CAPITOLO
IV:
NON
BASTA QUESTO
La
tempesta si abbatté su di loro quella sera stessa, quando Irina andò
direttamente alla fonte, ovvero da Caroline, e consegnandole Cris J le
chiese con grande faccia tosta se quella sera ci avrebbero potuto
pensare loro al piccolo marmocchio per poter uscire un po’ col suo
moroso.
La
dolce Caroline disse subito di sì e da qui cominciò tutto.
Quando
Ricardo uscì dalla doccia pronto per andare a cena, si ritrovò Cris J
in camera a giocare con suo figlio e Caroline che stava vestendo la
piccola Isabella.
-
Cosa ci fa lui qua? - chiese sforzandosi di mantenersi tranquillo
mentre invece sentiva la tensione salire paurosamente.
-
E’ venuta a lasciarcelo Irina chiedendo se potevamo occuparcene noi per
stasera che loro andavano in uno di quei locali… - Il resto non lo
sentì, la sua voce sfumò lentamente mentre nella sua mente si formavano
tutti i film possibili e immaginabili dove Cristiano e Irina facevano
sostanzialmente i fidanzati insieme da soli in qualche luogo per di più
sconveniente!
Caroline
stava cambiando la piccola altrimenti avrebbe notato immediatamente il
cambio cristallino d’espressione, un incupimento abissale, un sole
ricoperto improvvisamente da un sacco di chiazze nere e che per la fine
della serata sarebbe diventato tutto nero.
-
Tutto bene? - Chiese poi notando lo stesso quel sole nero sul suo
sguardo.
Ricardo
faticò enormemente a sorridere e dire di sì e non fu per niente
convincente, tanto che lei pensò che potesse trattarsi del discorso che
avevano fatto quel giorno in spiaggia. - Vedrai che capirà anche lui
quali sono le cose veramente importanti. - Disse in un sussurro
lasciandogli un bacio sulla guancia che gli scivolò via freddamente
senza nemmeno essere sentito.
Lei
percepì quella distanza, uguale a quella di mesi addietro, quando lui
aveva esordito dicendo che il loro matrimonio era in crisi e che aveva
bisogno di un po’ di tempo per capire cosa fosse meglio fare.
Dopo
d’allora avevano passato molti alti e bassi dove capitava che Ricardo
tornasse a casa più strano che mai e decisamente fuori di sé -non nel
modo delle persone normali ma nel suo modo- sprofondasse fra le sue
braccia piangendo e pregando. Pregando e basta, senza chiedere cose
specifiche o farle capire il motivo di tale crisi o tale preghiera. In
quei momenti aveva creduto si trattasse di una richiesta a Dio per il
loro matrimonio e sempre in uno di quei momenti avevano finito per
concepire Isabella. Dopo di allora il loro rapporto sembrava essere
tornato a posto anche se con qualcosa di diverso… a volte le era parso
di essere solo la migliore amica di suo marito e niente di più. Di
fatto non avevano più fatto l’amore e la scusa perfetta era stata la
sua gravidanza. Ora che non c’era, però, continuavano a non toccarsi.
Sicuramente l’idea di avere due bambini costantemente con loro, specie
la neonata, non aiutava gran che.
Aveva
deciso per amor di convivenza di non forzarlo capendo che non era una
persona che poteva essere spinta a fare qualcosa ma solo aspettata.
Ricardo aveva i suoi tempi ma con calma arrivava alle cose giuste.
Aveva
deciso di stargli vicino prendendo quello che le voleva dare, senza
chiedere di più o metterlo alle strette. Non era più come una volta, ma
non era nemmeno male come quando avevano parlato della loro crisi
matrimoniale, erano in uno stadio intermedio dove probabilmente era
solo enormemente confuso poiché stava bene con lei ma non era sicuro di
ciò che provava.
Convinta
che fosse così, gli sarebbe stata vicino per sempre aspettando paziente.
Non
poteva minimamente sapere i retroscena e cioè che quando era arrivato a
Madrid nell’arco di un anno si era scontrato con la sua sessualità
latente e che ad un certo punto vi si era arreso finendo per
innamorarsi di Cristiano e mettersi con lui contro sé stesso ed il suo
credo. Non poteva sapere che ogni volta che veniva a casa amareggiato
ed in crisi era perché litigava e si lasciava con Cris e che poi però
ci tornava sempre.
Non
poteva sapere che stava con lei fingendo che andasse tutto bene o
comunque meglio di prima per puro senso di colpa per come era stata
concepita la figlia, nel peggiore dei modi per quanto lo riguardava.
Non
poteva sapere che lui sostanzialmente rimaneva sì per la sua fede ma
soprattutto perché era padre e credeva nel crescere i figli in una
famiglia solida e stabile e per questo non l’avrebbe principalmente mai
lasciata.
E
soprattutto perché sapeva che la magia con Cris poteva anche finire
definitivamente nel caso del trasferimento di uno dei due e a quel
punto l’unica che avrebbe accettato nella sua vita sarebbe stata lei.
Non
poteva sapere nemmeno che si era sposato anche per dimenticare Andry ed
evitare di scontrarsi già all’epoca con la sua sessualità -a sua
opinione- sbagliata, col fatto, cioè, che in realtà fosse omosessuale.
Ancora
ora non si definiva tale, non ne aveva il coraggio ma si limitava a
stare con chi amava, un ragazzo. Tutto lì.
Non
avrebbe mai potuto immettersi totalmente e consapevolmente in quel
mondo così lontano da Dio, secondo il suo parere, ed i discorsi di
Cristiano sul fatto che a Dio non importava con chi gli uomini
andassero a letto purchè si amassero era quasi all’ordine del giorno.
Passarono
la serata a senso unico, la sola a parlare fu Caroline mentre Ricardo
concedeva un sorriso fugace ogni tanto accompagnato da alcune risposte
gentili solo a Luca con cui sembrava vivere in simbiosi ad eccezioni di
alcuni dettagli da adulti che il piccolo non poteva certamente fare.
Dopo
la cena li portarono nel parco divertimenti lì vicino e li fecero stare
nel castello gonfiabile quasi tutto il tempo mentre loro all’esterno li
guardavano attenti.
Caroline
non invase i suoi spazi capendo che Ricardo era in uno di quei momenti
in cui aveva bisogno di stare solo con sé stesso, lo lasciò immergersi
nel mondo di Luca e Cris J e capì che probabilmente quei piccoli che
giocavano insieme come se fossero fratelli dovevano essere l’unica nota
serena della serata.
Ogni
tanto gli capitava di oscurarsi così senza apparente motivo, lei poteva
solo intuire e farsi le proprie idee in merito ma non aveva mai la
certezza che fosse così come diceva lei.
Era
strano avere a che fare con suo marito in quei momenti.
Quando
li videro accusare i primi segni di stanchezza li richiamarono, li
fecero mangiare un bel gelato a testa e dopo essersi sporcati per bene,
li riportarono in albergo.
Di
Cristiano ed Irina nemmeno l’ombra. Lei evitò accuratamente di dire
qualcosa a riguardo e mentre si occupava di preparare per la notte la
piccola Isabella e le deva l’ultima poppata prima di farla dormire,
Ricardo si occupò degli altri due. Fece il bagno ad entrambi mettendoli
insieme nella vasca e li fece giocare un po’ distratto senza
considerare l’ora ormai piuttosto tarda per due bambini di tre e un
anno e mezzo.
Si
perse nel guardarli giocare serenamente, come Luca insegnava un sacco
di cose a Cris J ed come si atteggiava a fratello maggiore. Si perse
soprattutto nel vedere come quest’ultimo sembrava pendere completamente
dal suo maestro, come se lui fosse tutto.
Avrebbe
sorriso in condizioni normali nel notare quanto anche i loro figli
andavano d’accordo sin dalla tenera età, ma lì si incupì.
Non
voleva che anche suo figlio si complicasse tanto la vita.
Fu
un pensiero al volo che venne subito mandato via dalla consapevolezza
che era presto per quel discorso.
Quando
si riscosse dai propri pensieri uno più cupo dell’altro, li avvolse in
un asciugamano a testa e li tirò su uno per braccio, dopo di che li
adagiò nel letto di Luca.
Avevano
preso una camera a tre attrezzata per bambini neonati, si erano portati
dietro il box smontabile e tutto l’occorrente sia per Isabella che per
Luca.
Caroline
aveva quasi finito con Isabella e si perse ad osservare Ricardo mentre
asciugava e vestiva i due piccoli.
Era
molto dolce, gli veniva naturale e lo trovava delizioso. Non solo lei,
chiunque lo guardasse.
Luca
e Cris J seduti nel letto del primo vennero vestiti a turno con
praticità ed un tocco di tenerezza che sembrò catturare ulteriormente
il piccolo ospite, quando furono pronti infatti si alzò in piedi e
cinse dolcemente il collo del padre adottivo dandogli un tenero bacio
sulla guancia. Luca per non essere da meno fece altrettanto sulla
guancia libera, abbracciato da entrambi come se avessero sentito lo
stato d’animo amareggiato di Ricardo, questo lo aggrovigliò
ulteriormente.
Sentendo
il nodo salirgli dentro sorrise con gli occhi lucidi, poi li mise a
dormire insieme. Essendo piccoli ci stavano anche in un materasso
singolo.
Mise
Cris J contro il muro in modo che non cadesse e a sua volta un cuscino
per non farlo sbattere nel girarsi, mentre dall’altra parte mise due
sedie per non far cadere suo figlio. Essendo che dormiva con un altro
poteva essere che nel girarsi finisse giù.
Sistemati
entrambi diede il bacio della buonanotte a Isabella che ormai dormiva
della grossa e con uno sguardo di scuse disse a sua moglie che avrebbe
fatto due passi fuori perché non aveva sonno.
Passò
il resto del tempo a riflettere su Cristiano. Se lo vedeva contento con
Irina, se li vedeva insieme mentre si baciavano, ballavano e bevevano
insieme e poi mentre finivano la serata a letto.
Se
li vedeva così bene e nei dettagli che credette quasi di aver assistito
veramente a quelle scene.
Si
sedette nello stesso posto isolato della prima sera, quando avevano
addormentato Cris J insieme.
Era
un muretto ai limiti della spiaggia, una zona isolata rispetto alle
altre dove c’era un punto preciso in cui ci si poteva sedere e non
essere disturbati e visti.
Si
mise lì e rimase a fissare il mare notturno, era incredibilmente
suggestivo, enorme, non si vedeva l’orizzonte, cielo e terra sembravano
un tutt’uno. Adorava il madre di notte.
Oltretutto
le stelle in quella zona si vedevano bene, tempestavano il cielo
deliziosamente. Amava osservarle, cercare le costellazioni.
Così
come il vento fra i capelli che cercava di portargli via tutti i
pensieri.
Amava
tutte quelle cose e normalmente si sentiva meglio grazie a quelle, ma
lì era nel peggio del peggio.
Non
sperò di vedere Cristiano, non coscientemente, ma dentro di sé rimase
lì gran parte della notte proprio ad aspettarlo.
Lui
non arrivò.
Non
immaginando minimamente la notte di Cristiano e la tortura da lui
subita a dover accontentare la principessina in ognuno dei suoi mille
capricci, quando la mattina dopo lo vide un fulmine trapassò il diretto
interessato.
Un
fulmine seguito dal gelo più oscuro in assoluto.
Tutti
se ne accorsero così come capirono che tale fulmine proveniva dagli
occhi neri e tempestosi di Ricardo.
Non
era arrabbiato nel modo classico e tanto meno seccato.
Era
profondamente furibondo e quando gli capitava di esserlo diventava il
gelo, un gelo devastante.
Caroline
non l’aveva visto così di frequente ma riconobbe immediatamente i
sintomi e Luca istintivamente non avvicinò il padre nemmeno per provare
a tirargli su il morale come aveva fatto la sera prima.
Ricardo
era arrabbiato nero con Cristiano ed il primo a rendersene conto fu
proprio quest’ultimo.
Pur
immaginando vagamente il motivo di tale ira funesta, non poteva
condividerlo perché non è che si fosse divertito con Irina, la
situazione la conosceva. Si era messo con lei perché Ricardo era
sposato con Caroline, per non farlo sentire eccessivamente in colpa,
per condividere in qualche modo la sua situazione e per non stare solo
come un coglione le volte in cui il suo moroso giocava alla famiglia
felice. Erano state dette e stradette le motivazioni dell’esistenza di
Irina e le aveva sempre accettate di buon grado.
Non
poteva ora venire a lamentarsi e a starci male.
Per
fare una vacanza insieme lo scotto da pagare era questo, stare
rispettivamente anche con le dolci metà e cercare di non mandare tutto
all’aria stando esclusivamente insieme loro due.
Chiaro
che non era il suo desiderio massimo passare tutte quelle ore con
Irina, tanto meno lo era vederlo fare la famiglia felice a lui con
Caroline.
Era
reciproco, ma se lui poteva sopportarlo, anche Ricardo doveva.
In
ogni caso non ebbe davvero modo di arrabbiarsi ai livelli del compagno
perché si rese subito conto che quei livelli nessuno avrebbe potuto
raggiungerli.
Se
ne accorse dopo aver fatto a sua volta il sostenuto per tutto l’arco
della mattina.
Il
sostenuto!
E
lui faceva il sostenuto!, si diceva Ricardo guardando la supponenza di
Cristiano davanti al suo gelo.
Voleva
giocare così? L’avrebbe accontentato! Ma che poi non venisse a
lamentarsi che il suo piano non era perfetto come l’aveva proclamato al
momento in cui l’aveva concepito, perché glielo aveva detto subito che
era pessimo.
Non
resistette a lungo senza parlargli, Cristiano.
Uscendo
dalla spiaggia diretti all’albergo per lavarsi ed andare a pranzo,
Ricardo disse freddamente:
-
Noi andiamo in uno di quei posti noiosi dove poi i bambini possono
giocare! - Si riferiva ad un locale dove c’era la zona bambini con un
paio di giochi all’interno del ristorante stesso. Naturalmente uno dei
posti più odiati da Irina per l’eccessiva quantità di prole in giro!
La
ragazza infatti li guardò sgranando gli occhi con evidente intenzione
di non seguirli, mentre Cristiano seccato capì che l’aveva detto
apposta sapendo che lei non lo sopportava.
Non
gli importava, ciò che lo infastidiva era il tentativo di Ricardo di
allontanarsi da lui.
Un
tentativo che sarebbe miseramente fallito!
-
Veniamo anche noi! - Con questo uccise Irina mentre Cris J che capì che
stavano andando con Luca da qualche parte, si mise a ridere e
applaudire fra le braccia forti del papà.
Il
pranzo lo passarono in silenzio. Le uniche conversatrici erano le due
donne, Irina si sforzò di sopportare tutti quei bambini urlanti mentre
Luca e Cris J smaniavano per finire di mangiare in fretta per poter
andare a giocare anche loro.
Quando
conclusero, guardarono i rispettivi padri chiedendo supplichevoli di
poter andare e se per Irina il sottinteso era che Riky poteva dare un
occhio a Cris J giacché ci andava per Luca, per Cristiano non fu per
niente così infatti alzandosi in perfetta sincronia con Ricardo prese
in braccio il figlio e lo condusse subito dietro il compagno che
camminava impettito e sostenuto.
Mentre
li osservavano giocare rimasti in piedi al limite della zona bimbi,
Cristiano attaccò per prima stufo di quel silenzio gelido.
-
Guarda che non mi sono divertito, ma se me la porto in vacanza come
minimo devo accontentarla ogni tanto! Altrimenti mangio la foglia se
faccio di tutto per star solo con te, tu che dici? Non è che è un
capriccio mio stare con lei, è un modo per deviare sulla nostra
relazione, cazzo! Piantala di fare il bambino! - Non l’avesse mai detto!
Sentendosi
dare addirittura del bambino, Ricardo si girò di scatto verso di lui e
con sguardo sottile e raggelante lo fulminò di nuovo in modo
inquietante, dopo di che sibilò a denti stretti in modo da farsi
sentire solo da lui:
-
Non sono stato io a dire che era un’idea fantastica fare la vacanza
tutti insieme, Cris. Sei stato tu. E non mi hai dato retta quando ti ho
detto che era pessima, non mi hai nemmeno ascoltato! Ora non puoi
stupirti nel constatare che avevo ragione! Lo capisci? -
Cristiano
aprì bocca per ribattere ma la richiuse subito. Dannazione, aveva
ragione! Cosa doveva dire a quel punto? Come ribattere?
Aveva
dannatamente ragione, non c’era altro da aggiungere, ma ugualmente
significava che avrebbero passato tutta la vacanza così? Davvero?
Nel
chiederselo l’osservò attento e disorientato provando a capirlo, non ci
riuscì convinto che non si sarebbe smosso da quella posizione granitica.
Non
l’aveva mai visto così fuori di sé. Normalmente quando litigavano
arrivava anche ad urlargli di tutto dietro ma poi si smontava e
ritornava sui suoi passi tirando fuori tutta la dolcezza possibile.
Quel
gelo duro come un iceberg non l’aveva mai visto e smarrito decise di
non insistere cercando un modo per ammorbidirlo e fargliela passare.
Non
ci mise molto a trovarlo.
Nel
suo eterno ed enorme egocentrismo capì subito che l’unica cosa in grado
di calmarlo poteva essere il proprio corpo e ricordandosi che da quando
erano venuti lì non erano riusciti ad andare oltre a qualche bacio di
nascosto, decise che la soluzione era il sesso.
Per
lui il sesso risolveva sempre tutto!
Peccato
che non allo stesso modo la pensava Ricardo.
Usciti
da lì i bambini erano assonnati per la mattinata al mare e i giochi
dopo pranzo, quindi con gli occhietti pesanti e appoggiati
rispettivamente alle spalle dei propri papà, vennero condotti in camera
per riposare un po’ prima di tornare qualche ora in spiaggia o magari
andare a visitare il posto.
Messi
i figli a dormire e aspettato che le rispettive consorti si
addormentassero, si ritrovarono fuori quasi in perfetta sincronia.
Non
si erano messi d’accordo ma soprattutto non per lo stesso obiettivo.
Ricardo
guardò ancora male Cristiano che si sentì nuovamente a disagio.
-
Non riesco a dormire, vado a fare due passi. - Che non era ‘andiamo a
fare due passi’, tanto meno un altro tipo di invito, ma Cris la prese
come tale e così fu.
-
Vengo anche io! - Come se glielo avesse chiesto!
Ricardo
alzò gli occhi al cielo con fare plateale e senza aggiungere nulla si
avviò.
L’altro
cominciava di nuovo a seccarsi di quel suo atteggiamento ma non perdeva
di vista il proprio scopo. Quando se lo sarebbe portato a letto di
nuovo sarebbe andato tutto bene, ne era sicurissimo.
Mentre
camminavano inizialmente in silenzio, Cris pensava come un forsennato
al modo per riuscire ad appartarsi in una zona sicura e farselo fino a
farlo liberamente gridare di piacere. Non era facile visto
l’affollamento e il rischio di venir riconosciuti. Avevano
rispettivamente un cappellino sulla testa con visiera ed occhiali
scuri, per il resto potevano solo sperare di passare inosservati, cosa
non facile per loro visto quanto popolari erano.
Più
volte rischiarono grosso ma riuscirono a sviare e fuggire da qualche
fan che li aveva riconosciuti.
Una
di queste sembrò mandata dal cielo, pensò Cristiano, poiché per deviare
la gente si ritrovarono in un parco che a quell’ora era deserto.
Il
primo pomeriggio era raro vedere persone coraggiose in giro a
passeggio, era troppo caldo, di conseguenza gli bastò poco a Cris per
trovare il posto ideale lontano da seccatori.
Certamente
farlo all’aperto e rischiare così tanto non sarebbe stato l’ideale ma
da un lato lo eccitava ancora di più.
Sicuro
del posto trovato, mentre camminavano per i sentieri del parco, lo
spinse improvviso contro un albero più coperto e grande degli altri,
l’ideale per fare quello che volevano.
Ricardo
registrò in un nano secondo cosa voleva fare ma nonostante quello non
riuscì a contrastarlo e mandarlo via.
I
suoi no sibilati non furono calcolati ed in poco la sua bocca glieli
soffocò prepotentemente. Gli annullò la capacità di parlare
intrecciando la lingua alla sua, dopo di che cominciò a frugarlo con le
mani.
Ridiscese
sui fianchi mentre col corpo lo schiacciava contro l’albero per
impedirgli di andarsene. Non che lo stesse violentando ma poco ci
mancava. Non era quello un problema per Ricardo e nemmeno tanto il
fatto di trovarsi all’aperto quanto che lui semplicemente non voleva
farlo con Cristiano.
Non
se lo meritava, non bastavano quattro moine, non si ricuciva tutto con
il sesso sebbene l’altro ne fosse convinto.
Certo
fu difficile contrastarlo, sapeva come accarezzarlo, dove toccarlo,
sapeva cosa fare per mandarlo fuori di testa. E la sua bocca gli era
così mancata… la lingua sulla sua, come l’assaggiava, come si
impossessava del suo viso, del suo collo. E le mani. Le mani ovunque,
decise, sapienti, mentre scendevano in profondità accarezzando il suo
piacere, eccitandolo…
Vacillò
paurosamente quando lo vide inginocchiarsi davanti a lui e sostituire
la bocca alle mani.
Cercava
di fare appello alla sua furia, alla sua delusione, di ricordare come
si era sentito ad aspettarlo quasi tutta la notte, a guardare i loro
figli giocare insieme sapendo il suo compagno con un’altra donna.
Ma
le sue labbra possedevano la sua erezione succhiandolo fino a tirargli
via ogni pensiero e volontà. Da quanto non lo faceva? Forse anche
troppo.
Cosciente
di andare a fuoco e di volerlo come poche altre volte l’aveva voluto,
trovò in un angolino di sé la forza per sussurrare mentre tentava di
spingerlo via con scarso successo:
-
Non basta questo, sai… - E magari non avrebbe dovuto dirlo, lo capì
subito dopo, perchè sentì Cristiano accendersi ancora di più.
Lasciando
alla sola bocca il compito di eccitarlo, con le mani andò dietro, sui
suoi glutei, li attirò a sé, infilò le dita fra le aperture e da lì
cominciò a stimolarlo anche in quel modo. Ricardo fremeva, quasi
soffriva in quella propria lotta interiore.
Il
corpo che non voleva altro che continuasse e la mente battagliera che
non ne voleva sapere.
Chi
avrebbe vinto?
Nella
confusione più totale si trovò a dire: - Smettila, non voglio! - mentre
gli spingeva il bacino contro la bocca e lo attirava a sé con le mani
dandogli spazio per continuare a penetrarlo con le dita per dietro.
Cristiano
andò fuori di testa a sentirlo così in contrasto con sé stesso ma
soprattutto pieno di voglia, una voglia che alla fine non riuscì a
trattenere in nessun modo perché sapeva come fare per dargli l’orgasmo
migliore di tutti, sapeva come fare per prendersi di lui tutto ciò che
voleva.
Sapeva
bene.
Si
prese il suo sapore con un sorriso accattivante che fece rabbrividire
di piacere Ricardo, quindi tornò in piedi e gli prese il viso fra le
mani. Lo guardò fermo da vicino, lo penetrò con i suoi occhi castani
pieni di promesse e certezze e l’altro finalmente parve sciogliersi.
-
Siamo all’aperto… - Disse cercando di ricordarlo a sé stesso ormai
dimentico di tutto il resto per cui era arrabbiato. Non se lo ricordava
proprio più e aggrappato alle sue spalle per non cadere giù, bruciò al
suo sorriso malizioso.
-
E’ per questo che sei venuto? - Lo provocò sapendo che poi sarebbe
arrossito senza la capacità razionale di dire nulla.
Così
fu e vedendolo andare in panico fece sue anche le labbra, le allacciò
alle proprie e diede vita ad un bacio profondo e coinvolgente volto a
fargli sentire il suo stesso sapore in bocca.
Un
sapore che mandò in fiamme colui che lo ricevette e che ormai non
sapeva proprio più cosa fare con lui.
Lui
che prima lo demoliva e poi lo ricomponeva senza usare i mezzi giusti.
Era
una cosa momentanea, lo sapeva, appena sarebbero tornati dalle loro
donne sarebbe tutto tornato come prima, ma lì, con la sua bocca fusa
alla propria, come allontanarlo?
Come
ricordarlo?
Come
smontarlo?
Non
ne fu capace e si rassegnò ad una seconda battaglia, sicuro come la
morte che ci sarebbe stata.