondo me urla perché odia questa orrenda papera! - Commentò Cristiano
convinto.
-
Gliel’hai presa tu! - Rispose Ricardo con Luca il quale aveva a sua
volta i braccioli della macchina Saetta McQueen del film Disney Cars,
il preferito del piccolo.
-
No, gliel’ha data mia madre… non ci pensavo che non sapeva nuotare! -
-
Chissà perché non stento a crederlo! - Fece Ricardo ridendo mentre
bagnava amorevolmente la schiena e la testa del figlio. Caroline era
ancora fuori a spalmare la crema alla piccola Isabella che avrebbe
fatto il suo primo bagno al mare, Irina, invece, per non sentire le
urla di quel piccolo diavolo era andata a nuotare da sola.
-
Resta che secondo me odia questa orrenda paperella! - Riprese
ringhiante Cristiano. I capricci del figlio erano una delle cose in
grado di mettergli il cattivo umore. Non era poi così difficile, però
tendenzialmente sapeva essere anche molto allegro e spiritoso,
dipendeva dai momenti.
-
Prova a toglierlo e vedi se è così! - Propose il pratico Ricardo memore
delle molte prove col proprio adorabile pargolo prima di trovare
successo coi braccioli.
Cristiano
seguì il suo consiglio e quando lo prese in braccio smise magicamente
di piangere e i due uomini si guardarono sgranando gli occhi, uno
divertito e l’altro sorpreso. Si poteva immaginare chi era come…
-
Direi che questa volta avevi ragione! Vedi che cominci a capirlo? -
Fece tutto contento il brasiliano.
-
Ho solo pensato che piangerei anche io al suo posto se dovessi stare su
questa cosa orribile! - Ricardo rise di nuovo di gusto spruzzandogli un
po’ d’acqua in via amichevole.
-
Appunto, proprio quello che dicevo ieri e stamattina… è identico a te,
basta che ti basi su te stesso per capire cosa vuole! -
Cristiano
si fece serio ed attento e poi come se avesse trovato l’America,
affermò contento:
-
Hai ragione! Basta che mi basi su me stesso! Geniale! - Poi sembrò
pensarci un po’ meglio e alzando un sopracciglio poco convinto
aggiunse: - Questo vuol dire che sono infantile come un bambino di un
anno? -
Ricardo
ormai era piegato in due e non riusciva a smettere di ridere imitato
dal figlio che lo faceva solo per imitare il suo adorato papà.
- E
vuole anche dire che sono così capriccioso? - Cristiano parve in piena
conoscenza di sé stesso e questo fu motivo di grande ilarità per dei
lunghissimi minuti, fino a che Caroline li raggiunse con la piccola nel
suo salvagente delle principesse. Naturalmente non pianse nemmeno un
po’ nel suo primo contatto con l’acqua e mentre tutti erano immersi nel
favoloso mondo di Isabella ed il suo primo bagnetto al mare, Cris J
cercava di annegare la maledetta paperella che si ostinava a stare
assurdamente a galla… alla fine con un moto stizzito della mano la
spinse via. Fu allora che Luca in piena autonomia poiché ormai si
muoveva anche piuttosto bene nell’acqua, prese quella fantomatica
papera e gliela riportò con grande pazienza, poi con dei discorsi
pazienti e pacifici si mise a convincere il suo amico che
quell’aggeggio era sicuro e non l’avrebbe fatto affondare.
Naturalmente
i suoi discorsi erano un misto di portoghese, spagnolo e persino di
italiano qua e là, come Cris J sembrasse capirlo era un mistero ma il
vero miracolo avvenne quando si lanciò giù dalle forti braccia del papà
per mettersi su quel trabiccolo.
Cristiano
allora lo adagiò dentro senza crederci troppo e quando lo vide
magicamente stare, seppure con un’espressione che era tutta un
programma, il padre guardò prima il figlio, poi Luca e poi Ricardo, poi
con stupore spontaneo disse incredulo:
-
Tuo figlio è incredibile! Fa fare al mio tutto quello che vuole! Ha la
bacchetta magica! - E fu un altro miracolo che Caroline si fosse
allontanata con la piccola Isabella proprio in quel momento… - Sembrano
noi due! - Il commento finale fu una chicca che fece sprofondare
letteralmente Ricardo sott’acqua carico di imbarazzo ad immaginarsi i
loro figli da grandi in versione eccessivamente amichevole… quando
riemerse Cristiano stava ancora parlando di questo con grande
entusiasmo: - Solo che l’attivo sarà Luca mentre il passivo Cris J,
visto l’andamento… - La cosa non parve seccare molto il portoghese che
anzi sembrava eccessivamente contento di quel fatto, nonostante si
trattasse di avere un figlio non attivo come era lui!
-
Non fare questi discorsi, per carità! Mi auguro che i nostri figli
scelgano la retta via fino in fondo… -
-
Vuoi dire che noi siamo deviati? - Chiese Cristiano lasciando i due
piccoli amici giocare allegramente per conto loro, sempre tenendoli
rigorosamente d’occhio.
-
Tu che dici? - Lo sguardo eloquente rispose benissimo e Cristiano fece
una smorfia di disapprovazione. Certamente deviato non ci si sentiva ma
sapeva come la pensava Ricardo… era già tanto che si accettasse
comunque e vivesse quella situazione. - E poi potrebbe sentirci e
capirci chi non dovrebbe! - Naturalmente era chiaro si riferisse alle
rispettive compagne visto che i bambini erano immersi nel loro mondo
meraviglioso…
Cristiano
annuì con un broncio delizioso in viso, quindi sospirando si immerse
nell’acqua in modo strategico, ovvero finendo per galleggiare sulla
superficie per poter muovere liberamente le gambe su quelle di Ricardo.
Le
agganciò disinvolto e gliele carezzò facendolo irrigidire, al che il
commento da manico di scopa di Ricardo fu spontaneo:
-
Tu il termine ‘stare attenti’ non sai proprio cosa sia, vero? -
L’ammiccata veloce di Cristiano gli rispose bene ma con un guizzo
velocissimo così come si era illuminato con malizia, si oscurò
sganciandosi dalle sue gambe. Ricardo capì subito che stava arrivando
qualcuno di poco gradito e quando si girò vide Irina che aveva finito
la sua nuotata e che con uno sguardo altero e severissimo che diceva
molte, moltissime cose al suo compagno, uscì senza dirgli nulla.
Sfioratolo
con il braccio tirò dritta senza calcolarlo davvero, quindi la videro
sistemarsi nel lettino a prendere il sole.
Il
suo corpo da modella fece girare naturalmente molte teste lì intorno ma
nessuna di esse diede fastidio al geloso Cristiano il quale, invece, si
sarebbe infastidito non poco se al posto di Irina ci fosse stato
Ricardo.
Ma
la sua gelosia era ormai conosciuta e controllata se non altro da
quella situazione ai limiti dell’impossibile e Ricardo che era pronto a
tutto non poteva immaginare nemmeno lontanamente chi di tutti loro
sarebbe stata la vera bomba a orologeria.
-
Mangerà la foglia per la fine della vacanza! Non è stata una grande
idea, questa! - Siccome Ricardo non aveva fatto che ripeterlo
dall’inizio della proposta, ormai Cristiano era impermeabile a quel
discorso, infatti alzando le spalle tornò ad agganciare le gambe alle
sue che sussultò cominciando a guardarsi intorno schizzato come se
avesse fiutato il fumo di un incendio ma non sapesse da che parte
fosse.
-
Devi rilassarti, così ti ucciderai da solo! - Sussurrò Cris
avvicinandosi a lui fino a sfiorarlo. Ricardo di riflesso indietreggiò
e sospirando insofferente si passò le mani sul viso e poi fra i capelli
che portò all’indietro.
-
Sarà difficile riuscirci… ti ho detto che l’hai fatta troppo facile! -
Notando l’arrivo di Caroline storse impercettibilmente le labbra,
quindi sgusciando via, si portò dietro Luca che si girò tendendo la
mano all’amico da cui era appena stato brutalmente separato. Cris J,
nemmeno a dirlo, si mise ad urlare.
-
Vieni, andiamo a giocare sulla sabbia! - Senza farselo ripetere
Cristiano portò il proprio piccolo Tarzan fuori dal mare come suggerito
dall’altro e basito dalla tensione del suo compagno che andava
crescendo, si chiese per la prima volta se effettivamente le cose non
sarebbero potute peggiorare e se non l’avesse davvero presa troppo
leggera.
Una
volta fuori Ricardo sembrò trovarsi egregiamente a giocare con Luca e
Cris J a fare castelli di sabbia, Cristiano, al contrario, che non gli
erano mai venute quelle costruzioni artistiche e che anzi erano sempre
state motivo di profondo isterismo da parte sua da bambino, rimase
seduto lì con loro a guardarli con sguardo attento a corrucciato
cercando di capire in cosa loro fossero più capaci di lui.
-
Ehi, scansafatiche, collabora un po’ anche tu! - Chiamò Ricardo che gli
tirò un secchiello di plastica già dimentico dei propri dubbi.
Il
portoghese lo prese al volo e alzando un sopracciglio chiese scettico:
- E
cosa dovrei farci con questo? -
-
Raccogliere lo Spirito Santo dal Cielo! - Esclamò spontaneo
schernendolo.
-
Eh? - Cosa che non fu colta dall’altro che invece aveva creduto di aver
capito male.
-
L’acqua, Cris! Cosa ci dovresti mettere? Ma hai mai fatto dei castelli
di sabbia? - Chiese dubitando che i suoi giochi di bambino fossero
stati poi molto sani… bè, vedendo il risultato c’era da crederlo…
Alla
fine il ragazzo scrollando le spalle andò a riempirlo di acqua di mare
e al ritorno glielo lasciò accanto, quindi si accucciò e cominciò a
lamentarsi:
-
Io da piccolo cercavo di farlo ma non ho mai capito cosa non
funzionasse dei miei capolavori! -
-
Dai, vieni di qua che insegno anche a te! - Fece paziente Ricardo con
un fondo di gran divertimento.
In
breve si mise ad insegnare anche a lui, oltre che ai due bambini, come
si facevano i castelli di sabbia e ben presto furono presi sia dalle
risate che dalla costruzione. Escludendo tutto e tutti ad eccezione dei
figli che nel loro mondo parevano starci piuttosto bene e disinvolti,
parvero come una di quelle famiglie da manuale. Peccato che l’elemento
fuori posto ci fosse, a guardare bene… ma solo per la teoria! Alla
pratica era tutto a posto eccome!
-
No, non così! Hai la mano troppo pesante! - L’ammonì deciso Ricardo
mentre Luca faceva altrettanto con Cris J che gli prendeva le mani
mostrandogli come dovesse lisciare la parete del castello senza
distruggerla… prendendo da lui l’idea e marcando sul fatto che si
limitasse ad imitare i bambini e che non fosse un modo per provarci con
lui -sì, come no!- gli prese la mano e gli mostrò la giusta forza con
cui doveva alzare il secchiello ribaltato.
Cristiano
che si trovava perfettamente a suo agio a fare giochi da bambini
completamente gestito dal suo compagno, per un momento si dimenticò
della situazione globale e di tutte le attenzioni che doveva porre,
quindi si rilassò al punto da tirare fuori la sua famosa malizia ed
ironia che sfoderò in uno sguardo ravvicinato a Ricardo. Quando si rese
conto di ciò che stava facendo e che le mani sulle sue ad indicargli il
giusto modo di fare sul secchiello era forse troppo, si ritirò
all’istante rimediando con un moto di sfida acuto:
-
Ora provaci da solo, signor io sono il migliore di tutti in ogni
settore! - Cristiano capì il cambio di tono e si adeguò capendo che non
poteva calcare troppo la mano e alzando divertito il sopracciglio
raccolse la sfida, quindi convinto di potercela benissimo fare poiché
ormai era cresciuto e non c’era cosa che non poteva non prendersi di
ciò che voleva, alzò il secchiello da solo cercando di fare delicato
come gli aveva appena mostrato Ricardo.
Naturalmente
fu un disastro e piantando il broncio si deliziò segretamente della
risata rilassata e cristallina del compagno.
-
Guarda, persino tuo figlio fa meglio di te! - Lo prese in giro Ricardo
indicando Luca e Cris J che erano riusciti a fare insieme un’altra
colonna.
-
Ma lui ha Luca che lo aiuta e come si deve, mica come te che molli i
tuoi allievi a metà! - Ricardo incredulo d’aver sentito il termine
‘allievo’ associato a sé stesso, tornò istintivo ad avvicinarsi e
mostrando l’orecchio chiese ridendo ironico:
-
Cosa? Cos’è che hai detto? Sei il mio allievo? - Cristiano incrociò le
braccia al petto e si finse offeso con quel fare infantile estremamente
buffo e sentendo ridere i bambini per quella sua posa ed il suo neo
fallimento, Ricardo si fece di nuovo trasportare dal momento, così
impietosito tornò a riempire il secchiello di sabbia della giusta
umidità, infine lo ribaltò al posto della montagnetta informe di prima
e riprese le mani di Cristiano nelle proprie.
-
Allora, devi fare così… lo batti un po’ qua, un po’ là, un po’ sul
fondo, poi cominci a tirarlo su piano piano e guardi… se vedi che viene
continui, altrimenti batti. - Così dicendo -e come non si potesse
pensare male era un mistero- si mosse a seconda delle proprie
indicazioni, quindi con Cris che non memorizzava un solo ordine o gesto
ma si limitava a bearsi di quel contatto delle loro mani e di quella
stessa vicinanza ristretta, coi ginocchi che si toccavano disinvolti,
finalmente questa volta la torre di sabbia venne più bella e perfetta
che mai e nel rendersene conto, Cris si esaltò proprio come un bambino.
E come un bambino esultò, ovviamente, abbracciando di slancio Ricardo
che per poco non baciò. Non lo fece solo perché quest’ultimo la decenza
se la ricordava e deviò il viso ridendo isterico.
Le
risa dei figli riempirono l’aria e Ricardo riuscì a staccarsi di dosso
il polipo al settimo cielo.
-
Tu non puoi capire, è la prima volta in assoluto che mi viene questo
maledetto castello di sabbia! Non mi è mai riuscito in vita mia! -
Ricardo, contagiato dalla sua comunque gioia, lasciò perdere il colpo
che gli era appena venuto per tornare nel magico mondo dei bambini dove
tutto sembrava normale ed andava bene.
Davvero
tornare piccoli al momento in cui abbracciarsi andava bene e non
c’erano dietro malizie di alcun genere, sarebbe stato bello.
Lo
pensò in un flash mentre Cris J si appendeva al collo di Luca per
imitare il padre.
-
Mi viene da chiedermi davvero che razza di infanzia tu abbia avuto…
appurato che non ti venivano i castelli di sabbia, cosa facevi al mare?
- Chiese divertito per distrarsi mentre riprendeva col castello.
Cristiano
che era contento del traguardo raggiunto e non intendeva fare altro,
rimase ad osservarlo con particolare intensità mentre ricordava di sé
stesso da piccolo e stringendosi nelle spalle rispose con semplicità,
come se non ci fosse niente di male nel fare ciò che faceva:
-
Distruggevo quelli degli altri! -
Logico,
ovvio, normale e magari anche giusto!
Ricardo
si fermò e lo guardò con occhi sgranati e shockati, quindi sconvolto e
contrariato esclamò spontaneo:
-
Ora capisco tante cose! -
-
Del tipo? - Cose che invece Cristiano non capiva proprio!
-
Perché se in una partita non segni quella dopo fai una tripletta! - Poi
vedendo che per l’altro quello era un comportamento normale, spiegò: -
Se una volta fallisci non è che quella dopo fai il doppio, ma fai il
triplo per rimediare e superare quella precedente e quella attuale.
Così come da piccolo distruggevi i castelli degli altri perché tu non
ci arrivavi, per te era un modo di prevalere in qualche modo. Se tu non
puoi avere una cosa che non potrai mai avere allora la togli dalla
circolazione! Il discorso delle foto di tuo figlio. Prima le hai tolte
dal mondo, poi le hai vendute tu stesso perché sei stato tu a decidere
quando e come! -
-
Ma perché tu mi hai suggerito che tanto valeva mostrare al mondo quello
che voleva vedere ma come lo volevo mostrare io… - Aveva senso, se non
altro perché sostanzialmente Cris aveva poi seguito uno dei tanti
consigli di Riky.
-
Sì, ok, ma voglio dire… tutti questi comportamenti parlano tantissimo
di te… -
- E
cosa dicono? - Nemmeno a specificarlo, Cris era estremamente preso
dall’argomento… ovviamente perché si parlava di lui. Riky stesso nel
parlare del suo compagno, un argomento che comunque gli piaceva non
poco, dimenticò il castello che ormai andava per conto proprio con i
due bambini.
-
Che sei egocentrico! - Alla fine concluse in un unico modo ovvio e
spontaneo, non dovette pensarci molto ed anzi si stupì come non ci
fosse arrivato da solo. Era così ovvio…
Cristiano
rimase inebetito a sentire quell’ultima conclusione, poi vedendo la sua
punta di delusione Ricardo chiese:
-
Cosa pensavi di essere? -
Anche
qua Cristiano fu spontaneo quanto lo era stato l’altro.
-
Un gran figo! - La risata fu estremamente rumorosa tanto che il
brasiliano si ritrovò disteso sulla schiena e ricoperto dalla sabbia
che Cristiano fintamente offeso per quelle risa sguaiate gli tirava.
Ovviamente subito imitato da Luca e Cris J che ritennero immediatamente
quel nuovo gioco divertentissimo.
Gioco
ritenuto invece poco simpatico da Irina la quale vedendoli così
infantili a divertirsi insieme in una tale sincronia che l’escludeva
decisamente troppo, si alzò e piazzandosi davanti a loro con le mani ai
fianchi, cominciò a fissarli in stile principessina trascurata:
-
Allora, posso avere un po’ delle tue preziose attenzioni o devi fare il
bambino ancora a lungo? -
Uscita
che prima o poi sarebbe stata scontata, così come l’inevitabile
risposta.
-
Ma certo, mia principessa… ti va una nuotata insieme? - E nuotata
insieme era l’equivalente di ‘porcherie in acqua’.
Irina
parve accendersi, quindi guardando Cris J sedersi sullo stomaco
insabbiato di Ricardo in una perfetta imitazione del fedele amico Luca,
chiese supplichevole:
-
Può stare con te un po’, vero? - il ragazzo steso non poté che
rispondere automaticamente secondo le proprie regole di gentilezza
insite nel DNA, quindi annuendo con un sorriso tirato, appena li vide
allontanarsi in acqua si spense immediatamente oscurandosi in modo
talmente evidente che Caroline si avvicinò con la piccola Isabella che
dormiva fra le sue braccia.
-
Tesoro, tutto bene? Sei seccato da lei? - Che fosse quello il punto
anche un troglodita l’avrebbe capito, quello che era difficile cogliere
era il motivo, almeno per lei che era sua moglie e non sospettava
nulla, troppo candida e convinta che la loro fede fosse tutto e che
quindi impedisse ad entrambi di fare cose sbagliate.
Mai
e poi mai l’avrebbe capito e principalmente perché non l’avrebbe mai
voluto vedere.
-
No no… che c’entra? - Caroline però si chinò e con aria comprensiva,
disse:
-
E’ normale, ognuno ha le sue priorità, sai… non tutti sono come noi… -
Ricardo
cominciò a sudare freddo e teso come una corda di violino si tirò su
scrollandosi sabbia e bambini di dosso che tornarono a giocare insieme
lì accanto.
-
Come noi? - Chiese titubante sperando che non intendesse niente di
compromettente. Non poteva aver capito qualcosa…
-
Sì, la nostra fede ci rivela le giuste priorità fra cui è compreso
l’importanza dei figli. Se loro, e diciamo in special modo Cris, non ce
l’hanno, non come l’abbiamo noi, non puoi farci niente. Prima o poi lo
capirà. Col tuo esempio vedrai che lo capirà. Fai bene ad aiutarlo
tanto col piccolo, questo è importante, devi continuare e anche questo
andrà a posto! -
Il
discorso ingenuo e coinvolgente di Caroline fece tirare un respiro di
sollievo a Ricardo dopo aver visto un buco aprirsi sotto i propri
piedi. Per un momento era davvero sembrato un discorso sulla fedeltà e
cose simili… del resto uno che aveva la coscienza sporca vedeva
pericoli ovunque, anche laddove non esistevano!
Con
la voglia di scappare il più lontano possibile da lì, biascicò qualcosa
di vago in accordo con lei e girandosi verso l’acqua li vide distanti a
baciarsi appiccicati l’uno all’altro, immaginò cosa stessero facendo le
mani sott’acqua e si chiese, oscurandosi di nuovo, quanto sarebbe
potuto andare avanti così.
Lo
stomaco gli si chiuse e pregando che Caroline la smettesse di indagare
sui suoi stati d’animo evidenti, cominciò a chiedersi come fare per
mascherarli. Non ci aveva mai provato consapevole dell’emotività che si
ritrovava, ma lì davanti a quella prima scena fra Cristiano ed Irina
capì che per personale sopravvivenza avrebbe dovuto trovare un modo o
davvero a breve avrebbe dovuto affrontare un divorzio, cosa che mai e
poi mai sarebbe stato disposto a fare, non per i suoi figli.